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Autore: TushiUndDark    09/07/2009    2 recensioni
Mi è sempre piaciuto immaginare le scappatelle di Tom. Ebbene, ho deciso di mettere il frutto della mia immaginazione su carta. Questa storia si comporrà solo di due capitoli: il punto di vista della ragazza,Jude, ed il punto di vista di Tom. La storia sarà composta esclusivamente da questi due caitoli, per chè per ora non ho intenzione di continuarla. Ma scriverò altre ff di questo tipo, con la stessa struttura in due capitoli. Nel fare questo voglio cercare di passare in rassegna le varie reazioni che le ragazze possono avere con Tom e viceversa. hope you like it
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Tom.

 

La stanza era immensa, luminosa, profumava di legno e tabacco. Camminavo con il naso volto all’insù impegnato com’ero ad ammirare gli scaffali pieni zeppi di chitarre che aspettavano soltanto di essere comprate dal sottoscritto: Gibson, Jackson, Yamaha, Ibanez, Fender! C’erano davvero tutte ed era come se mi chiamassero. Si, chiamavano il mio nome, quando una Gibson rosso fuoco volò dallo scaffale più alto, fluttuando nell’aria come sospesa ad un filo invisibile, galleggiando verso di me. Tesi le braccia pronto ad accoglierla, eccola! era quasi mia, quando cominciai inesorabilmente ad arretrate; la stanza si restringeva vorticando, allontanandosi, portandosi via la mia Gibson ed io non potevo muovere le gambe, non potevo rincorrerla! Schiusi le labbra con l’intenzione di urlare, di gridarle di tornare indietro, ma mi accorsi di non riuscire ad articolare nessuna parola. Mi sentivo come Neo quando l’agente Smith gli cancella la bocca.

Che pensiero idiota!

Ad un tratto: la luce. Un piccolo puntino luminoso sullo sfondo nero che la stanza aveva lasciato dietro di se scomparendo; puntino che si allargava sempre più, sempre più grande, che diventava enorme, che mi inghiottiva, che mi accecava.

BZZZZZZBZZZZZZZBZZZZZZ

Un mugugno di dissenso uscì  dalle mie labbra prima che potessi reprimerlo, un rantolo per quella luce che mi aveva investito senza preavviso. Aprii un occhio, richiudendolo all’istante.

Era un sogno!

Constatai riprendendo coscienza del mio corpo, ma ancora incapace di muovere un muscolo.

Ok Tom, fai mente locale: Sono di sicuro in una stanza d’albergo, il che implica la presenza di una ragazza, il binomio è inscindibile. Ho un mal di testa da far vomitare il che mi suggerisce che ieri mi sono preso una bella sbronza.

Fortunatamente, sarà perché oramai erano anni che bevevo come una spugna, sarà perché, proprio quella sera, non avevo superato il limite come mio solito, ma in una manciata di minuti riuscii a ripercorrere con la mente tutta la serata, annessi e connessi compresi.

***

 

Io e Georg avevamo deciso di prenderci una serata libera, lontani dalle noiosissime “olimpiadi dello scarabeo”, per di più in inglese che mettevano su Bill e Gustav una sera si e una no con la scusante di voler prendere più dimestichezza con la lingua. Non me ne fregava un cazzo: il mio inglese faceva schifo e mi andava bene così.

Decidemmo di lasciare le auto a casa: una BMW Cabrio Serie tre e un’Audi R8 avrebbero dato sicuramente troppo nell’occhio. Percorremmo a piedi mezza Amburgo per poi infilarci in un bar di periferia, pieno di fumo, ma non troppo affollato. Ci sedemmo sugli sgabelli grigi e appoggiai stancamente i gomiti sul bancone, quando una risata vicina mi fece voltare.

