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Autore: stellinabg    23/10/2018    1 recensioni
La Monroe e gli altri cacciatori continuano ciò che hanno iniziato e, seguendo gli insegnamenti del vecchio e defunto Gerard, hanno in serbo il piano perfetto per eliminare una volta per tutte Scott, Derek e tutto il loro branco; peccato però che il potere da banshee di Lydia, riesca a fare sgretolare pian piano l’effetto sorpresa su cui speravano di contare la Monroe e i suoi uomini.
Nel frattempo, a Beacon Hills, una serie di omicidi insanguina la città. Le vittime, apparentemente, sembrano non avere collegamenti tra loro, ma lo sceriffo Stilinski e il vicesceriffo Parrish, avvalendosi dell’aiuto di vecchi e preziosi amici, riusciranno a sbrogliarne la fitta matassa rossa.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il branco, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 – RIALZATI! NON SCAPPARE



“It's not up to them, it's up to you.
You have to want this, because they're gonna keep coming at you.
They're gonna keep knocking you down.
And you have to get back up.
You have to show them that you can get back up.
Leaders don't run!”

(Scott McCall  – S6x02)



Beacon Hills, gennaio 2014

Theo era preoccupato per Liam. Alla girata degli occhi, aveva lasciato la casa di Stiles, senza dire niente a nessuno e, nonostante le tante chiamate al telefono, sia da parte sua che da parte di Mason, il ragazzo non dava cenni di vita.
Aveva già visto una volta come il licantropo aveva reagito alla notizia della morte di Hayden e, in quel momento, Theo sapeva che l’amico era una mina vagante. Poteva essere un pericolo sia per sé stesso, sia per gli altri. Avrebbe potuto perdere il controllo. O forse lo aveva già perso.
- Prima di andare da Derek, non dovremmo cercare Liam…? -, domandò, con un tono di voce che tradiva tutta la sua preoccupazione.
- A meno che tu non muoia dalla voglia di farti prendere a calci in culo da lui, è meglio lasciarlo in pace per ora… - Nonostante la risposta sarcastica di Mason, Theo sapeva che era preoccupato anche lui. E come poteva non esserlo? Era il suo migliore amico fin dall’infanzia, quindi lo conosceva anche meglio della chimera stessa.
- Se ci provasse, li piglierebbe lui tanti calci nel culo! -, esclamò, fingendo la sua solita spavalderia. Tuttavia, poteva fingere quanto voleva, ma non poteva mentire a sé stesso: nonostante si stesse mostrando indifferente, era davvero in pensiero per il ragazzo.
- Ti ricordo che lui è il beta del vero Alpha… -, Malia sottolineò quelle due ultime parole con il tono di voce, - ...Mentre tu solo una stupida chimera genetica. -
A quelle parole, tramite il riflesso dello specchietto retrovisore, Theo lanciò un’occhiataccia alla ragazza che era seduta nel sedile posteriore della sua auto. Aveva capito molto bene quello che voleva insinuare la coyote con quel commento e sapeva anche che la sua era una offesa intenzionale e non una battuta scherzosa.
- Vi prego, non iniziate… -, intervenne subito Mason, prevedendo come sarebbe andata a finire quella conversazione se avessero continuato a parlare. – Abbiamo già fin troppi problemi ora… -

