Film > The Avengers
Ricorda la storia  |       
Autore: _astronaut_    28/09/2018    3 recensioni
Zoom su episodi di vita di alcuni dei nostri eroi, dopo il ritorno sulla Terra in seguito alla sconfitta di Thanos.
Stucky, Stark Family, Brutasha and so on: se l'ispirazione chiama, rispondo presente, e spero davvero di regalarvi qualcosa di piacevole da leggere (se siete interessati a capire meglio le coppie, vi consiglierei di leggere l'epilogo di "And it hurts like hell": in caso contrario, potete tranquillamente fare finta che questa parentesi non esista e passare direttamente a leggere questa raccolta xD).
Aggiornamenti ogni due settimane, puntualmente di domenica. Enjoy!
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PERSONAGGI: Steve + Bucky 
QUANDO: Subito dopo il ritorno sulla Terra
 
 
Zweisamkeit(*)
 
Era notte fonda: le nubi coprivano il cielo di New York, avvolgendo la città in una coltre scura e minacciando di rovesciare pioggia scrosciante, ma c’era una calma surreale che pervadeva l’intera metropoli, quasi come se la Grande Mela si stesse ancora riprendendo dallo shock delle perdite subite e dei ritorni insperati, e l’unico modo per riuscirci fosse chiudersi nel silenzio del proprio piccolo nucleo famigliare.
Forse anche a causa della calma e del silenzio fuori dalla norma, Steve Rogers non riusciva a dormire, perso nella contemplazione della figura che, placidamente, era assopita al proprio fianco.
Il petto del Soldato d’Inverno si alzava e si abbassava regolarmente, scandendo il ritmo regolare del respiro rilassato di un uomo finalmente sereno, come se nulla fosse successo, come se il soggetto in questione non si fosse dissolto e ricomposto nel giro di qualche giorno.
Ma questo non contava: ciò che importava era che in quel momento Bucky fosse steso lì, accanto a lui, sul suo stesso letto, coperto dalle lenzuola calde di una notte d’amore. E sì, il solo pensare cosa fosse successo, qualche ora addietro, rendeva Steve l’uomo indiscutibilmente più felice dell’intero Universo.
James dormiva su un fianco, il volto privo di barba rivolto verso di lui, le palpebre calate a celare due magnifici zaffiri, le labbra appena socchiuse in un sorriso innocente, da bambino, incorniciate da qualche ciuffo di capelli ribelle fuggito al codino che l’uomo si era fatto appena uscito dalla doccia.
Finalmente privo di ogni paura, il suo viso era una maschera di appagamento e tranquillità, e la mano di vibranio appoggiata all’ombelico del Capitano era la prova lampante del fatto che James Buchanan Barnes fosse libero, davvero, dai fantasmi del passato, e che non avesse più bisogno di nascondersi da se stesso, dal mondo, ma soprattutto da Steve, per evitare di far soffrire quel suo cuore tanto grande quanto fragile, più di quanto avesse già sofferto in passato.
Era forte, il suo Stevie, ma anche le querce, se colpite continuamente, si spezzano. E il Sergente voleva evitare che il suo piccolo grande Capitano subisse un colpo da parte sua, che avrebbe potuto non farlo rialzare più: Bucky non lo avrebbe sopportato, si sarebbe odiato.
Aveva atteso tanto tempo, prima di trovare il coraggio di accettare se stesso, e solo quando aveva perso tutto – solo quando aveva perso Steve, per l’ennesima, dannatissima, volta, e poi lo aveva nuovamente ritrovato -, aveva capito che non sarebbe più riuscito a dissimulare i propri sentimenti, o ad aspettare il momento giusto per esternarli.
E quindi lo aveva baciato, su Titano, senza pensare, per una volta, alle conseguenze delle proprie azioni, senza pensare all’opinione altrui, senza pensare ad altro che non fosse Steve, lì, con lui, in quel preciso momento.
Le loro labbra si erano trovate senza alcuna incertezza, timide ma decise al contempo, senza ripensamenti: combaciavano perfettamente, meglio di due pezzi di puzzle fatti per stare l’uno accanto all’altro. Le mani di Steve sembravano essere state create apposta per stringergli i fianchi mentre quelle di Bucky gli stringevano il volto, a coppa, quasi come se la bocca di Steve stillasse acqua fresca e Bucky fosse un povero assetato, in un tacito messaggio, tanto profondo quanto semplice: “Resta qui, non scappare ancora”.
Abbracciati, dimentichi del mondo che li circondava, erano luminosi quanto un’esplosione di fuochi d’artificio, assordanti nel loro discreto silenzio pregno di sentimenti taciuti per anni, rotto soltanto dalla sinfonia dei loro respiri irregolari, e nel complesso, erano un’opera d’arte degna dei migliori artisti espressionisti, un turbinio di colori vivaci ed emozioni così contrastanti da lasciare gli spettatori letteralmente senza fiato.
