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Autore: Lhea    10/07/2009    2 recensioni
ATTENZIONE: POSTATA "SORPRESA"
Los Angeles: nella città più grande della California, dalle spiagge assolate e l’odore del mare nell’aria, la vita della gente trascorre tranquilla tra gli alti e i bassi di tutti i giorni. Per tutti, tranne che per lei.
Irina, 20 anni, pilota prodigio invischiata in qualcosa di molto più grosso di lei, i cui soprannomi sono tanti quante le maschere che porta, vive cercando disperatamente di riguadagnare la libertà che le è stata rubata. Perché lei non è una ragazza qualunque, nonostante cerchi di esserlo. Lei è Fenice, l’unica donna ad essere arrivata così in alto nella Lista Nera, l’elenco dei più famosi piloti clandestini dello Stato. L’unica a essere entrata nelle grazie del capo, lo Scorpione…
E mentre la sregolata vita della criminalità si svolge senza intrusioni di alcun genere, Alexander Went si prepara a entrare in azione per portare a termine la missione più importante che gli sia stata affidata: arrestare lo Scorpione e smontare tutta la sua organizzazione.
Tra auto truccate, notti brave e affari di droga, Alexander capirà che certe volte le cose non si fanno per piacere, ma per necessità. E che ci sono cose che non vanno toccate. Una di quelle cose è proprio Irina… L’unica che potrà mandare in fumo i suoi piani, e l’unica cosa a cui lui terrà veramente…
RIPOSTATO CAP. VI e VII
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo VIII

Capitolo VIII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 23.00 – Dalton Beach

 

Irina attese che Xander si mettesse in posizione sulla linea di partenza, prima di gettare uno sguardo verso di lui. Hiro Kawashima, alias il Dragone, fermò la sua Honda RX7 argentata di fianco alla BMW M3, entrambi i motori accesi.

 

La ragazza soffermò il suo sguardo su Xander, sicura che nessuno la stesse guardando. Non sembrava nervoso, ma non degnò il Dragone nemmeno di un’occhiata. Rimase perfettamente impassibile, il braccio appoggiato al volante della M3, gli occhi puntati davanti a sé, sulla strada. Solo una volta lo vide guardare con la coda dell’occhio dalla sua parte.

 

William girava tra le auto, parlando con i vari piloti. C’era molta gente in giro, perché la fama di Xander sembrava aver raggiunto molte persone. Era il primo a essere autorizzato a correre contro un pilota della Black List senza aver battuto quelli prima di lui: non era mai successo, e la cosa era degna di una certa curiosità.

 

Irina, a braccia incrociate a bordo strada, fece qualche passo per avvicinarsi alle due auto, in modo da riuscire a sentire quello che William diceva a Xander.

 

<< …Allora Alexander, con questa gara vedremo quanto sei dotato. Se vinci entri nella cerchia giusta. Non deludermi >>.

 

Xander sorrise. << Nessun problema. Ci vediamo all’arrivo >>

 

Lo Scorpione diede una pacca sul tetto di vetro della BMW e si allontanò, poi fece un cenno a Irina, indicandole le due auto in attesa.

 

<< Da’ il via tu, stasera >> ordinò.

 

Annuendo, Irina raggiunse il centro della strada, guardando a terra. Sì, a William Xander piaceva. Evidentemente non lo riteneva ancora abbastanza pericoloso, perché altrimenti avrebbe certamente cercato di sbarazzarsi di lui. A dir la verità, però, non c’era ancora stato nessuno in grado di preoccuparlo seriamente, e non sapeva come si sarebbe comportato, in un caso del genere.

 

Si piazzò in mezzo alle due auto, guardando entrambi i piloti: Hiro, il giapponese venuto da Tokio, i capelli tirati in alto da una cresta scurissima, le fece un cenno di saluto con la mano, confermandole che era pronto; Xander, ancora molto simile a una statua di pietra, rimase zitto, ma l’ultima occhiata che le gettò le apparve strana. Era arrabbiato?

 

Senza dire niente, lo guardò un’ultima volta, poi si preparò per dare il via. “Avanti, Xander, so che puoi farcela”, pensò, più che altro per tranquillizzare se stessa.

 

Alzò il braccio, contando con le dita: 5… 4… 3… 2… 1…

 

La BMW e la RX7 partirono a razzo con uno scatto impressionante, lasciandosi dietro una scia di fumo e strisce nere sull’asfalto. Sparirono dietro l’angolo in un attimo, ma il rumore dei motori arrivava ancora fino a loro, nitido nella notte.

 

Irina si voltò per tornare sul marciapiede, quando vide, dall’altra parte della strada, Vera Gonzalez: dove essere venuta a seguire la gara. Le rivolse un’occhiata di fuoco, mischiata alla folla che stava da quella parte. Cercando di ignorarla, Irina tornò vicino a William, in silenzio.

 

<< Secondo te chi vincerà? >> domandò lo Scorpione, accendendo una sigaretta.

 

<< Non lo so. Non lo conosco abbastanza >> rispose lei. Davanti alla sua stringata risposta, William le gettò una strana occhiata, poi inspirò una boccata di fumo.