***

Dopo aver lasciato casa Stilinski, Liam aveva fatto di tutto per cercare di sfogare quei sentimenti a metà tra la rabbia e la disperazione per aver perso Hayden. Nulla di stupido, stranamente, almeno non che si ricordasse. Per evitare di combinare disastri, si era precipitato verso il bosco e dopo una lunga corsa, si era messo a dare dei pugni contro gli alberi. Inutile dire che, ovviamente i tronchi rimasero danneggiati e alcuni alberi crollarono a terra.
Dopo qualche minuto di devastazione, gli occhi di Liam brillarono di giallo e un ululato risuonò nel buio della sera, un ululato che faceva trapelare tutta la sua disperazione e che, probabilmente era stato udito ovunque in città. Dopo ciò, il giovane licantropo si lasciò cadere a terra, in ginocchio, e iniziò a battere le mani sul suolo, mentre le lacrime non accennavano a volersi fermare, nonostante fosse da parecchio tempo che gli scivolavano sulle guance.
- Non dovevi lasciarmi -
Diede un altro colpo sul terreno.
- Hayden, avevi promesso… -
A quel punto, la voce fu rotta dal pianto. Non ce la faceva più. Gli sembrava che nulla avesse più senso a quel punto. Scott gli aveva lasciato il compito di proteggere la città, di essere una specie di alpha per il gruppo. Ma come poteva esserlo? Come poteva riuscirci se non era nemmeno stato in grado di proteggere la propria ragazza, la persona a cui teneva di più al mondo?

“Sei ferito?”

La voce di Brett gli risuonò inspiegabilmente nella mente. Alzò la testa che, fino a quel momento era chinata verso il terreno, e davanti a sé si immaginò di vedere il licantropo con la divisa verde della squadra di Lacrosse della Devenford. Istintivamente scosse la testa, proprio come aveva fatto la volta che, durante una partita, il ragazzo gli aveva rivolto quella stessa domanda.

“Sei vivo?”

A quella domanda però non rispose. Anche se era vivo, non era certo di potersi definire tale perché in realtà si sentiva morto dentro.

“Alzati!”

La voce del licantropo del branco di Satomi risuonò decisa e la sua espressione seria sembrava non ammettere repliche.

“Alzati, Dunbar!”

Si immaginò la mano del più grande tesa davanti a lui, per aiutarlo a rimettersi in piedi. Anche se era tutto frutto della sua immaginazione, Liam allungò il proprio braccio in avanti, come a voler afferrare quello del vecchio compagno di scuola, e si alzò da terra. Doveva reagire, o almeno provarci. Non poteva lasciare che i propri sentimenti gli facessero perdere la lucidità. Eppure, nonostante cercasse di convincersi di ciò, non ci riusciva: si sentiva terribilmente vuoto e inutile.

