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Autore: Alina_Petrova    08/09/2018    0 recensioni
Kitty!Kurt e Blaine che lo ama più della propria vita.
Raccolta di one shot.
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Kurt aveva fissato quel testo stampato in lettere minuscole che, sembrava cercassero di sgretolarsi davanti a lui, così a lungo, che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Lacrime che scivolarono giù bagnandogli le guance, non appena sollevò lo sguardo vacuo verso Blaine che in quel momento era entrato nell'appartamento.

– Che significa..? – riuscì a leggere le sue labbra, più che sentire, Blaine. Quando capì cos'erano quei fogli di carta che Kurt stringeva in mano, sentì di colpo freddo in tutto il corpo – come se in un istante il cuore gli si fosse ricoperto di ghiaccio... e si fosse spaccato.

– Tu... dove li hai trovati...? Hai frugato tra le mie cose?! – con una velocità da record passò dal sussurro all'urlo, istintivamente seguendo la regola «l'attacco è la migliore difesa». Kurt sussultò, lasciò scivolare i documenti sul pavimento e lo guardò con uno sguardo talmente offeso che ad Anderson venne voglia di prendersi a schiaffi da solo.

– Io... io... no! Stavo solo spolverando... stavano sopra i libri... Sono caduti... li ho raccolti, volevo rimetterli in ordine... Non volevo leggerli, ma poi ho visto questo: "Lascio il mio ibrido, Kurt Anderson, al signor Burt Hummel"... Io... – Kurt singhiozzò e asciugò velocemente con il dorso della mano il volto, ormai completamente bagnato dalle lacrime, prima di continuare: – Perché, Blaine...? Perché? Perché ti serve questo testamento?

***

– Due mesi..? Per due mesi hai fatto finta che tutto era a posto... andavi al mattino al lavoro, ordinavi la pizza, guardavi il tuo adorato calcio, scherzavi e ridevi, come se niente fosse, e intanto pensavi di essere in punto di morte..? Facevi visite mediche, gli esami, la biopsia... il testamento... senza dirmi una parola..? Ma cos'hai in testa..? Come hai potuto, Blaine?

– Non volevo farti preoccupare inutilmente. Ora è tutto a posto, il tumore si è rivelato benigno e mi operano tra due settimane.

Tuttavia, le sue parole non ebbero su Kurt l'effetto tranquillizzante sperato: se finora l'ibrido guardava Anderson sorpreso e un po' confuso, ora sembrava non riconoscesse proprio la persona di fronte a lui.

– É tutto a posto, dici? – disse Kurt lentamente, squadrando con uno sguardo gelido la figura di Blaine seduto sul bordo del divano con le spalle colpevolmente abbassate. L'ibrido posò piano sul tavolino quella maledetta pila di documenti, si alzò da terra, dove era rimasto seduto fin dall'arrivo di Blaine, ascoltando il racconto degli eventi degli ultimi due mesi e senza dire più una parola, andò in camera sua.

Mezz'ora dopo, Kurt uscì da lì, vestito di tutto punto, con il borsone a tracolla strapieno di roba. Blaine che fino a quel momento sembrava non essersi mosso di un millimetro, non appena capì le sue intenzioni, balzò svelto verso la porta impedendogli di passare.

– Ti prego... no... non andare via... – allungò le mani verso il viso di Kurt, ma all'ultimo momento si fermò, non trovando il coraggio di toccarlo.

– Devo, Blaine. Ho bisogno di stare un po'... senza di te, capisci? Per pensare. – L'ibrido abbassò la testa, in silenziosa attesa che il passaggio si liberasse e a Blaine non rimase altro che spostarsi.

– Dove andrai? – chiese avvilito.

– Dalla persona alla quale hai deciso di lasciarmi in eredità, – rispose Kurt e delicatamente si chiuse dietro la porta.

