Titolo:
Trovare la Forza.
Prompt:
033 - Troppo
Personaggi/Pairing:
Doumeki Haruka, Watanuki Kimihiro, Doumeki Shizuka. Watanuki/Doumeki
Avvertimenti:
Forse un po' di fluff qua e là? Mah. Più che
altro è strana.
Disclaimer:
NON sono una delle CLAMP, quindi non ci guadagno niente. E anche la BDT
non è mia, l'ho trovata anni fa su internet.
Watanuki si guardò attorno con una certa circospezione, assorbendo con lo sguardo i dettagli familiari del viale di ciliegi, il cancello, le stelle e della luna piena che brillava nel cielo.Non si ricordava come avesse fatto ad arrivare in quel luogo, non che fosse sorprendente:
Ultimamente
la sua memoria era decisamente poco affidabile.
Continuava
ad addormentarsi in piedi ed incontrare persone, con le quali parlava
esattamente come se fossero reali... la differenza per lui non era mai
stata molta, tra sogno e realtà. Ormai non si stupiva
più, ed alla fine chi poteva dire quale fosse la vera
realtà e la realtà del sogno? Yuuko-san avrebbe
detto che non c'era alcuna differenza tra le due, ne era sicuro.
Dato
ciò, ritrovarsi in luoghi senza sapere come vi fosse
arrivato non era niente di più strano rispetto a quello che
affrontava ogni giorno, e lavorando per Yuuko-san ne vedeva di cose
inquietanti.
Non che
quella locazione non gli fosse familiare o avesse qualcosa di anche
lontanamente pericoloso, non era quello. C'era semplicemente qualcosa
che non quadrava, un presentimento di sbagliato che
precedentemente non aveva mai incontrato.
Sbuffò
e borbottando tra sé e sé si sedette sul
pavimento rialzato di un familiare porticato in legno, guardando verso
la luna e chiedendosi l'origine di quella sensazione.
Chissà
come mai oggi Yuuko-san non mi ha chiesto di prepararle il
sakè per i suoi party della luna piena, ponderò,
chiedendosi se non fosse proprio quella l'origine della sensazione, poi
scosse la testa.
Se Yuuko-san avesse avuto qualcosa a che farci, sicuramente Watanuki non si sarebbe ritrovato lì, tra tutti i luoghi.
Se Yuuko-san avesse avuto qualcosa a che farci, sicuramente Watanuki non si sarebbe ritrovato lì, tra tutti i luoghi.
Rimase così diverso
tempo, a borbottare tra sé e sé,
finché non gli sovvenne alla mente che in effetti la strega
aveva guardato la luna piena con il suo sakè e la sua scorta
di stuzzichini, accuratamente preparati da Watanuki stesso, una o due
settimane prima.
I conti non tornavano, si disse.
Si guardò attorno nuovamente, tentando di catalogare altri dettagli, di capire.
In quel preciso istante una voce gli arrivò portata dal vento, il tono lievemente divertito.
I conti non tornavano, si disse.
Si guardò attorno nuovamente, tentando di catalogare altri dettagli, di capire.
In quel preciso istante una voce gli arrivò portata dal vento, il tono lievemente divertito.
«Buona
sera,
Kimihiro-kun.» Si voltò di scatto e qualcosa,
nella posa dell'uomo che improvvisamente gli era apparso davanti, lo
mise a disagio.
Le
braccia incrociate, il
sorriso sul volto, la sigaretta che pendeva
mollemente da una mano, il kimono color verde scuro con degli intricati
motivi di foglie ricamati nella stoffa.
Non
c'era niente in Haruka
Doumeki che non fosse rassicurante, si disse
Watanuki, eppure qualcosa alla sua vista si era come scosso.
Rispose al saluto ed al sorriso
e, se lo fece in modo leggermente esitante, l'uomo non
sembrò accorgersene. Si limitò anzi a guardarlo
con quel sorriso gentile, che questa volta aveva una sfumatura ironica
e forse leggermente preoccupata.
