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Autore: fiore_di_cartapesta    29/08/2018    1 recensioni
Dal testo:
“È bello” abbassò il tono di voce ritrovando lo stesso sussurro di prima. Il riso ancora gli illuminava il volto.
Della furia omicida sembrava non esservi più alcuna traccia.
“Bello?” ripeté interrogativa lei. All’istante divenne consapevole del silenzio tanto decantato dal mago.
Un silenzio quasi innaturale dopo l’esplosione di suoni che aveva seguitato il fischio di inizio della partita.
Si erano allontanati inconsapevoli di quanta strada stessero percorrendo.
Nonostante il freddo, nonostante tutto, lei lo aveva condotto lontano, un po’ troppo lontano, dalla civiltà. Erano soli.
Rabbrividì un po’ per il freddo e un po’ per la promessa che quella solitudine portava con sé.
Da sola, con Fred Weasley.
Si era immaginata innumerevoli volte in una situazione analoga, altrettante innumerevoli volte si era maledetta.
Fred Weasley, malandrino rinomato, immaturo e dispettoso, fratello maggiore di ben due dei tre suoi migliore amici, era off-limits.
“È bello” riprese per l’ennesima volta “il silenzio, se sei tu a popolarlo”.
Abbassò di nuovo lo sguardo sulla mano di lei, non l’aveva mossa dal suo braccio nonostante quel gesto diventasse ogni instante più intimo.
Lei si sentiva magneticamente attratta dal tocco di lui, incapace di interrompere il contatto.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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3. Proprio come le eclissi

Il canto dei Serpeverde orchestrati dalla Parkinson si riversava nelle orecchie di tutti più molesto del sibilo del vento.
 
Perché Weasley è il nostro re
ogni due ne manca tre
così noi cantiam perché
perché Weasley è il nostro re.
 
La canzone si levò forte e chiara dal mare verde e argento della curva di Serpeverde.
 
Hermione non vedeva l’ora che quella tortura finisse, l’avrebbe fatta pagare cara a quelle serpi alla prima occasione – una promessa è debito.
 
Ginny era altrettanto furibonda, desideri di vendetta sia agitavano inquieti anche sotto la sua pelle.
 
Ron era visibilmente in difficolta, mancava la pluffa ogni volta che questa si avvicinava agli anelli e la sua incapacità stava costando la vittoria ai Grifondoro.
 
Poi successe, Harry e Draco si affrontarono in volo in un testa a testa che vide il primo vincitore.
 
Tutto si concluse in due fulminei, disperati secondi. La curva dei vincitori esplose in un boato, il ruggito della folla, e del cappello di Luna, copriva ogni cosa.
 
La scena che seguì sul terreno del campo di allenamento, Hermione poté soltanto guardarla senza sapere quali parole venissero consumate.
 
Dall’alto della sua posizione sugli spalti vide Harry precipitare di qualche metro al suolo, colpito in fallo dal bolide scorretto di Tiger. Draco Malfoy atterrò subito dopo seguito dal resto della squadra di Grifondoro, eccetto Ron che sembrava intenzionato a lasciare il campo in direzione degli spogliatoi da solo.
 
Quella situazione non prospettava nulla di buono.
 
Dall’alto della sua posizione sugli spalti assistette al susseguirsi di battute tra i due cercatori rivali, quello che successe dopo lo aveva previsto, ma le proporzioni delle conseguenze che ne scaturirono nessuno avrebbe mai potuto immaginarle.
 
Madama Bumb strigliò Tiger che non si vide addossare alcun tipo di punizione.
 
Harry diede le spalle a Draco.
 
George e Fred raggiunsero il Prescelto.
 
Draco si prodigò in insulti la cui natura le fu nota soltanto più tardi.
 
George esplose di rabbia, ma venne trattenuto da Harry.
 
Fred esplose e venne trattenuto congiuntamente da Angelina, Alicia e Katy per impedirgli di saltare al collo della serpe Malfoy.
 
Harry esplose e lasciò andare George, insieme si fiondarono come tsunami sul cercatore verde argento di Serpeverde dimentichi di insegnanti e bacchette, in quella che lei stessa avrebbe definito come lotta alla babbana fatta di pugni e graffi, quelli che avrebbe voluto rifilare lei allo stesso soggetto soltanto qualche ora prima.
 
In qualità di Prefetto non si sarebbe potuta – e dovuta – lasciare andare alle emozioni. Motivo per il quale sarebbe dovuta intervenire nella disputa in campo.
 
La curva Grifondoro si era rivoltata e le persone si muovevano agitate, chi sporgendosi dalle ringhiere per vedere meglio, chi fiondandosi giù per le scale. Entrambi i movimenti ostacolavano le intenzioni della ragazza e veniva spintonata indietro, lontano dalle scale, dalla folla incuriosita.
 