***

Derek stava tornando a casa, quando un ululato risuonò nell’aria, lasciandolo piuttosto sorpreso. Sembrava Liam. Ma per quale ragione stava ululando in quel modo tanto disperato? Era forse in pericolo?
Nel dubbio, si sarebbe lanciato in suo soccorso, se non avesse notato l’automobile di Theo davanti all’edificio in cui si trovava il suo loft e sapeva che se la chimera era lì, significava che il problema era piuttosto grosso. Lasciò la propria auto nel parcheggio, senza curarsi troppo di come l’aveva parcheggiata, poi salì in fretta le scale, dato che l’ascensore sembrava aver deciso di non funzionare più da quella mattina.
Non appena aprì l’enorme porta scorrevole, vide davanti a sé Peter insieme a Theo, Malia e Mason. Dalle loro espressioni e dal loro odore, era evidente la loro enorme preoccupazione.
- Dov’è Liam? Era lui ad ululare? -
- Sì… -, rispose Theo con un filo di voce. Era davvero strano che il ragazzo fosse così taciturno, segno che era successo qualcosa di grosso.
- Ha a che fare con questa… -, intervenne Mason, porgendogli qualche foglio pinzato insieme. Da lontano, pareva una lista stampata a computer e immediatamente capì che poteva essere la famosa lista di cui gli aveva accennato Peter quel pomeriggio.
Afferrò i fogli e prese a dargli un’occhiata veloce. Gli fu subito chiaro che era qualcosa di molto simile a quella del benefattore, ma con la differenza che accanto ai nomi non era stato assegnato alcun valore e l’unico segno di distinzione era una “k” che capì subito che stava ad indicare chi era stato ucciso.
Alzò lo sguardo dai fogli e osservò con espressione confusa i tre ragazzi davanti a sé che erano stranamente in silenzio, invece di strepitare e dire le loro solite sciocchezze da adolescenti.
- Derek, hanno ucciso Cora… - Fu Peter a parlare e il moro spostò subito lo sguardo su di lui. Era uno scherzo? No, a giudicare dall’espressione seria dello zio, stava dicendo la verità.
- Com’è successo? Quando? -, domandò sconvolto. L’ultima volta che aveva visto Cora era stato in Brasile, quando Derek aveva deciso di tornare a Beacon Hills, nonostante sua sorella non fosse d’accordo. Avevano anche discusso per quello: lei lo aveva pregato di rimanere a proteggere il branco, ma lui invece aveva preferito occuparsi della sua città natale, convinto che Cora e gli altri potessero cavarsela da soli. E invece, non era stato così e la colpa era solo sua.
- Non dovevo partire… -, disse con un filo di voce, abbassando il viso.
- Derek, non è il momento di lasciarsi andare ai sensi di colpa… - La voce di Malia risuonò decisa nella stanza, mentre Mason si avvicinò a lui, per indicargli il nome di Cora sulla lista.
- Sai cosa può significare l’asterisco? -, domandò il ragazzo, quasi come se sperasse che potesse essere qualcosa di positivo, qualcosa che potesse indicare che ancora nulla era perduto. - Ci sono altri due nomi con quel simbolo… -
In tutta risposta, Derek scosse la testa. Non aveva la più pallida idea di cosa potesse indicare quel simbolo, ma a differenza del giovane, non era per niente speranzoso.
- Quali sono gli altri due nomi? -, chiese poi, sebbene non pensasse che fosse troppo rilevante la domanda.
- Hayden Romero, la ragazza di Liam… -, rispose Theo, con espressione visibilmente accigliata. Ora Derek capiva come mai il giovane beta di Scott non era con loro in quel momento e perché lo avesse udito ululare in quel modo disperato.
- …e l’altro è un certo Isaac Lahey.- Non appena udì Theo fare quel nome, Derek sgranò gli occhi.
- Come hai detto? -, senza aspettare risposta, prese a cercare quel nome sui fogli e, non appena lo individuò, capì che si trattava proprio di chi pensava.
- Lo conosci? -, chiese Malia che ovviamente doveva aver capito che anche quel nome era importante quanto quello di Cora e di Hayden.
- Certo che lo conosce! - Fu Peter a rispondere, con un certo tono di saccenza che Derek riteneva un po’ fuori luogo in quel momento. – Isaac era uno dei beta di Derek quando è stato alpha, potere che ha ottenuto dopo avermi ucc… -
- Taci! -, tuonò il ragazzo, - Non è questo il momento di stare a recriminare sul passato. -
- Come vuoi, ma questo non cambia ciò che hai fatto… -, rispose lo zio, incrociando le braccia al petto.
Derek, in tutta risposta, si limitò a lanciargli un’occhiataccia, per poi tornare con lo sguardo sui tre giovani.
- Isaac veniva da una situazione famigliare difficile. Poi è rimasto orfano e fu accolto a casa McCall come uno di famiglia… -
- Questo prima o dopo che lo hai morso? -
Derek ignorò la domanda posta da Malia, dato che la risposta gli sembrava del tutto irrilevante in quel momento, e proseguì con il proprio racconto. Era evidente che i tre non avevano mai sentito parlare del ragazzo, quindi era suo dovere informarli su quanto fosse importante Isaac per tutti loro.
- Successivamente, iniziò una relazione con Allison Argent, la figlia di Chris Argent… -
- Come? Credevo che Allison fosse la ex di Scott… -,intervenne ancora una volta Malia.
- Già, anch’io avevo sentito dire così… -, confermò Mason.
- E’ vero anche questo. -, disse Derek, in tono piatto. – Allison è stato il primo amore di Scott, ma nonostante si amassero molto, le cose tra loro non riuscivano a funzionare. Scott amava così tanto Allison e provava talmente rispetto e affetto per Isaac da non opporsi alla loro frequentazione, nonostante in parte gli facesse male. Fu disposto a mettere i propri sentimenti in secondo piano, per il bene di due persone a cui teneva molto. -
- Tipico di Scott… -, commentò Theo.
- E poi cosa successe? Come mai non abbiamo mai conosciuto Isaac? – Ancora una volta fu Malia a fare la domanda.
- Dopo la morte di Allison, Isaac era troppo sconvolto, così come Chris Argent. Quando Argent decise di partire per la Francia, Isaac lo seguì e ci rimase anche quando Chris tornò a Beacon Hills… -
- Isaac in Francia, Hayden a Los Angeles e Cora in Brasile… -, esordì Mason, come se avesse avuto un’illuminazione, e probabilmente era giunto alla stessa conclusione a cui Derek era già arrivato qualche minuto prima.
- Già, l’asterisco probabilmente sta ad indicare che non erano a Beacon Hills al momento dell’uccisione, dato che questa è una lista di tutte le creature magiche della città… -
- Bisogna avvisare gli altri… - , intervenne Malia con la sua solita freddezza che la contraddistingueva.