Una volta rientrati sulla Terra, non erano mai stati a più di qualche metro di distanza, quasi come se la presenza reciproca fosse stata tanto necessaria quanto l’ossigeno che respiravano, come se fossero stati legati da un elastico, che si tendeva fino a un certo punto, e poi ritornava alla situazione di partenza; e forse, la loro esistenza, era davvero rappresentabile da un elastico indistruttibile.
Proprio l’ossigeno era venuto presto a mancare quando, superato l’imbarazzo iniziale, una volta tolte le divise e fattisi una doccia, si erano ritrovati avvinghiati l’uno all’altro, a ridere come bambini, gli occhi lucidi di gioia, spogli di paure, fantasmi, tristezza e vestiti.
“Steve” mormorò il moro con la voce impastata di sonno, accarezzandogli la pancia con un tocco delicato per accertarsi della sua presenza “Sei qui” aggiunse con un sorriso caldo, aprendo gli occhi e riempiendoli dell’immagine del bel Capitano.
Il biondo sentì il proprio cuore gonfiarsi di felicità, e intrecciò un po’ timoroso le dita della propria mano a quelle del compagno, sorridendo con dolcezza infinita. “Sì” rispose con voce roca, arrossendo violentemente al tocco delle labbra di James sulle dita delle proprie mani.
“E’ bello averti qui” sussurrò Bucky, senza filtri, diretto come una pallottola nel cuore, perforandolo con quei suoi occhi più limpidi del ghiaccio puro e più famigliari del suo stesso riflesso.
“E’ bello essere qui con te” rispose Steve con il fiato mozzo, spalancando i grandi occhi color del cielo quando Bucky si mosse sopra di lui, sovrastandolo e guardandolo con cipiglio divertito.
“Arrossisci ancora come ottant’anni fa” ridacchiò il moro, facendo sfiorare i loro nasi e beandosi della sensazione delle mani del biondo poggiate delicatamente sui suoi fianchi e della pelle d’oca sul corpo dell’amato.
“Sei l’unico con l’onore di poterlo dire” rispose il Capitano risalendo con le mani verso il petto dell’uomo, per poi sistemargli i capelli dietro le orecchie, in un gesto semplice, ma che tradiva tutto l’amore che provava nei suoi confronti.
“Dio, ti prego, fa che non sia un sogno” gemette Bucky baciandolo piano, quasi ad assicurarsi che tutto fosse vero, o almeno, tentando di prolungare il più a lungo possibile quello che – Steve lo aveva capito subito – era stato più volte, in passato, uno dei suoi sogni più desiderati e piacevoli.
La vena di tristezza in quella velata preghiera a un Dio in cui forse entrambi avevano smesso di credere da tempo, mise sull’attenti l’eroe d’America. No, si ripromise Steve, Bucky da quel momento in poi avrebbe solo sorriso: questa sarebbe stata la sua, personalissima, missione.
“Non sono Dio” disse Steve a mezza voce, baciandolo con trasporto “Ma posso giurarti sulla mia vita che è tutto vero”
“Giuralo su di noi” ribatté Bucky facendo aderire ancora di più i loro corpi, nella voce un pizzico di angoscia che fece intenerire ancora di più Steve.
“Lo giuro sudi noi, Buck. Siamo reali” sussurrò il biondo baciando la fronte di Bucky “Finalmente” aggiunse con un sorriso dolce.
“E’ tutto finito, Steve? Dimmi che è tutto finito, che abbiamo chiuso con guerre, armi, uccisioni, combattimenti. Sono stanco, voglio solo stare con te e vivere una vita normale. Dimmi che possiamo farlo, ti scongiuro” implorò il Sergente con sguardo disperatamente fiducioso.
Steve annuì, il cuore all’improvviso leggero come una piuma, farfalle impazzite nello stomaco: non attendeva altro dal momento in cui lo aveva ritrovato.
“Se tu lo vuoi, andrò a chiedere le mie dimissioni. Staremo qui a Brooklyn e ci troveremo dei lavori ordinari, tranquilli, e magari potremmo anche…”
Ma non riuscì a finire la frase, perché Bucky lo interruppe con un bacio appassionato, per poi scoppiare a ridere e abbracciarlo, felice come non mai, più entusiasta di un bambino davanti ai regali di Natale.
“Ti amo, Steve, ti amo!”
Il biondo quasi perse un anno di vita dopo quella dichiarazione così spontanea, ma si riprese subito e con un colpo di reni si mise sopra il compagno, baciandolo con tangibile emozione e felicità.
Casa? Sì, quella era casa. Un tetto sotto cui stare, un corpo a cui stringersi, un’anima da amare, un sorriso da ricambiare, un nome da portare nel cuore e sulle labbra, per sempre, dopo tanto, troppo tempo. Sì, decisamente, quella era casa. Era Bucky.
James e Steve, Steve e James: due facce della stessa medaglia, una storia d’amore travagliata, un salto nel buio durato più di settant’anni, un legame mai spezzatosi, e poi, il meritato e agognato lieto fine. Forse avrebbero persino potuto farci un film, in un futuro non troppo lontano, ma ciò che contava, ancora, era che la voce di Steve finalmente stava rispondendo alla chiamata di quella di James, con un’eco mondialmente conosciuta, sì, ma sempre e comunque unica e nuova nel suo genere.
“Ti amo anch’io, Buck”.
 
