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Autore: Erina91    14/09/2018    9 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Odio & Amore, due poli opposti



Megumi aveva appena terminato il suo turno di lavoro ed era ancora pensierosa su ciò che aveva visto qualche settimana fa, ovvero Takumi con la sua ex ragazza. Avrebbe voluto scrivergli un messaggio e riempirlo di domande, ma non ne aveva avuto il coraggio: troppo spaventata dalla sua risposta. Era vero che non aveva dimenticato del tutto Soma, ma doveva considerare che Takumi era penetrato nel suo cuore in maniera assai prepotente. Proprio mentre stava rimuginando su quanto, ecco che ricevette un messaggio dal protagonista dei suoi pensieri:

 
Ciao Megumi, come stai?
È da un po' che non ci vediamo, vero?
Da quando sono dovuto tornare in Italia non abbiamo più parlato della nostra situazione..
Domani sono a Tokyo, che ne dici di vedersi?
Takumi Aldini.


Rimase a fissare lo schermo del cellulare per qualche secondo indefinito, indecisa su cosa rispondere o meno. Da una parte voleva davvero chiarire come stessero le cose tra loro, dall'altra aveva paura di sentire cosa aveva da dire; tuttavia, doveva affrontarlo o sarebbe stata a tormentarsi ulteriormente. Raccolse un profondo respiro e rispose al messaggio:
 
Ciao Takumi-kun. Insomma..si va avanti.
Penso anch'io che dovremmo incontrarci quando torni.
È meglio chiarire la situazione prima che passi troppo tempo e ho anche una cosa da chiederti.
Facciamo domani sera?

Megumi


Qualche ora dopo, ecco il messaggio di risposta di Takumi:

 
Sì, domani sera mi sembra perfetto!
Uscito dall'aeroporto passo diretto a prenderti.
Ti va bene?


Megumi mandò la riposta di conferma e fissarono per le 20.00 circa, salvo ritardi di volo o altri imprevisti.
Era davvero in ansia per quell'incontro perché, da quando si era lasciata con Soma, era in un periodo in cui si sentiva fragile ed emotiva ed aveva paura ad affrontare una successiva relazione_anche se si fosse trattato di Takumi_.
Come poteva fidarsi di lui?
Da quando l'aveva visto con la sua ex le era sembrato di rivivere un deja vu come con Soma: lui che si innamora di un'altra e lei che viene messa da parte. Sapeva quanto Takumi fosse un bravo ragazzo, serio ed affidabile, ma anche questo non la faceva stare tranquilla. E se fosse andata male anche con lui?
Continuò a pensare negativo per tutto il giorno, provando a distrarsi con la lettura di un libro; però, finché non ne parlava con il diretto interessato, sapeva che non si sarebbe calmata.

Il giorno successivo arrivò in un lampo per Megumi, così come la sera stessa.
Aveva lavorato tutto il giorno al ristorante ed era distrutta. Sarebbe voluta rimanere a casa a riposarsi, ma il desiderio di chiarire con Takumi stava diventando imminente.
Takumi passò a prenderla puntuale come un orologio svizzero e lei stava riscontrando difficoltà a gestire l'ansia pre incontro. Deglutì meccanicamente, si diede un ulteriore pettinata ai capelli e scese per incontrare Takumi.
I loro occhi si incrociarono e Megumi lo trovò più bello che mai: indossava dai pantaloni color cioccolato che risaltavano discretamente le gambe atletiche e una camicia beige di lino aderente, che spiccava i pettorali.
Era radioso, stava sorridendo con sincerità, gli occhi cerulei parevano brillare emozionati e i ciuffi biondi, ben pettinati, le parsero più lunghetti del solito. Le fece un cenno di saluto attraverso un sorriso allegro e persistente, tanto che Megumi si chiese se la stesse solo prendendo in giro oppure avesse davvero frainteso l'incontro con la sua ex: sembrava tanto tranquillo quasi da apparire innocente. Sospirò stancamente e gli andò in contro.
Takumi avvolse le braccia attorno a lei, in una stretta affettuosa e calorosa.
-mi sei davvero mancata Megumi.-
Lei abbozzò un sorriso incerto, che per fortuna sembrò sfuggire all'uomo.
-vogliamo andare?-
La invitò a salire in auto aprendole galantemente la portiera.
Megumi annuì e si accomodò.
Quando anche Takumi fu salito in macchina partirono.
-hai idea di dove cenare, Takumi-kun?-
-certo! Ho prenotato ad un ristorantino italiano. Ovviamente i piatti non saranno perfetti e deliziosi come in Italia, ma presto ti porterò sicuramente a Firenze e lì ti farò assaggiare la vera cucina italiana.
Intanto però accontentiamoci dei ristoranti che abbiamo qui.
Il posto dove ti porto non è male. Sono sicuro che apprezzerai!-
Le regalò un dolce sorriso.

