Seconda parte
Tristan
era rimasto completamente spiazzato dall’assalto prepotente e sensuale di
Elijah e non era riuscito a respingerlo, anzi, gli si era donato totalmente,
consapevole di quanto gli fosse mancato il suo Sire, le sue braccia forti, la
sua bocca, il suo profumo, tutto di lui.
Ma
era altrettanto consapevole di cosa Elijah avesse detto: avrebbe sposato
Antoinette, l’aveva scelta, per lei avrebbe fatto un passo che non aveva avuto
il coraggio di fare nemmeno con Hayley.
Tristan
aveva visto giusto, Antoinette era davvero una rivale imbattibile, qualcuno
contro cui lui non aveva armi. Poteva considerare quell’amplesso con Elijah
come un addio, un ultimo momento insieme prima di essere abbandonato di nuovo e
definitivamente.
Tuttavia
non avrebbe mai mostrato la sua sofferenza, non si sarebbe umiliato davanti a
Elijah, tanto meno adesso che stava per sposarsi con la sorella del Conte Dracula…
Ostentando
una calma olimpica, Tristan si rialzò dal prato bruciacchiato, riassettandosi
le vesti e fingendo che quella non fosse stata altro che una concessione ad un
piacere proibito.
“Molto
bene, a quanto pare io ti ho già fatto il regalo
di nozze” disse, in tono distaccato e frivolo. “Penso che da oggi in poi
non avremo altro da dirci. Ti saluto, Elijah, sii felice.”
Questa
volta il vampiro Originale rimase talmente sbalordito dalla reazione di Tristan
da non riuscire a dire o a fare niente. Quel suo distacco dopo la passione e la
brama che li avevano uniti era destabilizzante e lui stesso non riusciva a
comprendere perché si fosse lasciato andare così con il giovane Conte. Stava
per sposare Antoinette, in fondo, era lei che amava, e allora perché…?
Ma
mentre si stava ancora facendo queste domande, Tristan era già scomparso.
Quella
sera, quando Elijah era ormai tornato da colei che sarebbe diventata la sua
sposa, Tristan prese una decisione definitiva. Era l’unica cosa sensata da fare
in una situazione del genere.
Rebekah
lo incontrò sulle scale che portavano verso il patio. Il Conte De Martel le
stava scendendo e in mano portava una piccola valigia.
“Tristan,
stai partendo?”
“Ottima
osservazione, Rebekah” rispose ironico il giovane, usando come al solito il
sarcasmo per non mostrare il dolore che lo devastava.
“Ma
dove andrai? E Elijah lo sa?” insisté la ragazza.
“Elijah
lo saprà domattina, quando giungerà qui e non mi troverà” replicò Tristan. “Non
sarà una gran perdita per lui, ormai ha scelto la sua strada e io sto
scegliendo la mia. Andrò in Europa, dove di preciso non lo so ancora.”
Rebekah
era indecisa. Da un lato avrebbe voluto che Tristan si confrontasse con Elijah,
prima di partire, dall’altro, però, si rendeva conto che anche lui, forse,
desiderava finalmente sentirsi libero da un rapporto che gli aveva dato più
dolori che gioie. Lei poteva comprenderlo, perché amava moltissimo i suoi
fratelli, ma spesso aveva sentito il bisogno di vivere lontana da loro.
“E’
giusto che anche tu scelga la tua strada, Tristan, ti auguro di trovare la
pace, dovunque andrai” gli disse.
Il
Conte De Martel rimase sorpreso dalla gentilezza della giovane. Già altre volte
Rebekah era intervenuta in suo favore o aveva preso le difese di Aurora, ma era
passato molto tempo e lui era stato accusato di voler reclutare Marcel, Hope e
altri membri della famiglia per la Strix.
Scrollò
il capo come per scacciare i pensieri e i ricordi più strazianti, poi tese la
mano alla ragazza per un saluto formale, sì, ma non distaccato.
“Auguro
anche a te di vivere la tua vita come desideri, Rebekah” rispose, “e ricorda,
se ti capiterà di fare un viaggio a Marsiglia, chiedi di Aurora De Martel. Mia
sorella sarà felicissima di rivedere una vecchia amica.”