«Non
dovresti essere qui, sai. Fuggire non è
un'opzione.»
«Fuggire?»
Ripeté il ragazzo, sentendosi perplesso. Lui non era fuggito
da nessuna parte, si era semplicemente ritrovato lì, no? Non
ricordava nemmeno come, era semplicemente successo.
Per un momento si guardò ancora attorno, chiedendosi se per caso nella realtà non stesse succedendo qualcosa di pericoloso.
Per un momento si guardò ancora attorno, chiedendosi se per caso nella realtà non stesse succedendo qualcosa di pericoloso.
Non
aveva detto le stesse parole quando Tsuyuri-san, la madre di
Kohane-chan, gli aveva tirato il tè negli occhi?
Dimostrando
una comprensione degli altri come al solito fuori dal
comune, Haruka-san scosse leggermente la testa e parlò in
tono rassicurante, sedendosi accanto a lui incurante del vento che
soffiava. «Non sta succedendo niente, non preoccuparti. Sei
solo... fuggito.» L'uomo sospirò, alzò
la sigaretta alle labbra e ne trasse una boccata pensierosa.
Il fumo
andò a disperdersi verso il cielo luminoso e la luna
perennemente piena, piegandosi in volute sinuose, eleganti quanto il
paesaggio stesso e dalla stessa qualità lievemente ipnotica
del fumo che aleggiava sempre nel negozio della strega.
Sentendosi inspiegabilmente nervoso, Watanuki occhieggiò cautamente l'uomo più anziano.
Sentendosi inspiegabilmente nervoso, Watanuki occhieggiò cautamente l'uomo più anziano.
«Io
non penso di capire.» Rispose in tono incerto, lo sguardo che
si spostava erratico tra la fila di ciliegi ed il cancello, il
selciato, gli amuleti appesi al bordo del porticato che si muovevano
delicatamente alla spinta del vento.
«No?»
Fu l'unica risposta che ricevette. Sentendosi preso in giro,
tornò a guardare il sacerdote.
Quando i
suoi occhi caddero su di lui lo trovò a fissarlo
intento, la sua immagine che si sovrapponeva nella sua mente a quella
tanto identica del nipote.
Lentamente,
la sua memoria inaffidabile lo supplì con delle parole che
aveva sentito giusto pochi attimi prima, parole che probabilmente aveva
voluto dimenticare.
Ciònonostante,
Watanuki fu quasi tentato di affermare che
no, non capiva. Lo sguardo saggio, calmo e pieno di comprensione
dell'adulto lo dissuase.
Sospirò.
«Ecco... forse...» Scosse la testa e poi appoggiò pesantemente la fronte sulle mani aperte, gli occhi concentrati su qualcosa che in realtà non era davanti a lui. «È che... non sembra... non lo so... giusto.» Sospirò ancora, tentando di trovare le parole. Non sembrava a vederlo, lui era una persona che parlava continuamente in fondo, eppure Watanuki non era affatto bravo ad esprimersi. Parlava e parlava, ma non diceva mai veramente niente di importante, ed anche quello era un'altro motivo per quella sua sensazione di inadeguatezza.
Haruka-san
parlò, il tono quasi carezzevole. «Non penso che
stia a te deciderlo. E non penso neanche che il problema sia questo,
comunque.» La sua voce si fece più forte e
Watanuki alzò di un minimo la testa, notando che l'uomo si
era avvicinato e lo studiava attentamente, in attesa di una risposta
forse.
Non
sentendo altre parole da parte sua, decise di interpretarla come una
domanda.
«Non
lo so, gliel'ho detto Haruka-san, non sembra giusto... non sembra come
qualcosa che debba succedere. È... troppo. Si tratta di me
in fondo...» Haruka-san non si lasciò sviare
né dalla frase appositamente sibillina, né dal
tono basso delle ultime parole, né tanto meno dalla
malinconia che aleggiava nelle sue parole. Vide che il sacerdote
scuoteva la testa e lo guardava con una comprensione tale da far male.
