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Autore: kioccolat    29/10/2018    1 recensioni
Correva per il corridoio dell’ospedale da ormai 10 minuti abbondanti. Aveva il fiatone e sentiva ogni rumore attorno a se ovattato, sentiva il cuore scoppiare, la gola secca, la vista come annebbiata e non riusciva ad elaborare pensieri di senso compiuto per la troppa pressione e preoccupazione che aveva addosso.
Di tanto in tanto, per colpa della veloce corsa, sbatteva su qualcuno, e la persona puntualmente si lamentava. Ma senza fermarsi, Albafica, continuava a correre agitato, spaventato, impaurito.
Era stato chiamato all’improvviso e subito gli si era gelato il sangue a quella notizia, la paura l’aveva assalito e l’ansia si era insidiata in lui.
Naturale.
Raggiunse finalmente il medico, che stava appuntando qualcosa su un blocco, e cercò di parlargli prendendolo, anzi afferrandolo per le braccia. Voleva sapere, chiedere informazioni riguardo l’accaduto. Ma le parole gli morirono in gola… Non sapeva cosa dire, era spaesato, confuso, disorientato. Sperava in una risposta positiva. Ma se fosse sta una negativa? Come avrebbe affrontato la cosa. Lasciò l’altro toccandosi la gola con una mano e iniziò a respirare forte.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Scorpion Kardia, Un po' tutti, Virgo Asmita
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 14 – Specchio

 
***
Ancora quella strada. Quel posto a lui sconosciuto, ma così familiare.
Camminava sul marciapiede osservando accanto a lui la strada asfaltata con alcune buche di tanto in tanto.
Andando avanti, si ritrovò a dover scegliere se svoltare per una via sterrata o continuare per il marciapiede, superò la griglia dell’acqua che separava la breccia dal cemento e continuò ad avanzare.
Man mano che andava avanti, Aphrodite, vedeva farsi sempre più vicina una bellissima casa. A colpirlo non furono i muri bianchi dell’abitazione, o il color grigio scuro del cancello…Quanto le bellissime rose rosse che intravedeva. Gli nacque un sorriso sul volto a vedere quei magnifici fiori… Finché il nero non avvolse tutto.
Si guardò intorno spaesato. Nulla, niente. Era immerso nel vuoto più totale. Si portò una mano alla gola. Gli sembrava persino di non respirare…
Sentì un abbraccio stringerlo da dietro; due braccia esili, due mani fredde, perfette. Non un’imperfezione, poteva definire la cura maniacale. Cercò di girarsi ma l’abbraccio si fece più stretto e ciò glielo impedì.
La camicia rosa andò a sfiorargli il viso e il volto del ragazzo dietro di lui andò a porsi sulla spalla, con la coda dell’occhio riuscì a vedere il filo di rossetto che l’individuo portava.
“Hai paura?”
“Chi sei?”

“Dovresti saperlo.”
Con una spinta Aphrodite si liberò dalla presa spingendo lontano l’altro ragazzo. Si girò quasi spaventato ritrovandosi davanti ad uno specchio. Uno strano specchio, all’interno non vi era alcun riflesso.
“Cosa…”
Appoggiò la mano sul vetro ed in quel momento comparve una figura. Con un’espressione molto schifata.
Lunghi capelli celesti, due bellissimi occhi azzurri, pantaloni bianchi ed una camicia rosa.
“Sono messo proprio male.”
“Che?”
“Ah…Sono diventato anche un cretino.”
“Io…Tu…Sei me?”
Il riflesso scosse la testa sorpreso
“ Sei matto? Tu non sei nemmeno minimamente vicino alla mia perfezione. Ma sei più o meno vicino alla risposta.”
Aphrodite scosse la testa agitato. Non ci stava capendo più niente. Perché stava sognando quelle cose e…quel tizio? Gli scoppiava la testa e voleva tornarsene a casa, voleva qualcuno che lo rassicurasse. Che gli dicesse che andasse tutto bene.
“Tu…No, tu non sei me…”
“Giusto. Tu ERI me.”
“No! Sei un riflesso! Un…una…finzione, una bugia!”
Il riflesso sorrise malizioso mettendosi una mano sulla guancia. Lo sguardo si fece serio.
Una luce investì gli occhi di Aphrodite costringendo a chiuderli…Appena li riaprì si accorse di una cosa orribile. In quel momento, all’interno dello specchio c’èra lui.
 “Sei sicuro che la finzione sia io?”
***
Aphrodite si svegliò piangendo mettendosi seduto sul divano e, con un urlo, attirò l’attenzione di Margot (no, non di Albafica. Era al lavoro), la gatta gli saltò sullo stomaco cominciando a guardarlo in modo strano.
“Che diavolo succede…”
Che sogno era mai quello e perché doveva sognare una versione così strafottente, così arrogante, così maleducata di se stesso. Si sdraiò di nuovo sul divano.
“Così…perfetto e bello…”
Si asciugò le lacrime controvoglia guardando l’orario. Le 16.30, fra poco ci sarebbe stato il primo incontro con il Dottor De Rius.
 
