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Autore: BlackInkVelvet    30/07/2018    3 recensioni
Questo non deve accadere, mai più.
Perchè?
Perchè la gloria della nostra razza viene prima di ogni altra cosa. Prima degli affetti, prima dei soldi, prima della nostra stessa esistenza. Prima anche di te e me.
Non puoi chiedermi di fare una cosa simile.
Non te lo sto chiedendo. Te lo sto ordinando.
[...]
La voce di sua moglie, Gine, sembrò arrivare da lontano, come se non fosse sdraiata al suo fianco in quel momento. Come se fosse su un altro pianeta, o forse era lui ad essere troppo distante.
Nemmeno lei era abbastanza forte da liberare il cielo da quei nuvoloni pesanti che, scrosciando, inondavano il pianeta di ferrosa pioggia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Gine, Goku, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 2
Capitolo 2


La radura, protetta in parte da una bassa parete di nuda roccia, era costellata da neri frammenti di asteroidi, venati da un materiale vitreo arancione. Riflessi bluastri si riflettevano sulla superficie sferica delle navicelle, distorcendo i contorni delle nuvole che vi si specchiavano. Panbukin, pigramente, cercava di togliersi una fogliolina verde incastrata fra i denti usando uno stuzzicadenti, specchiandosi nell'oblò di una navicella. Dall'interno della capsula era possibile udire i lamenti disgustati di Seripa, intenta a finire di aggiustare il macchinario.
- Panbukin! Non potresti usare tipo qualunque altra navicella, brutto bastardo? Vedere lo stato delle tue gengive mi fa vomitare! - abbaiò picchiando con il pugno sul portello, trafiggendo il compagno di squadra con i suoi occhi blu. Dall'altra parte dello stesso vetro, il corpulento Saiyan rispose roteando gli occhi, allontanandosi con passo ciondolante, diretto verso la sua postazione. Toteppo stava finendo di impilare le provviste, coadiuvato da Toma che, cartella alla mano, revisionava con occhio attento l'inventario.
- Non ci voleva la tempesta di asteroidi. Abbiamo perso uno dei container, dovremo presto richiedere nuove provviste al centro. - Disse chiudendo la cartella, girandosi verso Bardack. Era seduto su di un sasso, a gambe incrociate, una sigaretta ancora spenta stretta fra le labbra, con un'espressione infastidita. - Secondo i report che ci ha dato Endive, dovremmo evitare di mangiare i cibi di questo pianeta, quindi credo...
- Oh, fanculo! - Disse freddamente Bardack girandosi ed osservando Toma irato. - Prima le navicelle non funzionano, e ritardiamo di sei ore. Poi la tempesta di asteroidi, poi Toteppo mi vomita sugli stivali, il campo magnetico del pianeta ci ha fottuto gli scouter e mi sta spaccando la testa, e ora non troviamo la Ricognitrice. Secondo te al momento mi frega del cibo?
- Ci è rimasto solo il cibo. - dichiarò Toteppo con fare teatrale, mangiucchiando un vegetale dalla forma sottile e dal colore giallastro.
- Smettila di mangiare le nostre provviste! - ringhiò Toma strappandogli il bastoncino di mano, suscitando accorate proteste da parte dell'energumeno. Il capitano si stropicciò gli occhi, massaggiandosi l'attaccattura del naso e cercando di non pensare all'emicrania che di lì a poco l'avrebbe stroncato. Seripa, in qualità di guru tecnologico della squadra, stava cercando in ogni modo di sistemare la navicella di Toma, pesantemente ammaccata dall'impatto con un asteroide. Lavorava alacremente da almeno due ore dall'orario di atterraggio, ma non appena erano scesi avevano subito notato l'assenza della sesta navicella. Endive li aveva preceduti di un'ora, dicendo di dover arrivare per prima per assicurarsi che il luogo dell'atterraggio fosse effettivamente fruibile come base operativa, permettendo quindi lo sganciamento dei container contenenti le provviste. Probabilmente non era atterrata nel luogo prestabilito per evitare di attirare attenzioni indesiderate, ma non c'era modo di saperlo. Tutto sarebbe stato più facile se i loro scouter non fossero stati messi fuori uso da un campo magnetico che ne impediva il funzionamento.
- Insomma Bardack, ma questa Endive com'è? Non ce l'hai fatta conoscere. - Disse Panbukin intavolando una conversazione, stranito dal suono degli animali di quel pianeta. I cinguettii erano qualcosa di insolito su Vegeta, e nonostante le innumerevoli missioni, i Saiyan dovevano ancora abituarsi al suono melodioso degli uccelli.
- Quando la vedrai la conoscerai. Non ho nulla da dirti al riguardo. - disse sbrigativamente lui senza degnarsi di girarsi per guardare in faccia il compagno, afferrando la cartella che Toma gli porgeva.
- Eddai, non fare il guastafeste. Dicono che i Ricognitori siano matti da legare, è vero?
- Ad essere matta è matta. - Rispose con voce monocorde, ispezionando la lista delle provviste e dell'equipaggiamento. Improvvisamente, le mani corte e grassocce di Panbukin gli si abbatterono sulle spalle, facendogli quasi ingoiare la sigaretta.
- Beh, ma a noi Saiyan piacciono le donne pazze, vero?  - gli disse con tono canzonatorio reclinandosi in avanti, appoggiandosi a lui con tutto il suo considerevole peso. Bardack doveva ancora capire come mai si fosse guadagnato la fama di Don Giovanni agli occhi di Panbukin. Quando era più giovane, prima di conoscere Gine, non aveva certo disegnato un po' di sano sesso occasionale, ma non aveva mai avuto un numero di donne fuori dalla norma; anzi, per gli standard Saiyan, erano pure poche. Probabilmente voleva soltanto stuzzicarlo, e gli stava anche riuscendo.
- Sposato. Sono sposato, e mi sono rotto i coglioni a ricordartelo. - si limitò a sbuffare il comandante, togliendosi di dosso l'inopportuno collega. - e sai quanto mi interessa di lei! Dobbiamo lavorarci, mica andarci a letto.
- Dai, perchè escluderlo a priori? O hai paura che questo metro e sessantasei di stallone possa rubartela?
- Figurati se una di quelle snobbone viene a maneggiare l'attrezzo di uno che non ricorda quand'è stata l'ultima volta che si è fatto un bagno. - Seripa, dall'interno della navicella, non riuscì a contenere il suo commento sarcastico, coronandolo con una risata divertita. Toma scosse la testa.
- Seripa, sei davvero crudele. Lascialo stare.
- Ma come la sopporti? - Biascicò Panbukin rivolto al vice capitano, osservandolo con sincera curiosità.
- Non chiedere. - rispose lui sospirando.
- Come sarebbe a dire non chiedere? Toma! Ehi! - si affrettò a ribeccare lei. Panbukin scoppiò a ridere, mentre la donna, non troppo lusingata dal commento dell'amante, uscì dalla navicella, diretta verso Toma. Ben presto, la radura venne invasa da urla, risate, oggetti lanciati senza troppo garbo. Un fracasso infernale. Una vena aveva iniziato a pulsare pericolosamente sul collo di Bardack, mentre scopriva i denti in un ringhio niente affatto amichevole.
- Ohi! Smettetela ora, o a casa vi ci mando a calci in culo! - gridò balzando in mezzo al gruppo, separando Seripa da Toma e fulminando tutti i compagni con gli occhi, incrociando le braccia con fare autoritario. Scese un silenzio tombale; i presenti sapevano troppo bene che ce ne voleva per far incazzare Bardack, e come, una volta portato a quel punto, quanto ci volesse poi per farlo calmare.