California Healing Arts (Los Angeles), gennaio 2018

Era ormai sera e Scott, dopo una giornata di lezioni alla California Healing Arts di Los Angeles, stava rientrando nella propria stanza nell’enorme edificio che ospitava parecchie stanze per gli studenti iscritti a quel college.
All’inizio era stata dura vivere lì, lontano da casa e dai suoi amici, soprattutto considerando che essendo arrivato qualche mese dopo all’inizio delle lezioni, si erano giù formati alcuni gruppetti, così Scott si era sentito un po’ un pesce fuor d’acqua. Per fortuna, però, non gli ci volle molto ad ambientarsi e, nel giro di pochi giorni, aveva già fatto amicizia con alcuni ragazzi che avevano le stanze nel suo stesso piano.
- Ehy Scott… - Era a pochi passi dalla porta della sua stanza, quando una voce alle sue spalle attirò la sua attenzione. Si voltò e davanti a sé vide un ragazzo alto e magro con i capelli corti e biondi, con affianco uno un po’ più basso e con i capelli scuri, leggermente mossi.
- Ciao ragazzi! -
- Stavamo andando a mensa… - Questa volta fu il ragazzo più basso a parlare. – Vieni con noi? -
- Sì, aspettate che lascio lo zaino con i libri… -
In quel momento, proprio mentre inseriva la chiave nella toppa, il proprio telefono prese a squillare, così Scott, mentre apriva la porta, tirò fuori il telefono dalla tasca per rispondere e, come vide che sullo schermo c’era il nome “Liam”, il ragazzo capì che poteva essere una conversazione lunga.
- Ehm, ragazzi…andate avanti. Vi raggiungo appena ho finito la telefonata. -
Senza aggiungere altro, entrò nella propria stanza e si chiuse la porta alle spalle, lasciando leggermente perplessi i suoi due nuovi amici. Una volta rimasto solo, il ragazzo rispose alla chiamata e si portò il telefono all’orecchio.
- Ehy, ciao Liam! Ci sono novità? -
Si aspettava una risposta da parte del giovane licantropo, ma tutto quello che udì fu il suono del respiro del ragazzo. Pareva leggermente accelerato, come se avesse qualcosa che non andava, così Scott iniziò subito ad allarmarsi.
- Ehy, Liam, tutto bene? -
Ancora silenzio, poi sentì un lieve singhiozzo.
- Liam, cos’è successo? -, lo esortò ancora a parlare e, dopo qualche altro attimo di silenzio, finalmente udì la voce del piccolo beta.
- Scott… -, esordì con un filo di voce, con la voce leggermente rotta dal pianto, - …è morta… -
- Di chi stai parlando? -, domandò, subito allarmato da quell’affermazione, temendo che si riferisse a sua madre. – Com’è successo?
- Hayden…non lo so Scott…ma è su quella lista di Lydia…è morta, Scott! -
Il giovane alpha non sapeva cosa rispondere. Sapeva molto bene cosa significasse perdere la persona che si amava perché a lui era successo con Allison. In quel preciso momento, gli ritornò alla mente la scena di lui che stringeva la ragazza tra le braccia. Era stata un’esperienza che lo aveva devastato e da cui probabilmente non si era ancora ripreso del tutto. Cosa poteva dire quindi per consolare l’amico?
In un certo senso, Liam già una volta aveva dovuto affrontare quel tipo di perdita e la cosa lo aveva sconvolto a tal punto, da perdere completamente la testa. Poi, per fortuna, Theo era riuscito a riportarla in vita con uno dei composti chimici creati dai Dread Doctors e successivamente, quando la ragazza aveva rischiato nuovamente di non farcela, era intervenuto Scott, trasformandola in uno dei suoi beta. Tutto sembrava andare bene, nonostante i tanti problemi che avevano dovuto affrontare, ma poi la ragazza era dovuta partire e da lì non si erano più avute sue notizie. Ancora una volta, Liam si era lasciato andare alla disperazione ed era stato difficile per Scott riuscire a fare reagire il piccolo beta. Ed ora, questa notizia. Sembrava che il destino volesse prendersi gioco del ragazzo e dei suoi sentimenti.
- Gerard… -, sibilò Scott all’improvviso, rendendosi conto che poteva esserci lui dietro a tutto ciò. In fin dei conti, anche Lydia, quando aveva scritto involontariamente quel codice, aveva avuto l’impressione che avesse un collegamento con l’operato di Gerard e della Monroe e, nonostante il primo fosse morto e la seconda non si sapesse dove fosse scappata, erano ancora una minaccia.

