Note: alla fine, ho davvero dimenticato queste storie. Spero che a qualcuno possano interessare comunque.
Senza chiudere gli occhi
Le labbra di Jessamine sono
morbide. Sono buone – meno
zuccherate di quanto Will le immaginava, per chissà quale
motivo avrebbe detto
che Jessie avrebbe avuto il sapore del miele e del limone.
Ha le mani piccole e le dita
sottilissime, le sente
poggiarsi sulle sue spalle, oltre il tessuto della camicia. Sono mani
perfette,
dal polso sottile alle dita affusolate, ma Will sa che
c’è un callo identico al
suo, sul suo pollice, che ne rovina la delicata eleganza. Sono mani da
signora
che usa una spada.
Will ha gli occhi aperti e
può vederla, tutte onde dorate e
ciglia e uno spruzzo di lentiggini che non aveva mai visto sotto il
velo di
cipria. Tiene gli occhi aperti tutto il tempo, quando Jessie entra
nella stanza
dietro di lui e chiude la porta alle sue spalle (li sgrana un
po’), quando gli
si avvicina e le sue mani piccole e bellissime si stringono intorno
alle sue,
per sfilargli il coltello dalle mani (li assottiglia, spicchi sottili
di
azzurro e rabbia), quando si avvicina troppo e poi quando incontra le
sue
labbra (sono solo labbra, sorprendentemente, solo labbra e niente di
più). Ha
gli occhi aperti e vede Jessie, che ha un reticolo di vene leggere
sulle
palpebre chiuse e l’espressione di completo abbandono. Will
è stregato, non
reagisce, sta fermo immobile con gli occhi aperti.
La prima a staccarsi
è Jessamine. Ha gli occhi aperti ed è
di nuovo separata da lui – lui che non si è ancora
mosso. Lo guarda per un po’,
traballante nelle scarpette, con un’espressione che Will non
è sicuro di saper
decifrare, forse tristezza – ma non è lui quello
che sa comprendere le persone.
«Sono una
signora» gli ricorda con tono altezzoso. La sua
voce è la stessa del solito, Will non sa perché
se ne sorprende. «Questo è
quello che fanno le signore.»
Will inarca debolmente un
sopracciglio. «Richiudersi in
stanze oscure con cattivi ragazzi?»
«No. Prendere quello
che vogliono senza togliersi i guanti»
un sorrisetto saputo le si dipinge sulle labbra a cuore –
Will conosce il
sapore segreto di quelle labbra. «Sei abbastanza bello, Will
Herondale, ma non
sei abbastanza».
Jessie sparisce oltre la soglia
della stanza con un danzare
elegante della gonna color indaco, neanche minimamente scomposta. Will
espira
il suo sollievo, scioglie le spalle. È abbandonato contro il
muro, in un
attimo, uno spiraglio di luce a ricordargli che ora la porta
è aperta e
Jessamine non è più con lui – il
pensiero non è miele e non è limone, è
solo un
pensiero.
È, indubbiamente,
felice di non essere abbastanza. Lei vuole
disperatamente amare qualcuno e lui vuole disperatamente non essere
amato. Va
bene così.
Qualche settimana, forse
qualche mese dopo, mentre si allena
con un Cartwright particolarmente antipatico che si vanta delle sue
prodezze
amorose con Jessamine Lovelace, Will sa che sta mentendo (un sorriso
che si
riflette negli occhi feroci, individua una falla nella sua difesa) e
che il
primo bacio di Jessamine Lovelace – Jessie
-
è stato e sarà sempre solo suo. Questo non glielo
potrà mai togliere
nessuno. È abbastanza.