Era una risata bella, cristallina,come quella di Bill; di quelle che quando la senti non puoi fare a meno di sorridere, proprio come feci io, trovandomi faccia a faccia con una ragazza dai capelli biondo cenere. Era alta, nonostante portasse degli stivali con il tacco molto basso riusciva a guardarmi dritto negli occhi, aveva un vestitino nero, tanto semplice quanto  stupendo, era slanciata ed abbronzata: si vedeva lontano un miglio che non era tedesca; forse italiana, o americana, magari della California o giù di li. Aveva gli occhi lucidi, doveva già aver buttato giù qualche bicchiere, il che poteva soltanto facilitarmi le cose. “Prendi qualcosa dolcezza?”.

Si era così che le avevo detto e lei mi aveva risposto “Sorry, i don’t speak detusch very well!”.

 Ecco, tutte le maledizioni che Bill e Gustav mi avevano lanciato per aver snobbato la loro “lezione d’inglese alternativa” avevano fatto centro e si stavano abbattendo su di me in quel momento: volevo farmi una ragazza, inglese, che non capiva una mazza di quello che andavo blaterando.

Era cominciata così tra un bicchiere di Moijto ed una sua risata a causa del mio pessimo, inascoltabile, orribile e rivoltante inglese. E poi, non so neanche come, mi sono ritrovato a parlare con lei, senza nemmeno chiedermi come facessimo a capirci, fatto sta che mi sentivo come se la conoscessi da una vita. Uscimmo dal bar, io, lei, Georg e un’altra americana, mi pare si chiamasse Fay, o comunque una roba del genere.

Ci sedemmo sul marciapiede freddo e lei non smetteva di ridere, di ridere per niente. Doveva averne mandati giù un bel po’ di bicchieri per ridursi in quello stato.

Mi alzai, incerto sulle gambe ma ancora abbastanza lucido da darmi del cretino per quello che stavo per fare.

“Ma tu hai capito chi sono io vero?” balbettai facendo uno sforzo disumano per trovare l’accordo tra soggetto ed oggetto in quella lingua che non avrei mai fatto mia del tutto. Lei scosse la testa, continuando a sorridere, con quella dentatura perfetta e quelle labbra rosse, anch’esse perfette. Quando le dissi chi ero, il chitarrista della band più in voga del momento, Georg per poco non si versò tutta la birra sui pantaloni mentre, lei mi guardava scuotendo la testa. Non mi credeva! Mi afferrò per la maglietta tirandomi giù, di nuovo sul marciapiede, di nuovo a fissare i suoi occhi castani, banalissimi occhi castani nei quali, tuttavia mi persi.

“Tokio Hotel or not…” disse per poi baciarmi con una foga che non pensavo potesse uscire da un corpo così esile. E poi…

***

 

Un tonfo mi distolse dai miei pensieri. Mi girai su un fianco e , tirandomi su a sedere, il lenzuolo mi scivolò di dosso. Strizzai gli occhi una decina di volte, ogni volta mille aghi infuocati si infilzavano attraverso le palpebre chiuse.

Dio e come bruciano!

I rasta scompigliati mi ricadevano disordinatamente sulle spalle, li odiavo quando erano così in disordine: mi sfilai il largo elastico che portavo al polso e li legai in una coda. Una volta dissipato quel velo opaco che mi copriva gli occhi, potei finalmente mettere a fuoco la figura che giaceva supina accanto a me. Dormiva ancora.

Presi, con una delicatezza che mi sconcertò, il lenzuolo che la copriva per metà e, lentamente lo feci scivolare sulla sua pelle abbronzata.

Cazzo se è bella.

Lasciai vagare i miei occhi su di lei, avidi e brucianti, partendo dalle spalle seguendo la linea perfetta della schiena, arrivando fino alla curvatura del bacino che mi ritrovai a fissare imbambolato, come se non avessi mai visto una cosa del genere.

Merda Tom è un culo! Uno stupido, normalissimo culo!

Ma dal sorriso che mi si era aperto sul volto, quel pensiero non era niente se non una grande, gigantesca e stratosferica boiata.

Con uno sforzo disumano riuscii ad andare avanti fino alle gambe, per poi tornare su, a fissare il suo viso ancora beatamente addormentato. Mi costrinsi a toglierle gli occhi di dosso, mentre fu del tutto inutile il mio patetico tentativo di cancellarmi quella smorfia di soddisfazione dalla faccia. Infilai i boxer neri ed alzai la cornetta del telefono dell’albergo: avevo una fame da lupi.

