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Autore: Asami_Ryuzaki    12/09/2018    2 recensioni
"Emma corse in camera e passò circa tre o quattro ore ad accarezzare Daphne -che già ronfava comodamente accucciata sul suo stomaco- prima di addormentarsi, e, in ogni caso, non dormì molto.
La mattina dopo si svegliò verso le sette meno un quarto, ma era troppo agitata per rimettersi a dormire.
Si alzò e si fece una doccia calda, cercando di rilassarsi. Ma era evidente che non bastava a calmarla, per cui decise di accendere il suo lettore CD portatile. Così la voce di Micheal Jackson e dell’acqua la distrassero per un secondo da quello che sarebbe successo in poche ore. Emma pensò che la musica fosse l’unica cosa in cui i Babbani battevano i maghi in maniera tanto schiacciante." tratto dal terzo capitolo: "Il binario nove e tre quarti"
In questa fan fiction seguiremo le vicende del giovane Harry Potter dal punto di vista di una nuova arrivata: la giovane Emma Courtney Riley, strega purosangue che aspira, un giorno, a diventare Auror.
Ho pubblicato la stessa storia sul mio profilo Wattpad, ecco il link: https://www.wattpad.com/627683461-emma-riley-avventure-ad-hogwarts-1-due-lettere-da
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Diagon Alley


«Auguri Emma!» Hermione era appena entrata in casa della sua migliore amica abbracciandola.
Era il 31 luglio 1991, dell’11° compleanno di Emma.
Il giorno stesso sarebbero andati a fare spese per la scuola.
«Grazie Hermione» sorrise Emma «Allora, sei pronta ad andare a fare compere?»
«Certo, ma… diciamo che penne d’oca, pergamena, calderoni e bacchette magiche non si trovano proprio ovunque- osservò Hermione -Dov’è che si comprano tutte queste cose?»
«In realtà si trova tutto a Londra» disse Emma «Basta sapere dove andare»
«Buon compleanno Emma» disse il padre di Hermione, che intanto era comparso dietro la figlia.
«Grazie signor Granger» rispose Emma.
«Siamo noi che dobbiamo ringraziarti Emma» disse la signora Granger «È molto gentile da parte tua accompagnarci a fare spese per Hermione»
«Di nulla signora Granger» disse Emma.
La madre e il padre comparvero dietro di lei e sorrisero ai genitori di Hermione.
«Buongiorno Nelly, Albert» salutò la madre.
Emma vide la signora Granger sorridere
«Flora, Ross» rispose la signora Granger.
«È meglio se ci muoviamo» disse il padre di Emma «Prima arriviamo più tempo abbiamo»
Salirono tutti sull’auto del padre di Emma e partirono per Londra.
Durante il viaggio le due ragazze discutevano di cose da tipiche ragazzine Babbane. Sentendo i loro discorsi nessuno avrebbe mai potuto capire che non si trattava affatto di persone ordinarie. Parlavano infatti della loro vecchia scuola, paragonavano le persone più gentili che conoscevano a quelle che, invece, avrebbero volentieri buttato da un burrone.
L’unica cosa che avrebbe potuto ricondurli a qualcosa di non proprio ordinario erano i vestiti della famiglia di Emma. I genitori vestivano in maniera leggermente particolare: entrambi indossavano un mantello nero sopra la divisa da Auror, che indossavano quando entravano nel mondo magico. Emma aveva solo il suo amato mantello blu, con ricamato sulla schiena un drago blu, che le aveva fatto sua nonna pochi giorni prima, come regalo di compleanno.
«Emma» la chiamò suo padre, facendola voltare in avanti «Potresti leggere cosa dobbiamo comprare? Alcune cose me le ricordo, ma… sinceramente da vent’anni a questa parte non so quanti titoli diversi hanno avuto i vari libri di scuola»
«Certo» rispose Emma, andando a pescare la busta dalla tasca del mantello e prendendo in mano il secondo foglio che pochi giorni prima non aveva considerato.
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA
 DI HOGWARTS
Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre divise da lavoro in tinta unita (nero)
Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.
Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia di Bathilda Bath
Teoria della magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla Trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott
Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus
Gli Animali Fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro
Le Forze Oscure: guida all'autodifesa, di Quentin Tremante
Altri Accessori
1 bacchetta
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d'ottone
Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.
SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON È CONSENTITO L'USO DI SCOPE PERSONALI.
