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Autore: Yellow Daffodil    20/12/2018    6 recensioni
Lui, lei, loro.
Lui: guerriero per scelta, idiota per nascita. Un cuore dietro all'armatura? Magari, dato che la principessa lo sta aspettando da anni!
Lei: cioè io, sopracitata principessa, rinchiusa nel castello del disagio e sorvegliata dal drago del trauma. Aspetto che un guerriero valoroso sovverta la maledizione che mi ha fatto innamorare di un idiota. Ma mi sa che è un circolo vizioso, vero?
Loro: un branco di brutte persone, ex compagni di classe, ma ancor meglio di vita, tutti talmente incasinati che, se inizierete questa storia, di sicuro incasineranno anche voi.
Pensate che non sia possibile? Solo due capitoli, e poi ne riparliamo.
***
Dall'origine del male, "Io e te è grammaticalmente scorretto", giungiamo al termine dell'evoluzione darwiniana di questa allucinante storia. Dopo "Io e te non è completamente sbagliato", arriva il seguito, nonché gran finale della trilogia: "Io e te è semplicemente complicato"!
Nulla è meglio di un ossimoro per descrivere ciò che avrete letto e leggerete. Con affetto e sarcasmo,
Yellow Daffodil
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te'
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E' tutto così assurdo.

Sono passati sette anni. Sette. Ho pubblicato il primo capitolo di "Io e te" nel 2011. Sto pubblicando l'ultimo nel 2018. Non ce la posso fare.

Preparate tonnellate e tonnellate di fazzolettini.

Di avvertimenti speciali per questo capitolo non ce ne sono molti: è lunghissimo, ha solo due break e, niente, vi consiglio di prendervi un momento tutto per voi per poterlo leggere con grande attenzione. Essendo l'ultimo di una serie infinita, conterrà qualche riferimento a scene passate, che riguardano sia "Io e te 1" che "Io e te 2". Quindi, magari, se li avete a portata di mano è meglio così potete andare a controllare, ma sono tutte cose piuttosto significative che ormai sappiamo a memoria.

Ho fatto fare a Nicole e Angelica solo un disegno a testa per non spoilerare loro nulla. Non ho creato momenti social. Non ho fatto betare il capitolo da Ellie, come al solito perché avevo fretta di pubblicarlo e così sono davvero l'unica a sapere - e aver sempre saputo - il finale. Miei amatissimi lettori, indipendentemente da come finirà, io vi ringrazio infinitamente. Come mi ha suggerito recentemente qualcuno, non è il finale che ci ha fatto amare questa storia - grazie per essere stati con me per tutto questo tempo e fino ad ora.

Ah, e non dimenticate che a questo capitolo seguirà un epilogo che pubblicherò dopo Natale. Ma comunque il gran finale è questo qui. Perciò, niente... buona lettura e buona fortuna a tutti! Vi voglio un bene infinito.


Riassunto della puntata precedente: Lorenzo è proprio uno stronzo: non ha avvisato nessuno dei presenti, ma quando ha lasciato la villa era per correre a fare il trapianto. Ovviamente, non è andata così bene. Ecco che cosa ha bloccato Nelli e la sua corsa verso Modena: Tommaso, avendo scoperto la verità, ha richiamato i ragazzi all'ordine. Tutti si sono precipitati all'ospedale per assistere Lorenzo nel secondo tentativo di trapianto, ma non sono stati accolti propriamente bene, così, grazie a un incredibile piano marinelliano, solo Nelli e Tommi hanno avuto la possibilità di entrare. Le ultime parole di Tommaso a Lorenzo sono state un 'ti amo' e poi sono seguite ore di pura agonia. I ragazzi, seduti di fronte all'ospedale hanno atteso finché non è arrivata la miracolosa notizia: Lori ce l'ha fatta! In compenso, però, il loro amato insegnante di ginnastica, Ai Zu, se n'è andato nel sonno. Un messaggio del nipote, Sanjay, avvisa la classe di questo e non fa altro che mandare ancora più giù la nostra protagonista. Nelli ha il cuore in mille pezzi e lo racconta a Tommaso prima di tornarsene a casa: anche se è certa che la vita di Lorenzo sia stata scambiata per quella di Ai, non riesce ad accettare questa morte, né l'idea di aver perso persone a lei care, come, un esempio a caso, Mattia Zingaretti. In tutto il caos di quella giornata, Nelli non è riuscita a salvare la sua situazione e Mattia, come se non bastasse, non ha mai accesso il telefono e ricevuto tutti i messaggi che lei ha tentato di fargli arrivare. Al contrario del 'ti amo' di Tommi, quello della nostra protagonista non è che una frase dispersa nell'aria e ora che le sorti di ognuno sono state decise, non le resta che addobbare una palestra per un funerale e impiegare il resto delle energie a piangere. L'amore è immortale, questo l'ha capito, ma per il momento non è che una minuscola consolazione di fronte a tutto quello che ha perso per sempre.






