Anime & Manga > Lupin III
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Autore: zenzero    19/07/2018    1 recensioni
Lupin viene catturato da Zenigata mentre è in Italia, e relegato in una apposita prigione, costruita su misura per lui su di un piccolo isolotto. Zenigata non può che restare lì a sorvegliarlo, giorno dopo giorno. Il commissario può dire di aver realizzato lo scopo della sua vita, arrestandolo. Ma è davvero così? E come mai Lupin sembra non avere affatto voglia e modo di scappare?
(Questa storia è una versione alternativa dell'episodio 14 de Lupin L'Avventura italiana, ma può essere letta benissimo senza aver visto l'episodio in questione)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Koichi Zenigata, Lupin III
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Diamine, ho già visto questo episodio.” Commentò Zenigata seccato.

La tv dell’ospedale italiano non era niente di che, troppa pubblicità e programmi stupidi. Si salvava giusto qualche episodio della Signora in Giallo, o del Detective Conan. E non poteva neanche cambiare canale quando voleva, dato che il telecomando era evidentemente in custodia di qualcuna di quelle sadiche infermiere, che quando non lo punzecchiavano, gli rifilavano quei piatti rivoltanti all’ora dei pasti. Sempre meglio delle flebo a cui lo avevano attaccato nei giorni precedenti.

Non vedeva l’ora di rimettersi in sesto e di indossare altro rispetto a quella ridicola camiciona azzurrina, ma stando alla cartella della sua prognosi per intossicazione alimentare e inedia doveva rimanere in quel dannato ospedale ancora per un bel pezzo, ma almeno era fuori pericolo.

“Paziente 23, Koichi Zenigata?” chiamò affacciandosi alla porta un’infermiera che evidentemente avrebbe voluto fare tutt’altro, visto come arrotolava una colorata rivista di moda e la cacciava nella tasca del grembiule.

“É ora di quella terribile pasta scotta? O ho altre punture da fare?” si informò l’ispettore, ben poco ottimista.

“Non stavolta, hanno portato questo per lei.” risposte, e l’uomo vide che recava con sé un enorme mazzo di fiori, che si premurò di alloggiare in un vaso comune, alla finestra accanto a lui.

“Certo che sono strani, i suoi amici, non la vengono a trovare ma le portano i fiori! O sono da parte di qualche amica?” commentò leggermente incuriosita la donna. Zenigata sollevò le spalle, fingendo indifferenza.

La curiosità dell’infermiera svanì veloce come era comparsa, e riprendendo dalla tasca la sua rivista, uscì in fretta dalla stanza del malato.

Ma non era affatto passata a Zenigata, che allungando entrambe le braccia riuscì ad afferrare la boccia e osservò meglio il bouquet. Giacinti viola e girasoli? Che razza di accostamento ignorante era? E poi chi diamine glieli aveva mandati?

Non c’era traccia di biglietto legato ai fiori, ma l’ispettore notò dei ciuffi particolari al centro del mazzo. Avevano qualcosa di familiare.

Li estrasse con difficoltà, e notò che vi era avvolto un foglio di carta. Una scrittura a mano tondeggiante diceva chiaramente:

Ehi Zazà! Per ovvi motivi non posso visitarti all’ospedale ma spero tu stia guarendo bene!

Sai, all’inizio non avevo un autentico piano di fuga, e quando siamo rimasti imprigionati pensavo che avremmo semplicemente tentato di resistere fino all’arrivo dei soccorsi. Poi tu ti sei ammalato e mi hai dato un’idea. Ti ricordi di quell’infuso che ho iniziato a darti ogni giorno? Coglievo delle erbe che crescevano fuori dalla prigione, non proprio benefiche. Non ti hanno mai diminuito la febbre. Diciamo che possono dare stato di confusione, paralisi e apatia. Però ti hanno aiutato, e paradossalmente eri troppo confuso per accorgerti dello scorrere del tempo, e mangiavi molto meno. I poliziotti che sono venuti a salvarci ti hanno creduto in fin di vita e sono accorsi per te, dandomi modo e tempo per scappare!

Così adesso sono di nuovo libero in giro per l’Italia, ma aspetterò che tu ti riprenda prima di architettare un nuovo colpo, va bene? Lo devo al mio vecchio compagno di cella!

 Quindi torna presto in salute che non vedo l’ora di tornare a scappare da te!

Alla prossima, Zazà!!!

P.S. Rebecca e Fujiko hanno accettato! 💋

 

 

 Zenigata rimase un secondo ad osservare il foglio. Poi lo appallottolò pressandolo con forza e lo scagliò dalla finestra.

L’ospedale risuonò delle sue urla rabbiose.

“Beh, si sta rimettendo in fretta!” commentò l’infermiera, sfogliando un’altra pagina della sua rivista nella zona relax.

“Lupin, questa me la pagherai una volta per tutte! Aspettami, e ti darò una lezione che non dimenticherai!” gridò, e finalmente, dopo tutto quel tempo, si sentì finalmente pieno di energia e forza, desideroso di acchiapparlo.

Si sentì finalmente tornato in sé stesso.

 

 

 

 

Note autrice:

Mioddio, da quanto tempo avevo in mente di sviluppare questo racconto! Lo avevo iniziato secoli fa e avevo più o meno idea di come continuarlo ma non come finirlo! Allora, questa storia riprende l’episodio 14 della serie “Lupin L’Avventura italiana”, che è autoconclusivo. Credo basti sapere anche senza vederlo che la serie è ambientata solamente in Italia, Lupin viene catturato da Zenigata e imprigionato in questa prigione-cubo fatta su misura per lui, in quello sputo di isolotto, dato che in quelle normali non fa che scappare. Nella serie inoltre Lupin è sposato con una certa Rebecca ma viene solo citata nella storia. Tutto qui.

Il katsudon è una ricetta giapponese con cotoletta di maiale, Zenigata in altre occasioni dice di apprezzare questo piatto. Le erbe raccolte da Lupin sono pura invenzione, mentre i fiori portati all’ospedale sono un accostamento non casuale, nel linguaggio dei fiori. Il giacinto viola significa “ mi dispiace!”, i girasoli possono significare allegria, vita, ma anche un augurio di guarigione.

Mi sono presa un paio di licenze narrative, nel senso che nell’episodio si vede che la porta della prigione non si chiude allo scadere del tempo, ma tramite chiave. Inoltre non dovrebbe avere delle finestre. E Zenigata doveva tecnicamente avere con sé qualche oggetto utile, ma quello che volevo fare era lasciarli senza aiuti, sfinirli entrambi. In effetti scriverlo ha sfinito anche me (non sono abituata ad avere solo due personaggi e praticamente una sola ambientazione), spero di non aver sfinito anche i lettori. Detto questo grazie per la lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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