Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: gaia_1010    28/11/2018    1 recensioni
"Ogni ragazza sogna di poter incontrare i propri idoli un giorno. Io realizzai quel sogno"
[Y/N] [Y/S] è una normalissima diciannovenne italiana, che a seguito della vincita di un concorso si ritrova catapultata in corea del sud a lavorare per la Big Hit Entertainement e a convivere per un intero anno con i suoi idoli i BTS.
Sarà davvero facile abitare con sette ragazzi, le loro strane abitudini e le loro maleodoranti scarpe?
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sveglia suonò e io mi svegliai con un mal di testa terribile. Mi guardai intorno, la stanza in cui mi trovavo non era la mia, non avevo addosso il pigiama ma solo un accappatoio sotto il quale ero completamente nuda, le mie gambe erano arrosate e leggermente doloranti, le mie ginocchia un po’ livide. Cosa era successo il giorno prima? E dove mi trovavo? Le domande nella mia testa erano davvero tante ma cercai di non farmi prendere dal panico. Mi alzai lentamente dal letto con una sensazione di vomito assurda e un senso di vuoto e fame chimica così forte da uccidermi. Mi tolsi l’accappatoio e lo lanciai in un angolo a caso di quella strana stanza, notai che i miei vestiti erano ordinatamente sistemati in delle valigie e i miei dubbi crebbero ulteriormente. Presi degli slip neri e li indossai per poi mettere un vestitino molto aderente rosa pastello a costine, senza indossare il reggiseno, come facevo di solito a casa. Vicino al letto in cui mi ero svegliata un paio di ciabatte pelose e nere facevano capolino, le indossai e mi diressi fuori dalla camera alla ricerca di un bagno. Usai il bagno e mi diressi in quella che sembrava una cucina, mi avvicinai al frigo e presi una bottiglietta d’acqua. Fissai la bottiglietta e notai che il nome della marca di quest’ultima era in coreano, qualcosa mi riaffiorò alla testa ma era ancora tutto molto confuso. Mi girai di scatto sentendomi osservata e notai un ragazzo imbambolato a fissarmi, se ne stava seduto in modo disordinato sul divano con la bocca aperta e gli occhi fissi su di me, teneva una mano posata sulla testa e con l’altra si grattava l’inguine, in più possedeva un meraviglioso alza bandiera mattutino. Lo guardai meglio senza concentrarmi troppo sul suo alzabandiera e fu così che realizzai.


-Kookie? - Ora mi era chiaro tutto.


Mi rigirai verso il frigo sconvolta con l’intenzione di scappare e andarmi a cambiare, ma qualcosa andò storto. Delle enormi spalle e un fisico statuario mi si pararono davanti e due grandi occhi scuri mi guardarono spalancati, paralizzati. D’istinto misi le braccia sul petto per coprirmi il seno accovacciandomi sul pavimento e urlando, Seokjin fece lo stesso. Non sono sicura di quello che successe dopo e di cosa successe ma fu traumatico.


Io me stavo rannicchiata sul pavimento ad urlare con le braccia al petto, Seokjin era spalmato sul muro con gli occhi coperti e il volto rossissimo ad urlare imbarazzato, Hoseok era uscito dal bagno in boxer e con la carta igienica fra le mani per vedere cosa stava succedendo per poi iniziare ad urlare in falsetto, Taehyung se ne stava in un angolo a dormire abbracciato ad un cuscino, Yoongi era uscito dalla sua camera urlando di smetterla, Namjoon era sull’uscio della sua camera sconvolto, Jeongguk era ancora nella stessa posizione a fissare il vuoto con Jimin che gli dormiva addosso. Approfittai della confusione generale per scappare. Arrivata nella mia camera chiusi immediata la porta, apri la valigia e indossai il reggiseno, cambiai il vestito che indossavo con un pantalone bordeaux della tuta e una maglietta oversize nera. Mi buttai sul letto. Volevo morire. Afferrai il cellulare e controllai i messaggi. Nessun messaggio rilevante fra i miei genitore che mi chiedevano se avevo mangiato e se stavo bene e la mia migliore amica che mi chiedeva come stavano i suoi bambini. Niente di interessante finché non mi arrivo un messaggio da Gilberto.


“I maschi puzzano e guardano porno”


“Oggi penserò a te durante il mio lavoro”


“Incontriamoci spesso”


“Buon lavoro e buona giornata micetta”
 
“Buongiorno anche a te Gil”
 
“Non pensarmi mentre lavori… è strano”


Chiusi la schermata del telefono e feci un grosso respiro. La mia vita non sarebbe stata facile da quel momento in poi. Restai stesa sul letto a fissare atterrita il vuoto per dieci minuti buoni, finché qualcuno busso alla porta.


-Ti aspettiamo per la colazione- Era Namjoon che mi esortava a uscire dalla stanza. 