"Io e te" è semplicemente complicato 

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La mia fantastica realtà

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"Adoro il porto, mi ha sempre dato l'impressione di un punto di partenza. L'origine di una semiretta, la cui fine non si vede all'orizzonte." 


- Micol Agio, in arte Yellow Daffodil, Io e te è grammaticalmente scorretto

(scusate, dovevo farlo)

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Non sono molto a mio agio vestita di nero, ma ero così indecisa su cosa indossare prima di uscire di casa, che alla fine ho optato per l'abbigliamento più prevedibile.

Ok, siamo tutti d'accordo sul fatto che non sia una festa vera e propria, quindi il vestito con i boa gialli cuciti sugli orli sarebbe stato fuori luogo, ma d'altra parte non è nemmeno un funerale vero e proprio, quindi in un certo senso mi sono pentita di aver prediletto un colore così funebre.

A mia discolpa posso dire che trovare una mise scura, ma non troppo, allegra, ma non troppo e, in generale, che non mi facesse sembrare grassa, era impossibile. Per questo motivo, alla fine, ho gridato al mio riflesso 'Non sarai mai una modella!' e ho scelto il vestito nero.

L'ho abbinato con le calze dello stesso colore e le Mary Jane dello stesso colore e, Enzo e Carla mi perdonino, pure lo scialle dello stesso colore. Insomma, se uno mi vedesse senza sapere nulla, direbbe che sto sicuramente andando a un funerale.

Ma io non sto andando a un funerale; sto andando alla festa di Ai Zu. 

Perciò, se qualche impertinente mi dovesse fermare per strada chiedendomi che ci fa una ragazza variopinta come me vestita di nero, io risponderei che sto andando a una fantastica festa.

Solo che si celebra un morto.

Scuoto la testa, sforzandomi di finirla con questo monologo da teatro dell'assurdo.

È meglio che mi ripigli e anche in fretta, dato che, prima di andare alla palestra, ho intenzione di fare tappa all'ospedale Santi Giovanni e Paolo per un saluto a Lorenzo.

Sono passati dieci giorni da quando è stato operato per la seconda volta e da allora le sue condizioni sono andate in continuo miglioramento. Contrariamente a quanto previsto, però, hanno dovuto mantenerlo dormiente più a lungo; è rimasto in coma farmacologico per svariati giorni, poi l'hanno svegliato e ora sta lentamente recuperando. Ancora non si alza e passa la maggior parte del tempo a dormire, però è decisamente più in forma; legge riviste gay, gioca a Candy Crush e me lo racconta su Whatsapp, perché nel resto del tempo si annoia.

Alla fine, l'ordine di restrizione nei confronti miei e di Tommaso è stato annullato dai medici stessi. Ci siamo riguadagnati il diritto di visitare il nostro amico quando ci pare, anche se per il mio compagno non è comunque così facile come per me, dato che, a differenza dei dottori, la famiglia Castelli è ancora del parere che Fiore debba stare ben lontano dal loro prezioso figliolo.

Infatti, che io sappia, il Romeo della situazione è riuscito a irrompere segretamente in ospedale solo una volta. Ma è andato completamente alla cieca e Lori, comunque, era ancora troppo k.o. per ricordarselo.

Quando entro nella stanza di Lorenzo, dopo quarantamila piani che le Mary Jane hanno pregato di fare in ascensore, scopro con sollievo di essere sola; di certo, i suoi genitori sono carini con me, ma non mi stanno poi troppo simpatici. Come per Davide, allo stesso modo anche per me è spiacevole sapere che hanno posto dei divieti nei confronti di Tommaso, sebbene siano genitorialmente comprensibili e prevedibili in una situazione del genere.