- Ah, i miei professionisti. Non è una scena che si vede tutti i giorni. - Una voce femminile raggiunse i cinque terza classe, che si voltarono di scatto. Sopra la parete rocciosa alle loro spalle, controluce, si stagliava una figura ornata di preziose stoffe drappeggiate. Lunghi capelli castani al vento accarezzavano spalle dritte, e braccia inguantate di nero erano incrociate su di una lucida pettiera. I riflessi dorati delle numerose collane illuminavano un volto dall'aspetto esotico, e il sorriso divertito che addolciva l'espressione composta faceva da cornice a occhi pesantemente cerchiati di nero.
Endive, un piede appoggiato su di una roccia vicina, li osservava apparentemente divertita dalla scena. Con un balzo agile scese la parete, atterrando con eleganza, il lungo drappo rosso che portava legato alla vita che ondeggiava ad ogni suo movimento. Lasciò ricadere le braccia, ornate da guanti neri sopra il gomito e quattro lucenti bracciali d'oro, lungo i fianchi, avvicinandosi col suo passo felpato al gruppo.
- Benvenuti su Kelitt, signori. La temperatura è di venticinque gradi, umidità al quaranta per cento, con leggera brezza rinfrescante. L'ideale per delle amichevoli scampagnate con gli amici. - disse con quel suo sorriso indecifrabile, incrociando le braccia e attendendo una risposta. Toma fu il primo a reagire.
- Ah, mi spiace che tu abbia visto questa scena. Purtroppo sono sorti numerosi problemi già durante il viaggio, siamo tutti abbastanza nervosi. - Disse facendo qualche passo in avanti, avvicinandosi ad Endive. Lei congiunse le mani, inchinandosi, e lui, sotto lo sguardo allibito dei compagni, rispose eseguendo lo stesso gesto.
- Non importa. Meglio che vi sfoghiate ora piuttosto che durante una missione. E mi lusinga vedere che hai appreso parte dei miei costumi. - Rispose lei rialzandosi e sorridendo contenta all'inchino del collega, posando lo sguardo sui tre membri della squadra che ancora non conosceva. Toma seguì il suo sguardo, e si affrettò a presentarglieli.
- Ti presento Seripa, il nostro meccanico, il nostro tank Toteppo e... beh, Panbukin. Non fa molto altro oltre a combattere ed essere molesto. -  Panbukin non rispose alla provocazione, apparentemente incantato dalla donna. Sbattè le palpebre, allargando un sorriso e pettinandosi i baffi.
- Ehi bambolina, è un piacere conoscerti. - Le sue parole vennero ben presto troncate da un fulmineo schiaffo da parte di Seripa, che lo osservava inferocita.
- Abbi un po' di contegno! - soffiò rivolto all'imbarazzante collega, prima di girarsi ad osservare Endive. Appoggiò le mani sui fianchi, squadrandola. - Quindi sei tu Endive? Ti immaginavo più bassa da come diceva Toma. - si avvicinò con passi calcolati, arrivando a meno di un metro da lei. La differenza d'altezza fra le due donne era più che evidente, facendo apparire la Ricognitrice ancora più aliena di quanto già non fosse. - Quello è per caso un piercing? Saranno cento anni che nessuno li fa più. Non è scomodo andare tutta ingioiellata in battaglia?
- è un onore conoscerla, signorina Seripa - rispose lei con la solita voce vellutata, inchinandosi nuovamente. - Ho letto i suoi files, e ammetto che è un piacere incontrare la Squartatrice di Navarra.
- Bardack, la dobbiamo davvero tenere? Ci sentiranno da chilometri con la sua lingua lunga. - Chiese sarcasticamente la donna rivolta al capitano, causandogli un ulteriore fitta alla testa.
- Questa missione sta iniziando come un fottuto disastro. I nostri scouter sono fuori uso, e non possiamo usare le radio nelle navicelle. Come rimediamo? E dove diavolo eri finita? - chiese lui senza perdere tempo con i convenevoli, incrociando le braccia. Endive sollevò un sopracciglio, palesando una leggera perplessità.
- Il mio punto d'atterraggio è diverso. Dovevo controllare che nessuno potesse vedere il vostro arrivo, pertanto sono dovuta atterrare abbastanza lontano. Comunque, dici che il campo magnetico è tale da metterli fuori uso? Mi sta dando fastidio, ma non pensavo fosse così potente.
- Non ti eri accorta di questo problema? Era il tuo lavoro risolvere problemi. - Disse Bardack irritato, storcendo la bocca.
- Non sono solita portare gli scouter, e come vedi non ne indosso al momento. Sono rilevabili, sarebbe stupido usarli durante le esplorazioni. - rispose lei senza farsi minimamente toccare dal tono arrogante del compagno. - E non ho esplorato io il pianeta. Nei files non c'era menzione di un tale problema, e sono sicura che l'altro Ricognitore si sarebbe accorto di una'anomalia magnetica talmente forte da causare fastidio fisico.
- Quindi?
- Quindi - disse girandosi verso un punto indefinito, come se qualcosa avesse catturato la sua attenzione. - a meno che non abbiano mandato un totale idiota durante la prima ricognizione, sono sicura che ci deve essere un'altro motivo. Vuol dire che questo campo elettromagnetico non c'era.
- Allora, cos'altro potrebbe essere? Eh bambolina?
- Tecnologia anti aerea, o torri elettromagnetiche attivate dopo l'arrivo del primo Ricognitore. Essenzialmente, deve essersi fatto sgamare, e i Mentemal hanno intuito il nostro arrivo, attivando le loro difese. Se fosse stato il campo del pianeta, le navicelle non avrebbero nemmeno potuto atterrare, e ciò sarebbe riportato nei files. Vuol dire che siamo stati agganciati dai loro server nel momento in cui abbiamo toccato la superficie, impedendoci qualunque comunicazione interspaziale. Non mi stupirebbe se i Mentemal avessero una tale misura difensiva. Tagliare i contatti con il mondo esterno sarebbe la prima cosa che farei se dovessi assoggettare un'intero popolo ed eliminarne gli alleati. - si girò verso Seripa, ignorando totalmente Panbukin e il suo sorrisone viscido. - Immagino che le tue conoscenze in campo tecnologico siano superiori alle mie.
- Probabilmente. - rispose lei con il petto gonfio, grattandosi la punta del naso.
- Allora avrò bisogno del tuo consiglio. - Endive, senza aspettare altro, si diresse verso una roccia lì vicina, sedendovisi sopra e tirando fuori da sotto il drappo uno strano bracciale metallico, decorato da quella che sembrava una lunga linea vetrosa, che assicurò sul braccio sinistro. Premette alcuni piccoli bottoni presenti sulla superficie liscia, e il vetro assunse un colorito verdastro mentre un ologramma prese forma davanti al suo viso.
- Woah, posso averne uno anche io?
- No. Tecnologia a distribuzione esclusiva per i Ricognitori. - rispose a Toma, mentre l'ologramma prendeva velocemente le sembianze di una carta topografica in rilievo. - Per quanto strabiliante sia la tecnologia dei Mentemal, non possono posizionare le torri a casaccio. E per generare una tale quantità di onde, devono esserci degli impianti molto grandi.
Endive aveva circoscritto l'area del loro atterraggio, e premendo altri pulsanti la superficie della cartina si tinse di rosso, giallo e verde.
- Questa è la mappa magnetica, giusto? - chiese Seripa, togliendosi lo scouter, ormai inutile, ed avvicinandosi curiosa.
- Esattamente. La mia teoria è che sfruttino le anomalie magnetiche del pianeta per generare delle onde elettriche in grado di disturbare i nostri dispositivi.
- Mh, può funzionare. - rispose Seripa senza mostrare quanto l'avesse sorpresa la velocità con cui la donna avesse formulato la sua teoria. - ma questo vorrebbe dire che posizionano le loro basi secondo le zone isomagnetiche; se volessi ampliare un campo magnetico, sfrutterei i punti di maggiore intensità.
- Esattamente quello che stavo pensando.
- Donne, basta cincischiare, spiegatevi. - intervenne Bardack senza troppi convenevoli, accendendo finalmente la sigaretta che finora aveva torturato.