 

<< Io credo che vincerà il nuovo arrivato >> disse William, apparentemente disinteressato.

 

Irina tacque. Stava tenendo d’occhio Vera, dall’altra parte della strada, che continuava a fissarla in cagnesco. Se aveva voglia di litigare, non era serata.

 

Un una cinquantina di metri da loro, Hanck stava seduto sulla sua Audi A3, lavorando a un pc portatile. William si staccò dalla staccionata di legno e lo raggiunse, scambiandosi un paio di parole.

 

Vera decise che era il momento di attaccare, così attraversò la strada e con aria noncurante si appoggiò a cancello.

 

<< Ciao puttanella >> disse, senza guardarla.

 

Cercando di mantenere la calma, Irina rimase in completo silenzio, fissando la spiaggia buia oltre la staccionata. Sapeva che Vera era il membro della Lista che molto probabilmente la odiava di più, e il fatto che l’avesse battuta non gli era mai andato a genio. Si era sempre vantata di essere l’unica donna della Lista, e poi era arrivata una ragazzina molto più forte di lei.

 

<< Come mai da queste parti? >> chiese la spagnola, ora guardandola con aria strafottente.

 

<< Sto cercando di seguire la gara… >> borbottò Irina.

 

Vera fece una smorfia. << Sono curiosa di sapere se stai già progettando di finire nel letto di Alexander >> disse la ragazza.

 

Irina le gettò un’occhiata, divertita. Trovò la situazione ridicola: a Vera molto probabilmente piaceva Xander… Riteneva avesse puntato gli occhi su di lui?

 

<< Oh, non preoccuparti >> ribatté, con un mezzo sorriso << Non ti toglierò questo privilegio. Ma se devo essere sincera, non credo che una stronza come te possa piacere a uno come lui >>.

 

La gente che stava lì intorno iniziò girarsi, e la maggior parte sorrise nel vedere che si trattava di loro due. La loro inimicizia era proverbiale. Anche William si voltò e sulla sua faccia si dipinse un ghigno: probabilmente pensava stessero parlando di lui.

 

Vera la guardò furiosa, poi disse: << Meglio stronza che troia >>.

 

Irina voltò la testa e la guardò in faccia. Non era un’attacca brighe, ma la cosa iniziava a darle sui nervi. E gli insulti gratuiti erano una di quelle cose che sopportava poco.

 

<< Senti, dimmi chiaramente cosa vuoi, e facciamola finita >> sibilò. << Da quando sono qui non hai fatto altro che provocarmi… Cosa vuoi che faccia? >>

 

Vera sorrise. << Voglio che tu te ne vada >> disse, << Sei arrivata dove sei ora perché ti sei fatta scopare da tutti i membri della Black List… Levati dai coglioni una volta per tutte, e smettila di fare la principessina di William >>.

 

Irina si spostò dal muretto e la guardò, squadrandola da capo a piedi. << Non ho intenzione di farlo >> disse, gelida.

 

Qualcuno rise lì intorno. William si voltò di nuovo a guardare cosa facevano, poi tornò a parlare con Hanck. Davano sempre spettacolo, ma questa volta Irina era decisa a chiudere quella storia che durava ormai da troppo tempo. Sapeva che Vera invidiava tutto di lei, dalla sua macchina alla sua reputazione, e che insultarla era l’unico modo che aveva per sentirsi più forte.

 

Sentì il rumore di un’auto che si avvicinava al traguardo, ma non la guardò. Fissò la spagnola, e disse, secca: << Se è il mio posto che vuoi, Vera, hai solo da prendertelo >>

 

<< Stai tranquilla che lo me lo prendo, ragazzina >> ribatté Vera, facendo un passo verso di lei, alzando un pugno.

 

Irina si voltò verso il traguardo, per notare con sollievo che Xander aveva vinto. Stava tranquillamente parlando con William, mentre Hiro era fermo a bordo strada, zitto.

 

<< Ehi! >> gridò qualcuno.

 

Irina si voltò di scatto, e vide Vera trattenuta da due ragazzi. Evidentemente aveva aspettato che si girasse per prenderla alle spalle. La guardò scettica, e disse: << Lo sai che non è bello per una ragazza fare a botte? >>.

 

Sapeva che con il suo comportamento la stava facendo imbestialire, ma all’improvviso quella divenne la sua intenzione. Per chiudere la storia doveva sfidarla di nuovo, e doveva essere lei a chiederlo. E per farlo, doveva farla incazzare.

 

<< Vaffanculo, troia >> gridò Vera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A qualche metro di distanza, Xander si girò a guardare cosa stava accadendo vicino alla spiaggia, e rimase di sasso vendendo Irina rimanere in silenzio davanti all’eclatante insulto che la ragazza spagnola le aveva appena gridato.

 

Anche William stava guardando, e sembrava profondamente divertito. E non era l’unico. Ormai tutta la strada seguiva la scena con un misto di risa e timore. Nessuno aveva intenzione di intervenire, tranne i due che tenevano ferma la spagnola, che molto probabilmente se non fosse stato per loro sarebbe saltata addosso ad Irina.