Quando finalmente riuscì a divincolarsi dal resto dei compagni aveva perso di vista Ginny. Si sarebbe preoccupata più tardi di trovarla e riferirle quanto, di lì a poco, avrebbe scoperto.
 
Si fece largo tra l’orda di tifosi e raggiunse l’entrata del campo di Quidditch che, nel frattempo, si era svuotato di quasi tutti i suoi occupanti. Non vi era più traccia della squadra di Grifondoro, di Harry, George, Ron e Draco. Persino Madama Bumb mancava all’appello.
 
Alle sue spalle la McGranitt scendeva furiosa le stesse scale che lei aveva percorso diversi attimi prima. Nessuno intralciava il suo cammino, intuivano tutti quanto sarebbe risultato catastrofico ostacolarne l’avanzata.
 
La furia della direttrice della Casa di Grifondoro si sarebbe presto riversata sui membri della squadra di Quidditch.
 
Mentre la famigerata strega si allontanava a grandi passi Hermione corse in direzione degli spogliatoi della squadra speranzosa di trovarvi dentro i suoi amici e di avvertirli della tempesta in arrivo.
 
Non fece in tempo a metter piede sull’uscio che una figura allampata gli si parò davanti intenzionata, come lei, a correre, ma nella direzione opposta.
 
L’urlo contro un corpo solido la sbalzo indietro, le fece perdere l’equilibrio e la strega cadde all’indietro senza poter parare la discesa. Batté dolorosamente il sedere sul pavimento, risentita alzò lo sguardo verso il proprio assalitore.
 
Fred Weasley, dall’alto del suo metro e novanta, si massaggiava il petto dolorante per lo scontro. Abbassò lo sguardo a sua volta sul mal capitato che aveva osato impedirgli di uscire e quando realizzò chi fosse seduto per terra, il suo sguardo si addolcì perdendo parte della furia cieca che lo aveva pervaso dal momento in cui Draco aveva osato offendere più di un membro della sua famiglia.
 
Rise, persino. Una risata a metà tra l’amaro e il divertito.
 
“Non ti rovinare il cardigan” disse in direzione della ragazza a terra. Rise di nuovo, beffardo.
 
Le allungò una mano così che lei potesse prenderla e rialzarsi, ma la strega indispettita si sollevò da sola, schiaffeggiandogli la mano protesa in aiuto.
 
Si rimise dritta, il dolore le pulsava dietro la schiena e prese a massaggiarsi senza staccare gli occhi dall’assalitore. “Togliti di mezzo, Fred” fece il Prefetto. “O hai intenzione di restare lì impalato e bloccarmi di nuovo?”
 
L’astio nella sua voce era acuito dal dolore ancora fresco dello schianto e dell’offesa subita la mattina quando i gemelli l’avevano praticamente messa spalle al muro.
 
“Cosa c’è, non ti piace quello che vedi?” chiese malizioso Fred smettendo di massaggiarsi il petto e posizionandosi in modo da impedirle qualsiasi accesso allo spogliatoio.
 
“Fammi entrare, sto cercando…” iniziò a protestare.
 
“…Ron” concluse il ragazzo per lei.
 
Non seppe dire perché, ma quell’insinuazione la punse sul vivo infastidendola più del dolore al sedere.
 
“Harry” riprese lei, impedendosi categoricamente di assecondare il gemello. Lui rise di nuovo, divertito dall’atteggiamento indispettito di lei. Chiaramente ci aveva azzeccato.
 
“Harry e Ron” continuò lei risentita ignorando bellamente la soddisfazione che si allargava sul volto del suo interlocutore.
 
“Sono andati” disse infine il gemello. “Anche George è andato”.
 
“Come andati?”
 
“Andati, Granger, an-da-ti” scandì ogni sillaba con secchezza, dimentico dell’ilarità che prima lo aveva animato alla vista della ricciuta compagna di Casa.
 
“Adesso, se permetti, devo togliere di mezzo quello stramaledetto Malfoy.”
 
Si mosse in avanti per avviarsi a compiere l’omicidio che aveva annunciato, ma Hermione agì più velocemente.
 
Alzò la mano e quella andò a sbattere contro il petto di lui che a quel contatto si fermò. Il suo sguardo andava dal punto in cui il suo corpo toccava il palmo dell’altra agli occhi scuri di lei.
 
“Cosa pensi di fare? Credi di essere in grado di fermarmi?” sbottò con rabbia.
 
Non si allontanò da lei, né interruppe il contatto. “Non lo sai, tu non lo sai cosa ha detto”.
 