- È semplice, Comandante. Generare autonomamente un campo magnetico di questa potenza sarebbe un'impresa impossibile anche per un Mentemal. Sarebbe più intelligente, e meno dispendioso, utilizzare un'energia già presente. In pratica, amplificano un campo magnetico pre-esistente, e tramite dei recettori possono manipolarne l'intensità come meglio preferiscono. E per avere una maggiore percentuale di successo, sfruttano le aree del pianeta con un campo magnetico più forte. Questo riduce le possibili zone ad appena dodici. La mia unica domanda è da dove prendano l'energia elettrica necessaria per alimentare una tale struttura, ammesso che ce ne sia una sola.
- Che domande. Dalla centrale elettrica, come tutti. - Toteppo, che fino ad allora se ne era rimasto in perfetto silenzio, aveva parlato con la sua caratteristica naturalezza, sbadigliando senza troppo interesse. I cinque Saiyan lo osservarono perplessi, trasalendo poi quando sentirono Endive battere le mani.
- Ma certo! La centrale elettrica, mi sembra ovvio!
- Tu sei sicura che il campo magnetico non ti abbia causato grossi fastidi, vero? - Il commento sarcastico di Bardack non sfiorò minimamente la donna, che prese a digitare velocemente sul suo bracciale. Una grossa montagna, contrassegnata di rosso, prese il posto della mappa, e un vistoso punto dello stesso colore pulsava sul suo fianco. - Costruire una centrale elettrica in un posto come questo, con un forte magnetismo e sulle pendici ripide di una montagna, non è molto sicuro. Eppure qui, nel punto più pericoloso in assoluto per posizionare una centrale nucleare, è stata eretto un'enorme impianto. E pensateci, se doveste diffondere un segnale, non porreste l'antenna in un punto il più alto possibile, per essere sicuri che si diffonda ovunque?
- Quindi - disse Seripa, allargando gli occhi e mettendo insieme i pezzi del puzzle - stai dicendo che i Mentemal sfruttano la centrale per alimentare l'antenna amplificatrice? Che modo subdolo di nascondere una tale tecnologia.
Uno sbuffo di fumo investì il volto di Endive nel momento in cui Bardack si abbassò verso di lei, osservando concentrato l'ologramma a pochi centimetri dal suo viso. Un sorriso si allargò sul volto, mentre aspirava nuovamente il fumo acre della sigaretta.
- Questo segnale magnetico mi sta demolendo il cervello. Non vedo l'ora di rendere il favore ai Mentemal, spaccando le loro teste.