“Lo
farò sicuramente” disse lei.
Preso
congedo da Rebekah, Tristan uscì deciso dal portone di villa Mikaelson,
convinto che una fase della sua vita fosse terminata e che non avrebbe mai più
fatto ritorno in quella casa dove aveva sofferto tanto.
Il
mattino dopo, però, quando Elijah tornò a palazzo per incontrare i suoi
familiari, restò di ghiaccio nello scoprire che Tristan non era più là. Sapeva
che non avrebbe dovuto sentirsi così, che ciò che provava non aveva senso: era
venuto per informare il fratello e le sorelle della decisione presa e della sua
volontà di celebrare le nozze con Antoinette a villa Mikaelson. Sarebbe dovuto
essere entusiasta, in pace con se stesso e ansioso di arrivare al giorno del
matrimonio… invece la notizia che Tristan non era a palazzo gli scavò una
voragine dentro.
“Qualcuno
di voi sa dove sia andato?” domandò, ma né Klaus, né Cami, né Freya ne avevano la minima idea.
“Elijah”
intervenne Rebekah, che era scesa da poco nel patio, “Tristan è partito ieri
sera, poco tempo dopo che tu eri andato all’hotel di Antoinette.”
“E’
partito? Ma cosa dici? E tu perché non l’hai fermato?”
“Tristan
non era prigioniero a villa Mikaelson, non è così? Ha detto di voler seguire la
sua strada e mi è sembrato giusto lasciarlo andare” replicò la ragazza,
convinta.
Elijah
faticò a trattenersi. Avrebbe voluto afferrare la sorella per le spalle e rimproverarla,
ma sapeva che lei non avrebbe compreso e sarebbe rimasta male e poi… perché
doveva arrabbiarsi? Non era forse giusto così? Rebekah aveva ragione, lui aveva
scelto di sposare Antoinette e Tristan aveva deciso di lasciare New Orleans per
trovare anche lui la sua strada.
Eppure
Elijah non riusciva a sopportarlo.
“Non
voglio rimproverarti, sorella, solo… avresti potuto chiamarmi e informarmi
della decisione di Tristan” le disse, cercando di dominarsi.
“Tu
eri con Antoinette e ho pensato che non volessi essere disturbato” ribatté
Rebekah, quasi in tono provocatorio. Amava Elijah, ma in quel momento non
riusciva a concepire il suo egoismo: perché Tristan non avrebbe dovuto
scegliere liberamente se lui aveva deciso di sposare Antoinette? Era proprio
questa mania del controllo che aveva sempre trovato fastidiosa nei suoi
fratelli…
“Ora
che sappiamo che non era Tristan il colpevole di quelle uccisioni, non c’era
motivo di trattenerlo ancora a villa Mikaelson” intervenne Klaus, con un
sorrisetto. “In tutta sincerità, io sono molto più contento se il
mostriciattolo se ne va da New Orleans.”
“Pensi
che possa ancora essere pericoloso, Elijah? Sei preoccupato per questo?”
domandò Freya.
No,
no, non capivano, nessuno di loro capiva. Klaus era sollevato di essersi tolto
Tristan dai piedi, Freya si chiedeva se, libero, non potesse rappresentare una
minaccia e Rebekah invocava il suo diritto alla libertà. Ma lui, Elijah, si
sentiva perduto senza Tristan…
“Non
temere, Freya” disse Rebekah alla sorella. “Tristan mi ha detto che sarebbe
partito per l’Europa e non mi sembrava affatto intenzionato a nuocere a Hope o
a chiunque della famiglia, altrimenti lo avrei fermato. Mi credi davvero così
ingenua? Probabilmente desiderava soltanto tornare a Marsiglia dalla sorella,
infatti mi ha invitato ad andare a far loro visita, se lo vorrò.”
“A
Marsiglia?” ripeté Elijah, illuminandosi in volto. Se Tristan era là, lui
avrebbe potuto raggiungerlo, parlargli e convincerlo a tornare a New Orleans.
“Elijah,
cosa pensi di fare?” intervenne Freya. “Non vorrai partire per Marsiglia
adesso? E le tue nozze con Antoinette?”
A
quanto pareva, l’idea del matrimonio era completamente svanita dalla mente di
Elijah.