 

<< Adesso scoprirai perché non è saggio far arrabbiare Fenice >> gli spiegò William, guardandolo, << Sta a vedere… Vedrai perché la chiamiamo la Belva, certe volte >>.

 

Senza capire le sue parole, Xander guardò Irina avvicinarsi a Vera senza timore.

 

<< Se vuoi che me ne vada, sfidami >> sibilò.

 

L’asiatica rimase zitta per un momento, come sbigottita da quella frase. Alla fine sorrise e disse: << Allora io ti sfido adesso >>.

 

William scoppiò a ridere, mentre Irina tirava fuori le chiavi della macchina e faceva cenno alla ragazza di fare lo stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina accese il motore della Punto, e si portò dietro la linea del traguardo. Finalmente avrebbe chiuso i conti con quella pazza di Vera. Attese che la ragazza si affiancasse a lei, poi abbassò il finestrino destro. Si girò, mentre William le bussava al vetro sinistro.

 

<< Ti lascio scegliere la gara >> disse a Vera.

 

<< Sprint >> rispose secca la spagnola, << Stesso loro percorso. Chi vince si prende l’auto >>.

 

Irina si voltò verso William, e lo guardò. << Lasciami fare questa gara >> sibilò.

 

<< Con piacere, bambolina >> ribatté lo Scorpione, sorridendo, << Vedi di farla a pezzi >>.

 

La ragazza rialzò il finestrino e fissò William, che avrebbe dato il via. Attese che la sua mano si abbassasse, prima di partire di scatto.

 

Inserì la seconda talmente in fretta che fu come se non l’avesse fatto. Era talmente arrabbiata che se la sua coscienza non glielo avesse proibito di sicuro avrebbe ridotto a un rottame la Mercedes Clk di Vera.

 

Guardò nello specchietto retrovisore, e non vide nessuno. Un attimo dopo il muso della Clk comparì alla sua destra. Accelerò e compì una curva stretta a destra, per impedirle di superarla. Scalò e tornò in terza, poi girò di nuovo a sinistra.

 

Vera stava tirando, e Irina decise di fare altrettanto. Si portò a destra e proseguì dritto arrivando a 170 km/h, poi inchiodò e girò a destra. Questa volta la spagnola spuntò a sinistra, così vicina che per poco non si toccarono.

 

“Va al diavolo, cretina” pensò.

 

C’era un lungo rettilineo dopo la curva, e Irina decise di usarlo per prendere vantaggio. Scalò di nuovo, girò e premette la frizione per guadagnare velocità, poi mise la quarta e si lanciò a tutta velocità lungo la strada.

 

Se era arrivata al terzo posto della Black List, un motivo c’era. Distaccò la spagnola in breve tempo, e guardò Vera affannarsi dietro di lei dallo specchietto retrovisore. Il resto della gara fu poco combattuta, perché la spagnola non fu in grado di recuperare il distacco accumulato e dovette accettare la superiorità di Fenice.

 

Irina tagliò il traguardo a 150 km/h, poi inchiodò per vedere l’arrivo di Vera. La vide fermarsi a pochi metri dalla sua auto, furiosa come una iena, e scendere sbattendo la porta della Clk con violenza.

 

Irina scese uscì dalla Punto senza degnare nessuno di uno sguardo, fissando solo Vera, gelida. Aveva vinto, e adesso non aveva più motivo di sfotterla. La spagnola aveva il viso contratto dalla rabbia, ma rimase in silenzio.

 

<< Sei soddisfatta, adesso? >> gli chiese Fenice.

 

Vera non rispose, ma gettò a terra le chiavi della Mercedes e si girò, andandosene a piedi. Qualcuno fischiò e molti applaudirono. Irina si chinò e raccolse le chiavi e guardò la Clk.

 

Non le serviva un’altra auto, ma poteva comunque venderla e racimolare qualche soldo… Alzò lo sguardo, guardando le spalle della spagnola. Forse la lezione le era bastata…

 

Se le rigirò tra le mani, poi gridò: << Ehi Vera! >> e lanciò il mazzo in aria.

 

La spagnola si voltò appena in tempo per prenderle al volo, e la guardò stupita, senza capire.

 

<< Tieniti pure la macchina >> disse Irina, ed entrò in auto, senza dare il tempo alla ragazza di ribattere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 13.50 – Brodway Street

 

<< Sei stata grande, Irina! >> aveva detto Max al telefono, << Finalmente hai fatto mangiare la polvere a quella pazza! >>.

 

Camminando diretta a casa, appena uscita dall’università, Irina ripensava alla soddisfazione che si era presa con Vera: dopo un’umiliazione del genere, di sicuro non l’avrebbe più infastidita. Max l’aveva riempita di elogi, dopo averlo saputo, e si pentiva di non esserci stato alla gara.

 

Arrivata davanti a casa, notò una BMW M3 bianca molto familiare. Allarmata, si avvicinò di corsa, mentre Xander usciva dall’auto e la aspettava.

 

<< Ciao >> disse, titubante << Cosa ci fai qui? >>.

