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Autore: Ily Briarroot    22/10/2018    2 recensioni
Raccolta partecipante a Writober: un prompt diverso ogni giorno per una raccolta ispirata all'autunno.
#1: Invito. Il sorriso determinato di Shiho lo fece sentire a casa dopo tanto tempo. Lui non se ne accorse, ma ne fu contagiato.
#2: Inverno. Si osservano negli occhi senza fiatare, immobili, mentre desiderano ardentemente che una raffica di vento porti via ciò che li divide. In questo momento più che mai.
#3: Insonnia. Hai goduto quel momento a pieni polmoni, così come l'estasi racchiusa in quella sigaretta. Se non puoi averla tu, non deve farlo nessun altro.
#4: Segreti. È questo il momento in cui prendi la giacca ed esci di casa, per iniziare a vivere una vita che si è annullata dal giorno in cui lui è sparito.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#prompt21

 

Quel luogo era terribilmente familiare, uno spazio angusto che le portava irrimediabilmente alla mente ricordi che aveva cercato di lasciarsi alle spalle. 
La paura era sparita dal momento stesso in cui aveva capito che la sua decisione avrebbe protetto lui, non importava a quale costo. 

Era bastato un attimo; l'istante in cui aveva visto quel criminale che ormai odiava con tutta se stessa puntare l'arma contro il ragazzo al quale teneva di più al mondo, una sensazione di smarrimento tremenda le piombò addosso, spingendola a quella scelta sofferta.
Aveva pensato a tante cose, mentre la riportavano in quel laboratorio sterile. Aveva pensato all'inutile sacrificio di sua sorella, alla protezione che la sua nuova famiglia le aveva regalato senza pretendere nulla in cambio.

Non era timore, non era più spaventata da loro. Ma iniziò a tremare quando i ricordi di quella vita le tornavano alla mente, uno dopo l'altro. 
Gin aveva dato la sua parola, contava solo questo. 
Doveva lavorare. Doveva mettere nuovamente le mani su quel dannato farmaco e lo avrebbero lasciato in pace. 

La porta del laboratorio si spalancò con un cigolio e Shiho rimase immobile contro il bancone, respirando appena. 
Gin si fece avanti, il ghigno impresso sul volto.
«Brava, Sherry. Hai preso la decisione migliore». 
Lui le era già alle spalle e la giovane donna non si mosse, abbassando un attimo le palpebre in modo da creare uno scudo che non le permettesse neanche di percepire i suoi movimenti. 
«Era quello che volevi, adesso lascialo andare». 

Percepiva il volto dell'uomo sfiorarle i capelli, il suo corpo aderire contro il proprio. Si sforzò di non pensare, di cancellare dalla mente ciò che era stata in quei due anni vissuti attraverso l'ingenuità e la scoperta di una bambina di otto anni. 
Sarebbe bastato annullare ogni sorta di ricordo, di affetto, niente di complicato. 

La risata gelida di lui spezzò quella vana speranza alla quale aveva cercato di aggrapparsi con tutta se stessa. 
«Lo farò, mia cara. Non preoccuparti» le mormorò poi, afferrandole bruscamente il braccio con la mano destra. In quel gesto, Shiho percepì la rabbia, la vendetta. Lo conosceva abbastanza bene per sapere che non si sarebbe accontentato del suo rientro nella banda, non dopo essergli sfuggita per due anni. Non dopo averlo preso in giro. 

«Cosa vuoi, Gin?» gli chiese, fingendo la massima freddezza. Non riuscì a tradire un accenno di insicurezza in quel tono. 
Lui rispose immediatamente, sollevandole poi il mento con la stessa mano. Brusco, istintivo, quasi come se si fosse trovato davanti un giocattolo da buttare via. Stavolta le sue labbra erano a un millimetro dall'orecchio della scienziata. 

«Ho intenzione di mantenere la mia parola, stai tranquilla. Libererò il tuo amichetto... » sussurrò, godendosi il momento e assaporandolo ulteriormente quando la vide tremare impercettibilmente. «... se sarai disposta a darmi ciò che voglio». 
Shiho si voltò quasi instintivamente, scansandosi dalla sua presa. Sgranò gli occhi, il cuore in gola. Avrebbe dovuto prevederlo. 
«No! L'accordo era che sarei tornata a lavorare per voi in cambio della sua vita... ora lascialo andare».

Gin rise di nuovo, interrompendosi subito dopo. 
«E io cosa guadagno in tutto ciò? Mi hai tradito, Sherry. È giusto dimostrarmi la tua completa lealtà se vuoi la mia fiducia» le disse schietto, ora fissandola negli occhi. 
La ragazza fece un passo verso la porta, in attesa di correre da Shinichi e liberarlo da sola, ovunque si trovasse, a costo di morire. Sarebbe stato più semplice. 

