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Autore: Sugakookie    03/09/2018    3 recensioni
Il tempo non funziona più come dovrebbe, e Tessa sembra essere l'unica ad accorgersi della misteriosa anomalia. Almeno finché non incontra un ragazzo della sua scuola, confuso quanto lei dalla situazione. I due cercheranno di riportare la linea temporale alla normalità, ma il loro compito si rivelerà più arduo del previsto...
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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3.
 
 
 
 
Il giorno dopo, io e Yoongi uscimmo di casa fingendo di andare a scuola, perché i nostri genitori ovviamente non sapevano che era il 26 settembre da più di una settimana. Dovevamo far finta che fosse tutto normale.
 
Ci incontrammo in un punto poco distante dalla scuola, davanti ad una fila ordinata di case dalle facciate chiare. Quando vidi la figura familiare di Yoongi sul marciapiede, in lontananza, non riuscii a trattenere un sorriso.
Era lì in piedi, rivolto verso la strada, intento a guardare le macchine che passavano. Indossava dei pantaloni neri e una maglietta bianca con una scritta davanti, e sopra aveva una semplice giacca di jeans. Poteva sembrare un ragazzo qualsiasi, uno fra tanti, ma per me era una visione bellissima, e solo a vederlo mi sentii subito meglio. Da quando l’avevo conosciuto, passavo quasi tutto il mio tempo con lui e per me era diventato un punto fermo, qualcosa cui aggrapparmi, perché era l’unica sicurezza che avevo in quell’assurda situazione dal tempo distorto.
 
Yoongi era talmente assorto che non si accorse del mio arrivo. Forse mi aveva visto con la coda dell’occhio, ma doveva aver pensato che fossi un passante qualunque. Continuai a camminare fino a fermarmi accanto a lui, e gli posai una mano sul braccio.
 
«Ehi, Yoongino» lo salutai, allegramente.
 
Yoongi si girò a guardarmi, e mi fece un cenno di saluto con la testa. Poi iniziò a scrivere, con l’accenno di un sorriso divertito sul volto.
 
Yoongino?
E questo da dove ti è uscito?
 
Feci spallucce. «Se non ti piace, non lo dico più».
 
Yoongi fece spallucce a sua volta, come per dire “Come vuoi tu.
 
«Allora prendiamo la tua macchina? Sei sicuro?» chiesi.
 
Yoongi annuì e mi fece cenno di seguirlo, mentre mi faceva strada verso casa sua. Il piano prevedeva di vederci lì vicino alla scuola, aspettando che nel frattempo i suoi uscissero per andare al lavoro, e poi tornare a casa sua per prendere la macchina.
 
Ad un certo punto, dopo circa dieci minuti di camminata, Yoongi indicò una casa in mattoni rossi con un piccolo giardino, che faceva parte di una serie di villette a schiera, e si fermò davanti al cancello per aprire.
Lo seguii lungo il breve vialetto piastrellato che portava alla porta d’ingresso, e aspettai che aprisse anche quella. Yoongi tese il braccio in un gesto di cortesia, invitandomi ad entrare.
 
«Che bella casa» esclamai, guardandomi intorno.
 
Non era molto grande, ma c’era una bella atmosfera. Il parquet era in legno chiaro, e le pareti del salotto erano di un bel color sabbia, mentre i divani disposti ad angolo erano coperti da teli ricamati color crema, ed erano cosparsi di soffici cuscini rossi e arancioni. Sul tavolino di legno scuro, davanti alla tv, c’era una pila sbilenca di libri e riviste, con in cima un paio di occhiali da lettura. Nell’insieme, quell’ambiente raccolto, pieno di colori tenui e tonalità calde, era davvero accogliente.
 
Yoongi mi indicò di seguirlo in cucina. Io avevo portato la mia borsa da mare, già pronta con tutta la roba che mi serviva. Yoongi, invece, sapendo che saremmo passati a casa sua, doveva finire gli ultimi preparativi e radunare le sue cose.
Entrai nella piccola cucina, e lo guardai mentre tirava fuori dal frigo il pranzo, e un thermos di un classico grigio lucido. Lo aiutai ad impacchettare tutto.
 
«Ti serve altro?» gli chiesi. «È tutto pronto?».
 
Vado a prendere il portafogli e sono pronto.
 
 
*
 
 
Per arrivare al mare ci voleva circa un’ora. Yoongi non poteva scrivere mentre guidava, perciò non poté dirmi niente per tutto il viaggio.

Il silenzio non mi pesava. Da quando l’avevo conosciuto non mi era mai importato che non parlasse. Certo, se avesse parlato sarei stata ancora più felice, ma il fatto che non parlasse non mi impediva di comunicare con lui. La cosa sorprendente era che spesso, quando non poteva o non aveva voglia di scrivere, Yoongi riusciva ad esprimersi efficacemente anche senza le parole. Passai metà del viaggio a raccontargli di tutto, stordendolo con le mie chiacchiere allegre, e nonostante lui non potesse commentare, esprimeva le sue reazioni a gesti o semplicemente tramite le espressioni facciali, e funzionava. Per esempio, gli raccontai di quella volta che ero andata in giro per tutto il giorno indossando un sacco della spazzatura sopra i vestiti, perché avevo perso una scommessa. Al che Yoongi, con un sorrisetto divertito, scosse la testa, fingendo disapprovazione. Poi staccò una mano dal volante per darmi una spinta scherzosa sulla spalla, come per dire che non ci credeva e che dovevo smetterla di raccontare stronzate, ed io scoppiai a ridere.
 