“Dove sono i tuoi due beta, eh, Scott? Quel ragazzetto, Liam, ha perso il controllo, non è vero? E l’altra? Hayden, giusto? Dove si trova, eh, Scott?”

Durante uno dei suoi ultimi confronti con il vecchio, l’uomo aveva pronunciato quelle esatte parole e, lì per lì, Scott aveva creduto che fossero solo domande poste a caso per innervosirlo e fargli perdere la lucidità. Ma ora che ci pensava, quando mai era successo che Gerard dicesse qualcosa a caso? Le sue parole erano sempre ben ponderate e, considerando che amava i giochetti, Hayden probabilmente era una delle sue tante sorprese che voleva usare per fare uscire Liam di testa, così che Gerard potesse rafforzare la propria propaganda contro i licantropi.
- Scott… - La voce di Liam interruppe i suoi pensieri.
– Io non posso…-, il suo tono lasciava trapelare quanto fosse sconvolto, - Mi hai affidato Beacon Hills e gli altri, ma io non posso…Non l’ho protetta, non posso proteggere nessuno. Non posso essere il loro alpha. Io non sono niente… -
A quel punto, Scott lo interruppe: - Liam, non è vero che non sei niente… -
Sapeva molto bene cosa significasse perdere qualcuno di importante e non riuscire più a trovare la forza per andare avanti. Era successo anche a lui, e non solo quando era morta Allison.
- Liam, ascoltami. Anche ai migliori leader può succedere di perdere persone importanti o di fare degli errori, ma ciò che conta veramente è non abbattersi mai. -
- Vuoi farmi credere che è successo anche a te? -, chiese alzando leggermente il tono di voce, evidentemente incredulo a quelle parole.
- Sì, Liam… Ho perso diverse persone che amavo e altre ho rischiato di perderle. Ci sono stati momenti in cui ho fatto degli errori di giudizio, rischiando di fare soffrire persone importanti; altre volte, mi sono ritrovato come se fossi solo contro tutti. Sono un alpha, ma sono anche un umano e gli umani possono commettere errori. Ma sono sicuro di non sbagliare quando dico che tu puoi essere un grande leader. Devi rialzarti e combattere per chi ancora crede in te. Mason, Corey e tutti gli altri contano su di te. Devi essere il loro alpha. Solo tu puoi farlo. So che puoi riuscirci. -