«Chissà
se Yuuko-san sarebbe d'accordo...» Un'altro tiro alla
sigaretta, le parole che aleggiavano insieme al fumo ed all'odore di
incenso nell'aria improvvisamente quasi pesante e pulsante.
Il tempo
sembrava essersi fermato in attesa mentre lui alzava lo
sguardo sul sacerdote.
«Nessuno
è destinato a rimanere solo per sempre. È inutile
che li allontani, qualcuno ci sarà comunque.»
Watanuki
ascoltò con il fiato sospeso, chiedendosi se davvero fosse
la verità.
Non vide
alcun motivo per cui non avrebbe dovuto chiederlo, quindi lo fece.
«È davvero così? Anche per
me?» Sussurrò, pieno di una qualche speranza
crescente ed irrazionale che lottava con una convinzione avuta da
sempre: lui sarebbe dovuto rimanere solo, no?
Haruka-san
annuì.
«Ti
conviene tornare, comunque. Non se ne andrà per quanto tempo
tu stia qui. È una persona testarda.»
Sbuffò.
«È testardo come un mulo,
altroché!» Rispose, una nuova vena di sollievo
mischiata all'ironia nella sua voce. «Io... vado,
allora.» Per una volta fu lui il primo ad alzarsi, sotto gli
occhi benevolenti del sacerdote.
Quest
ultimo si limitò ad un solenne cenno col capo, ad un
sorriso che augurava qualunque buona fortuna l'hitzusen volesse fargli
capitare ed ad uno sguardo d'intesa ed affetto.
Poi,
nonostante il porticato, il vento iniziò a soffiare
insistentemente sollevando polveri e foglie da terra.
Chiuse
gli occhi per schermarsi dalle improvvise raffiche.
Quando
li riaprì, lo scenario non era cambiato.
Solo che
stavolta due mani forti lo stavano tenendo fermamente per le spalle e
due occhi magnetici, pieni di scintillanti pagliuzze color oro, erano
fissi nei suoi e solo lievemente più chiari di quelli di
Haruka-sama, stretti in due fessure indecifrabili.
Non era
passato neanche un'attimo, si rese conto, da quando era caduto
nel sogno. O fuggito, che dir si voglia.
Prese
lentamente fiato ed esalò una volta e, rifiutando il comando
della propria mente, si obbligò a non distogliere lo sguardo.
Per uno
sciocco istante si ritrovò a pensare a come quello stupido
potesse mantenere un'espressione così neutra nonostante
quello che aveva appena detto.
Poi pensò che, forse, forse aveva sempre sbagliato e quella in realtà era solo una maschera. Il pensiero, stranamente, era quasi confortante.
Poi pensò che, forse, forse aveva sempre sbagliato e quella in realtà era solo una maschera. Il pensiero, stranamente, era quasi confortante.
«Io...
ci riuscirò.» affermò dopo una lunga
pausa, rifiutandosi di registrare qualunque minimo barlume di emozione
da parte dell'altro. Lo avrebbe senz'altro fatto cadere nella
confusione e nell'imbarazzo. O nell'irritazione, nel caso non ci fosse
stato alcunché su quel volto. «Ci... riusciremo
insieme. Se vuoi.» Propose quindi, la voce ancora
più bassa ed incerta, un bisbiglio che il vento avrebbe
potuto tranquillamente spazzare via come faceva col fumo dell'incenso e
le foglie nel piazzale.
Distolse
lo sguardo.
La
reazione di Doumeki, per un momento, lo lasciò sorpreso.
Sentì
la presa sulle spalle allentarsi e per un attimo
cruciale temette di aver detto troppo, semplicemente. Di aver
frainteso, magari.
Una
frazione di secondo più tardi era immerso in un'abbraccio,
sicuro e sereno come non lo era stato da tempo, la confusione che quel
gesto gli aveva portato soltanto una piccola punta incerta tra le altre
sensazioni.
Calore
umano, braccia che lo stringevano, e quella sensazione di giusto che
apparteneva solo a Doumeki Shizuka.