È sempre molto dura perdonare chi ha messo in pericolo qualcosa che ci sta tanto a cuore. Se questo è un figlio, poi, può diventare addirittura impossibile.

Lori è ancora ubicato in una camera singola e attualmente sta dormendo, nonostante un raggio di sole gli colpisca direttamente l'occhio sinistro. Dunque, mi faccio avanti a passo lento, cercando di non sbattere troppo i tacchi e lanciando un'occhiata al mio riflesso sul vetro della finestra.

Caspita, sto veramente bene vestita di nero. Mi snellisce così tanto che non so perché mi ostino a vestirmi quotidianamente da Moira Orfei, mischiando colori a caso e fantasie avvilenti anni '90.

Oppure sarà che...

Mi posiziono di lato, posandomi una mano sulla pancia.

Caspita; in realtà, sono dimagrita.

È vero che io tendo sempre a far dell'ironia sulle mie rotondità, ma tutto sommato, non mi sono mai dispiaciute troppo. Ora, infatti, specchiandomi così, sono costretta ad ammettere che ho perso peso e non mi ritrovo nel riflesso che vedo di fronte a me. 

Le rotondità saranno anche un po' scomode, a volte, ma sono parte di Marinella Argenti e non voglio perderle del tutto. Che poi, ehi, non è che da un giorno all'altro sono diventata Cara Delevingne, però un po' di spessore, di sostanza, se n'è andato.

Forse ha voluto accompagnare quel pezzo di cuore che ho perso? Chi lo sa.

C'è da dire che sto facendo una fatica enorme a riprendere appetito, o anche solo la gioia di vivere, ma ci sto lavorando. Penso che il mio fisico abbia bisogno di riassestarsi dopo la recente batosta morale, anche se, questo è poco ma sicuro, non sono il tipo di persona che si lascia completamente andare come se non valesse più un soldo. Le lasagne della nonna sono pur sempre le lasagne della nonna - non c'è tragedia che tenga.

Anche perché, se solo provassi a rifiutarle, lei prenderebbe un imbuto da vendemmia e mi ficcherebbe in gola l'intera teglia. Nonna mi vuole bene e, soprattutto, mi vuole grassa.

Stando attenta a questi malefici tacchi in legno di quercia, mi dirigo verso la poltroncina beige a lato del lettino e mi ci lascio cadere con uno sbuffo. Lori non dà segni di vita (metaforicamente parlando), così prendo dalla piramide di riviste sul comodino, un Diva e Donna a caso.

Ridacchio tra me e me ripensando a quando Lori collezionava giornaletti porno gay e ricordo che da qualche parte, in camera mia, devo ancora avere il poster di un divo mezzo nudo, in posa da cowboy, che si accarezza il pube. Lorenzo e i suoi regali.

Sfogliando passivamente tutte queste Care Delevingne con i copricapezzoli di Swarovski, ad un tratto, incappo in un appunto a matita, scritto sicuramente da Lorenzo con la sua bella calligrafia a fronzoli. Ha cerchiato un articoletto intitolato He doesn't have to be the one to be the first one, che parla di come una donna possa tranquillamente fare sesso per la prima volta con uomini a caso, perché non deve sentirsi in obbligo di perdere la verginità con quello giusto. Lorenzo ci ha fatto una freccia a lato e ha scritto: Da mostrare a Federica.

Rido stavolta per davvero, e così lo sveglio.

Ma brava! Brava, Nelli!

"Oh, scusa, Lorenzo, non volevo svegliarti..." mi addoloro, mentre lui mugola cose e si fa perforare la retina dal raggio di sole nell'occhio.

"Ahia!"

"Cacchio!" impreco, allungandomi come Mr Fantastic mentre cerco di chiudere la tendina. Sono sempre maledettamente pensate per persone alte, queste infrastrutture ospedaliere!

Lorenzo si accomoda in modo da risultare fuori dal pericolo di rimanere accecato: "No, lascia così, non chiudere, mi piace la luce." e in quel momento lancia un'occhiata a me in posizione scimmiesca, tirando un fischio. "Wow, sto ancora sognando o mi ha appena svegliato una Marinella Argenti fresca di liposuzione? Che gnocca."

Mi ricompongo, leggermente lusingata: "Che è, ti sei risvegliato di nuovo etero, adesso?"