 
«In che senso “non è consentito l’uso di una scopa personale”?» domandò Hermione con una punta d’ansia nella voce.
«Già, regola stupida» sbuffò Emma, appoggiando il mento al palmo della mano e guardando il cielo con aria annoiata «Si aspettano un allenamento decente da parte nostra a cavallo di una Scopalinda 2? Bah!»
«Quindi dobbiamo volare su delle scope?» continuò Hermione, che non sembrava poi molto calma.
Emma parve capire il problema (Hermione era sempre così nello sport): non si può imparare a volare su una scopa grazie a un libro.
«Se vuoi posso darti una mano a imparare, una volta arrivati a scuola» propose Emma, cercando di sembrare rassicurante.
Hermione annuì, accennando a un sorriso.
Passarono in auto una trentina di minuti restando in silenzio, finché non accostarono davanti a un piccolo pub.
«Il paiolo magico» lesse Emma, guardando l’edificio che aveva davanti. Tutte le persone che passavano per quella strada sembravano non accorgersi del nome insolito di quel posto. Guardavano il negozio di dischi dall’altra parte della strada e la libreria lì accanto, come se fosse invisibile.
«Esatto Emma» rispose la madre, scendendo dalla macchina, seguita dagli altri «è un bar molto famoso tra i maghi ed è uno degli accessi per il luogo verso cui ci stiamo dirigendo»
Hermione lanciò uno sguardo eloquente ad Emma, che si limitò a un’alzata di spalle, prima di seguire i genitori all’interno.
Il paiolo magico era un locale particolarmente buio e dimesso, per godere della fama di cui parlavano i genitori di Emma. Vecchi maghi chiacchieravano, seduti al bancone, bevendo un whisky incendiario e un paio di anziane streghe e discutevano poco lontano.
Un omino col cappello a cilindro stava parlando al vecchio barman, completamente calvo, che sembrava una noce di gomma.
«Buongiorno Riley, Black» salutò il barman, interrompendo la conversazione «Vi fermate a bere qualcosa?»
«Salve Tom» salutò il padre di Emma, con un sorriso «Siamo un po’ di fretta, accompagno mia figlia e la sua amica a fare compere per la scuola»
«Non siete gli unici oggi» continuò Tom, con gli occhi che luccicavano «Non ci crederete! Oggi anche Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto, sta andando a Diagon Alley»
«Spero per coi che lo incontriate» commentò il mago con la bombetta, al bancone «Mi è parso proprio un bravo ragazzo. È stato molto cortese»
Un mormorio di assenso si diffuse per il locale: era palese che la conversazione, ormai, non era più tra loro e il barista, ma, se non si fossero mossi, avrebbero dovuto parlare con tutti del famoso Harry Potter, dato che tutti sembravano avere un’opinione a riguardo.
«Lo terremo a mente, Dedalus» rispose sbrigativa la madre di Emma, che aveva sicuramente capito la gravità della situazione «Ora sarà meglio sbrigarci. Arrivederci. Forza ragazze» e diede una leggera spinta ad Hermione ed Emma, incitandole a seguire il padre di quest’ultima.
Uscirono in un piccolo cortile circondato da un muro, dove non c'era altro che un bidone della spazzatura e qualche erbaccia. Il padre di Emma iniziò a contare i mattoni del muro, come se ne stesse cercando uno in particolare e intanto bofonchiava «Tre verticali... due orizzontali...» poi annunciò «Bene, state tutti indietro» e toccò tre volte con la bacchetta il mattone.
Il mattone che aveva colpito vibrò... si contorse... al centro, apparve un piccolo buco... si fece sempre più grande... e un attimo dopo si trovarono di fronte un arco abbastanza largo da far passare una persona sulle spalle di un’altra. L'arco dava su una strada selciata tutta curve, di cui non si vedeva la fine.
«Benissimo» sorrise la madre di Emma, guardando l’espressione stupita delle ragazze e dei genitori di Hermione «Benvenuti a Diagon Alley!»
Emma si girava di qua e di là nel tentativo di vedere tutto e subito: i negozi, le cose esposte all'esterno, la gente che faceva le spese.
Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori del negozio più vicino. Un'insegna appesa sopra diceva: Calderoni. Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.