***

– Posso... posso parlare con Kurt? – la frase suonò in modo così infantile e ridicolmente lamentoso, che Burt involontariamente scosse la testa,
passando la mano sugli occhi e sospirò stanco.

– Mi dispiace, Anderson, ma no... non ancora. Non vorrei cospargere di sale le tue ferite, ma ti avevo avvertito a suo tempo, che tutto questo sarebbe finito male. Non si può mentire a qualcuno che ami.

– Non gli ho mentito, ho solo taciuto alcune delle cose che... non volevo che soffrisse!

– Mentito... taciuto... qual è la differenza, Blaine? L'hai escluso dalla tua vita in un momento difficile per te... l'hai fatto sentire indegno della tua fiducia...

– O cielo, volevo solo proteggerlo, io... sta molto male?

– Sì, sta male. Ma è forte, Blaine ce la farà, ha semplicemente bisogno di ancora un po' di tempo. Ti chiamerà lui quando sarà pronto, d'accordo?

– Ti avrò stancato con le mie lagne, vero? Mi dispiace, Burt, ma mi manca così tanto!

– No, che non mi hai stancato, ma dopo ogni tua chiamata mi tocca scaldargli litri di latte e assistere per l'ennesima volta a "Moulin rouge"... Prova a richiamare fra un paio di giorni, va bene?

– Scusami ancora... sono vivo, ma l'hai ereditato lo stesso! Sì, chiamerò... Oh, accidenti, fra tre giorni mi operano...

***

– Kurt Anderson? – la voce del uomo col camice bianco addosso appena uscito dalla stanza di Blaine lo fece tornare alla realtà. Il dottore gli sorrise incoraggiante. – L'operazione è riuscita benissimo, il tuo padrone ha già chiesto di te. Puoi entrare, se vuoi. – Kurt solo annuì, incapace di tirare fuori una parola, lo aggirò abilmente e si infilò nella stanza.

Blaine stava mezzo sdraiato su una montagna di cuscini, dal suo gomito correva su il tubicino della flebo; era leggermente dimagrito e un po' più pallido del solito, ma in generale sembrava stesse benone e Kurt tirò un sospiro di sollievo. Appena notato il suo arrivo, Anderson si sciolse in un sorriso felice, ma già l'istante dopo il suo sguardo cadde sul braccio sinistro dell'ibrido, che era ingessato e appeso al collo.

– Che... che cosa è? Dove? Come? Quando l'hai..? – sparò a raffica le domande e Kurt si affrettò a precipitarsi verso il letto e si sedette sul bordo, coprendo la mano di Blaine con la sua, quella sana.

– Non è niente, non è nemmeno una frattura, l'osso solo si è incrinato un po', il gesso lo toglieranno presto! Sono caduto – ero agitato, non guardavo sotto i piedi, così sono inciampato e sono caduto. É successo il giorno in cui mi sono trasferito dal signor Hummel, ero già a due passi dal portone... Ho semplicemente avuto sfortuna, il braccio ha colpito giusto lo spigolo del gradino e quindi l'osso ha ceduto... beh, un pochino. Ma ormai è tutto a posto. – Intanto che Kurt raccontava, nella testa di Blaine scorrevano le immagini del suo povero gattino, che steso per terra stringeva i denti dal dolore sotto casa di Burt, che tremava per la paura in ospedale, che per giorni aveva sicuramente sofferto per l'impossibilità di stare comodo a letto o di grattare la pelle rinchiusa nella prigione del gesso durante queste due settimane... e lui non era lì per essergli di sostegno e di conforto!

– Ma come ti è saltato in mente di nascondermi questo?! – scoppiò alla fine con ira. Kurt si scostò di colpo sbattendo le palpebre per un così improvviso cambiamento di tono, ma si riprese subito e raddrizzò la schiena.