La colazione si svolse in un imbarazzantissimo silenzio. Nessuno diceva nulla, tutti guardavo i propri telefoni facendo finta di nulla. Per giunta non riuscivo proprio ad abituarmi al cibo coreano o alle bacchette, stavo mangiando di nuovo pochissimo usando per l’ennesima volta la scusa del jet lag. Mi sentivo di troppo, mi sentivo a disagio, non doveva essere facile per loro trovarsi ad abbittare con una perfetta sconosciuta. Avrei voluto essere qualcun altro in quel momento, avrei voluto essere gentile ed educata, dolce e sorridente, e invece ero sempre la solita combina guai disordinata, stronza e per nulla a modo. Avrei dovuto restarmene a casa e dare l’opportunità a qualcuno più meritevole di me che si sarebbe presa cura di loro e non gli avrebbe rovinati come avrei fatto io. Adagiai la lingua sulla parte superiore del palato per cercare di trattenere le lacrime, per non fare l’ennesima figura di merda, per non mostrami troppo fragile. Cercai di fare finta di niente finché quel silenzio non sembrò uccidermi.


-Mi dispiace così tanto per il mio comportamento di sta mattina. Sono un disastro- Balzai in piedi per poi fare un leggero inchino e chiedere perdono.


-Tranquilla capiamo tu sia stordita dal viaggio e che non deve essere facile vivere con sette ragazzi- Namjoon era così gentile.


-Ti chiedo scusa anch’io mi sono comportato da stupido- Seokjin balzò in piedi chiedendomi perdono.


Continuammo a mangiare tranquillamente. Avevo iniziato a conservare qualche vestito nella cabina armadio, ma sapevo ci avrei messo una vita a finire, continuavo a perdere tempo girando fra i vestiti di Jeongguk. Avevo già fatto la doccia e lo shampoo e ora stavo cercando l’outfit perfetto per il mio primo giorno di lavoro. Continuai a girare in accappatoio fra i suoi vestiti per quella che sembrò una vita.


-Cosa stai facendo? - Un Jeongguk selvatico in accappatoio e con i capelli ancora mezzi bagnati fece capolino dalla porta della cabina.


-Giuro nulla- Alzai le mani lasciando cadere una delle giacche di quest’ultimo.


-Vedo…Ti piace? - Mi chiese alzando la giacca e poggiandomela addosso per vedere come mi sarebbe stata indosso.


-È molto bella- Dissi timida per via della vicinanza dei nostri corpi.


-Mi dispiace ma il fatto che tu sia in accappatoio mi mette a disagio- Rise per poi coprirsi il viso con le mani.


-Credo di poter dire lo stesso- Sorrisi timidamente.


-Stai decidendo come vestirti per andare a lavoro? - Chiese superandomi e guardando i miei vestiti.


-Si ma non so cosa mettere- Confessai.


-Dovremmo andare a fare shopping un giorno di questi, non hai molti vestiti- Fece una lieve smorfietta mentre lo diceva. Oh Vladimir Putin! Jeon Jeongguk mi aveva
appena detto che mi vesto male. Piango.


-Allora, metti questi pantaloni eleganti neri, questa camicia nera, lasciala un po' aperta così sembrerai più femminile, infine indossa questi tacchi neri. Tieni questa è la mia cinta di Gucci, te la presto per oggi, è un giorno importante. Lascia i capelli sciolti e asciugali bene per non prendere un malanno. La biancheria intima mettila nera.
Vuoi una mano a truccarti? - Jeon Jeongguk era appena diventato il mio Enzo Miccio.


-Grazie per l’aiuto. Mi truccherò da sola- Lo ringraziai con un leggero inchino.


-Perché non ci chiami mai per nome? - Mi chiese curioso prima di scegliere dei vestiti per lui.


-Non so come chiamarvi. So che lo “hyung” lo usano solo i maschi per chiamare un ragazzo più grande di loro. Le ragazze dovrebbero usare “oppa” ma è imbarazzante-
Spiegai.


-Chiamami pure “hyung” se lo preferisci. Ma non chiamarmi “oppa” per nessuna ragione al mondo- Detto questo si allontanò e io iniziai a cambiarmi.


Mi guardai allo specchio dopo aver finito, mi sentivo davvero bella. Sorrisi alla me dello specchio.


-Sei bella ragazza- Dissi a me stessa iniziando a percorrere le mie curve delicatamente accarezzandomi con le mani.


La camicia aperta lasciava intravedere il reggiseno in pizzo dandomi un’aria da donna. Ero pronta a conquistare il mondo. Afferrai il cellulare e mi feci una foto allo specchio, inviandola a i miei genitori, a Gilberto e alla mia migliore amica.


“Conquista il mondo”


“Grazie mamma. Grazie papà”
 

“La mia micia è pronta a ruggire. Preparate i culetti perché la mia bimba è pronta a fottervi tutti”
 
“Ti voglio un mondo di bene Gil”

“Anch’io ti amo biscottina”
 

“Di chi è quella cinta di Gucci?”

“Di Jeongguk”
“Sei una stronza”


Ora ero davvero pronta a conquistare il mondo.


Entrai in auto insieme agli altri. Mi stavano fissando tutti.


-Come sono? - Chiesi imbarazzata ma impaziente di ricevere una loro risposta.


-Bellissima- Namjoon mi sorrise timido.


Sto arrivando Big Hit Entertainment.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: gaia_1010