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Autore: fiore_di_cartapesta    11/08/2018    1 recensioni
Dal testo:
“È bello” abbassò il tono di voce ritrovando lo stesso sussurro di prima. Il riso ancora gli illuminava il volto.
Della furia omicida sembrava non esservi più alcuna traccia.
“Bello?” ripeté interrogativa lei. All’istante divenne consapevole del silenzio tanto decantato dal mago.
Un silenzio quasi innaturale dopo l’esplosione di suoni che aveva seguitato il fischio di inizio della partita.
Si erano allontanati inconsapevoli di quanta strada stessero percorrendo.
Nonostante il freddo, nonostante tutto, lei lo aveva condotto lontano, un po’ troppo lontano, dalla civiltà. Erano soli.
Rabbrividì un po’ per il freddo e un po’ per la promessa che quella solitudine portava con sé.
Da sola, con Fred Weasley.
Si era immaginata innumerevoli volte in una situazione analoga, altrettante innumerevoli volte si era maledetta.
Fred Weasley, malandrino rinomato, immaturo e dispettoso, fratello maggiore di ben due dei tre suoi migliore amici, era off-limits.
“È bello” riprese per l’ennesima volta “il silenzio, se sei tu a popolarlo”.
Abbassò di nuovo lo sguardo sulla mano di lei, non l’aveva mossa dal suo braccio nonostante quel gesto diventasse ogni instante più intimo.
Lei si sentiva magneticamente attratta dal tocco di lui, incapace di interrompere il contatto.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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1. Proprio come le eclissi

Il mattino ha l’oro in bocca, si disse speranzosa Hermione trascinandosi pesantemente fuori dal letto attingendo a piene mani un enorme quantitativo della propria riserva di forza di volontà.
 
Oro e rosso, continuò fra sè e sé, ricordando soltanto una volta aver messo piede nella sala comune di Grifondoro che, quella mattina – la prima mattina libera della settimana in cui aveva scelto di rimandare compiti e doveri di Prefetto a favore dell’ES – proprio quella mattina, il loro Leone e il Serpente verde-argento della Casa di Salazar si sarebbero affrontati in volo a colpi di bolidi e pluffe per l’agognata Coppa di Quidditch.
 
La strega non avrebbe trovato angolo di Hogwarts – nemmeno in biblioteca – che fosse privo dell’entusiasmo e della aspettativa che animava quella stanza già dalle prime luci del mattino.
 
L’emozione della propria Casa, così come quella delle altre tre, era palpabile al punto da sembrare solida, ma quella stessa trepidazione non coinvolgeva il Prefetto che, – alquanto scocciata – altro non voleva, che riuscire ad iniziare e – oltre ogni previsione – finire l’imponente mole di compiti assegnati loro dagli insegnanti del V anno per il lunedì successivo distante ormai solo due giorni.
 
Sbuffò rassegnata dinanzi all’evidenza che libri e pergamene, incantesimi e pozioni avrebbero dovuto aspettare qualche altra ora e si diresse, di pessimo umore, in direzione della Sala Comune oltre il ritratto della Signora Grassa.
 
Quella giornata di novembre si prospettava piuttosto fredda e la giovane strega si mosse in fretta giù per le scale e lungo i corridoi del castello avvolta nel morbido cardigan di lana trovato e preso in prestito – rubato – poco prima dalla sua poltrona preferita nella Sala Comune. Non si sarebbe mai immaginata capace di una simile azione, ma le temperature stavano rapidamente scendendo e, si disse, chiunque avesse dimenticato un indumento così caldo in giro sicuramente non ne aveva bisogno. Non più di lei, almeno. Avrebbe giurato di essere stata bersaglio di un incantesimo congelante perché, prima del cardigan, nulla era riuscita a farla sentire al caldo.
 
Etchiù.
 
Tirò su col naso e si incamminò diretta alla Sala Grande, pregustando già la dolcezza di una bevanda calda.
 