“Per
ora non ci sarà alcun matrimonio” ribatté Elijah con decisione. “Avvertirò
Antoinette e partirò per Marsiglia con il primo aereo disponibile. Vado a
preparare il mio bagaglio.”
Detto
questo, il vampiro Originale salì in fretta le scale che portavano alla sua stanza,
sotto lo sguardo allibito della sua famiglia.
Un’ora
dopo, Elijah aveva salutato il fratello e le sorelle e si era recato all’hotel
Ritz- Carlton per parlare con Antoinette. La donna dovette far ricorso a tutta
la sua pazienza per non andare in collera.
“Io
non ti capisco, Elijah. Dobbiamo sposarci, ci sono mille cose da fare e tu
volevi organizzare la cerimonia a villa Mikaelson… Come puoi pensare di partire
per Marsiglia adesso? E poi perché? Hai scoperto che il Conte De Martel non
costituisce una minaccia e, comunque, non è un pericolo per te e la tua
famiglia se va in Europa.”
“Non
è questo, io…” Elijah non sapeva come rispondere, si rendeva conto lui per
primo che era un’assurdità e che i suoi pensieri si sarebbero dovuti
concentrare solo sulla donna che amava e che voleva sposare… ma non era così. “Io
devo parlare con Tristan. Tornerò il prima possibile, te lo prometto, ma devo
chiarire le cose con lui.”
Dopo
un frettoloso e distratto bacio, Elijah uscì dalla suite dove alloggiava
Antoinette e ben presto fu fuori, in cerca di un taxi che lo avrebbe portato
all’aeroporto.
Gli
occhi della donna lo seguirono per tutto il tempo, pieni di un gelo che non
aveva eguali.
Elijah
trovò un aereo per Marsiglia alle due del pomeriggio e, dopo un lungo volo,
giunse a Marsiglia a mezzogiorno del giorno seguente, dato il fuso orario della
Francia rispetto a New Orleans. Prese il primo taxi disponibile per arrivare il
più in fretta possibile alla grande e lussuosa villa sul mare dei De Martel. L’ansia
lo divorava, il suo unico pensiero era Tristan, ritrovarlo, parlare con lui.
Era convinto che, se gli avesse parlato con calma e spiegato le sue ragioni, il
giovane Conte si sarebbe lasciato persuadere e lo avrebbe seguito a New
Orleans. Non si interrogò nemmeno per un secondo sui motivi che lo spingevano a
cercare Tristan e a volerlo comunque accanto; in effetti, i suoi pensieri non
si soffermarono minimamente nemmeno su Antoinette e su ciò che avrebbe provato
per la sua precipitosa partenza. Era come se, finalmente, avesse smesso di
riflettere e di ragionare su tutto ciò che faceva e si lasciasse guidare
esclusivamente dall’istinto… e il suo istinto lo portava, inesorabilmente,
verso Tristan, verso la sua Creatura, verso colui con il quale aveva un legame
di sangue millenario e un rapporto complesso e conflittuale ma unico, al quale
non avrebbe mai saputo rinunciare.
Giunto
alla villa dei De Martel, i ricordi che Inadu gli aveva tolto lo sommersero
nuovamente: rivide il giorno in cui vi si era recato per la prima volta, ormai
più di tre anni prima, con il violino di Tristan in mano e la volontà di
rimanere a vivere con lui per sempre; ricordò la passione con cui l’aveva amato
dopo averlo ritrovato… Queste immagini luminose e appassionate lo
accompagnarono mentre si avvicinava al cancello della villa e suonava il
campanello. Non sapeva cosa avrebbe fatto una volta rivisto Tristan, ma non gli
interessava: sapeva che, ancora una volta, sarebbe stato il suo cuore a
guidarlo.
Il
cancello si aprì lentamente, ma non c’era Tristan ad attenderlo sulla soglia
della lussuosa villa: c’era Paul, e il suo sguardo era freddo e ostile.
“Signor
Mikaelson, cosa è venuto a fare qui?” domandò il giovane fidanzato di Aurora,
senza nemmeno invitarlo a entrare.
“Voglio
vedere Tristan. E’ in casa?”