Trovarono un po' di traffico per strada, ma alla fine riuscirono ad arrivare in tempo per la cena senza che  gli togliessero il tavolo. Dopo aver preso gli ordini e le portate furono servite, Megumi constatò di dover affrontare immediatamente il discorso con Takumi e prima di perderne il coraggio. Così cominciò con aria timorosa:
-senti Takumi-kun..- tacque, poiché avvertì il cuore battere a mille per la paura.
Takumi si fece confuso e preoccupato, tempestandola di domande:
-cosa stavi provando a dire Megumi? Sei sbiancata all'improvviso!
Ti senti poco bene? T'è andato qualcosa di traverso o forse non ti piace quello che abbiamo ordinato?-
Megumi scosse la testa e cercò di rassicurarlo:
-no Takumi-kun, non è questo..- gli occhi si fecero spenti e lui, ancora più agitato, le afferrò la mano con tenerezza.
-è successo qualcosa con Soma? Stai ancora pensando a lui?-
-certo che ci penso! Siamo stati insieme per quattro anni e sarebbe impossibile dimenticarlo così velocemente.-
Era esplosa, senza rendersene conto aveva perso le staffe: l'atteggiamento inconsapevole di Takumi la stava infastidendo.
Davvero stava facendo finta di nulla?  Non aveva niente da dirle? Forse era lei che si era sbagliata?
Così, ora più decisa, riprese a parlare:
-sai Takumi-kun.. dopo che mi sono lasciata con Soma-kun ho creduto che iniziare a provare qualcosa per te fosse stata una fortuna, poiché ti ho sempre ritenuto una persona corretta e sincera. Il credere che tu non mi avresti mai mentito mi ha aiutato a non perdere le speranze sull'amore. Soma-kun s'è innamorato di un'altra e questo mi ha fatto perdere fiducia nelle relazioni, ma il pensiero che al mondo ci fosse ancora qualcuno come te: sincero, leale, veramente innamorato di me..mi ha dato la forza per andare avanti. Ma poi..- si bloccò ancora, distolse lo sguardo e scacciò una lacrima dispettosa che non riuscì ad evitare -..poi ti ho visto con lei, con la tua ex, e mi sono sentita presa in giro anche da te.-
Terminò sostenendo fieramente il suo sguardo.
Takumi restò basito e tolse la mano da quella di Megumi.
-quando mi hai visto con lei?-
Sembrava afflitto, ma Megumi voleva andare fino alla fine:
-prima che tu tornassi in Italia. Ero con Ryoko e ti ho visto in un bar a chiacchierare con lei.-
-hai frainteso Megumi.- si affrettò a dirle, lui, facendosi improvvisamente serio:
-è vero, ci siamo incontrati qualche settimana fa.
È stata lei a chiedermi di vedersi perché aveva bisogno di parlarmi di qualcosa. Abbiamo fissato in quel bar e lei mi ha chiesto di tornare insieme perché si era pentita di avermi lasciato.
Le ho detto che non potevo perché amavo già un'altra. Sei te Megumi. Solo te quella persona.-
Megumi si specchiò negli occhi azzurri di Takumi, che in quel momento sembravano sinceri, decisi e senza uno spiraglio di esitazione in ciò che diceva. Era vero? Le aveva detto la verità?
-so bene che fatichi a fidarti a causa del dolore che ti ha creato quell'idiota di Soma, ma guardami negli occhi Megumi..
ti sembra che stia mentendo?-
Lei non rispose e continuò a guardarlo.