Nonostante fosse abituata alla presenza costante di Harry, Ron, Ginny, Neville o altri compagni del corso, i momenti di solitudine apparente, quelli in cui nessuno tra la folla sembrava notarla o intenzionato a parlare con lei, erano i preferiti di Hermione: si ritagliava e ricercava tali occasioni tra gli scaffali silenziosi custoditi da Madama Pince, sugli spalti del campo di Quidditch svuotato dei soliti occupanti, davanti al fuoco della torre di Grifondoro, tra le pagine di un libro.
 
Immersa in quei pensieri, tra uno starnuto e l’altro, la strega si ritrovò all’ingresso della Sala Grande animata da un numero di mattinieri ben più alto del solito che affollava i tavoli.
Stava per entrare quando venne letteralmente rapita da una figura minuta che emerse fulminea dalla sua destra: era Ginny Weasley, proprio la persona che cercava.
 
“Ehi, come mai già in piedi?” chiese alla compagna di dormitorio che non voleva saperne di lasciarla andare.
 
L’altra ragazza, infatti, continuava a trascinarla con noncuranza lontana dall’ingresso e il suo “ehi” si tramutò ben presto da saluto in protesta.
 
“Non mi hai aspett…” stava per continuare l’arringa, ma si interruppe.
 
La propria attenzione venne richiamata da un manipolo di persone vestite di verde e argento che distribuiva spille intonando quello che, da nata babbana qual era, avrebbe definito come coro da stadio.
 
“Ascolta”.
Ginni le lasciò andare il braccio e le indicò lo spettacolo che lei stessa aveva appena avvistato e smise di protestare.
 
Dalla distanza a cui si trovavano loro due, le spille dei Serpeverde erano perfettamente visibili: avevano la forma di una corona al cui interno era inciso a grandi lettere “Weasley è il nostro re”.
 
Il senso di quelle parole avrebbe potuto essere piuttosto forviante considerato che “Weasley” poteva essere riferito sia a Ron, portiere principiante della squadra dei Grifondoro sia al duo gemello Fred-George, temibili fautori di scherzi ed esperti battitori della squadra.
 
Non vi erano dubbi né nella testa di Hermione, né in quella di Ginny sul chi fosse, tra i tre, la reale vittima di quella beffa insulsa. Soprattutto perché, dal punto in cui si erano fermate, non avevano difficoltà a distinguere le parole del canto dei Serpeverde.
 
“Oh no, è un disastro”.
 
“Sono sicura” proseguì Hermione furiosa “che quello che stanno facendo sia contro almeno venti delle regole che Prefetti”, e il suo sguardo saettò da Malfoy a Pansy Parkinson al centro esatto del commercio di spille, “e studenti maggiorenni dovrebbero seguire in questa scuola!”
 
Fece per marciare da sola contro l’intera squadra di Serpeverde quando due braccia forti la catturarono nella loro morsa, sollevandola quasi di peso e riportandola indietro da Ginny.
 
Si accorse solo quando venne riadagiata a terra che, uno a destra e l’altro a sinistra, era trattenuta dai gemelli che non mollarono la presa fino a quando Ginny non glielo impose. “Eddai, voi due”.
 
“Sorellina!” esclamarono entrambi come a salutarla, i loro volti illuminati dalla solita malizia.
 
“Granger” si rivolsero ad Hermione lasciandola finalmente andare, ma chiudendosi comunque dinanzi a lei, spalla a spalla, per impedirle di correre a scatenare lotte alla babbana o peggio andando ad informare Harry e – prospettiva terribilmente funesta – Ron. L’ignoranza di quest’ultimo sull’argomento sarebbe potuta valere la vittoria o la sconfitta della squadra di Grinfondoro.
 
Entrambi, infatti, avevano notato il movimento niente affatto discreto della squadra avversaria alle loro spalle.
 
I loro sguardi si animarono: erano insieme preoccupati, divertiti ed eccitati.
 
Date le differenze di altezza tra i gemelli e il Prefetto, quest’ultima aveva difficoltà a scorgere del tutto i loro visi. Nuovamente libera di muoversi, ma non compiere il proprio dovere di vigilante, la ragazza fece un passo indietro incrociando le braccia al petto indispettita.
 
Guardò torva i nuovi arrivati, scoccando di tanto in tanto sguardi furibondi alle loro spalle.
 
“Ma cosa avete tutti? È una caratteristica di famiglia essere maneschi?”
 