 “Si?” la voce del ragazzo della reception mi fece ritornare con i piedi sulla Terra.

“Si salve, sono il signor Kaulitz, vorrei ordinare la colazione in camera” sussurrai per evitare di svegliarla. Ma cosa diavolo stavo combinando? Io,Tom Kaulitz sussurro per telefono per paura che la ragazza della “botta e via” si svegli? Ma stiamo scherzando! Dovevo riprendere il controllo, ma il ricordo di quella sera, non il sesso, ma le risate e la sintonia che subito si era creata tra di noi mi spiazzava totalmente.

“Una, Signor Kaulitz?” rispose la voce dall’altro capo come se fosse una cosa ovvia,scontata, anche loro mi conoscevano, anche loro sapevano come funzionavano le cose,ma senza dare al mio cervello il tempo di fermarmi risposi, inaspettatamente “Nein, facciamo due” guardandola di nuovo, bella e addormentata; e senza aspettare la risposta proveniente dall’altro capo riagganciai, colto dall’improvvisa consapevolezza del fatto che ricordavo tutto di quella sera, tutto, tranne il suo nome.

Su dai, fa uno sforzo! Non puoi ordinare la colazione per due senza sapere nemmeno il nome di colei che ti ha fatto fare sta grande cazzata.

Nessuno, nessuno prima d’ora era rimasto con me più di una notte. Di solito le ragazze preferivano andarsene prima che mi svegliassi, in caso contrario ero io a sbatterle fuori appena aprivo gli occhi. Ero fatto così. Prendevo ciò che volevo, senza troppi complimenti e poi tanti saluti. Non legavo con nessuna da anni, ma in fondo era anche giusto così no? Dopotutto ero o non ero una star? E le star fanno quello che vogliono, senza soffrire, senza correre il rischio di rimanerci di merda. E allora perché sentivo che sapere il suo nome era l’unica cosa che contasse in quel momento?

Afferrai il cellulare abbandonato sul comodino, feci scorrere le dita velocemente sulla tastiera, il numero lo conoscevo a memoria oramai.

“Tom?” la voce impastata di sonno di Georg sembrava lontanissima, oltre che incredula.

“Georg!” chiamai, stavolta senza curarmi che il tono di voce potesse svegliarla “si, ciao bello! Senti mi serve un favore” cominciai ricevendo in risposta nient’altro che uno strano verso. Sorvolai.

“Mi serve il nome della ragazza di ieri…” sputai tutto d’un fiato aspettando trepidante la risposta di Georg. Ci mise un po’ per capire di che diavolo stessi parlando.

“Ma chi, quella del Mojito?” chiese incredulo. “Si quella del Mojito bravo!” esultai silenziosamente, sentendomi terribilmente stupido, fortunatamente Georg non poteva vedermi.

“Tom non mi ricordo, ma che cazzo vai cercando a quest’ora! Lasciami in pace, appena mi viene in mente ti chiamo ok?” il cuore mi scese giù nello stomaco, toccandone il fondo provocando un rumore sordo e metallico. NO, doveva ricordarselo ORA.

 “Cazzo Georg fa uno sforzo!” gridai impaziente.

“Scusa Tom, forse sarò io che ancora devo svegliarmi del tutto, ma mi è sembrato di capire che tu voglia sapere il nome di quella che ti sei scopato stasera! È assurdo no?”rise Georg. Era assurdo davvero, ma non potevo farci niente, volevo saperlo ed era inutile stare li ad arrovellarmi in cervello alla ricerca del motivo, anche perché di certo non avrei trovato una risposta plausibile a quella voglia così irrazionale e così insolita per uno come me. Già, uno come me…

 “Perché vuoi sapere il suo nome?” chiese serio,aveva intuito qualcosa e lo sapevo, ma avevo sperato davvero che non mi chiedesse spiegazioni, anche perché non ero in grado di fornirgliele. Potevo sentirlo mentre si muoveva tra le lenzuola. “Senti Georg, ‘sta qui è diversa, cavolo la faccio restare a colazione, ho già ordinato per due, se non vuoi farmi fare la figura del coglione, e so che non vuoi, cerca di ricordarti quel cazzo di nome!”.