 
****


Takumi sperò che Megumi gli credesse perché la sua risposta era la pura verità. Voleva che lei si fidasse di lui, dei suoi sentimenti, del suo amore nei suoi confronti. Dall'altra parte, per quanto volesse bene a Soma, era anche inferocito con lui perché non aveva pensato fin dall'inizio alle conseguenze dei suoi comportamenti, dei suoi errori verso Megumi.
L'aveva ferita profondamente con la sua eterna indecisione e lei adesso non si fidava di nessuno, nemmeno di lui, e questo non poteva sopportarlo. Di base era una persona caratterialmente calma e posata, controllata, ma se solo non fosse stato il suo migliore amico ed unico, il desiderio di mollargli un bel destro non sarebbe riuscito a gestirlo come stava facendo.
-se non riesci ancora a fidarti di me, ti autorizzo a chiederlo direttamente alla mia ex.
Non provo più nulla per lei. Amo te Megumi.-
Lei chinò la testa, silenziosa, Takumi la osservò ancora e la trovò come sempre carinissima: il vestito che indossava le stava benissimo e il volto candido e leggermente truccato era davvero grazioso.
-potresti darmi una possibilità? Anche se faremo le cose con calma vorrei davvero provare a vivere la nostra relazione con gioia e tranquillità. Se non riesci lo stesso a fidarti di me, farò in modo che tu pian piano riesca a farlo.-
Finalmente Megumi alzò la testa verso di lui e lo guardò di nuovo:
-va bene, Takumi-kun. Ancora fatico a fidarmi pienamente, ma dall'altra parte non voglio nemmeno rovinarmi la vita tormentandomi. Facciamolo. Proviamoci.- proseguì il discorso -..e scusami se ti ho fatto preoccupare.-
Lui le sorrise con dolcezza e tornò a stringerle la mano, dicendole:
-grazie della comprensione.-
-però ho una condizione, Takumi-kun..- riprese lei, pochi secondi dopo. 
-tutto quello che vuoi.- le sorrise.
-affrontiamo questa relazione con calma, ok? mi sono lasciata da poco e, per quanto provi qualcosa per te, devo ancora realizzare la rottura e abituarmi al cambiamento di vita. Te lo chiedo per favore, Takumi-kun.-
Lui la scrutò con tenerezza. -tranquilla.. so come ti senti. Avevo già messo in conto questa possibile richiesta, quindi accetto la tua condizione. Ma il contatto fisico non è proibito, vero?- ridacchiò imbarazzato per la domanda.
Megumi arrossì deliziosamente e sorrise, si alzò dalla sedia e gli lasciò un delicato bacio sulle labbra che poi si fece più approfondito e trascinante. Quando si staccarono, ancora ambedue eccitati per il momento, lei disse:
-no..non sono probiti.-
Takumi fu molto soddisfatto della risposta.

La serata seguì così e dopo il chiarimento, senza che i due se ne rendessero conto o stessero troppo a pensarci, finirono nell'appartamento di Takumi e trascorsero la notte insieme. Megumi sentì qualcosa di diverso rispetto a quando faceva l'amore con Soma, nel modo in cui probabilmente Takumi la toccava e accarezzava, la baciava e la stringeva a sé.. nella gestione totale dell'amplesso: c'era dolcezza, passione, tanto desiderio di esplorarla in tutta la sua essenza di donna.
Il tocco era pregiato, come se fosse la cosa più preziosa per lui, c'era amore e cura in esso. Tanto.
Non aveva mai sentito tutto questo nel modo in cui Soma la sfiorava_a parte nei primi tempi che stavano insieme_tutto era più frettoloso e meccanico, non c'era la voglia di godersi il momento nei minimi dettagli. Sembrava finire tutto troppo presto, talmente tanto che a volte quasi non le sembrava di averlo fatto: questo soprattutto negli ultimi tempi e forse da quando Soma aveva capito di amare Nakiri. Ecco cosa si era ritrovata a pensare in quel momento, prima di prendere sonno, con Takumi al suo fianco e girato dalla sua parte, che dormiva beatamente con un sorriso stampato in faccia e rilassato. Poteva avvertire il suo caldo respiro, visto che erano distesi vicini, che fu capace di scaldarle il cuore.
Si addormentò così. Felice.


 
****

-Dobbiamo parlare Rokuro.- esordì Erina, appena il suo compagno varcò la porta del suo appartamento con la chiara intenzione di saltarle addosso e fare l'amore con lei.
Era rientrata dall'India solo un paio di giorni fa, ma non erano riusciti a vedersi prima per il troppo lavoro di lui.
Erina aveva deciso che era arrivato il momento di separarsi e di conseguenza non aveva nessuna voglia di andare a letto con lui, non solo perché così le sarebbe sembrato di tradire Yukihira_ora che avevano fatto l'amore_ma soprattutto non poteva continuare a portare avanti una relazione il cui sentimento era ormai scomparso, non era giusto nei confronti di nessuno. Infatti, quando Rokuro tentò di baciarla nuovamente, lei lo allontanò.
-che ti prende adesso, si può sapere?- abbaiò sgarbato lui -se vuoi parlare facciamolo dopo aver fatto l'amore!-
Provò un altro approccio intimo, offeso di essere stato respinto.
A quel punto lei si fece più decisa e categorica, sostenendo il suo sguardo:
-no.- ripeté piatta. -è finita Rokuro. Non posso sposarti.-