Ma non fece in tempo, perché un secondo dopo si ritrovò la canna di una pistola rivolta dritta verso di sé, che la costrinse a bloccarsi sul posto.
«Non è una richiesta. Se non fai quello che dico possiamo anche dirci addio. E prima di te morirà il tuo amico detective». 
«Non ti azzardare a toccarlo» sibilò Shiho, mentre cercava di trattenere frasi peggiori. La sua espressione era mutata; determinata e infuriata, delusa. Non che si fosse mai fidata davvero del peggiore criminale che avesse conosciuto all'interno dell'organizzazione, ma per la prima volta vide lo squallore in ogni sua minima sillaba. 
«Allora immagino tu sia disposta a soddisfare la mia proposta, Sherry. Perché è l'unica cosa che puoi fare per salvarlo». 

Il suo pensiero volò immediatamente a quel ragazzo chiuso nell'altra ala dell'edificio, che aveva cercato di proteggerla e che le aveva urlato di smetterla mentre proponeva a Gin il piano che aveva in mente. 

Shinichi.

Avrebbe rischiato tutto per lui. Tutto. 
Gin ghignò, sollevò la mano destra - quella sinistra era ancora impegnata a puntare la pistola - e la aprì, mostrandole ciò che aveva nascosto da ore intere. Una chiave. Piccola, arrugginita. 
Stava vantando il possesso di quell'oggetto che significava tutto, in quel momento. 

«Dimmi, cosa scegli?». 

Shiho non potè fare altro che rischiare, fidarsi, mentre abbassava lo sguardo in silenzio. Il cuore palpitava, l'ossigeno mozzato nei polmoni. 
«Voglio vederlo un'ultima volta».
«Hai un minuto di tempo. Sei avvisata» le rispose l'assassino mentre s'incamminava, le mani nelle tasche dell'impermeabile nero. «A proposito, devi ringraziare Vermouth per averci convinto a lasciarlo andare. È sotto la sua responsabilità ora e se quella sottospecie di patetico detective farà un solo passo falso si ritroverà una pallottola in fronte in un attimo. Tu ora sei mia, non dimenticarlo». 
La ragazza lo vide allontanarsi, mentre qualcosa in sé si sgretolava velocemente. 

Stava osservando Shinichi dietro le sbarre per assicurarsi che stesse bene - oltre al labbro spaccato e ai lividi sul corpo. Lui appoggiò le mani sul ferro ghiacciato della cella quando gli si avvicinò. 
«Cos'è successo?! Cosa gli hai detto per convincerli a non ucciderti?». 

Shiho fissava il pavimento sporco di quel luogo, senza riuscire a reggere lo sguardo teso del ragazzo, gli occhi blu sgranati dallo stupore. 
«Non preoccuparti, ti libereranno presto» mormorò appena, il tono così basso che lui dovette allungarsi il più possibile per poter udire quella frase. «Me lo hanno giurato». 
«Che stai dicendo?! Perché?» le chiese poi Shinichi, il cuore in gola dalla preoccupazione. Cominciava a intuire cosa non andasse. «Non ti sarai offerta di tornare con loro, vero?». 

Una lacrima sfuggì veloce sulla pelle chiara di lei, l'unica che non era riuscita a trattenere. L'amico se ne accorse e il suo cuore perse un battito. 
«Non pensare a me. Te lo dovevo» gli rispose senza sollevare lo sguardo. Mise le mani su quelle di lui che stringevano ancora le sbarre. «Promettimi che non verrai a cercarmi e che non proverai a salvarmi, non stavolta. Ho deciso di farlo per proteggervi, non buttare tutto. Ti prego». 
«Non fare stupidaggini, non te lo permetterò!».
«Me lo hai detto tu, di non fuggire dal destino».

Dopodiché lei sollevò lo sguardo, incontrando quello bellissimo del detective. Quest'ultimo si stupì di quegli occhi così carichi d'affetto, di dolore. Di sacrificio. Non avrebbe mai potuto chiedergli una cosa del genere.

L'eco di un susseguirsi di passi decisi interruppe il momento. Gin le si avvicinò velocemente, afferrandola per l'avambraccio. 
«Tempo scaduto, Sherry». 
«No, ehi!» esclamò Shinichi, allungando un braccio nella loro direzione. Scrutò quell'espressione spietata che adesso lo guardava con odio, mentre la rabbia prendeva possesso su di sé.
«Fai quello che ti ho detto, Shinichi! Per favore» esclamò ancora, mentre Gin la trascinava via. «Addio». 

Shiho si voltò, mentre la presa di quell'uomo le lasciava l'ennesimo segno sulla pelle. Un segno che non avrebbe mai smesso di farle male, ma che aveva scelto di accettare, da ora in avanti.
Solo per lui.
  
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