 

<< Ciao >> Xander era serio, << Sapevo che non c’eri, così ti ho aspettato >>.

 

Irina scrutò il suo viso, cercando di capire cosa non andava. Pensò di farlo entrare in casa, ma si ricordò che c’era suo padre, e che non sarebbe stata una buona idea.

 

<< Perché sei venuto? >> chiese.

 

<< Sali in macchina, per favore >> ribatté lui.

 

Irina lo guardò preoccupata, senza avvicinarsi alla M3.

 

<< Dobbiamo parlare… C’è tuo padre in casa, no? >> disse lui, addolcendo di poco la voce.

 

La ragazza salì, anche se con qualche esitazione. Si sedette sul sedile di pelle dell’auto, e Xander fece lo stesso. Accese il motore e si spostò di qualche isolato, fermando la macchina in una strada deserta.

 

Irina iniziò a sentirsi inquieta. Xander era serio e sembrava arrabbiato. Rimasero in silenzio finché lui non fermò la macchina, mentre la ragazza cercava di capire dalle sue movenze cosa volesse da lei.

 

<< Devo sapere perché mi stai aiutando >> disse Xander, secco.

 

<< Te l’ho detto >> rispose piano lei, intimorita, << Ci sono in mezzo per via della mia famiglia >>.

 

<< Non mi basta >> ribatté Xander, << Devo sapere qual è il motivo. Se mi devo fidare di te, non posso avere dubbi >>.

 

<< Lo stesso vale per me, allora >> disse Irina, << Tu perché sei qui? >>.

 

Xander la guardò in faccia, ancora più serio. << Non sto scherzando. Mi stai nascondendo troppe cose… Il bambino di chi è, per esempio? >>.

 

Colta di sorpresa, Irina trattenne il fiato per un attimo, poi sospirò. << Hai fatto ricerche su di me? >> domandò, seria.

 

<< Lo hai fatto anche tu >> ribatté Xander.

 

La ragazza tacque. Voleva aiutarlo, perché sperava con tutta stessa che lui fosse in grado di battere veramente William, ma se non era sicuro di potersi fidare di lei, non avrebbe mai accettato l’aiuto che poteva dargli… E per guadagnare la sua fiducia doveva essere sincera, raccontargli la verità…

 

<< Devi promettermi che nessun altro saprà quanto ti sto per dire, Xander >> disse, guardandolo negli occhi azzurri per un momento, << Non voglio che si sappia in giro. Ho già abbastanza problemi così >>.

 

<< D’accordo >>.

 

Irina si fece coraggio e parlò.

 

<< Circa quattro anni fa mio fratello Dominic ha conosciuto William, ed è entrato nel suo giro. Giocava d’azzardo, faceva scommesse, poi ha iniziato a frequentare i casinò dei dintorni, che sono tutti controllati da William. Alla fine si è fatto un sacco di debiti, perché perdeva in continuazione… Doveva un sacco di soldi allo Scorpione >>

 

<< Quanto, di preciso? >> chiese Xander.

 

Irina deglutì, prima di rispondere. << Un milione di dollari… >>

 

<< Un milione di dollari?! >> sbottò Xander, stupito.

 

<< Senti, non lo so come abbia fatto >> continuò la ragazza, << So solo che è stato stupido… Forse aveva chiesto dei soldi in prestito a William… Non lo so… A noi non ha mai detto nulla, anche quando tornava a casa con il denaro che noi credevamo provenisse dal suo lavoro in fabbrica… Avevamo bisogno di quei soldi, all’epoca, e non ci siamo chiesti da dove arrivassero. Comunque, per cercare di racimolare qualcosa e ripagare tutto ha iniziato a correre per William; peccato che fosse negato. E’ solo riuscito a peggiorare le cose. William gli aveva dato un ultimatum: o pagava, oppure lo faceva fuori >>

 

Irina tacque di nuovo, poi continuò: << Bé, Dominic è scappato. Non l’abbiamo visto né sentito per settimane, aveva lasciato solo un biglietto dove diceva che lasciava la città e che non sarebbe tornato. Noi non sapevamo niente, di tutto ciò che aveva combinato… Poi è venuto William a trovarci, ed era la prima volta che lo vedevamo. Ci ha chiesto dov’era Dominic, e quando ha saputo che se n’era andato, se l’è presa con noi… Voleva i suoi soldi, il più presto possibile… Avevamo due settimane, altrimenti ci ammazzava a tutti… >>

 

Irina guardò l’albero mosso dal vento, accorgendosi che Xander la stava guardando. Cercando di fare finta di niente continuò: << Ti giuro, non sapevamo cosa fare. Mio padre era fuori di sé dalla rabbia, perché aveva paura di rimetterci la pelle… Non è mai stato in grado nemmeno di guardare se stesso, figurati di risolvere un problema del genere…

 

<< Bé, non chiedermi cosa mi sia passato per la testa, quel giorno, perché non lo so nemmeno io. Sono andata in garage e ho preso la macchina di Dominic, e ho guidato. La sera stessa mi sono presentata a una delle gare e ho chiesto di poter correre… Non lo avrei mai immaginato, e penso sia stato lo stesso per gli altri, ma ho vinto. Il giorno dopo William è tornato da noi, e mi ha chiesto cosa mi passasse per la testa… >>

 

Se lo ricordava bene, quel giorno. Si era vista lo Scorpione presentarsi in casa sua, e chiedere di lei; e non le era sfuggito lo stupore che aveva letto nei suoi occhi verdi, dei quali era rimasta affascinata… La situazione era tragica, ma da stupida che era si era lasciata ammaliare da William: si era fidata, ed era forse l’unico vero errore che aveva commesso.