Nemmeno lei riusciva a credere di averlo detto. Non aveva mai trovato la forza di fare un passo azzardato, ma dopo la trasferta in India le era ancora più chiaro che non sarebbe mai riuscita a rinunciare a Yukihira, per quanto ci provasse. Lo amava troppo e continuare a respingerlo era diventato faticoso per il suo cuore. Voleva provare a stare con lui e questo nonostante la paura che scoprisse la verità. Per la prima volta voleva essere istintiva.
L'uomo ci mise un po' a realizzare il significato delle sue parole e adottò una serie di espressioni che si susseguirono una dopo l'altra: confusione, rigidità e infine profonda rabbia. Quest'ultima si scatenò tutta assieme:
-spero tu stia scherzando Erina!- esplose inferocito -credi che ti lascerò a quel figlio di puttana?!-
Ora stava letteralmente gridando -ti avevo avvisato che glie l'avrei fatta pagare se ti avesse anche solo sfiorato!-

Posò con forza le sue mascoline mani sulle sue spalle, tanto che sentì qualche ossicino di esse scricchiolare in modo spiacevole strappandole una smorfia di dolore. Tale forza nelle presa si fece più persistente quando venne avvolta tra le sue braccia e stretta con una potenza che quasi la soffocava.
-sei mia Erina. Con il cazzo che ti lascio andare!-
Non ce la faceva più, la presa era troppo forte che non riusciva nemmeno a rapportarsi con la loro conversazione e dovette gridare per cercare di allontanarlo:
-Rokuro! Mi stai facendo male! Smettila di stringermi!-
Quelle parole facevano davvero fatica ad uscire.
-lasciamo ho detto!!-

Si dimenò nel tentativo di farlo staccare, ma niente.. era più robusto di lei e non riusciva a smuoverlo neanche di un passo. -c'è Marika nell'altra stanza! Ti prego! non fare in modo che veda una scena simile!-
Quando nominò sua figlia, Rokuro sembrò svegliarsi e di scatto_quasi scottato_la lasciò andare.
Erina si prese un paio di secondi per riprendere fiato e cercò di trovare il coraggio di guardarlo in faccia.
Non aveva mai visto un'espressione tanto furiosa nel suo ex compagno: la fissava in un misto di rabbia, astio e disprezzo.  -sei una puttana!- le sputò in faccia, in tono più disgustato possibile.
Prima che lei potesse ribattere qualcosa, un batuffolo dai riccioli biondi e arruffati, una vocina assonnata e confusa li raggiunse:
-mammina..che succede? Ho sentito degli urli. Ho fatto un brutto sogno?-
Si stropicciò gli occhi goffamente.
Alla vista di Marika anche la follia di Rokuro sembrò placarsi.
Erina, adesso tutta presa dalla figlia e speranzosa che non avesse visto nulla di scioccante tra loro, le andò in contro:
-non è successo niente amore. Hai fatto un brutto sogno.- cercò di donarle un sorriso rassicurante per tranquillizzarla.
-non camminare sul pavimento con i piedi scalzi, tesoro, che poi ti ammali. Veloce!
Torna sotto le coperte che tra pochino vengo in camera tua e ti aiuto ad addormentarti.- disse premurosa.

Aveva gli occhi lucidi e vitrei, sul punto di lacrimare, e la bambina sembrò accorgersene; difatti, in apprensione per lei, domandò:
-stai bene mamma? Hai pianto? Sei triste?-
Erina cercò di controllare le lacrime più che poteva, poiché non voleva far agitare ulteriormente Marika.
Strinse i pugni con durezza, abbozzò un altro sorriso per calmarla.
-sì amore. Sono solo un po' stanca.-

Marika per fortuna si calmò. -ok.. allora ti aspetto di là.-
Le regalò un sorriso vivace e innocente, che la sciolse totalmente.
Lei le scoccò un bacio affettuoso sulla fronte, con un sorriso materno e le carezzò i ciuffetti biondi.
Marika l'abbracciò e poi portò lo sguardo su Rokuro:

-buonanotte Rokuro-oniichan.-
L'uomo la fissò, celando lui stesso la rabbia:
-buonanotte..-
Con questo Marika tornò a passettini scalzi in camera sua ed Erina aspettò che fosse entrata del tutto nella stanza prima di tornare ad affrontare Rokuro. Tirò un sospiro di sollievo al pensiero che sua figlia sembrava non essersi accorta della situazione, che sicuramente l'avrebbe spaventata: perfino lei, che conosceva Rokuro meglio, si era preoccupata che potesse fare qualcosa di pericoloso; fortunatamente, però, non era successo.
Dopo un respiro profondo, con una certa audacia, riprese il discorso con lui:
-mi dispiace per come sono andate le cose tra noi. Hai ragione ad arrabbiarti. Ammetto di non aver gestito bene i miei sentimenti e che avrei dovuto decidermi prima, ma per favore..almeno per Marika, che ti ha visto come una figura paterna per tutto il tempo che siamo stati insieme, vattene prima che si accorga con che violenza mi hai trattato stasera. Puoi odiarmi se vuoi, offendermi anche, se ti fa stare meglio.. ma non coinvolgere l'innocenza di mia figlia o distruggere il suo sorriso solo perché mi odi e vuoi farmela pagare. Non voglio che abbia traumi infantili! Per cui, vattene per oggi.-
Rokuro seguitò ad intimidirla con aria sprezzante, offesa e schifata:
-anche se non me l'avessi chiesto me ne sarei andato seduta stante!
Odio anche solo vedere la tua faccia e vorrei riempire di botte quel bastardo!-

Si avvicinò alla porta alterato.
-me ne vado solo per il bene di Marika, che purtroppo non sa ancora che razza di madre si ritrova!-

Si avviò a passo mastodontico all'uscita.
-appena avrò chiuso questa porta non mi rivedrai più! Sappilo!-
Detto fatto uscì sbattendo la porta.
Erina, sollevata che se ne fosse andato senza gravi problemi, si lasciò calare lungo la parete e finalmente si sfogò con le lacrime che non volevano smettere di sgorgare. Non dormì per tutta la notte.