(1379 parole)
 
(*) “Zweisamkeit” è un sostantivo tedesco, difficilmente traducibile in italiano: il concetto è che due persone desiderano solo stare l’una accanto all’altra, talvolta disinteressandosi totalmente del mondo attorno a loro, tanto sono immerse nella loro paradisiaca situazione. E’ una “solitudine per due”, diciamo. Spero di essere stata sufficientemente chiara!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolino disagiato
Ecco qui una piccola OS su Bucky e Steve dopo che i nostri eroi sono tornati a casa. Me li sono immaginati così, ovvio che questo è solo il primo di tanti altri risvegli che i due vivranno assieme, nel piccolo appartamento di Brooklyn del Capitano, prima di decidere di pronunciare il fatidico “Sì” davanti a tutti i loro amici. Bucky lavorerà in un grande negozio di musica, mentre Steve verrà assunto a tempo pieno come professore di ginnastica, ed entrambi andranno, occasionalmente, alle conferenze stampa in veste di Avengers.
Lo so, è fluff, molto fluff, ma è un periodo in cui il mio cuoricino dà molto affetto a tutti, quindi ciò si traduce in dolcezza nelle storie che scrivo.
Spero solo di non avervi fatto venire il diabete, mi sentirei assai in colpa!
Detto ciò, fatemi sapere cosa ne pensate, se volete! Ogni parere è ben accetto!
Grazie a chiunque abbia letto fino a qui.
Appuntamento a DOMENICA 14 Ottobre, un abbraccio
 
_astronaut_
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: _astronaut_