Beacon Hills, gennaio 2014
Chris Argent era piuttosto pensieroso quella sera. Per la prima volta, dopo tanti anni come cacciatore, gli sembrava di brancolare nel buio. I tanti omicidi che si stavano susseguendo, nonostante apparentemente sembrassero del tutto normali, presentavano delle particolarità piuttosto curiose e il suo istinto gli suggeriva che quelle morti erano legate al mondo soprannaturale. Tuttavia, non riusciva a venirne a capo. Non aveva mai incontrato un caso del genere e, sebbene avesse un lontano ricordo di un racconto con particolari simili, non era stato in grado di trovare nulla a riguardo nella libreria di famiglia e l’unico che forse avrebbe potuto avere informazioni a riguardo, Gerard, era morto.
Era a torturarsi con questi pensieri, quando improvvisamente la voce di Melissa lo riportò alla realtà: - Non c’era bisogno che mi venissi a prendere all’ospedale. Potevo tornare a casa da sola… -
- Non con un assassino in giro! -, tuonò l’uomo, mentre parcheggiata l’auto nel vialetto di casa McCall.
- Dopo tutto quello che è successo, credo di essere in grado di badare a me stessa… -
- Può darsi… -, si ritrovò ad ammettere, - Però, non voglio rischiare. -
Chris teneva davvero molto alla donna, anzi si poteva dire che l’amava, forse anche più della sua defunta moglie e questo lo spaventava da morire. Si erano conosciuti per caso, inizialmente le loro conversazioni erano limitate al minimo indispensabile; successivamente, a causa dei vari eventi, avevano preso a passare più tempo insieme e a conoscersi meglio, fino a legarsi a tal punto da provare dei sentimenti l’uno per l’altro.
- Beh, in tal caso, credo che dovrò ringraziarti a dovere per il tuo servizio di guardia del corpo… -
Notò una punta di malizia nel tono usato dalla donna nel dire quelle parole, prima di scendere dall’auto e avviarsi alla porta di casa.
- Direi proprio di sì… -, rispose lui, con il medesimo tono malizioso, seguendola dentro casa, ma non appena furono dentro, Chris le fece cenno di rimanere in silenzio e di rimanere in soggiorno. Lui, nel frattempo, tirò fuori una delle pistole dalla fondina e iniziò a salire al piano di sopra, da cui gli era parso di sentire un lieve rumore. Forse era solo una sua impressione, dato che Melissa invece pareva non aver percepito nulla a giudicare dal suo sguardo perplesso, o forse i tanti anni di addestramento lo avevano portato ad affinare l’udito, ma l’uomo preferiva accertarsene di persona.
Salì lentamente le scale, assicurandosi di non fare rumore, poi percorse il corridoio con altrettanta lentezza e circospezione, perlustrando le varie stanze, man mano che le raggiungeva, fino ad arrivare alla cameretta di Scott. Rimase a bocca aperta quando, spalancando la porta, vi trovò Liam che, per il rumore improvviso, da sdraiato si tirò a sedere sul letto, con gli occhi visibilmente arrossati.
- Liam? Cosa ci fai qui? -, domandò l’uomo perplesso.
Lo sentì singhiozzare.
- Mi dispiace per Hayden… - Fu Melissa, con quell’intervento a chiarire ogni cosa. Era arrivata alle sue spalle all’improvviso, senza che se ne rendesse conto.
- Ti avevo detto di rimanere di sotto… -, commentò con severità, voltandosi verso di lei, ma si bloccò, notando le lacrime che bagnavano il viso della donna e la sua espressione sconvolta.
- I…I… -
Stava cercando di dire qualcosa ,ma era evidente che c’era qualcosa che la turbava a tal punto da non riuscire a parlare e Chris conosceva ormai bene Melissa da sapere che doveva essere qualcosa di grave.
- Scott… -
Ancora una volta la donna si interruppe, ma notò che aveva il cellulare in mano. Che fosse successo qualcosa al figlio? No, era impossibile. Scott era troppo in gamba per finire male.
- Melissa, calmati! Dimmi cosa è successo! -, esclamò, in tono deciso, ma mantenendo uno sguardo rassicurante.
- Te lo ha detto Scott, non è vero? -, intervenne Liam, con la voce leggermente incrinata.
Melissa annuì con un cenno del capo, poi si gettò tra le braccia di Chris che ancora non aveva ben compreso cosa fosse successo di preciso.
- E’ mort… -
Ancora una volta la donna si interruppe e questa volta scoppiò in un pianto. Gli sembrò esagerata la reazione della donna, che sebbene fosse affezionata alla ragazza, aveva dimostrato sempre una grande forza, a parte quando si trattava di suo figlio.
- Lydia ha generato un codice con i suoi poteri, un codice che ha rivelato essere una lista di nomi di tutte le creature magiche di Beacon Hills, con indicato chi è morto. Tra queste c’è Hayden… -, spiegò il giovane licantropo in tono piuttosto incerto, dovuto al fatto che cercava di trattenersi dal piangere, - …la mia Hayden. -
- Oh…! – Adesso, il vecchio Argent iniziava a capire e, con delicatezza, cercò di scostare la donna da sé, con l’intenzione di avvicinarsi a Liam. – E posso vedere questa lista? -
Ancor prima di muovere un passo, si sentì afferrare al braccio dalla donna. D’istinto, si voltò ad osservarla. Era perplesso. Davvero non capiva il suo comportamento tanto insolito.
- E’ morto, Chris… -
Inarcò un sopracciglio. – Scott? Com’è possibile? -
Melissa scosse la testa, lasciando l’uomo ancora più confuso. Dalla reazione della donna, dopo aver vagliato diverse ipotesi, Chris aveva dato per scontato che si trattasse del figlio.
- E allora chi? -
- Isaac! -
A quel nome, Chris spalancò gli occhi per la sorpresa. Stava scherzando, vero? Ovviamente no. A giudicare dalla disperazione di Melissa che aveva accolto il ragazzo in casa per più di un anno, considerandolo come un figlio. Ora si spiegava la sua reazione tanto disperata; tuttavia, il vecchio cacciatore di licantropi, non riusciva a credere che Isaac potesse essere morto, che avesse raggiunto la sua amata Allison.
- Chi è Isaac? -, fu Liam questa volta ad intervenire, salvando Chris dall’immergersi in pensieri e ricordi tristi che, già avevano iniziato ad affacciarsi nella sua mente, costringendolo a combattere contro le lacrime.