Il monte Phaxey era la cima più alta di Kelitt. Con i suoi dodicimila metri d'altezza, era perfettamente visibile da centinaia di chilometri. Spoglio da qualsivoglia forma di vegetazione, se non si contavano gli i cespugli di rovi selvatici che la costellavano, appariva come un minaccioso gigante dormiente stagliato contro un cielo che verteva al crepuscolo. Non c'era una nuvola, e i raggi dorati del piccolo sole che alimentava la vita su quel pianeta allungavano pigre ombre sulla parete rocciosa.
Due figure umanoidi erano in piedi di fronte ad un alto recinto. Indossavano blaster ai bracci sinistri, il cui candone metteva in risalto le lucide squame blu che gli ricoprivano gli arti. Volti anfibi, con enormi occhi neri, pelle turchina e quelle che sembravano branchie sul collo scrutavano il sole calante con estrema soddisfazione, mentre le piccole pinne dorsali che avevano a protezione del canale timpanico si muovevano leggermente, seguendo la brezza. Di lì a poco, sarebbe avvenuto il cambio di guardia. Sarebbero finalmente potuti ritirarsi in mensa, a mangiare un boccone, prima di concedersi il lusso di un sonno ristoratore. Il Mentemal più alto sospirò, girandosi a guardare alla sua destra. Appena in tempo per osservare un enorme uomo apparirgli davanti, dal nulla. Spalancò la bocca, mentre istintivamente corse a togliere la sicura al blaster, ma non fu sufficientemente veloce; vide il gigante alzare il braccio, la mano chiusa a pugno calare ad una velocità spropositata verso di lui; poi, nero. Mentre il cranio si frantumava e il palato si spaccava, tentò di gridare fra i denti rotti il nome del suo collega, inconsapevole del fatto che giacesse pochi passi più in là con il collo spezzato. Si afflosciò in un urlo muto, bagnato dal suo stesso sangue, mentre la morte pietosa lo sollevò immediatamente dal dolore atroce che provava.
Toteppo si pulì distrattamente una mano sui pantaloni, osservando con i suoi occhi vuoti Toma, intento a trascinare il cadavere dietro un mucchio roccioso
- E questi sarebbero i tanto temuti Mentemaliani? Fanno ridere. - Proruppe Panbukin calciando il cadavere dell'alieno, facendolo malamente atterrare qualche metro più in là.
- Non mettono di certo la loro avanguardia a proteggere una centrale elettrica, specie se pensano che i loro unici nemici possano essere magri e deboli indigeni. Allo stesso tempo, non vogliono attirare l'attenzione. - L'occhio esperto di Bardack non ci aveva messo molto ad analizzare la scena, capendo che alla fine questi anfibi non fossero più di tanto stupidi, quanto mancanti di lungimiranza. - Troveremo senza dubbio resistenza dentro. Sbrigati ad occultare quel cadavere e meno chiacchiere.
- Signorsì - sbuffò il diretto interessato trascinando il cadavere nel posto utilizzato da Toma, coprendo con dei grossi sassi i due corpi ancora caldi, per evitare di allertare immediatamente il nemico. Il Comandante si avvicinò alla recinzione, arrivando al fianco di Endive, che aveva già iniziato a smanettare sul suo computer da braccio.
- Seripa dovebbe essere riuscita già a stabilire una connessione criptata. Almeno, così aveva detto quando avevamo trovato quel bug nella rete.

- C'è un bug nella rete. - Endive lasciò immediatamente la sua postazione, raggiungendo Seripa e Toma, seduti dalla parte opposta del tavolino, intenti ad osservare lo schermo del computer su cui stavano lavorando. Numeri binari e codici si susseguivano sul montor, mentre la donna digitava febbrilmente sulla tastiera.
- Che genere di bug? - chiese Endive, osservando lo schermo.
- Non ho ancora finito di decrittare il codice, ma ho più o meno capito il linguaggio usato. - rispose lei prendendo a digitare su un secondo computer, posto accanto al suo, iniziando a scaricare alcuni files. - La loro rete è costruita in modo complesso, ma questa complessità non ne garantisce una gran sicurezza.
È
un sistema ancora poco raffinato, e posso collegarmi con il computer usando cinque chiavi di decriptazione. Penso che sia possibile hackerare senza farsi scoprire nell'immediato, come avevi chiesto. Allora, Ricognitrice, ora mi spieghi per quale motivo non radiamo al suolo la fottuta centrale e basta?