Forse
c'è qualcosa, qualcuno, anche per me, allora. Si
disse, la speranza sorta con le parole di Haruka-san che da lieve
andava solidificandosi.
Strinse
le proprie braccia intorno all'arciere e sentì la presa
dell'altro farsi più forte di riflesso.
«Certo
che voglio, idiota.» Un sussurro, ancora inspiegabilmente
calmo eppure così intenso,
poco lontano dal suo orecchio.
Tirò
un sospiro tremulo ed un'attimo dopo, la tensione che si era
improvvisamente allontanata, rise lievemente.
Doumeki
non rilasciò l'abbraccio, ed anzi Watanuki si accorse che il
naso dell'altro era andato ad appoggiarsi tra i suoi capelli e stava
inspirando lentamente.
«Cosa
c'è adesso?» Gli chiese, assorto, tra un respiro
profondo e l'altro.
«Ridevo
di una cosa che ho pensato.» Rispose Watanuki, un piccolo
sorriso ancora sulle labbra. Come aveva potuto pensare che esistesse un Troppo di
questo? Che sciocco era stato.
«Solo
gli idioti ridono da soli.» Gli ricordò Doumeki,
senza peraltro permettergli di staccarsi quando in preda
all'irritazione iniziò a tentare di agitarsi.
Puntò le mani contro le sue spalle e prese a spingerlo
indietro, nuovamente consapevole di come il tempio fosse aperto e
quindi soggetto a sguardi di altre persone, che sicuramente non
avrebbero approvato né quello che stavano facendo
né le condizioni in cui entrambi vessavano.
«Vuoi
smetterla?» Nella voce dell'arciere era infine trapelata una
punta di irritazione. Si era allontanato leggermente da lui ed adesso
lo stava nuovamente fissando dritto negli occhi.
Watanuki
si imbronciò - anche se di suo non lo avrebbe mai ammesso -
e appoggiò una mano su un fianco. Corrucciò la
fronte.
«Non
dirmi cosa fare!» Borbottò, per poi toccargli con
cautela il torso sulla sinistra. «Questa va fasciata,
stupido. Mi stai sanguinando sull'uniforme. E quel Gi andrà
ricucito.»
A
quello, l'arciere abbassò lo sguardo sulla mano di
Watanuki ed osservò le punte delle dita tinte di rosso.
Watanuki aveva appoggiato la mano su uno strappo come di artigli sul Gi
dell'uniforme di Kyudo di Doumeki, sopra una ferita. Con una fitta di
senso di colpa, si rese conto che l'altro probabilmente non avrebbe
potuto allenarsi finché l'artigliata non si fosse
rimarginata completamente.
«Hn.»
Il suono, che l'arciere probabilmente aveva inteso come un'espressione
di accordo, tramutò la colpa di Watanuki in irritazione.
Aspettò che la presa si fosse allentata prima di sganciarsi
dall'abbraccio e prenderlo per un polso per trascinarlo verso il
tempio, borbottando.
Doumeki,
con suo grande scorno, non sembrò affatto impressionato
dalle minacce di cosa il
grande Watanuki-sama gli
avrebbe fatto se avesse soltanto di nuovo osato farsi ferire al suo
posto. Infatti l'arciere si limitava a stare in silenzio, o rispondere
con i suoi soliti monosillabi.
Tanto da
fargli chiedere dentro di sé cosa, cosa ci trovasse
lui stesso in quel cretino di un armadio vivente.
«E
potresti anche parlare con più di una sillaba, una volta
tanto!» Lo rimbottò consequenzialmente,
lanciandogli un'occhiata velenosa.
Doumeki
oltrepassò lo shoji dell'ingresso per poi scoccargli uno
sguardo ed uno dei suoi soliti sorrisetti irritanti, quelli che
consistevano in un unico angolo della bocca alzato. «L'ho
fatto.»