Toulouse-Blagnac (Francia), settembre 2013

Con un piccolo zainetto sulle spalle, Isaac attraversò in gran fretta la hall dell’aeroporto, guardandosi di tanto in tanto alle spalle per accertarsi di non essere seguito, fino ad arrivare al bancone dietro cui si trovava una vecchia impiegata, visibilmente stanca di essere lì.
- Mi scusi, mi potrebbe dare un biglietto sola andata per il prossimo volo per Los Angeles? -, domandò in un perfetto francese che, dopo averlo studiato al liceo, aveva avuto modo di affinare vivendo in Francia.
- 450 euro -
Con velocità, Isaac porse alla commessa la carta di credito che il signor Argent gli aveva dato per le emergenze e quella era proprio un’emergenza. Al ritorno dall’università aveva trovato dei tipi loschi ad aspettarlo ed era riuscito a scappare per un soffio, peccato che nella fuga, aveva perso il cellulare. Avrebbe potuto comprarne un altro, certo, ma l’istinto gli aveva suggerito che la cosa migliore era scappare il prima possibile da lì, così eccolo all’aeroporto con le poche cose che gli erano rimaste.
- Bon voyage! -, esclamò, con poca enfasi la donna, porgendogli la carta d’imbarco. Qualcuno avrebbe potuto dire che sembrava che sapesse che quello non era un viaggio di piacere, in realtà Isaac era sicuro che l’anziana signora aveva ormai perso la voglia di fare quel lavoro.
Il ragazzo, dopo aver ringraziato frettolosamente, prese il biglietto e, dopo essersi dato un’altra occhiata alle spalle, si diresse verso il gate, già aperto all’imbarco del suo volo.