- Corrente elettrica nelle mura di cinta. Intelligente. Ma inutile quando l'avversario sa volare, giusto? - Bardack vide Endive annuire, mentre allargava un sorriso sinceramente divertito. Un rumore di stasi provenne dal computer, la voce di Seripa frammentata.
- Sono entrata nel sistema. Ma avrete soltanto dodici minuti da quando riuscirò ad hackerare il sito prima che i firewall segnalino la mia presenza. Vedete di non farmi pentire di essere rimasta indietro.
- Dodici minuti bastano e avanzano - dichiarò fiducioso il comandante, mentre Panbukin posava a terra lo zaino che trasportava, estraendone cinque scouter nuovi di zecca. I presenti assicurarono i nuovi dispositivi sul loro viso, attivandoli dopo il via libera del loro hacker di fiducia.
- Belli questi nuovi walkie talkie. Spero siano impermeabili - Utilizzare strumenti precisi come i Rilevatori per il solo scopo della comunicazione era, ad avviso di tutta la squadra, stupido, ma Endive non aveva voluto cedere. Parlava di "segretezza", di "infiltrazione"; aveva poco senso se lo scopo era quello di distruggere la centrale, o no? Fatto sta che aveva messo mano al set di scouter d'emergenza, disattivandone tutte le funzioni fuorchè il radio contatto.
- Ora, seguite il piano.

- Toteppo e Panbukin si occuperanno del grosso della sicurezza. Attaccherete l'area manutenzione, fate un bello spettacolo, attirate l'attenzione. Toma, tu ti occuperai di bloccare eventuali comunicazioni esterne. Basterà porre questo dispositivo alla base dell'antenna, e Seripa penserà a bloccare i segnali in uscita dalla sua postazione alla base, oltre a guidarci verso i punti d'interesse. Bardack, tu dovrai dirigerti alla Sala di Controllo. Elimina il problema alla radice.