Da un negozio buio la cui insegna diceva: Emporio del Gufo: gufi selvatici, barbagianni, gufi da granaio, gufi bruni e civette bianche si udiva provenire un richiamo basso e soffocato. Molti ragazzi, più o meno dell'età di Emma, tenevano il naso schiacciato contro la vetrina, dove erano esposti dei manici di scopa. «Guarda» Emma sentì dire uno di loro, «il Nimbus Duemila, il più veloce di tutti».
«Wow» commentò Emma, guardando la Nimbus Duemila con ammirazione, sapendo che, anche se le fosse stato concesso prenderla, non avrebbe potuto usarla a scuola.
Alcuni negozi vendevano abiti, altri telescopi e bizzarri strumenti d'argento che Emma aveva visto nell’ufficio dei genitori una sola volta nella vita.
«Spioscopi» sussurrò meravigliata, voltandosi dall’altra parte della strada, e tornando con lo sguardo
C'erano vetrine stipate di barili impilati, contenenti milze di pipistrello e pupille d'anguilla, mucchi pericolanti di libri di incantesimi, penne d'oca e rotoli di pergamena, bottiglie di pozioni, globi lunari...
«Mi dispiace interrompervi» disse la madre di Emma, distogliendola dalla sua osservazione attenta della strada «Ma prima di tutto dobbiamo andare a prelevare dei soldi»
«Qui c’è anche una banca» domandò il padre di Hermione.
La madre di Emma annuì «Sì Albert, si tratta della Gringott, la banca dei maghi» e indicò l’edificio che si trovava precisamente davanti a loro.
Sinceramente Emma non capì come poteva non averlo notato.
Era un edificio bianco come la neve che svettava sopra le piccole botteghe. Ritto in piedi, dietro un portale di bronzo brunito, con indosso un'uniforme scarlatta e oro, c'era...
«Sì, ragazze. Lui è un folletto» disse il padre di Emma in risposta allo sguardo stranito della figlia, mentre salivano gli scalini di candida pietra diretti verso di lui. Il folletto era più basso di Emma di quasi tutta la testa. Aveva un viso scuro e dall’aria intelligente, una barba a punta e, come Emma non poté far finta di non notare, dita e piedi molto lunghi. Si inchinò al loro passaggio. Ora si trovavano di fronte una seconda porta, questa volta d'argento, su cui erano incise le seguenti parole:
Straniero, entra, ma tieni in gran conto
Quel che ti aspetta se sarai ingordo
Perché chi prende ma non guadagna
Pagherà cara la magagna
Quindi se cerchi nel sotterraneo
Un tesoro che ti è estraneo
Ladro avvisato mezzo salvato:
Più del tesoro non va cercato.
«Bisognerebbe essere proprio matti a cercare di rubare alla Gringott» considerò la madre di Emma «è un luogo sorvegliatissimo. Trappole, incantesimi e creature magiche proteggono questo posto»
Quando varcarono la porta una coppia di folletti si inchinò e li condusse a un grande salone marmoreo. Un centinaio di altri folletti seduti su sgabelli dietro un lungo bancone scribacchiavano su grandi libri, pesavano le monete su delle bilance, ed esaminavano pietre preziose. Le porte erano troppo numerose per poterle contare, e altri folletti erano occupati ad aprirle e richiuderle per fare entrare e uscire le persone.
«Nelly, Albert, credo che voi dobbiate dirigervi a cambiare i soldi babbani con quelli dei maghi» propose la madre di Emma, e i signori Granger annuirono. Erano molto spaesati, ovviamente non sapevano dove cominciare.
«Penso che vi accompagnerò» propose il padre di Emma, capendo che, da soli, non sarebbero arrivati da nessuna parte «mentre Flora porterà le ragazze alla camera blindata di Emma»
Mentre il padre si allontanava con i genitori della sua migliore amica, Emma era rimasta ala parte di frase “La camera blindata di Emma”. Aveva una camera blindata tutta sua?
«Forza ragazze, questo posto è molto più interessante di quanto possa sembrarvi ora» disse la madre di Emma, avviandosi verso un folletto che in quel momento era libero «Siamo qui per prelevare dei soldi dalla camera blindata della signorina Emma Riley»
«Ha la chiave, signora?» domandò il folletto.
«Certamente» e sfilò dalla tasca del mantello una piccola chiave d’oro.
Il folletto la osservò da vicino «Sembra che vada bene»
«Molto bene» disse infine il folletto «qualcuno vi accompagnerà in entrambe le camere blindate, Bongi!»