Beacon Hills, gennaio 2014

Dopo una lunga e pesante giornata di lavoro, non c’era nulla di peggio per il professore Finstock di dover sistemare il porcile che i ragazzi della squadra avevano lasciato nello spogliatoio. Possibile che, nonostante i vari rimproveri e le varie punizioni, ancora non avessero imparato ad essere più responsabili? Sospirò frustrato, brontolando di tanto in tanto qualche frase di protesta, sicuro che a quell’ora tarda della sera, ormai non fosse rimasto più nessuno nell’edificio, come praticamente quasi sempre. Se fosse stato possibile, avrebbe potuto mettere una brandina nel proprio ufficio, da quante ore passava dentro alla scuola. Talvolta, così preso dagli impegni scolastici, finiva con l’attardarsi a correggere qualche compito in classe, per poi ritrovarsi al mattino che si era addormentato sulla propria scrivania.
In fin dei conti, a casa non aveva niente e nessuno ad attenderlo, così non gli faceva alcuna differenza rimanere un po’ di più lì dentro; tuttavia, trovava davvero fastidioso dover ogni volta tenere in ordine gli spogliatoi, quando sarebbe stato compito dei propri studenti.
Sbuffò un’altra volta, mentre riponeva le palline da lacrosse in un cestone. Fu in quel momento che gli parve di udire dei passi dietro di sé. Si voltò di scatto, lievemente in ansia: tra le cose strane che si erano susseguite negli anni a Beacon Hills e la storia dei recenti omicidi, pure un uomo incosciente come lui si ritrovava ad essere un fascio di nervi.
- Cazzo, mi hai fatto paura! -, esclamò d’un fiato, per poi rilassarsi. – Cosa ci fa qui uno dei miei vecchi giocatori migliori? -, domandò poi al suo interlocutore, con quel suo tono che gli studenti non sapevano mai come interpretare, se come un rimprovero o come un segno di contentezza.
Seguì qualche secondo di silenzio, poi proseguì ancora il professore: - Voi ragazzi siete davvero imprevedibili! Pensare che solo qualche mese fa sono passati Jackson e il tuo fidanzato…uhm, come si chiamava? -, assunse un’espressione incerta, mentre pensava al nome del ragazzo che aveva visto insieme al vecchio capitano della sua squadra, - Aiden? O forse Ethan? -
D’un tratto, smise di parlare e sul proprio viso apparse un’espressione leggermente terrorizzata, notando come un’unghia del ragazzo si fosse allungata d’un colpo, in modo decisamente anomalo: - Ma cos…?! -. Indietreggiò, fino a ritrovarsi con le spalle contro gli armadietti. – Cosa vuoi fare? -, domandò ancora spaventato, rendendosi conto di non aver vie di fuga. Se avesse provato a scappare, il ragazzo lo avrebbe sicuramente raggiunto. All’improvviso, il proprio volto si illuminò, come se gli fosse venuto in mente qualcosa di rassicurante: - Dio, Danny! Devo ammettere che me l’hai fatta! Ottimo scherzo e quell’effetto speciale…Scommetto che è opera di Stilinski! A voi ragazzi non passa mai la voglia di burlarvi di me, eh? -
Nonostante quelle parole, però, il ragazzo mantenne un’espressione seria e, senza dire una parola, si fece sempre più vicino all’uomo, fino a sovrastarlo.
   
 
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