 

<< Siamo scesi a un compromesso >> continuò, << Mi sono offerta di fargli da pilota e ripagare il debito di mio fratello con una parte dei soldi che avrei guadagnato con le gare, mentre lui avrebbe lasciato in pace la mia famiglia. E’ per questo che lavoro per lui: o lo faccio, o lui fa fuori me, mio padre e i miei fratelli >>

 

Finalmente Irina trovò il coraggio di voltarsi verso Xander: aveva una mano appoggiata al volante, e fissava la strada davanti a sé. Non avrebbe saputo dire se era arrabbiato o deluso.

 

Rimasero in silenzio per qualche minuto, con Irina che si sentiva strana. Non aveva mai confidato a nessuno quella storia, e ora che lo aveva fatto temeva il giudizio di Xander. Era una venduta, in poche parole.

 

Scosse la testa, per tentare di cancellare il ricordo di quella giornata in cui, da sola e consensualmente, aveva fissato la sua condanna. Finché il debito non sarebbe stato pagato, lei era dello Scorpione. Niente, da quel momento, era stato più come prima. Soprattutto lei…

 

<< E il bambino? Chi è? >> domandò Xander, all’improvviso, rigido come una statua.

 

<< E’ il figlio di Dominic >> rispose Irina, << Me lo sono trovato davanti alla porta di casa due anni fa… Lo ha avuto da una ragazza… >>

 

<< E tu lo hai tenuto >> disse Xander.

 

<< E’ mio nipote >> rispose secca Irina, << Cosa dovevo fare? Lasciarlo in qualche orfanotrofio? >>

 

<< La madre? >>

 

Irina spostò lo sguardo verso l’orizzonte. << E’ una prostituta, Xander >> disse, gelida, << Credi che potesse crescerlo in modo decente? Credo che lei e mio fratello si siano frequentati per un po’; forse pensava che Dominic potesse toglierla dalla strada, per questo ha voluto tenere il bambino… Quando se n’è andato, molto probabilmente ha capito che non c’erano speranze… Lo ha lasciato a noi, sperando in non so cosa… >>

 

Irina tacque, in preda alla tristezza. Ricordava bene quel giorno: le era sembrato che il mondo le crollasse addosso. Era appena diventata “la pupilla” di William, aveva appena scoperto che dietro i suoi sorrisi non si celava il ragazzo che lei credeva, e ora le capitava anche un bambino da accudire… Aveva creduto di impazzire, di non essere in grado di gestire quell’assurda situazione, ma alla fine, con sforzi enormi, ci era riuscita. Perdendo tutta se stessa, ma ci era riuscita.

 

Nell’auto calò il silenzio. Irina si abbandonò completamente contro il sedile, troppo depressa per aggiungere altro. Dire la verità le era costato tantissimo, ma una volta iniziato, si era resa conto che provava un po’ di sollievo. Si chiedeva solo cosa pensasse Xander di lei… Ma il ragazzo continuava a rimanere imperscrutabile, immobile e assolutamente impassibile.

 

<< E tuo padre? Non ha fatto nulla? >> chiese lui, la voce neutra.

 

<< A mio padre non importa niente di questa storia >> rispose Irina, << E’ sempre stato uno sbandato, e lo sono anche i miei fratelli. Quando William gli ha detto cosa aveva fatto Dominic, lui si è preoccupato solo di se stesso… E’ sempre stato così, non è mai stato in grado di costruirsi una vita normale, figurati risolvere un problema del genere. Si è girato verso di me e gli altri miei due fratelli e ha detto: “Trovate una soluzione”. Non si è mai preso le sue responsabilità, e così ha fatto quella volta. Io la soluzione l’ho trovata, ma faccio quello che faccio solo per non avere le loro vite sulla coscienza >>.

 

<< E sei diventata la ragazza di William… >> disse Xander. La sua non era una domanda, più una constatazione.

 

Irina si voltò a guardarlo, e disse: << La prima cosa che ho imparato in questo posto è che devi essere quello che non sei, per non farti calpestare. Ho dovuto fare e dire cose che non avrei mai fatto se non fossi stata costretta dalle circostanze. Io non sono la ragazza di William, ma lavoro per lui, e questo lo autorizza a far credere che io lo sia. E’ lui che detta le regole qui, e non posso certo farmelo nemico >>.

 

Xander abbassò lo sguardo per un attimo, poi lo puntò sul volto di Irina. La ragazza non riuscì a leggere niente dei suoi occhi di ghiaccio.

 

<< Il tuo amico Max cosa sa? >> domandò.