“Merda! Tom, come diversa? Che cazzo vuol dire < questa qua è diversa!>!? Solo perché è bella da far schifo? O forse… dai Tom non dirmi che tu, il ragazzo in perenne tempesta ormonale…” lo bloccai prima che potesse dire una sola parola di più al riguardo. “Lascia stare non so il perché e non sono fatti tuoi, però cazzo sembra una modella!” cercai di rimediare.

Non posso ammetterlo, nemmeno a Georg, forse non sono pronto ad ammetterlo nemmeno a me stesso, ma cavolo non mi succedeva da anni una cosa del genere! Io stavo parlando con una ragazza, e lo facevo con cognizione di causa, lo facevo perché volevo parlare con lei, e non perché volevo soltanto scoparmela.

Ok amico, ho capito l’antifona, fammici pensare un secondo d’accordo! Vediamo…Jane..no…July..nemmeno…Jude…” eccolo! Come un fulmine a ciel sereno quel nome era schizzato nel mio cervello rimbalzando di qua e dilà illuminandolo tutto ad un tratto.

“ Jude,ecco! Sei grande amico, ci vediamo dopo!” esultai euforico.

“Sisi certo” sbiascicò Georg prima di chiudere la comunicazione.

Scaraventai di nuovo il cellulare sul comodino.

Jude.                                                                                  I'd never dreamed that I'd need somebody like you

Mi alzai dal letto con il cuore un pochino più leggero.

Jude.                                                                    And I'd never dreamed that I'd need somebody like you

Percorsi il corridoio che portava al bagno in tre secondi netti.

Jude.                                                                                                                            No, I wanna fall in love

Entrai sbattendo la porta.

Jude                                                                                               this world is only gonna break your heart

Mi fiondai sotto l’acqua bollente della doccia cercando di capire perché i miei pensieri fossero composti da una sola, monotona e fastidiosamente insistente parola.

Jude.                                                                                                           No, I wanna fall in love..with you

Era una sensazione strana. Faceva quasi paura, tanto che mi faceva star bene. Sublime, l’avrebbe definita qualcuno. Però! Era un bellissimo nome, aveva una musicalità tutta sua, dolce e melodioso, si, quel nome era dolce e melodioso.

E tu stai andando in cortocircuito!

Risi sotto la doccia, con l’acqua che mi scorreva tra i rasta, finendomi sulle spalle. Risi perché mi  andava; risi perché mi sentivo strano; risi perché avevo paura di quello che stavo facendo; risi perché in fondo mi andava bene così; risi perché, una volta uscito dalla doccia l’avrei trovata ancora lì, perfetta ed immobile. E allora l’avrei svegliata, e lei avrebbe capito che non solo ero il vero Tom Kaulitz, ma che avevo una voglia fottuta di star li con lei a parlare.

Uscii dalla doccia e mi legai un asciugamano alla vita, mentre con un’altra mi tamponai i rasta che continuarono però imperterriti a gocciolare.

Ma fanculo pure voi!

Gocciolando, mi richiusi la porta del bagno alle spalle, ripercorsi il piccolo corridoio e mi affacciai nella camera da letto.

Nel momento esatto in cui i miei occhi vagarono per la stanza, mi resi conto che c’era qualcosa che non andava.

What a wicked game to play, to make me feel this way

Qualcosa di diverso.

What a wicked thing to do, to let me dream of you

Qualcosa che mancava.

What a wicked thing to say, you never felt this way

Immediatamente mi girai verso il letto, pregando mentalmente che non fosse accaduto ciò che invece pensavo fosse successo.

What a wicked thing you do, to make me dream of you

E lei non c’era più.

This world is only gonna break your heart!

No, non poteva essere vero. Boccheggiavo. Il respiro mi mancava, non era possibile che fosse andata via. Non poteva finire così! Non adesso che mi aveva incasinato il cervello con i suoi occhi, con le sue parole, con il suo nome.