Arrivò un secondo folletto, che le accompagnò verso una delle porte della sala. Bongi tenne la porta aperta per farli passare. Si trovarono in uno stretto passaggio di pietra, illuminato da torce. Scendeva ripido e scosceso e per terra correvano i binari di una piccola ferrovia. Bongi fischiò e un piccolo carrello arrivò sferragliando verso di loro. Salirono a bordo e partirono.
A un certo punto, Emma pensò di aver visto una fiammata in fondo a un passaggio e si girò per vedere se era un drago, ma troppo tardi: scesero ancora più giù, superando un lago sotterraneo dove, dal soffitto e dal pavimento, spuntavano enormi stalattiti e stalagmiti.
Quando si fermarono, Emma era evidentemente l’unica con il forte desiderio di rifarlo, magari con un paio di giri della morte in più.
Bongi fece scattare la serratura della porta. Ne fuoriuscì una nube di fumo verde e, quando si fu dissipata, Emma rimase senza fiato. Dentro, c'erano montagne di monete d'oro. Cumuli d'argento. Mucchi di piccoli zellini di bronzo.
«Tutto tuo» disse la madre ad Emma, con un sorriso.
Era tutto suo? I suoi genitori avevano tenuto da parte tutti quei soldi solo per lei? Non poter fare altro che abbracciare sua madre e iniziare a raccogliere un po’ di soldi in una borsa.
«Come funzionano le monete dei maghi» domandò Hermione, stupita.
«Allora Hermione, la Valuta dei Maghi è composta da tre tipi di monete. In ordine di valore sono: i Galeoni, le Falci e gli Zellini. I Galeoni sono d'oro, le Falci sono d'argento e gli Zellini di bronzo. 17 Falci fanno un Galeone e 29 Zellini una Falce»
Emma, intanto aveva raccolto quello che, pensava, le sarebbe bastato ter tutto l’anno. Si voltò verso la madre e sorrise «Possiamo andare»
Dopo la divertentissima corsa di ritorno, rimasero un poco a sbattere le palpebre, accecati dalla luce del sole. Anche se ora aveva una borsa piena zeppa di soldi, Emma non sapeva da dove iniziare a fare i suoi acquisti.
I signori Granger e il padre di Emma corsero loro incontro.
«Avete fatto?» domandò la madre di Emma.
Il padre annuì e indicò con un cenno una borsa decisamente più piccola di quella di Emma.
«Potremmo andare per la tua uniforme» disse la madre di Emma, accennando con la testa al negozio di Madama McClan: abiti per tutte le occasioni.
«Forse è meglio che andiate da sole» considerò il padre di Emma «Noi andremo a prendere le bilance, i calderoni, i telescopi e tutte quelle cianfrusaglie» e si allontanarono.
Fuori dal negozio c’era un uomo gigantesco. Aveva il volto quasi nascosto da una criniera lunga e scomposta e da una barba incolta e aggrovigliata, ma si distinguevano gli occhi che scintillavano come neri scarafaggi lì sotto.
Emma scambiò uno sguardo un po’ preoccupato con Hermione.
L’omone aveva in mano due gelati e stava facendo segno a qualcuno all’interno.
Le ragazze lo oltrepassarono ed entrarono da Madama McClan. Schivarono, sulla soglia, un ragazzino che doveva avere circa la loro età, con i capelli neri e gli occhi verdi, che stava raggiungendo il gigante all’esterno.
Madama McClan era una strega tarchiata, sorridente e tutta vestita di color malva.
«Hogwarts, care?» chiese quando Emma cominciò a parlare. «Togli pure il mentello, cara. Ho qui tutto l'occorrente... Di là c'è un altro giovanotto che sta provando l'uniforme»
Nel retro del negozio, un ragazzino dal viso pallido e appuntito stava ritto su uno sgabello, mentre un'altra strega gli appuntava con gli spilli l'orlo di una lunga tunica nera. Madama Mcclan fece salire Emma ed Hermione su un altro sgabello vicino al primo, infilò anche a loro una lunga veste dalla testa e cominciò ad appuntarlo per farla della giusta lunghezza.
La prima cosa che Emma si chiese fu “Ma i ragazzi e le ragazze non dovrebbero stare in spazi differenti a privare i vestiti?”. Poi concluse che si trattava solo di provare una tunica e, effettivamente, non dovevano togliersi i vestiti per indossarla.
«Ciao. Anche voi di Hogwarts?» chiese il ragazzo con voce annoiata e strascicata.