Con un balzo agile, Bardack superò l'alta recinzione, atterrando all'interno del cortile. Dei potenti fari erano già stati accesi, scacciando parte delle ombre che la notte ormai prossima gettava sul terreno spoglio. Gli stivali si ricoprirono di una leggera patina di polvere, e una piccola nube si sollevò quando lui ruotò il busto, torcendo la gamba, osservandosi attentamente attorno, le mani strette a pugno. Sullo scouter, una freccia lampeggiante gli indicava la direzione da prendere. Un boato tremendo scosse la struttura, e Bardack vide chiaramente una grossa nuvola di fumo alzarsi da una bassa ciminiera. Un lampo di luce, e il suono alto di sirene invase la base. Gli occhi allenati del guerriero videro chiaramente una figura ergersi al di sopra di ciò che rimaneva della ciminiera. Occhi potenti come i suoi non faticarono a tracciare i contorni della sfuggente silhouette, che sembrava danzare nella densa nube grigia che l'avvolgeva. E rimase ad osservare quella figura, mentre un altro boato, stavolta alla sua destra, faceva saltare in aria un capanno. Una mano premuta sul suo scouter, ed Endive, in piedi sulla cima della ciminiera, non sembrava più così lontana ed irraggiungibile; la sua figura sontuosa sovrastava tutti, marionettista devota nel gioco della guerra. La vide aprire le labbra carnose, e ancora prima che il segnale radio raggiungesse il suo scouter, sapeva già cosa stesse per dire.
- ORA!
Senza farselo ripetere due volte, il Saiyan abbassò lo sguardo, contraendo i muscoli delle gambe, appoggiando una mano di fronte a sè per sostenere lo slancio. Sorrise, accecato dai fari che gli vennero puntati contro, prima di iniziare una corsa folle, carico di adrenalina, verso quelle luci maledette. Attorno a lui, i fischi tipici dei blaster gli rimbombavano nel cranio, le urla dei soldati gli scuotevano le ossa. Il bagliore del faro non gli dava tanto fastidio, quanto più il fatto che quei soldati non riuscissero a centrarlo nemmeno con il puntamento automatico dei blaster. Che delusione, pensò compiendo un balzo di parecchi metri verso l'alto, le ginocchia piegate sotto le gambe e i capelli che si sollevarono come una fiamma nera nel vento, l'aria sferzante sulla pelle scoperta delle braccia, il riflesso scintillante delle luci in quegli occhi neri come la pece. Ora che era fuori dal fascio luminoso, potè vedere chiaramente i suoi nemici. Anfibi con la bocca spalancata, increduli, piantanti dove erano. Quelli non erano soldati, erano idioti a cui avevano dato un fucile in mano. Bardack tese un braccio indietro, le dita contratte, mentre una scintilla blu ne illuminava il palmo. In poco tempo, una sfera di luce gli avvolse la mano, attimi prima di essere lanciata verso i cinque soldati a terra. Un fragore e un lampo, e di loro non era rimasto nulla.
Atterrò poco oltre il cratere scavato dalla sua onda energetica, riprendendo la sua corsa. Un segnale audio provenne dal suo scouter, mentre un mirino circolare gli mostrava l'esatta posizione e la distanza del suo bersaglio. Con la coda dell'occhio vide Toma sfondare un muro alla sua destra, entrando in un edificio, seguito da un raggio di luce e una potente esplosione. Alla sua sinistra, potè vedere chiaramente la figura di Toteppo inseguire un gruppo di Mentemal, mentre Panbukin finiva di abbattere un grosso capannone a suon di raggi energetici. Ma ancora non poteva crogiolarsi nella dolce arte della demolizione; doveva dirigersi nella sala di comando, prendere tutte le informazioni necessarie, e poi distruggere. La sua meta era esattamente dietro l'edificio che si trovava di fronte a lui. Lo scouter non aveva più la funzione di rilevazione, ma bastò un movimento sfuggente dietro un vetro, poco più di un'ombra, per fargli capire che stavano preparando un'imboscata. Incrociò le braccia davanti al volto per proteggersi, e con uno slancio si gettò contro i vetri dell'ampia finestra.
L'immagine che si trovarono di fronte i Mentemaliani appostati dietro barricate improvvisate fu sconvolgente. Centinaia di schegge di vetro sembravano come sospese attorno al misterioso assalitore, il cui volto era oscurato dai muscoli contratti delle braccia. Prima che i loro raggi energetici si schiantassero sulla misteriosa figura, questi si rifletterono per poche frazioni di secondo sulla nube di vetri che era ancora sollevata in aria, avvolgendo l'uomo in un'aura dorata che sottolineava con ombre marcate il terrificante sorriso che aveva dipinto in faccia. Il tempo sembrò riprendere a scorrere nel momento in cui la deflagrazione scosse l'edificio, immergendo l'enorme stanza in una nube di fumo. Con i loro grossi occhi, i soldati osservarono attentamente attraverso la cortina creatasi, in attesa di vedere il loro nemico a terra, agonizzante. Finora, nessuno era mai sopravvisuto ad un'esplosione simile. Finora.
Bardack sgusciò fuori dalla nube, gettandosi a testa bassa contro il primo gruppo di soldati. Caricò un gancio destro, e lo abbattè sul primo nemico che gli apparve davanti. Sentì, anche se solo per una frazione di secondo, le ossa del viso del Mentemal frantumarsi sotto le sue nocche. Questi volò via, atterrando addosso ai suoi commilitoni, e il Saiyan fu veloce a spezzare il collo al secondo nemico che si trovava a portata. In breve tempo fu un turbinio di calci, pugni, sangue bluastro che si riversava sulla sua battle suit, occhi che schizzavano via dal cranio, toraci che si sfondavano, il suono secco dei colpi sulla pelle scoperta. Bardack afferrò la gamba squamosa di un anfibio, e con una torsione del busto lo atterrò violentemente al suolo, facendogli emettere un orrendo grido strozzato mentre la schiena si spezzava; sfruttando la rotazione così acquisita, saltò in alto con una capriola, alzando un gomito e piantandolo nel collo del nemico di turno.
In poco tempo, la stanza fu ripulita, e al Saiyan non venne dato nemmeno il tempo di gongolare felice della sua forza. Si girò, sentendo chiaramente delle voci provenire dal corridoio dietro di lui. Non aveva mai sentito parlare un Mentemaliano prima, e non si era perso granchè. Voci gracchianti che parlavano nella sua stessa lingua, beh quello era una sorpresa. Utilizzavano il linguaggio galattico a quanto pareva. Puntò una mano verso la porta, il palmo aperto, e fece partire un ki-blast calcolato. La porta esplose, e sentì urla di dolore. Si gettò verso il corridoio, sfruttando una scrivania, prima usata come barricata, come un trampolino di lancio, sovrastando il gruppo di Mentemaliani devastati dalle schegge metalliche della porta. Uno di loro urlava, a terra, lo stomaco che si srotolava sulle sue gambe, altri erano stati più fortunati, altri ancora erano stati massacrati dall'esplosione. Senza battere ciglio, Bardack fece esplodere un secondo raggio energetico, mettendo fine alle sofferenze dei feriti. Mentre correva nel corridoio, avvertì un odore familiare. Sudore, fango, liquami. Odore da campo militare. Che diamine, quella era o non era una centrale elettrica? Più si avvicinava alla fine del corridoio, più l'odore diventava forte. Da una parte, la consapevolezza che la missione avesse la priorità su qualunque altra cosa lo frenava dal voler indagare; ma d'altro canto, quell'odore era davvero troppo strano. Forse si trattava semplicemente di una fossa chimica, vattelapesca dove diamine cagavano i Mentemal, non poteva certo compromettere la missione per quello. Ma qualcosa gli diceva di provare ad aprire una delle numerose porte sul corridoio. Era il luogo perfetto per un'imboscata, forse controllare gli avrebbe salvato le penne. Senza fermarsi, puntò una porta a poche decine di metri da lui. Curvò all'ultimo, sfondando la porta con un calcio, mettendosi immediatamente in posizione di difesa. Spalancò gli occhi nel momento esatto in cui l'ambiente venne rischiarato dal ki-blast che stava formando sulla mano.

- E tu, Endive? Che farai?
- Io? Salvo la giornata, che domande.