Dopo un quarto d’ora, il fidato amico passò a prenderlo lasciandolo proprio davanti lo studio di Degel.
“Ti lascio qui davanti, hai paura?”
“No, Shura”
“Sei sicuro?”
“Si, Shura.”
“Se ti serve qualcosa chiama.”
“Si, Shura.”
 “Quando hai finito ti riaccompagno.”
“Si, Shura.”
 “Dopo mi racconti.”
“…Forse, Shura.”
Nella sala d’aspetto Aphrodite ebbe modo di incontrare un paziente molto strano. Lunghi capelli viola, faccia indiavolata, e l’aria di chi ne ha uccisi mille ma ancora non gli bastavano… I loro sguardi si incrociarono per un secondo ma benché il turchino non gli avesse detto nulla, il più grande si irritò ugualmente.
“Beh?! Che vuoi?!”
“Niente, scusi.”
“A che ora stai?”
“Alle cinque.”
“Che palle un altro…Stupido Degel.”
Dallo studio uscì Degel. Un’aria autoritaria, seria, professionale che colpì immediatamente Aphrodite. Lo psichiatra si guardò intorno, prima minacciando Kardia con lo sguardo e, successivamente, sorridendo, annunciò il nome del prossimo paziente.
“Aphrodite Sublim Skönhet?”
“AHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAH! Che cognome ridicolo!”
Il blocco che Degel teneva in mano poco prima, arrivò in testa a Kardia.
“Cazzo! Fa male idiota!”
“Kardia, non farti riconoscere da tutti.”
“Sono di origini svedesi. Per quello è strano.”
Aphrodite si alzò con indifferenza ed entrò nello studio di Degel. La semplicità di quel posto quasi lo irritò ma dopotutto… Era uno studio psichiatrico. Cosa poteva farci? Si strinsero la mano per poi sedersi l’uno davanti all’altro.
“Buongiorno Aphrodite. Mi presento. Io sono Degel de Rius. Come già saprai sono uno psichiatra, sono felice che tu abbia scelto di venire da me, potrai scegliere se tornare o meno.”
Nessuna risposta. Soltanto sguardi di curiosità e ambiguità.
“Voglio dirti che ciò che tu dirai all’interno di questa stanza rimarrà in questa stanza, e resteranno cose fra me e te. Questo è il tuo luogo per sfogarti e non devi preoccuparti che qualcuno ti giudichi perché io non lo farò.”
Nessuna risposta. Soltanto sguardi di curiosità e ambiguità.
“Vuoi che faccia le domande io o vuoi parlarmi di te?”
“Inizi lei con una domanda…Magari poi parlo io.”
“Dammi pure del tu.”
Degel guardò Aphrodite. Aveva l’aria davvero triste.  Chissà cosa gli era successo, ventidue anni è una delle età più belle.
“Come stai in questo periodo?”
Alzò lo sguardo negli occhi blu di Degel. Lo sguardo si era addolcito, da quanto tempo qualcuno non glielo chiedeva? Da quanto tempo non si sfogava per bene con qualcuno? Con Albafica? No, non era lui ad ascoltarlo, e nemmeno Shura o Angelo…
“Io...mi sento solo.”
“Non hai amici o una fidanzata?”
Aphrodite raccontò tutto a Degel, dalla sua perdita di memoria, dai suoi ‘flashback’, a Regulus, la perdita di fiducia nel fratello e soprattutto l’ultimo sogno. Appena ebbe finito iniziò a piangere, troppi ricordi e troppe emozioni l’avevano assalito in pochi istanti…
Degel sorrise porgendo un fazzoletto di carta ad Aphrodite, quest’ultimo lo guardò in modo strano.
“Da quanto tu mi dici, stai con questo Regulus soltanto per colmare questo vuoto che c’è in te… Credo che i suoi sentimenti siano sinceri. Non penso sia giusto prenderlo in giro così.”
Degel sorrise comprensivo ad Aphrodite che continuava a piangere.
“Ma…perché questi maledetti flash…”
“Forse si sono sbloccati proprio ora, grazie a Regulus. La mia è soltanto un’ipotesi…”
“Perché non riesco ad amarlo…”
“C’è davvero una risposta sui sentimenti umani, Aphrodite?”
Il turchino scosse la testa. Cominciava a stargli simpatico quello psichiatra. Ed aveva anche dei bei occhiali, inoltre i modi di fare erano gentili.
“Prova a capire… Se ciò che stai sognando e vedendo è legato ai tuoi sentimenti.”
“Non è possibile…Nemmeno riesco a vederla la faccia di quel ragazzo…”
Degel rise levandosi gli occhiali. Quanto erano carini i ragazzini innamorati? Non come quel deficiente di Kardia che si ostinava a mentire a se stesso.
“Conosci la fiaba di cenerentola?”
“Chi non la conosce.”
“I sogni son desideri.”
 