 

<< Tutto ciò che ti ho appena detto >> rispose Irina, << Era il meccanico di Dominic, ed è stato lui a prepararmi l’auto. Sa i fatti perché c’era di mezzo anche lui, altrimenti non gli avrei detto nulla >>.

 

Irina scrutò il volto del ragazzo per capire se era soddisfatto, ma non ci riuscì. Sembrava portasse una maschera.

 

<< Questa storia è talmente assurda che ci sono ampie possibilità che sia vera >> disse, serio, << Se non avessi già sospettato qualcosa, forse non ti avrei creduto… Ma penso tu sia stata sincera, con me >>

 

Irina rimase in silenzio, intimorita dal tono di Xander. Aveva paura che non le credesse, perché significava rischiare di non poterlo più aiutare. E lei non voleva.

 

<< Ti giuro, ti ho detto tutta la verità >> disse lei, guardandolo negli occhi.

 

Lui la fissò per un momento, poi sorrise e disse: << Lo so. E siccome sei stata sincera con me, e capisco quanto ti sia costato, lo sarò anche io con te… Sono dell’F.B.I. >>

 

La ragazza lo guardò senza capire, poi registrò le sue parole e spalancò gli occhi.

 

<< Stai scherzando? >> domandò.

 

<< No. Ecco perché ho così tante auto a disposizione, e tanto aiuto >>.

 

Irina sorrise e guardò fuori dal finestrino. << Ora capisco sì, Xander >> disse, << Allora hai qualche possibilità in più di arrivare dove vuoi >>.

 

Anche Xander sorrise, e riaccese il motore. Fece retromarcia e tornò verso casa di Irina. Si fermò, lasciando l’auto in folle. La ragazza si accinse a scendere, ma lui la fermò.

 

<< Hai già mangiato? >> chiese, mentre lei metteva piede fuori dall’auto.

 

Irina si voltò. << Veramente no. Quando ti ho visto ero appena tornata dall’Università >> rispose.

 

<< Allora ti va se andiamo a mangiare qualcosa insieme? >> disse Xander, ghignando come un lupo.

 

Irina lo fissò per un attimo, guardò verso casa e pensò: “Come faccio a dirti di no se mi sorridi in quel modo?”. In un attimo, la situazione era cambiata: prima c’era un velo di sospetto, tra loro; ora erano tutti e due nettamente più rilassati.

 

<< Sicuro di non aver altro di meglio da fare? >> disse, piano.

 

<< No >>.

 

<< Alle quattro e mezza devo andare a prendere mio nipote all’asilo… >> Irina non voleva fare la guastafeste, ma era la verità.

 

<< Ti riporto a casa in tempo, promesso >> disse Xander, sempre sorridendo.

 

Irina tornò in macchina e guardò di nuovo verso casa: alle finestre non c’era nessuno. Xander ripartì con una sgommata, diretto chi sa dove.

 

<< Dove andiamo? >> chiese Irina, chiedendosi se aveva preso la decisione migliore.

 

<< A casa mia >> rispose Xander.

 

Irina si voltò a guardarlo, stupita.

 

<< Sicuro? >> domandò.

 

<< Ti faccio vedere dove abito, così se vuoi passare a trovarmi sai dove sono >> rispose Xander.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 14.25 – Casa di Xander

 

<< Tu vivi qui? >> domandò Irina, sbalordita.

 

Xander la guardò divertito, aprendo la porta della casa con le chiavi. La BMW era parcheggiata nel vialetto circondato dal prato curatissimo.

 

Lasciò entrare per prima la ragazza, tenendole la porta aperta. Lei si guardò intorno ammirata, quasi intimorita. Qualcuno si mosse in cucina.

 

<< Xandèr? Jess? Siete voi? >> domandò una voce femminile, dallo spiccato accento francese.

 

Dalla porta della cucina sbucò una donna grassottella, dai corti capelli boccolosi e l’espressione gentile. Indossava un grembiule per cucinare, e sembrava vagamente arrabbiata.

 

<<Giorno, Nichole >> disse Xander.

 

<< Alla buona ora >> disse la donna, << Mi hai fato rafredare tute le lasagne! >>.

 

Poi si accorse di Irina, che intimorita aspettava in piedi. La guardò con gli occhi spalancati, poi esclamò: << Ma me lo potevi dire che abiamo un ospite! >> disse, fingendosi arrabbiata, << Sopratuto se è una fansciulla! >>.

 

Xander sorrise, facendo un cenno con la mano ad Irina di avvicinarsi. << Lei è Nichole, la mia domestica >> disse.

 

<< Irina >> si presentò lei, stringendo la mano della donna, che le sorrise radiosa.

 

<< Cosa vi preparo, miei cari? >> domandò Nichole.

 

Xander guardò Irina, ma lei al momento non sembrava in grado di decidere: era visibilmente imbarazzata. Cercando di non ridere, rispose: << E’ tardi. Qualcosa di leggero, per favore >>.

 

Il ragazzo fece strada in cucina, e Irina lo seguì. Forse aveva ritrovato il dono della parola.

 

<< Allora, cosa ti sembra? >> chiese.