Era in ufficio dell'Adeshino C.B e aveva ricordato l'accanita discussione avvenuta il giorno della rottura con Rokuro; questo perché da allora il suo ex era scomparso ed era circa una settimana che non si presentava a lavoro.
Il direttore aveva fatto sapere loro che si era preso qualche giorno di ferie per problemi personali, ma i genitori stessi di Rokuro l'avevano contattata per sapere dove fosse visto che non lo sentivano da giorni. Certo..si erano separati in modo terribile, ma erano pur sempre stati insieme per parecchio tempo e neppure lei poteva fare a meno di preoccuparsi.
Proprio quando aveva deciso di uscire dal suo ufficio per cercare i colleghi con cui egli si trovava meglio e chiedergli se l'avevano per caso sentito, un ringhio agguerrito raggiunse le sue orecchie come una saetta:
-te la sei portata a letto in India!! Alla fine l'hai fatto davvero!-
Notò che non era stata l'unica ad essere attirata da ciò.
Ma quello che gli altri non sapevano era che purtroppo aveva riconosciuto la voce di Rokuro e sospettava dove fosse.
-figlio di puttana!- le grida aggressive proseguirono. La voce, oltre ad essere minacciosa e arrabbiata, sembrava anche appena confusionaria_come se fosse ubriacato tutta la notte_.
Poi sentì un traballare preoccupante di mobili e mentre un gruppo di persone sembrò dirigersi nella stessa direzione da cui provenivano gli urli, comprese e confermò che il luogo del litigio era proprio l'ufficio di Yukihira.
Corse velocemente in quella direzione e nel frattempo erano accorsi sul posto anche Hayama, Hisako, Ryou e Alice.
La scena che le si presentò la agghiacciò totalmente e per un attimo la lasciò incapace di muovere un muscolo: Yukihira aveva un labbro sanguinante e una guancia gonfia a causa della scazzottata di Rokuro e si trovava a terra contro la scrivania, la cui nuca era molto vicina allo spigolo di essa. Lo vide alzarsi nuovamente e tirare a sua volta un pugno in faccia a Rokuro. La gente intorno era a loro volta spiazzata e spaventata, quindi intimorita di finire nella rissa involontariamente. -non puoi decidere quali devono essere i suoi sentimenti!- esclamò irritato, Yukihira, dopo essersi difeso con un altro pugno. Continuarono così ancora per qualche minuto e quando lei si scosse, finalmente intervenne mettendosi in mezzo_o quasi_:
-smettetela! siete per caso impazziti?!-
In suo aiuto arrivarono anche Hayama, che afferrò Yukihira per bloccarlo, e Ryou che fermò Rokuro dal fare altre mosse fuori di testa. -Suzuki-san..datti una calmata.- apostrofò Ryou.
-Yukihira-kun..non fare scenate!- sbottò irritato Hayama -avete disturbato il mio lavoro con tutto questo fracasso.-
Erina fece per intervenire, ma Hisako la trascinò via:
-sei il soggetto della loro rissa. È meglio che non fai niente, prima che Rokuro impazzisca ulteriormente nel vederti.- le consigliò premurosa. Le altre persone attorno alla stanza, dopo un primo stupore, iniziarono a dileguarsi per paura di finire in mezzo e nei guai.
-per fortuna che oggi il direttore era in ferie, ragazzi! Se avesse assistito ad un litigio simile sareste stati licenziati immediatamente. Spero per voi che il resto della gente che ha assistito alla vostra scazzottata non faccia la spia, altrimenti non so come andranno le cose. Purtroppo dubito fortemente che nessuno dica niente. Ci sono malelingue dappertutto all'Adashino C.B.- si aggiunse anche Alice, obiettiva -è meglio che adesso vi separiate e vi diate una calmata entrambi, perché mi sembra piuttosto infantile risolvere i vostri disguidi in maniera violenta e soprattutto inutile.-
Rokuro fulminò Yukihira come se non ci fosse un domani e quest'ultimo ricambiò l'occhiata allo stesso modo, senza dire nulla. Erina poteva sentire l'odore di alcol provenire dal fiato di Rokuro: doveva avere bevuto molto. 
-spero che tu sia maledetto, Yukihira!- ruggì furente quest'ultimo. -lasciami Kurikiba!- provò a scollarselo di dosso.
Il marito di sua cugina non lo ascoltò e seguì a tenerlo stretto, visto che era più forte e muscoloso di lui.
-seguimi Suzuki-san.- ordinò cupo.
In qualche modo riuscì a a portarlo via dall'ufficio di Yukihira.
Quando Hayama fu sicuro che se ne fossero andati, lasciò la presa di Yukihira. -spero di non finire nuovamente in mezzo a scaramucce ridicole di questo tipo. Ho già perso tempo a tenerti. Controllati Yukihira.-
Con questo, lo fissò duro, e uscì dallo studio.
-Erina..occupati di Yukihira-kun. Sta sanguinando copiosamente sul labbro.- si aggiunse Hisako.
-vado a vedere com'è la situazione tra Ryou e Suzuki-san.- decise Alice.
Yukihira stava ancora fissando innervosito il punto da dove se n'era andato Rokuro.
-bastardo!- imprecò ringhiando e stringendo pugni.
Era ancora contro la scrivania e per i pugni faceva fatica ad alzarsi.
Fu così che lei e Yukihira si ritrovarono da soli nell'ufficio di quest'ultimo.
Erina si avvicinò lentamente a lui e lo strinse per una mano:
-sei fuori di testa, Yukihira?-
Lo aiutò ad alzarsi.
-ha iniziato lui.- dichiarò nervoso.
-può essere. Ma non puoi rischiare di finire all'ospedale, in ogni caso!-
Portò la sua mano sul labbro sanguinante, delicatamente e con femminilità.
-guarda come ti sei ridotto il labbro..-
Ci fu uno scambio di sguardi intenso tra i due.
-l'hai lasciato..?- domandò Yukihira, in tono caldo, carezzandole i bellissimi capelli lunghi. -stai bene?-
-tieni la bocca chiusa, Yukihira, o la spaccatura del labbro peggiora. Prima di parlare di questo dobbiamo disinfettare e mettere del ghiaccio sulle ferite, se non vogliamo che si gonfino ulteriormente.-
Yukihira continuò a guardarla.
-strano Nakiri, pensavo che saresti stata furiosa con me per averlo preso a pugni.- ridacchiò divertito.
Erina gli lanciò un'occhiataccia:
-e lo sono, infatti! Non credere di passarla liscia dopo che ti avrò sistemato la ferita. Seguimi, andiamo in infermeria.-
-ah ecco! Mi sembrava strano.- ghignò sbarazzino.
Erina sbuffò e lo portò nella stanza dell'infermeria.