"Ti piacerebbe." sogghigna, stiracchiando le varie articolazioni per quanto la posizione e il bendaggio glielo permettano. "Che ci fai qui? E perché sei vestita da funerale?"

"Sto andando a una festa." lo correggo, pensando che questo ragazzo si preoccupi davvero troppo degli outfit con cui mi presento.

"Ah, davvero? Una festa per chi?" 

Mi ri-siedo, cercando di sembrare del tutto normale e distaccata. Da quando hanno sospeso il coma farmacologico, ho fatto visita a Lorenzo un paio di volte, nelle quali era ancora molto più in coma che sveglio. In pochissimo tempo ha recuperato tutta la lucidità, tant'è che non mi aspettavo di trovarlo così reattivo, oggi.

"Sai, abbiamo deciso di organizzare una festa nella palestra di Ai." mi concentro su un filetto che spunta dalla sua coperta, giochicchiandoci per impegnare in altro la mia attenzione. "Fra qualche giorno Pierpaolo parte per l'Erasmus e gli altri tornano alle loro vite noiose, quindi... si è pensato di fare un po' di casino, come al solito."

Nella mia frase ci sono due verità, una bugia e un'omissione. Le verità sono la partenza di Pier e il ritorno alla noia delle nostre vite. La bugia è che quello sia il vero motivo della festa. L'omissione è che Ai Zu è morto.

Di comune accordo, si è deciso che non avremmo detto nulla a Lorenzo, almeno finché non fosse tornato nel pieno delle sue facoltà. L'hanno svegliato solo qualche giorno fa, ha affrontato due operazioni delicatissime e non dimentichiamo che ha pure sfiorato la morte. Persino i medici ci hanno detto di andarci cauti con il recupero, perciò ci è sembrato opportuno slittare sull'argomento.

Chiara, sua sorella, ha cancellato il messaggio che Sanjay aveva inviato anche a lui. Appena si sarà sufficientemente ripreso, qualcuno glielo farà leggere e allora avremo solamente posticipato una notizia spiacevole. Non c'è mai fretta per i traumi, ve lo garantisco io, che ne vivo almeno cinque al giorno, iniziando con il mio riflesso allo specchio da appena sveglia.

"Sì, Pier mi ha detto dell'Erasmus." asserisce. "Barcellona, eh? Chissà che avventure spera di trovare laggiù."

Faccio spallucce: "Si dividerà tra movida e studio, prenderà cinque lauree ad honorem continuando comunque a concupire con mezza Spagna."

"Non si smentisce mai."

"Mi fa piacere che sia venuto a trovarti, comunque."

"Sì, anche a me. Negli ultimi due giorni, ho rivisto un po' tutti." mi spiega, e sento i suoi occhi fissi su di me quando rimarca volutamente quell'un po' tutti.

Ok, affrontiamo pure il nocciolo della questione.

Gli ho detto di Mattia? No.

Sempre per la scusa di dovergli evitare traumi? No.

E allora perché non ho le palle di farlo? Sì.

E perché lui, inspiegabilmente, non me l'ha ancora chiesto. Ma credo che insieme al suo cervello si sia risvegliato anche quel radar infallibile da migliore amico e, complice anche il fatto che abbia visto un po' tutti, tranne Mattia, deve aver intuito l'intera situazione.

Probabilmente non ha ancora accennato all'argomento perché non si sente abbastanza in forma per reggere il dramma, o perché non vede me abbastanza in forma per reggere il dramma. Credo più la seconda, e lo ringrazio infinitamente.

"Fate bene a festeggiare." se ne esce quindi, in realtà un po' invidioso di non poterci essere. "Soprattutto se Ai vi lascia la palestra; non c'è nulla di più iconico di quel posto. Comunque, a proposito di Ai, volevo raccontarti che l'ho sognato."

"Sul serio?"

"Sì, era una cosa molto confusa, non so nemmeno in quale dei miei momenti di presenza fisica e assenza mentale degli ultimi giorni. Ma ho sognato che lui era qui nella mia stanza e che mi insegnava uno di quegli incomprensibili principi, vestito rigorosamente da cintura nera decimo dan. Era proprio come il film The Karate Kid, eppure... boh." sbruffa, adombrato. "Mi ricordo solo spezzoni, ma era come se fosse davvero presente e volesse a tutti i costi che ascoltassi le sue cazzate."