Nessuno dei tre Weasley le lasciò passare liscio quanto aveva affermato e ognuno di loro si premurò di reagire di rimando.
 
“Manesca?” Ripeté stizzita Ginny, che non pensava affatto che un epiteto del genere potesse esserle accostato, dalla propria migliore amica per giunta.
 
“Maneschi?” Ripeté George fingendo un’offesa che non gli apparteneva.
 
“Tutti?” Chiese invece Fred, differenziandosi dal coro delle altre teste rosse e interessato, più che all’insinuazione di violenza gratuita, al possibile sottointeso che quel “tutti” lasciava intendere.
 
“Tutti” i Weasley erano stati sgarbati con lei? Al ragazzo non venne in mente nemmeno di sfuggita che Hermione potesse riferirsi, come di fatto era, a Ginny e pensò, senza riuscire a spiegarsi perché, ad un altro membro della propria famiglia, un membro attualmente oggetto di scherno.
 
Di fronte alla prospettiva che Ron potesse essersela, per qualche ragione, presa con Hermione, il coro dei rivali risultò per Fred improvvisamente più orecchiabile.
Sorrise beffardo rivolto ai propri pensieri, mai dimentico di quando, l’anno prima, aveva più volte scorto Ron comportarsi da stronzo insensibile nei confronti dell’amica perché geloso del giocatore di Quidditch professionista Victor Krum spasimante dell’interessata all’epoca del Torneo TreMaghi.
 
Lo sguardo di Hermione si posò inevitabilmente su chi tra loro aveva stonato dal solito normale comportamento irriverente.
 
Fred, nel frattempo, accortosi del proprio passo falso si premurò di mostrare non curanza. Si era voltato, forse troppo velocemente, verso il gemello che adesso lo scrutava interrogativo.
 
Né George, né Ginny e neppure Hermione comprendevano quale fosse il motivo per cui lui, Fred Weasley il malandrino, si sarebbe dovuto interessare più a quel “tutti” anziché all’offesa e all’affronto del Prefetto-perfetto di Grifondoro.
 
L’interrogativo non perseguitò a lungo George che perse interesse quando il fratello scrollò le spalle voltandosi di nuovo a guardare le ragazze.
Anche l’interesse di Ginny scemò tempestivamente. La ragazza era giunta, ormai da anni, alla conclusione che cercare di comprendere le azioni e le motivazioni dei due fratelli gemelli era una immensa perdita di tempo.
 
Hermione, invece, non si capacitava di come quell’attenzione particolare non le scivolasse di dosso come successo agli altri. Lo shock causato dalla prospettiva che per Fred lei potesse non essere solo una petulante scocciatura, una spina nel fianco e l’amica di suo fratello minore, come i gemelli e Lee Jordan si erano più volte espressi nei suoi confronti, apriva la mente della ragazza verso prospettive che non aveva mai valutato logicamente perché considerate irrazionali e irrealizzabili.
 
Vecchie sensazioni riemersero e la sua capacità di giudizio vacillò.
 
La propria sorpresa si mischiò all’imbarazzo quando i suoi occhi incrociarono quelli del ragazzo.
 
Nello sguardo di lui adesso aleggiava quello che a lei sembrava sorpresa, ammirazione forse, insieme ad un inspiegabile quando evidente sfumatura di soddisfazione.
 
Che lui sapesse dei sentimenti che lei da anni cercava di annegare? Impossibile, si disse. Era riuscita a tenere quel segreto per sé così a lungo che nemmeno Ginny, le pareva, avesse mai sospettato di nulla.
 
Le fu comunque impossibile non arrossire immaginando i motivi di una reazione simile da parte del mago.
 
Cercò di riappropriarsi della fredda logica che solitamente la permeava, tentò almeno di fingere un qualche genere di auto-controllo e raziocinio, ma mai come in quella occasione le proprie capacità vennero meno.
 
Lei, sempre padrona della situazione, si impose almeno di restare calma e riuscì ad ottenerla soltanto allontanandosi di qualche passo dalle due sentinelle – soprattutto da una – di fronte a lei.
 