“Draco?” domanda retorica, lei immaginava come il Serpeverde avesse provocato la squadra, ma non aveva in effetti udito le sue parole di prima mano.
 
“Quel piccolo…” riprese il gemello con odio.
 
“Non… no, Fred” lo interruppe Hermione, lo afferrò per un braccio e lo trascinò lontano dagli spogliatoi, lontano dalle ragazze che, sentito il trambusto causato dallo scontro di poco prima tra i due, stavano accorrendo all’ingresso.
 
Lo tirò con sé stupita della anormale mansuetudine dell’altro. Soprattutto dopo tanta aperta ostilità.
 
L’aggressività del gemello l’aveva spiazzata e spaventata, ma non si sarebbe fatta intimidire. Non avrebbe potuto permettergli – in quanto Prefetto, è chiaro – di andare in giro a far danni, ne valeva dei preziosi punti della casa con conseguenze funeste sulla squadra e lei sapeva quanto, quest’ultimo punto, sarebbe costato al battitore.
 
Non che lei si fosse mai accorta degli interessi di Fred, si disse.
 
“Cosa pensi di fare?” domandò lui, gli occhi bassi sulla mano della strega sul suo braccio.
 
La stessa domanda posta qualche attimo prima adesso aveva un connotato differente che la ragazza non mancò di notare.
 
Il tono di Fred si era abbassato, quasi pensasse che quel tocco, per quanto indelicato e rozzo potesse essere, fosse in realtà effimero e fragile.
 
La stessa corrente che l’aveva pervasa la mattina ritornò manifesta.
 
“Quel cardigan…” riprese in un fiato, senza continuare a guardarla. Sorrise e il suo sorriso fu dolce. Una rara visione quella, sulla bocca di Fred.
 
Il repentino cambio di umore e di argomentazione presero alla sprovvista la ragazza. Occasioni del genere era raro accadessero proprio a lei, sempre vigile e attenta.
Ammutolì aspettandosi, dall’interlocutore, niente altro che un nuovo insulto.
 
Il silenzio che li circondò colpì Fred come uno schiaffo, molto più dello scontro sotto l’ingresso degli spogliatoi.
 
 Finalmente spostò lo sguardo e osservò la strega da sotto le lunghe ciglia rosse.
“Sono riuscita a farti stare zitta, quale occasione unica!” Era compiaciuto ed orgoglioso. “Se lo raccontassi non mi crederebbero!” Rise di gusto alle sue stesse parole.
“È bello” abbassò il tono di voce ritrovando lo stesso sussurro di prima. Il riso ancora gli illuminava il volto. Della furia omicida sembrava non esservi più alcuna traccia.
 
“Bello?” ripeté interrogativa lei. All’istante divenne consapevole del silenzio tanto decantato dal mago.
Un silenzio quasi innaturale dopo l’esplosione di suoni che aveva seguitato il fischio di inizio della partita.
 
Si erano allontanati inconsapevoli di quanta strada stessero percorrendo. Nonostante il freddo, nonostante tutto, lei lo aveva condotto lontano, un po’ troppo lontano, dalla civiltà.
Erano soli.
Rabbrividì un po’ per il freddo e un po’ per la promessa che quella solitudine portava con sé.

Da sola, con Fred Weasley.
 
Si era immaginata innumerevoli volte in una situazione analoga, altrettante innumerevoli volte si era maledetta.
Fred Weasley, malandrino rinomato, immaturo e dispettoso, fratello maggiore di ben due dei tre suoi migliore amici, era off-limits.
Soprattutto perché lui era solito giocare in attacco rimbalzando da una conquista all’altra finanche questa gli fornisse intrattenimento di qualità.
Lei se ne stava in panchina, comunque oscurata da un quantitativo spropositato di spasimanti ragionevolmente più valide.
 
Almeno così pensava fosse sempre stato.
 
Si morse il labbro ritrovando contatto con la realtà. La Hermione che si abbandonava in fantasticherie se l’era lasciata alle spalle. La Hermione Prefetto utilizzava la fredda e calcolatrice logica.
 
Quel momento di debolezza passò e lei ritrovò la propria voce.
“Bello?” domandò ad un livello di voce più alto del precedente “Se ti riferisci al cardigan, smettila di prenderm…”
 
“Non è stato carino interrompermi prima, quando ho minacciato Malfoy. Ti ripago con la stessa moneta”. I dispetti erano pane per i suoi denti e sembravano dargli nuova vita.
“È bello” riprese per l’ennesima volta “il silenzio, se sei tu a popolarlo”.
Abbassò di nuovo lo sguardo sulla mano di lei, non l’aveva mossa dal suo braccio nonostante quel gesto diventasse ogni instante più intimo.
Lei si sentiva magneticamente attratta dal tocco di lui, incapace di interrompere il contatto.