Ogni volta che gli raccontavo qualcosa di divertente, Yoongi mi regalava uno dei suoi lievi sorrisi, e ad un certo punto iniziò persino a ridere. Non era proprio una risata, mancava ancora il suono della sua voce, ma ci andava molto vicino. Le sue spalle tremavano proprio come quando si ride, e per la prima volta vidi un vero e proprio sorriso, con tanto di denti e gengive, allargarsi sul suo volto. Un sorriso a bocca schiusa, come per emettere una risata silenziosa.
 
Quando mi stancai di parlare, si era ormai creata quell’atmosfera piacevole, leggera e scherzosa, ed il silenzio che ne seguì era confortevole, come una coperta calda in cui ci si avvolge volentieri.
Per un po’ guardai fuori dal finestrino, vagamente assonnata. Ben presto, però, mi stancai della monotonia del paesaggio, e preferii tenere lo sguardo sul mio compagno di viaggio. Scoprii che mi piaceva molto guardare Yoongi mentre guidava. Teneva le braccia protese verso il volante, con i gomiti leggermente piegati in una posa rilassata, e lo sguardo concentrato sulla strada. Potevo ammirare il suo profilo delicato, il nasino dritto dalla punta tondeggiante, e le labbra rosa pallido che avrei voluto toccare, per controllare se erano morbide come sembravano. Osservai le sue mani, e notai che sul dorso erano attraversate da un intrico di vene leggermente in rilievo, mentre le dita sottili erano avvolte intorno al volante senza troppa forza.
Proprio in quel momento, Yoongi spostò una mano sul cambio per cambiare marcia, poi indicò la radio e si girò per lanciarmi una breve occhiata interrogativa.
 
Annuii. «Sentiamo cosa c’è».
 
Yoongi accese la radio e cambiò un paio di canali, finché non beccammo una stazione che dava vecchie canzoni rock e gli chiesi di lasciarla. Passai il resto del viaggio a cantare con trasporto, cercando di imitare con la voce anche i riff della chitarra e il ritmo della batteria, mentre Yoongi sorrideva tra sé e muoveva la testa a tempo.
 
 
*
 
 
La spiaggia era quasi deserta. Il sole, non più cocente come in piena estate, era nascosto dietro una coltre uniforme e vaporosa. Non si distingueva la forma delle singole nuvole, il cielo era un’unica distesa bianca da cui filtrava una luce fredda e tenue, perciò non ci preoccupammo di cercare un’ombra.
Scegliemmo un punto in mezzo alla spiaggia, abbastanza vicino all’acqua. Dopo aver steso gli asciugamani sulla sabbia, ci sdraiammo l’uno accanto all’altra, lo sguardo rivolto al cielo bianco. Una brezza fresca, lieve, mi accarezzava la pelle, e chiusi gli occhi per godermi quella sensazione. Mi lasciai cullare dallo scroscio gentile delle onde, accompagnate dal respiro appena udibile di Yoongi, accanto a me. Ero talmente rilassata che avrei potuto addormentarmi, ma all’improvviso sentii qualcosa toccarmi il dorso della mano, e tornai vigile. Era stato Yoongi a sfiorarmi? Guardai giù, verso il mio braccio steso lungo il corpo, e vidi la mano di Yoongi accanto alla mia, a pochi centimetri di distanza. Dopo un attimo di esitazione, la sua mano si spostò sopra la mia, e sentii che il suo tocco solitamente fresco stavolta era tiepido. Fece scivolare le dita sotto il mio palmo, stringendomi delicatamente la mano nella sua, mentre il suo pollice rimase sul mio dorso, intento ad accarezzarmi lentamente le nocche. Stavo per chiudere di nuovo gli occhi, beandomi del suo tocco così gentile, quando lo sentii allentare leggermente la presa, fermando quasi del tutto il movimento del pollice.
 
«Guarda che non mi dà fastidio» lo rassicurai, continuando a guardare il cielo bianco.
 
Dopo un attimo di esitazione, Yoongi riprese ad accarezzarmi il dorso della mano.
 
 
*
 
 
Aprii gli occhi, e per un attimo non capii dove fossi. Mi ero addormentata per davvero. Mi sollevai leggermente sui gomiti e guardai Yoongi, ancora steso al mio fianco.
Sonnecchiava tranquillo, le palpebre abbassate, con le ciglia scure in risalto sulle guance candide, e le labbra appena un po’ schiuse. Aveva una mano posata sul petto, mentre l’altra era ancora appoggiata sulla mia, senza più stringerla. Sfilai piano la mia mano da sotto le sue dita, e iniziai a frugare nella borsa per cercare il telefono. Mentre rovistavo tra le mie cose, lo sentii agitarsi e mi girai. Si stava alzando a sedere, stropicciandosi gli occhi.
 