– Penso che da solo non ci sarei arrivato... ma c'è una persona, sai, che mi ha suggerito tale comportamento, anzi, mi ha addirittura dimostrato come si fa! – Anderson si bloccò a bocca aperta. – Beh, com'è? Piacevole sensazione... trovarsi dall'altra parte? Ora capisci come mi sono sentito quando ho saputo che mi nascondevi i tuoi problemi? Blaine, hai sempre detto, che non sei un padrone per me, che siamo due compagni alla pari. E io ti credevo...

– Io... io ti amo...

– Ti amo anch'io! Ma l'amore non deve rimanere a parole, bisogna dimostrarlo con le proprie azioni. Con quella tua menzogna ci hai fatti piombare nuovamente al livello "padrone-cucciolo"! Come se fosse la tua prerogativa quella di prenderti cura di me e tenermi al sicuro e a me rimanesse l'unico compito di stare buono in un angolino a pulirmi la pelliccia!

– Non volevo che soffrissi, Kurt!..

– E io invece voglio soffrire con te! Voglio tutto con te! Avrei voluto andare con te dai dottori, anche se odio gli ospedali, avrei voluto tenerti la mano, quando avevi paura o provavi dolore!!! Mi sarebbe piaciuto condividere con te l'ansia in attesa dei risultati delle analisi e impazzire insieme dalla gioia per le belle notizie!

– E se le notizie fossero state... brutte..?

– Ti avrei abbracciato più forte che potevo e avrei fatto del mio meglio per convincerti di non mollare e di fare tutto il possibile per sconfiggere la malattia!

– E se... se non ci fosse nulla da fare..?

– Blaine... capisco il tuo desiderio di proteggermi da tutto il male in questa vita, ma ti prego... non farlo! Sono più forte di quanto pensi. Io voglio stare con te fino all'ultimo respiro – che sia il tuo o il mio, non importa. Non mi escludere dalla tua vita... mai! Mi manchi così tanto, vorrei tornare, ma... – l'ibrido si fermò, non sapendo come continuare.

– Cosa, Kurt? Cosa serve per far sparire questo "ma"?

– Ciò che è fatto è fatto, il passato non si può cambiare, ma... riconosci di aver sbagliato! Promettimi che una cosa simile non accadrà mai più! Ecco, questa tua promessa sarà il mio lasciapassare per tornare a casa.

– Non lo farò mai più! – fu la risposta immediata di Blaine. Accompagnata, naturalmente, dal musetto da cucciolo abbandonato in mezzo alla strada.

– Mio Dio, Anderson! Hai frequentato qualche corso specifico per questa roba? – ridacchiò il signor Hummel apparso all'entrata della stanza proprio in quel momento. – Sul serio, a volte assomigli di più tu a un cagnolino che Kurt a un gattino... e non è facile, visto che dopo tutto, lui ha dalla sua le orecchie da gatto e la coda!

Due mesi più tardi.

– O santo cielo, Blaine! Che cosa è successo alla tua mascella?! – Kurt spalancò gli occhi e con orrore fissò Anderson improvvisamente rientrato a casa nel bel mezzo di una normalissima giornata di lavoro.

– Cofa-cofa... non fedi, si è gonfiata la gengifa! – sbottò quello scontroso.

– Allora vai subito dal dentista! Perché sei venuto a casa?

– Sono fenuto a prendere te.

– Uh?.. E perché? – si allarmò Kurt.

– Dofrai fenermi la mano! – lo informò Blaine, gettando la valigetta da lavoro sul divano e porgendogli la giacca.

– É la tua vendetta, non è vero? – balbettò l'ibrido guardandolo con rimprovero.

– Hai detto tu che fe ho paura o fento dolore, forresti starmi vicino, no? Ecco, ora ho una paura matta del dentista e la gengifa mi fa un male cane, quindi, sbrigati! O hai già cambiato idea? – chiese Blaine con sfida.

– Neanche per sogno! – Kurt alzò la testa fiero, afferrò la giacca e si diresse a passo sicuro verso l'uscita, agitando la coda nervosamente senza accorgersi del sorrisetto compiaciuto di Anderson.

   
 
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