 

<< La prossima volta avvertimi, per favore >> rispose Irina, quasi seria, << Questo posto è una reggia… Cioè, rispetto a casa mia… >>.

 

Si sedettero a tavola, uno davanti all’altro, mentre Nichole si affaccendava davanti ai fornelli. Sembrava sprizzare gioia di ogni poro, nonostante Xander sapesse quanto le dava fastidio quando arrivava in ritardo per il pranzo. “Dovrei invitare più spesso a casa Irina” pensò, “Eviterei qualche tirata d’orecchi”.

 

<< Vuole che le dia una mano, signora? >> chiese Irina, alzandosi in piedi.

 

La francese di voltò e mostrò un sorriso a trentadue denti.

 

<< Oh no no no! >> rispose, << Rimani pure seduta, mon chery, che ci penso io. E’ il mio lavoro, in fondo >>.

 

Xander la guardò sedersi di nuovo, sorridendo. La conosceva ancora poco, ma Irina gli piaceva. Aveva capito quanto le era costato raccontargli la verità su suo fratello, e non poteva ignorare quanto dovesse aver sofferto. Nonostante tutto però era rimasta una ragazza gentile, al di là di chi era quando gareggiava.

 

<< Non mi hai detto nulla della mia gara di ieri sera >> disse, aprendo una bottiglia di acqua e versandola nel suo bicchiere.

 

Irina fece una faccia buffa e rispose: << Che dire: semplicemente fantastica, per quel che sono riuscita a vedere >>.

 

<< Perché vi siete sfidate? >> chiese Xander, curioso di capire cosa avesse fatto arrabbiare così tanto la ragazza.

 

<< Vera è la numero sette della Black List, ma non gli è mai andato giù che io l’abbia superata >> spiegò Irina, considerando la cosa come una normalità, << Ha sempre creduto che avessi guadagnato la mia posizione usando metodi poco puliti >> si interruppe guardandolo, per vedere se aveva capito il significato delle sue parole: lui annuì. << E mi ha sempre provocato sotto questo punto di vista. Le piaceva William, e credo fosse gelosa >>.

 

<< E vi siete sfidate per lui? >> chiese Xander, scoppiando a ridere. Irina fece altrettanto, divertita.

 

<< No, figurati >> disse, << Mi voleva fuori dalla lista, così le ho detto che se lo voleva veramente doveva sfidarmi. Lo ha fatto, ma ha perso. E penso che per un po’ mi lascerà in pace >>.

 

Due piatti colmi di cibo vennero poggiati davanti ai due ragazzi.

 

<< Et voilà, mon chery >> disse Nichole, << Buon apetito >>.

 

Xander prese coltello e forchetta iniziò a mangiare. Irina fece altrettanto, ringraziando la francese. Al ragazzo sembrò evidente quanto Irina fosse fuoriposto in quel posto: era troppo beneducata per essere una criminale. Si domandò come mai fosse diventata così, vista la famiglia che aveva alle spalle.

 

<< Quante altre ragazze pilota ci sono? >> domandò, versandole un po’ di aranciata nel bicchiere.

 

<< Grazie… Sono molte poche >> rispose Irina, << Io e Vera siamo le uniche della Black List. A occhio e croce dovrebbero essere cinque o sei, non di più >>.

 

<< Non le conosci? >>.

 

Irina scosse la testa. << No >> disse, << Frequentano in giro diverso dal mio, e comunque sono tutte più grandi di me. Poi sai come sono fatte le ragazze: odiano se qualcuna è più forte di loro… Non siamo molto solidali tra noi, in queste situazioni >>.

 

Irina stava sorridendo, e lui non poté fare a meno di fare altrettanto. Se lo diceva lei, che era una ragazza…

 

<< Come hai fatto ad arrivare al terzo posto? >> chiese, << Quando hai capito che eri portata a correre? >>.

 

<< Bé, a essere sincera ho sempre avuto una certa passione per le macchine >> rispose Irina, << Ma non mi era mai venuto in mente di fare la pilota. Appena ho potuto ho preso la patente, ma non avrei mai immaginato di finire a fare la pilota clandestina.

 

<< Quando Dominic è scappato, ha lasciato la macchina qui e io ho avuto l’idea di provare a correre. Ero portata, alla fine >>.

 

<< E la Punto, da dove arriva? >> chiese Xander.

 

<< Diciamo che la macchina di Dominic non mi piaceva >> rispose Irina con un sorriso, << Aveva una di quelle Mustang anni ’70 modificate, con un’accelerazione strabiliante ma totalmente inguidabile, almeno per me. L’ho venduta, solo che non ci ho ricavato poi gran che. Mi serviva un’auto non troppo grande, facile da guidare e che costasse poco, perché il mio budget era limitato. Il meccanico di William mi ha fatto vedere tutte le auto che corrispondevano a queste caratteristiche, e quando l’ho vista ho voluto quella. Le auto italiane sono le mie preferite, e non potendo comprarmi una Ferrari, mi sono accontentata di quella. Me la solo fatta importare, ma ho dovuto modificarla parecchio, perché in Italia non le producono con motori potenti >>.