Quando finalmente Aphrodite uscì dallo studio, notò il ragazzo di prima addormentato sulla sedia con un po’ di bava alla bocca.
Pensò che facesse proprio schifo quel comportamento ma finse di ignorarlo… Salutò con gentilezza il suo nuovo dottore e venne a sapere che Shura aveva pagato la seduta per lui. In qualche modo avrebbe dovuto ridargli i soldi prima o poi. Più poi che prima.
Raggiunse la macchina dove Shura lo stava aspettando. Salì per farsi riaccompagnare a casa.
“Hai avuto paura?”
“No, Shura”
“Sei sicuro?”
“Si, Shura.”
“Non ti è servito nulla.”
“No, Shura.”
 “Ti riaccompagno a casa….”
“No.”
“Cosa?”
Aphrodite si fece serio, abbassò lo specchietto per guardarsi in volto. La frangia oramai gli arrivava alla bocca. Le doppie punte erano diventate triple, i capelli tutti arruffati…
Rivolse lo sguardo all’amico sorridendo.
 
Albafica si abbassò leggermente con forbici alla mano.
“Questo bel ragazzo come vuole tagliare i capelli?”
“Solo una spuntata per favore.”
Kiki rise alla frase buffa di Albafica. L’ultimo taglio di capelli risaliva a quattro mesi prima ed era ora, ormai, di ritagliarli. Sapeva che Albafica era il migliore in circolazione e quindi era andato da lui sperando in una cosa veloce. Anche perché fra circa tre quarti d’ora avrebbe avuto il turno al Lost Canvas.
“Faremo subito.”
Su una delle sedie di aspetto, Sisifo guardava infastidito Kiki. Non poteva credere che di nuovo qualcuno gli fosse passato avanti. Era l’ennesima volta che il suo taglio veniva rimandato!
“Ero arrivato prima io.”
“Taci! Se ho tempo faccio te!”
Non gli ci volle molto a fare i capelli al giovane Kiki, infatti dopo poco il ragazzo se ne andò soddisfatto del suo nuovo taglio. Sisifo balzò in piedi. Si, toccava a lui finalmente! Era ora! Dopo una settimana di attesa avrebbe tagliato i capelli!
“Adesso dovrai tagliarli a me! Non c’è nessuno!”
“E va bene, siediti.”
Sbuffò Albafica annoiato. Si diresse al posto di lavaggio quando la campanella dell’entrata suonò. Guardò in direzione della porta aspettandosi una signora. Mai pensiero più sbagliato…
“Tu…qui?”
Sisifo guardò il ragazzo. Somigliava molto al suo amic- conoscente e ne dedusse che fosse il fratello.
“E’ Margot?”
“Aphrodite.”
“Albafica…”
Si avvicinò piano arricciandosi una ciocca di capelli, quasi non aveva voglia di chiederlo al fratello. Ma era il modo più economico…
“Che vuoi, ti serve qualcosa? Hai bisogni di soldi? Sei stato denunciato? Devo accompagnarti da qualche par-“
Il più giovane storse la bocca guardando un attimo a terra, ancora indeciso sul fatto se chiedere o meno… Sospirò, alzò gli occhi guardando Albafica. Uno sguardo deciso e sicuro…
Aphrodite si allungò una ciocca dei lunghi capelli celesti indicandosela. Il fratello ne restò fin troppo sorpreso. L’ultima volta che aveva visto quel gesto era circa due anni prima.
Se stava accadendo di nuovo una cosa del genere… Non andava affatto bene.
Il parrucchiere si morse lievemente un labbro, poi tornò sul suo volto l’espressione serena  di poco prima nascondendo l’agitazione che lo stava assalendo.
“Certamente Aphrodite, sarà un vero piacere. Sisifo, faremo un'altra volta.”
 Da quella frase, Sisifo iniziò a pensare che i suoi capelli non avrebbero mai ricevuto un taglio da Albafica…


ANGOLO KIOCCOLAT:  Salve a tutte/i! Spero sarete arrivati a leggere fin qui!
Zan, zan, zannn…. E così Aphrodite ha incontrato Degel! Saranno stati utili i suoi consigli per il pesciolino? Sicuramente sappiamo che è stato utile Shura nel pagamento xD!
Se vi è piaciuto, spero di si, aspetto qualche vostro giudizio e…al prossimo capitolo!
   
 
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