“Quale fattura è mai questa?” Rise sincero. “Ti prego di dirmelo”. Era cortese come mai si era dimostrato con anima vivente o fantasma.
Un Fred segreto al quale assisteva lei sola. Era Fred, ma diverso. Più autentico, forse. O completamente impazzito.
Aprì bocca, ma nemmeno un suono si liberò da lei.
Hermione aveva perso completamente di vista il motivo per cui era lì, lì con lui, anziché altrove a cercare Harry e Ron o Ginny.
 
Aveva dimenticato come pensare o parlare. La logica andò beatamente a farsi friggere, di nuovo, nell’arco di una singola giornata.
 
“Non avevo mai apprezzato quel cardigan prima di stamattina” incalzò Fred “quando ho visto come lo indossavi, come ti ci stringevi dentro l’ho rivalutato” fece un impavido passo in avanti, la distanza che li separava annullata quasi del tutto.
 
Lei alzò lo sguardo verso il viso dell’altro, molto più in alto e vicino di quanto fosse mai stato.
 
Lo scrutava dal basso, riuscì a malapena a pronunciar parole. “Sai… sai a chi appartiene?” La direzione del discorso era deragliata dai binari sul quale aveva iniziato a muoversi sul campo di addestramento, ma non le importava.
 
Per una volta nella vita, tenere il filo del discorso non le importava.
 
Fred rise ancora e lei se ne beò, lieta che quel suono venisse emesso per opera sua, a così breve distanza dalle proprie orecchie.
Sorrise spontanea e il sorriso le raggiunse ogni parte dell’essere.
“E’ mio” rivelò infine lui. Nel pronunciare quelle parole la mano destra, quella non impegnata da Hermione, raggiunse il gomito sinistro della ragazza, così facendo l’attirò più vicina.
 
Non si sottrasse, nemmeno quando il proprio busto si adagiò su quello di lui.
 
Nemmeno quando le sue labbra scesero inesorabili su quelle di lei.
 
Etchiù.
 
Lo starnuto traditore esplose tra loro incurante del momento che aveva interrotto: un secondo più tardi e la bocca di Hermione sarebbe stata raggiunta dal bacio di Fred.
 
Ma non era destino che accadesse, si disse in seguito rammaricata.
 
Il raffreddore di Hermione scosse il gemello facendolo ripiombare violentemente alla realtà.
 
Stava per baciare la migliore amica di due dei suoi fratelli minori, la Prefetto-Perfetto di Grifondoro, l’acerrima nemica dei Tiri Vispi Weasley e, impossibile negarlo per chiunque tranne che per i diretti interessati, cotta segreta di Ron.
 
Un passò indietro ed interruppe il contatto in ogni parte dei loro corpi.
 
Un brivido di freddo e qualcos’altro gli scosse le ossa – rimorso, confessò più tardi al buio della propria camera.
 
Un sogno, si disse, niente altro che un sogno che non poteva realizzarsi. Dopotutto, lei non si sarebbe mai potuta affezionare ad un dongiovanni combina guai come lui.
 
Le sorrise, ma della cortesia e delicatezza mostrate prima non vi era più alcuna traccia. Proprio come la collera che lo aveva infuocato.
 
“Puoi tenerlo” indicò il famigerato indumento “sta meglio a te” il sorriso divenne ghigno e poi smorfia. Il tono amaro con il quale pronunciò quelle quattro parole face dubitare alla ragazza di avergli sentito pronunciare la stessa cosa con sognante trasposto un’eternità prima, nel tempo e nello spazio tra loro.
 
Fred Weasley era così: pochi istanti di emozioni travolgenti in cospicui secoli di beffarda ilarità.
 
Proprio come le eclissi, un Fred segreto poteva essere ammirato soltanto rade volte l’anno, se si era fortunati, nessuna o una volta nella vita, se si era Hermione Granger.

 
Grazie ha chi ha aperto questo racconto ed è arrivato fin qua.
Grazie ha chi ha atteso questo terzo e penultimo capitolo.
Ho pubblicato con ritardo questa parte della storia perchè la mia attenzione è stata completamente dedicata ad altro. Mi scuso per il ritardo e aggiungo il piccolo quarto capitolo di chiusura immediatamente.
Ho immaginato questo episodio collegato ad altri missing moments che potrebbero essere inseriti nelle pagine dei libri della Rowling, altre storie in stile Fremione.
Se mai avrò tempo di ascoltare gli altri libri - università permettendo - porterò a termine il mio piccolo ambizioso progetto. Sia benedetto Audible. 
A presto! 
   
 
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