 

<< E tu, invece? Guidi per questioni di lavoro o per passione? >> domandò infine Irina.

 

<< Entrambe >> rispose Xander, << Sono entrato nell’F.B.I. proprio perché ho un certo talento >> sorrise per quel suo finto moto d’orgoglio, << E mi hanno scelto per occuparmi di corse clandestine >>.

 

<< Mon chery >> disse Nichole, sbucando dal corridoio con la borsa in mano, << Io vado a fare un po’ di spesa. Xandèr, tratta bene la nostra ospite >>. Sparì dietro la porta e la sentirono uscire di casa.

 

Xander sorrise sotto i baffi: aveva capito benissimo perché Nichole era uscita, altro che spesa. Il frigo era ancora pieno. Evidentemente pensava che lui avesse portato Irina a casa per provarci spudoratamente, ma non era il tipo. Almeno, non per il momento.

 

<< E’ una signora molto distinta >> disse la ragazza, guardando verso la porta ora chiusa.

 

<< Oh, sì >> convenne Xander, << Meno male che c’è lei qui, altrimenti tra me e Jess questo posto sarebbe tutt’altro che una reggia>>.

 

Irina lo guardò con sguardo interrogativo, e lui spiegò: << Jess lavora con me, ma lui fa l’informatico. E’ rimasto a San Francisco ancora un paio di giorni per stare in mezzo ai computer… Ci andrebbe anche a dormire, se potesse >>.

 

Irina controllò l’orologio: erano le tre e mezza.

 

<< A che ora devi andare a prendere tuo nipote? >> domandò Xander.

 

<< Alle quattro e mezza devo essere all’asilo >> rispose Irina, alzandosi e iniziando a sparecchiare. << Posso almeno lavarti i piatti? >>.

 

<< Certo che no. La lavastoviglie cosa l’hanno inventata a fare? >>.

 

Mezz’ora dopo Xander si offrì di accompagnarla davanti all’asilo, visto che tanto doveva riportarla a casa. Era curioso di vedere il nipote di Irina.

 

Attese in macchina, mentre lei tornava con un bambino di circa due anni in braccio. Aveva i capelli chiari e il viso simpatico. La ragazza aprì la portiera ed entrò, facendo sedere il bambino sulle sue ginocchia.

 

<< Allora è questo il tuo misterioso ragazzo… >> scherzò Xander, arruffando i capelli del bambino. Quello lo guardò interrogativo, poco contento di essere trattato in quel modo, evidentemente.

 

<< Lui è Tommy >> disse Irina, ridendo, << Avanti, dì come ti chiami >>.

 

Il bambino non diede segni di voler rispondere, e iniziò a lamentarsi. Si girò verso Irina e cercò di cingerle il collo con le manine.

 

<< Uhm, mi sa che oggi non abbiamo la luna buona >> disse la ragazza, facendogli una carezza sulla testa.

 

Xander aprì uno sportello vicino a posacenere e prese una manciata di caramelle alla frutta. Le mise davanti agli occhi del bambino e disse: << Vediamo se con queste cambia qualcosa >>.

 

Tommy smise di lamentarsi e prese una caramella con la manina. <> disse Irina, divertita, << Lo stai comprando! >>.

 

Xander rise e accese il motore della macchina, avviandosi lungo la strada. Dieci minuti dopo, si fermava davanti a casa di Irina. Lei scese e mise a terra il bambino.

 

<< Grazie per la giornata >> disse, << Adesso ti sei fatto anche un amico in più >>. E fece un cenno verso Tommy, sorridendo.

 

<< Già. Allora ci vediamo presto, immagino >> Xander la guardava dal finestrino, un’espressione complice negli occhi. << Magari per una garetta >>.

 

<< D’accordo >> disse Irina, << Ma tanto lo sai meglio di me che ti batto >>. Sorrise maliziosa e prese per mano Tommy. Il bambino lo guardò con gli occhi sgranati e poi, inaspettatamente, alzò la manina e disse: << Tao >>.

 

Irina scoppiò a ridere, e Xander fece altrettanto. Salutò il bambino e ripartì con una sgommata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Smemo92: visto? In questo capitolo Irina gli ha rivelato tutto, e Xander ha finalmente scoperto perché lavora per Challagher. Sarà proprio tutto, però? O rimane ancora qualcosa da dire? E’ chiaro perché Irina fa la parte della ragazza dello Scorpione: lui vuole che sia così, e lui è il capo. Ma lei cosa vuole? Rimane il dubbio… Quanto a Max: sì, le fa da fratello maggiore, ed è un po’ geloso. La conosce abbastanza da sapere che è troppo sensibile per sopportare una nuova delusione. Anche lui sa, ma non tutto. Irina non è stata sincera fino in fondo con nessuno, forse nemmeno con stessa. E White… , fa solo il suo lavoro: sa con che gente ha a che fare Xander, e lo ha messo in guardia come farebbe chiunque… Magari è stato un po’ troppo esplicito, però è servito per capire a Xander qualcosina… Non tutto il male viene per nuocere, no? Grazie per i complimenti! Un bacio!

 

  
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