«Scusa» dissi piano. «Ti ho svegliato?».
 
Yoongi si girò a guardarmi disorientato, come se si fosse dimenticato della mia presenza, e scosse la testa. Poi si portò una mano sullo stomaco, corrugando leggermente le sopracciglia.
 
«Hai fame?» gli chiesi, con un piccolo sorriso. «È quasi ora di pranzo».
 
Yoongi annuì, ed iniziò a tirare fuori il cibo. Avevo lasciato che cucinasse anche per me, ma solo perché mi aveva detto che gli piaceva cucinare. E non appena assaggiai, ebbi la conferma che era anche bravo. Biascicai dei complimenti incomprensibili a bocca piena, tipo Mmhf, daffero buono, mentre Yoongi sorrideva per la seconda volta a bocca schiusa, scoprendo i piccoli denti bianchi in un’altra risata senza suono.
 
Dopo aver mangiato, Yoongi tirò fuori il thermos e me lo porse, con un sorriso più timido. Svitai il tappo grigio lucido, e scoprii con sorpresa che mi aveva preparato anche il tè. Doveva averlo portato solo per me, perché gli avevo detto che preferivo il tè al caffè.
 
«Grazie» mormorai, stupita, mentre Yoongi continuava a sorridere timidamente.
 
 
*
 
 
«Yoongi!» lo chiamai all’improvviso, dandogli un colpetto sulla schiena.
 
Stavamo passeggiando vicino alla riva, con l’acqua fredda che ci lambiva i piedi. Yoongi era poco più avanti di me, alla mia sinistra, e si girò a guardarmi.
 
«Ho avuto un’altra idea» dissi, con un gran sorriso.
 
Posso entusiasmarmi o devo avere paura?
 
Gli diedi una botta leggera sulla spalla. «Quando mai hai avuto paura?» esclamai, fingendomi offesa. «L’idea del carrello ti era piaciuta».
 
Okay, mi fido.
Stavolta mi dici di che si tratta?
O è sempre una sorpresa?

 
«Te lo dico» risposi, senza esitazione. «Ho bisogno del tuo aiuto».
 
 
*
 
 
Dopo che gli ebbi spiegato la mia idea, Yoongi rimase lì a fissarmi, lo sguardo serio e imperscrutabile. Sembrava che non sbattesse neanche le palpebre, iniziava ad inquietarmi.
 
«Che c’è?» sbottai alla fine. «Non è una bella idea?».
 
Certe volte mi lasci senza parole.
 
Avevo a malapena finito di leggere, che Yoongi si riprese il telefono per aggiungere qualcosa.
 
La battuta non era intenzionale.
 
Mi misi a ridere. «Peccato. Era una battuta bellissima».
 
 
*
 
 
Durante il viaggio di ritorno, in macchina, spiegai il mio piano nei dettagli, mentre Yoongi annuiva con espressione seria, lo sguardo fisso sulla strada. Vedendo che si era convinto, un ampio sorriso si fece strada sul mio volto, e non riuscii a trattenermi dal battere le mani in un breve applauso di eccitazione. A questo mio gesto, vidi un piccolo sorriso formarsi lentamente sul volto di Yoongi, e quando socchiuse le labbra mi dimenticai per l’ennesima volta che non parlava, perché sembrava proprio che volesse dirmi qualcosa, e che stesse per pronunciare delle parole ad alta voce.
 
Ma non lo fece, ovviamente.
 
Il resto del viaggio trascorse tranquillo, con la radio che trasmetteva canzoni lente e vagamente malinconiche in sottofondo.
 
 
*
 
 
Era ancora pomeriggio, quando arrivammo davanti a casa mia.
 
«Allora, ci vediamo stasera» lo salutai, e mi sporsi sul sedile dell’auto per abbracciarlo.
 
Fu un gesto spontaneo. Senza pensarci troppo, gli passai le braccia intorno al collo, mentre i miei capelli gli sfioravano la guancia. Dopo un attimo di esitazione, Yoongi ricambiò il gesto passandomi un braccio intorno al corpo, e sentii il suo palmo posarsi vicino al mio fianco.
 
Mi allontanai, e Yoongi mi rivolse un piccolo sorriso, lo sguardo carico di dolcezza. Poi scesi dall’auto, e lui mi fece ciao ciao con la mano, sempre sorridendo. In quel momento, mentre lo guardavo, mi sembrò che qualcosa nel mio cuore stesse tremando.








 
Ehi gente, spero che questo capitolo non sia risultato troppo noioso...
so che non è successo granché, ma se siete amanti del fluff immagino che abbiate apprezzato (o almeno lo spero ahaha).
Insomma, era un capitolo discretamente fluffoso, dovete ammetterlo.
Ora la smetto di blaterare cose insensate, e vi ricordo come al solito che le recensioni sono molto gradite.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima,
Sugakookie
 
   
 
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