Endive premeva senza sosta sui pulsanti del computer portato da Toma, aiutando Seripa ad entrare nel sistema.
- Insomma, ci vuole ancora tanto? - sbuffò Toma abbattendo con un preciso calcio l'ennesimo Mentemal che provava ad assalire la torre elettromagnetica. Arrivare fin lì era stato uno scherzo. Gli avversari erano quasi al loro livello, ma la strategia di Endive gli aveva permesso di coglierli sempre di sorpresa, costringendoli a frammentare i loro uomini, garantendogli un enorme vantaggio. La Ricognitrice parlava di "massimo risultato con il minimo sforzo", e il Saiyan non poteva dire di non apprezzare questa tattica.
- Un po' di pazienza - rispose lei mentre ascoltava, pazientemente, tutte le imprecazioni provenienti dal suo Scouter. Infine, con un grido vittorioso, la donna assordì definitivamente la bruna attraverso l'auricolare del rilevatore.
- Fatto! Sono nel sistema, e sono riuscita a mettere offline più di un firewall. Ora avete una mezz'ora abbondante prima che venga lanciato l'allarme.
- Ce li faremo bastare. Passo e chiudo. - La donna spinse un pulsante sul rilevatore, chiudendo la chiamata. Si stiracchiò leggermente, girandosi verso Toma. Aprì la bocca, pronta a rivelargli il prossimo passo, quando un'avviso di chiamata apparve sul suo visore. Rispose velocemente, il suo sesto senso improvvisamente in allarme, e fu in parte sollevata di sentire la voce di Bardack. Che avesse già completato la sua missione?
- Ricognitrice, abbiamo un problema.
- Sei alla Sala di Controllo?
- Ancora no.
- Allora cosa....
- Ci sono degli schiavi qui. Gente dentro delle gabbie. Hanno le orecchie a punta. Le condizioni sono... non so bene come descriverle. Mai visto una cosa simile. - Toma osservò allibito Endive, incapace di credere a quello che stava sentendo. Endive aveva sgranato gli occhi, le sopracciglia si contrassero improvvisamente. Espirò a denti stretti, e fu quasi possibile vedere lo sforzo che il suo cervello stava avendo per trovare una soluzione. Kelittiani tenuti peggio degli animali in una centrale nucleare, a che diavolo servivano? Perchè erano lì? Questo complicava enormemente le cose. Ora, era il momento di pensare meno ai perchè e più a come uscire da quella situazione. Portò una mano sul rilevatore, facendo qualche passo in avanti, facendo vagare lo sguardo fra i palazzi, in cerca della posizione di Bardack. Le esplosioni causate da Toteppo e Panbukin si stavano avvicinando, arrivando ai limiti della zona a loro assegnata.
- Toteppo, Panbukin, fermatevi! Ora! E dovete andare ad estrarre delle persone, cambio di programma! - gridò nel suo scouter, nel tentativo di farsi sentire da sopra i suoni di battaglia che provenivano dall'area assegnata dei due.
- Eh? Vuoi dire, tipo una missione di salvataggio? Non dovevamo ammazzarli tutti? - la voce grave di Panbukin trasudava l'irritazione provocata dal nuovo ordine, ma la Ricognitrice non aveva il tempo di mettersi a fare troppe moine per convincerlo.
- Sbrigatevi! Non c'è tempo per queste... - Un'esplosione improvvisa, troppo vicina per i suoi gusti, la portò automaticamente ad alzare un braccio per proteggersi dall'onda d'urto che la colpì. Cosa diamine stava accadendo?
- Il computer rivela dei livelli cinquemila in avvicinamento! - la voce di Seripa sovrastò le grida provenienti dalla palazzina appena crollata. Endive serrò la mandibola, osservando molte, troppe silhouette ergersi dalla nube di polvere che si era alzata.

Davanti a lui, un numero indefinito di gabbie erano ammassate lungo i lati della stanza soffocante. L'odore di sterco era pressocchè insopportabile, tanto che un conato automatico gli serrò la gola, facendolo piegare in due, mentre un secondo conato gli stritolava impietoso i muscoli dell'addome. Tossicchiò, sputando da una parte, osservando attentamente le persone stipate in quelle gabbie. Erano magri, ridotti a scheletri, con le ossa sporgenti e la pelle macchiata da orrendi tumori. Occhi grandi e verdi, ma stanchi, osservavano svuotati di ogni emozione lo straniero che si ergeva sulla soglia della porta, le lunghe orecchie che giacevano inermi ai lati del volto. Capelli talmente sporchi da non riconoscerne il colore coprivano i loro volti emaciati, i corpi pressochè nudi coperti di stracci lerci.
Aveva sentito Endive parlare di estrazione. Cosa voleva salvare? Erano ormai ad un passo dalla morte; la carne gli marciva addosso, le ossa erano visibilmente deformate dai lunghi periodi passati in quelle gabbie. Sarebbe stato un atto di pietà mettere fine alle loro sofferenze con un'onda energetica. Ma, prima ancora di poter fare una mossa, vide un movimento in una delle gabbie in fondo, come se qualcuno si fosse improvvisamente mosso. Con i sensi in allerta, Bardack si guardò attorno, cercando un interruttore. Le sue dita trovarono la superficie liscia di un bottone sul muro, a poca distanza dalla porta, premendolo immediatamente. Dopo qualche secondo, una tremolante luce neon causò lamenti strazianti, provenienti da quelle creature martoriate, i cui occhi non erano più abituati alla luce. Il Saiyan osservò disgustato come in alcune gabbie, i vivi dovessero condividere lo spazio angusto con cadaveri in avanzato stato di decomposizione.  Si incamminò verso il fondo della lunga ma stretta stanza, sussultando quando vide una moltitudine di mani scivolare dalle grate, allungandosi debolmente verso di lui, come per raggiungerlo. Si tenne a debita distanza, contento del fatto che avessero braccia troppo corte, avvertendo numerose dita flettersi nel tentativo di afferrarlo, toccargli i capelli e l'armatura, stringendo solamente aria. L'unico suono erano quei lamenti appena accennati, come se anche urlare fosse faticoso. Continuò, come attratto da una forza misteriosa e irresistibile che gli annebbiava la mente, impedendogli di pensare, fino ad arrivare ad una gabbia solitaria, posta stranamente distante da tutte le altre. Da sola, circondata da cadaveri, sedeva una giovane donna. Anche sotto i tratti imbruttiti dalla fame e dalla cancrena, si poteva intuire come un tempo fosse stata una bellissima ragazza; bellezza che era sfiorita in modo orribile e doloroso, a giudicare dal suo sguardo. Bardack si fermò una volta arrivato di fronte a lei. Sedeva sul pavimento, insozzata dei suoi stessi liquami, con le gambe incrociate e la schiena curva a causa delle dimensioni ridicole della gabbia. Il Saiyan si sedette sui talloni, osservandola dritto negli occhi. A differenza di tutte le altre persone, i suoi occhi erano totalmente ciechi, bianchi e lattiginosi, ma le sue orecchie a punta sembrarono in grado di compensare, dal momento che allungò una mano, cercando l'uomo come se fosse consapevole della sua presenza. Incapace di resistere all'impulso, come sotto l'effetto di un incantesimo, Bardack afferrò delicatamente quella mano lurida. Lei schiuse le labbra spaccate e sanguinanti.
- Ekitheí ma - soffiò debolmente.
Bardack fece per rispondere, per dire che non capiva la loro lingua, ma un improvviso boato gli fece rizzare i capelli in testa. La vista virò al bianco, poi al nero, mentre sentiva il suo corpo venire schiacciato da centinaia di tonnellate, sbalzato via chissà dove.
Poi, fu silenzio.