«Si» rispose Emma, quel ragazzo aveva un’aria famigliare. Purtroppo non le ricordava nulla di buono «Anche tu, immagino»
Lui annuì «Prima ho parlato con un ragazzo. Gli ho parlato di Quidditch. Sembrava non avere idea di che cosa stavo dicendo. Roba da matti, non pensi?»
«Mh…» fu l’unica risposta di Emma.
«Tu ci sai giocare a Quidditch?» domandò il ragazzo.
Emma fece cenno di sì con la testa «Ho imparato ad appena sei anni»
«Beh, io sono molto bravo nel Quidditch» disse lui «Secondo mio padre sono un vero talento. Ho assolutamente intenzione entrare nella squadra della mia casa»
«Non ricordo di averglielo chiesto» mormorò Emma ad Hermione, facendola ridacchiare.
«Sai già in che casa verrai smistata» domandò il ragazzo.
«Non ne sono sicura» rispose Emma «Di sicuro mi piacerebbe essere Corvonero, ma anche Grifondoro non mi dispiacerebbe»
«Io sarò di sicuro un Serpeverde. Tutta la mia famiglia lo era. Immagina di venir smistati in Tassorosso. Probabilmente me ne andrei»
«Qualche problema con i Tassorosso?» domandò Emma, che ora stava sinceramente cominciando a trovare a dir poco insopportabile quella persona. Ora sapeva chi le ricordava: Steve, suo fratello minore.
Lui alzò le spalle «Il problema non è Tassorosso in sé. Il problema sono tutti quei nati babbani che gironzolano per Hogwarts»
Emma ed Hermione si scambiavano uno sguardo.
«I tuoi genitori sono come noi» domandò il ragazzo. Okay, quella voce così annoiata ora le stava ufficialmente dando i nervi.
«Sì, sono un mago e una strega» tagliò corto Emma.
«E dove sono?»
«Sono andati a comprare l’occorrente per Pozioni e Astronomia» neanche il tempo di dirlo e i suoi genitori e quelli di Hermione comparvero da dietro la vetrina del negozio.
«Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comperando i libri, e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po' più avanti» spiegò il ragazzo «Secondo me non dovrebbero permettere agli altri di frequentare Hogwarts. Alcuni, ricevuta la lettera, non sapevano neanche cosa fosse Hogwarts. Ma ti rendi conto? Infondo loro non saranno mai capaci di fare quello che sappiamo fare noi»
Prima che Emma potesse tirargli addosso lo sgabello, Madama McClan disse: «Ecco fatto, mie care»
Le ragazze scesero con un salto dagli sgabelli. Non dispiaceva a nessuna delle due interrompere quella conversazione.
«Allora ci si vede ad Hogwarts» le congedò il ragazzo, con la stessa voce strascicata, mentre Emma infilava il proprio mantello.
Emma ed Hermione pagarono ed uscirono da Madama McClan, per nulla dispiaciute di aver posto fine a quella conversazione.
«Allora ragazze, avete preso la tunica» domandò la madre ad Emma.
Emma annuì «Ora mancano solo i libri di testo e le bacchette»
Comperarono i libri al negozio Il ghirigoro dove gli scaffali erano stipati fino al soffitto di libri grossi come lastroni di pietra e rilegati in pelle; libri delle dimensioni di un francobollo, foderati in seta; libri pieni di simboli strani e alcuni con le pagine bianche.
I genitori dovettero trascinare via le due ragazze, che sembrava avessero tutta l’intenzione di rimanere lì per il resto dell’estate.
«È rimasta solo la bacchetta magica?» domandò Emma, che ora camminava in fondo alla fila, accanto a sua madre.
Hermione inchiodò, facendo in modo di creare una specie di muro davanti ad Emma, che le finì praticamente addosso.
«Ma cos’hai che non va?!» domandò a Hermione, infervorata.
Hermione la guardò dritta degli occhi e le prese le mani, «Non ti abbiamo ancora comprato il regalo di compleanno!»
«Hermione ha ragione» concordò la signora Granger.
«Ma non c’è assolutamente bisogno» provò a controbattere Emma.
«Lo sappiamo che non c’è bisogno, tuttavia non ci compiono tutti i giorni undici anni, no?» disse il padre di Emma, guardando l’espressione esasperata della figlia.