A quello
Watanuki si ricordò del discorso di poco prima, prima del
sogno con Hauka-san e dopo della eliminazione degli Akayashi di turno,
e diventò rosso scarlatto prima di gettarsi alla ricerca
frenetica della cassetta del pronto soccorso, borbottando sugli idioti
con i sorrisetti troppo maliziosi e compiaciuti e sulla loro mancanza
di espressioni e tatto, e di come questi suddetti soggetti riuscissero
a mantenere un tono di voce totalmente identico anche mentre, accidenti, ti
prendevano in giro!
Però,
dentro di sé, la speranza bruciava.
E di
quello non ve n'era mai troppo, né abbastanza.
----
Legenda:
Kyudo (o
Kyuudo): Nome della disciplina del Tiro con L'Arco
Tradizionale
Giapponese, associata allo Shintoismo.
A
differenza del tiro con l'arco occidentale, è più
importante la preparazione che porta al tiro e non il centrare il
bersaglio. Altra particolarità, l'arco usato ha
l'impugnatura non al centro ma spostata verso il basso. Si ritiene la
perfezione se l'arco dopo il tiro gira su sé stesso e
colpisce l'esterno del braccio dell'arciere.
Gi:
è il nome della parte superiore di un'uniforme tradizionale
sia di Judo che di Karate che appunti di Kyudo. Il nome del pezzo in
quanto uniforme per il tiro con l'arco giapponese è Kyudogi e si
indossa insieme ai pantaloni larghi a pieghe tradizionali di nome Hakama.
Akayashi:
"Spettri Persecutori", usato in questo per identificare gli spettri
maligni che appunto seguono e vorrebbero mangiarsi Watanuki.
NdA:
E
questa
è la seconda oneshot della serie!
È
alquanto strana, in questa ho provato uno stile un po' più
dettagliato per rispecchiare il prompt. "Troppo" era quello che diceva,
e quindi io ho abbondato nei dettagli.
Non
so
ancora se questa One-Shot avrà una "compagna", l'idea
ci sarebbe ma non so se i nostri due rompi... ahem... amatissimi
personaggi vorranno dirmi o suggerirmi COSA si sono detti o cosa
è successo.
Intanto
posto questa shot, e mi scuso per i troppi giorni che sono passati
dall'ultimo aggiornamento ma sono stata male! (a luglio, esatto. SIGH).
Risposte:
Ayla: E chi spoilera! Tanto ormai DI è in piena vista a tutti :P E l'altro progettino, l'altro progettino... giuro che mi ci rimetto.
Comunque, Doumeki cavaliere che va a salvare la sua bella principessa Watanuki, completa di abito rinascimentale con gonne, trine e sbuffi... ahahah!
Ayla: E chi spoilera! Tanto ormai DI è in piena vista a tutti :P E l'altro progettino, l'altro progettino... giuro che mi ci rimetto.
Comunque, Doumeki cavaliere che va a salvare la sua bella principessa Watanuki, completa di abito rinascimentale con gonne, trine e sbuffi... ahahah!
Però
beh, il loro rapporto infondo è
così. È Hitzusen, direbbe qualcuno.
Naco chan: Grazie del complimenti e delle correzioni! Qui dannatissimi apostrofo tra "un" e qualcosa di maschile mi perseguitano, sigh. Vedrò di starci più attenta! Non so se ci sono riuscita in questo caso ma ci spero... gli antibiotici mi annebbiano il cervello.
Naco chan: Grazie del complimenti e delle correzioni! Qui dannatissimi apostrofo tra "un" e qualcosa di maschile mi perseguitano, sigh. Vedrò di starci più attenta! Non so se ci sono riuscita in questo caso ma ci spero... gli antibiotici mi annebbiano il cervello.
Comunque,
spero di essere riuscita a mantenere tutti IC anche qui:
è complesso, considerando che questo può essere
l'inizio della relazione e loro, beh, nel manga ancora non ne fanno
accenni... (continuiamo a sperare nelle Clamp: oh, divine Clamp, dateci
almeno lo shonen-ai se non lo yaoi!)
Ringrazio ancora per le recenzioni, alla prossima!
Capitoli:
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