Angolo autrice:
Raghi, prometto che lo ricontrollo meglio il capitolo, ma se continuo a rimandare la pubblicazione finisce che facciamo in tempo a vedere una seconda deriva dei continenti.
Ora!
Non sono morta, solo dispersa per un po'. Ne son successe in queste tre settimane. Alcune brutte, altre belle, altre limortaccitua mi hanno portato via una marea di tempo- mi sono aperta un dito con un bicchiere rotto, ho un montaggio di un corto fra le mani, ho scoperto il canale di Filthy Frank.
Ma da-daaan, sono tornata.
Vi dico subito che tentare di analizzare uno stile di combattimento, o move set di un personaggio come il Gilf Definitivo TM, utilizzando soltanto due filmmini è atrocemente difficile. Mi piacerebbe che ogni guerriero abbia, a seconda del fisico e l'inclinazione naturale, uno stile preciso di combattimento; a fisici e caratteri diversi segue un diverso stile di combattimento. Pertanto, perdonatemi, ma vorrei aprire una parentesi sullo stile di combattimento di Bardack.

La mia conclusione, aiutata anche dalle schede PG di Xenoverse, è che Bardack sia uno che quando picchia, picchia durissimo, prediligendo mosse che lo portino vicino all'avversario per afferrarlo e usarlo come sturacessi. Diciamo che il suo stile potrebbe essere un buon mix fra Judo, Krav Maga e Kudo. Mi spiego.
Innanzitutto, vi lascio dei link Youtube per farvi vedere come i diversi stili funzionino nella vita reale, poichè voglio che possiate immaginarvi il combattimento. Apriteli sempre in nuove schede, o perderete questa pagina!

Kudo LINK
Il Kudo, conosciuto anche come Daido Juku, è un'arte marziale giapponese ibrida che combina fra loro le tecniche più efficaci di pugilato, Muay Thai, Jujitsu e altre arti meno diffuse. Si caratterizza per combinare fra loro tecniche come pugni alla testa, gomitate, testate, proiezioni, leve alle articolazioni e combattimento a terra, mantenendo anche una certa acrobaticità che tuttavia non va a discapito della sua reale efficacia. Non si concentra tanto sull'esecuzione tecnica, quanto sulla potenza con la quale si colpisce l'avversario. Penso si rifaccia allo stile potente e poco tecnico di Bardack.

Krav Maga LINK
Mi scuso in anticipo per l'allegra musica che parte a tutto buco. Comunque:
Trattasi di una tecnica di combattimento di origine Israeliana, nasce principalmente come tecnica di difesa personale. Ciò che mi ha spinta a pensare che questo stile possa essere idoneo per Bardack è il modo in cui trasforma la difesa in attacco, sfruttando la stessa forza dell'avversario. Ne "Le Origini del Mito", quando combatte contro i sicari, viene immobilizzato da uno di questi. Lo vediamo quindi sfruttare la situazione per ruotare e usare il nemico come uno scudo, sfruttando il momento di sorpresa per contrattaccare. Inoltre, utilizza spessissimo delle strette da soffocamento, che sono alla base del Krav Maga.

Judo LINK
Il Judo lo conoscete tutti, suvvia. No? Allora Mama Black ve lo spiega.
Non è altro che lo stile di combattimento proiezionistico per eccellenza, alias, concentra tutto sull'atterrare l'avversario attraverso delle prese, sottomettendolo. Il Gilf preso in esame viene spesso visto utilizzare delle prese per demolire il suo avversario, pertanto io ci vedo bene delle influenze dal Judo, sebbene sottomissione nel suo caso significhi uccidere male.

In lavorazione ho anche il move set di Endive, ma potrebbe volermici un po'.
Gli stili degli altri membri della squadra ancora non li so, non so se li saprò mai, è un bordello e mi ci vorrebbero ore per definirli. Probabilmente saranno molto meno complessi rispetto a quelli di Bardack.

E sì, se ve lo state chiedendo, non ci capisco un cazzo di fisica a meno che non si rifaccia all'illuminotecnica, ma dubito che ai Saiyan serva sapere la differenza fra un faro Fresnell e un proiettore LED. Mi sono basata a logica su ciò che trovavo, e sono sicura che se facessi leggere questo capitolo alla mia amica di ingenieria le esploderebbe la testa. Letteralmente, alla Kenshiro.
Il capitolo è corto e so che avrei potuto scriverlo meglio, ma volevo aggiornare. Quindi vi beccate quello che la mia mente annebbiata dal caldo ha concepito.
Che dire?
Questa missione è davvero iniziata come un fottuto disastro. Come rimedieranno i nostri eroi?
Scopritelo nella prossima puntata di Casa Vianello!

Black





   
 
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