«Ho un’idea» annunciò poi Hermione. Emma in cuor suo sperò che non si trattasse di nulla di esagerato, e invece «Signora Riley, potremmo regalare ad Emma un animale per il suo compleanno»
«Ottima idea» sorrise la madre di Emma, ignorando il suo sguardo sconvolto «Non penso che avrebbe senso prendere un gufo, dato che abbiamo già Jay. I rospi sono passati di moda da prima che io iniziassi la scuola… Quindi potremmo prendere un gatto»
Emma tentò di protestare, ma l’idea del gatto sembrava a tutti così irrimediabilmente perfetta, da rendere inutili i tentativi di Emma di controbattere.
Si diressero verso un negozio di animali di nome Il Serraglio Stregato, un luogo angusto, rumoroso e puzzolente. Emma vide, tra le creature esposte, enormi rospi viola, lumache, i gatti di ogni colore, corvi, Puffskeins, ratti neri che giocavano saltando con la coda e, perfino, un grasso coniglio bianco che continuava a trasformarsi in un cappello a cilindro e poi di nuovo in candido roditore, accompagnando ogni metamorfosi con uno schiocco secco.
Emma puntò subito alla zona dei felini, accompagnata da Hermione, e non poté non lasciarsi sfuggire un sospiro intenerito, quando vide un cucciolino tigrato, poteva essere un Soriano, che inciampava nella coda di un gatto arancione con un brutto muso schiacciato e le zampe, che parve abbastanza contrario.
Emma provò ad avvicinare la mano al gattino, che però scappò senza darle possibilità di prenderlo. Emma riprovò un paio di volte, ma niente da fare.
«È una causa persa mia cara, mi dispiace» disse la voce di una donna. Emma si voltò, era una strega di mezza età che indossa pesanti occhiali neri e abiti dimessi. A giudicare dall’aspetto doveva essere la proprietaria del locale.
«Cosa intende?» domandò Emma.
«Intendo che quella è una mezza Kneazle» spiegò la donna «è una gatta estremamente intelligente. Sono tre settimane che è qui e nessuno è mai riuscito ad acciuffarla»
Emma posò gli occhi sulla gattina, che ricambiò lo sguardo. Sembrava che la stesse studiando.
«Non ancora…» mormorò Emma, mentre il cucciolo le voltava le spalle e si sdraiava con il muso rivolto dall’altra parte.
«Beh, cara» disse la strega, con un sorriso «Direi che se riesci a prenderla te la regalo»
Emma guardò il gattino che ora non le prestava più la minima attenzione. Decise di usare l’effetto sorpresa. L’avrebbe afferrata per la schiena. Probabilmente l’avrebbe graffiata o l’avrebbe morsa, ma non le importava.
Con lentezza si avvicinò, finché la sua mano non fu a una ventina di centimetri dal dorso dell’animale. In mano di un secondo l’aveva afferrata.
La gattina si voltò a guardarla, con gli occhioni azzurri sgranati, completamente immobile. Emma riusciva a sentire il suo cuore battere prima rapidamente, poi sempre più piano, finché non raggiunse un ritmo lento e regolare.
Emma avvicinò anche l’altra mano e tentò di accarezzarle il viso. Lei non si mosse e si lasciò accarezzare.
Emma allentò lentamente la presa sulla gattina, finché non la mollò del tutto. La gattina rimase ferma e le leccò la mano.
«Beh, complimenti cara» sorrise la proprietaria «ora è tua»
Pochi minuti dopo stava uscendo dal serraglio stregato, con in mano un trasportino di vimini, contenente la gattina più bella del mondo.
Emma iniziò a balbettare ringraziamenti, non essendo tuttavia sicura che gli altri capissero. Diceva cose come “è il regalo più bello del mondo” e “Non ho mai avuto un animale”.
«Di nulla Emma» le disse la madre per quella che poteva benissimo essere la ventesima volta, ricontrollando la lista «Ora ci manca solo la bacchetta magica, da Olivander. Seguitemi»
Emma non stava più nella pelle! Non vedeva l’ora di possedere una bacchetta.
Quest'ultimo negozio era angusto e sporco. Un'insegna a lettere d'oro scortecciate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.. Nella vetrina polverosa, su un cuscino color porpora stinto, era esposta una sola bacchetta.
Mentre entrava Emma rischiò di venir travolta dal gigante che aveva visto davanti a Madama McClan. Riuscì a schivarlo per un pelo. A chiedere scusa per lui fu il ragazzo che avevano incrociato all’ingresso dello stesso negozio.