Non avevo messo in conto una reazione del genere. Mi aspettava di trovarla lì. Ancora addormentata, proprio come l’avevo lasciata. Mi sentivo vuoto, impotente dinanzi all’inevitabilità di ciò che stava accadendo. Non avevo mai pensato di trovarmi in quello stato. Mi sentivo usato.

Forse è questo che tutte provano, forse è così che si sentono, loro.

E per un attimo mi feci schifo da solo. Per un attimo avrei volentieri preso a sberle Tom Kaulitz.  Per un attimo desiderai essere qualcun altro. Qualcuno per cui lei sarebbe restata. Potevo correre, potevo riacciuffarla, dirle che non poteva farlo, che non poteva lasciarmi così, come un qualunque idiota da una scopata e via.

Perché io non sono quello!

Non lo sono, non lo sono, non lo sono.

Continuavo a ripetermelo, incessantemente, cercando di convincermene mentre ero ancora aggrappato alla porta come se fosse stata l’unica cosa in grado di mantenermi a galla, a galla in quel mare di sensazioni nel quale stavo inesorabilmente sprofondando. Annaspando per risalire.

Ecco! Ecco cosa succede!

Mi davo dello stupido, mi sentivo uno stupido…ero stato uno stupido, ed ora ne pagavo le conseguenze.

Afferrai il cellulare e pigiai il tasto dell’ultima chiamata effettuata.

“Tom?” ora Georg era sveglio, lo si sentiva dalla voce: ferma ed impostata come sempre.

“Puoi venirmi a prendere?” e senza aspettare la risposta buttai giù.

Al diavolo! Al diavolo Jude, al diavolo Jude e i suoi occhi, al diavolo Jude ed i suoi capelli, al diavolo Jude e la sua voce, al diavolo!

Mi afferrai la testa tra le mani, con l’infantile pretesa di scacciare la sua immagine dalla mia mente. Volevo estirparla, come andrebbe fatto con un tumore maligno, con un fungo velenoso. Avrei voluto non averla mai incontrata, avrei voluto tornare indietro e farmi quella stramaledetta partita a scarabeo, perché da quel momento avrei cercato l’ombra del suo volto in ogni ragazza. Avrei cercato qualcosa di lei, qualcosa che non avrei mai più trovato. Avrei cercato quegli occhi in mille volti diversi, senza mai più ritrovarli.

 

Nobody loves no one

 

FINE

 

Eccomi ^^ finalmente ho postato anche quest’ultimo capitolo!

Grazie a tutte per le recensioni, siete state davvero carinissime! Mi fa piacere che molte di voi abbiate espresso il vostro apprezzamento soprattutto nei confronti di Jude, e non solo attraverso le recensioni, e questo mi fa piacere.

 Ho in cantiere un’altra FF, più lunga stavolta XD, che vede sempre come figura centrale Jude, anche se avrà a che fare con tutti e 4 i TH, e in una situazione molto diversa. Spero di postarla presto, appena finisco gli esami!

Quindi, il mio ringraziamento particolare va a:

-niky94

-Tiky

Poi, per gossipkiss , _Pulse_ , Black_DownTH:

Come ho già detto nell’introduzione, non ho intenzione di continuare questa FF, mi piace pensarla così, con lei che se ne va e Tom che si crogiola nel dolore, finalmente consapevole di quello che provano le sue ragazze da “una botta e via”. Anche se devo dire che per un momento, ho pensato di farlo, di continuarla; ma per ora lascio perdere, chissà! Grazie mille per le vostre recensioni! Mi avete fatto davvero piacere!

Ah! Quasi dimenticavo!

 _Pulse_ , spero che con questo capitolo si capisca perché Tom pensa che Jude sia diversa dalle altre, non mi sembrava giusto svelare tutto nel capitolo precedente, dato che dal suo punto di vista. Jude, non poteva cerco capire una cosa del genere.

Ecco, ora è davvero tutto!

 

Vi lascio un abbraccio ed un altro grazie, a presto!

Vostra,

P.S.: la canzone è Wicked Game H.I.M

  
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