 
****


Nonostante che le ferite sul viso e i lividi pulsassero molto forte, Soma si sentiva felice perché Nakiri sembrava aver definitivamente lasciato Rokuro. Quell'uomo non gli era mai piaciuto e, per come aveva reagito male alla rottura, probabilmente non si era del tutto sbagliato su di lui. Iniziò a temere che lui e Nakiri avessero avuto una discussione pesante che poteva averla ferita molto, ma ciò che lo preoccupava di più era il fatto che Marika potesse aver assistito a ciò in qualche modo. Quella bimba era troppo dolce ed innocente e non avrebbe sopportato che qualcuno come Suzuki distruggesse il suo candido sorriso e che facesse del male a Nakiri. Al momento del dolore che sentiva non gliene importava nulla, voleva solo sapere se Marika e Nakiri stessero bene dopo la separazione da Suzuki.
Osservò la bellezza di Nakiri mentre cercava negli armadietti dell'infermeria il disinfettante e il ghiaccio.
Era sempre affascinante per lui, in ogni cosa che faceva. Era elegante, aggraziata, femminile, desiderabile.
D'istinto l'abbracciò da dietro, con passione e dolcezza. Lei non si aspettava un tale un gesto e sussultò.
-sono ancora arrabbiata con te, Yukihira. Le smancerie sono abolite!-
Lui rise: il tono che aveva usato non sembrava affatto arrabbiato, anzi.. lo trovò quasi adorabile.
-solo un pochino Nakiri.-
Lei sospirò e si lasciò cullare dal suo tocco delicato ma famelico, mentre le accarezzava tutto il corpo.
Successivamente, dopo aver trovato il resto per curargli le ferite, mise un po' di disinfettante sul cotone e iniziò a tamponargli la spaccatura sul labbro. I loro visi erano molto vicini in questo movimento e traspariva in maniera evidente l'attrazione reciproca. Si parlavano con gli occhi, coi gesti, con il tatto, in un limbo silenzioso ma magnetico e di conseguenza i ricordi della notta trascorsa insieme in India, sembravano tornare legati solo ad ieri.
-penso che sia la prima volta che mi disinfetti con tanta cura, Nakiri.-
La stuzzicò lui, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita, non riuscendo a resisterle.
-smettila di parlare che non mi aiuti mentre ti disinfetto.- brontolò giocosa lei.
-va bene..- 
Poi afferrò il ghiaccio sul tavolo e gli incaricò:
-tienilo sulla guancia per dieci minuti, che così il livido non si ingrandisce.-
-agli ordini!-
Calò il silenzio tra i due. Un silenzio in cui Nakiri si accomodò sul lettino al suo fianco.
Il silenzio fu interrotto da lui:
-ora che mi hai disinfettato il labbro posso parlare?-
-non dovresti per non sforzarlo, ma fai come ti pare.-
Con il suo permesso, andò subito al dunque:
-è successo qualcosa Nakiri? Suzuki deve aver preso davvero male la rottura.- 
Lei abbassò gli occhi a terra, triste. -mi sarei stupita se non l'avesse fatto.-
-ma non ha fatto niente a te e Marika, vero? Lei c'era quando avete rotto?-
-ha preso molto male il mio rifiuto alla sua proposta di matrimonio, ma per fortuna non ha fatto niente di pericoloso. Marika c'era, ma dormiva e quando è arrivata nella stanza dove stavamo discutendo la situazione era già più tranquilla, per quanto fredda e difficile da gestire.-
Lui tirò un sospiro di sollievo.
-se solo vi avesse torto un capello, altro che preso a pugni.. l'avrei mandato dritto all'ospedale!-
-ma non è successo, quindi non dare di matto.
Hai già fatto qualcosa che non dovevi e vorrei che questa situazione non si ripetesse.-
-ci proverò..- promise stancamente, anche se era ancora furioso.
In seguito tornò a guardarla negli occhi, intensamente:
-questo significa che adesso siamo definitivamente una coppia?-
Lei non rispose subito, si fece pensierosa, però gli donò un accennato sorriso.
-puoi metterla così, Yukihira. Ma vorrei fare le cose con calma.-
Sentì nuovamente del senso di colpa ad accettare con il segreto che continuava a premerle e a crearle angoscia, ma stavolta non si sarebbe tirata indietro. Yukihira annuì e portò una mano verso il suo volto, per poi avvicinarsi lentamente alla sue labbra per baciarla. Appena Nakiri si sentì stuzzicata dal suo bacio, con trasporto rispose ad esso. Avvolse le braccia attorno al suo collo e lui le accarezzò le cosce con avidità. Fu un contatto fisico intenso ma romantico, qualcosa che era mancato ad entrambi. Seguirono a baciarsi per un po', finendo per raggiungere quasi il lettino dell'infermeria trascinati dal desiderio di assaggiarsi maggiormente, finché qualcuno da fuori non li richiamò all'attenzione:
-Posso entrare? C'è qualcuno?-
Era una loro collega, anche se per lo più sconosciuta.
Lui e Nakiri sobbalzarono e si staccarono controvoglia.
Quando lei si fu ripresa dai respiri affannosi, rispose alla donna:
-sì, entri pure.-
Fu a quel punto che dovettero separarsi.
-Yukihira..tieni ancora un po' di ghiaccio sulla guancia e poi torna a lavoro.-
Si diede una sistemata alle pieghe dei vestiti e ai capelli, totalmente arruffati, mentre lui le sorrise divertito dalla disagiata situazione. -agli ordini!- alzò il pollice, strizzandole l'occhiolino e facendola avvampare.
-a dopo Yukihira.- borbottò impacciata, scappando via dell'infermeria.
-continuiamo dopo, Nakiri.- le rispose malizioso lui.