«Scusa» disse solo in tono dispiaciuto, per poi correre dietro al gigante.
Il loro ingresso venne accolto da un lieve scampanellio. Era un luogo molto piccolo, vuoto, tranne che per una sedia dalle zampe esili. Emma si mise a guardare le migliaia di scatoline strette strette, tutte impilate in bell'ordine fino al soffitto. Chissà perché, sentiva un pizzicorino alla nuca. Persino la polvere e il silenzio di quel luogo sembravano fremere di una segreta magia.
«Buon pomeriggio» disse una voce sommessa che fece sobbalzare Emma, Hermione e, aveva ragione di pensare, anche i loro genitori.
Avevano di fronte un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti che illuminavano la penombra del negozio come due astri lunari.
«Buongiorno» disse Emma, leggermente in imbarazzo.
«Signorina Riley, ma certo» aveva iniziato «sapevo che l’avrei incontrata, prima o poi. È molto simile a sua madre. Sembra ieri che lei e suo padre vennero qui a comprare la loro prima bacchetta. Due opere d’arte a parer mio. Flora Black, legno di acacia e crine di unicorno, leggermente flessibile, undici pollici, è corretto?»
«Sì, signore» rispose la madre, sfilando la bacchetta dalla tasca del mantello «è la stessa bacchetta da vent’anni, non la cambierei per nulla al mondo»
Olivender annuì, con un mezzo sorriso. Emma si chiese se anche lei avrebbe dovuto ricordarsi i dati della propria bacchetta. Olivander spostò gli occhi sul padre di Emma «Ross Riley, legno di noce, flessibile, tredici pollici»
«Precisamente» fu la risposta del padre di Emma.
«Tu, invece sei la signorina Granger» disse il signor Olivander, non era una domanda «I tuoi genitori sono babbani, mi sbaglio?»
«N-No, signore» rispose Hermione, nervosa.
«Perfetto. Allora, signorina Granger, vediamo un po'» e tirò fuori dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento. «Qual è il braccio con cui usa la bacchetta?»
«Il destro, signore» disse Hermione, poi aggiunse in un sussurro «Almeno credo»
«Alzi il braccio». Misurò il braccio di Hermione dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto diceva: «Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, signorine. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago»
Emma, si accorse che il nastro stava misurando il corpo di Hermione per conto proprio, infatti Olivander volteggiava tra gli scaffali, tirando giù scatole.
«Può bastare così» disse, e il metro a nastro si afflosciò sul pavimento «Allora Signorina Granger, provi questa. Legno di noce nero e piuma di coda di fenice. Dieci pollici. Bella flessibile. La prenda e la agiti in aria»
Emma guardò Hermione prendere la bacchetta e agitarla debolmente. Olivander gliela strappò subito di mano.
Non servì che ne provasse altre, Olivander esclamò quasi subito «Trovata! Dieci pollici e tre quarti, molto flessibile, legno di vite e nucleo in corda di cuore di drago»
Hermione la prese in mano. Emma la vide alzare la bacchetta sopra la testa e abbassarla, sferzando l’aria e una scia di scintille rosse fuoriuscirono dalla punta.
Emma non poté non sorridere, mentre Olivander esclamava «Brava, proprio così! Abbiamo trovato la tua bacchetta»
Rimise la bacchetta di Hermione in una scatola e la avvolse in carta da pacchi spiegando «Pare che le bacchette di vite siano fortemente attratte da persone dotate di una profondità nascosta e ho scoperto che sono le più sensibili di tutte quando si tratta di riconoscere all'istante il proprio futuro padrone. E questa ha iniziato a vibrare appena è entrata qui dentro, signorina Granger»
Hermione aveva pagato sette galeoni d'oro la sua bacchetta.
«E ora veniamo a lei, Signorina Riley» Olivander si avvicinò ad Emma. Quest'ultima avrebbe dato chissà che cosa per vedergli abbassare le palpebre. Quegli occhi d'argento le facevano venire la pelle d'oca.
Poi si allontanò e il metro prese a misurare anche lei. Emma alzò le braccia di riflesso, mentre Olivander le chiedeva «Con quale mano usa la bacchetta»
«Usa la mano destra, signore» rispose Emma.
Venne misurata dal metro, mentre Olivander prendeva le scatole dagli scaffali.