“Il
Conte non è qui, signor Mikaelson” replicò gelidamente Paul, “e perdoni la mia
scortesia se non le dico di accomodarsi, ma non voglio assolutamente che la sua
apparizione improvvisa possa turbare la mia fidanzata.”
“Potrei
costringerti a farmi entrare e ti assicuro che non ti piacerebbe” lo minacciò
Elijah, ma Paul non si scompose.
“Certo,
potrebbe, ma non troverà comunque il Conte De Martel. E’ stato qui, è vero. E’
arrivato ieri sera, sul tardi, per abbracciare la sorella dopo tanti mesi di
separazione. Al tempo mi aveva chiesto di soggiogarla perché lo dimenticasse,
ma prima di venire mi ha chiamato affinché la liberassi dall’amnesia” spiegò il
ragazzo. “Aurora e suo fratello sono rimasti svegli fino a tardi a parlare, poi
il Conte ha trascorso qui la notte ed è ripartito stamattina presto. Se non mi
crede può anche perquisire la casa, ma confido che qualcosa del gentiluomo sia
rimasto in lei e che non vorrà addolorare ulteriormente la mia amata Aurora.”
Le
parole di Paul furono come una doccia gelata per Elijah.
“E’
partito di nuovo. E… non ha detto dove sarebbe andato? Non lo ha riferito
nemmeno alla sorella?” insisté il vampiro Originale, mentre l’angoscia gli
serrava la gola come una morsa. Era stato tutto inutile, Tristan non era alla
villa, non aveva bisogno di perquisirla per saperlo: avrebbe riconosciuto
ovunque il battito del suo cuore e lì non lo udiva.
“No,
Aurora non sa dove si sia diretto suo fratello” rispose il giovane pittore, “ma
anche se lo sapesse non glielo direbbe, e nemmeno io. Sappiamo entrambi ciò che
ha fatto al Conte De Martel, signor Mikaelson, Madame Angéle è venuta qui ieri
sera e ci ha raccontato tutto. Riteniamo che sia meglio che ritorni a New
Orleans e che ci lasci in pace una volta per tutte.”
Elijah
avrebbe potuto aggredire il ragazzo e costringerlo a confessare, ma sapeva che
sarebbe stato inutile: era tipico di Tristan proteggere sua sorella ad ogni
costo e, avendo previsto tutto, non le aveva rivelato la sua destinazione.
Ad
Aurora no, ma a Madame Angéle?
Un
flebile speranza riprese a palpitare nel petto del vampiro Originale. Tristan
aveva un bel rapporto di fiducia e stima reciproca con la potente strega e, con
ogni probabilità, a lei aveva spiegato quali fossero le sue intenzioni.
“Va
bene, non voglio disturbare oltre” disse dunque Elijah. “Non è mia intenzione
turbare la Contessa De Martel, ma posso assicurarti che non sto cercando
Tristan per fargli del male, al contrario, io…”
“Questi
sono problemi suoi, signor Mikaelson, e non so proprio perché ne parli con me.
Le auguro una buona giornata” ribatté laconico Paul, prima di richiudere il
pesante portone in faccia allo sgradito ospite.
Elijah
non aveva tempo da perdere con un ragazzino capriccioso, perciò non si offese
per la sua evidente mancanza di educazione. Lasciò la villa senza perdere altro
tempo e ritornò al taxi, che aveva fatto attendere. Doveva recarsi
immediatamente a casa di Madame Angéle, forse Tristan si trovava da lei e,
comunque, la strega avrebbe sicuramente saputo dove intendeva recarsi.
Mentre
il taxi attraversava le strade di Marsiglia, Elijah contemplava i luoghi che lo
avevano visto sereno e felice accanto a Tristan e che adesso apparivano freddi
e grigi senza di lui. Il suo cuore era stretto in una morsa dolorosa e tutto ciò
che poteva fare era sperare che il giovane Conte si fosse confidato con la
Reggente delle Streghe di Marsiglia.
Il
taxi sembrava viaggiare lentissimo, ma era l’impazienza di Elijah a farlo
sentire così.
Doveva
trovare Tristan a tutti i costi, non avrebbe avuto pace finché non lo avesse
riavuto davanti a sé.
FINE