 
****


Un paio di giorni dopo la furiosa scazzottata tra Rokuro e Yukihira, Erina ricevette l'incarico della prossima trasferta fuori Tokyo che era prenotata per i primi di giugno, una settimana ad Okinawa.
Dopo aver riattaccato la conversazione di lavoro, qualcuno di inaspettato bussò al suo studio.
-avanti!- lo invitò tranquilla. Quando si trovò davanti Rokuro, le si gelò le vene per il panico che attraversò il suo corpo; soprattutto perché l'espressione dell'uomo non prometteva nulla di buono.
-Rokuro..- fiatò solo, meravigliata.
Sembrava irritato e aveva la frotte aggrottata pa causa dei nervi tesi.
La fissò per un po' con quell'espressione sgradevole, in silenzio, e lei deglutì cercando di gestire tutte le emozioni che la stavano cogliendo in quel momento. Con passi brevi ma pesanti si avvicinò alla sua scrivania e successivamente con rabbia posò le mani su di essa avvicinando pericolosamente il volto rigido a quello suo, dichiarando aspramente:
-ho trovato un altro lavoro. Ho appena consegnato le dimissioni al direttore. Sarai contenta adesso che me ne vado!-
Erina non seppe cosa dire, per i primi secondi, poi dispiaciuta rispose:
-non volevo che andasse a finire così, Rokuro.
Non pensavo che avresti addirittura lasciato un lavoro tanto buono. Non era quello che desideravo.-
L'uomo davanti a quelle parole impietosite, si scaldò solo di più:
-credi che mi importi ciò che dici, Erina? Mi dà sui nervi lavorare nello stesso posto di lavoro con te, incontrarci per i corridoi, viaggiare insieme e addirittura guardarti in faccia!- tuonò incollerito -..e soprattutto, sono furioso verso quel bastardo! e ogni volta che lo vedo sento il soffocante bisogno di prenderlo a pugni!-
Si allontanò dal suo viso e continuò a sostenere il suo sguardo con ostilità:
-non voglio più vedervi e vi auguro di soffrire a lungo. Questo è un addio.-
Le diede le spalle con aria frustrata e ferita, dicendole:
-sai qual è l'unica cosa che mi dispiace..?- acuì il tono della voce e riprese:
-..non poter più rivedere Marika, che era diventata come una figlia per me.-
Non le lasciò il tempo di dire altro o rispondergli, che chiuse la porta del suo ufficio lasciandola da sola con la tristezza e il senso di colpa. Rokuro aveva tanti difetti e non era certo la persona più pacata del mondo quando qualcuno lo feriva, anzi, ma la situazione era diventata esasperante fino a questo punto anche per lui perché era stata lei a portarla all'estremo con la sua cronica e deleteria indecisione. Le sue paure e i suoi errori passati. Se solo avesse agito diversamente fin dall'inizio, probabilmente il rapporto tra lei e Rokuro non sarebbe degenerato fino a questo livello passando dall'amore folle all'odio più sfrenato. Ma adesso purtroppo non poteva tornare indietro o rimediare ai suoi sbagli.
Le scese una lacrima amareggiata. -mi dispiace per tutto..- sussurrò fra sé e sé.



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Angolo autrice: buonasera a tutti, cari lettori! sì, so di essere sei mesi in ritardo e mi dispiace.. ma ho avuto davvero troppe cose da fare e anche nei prossimi mesi sarà così. Non so quanto ci metterò ad aggiornare nuovamente la Fanfiction, ma per quanto posso cercherò di farlo il prima possibile. Come avrete visto, siamo arrivati finalmente alla svolta definitiva per la storia. Manca ancora un po' di capitoli, ma la metà della fanfiction è già stata ampiamente superata.
In questo cap, è uscito di scena un po' di gente: Megumi e Takumi, che ormai stanno insieme (Takumi penso lo rivedrete, ma meno..), e Rokuro (per le vostra gioia! XD). Ringrazio chi mi continua a sostenere e ad aspettare sempre con interesse e pazienza i nuovi cap e anche ci mi recesisce ogni volta. Ringrazio i nuovi che hanno messo la storia a preferite/seguite e anche i nuovi recensitori con ulteriori buoni consigli di scrittura. Cercherò di rispondere il prima possibile alle recensioni! 
Sono molto felice per la nostra Sorina nel manga. Chi è in pare con i cap capirà perché? poiché il nostro Soma sembra essersi accorto di lei come donna <3 XD Ora sembra leggermente più simile al mio di Soma (anche se non troppo eh).
Bene! spero a presto! grazie ancora di tutto!*-*

Un bacione! Erina91

 
  
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