«Può bastare» disse Olivander e il metro si accasciò a terra «Bene signorina Riley, provi questa. Undici pollici, legno di noce, nucleo in crine di unicorno, non flessibile»
Emma agitò la bacchetta, ma Olivander gliela strappò di mano.
«No…» Borbottò Olivender e prese un’altra scatola «Forse questa. Legno di abebte, nucleo in piuma di coda di fenice. Dodici pollici, molto flessibile»
Emma non fece nemmeno in tempo a muoverla che Olivander la cambiò con un’altra, poi un’altra e un’altra ancora. Provo cinque o sei bacchette, finché Olivander non guardò una scatola su uno degli scaffali.
Si massaggiò il mento in aria pensierosa «Mi chiedo se… Sì, dev’essere quella» e prese in mano la scatola.
«Legno di ciliegio, nucleo in corda di cuore di drago.
Porse la bacchetta ad Emma, che sentì un forte calore tra le dita e sferzò l’aria con la bacchetta e una scia di scintille blu e bronzo si sprigionò dall'estremità come un fuoco d'artificio.
«Brava! Sì, proprio così, molto bene» Olivander impacchettò anche la sua bacchetta dicendo «Un’accoppiata particolare. Dal legno di ciliegio si ricavano bacchette dal potere singolare. Il ciliegio, infatti, genera spesso una bacchetta dal potere davvero letale, qualunque sia il nucleo; ma se abbinata alle corde del cuore di drago, non dovrebbe mai appartenere a un mago che non abbia un eccezionale auto-controllo e forza d'animo. Speriamo solo che lei, Signorina Riley, saprà controllarla. Non ho dubbi che ci dovremo aspettare molto dà lei, infondo, se ha questa bacchetta è solo perché si fida di lei. È la bacchetta a scegliere il mago, signorina, e questa bacchetta ha scelto lei»
Emma prese la bacchetta e la pagò, stava per voltarsi e uscire, quando le venne in mente una domanda.
«Signor Olivander, lei sa dal cuore che drago proviene il nucleo della mia bacchetta?»
Olivander annuì «Si tratta della corda di cuore di un Petardo Cinese»
Uscirono dal negozio e tornarono a casa.
Emma ed Hermione chiacchierarono per tutto il viaggio in auto, mentre la prima accarezzava la sua nuova gattina. Aveva deciso di chiamarla Daphne sotto consiglio della madre, dato che si comportava con tutti -tranne Emma-, come la ninfa Dafne si era comportata con Apollo.
In poco tempo, però, fu chiaro che Daphne si sarebbe fatta toccare solo da Emma per mooooolto tempo. Ne ebbero la prova quando Hermione tentò di accarezzarla: Daphne si ritrasse, soffiando alla ragazza. Emma la guardò stupefatta, grattandola dietro le orecchie per farla calmare.
Aveva evidenti problemi di fiducia verso chiunque non fosse Emma.
Arrivarono a casa e i Granger li salutarono e sparirono dietro l’angolo della strada.
Emma dovette sorbirsi le lamentele dei fratelli sul fatto che lei aveva un gatto tutto suo mentre loro no. La madre spiegò e Steve, dato che Henry sembrava aver già capito il concetto, che, quando avrebbero compiuto undici anni, avrebbero pensato se prendere anche a loro un gatto.
Ovviamente non prese bene quell’ “avrebbero pensato”, per cui dovettero spiegargli anche che Emma aveva dato loro grandi soddisfazioni nei suoi undici anni di vita, questo implicava che, almeno in quei due anni che li separavano dal compleanno, avrebbero dovuto comportarsi in maniera disciplinata e responsabile.
Emma portò Daphne in camera sua e la guardò addormentarsi appena arrivata a contatto con il letto della padrona.
Emma guardò la scopa appoggiata al muro «Perché no?» disse fra sé e sé. Passò il pomeriggio a volare sul Berkshire, pensando al suo futuro ad Hogwarts.

Angoletto dell'autrice (me :3)
Ciaone!
Sono tornata quasi subito! Sono contentissima di questa storia. Mi sto divertendo molto a scriverla e non mi stanco.
Ho pronto anche il prossimo capitolo che uscirà il 17, ma nel mentre preparerò anche quello dopo.
Sono l'unica che dall'inizio del libro ha odiato Malfoy?! Penso che sia così per tutti.
Beh, se avete delle domande fatele tranquillamente e io mi divertirò a rispondere.
Ciauz!

Alix

   
 
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