Con la velocità di una Nimbus archiviò mentalmente l’accaduto sotto la voce “Inspiegabile” e si giustificò ricordando come i gemelli insieme la facevano sentire sempre irrequieta. Tale sentimento era probabilmente scatenato consciamente e, altrettanto spesso, inconsciamente dalla loro tendenza all’infrazione spudorata delle regole, alla corruzione di ignari studenti del primo anno cavie per i Tiri Vispi Weasley, dal commercio illegale praticato all’interno della scuola e alle molestie dirette alla sua persona soltanto perché nuovo Prefetto dell’anno in corso.
 
Ma le attenzioni che le dedicavano i due, talvolta accompagnati da Lee Jordan, non erano mai state del tipo di quelle dimostrate un attimo prima dal solo Fred, sussurrò una vocina meschina dal fondo dei propri pensieri.
 
E perché la tua vista avrebbe dovuto scatenare in Fred una sensazione di soddisfazione? La vocina proseguì nelle proprie insinuazioni.
 
Per non parlare della sorpresa che ancora faceva capolino da quelle iridi marroni lì di fronte.
 
“Dobbiamo impedire a Ron di vedere” sussurrò risoluto George spostando lo sguardo da Ginny ad Hermione alla scena alle sue spalle, “o possiamo sognarci la Coppa”.
 
“Non è in grado di gestire il veleno di quei viscidi” gli fece eco la sorella minore, “serpenti” sibilò infine.
 
Seguì una serie di altre battute che Hermione si perse indagando con il proprio sguardo quello dell’altro gemello, che, distratto, sostava l’attenzione da un membro all’altro del quartetto soffermandosi, di tanto in tanto, sul cardigan di lana della ragazza.
 
La gomitata nelle costole da parte di Ginny sembrò un contro-incantesimo al Petrificus Totalus che metaforicamente aveva colpito Hermione.
 
Lei si riscosse in un lampo lieta che né Fred né George, a parte l’amica, avesse notato l’oggetto della distrazione di lei o il sussulto in seguito al colpo.
 
Etchiù.
 
Il proprio raffreddore reclamava considerazione.
 
“Ho bisogno di bere qualcosa” disse “qui fa troppo freddo”.
 
“Abbiamo notato il cardigan” Fred sorrise sghembo tirando un lato della manica della ragazza.
 
L’atteggiamento beffardo del gemello fece dissolvere qualunque fantasma di pensiero si aggirasse ancora nella testa di lei e annunciò come tutto e tutti fossero tornati a comportarsi normalmente, senza stranezze e incoerenze.
 
Di fronte a quella prospettiva le fu facile ignorare la sensazione che scariche di corrente elettrica le corressero lungo il braccio a partire dal punto in cui l’altro l’aveva toccata.
 
Lei sbuffò e si ritrasse apparentemente irritata da quel tocco.
 
Una nuvoletta di condensa le sfuggì dalle labbra. “Mi occupo io di Ron”.
 
“Non ti stanca dover essere la sua baby-sitter, Granger?” attaccò George, completando il sorriso beffardo del fratello.
“Mi occupo io di Ron” le fece eco con una vocina acuta nel misero tentativo di imitare la sua.
 
Passò in mezzo al muro di gemelli spintonandoli per superarli e fu oltre. Abbandonò l’amica che, niente affatto risentita, la guardò allontanarsi piena di apprensione.
 
Si diresse indispettita e a grandi passi verso la porta che continuavano ad impedirle di attraversare e fu nella Sala Grande.
 
Qualche sorso di succo di zucca caldo le avrebbero concesso la pace e la lucidità necessarie per affrontare il resto della giornata nella consapevolezza che Ron non sarebbe stato in grado di fronteggiare lo stress dell’imminente partita.
 
Grazie a chi ha aperto la mia storia ed è giunto fin qui.

Questo che avete terminato di leggere è il primo capitolo di una serie di racconti a tema "Fremione".
Il racconto si inserisce nel Capitolo 19 del V° libro della Rowling, nel momento della partita di Quidditch a seguito della quale Harry, George e Fred vengono espulsi dalla squadra per ordine di D. Umbridge "Inquisitore Supremo" di Hogwarts.

Aspetto i vostri commenti e le vostre critiche, non si finisce mai di crescere e migliorare! A presto.
   
 
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