"Che cosa ti ha detto?"

"Boh!" ripete. "Chi se lo ricorda? Sarà stato qualcosa tipo dai la cera, togli la cera, Lorenzo-san."

Lorenzo sta ridacchiando, ma evidentemente si accorge della mia scarsa partecipazione: "Ehi, tutto ok?"

"Sì, tutto ok." mi riprendo, lasciando in pace lo spelucchio di coperta. "Solo che in fin dei conti non sono mai cazzate quelle di Ai. Lo sembrano, ma non lo sono."

Lorenzo mi dà ragione con un cenno solenne, poi alza il braccio bucherellato dagli aghi e si accompagna con il gesto tipico: "Dai la cera, togli la cera."

"Dai, cretino!" lo apostrofo, dandogli una spinta sulla spalla e fingendo di cercare un oggetto nella borsa per strizzare via gli occhi lucidi.

Lui non ha ben chiara la questione per ovvie ragioni, ma a questo punto mi chiedo... era veramente solo un sogno? So che il sensei, per quanto mistico, non avrebbe potuto materializzarsi qui a caso, e, in fondo, credo anch'io nella scienza e nella bravura dei dottori. Però...

Però c'è qualcosa nella descrizione di quel sogno che sa in tutto e per tutto di evento paranormale firmato Ai Zu.

E io non posso farcela, se continuiamo così.

"Senti, Nel, volevo chiederti una cosa seria." si ridimensiona Lorenzo, abbassando il tono e rendendosi conto che, probabilmente, non ha in serbo così tante energie come credeva. 

E per forza; già si stanca dopo dieci minuti di Candy Crush... pensava veramente di poter gestire una conversazione con la sottoscritta?

Ci vuole fegato per affrontare me.

E questa era una battuta molto, molto infelice.

"Oh, tra un red carpet e l'altro hai avuto anche il tempo di pensare a cose serie?" lo provoco, accennando alla piramide di riviste di moda sul comodino.

Lui deglutisce, un po' imbarazzato: "Ehm, ecco... volevo chiederti se... se hai avuto modo di... ecco... per caso hai parlato con Tommaso, di recente?"

La sua domanda era abbondantemente attesa dal cupido che è in me. Speravo me lo chiedesse, perché significa che ricorda.

Lui ricorda.

"Oh, ho parlato con lui l'ultima volta il giorno del tuo intervento." riferisco, sondando eventuali rossori od occhi a gufo. "Poi non l'ho più sentito, ma lo vedrò sicuramente dopo, alla festa."

"Ah sì?" s'interessa anche troppo.

"Serve che gli passi qualche messaggio?" mi propongo, maliziosa.

Lorenzo prende un profondo respiro, massaggiandosi distrattamente la pancia. Se mi dice di dirgli 'Anch'io' in riferimento al 'Ti amo' ricevuto drammaticamente prima dell'intervento, giuro che mi metto a piangere come davanti a quelle scene d'amore perfette che non dimenticherò mai di aver visto. Tipo... allerta spoiler, Chuck di Gossip Girl che torna dai suoi viaggi per dire a Blair che la ama anche lui, o Sam di Ghost che torna dai morti per dire a Molly che, idem, la ama anche lui.

Sono tutti esempi a caso.

Ed è esattamente il festoso risvolto che augurerei alla coppia Lorenzo-Tommaso, nonché a me stessa, sebbene abbia già ricevuto un finale che fa cagare, ma questi sono solo dettagli.

"Vorrei che gli dicessi che non è vero."

Ok, il soggetto non risponde di se stesso.

Dov'è finito l''Anch'io'? Dov'è finito?

"Non è vero che cosa, Lorenzo?" mi allarmo, mettendomi le mani sui fianchi.

Sta... rifiutando l'amore di Tommaso? È così? 

No, perché io lo uccido, adesso!

Dov'è la spina che stacca l'alimentazione? Dov'è? Eh? Eh?

"Non è vero che io desiderassi veder morire prima lui di me." sfiata Lori, afflitto. "L'ho detto, ma se potessi rimangiarmelo, lo farei."

Ohmacheccarinoooo.

"Ma certo, Lorenzo!" mi addolcisco tremendamente, dando prova dell'inguaribile romantica che è in me. "Certo che glielo dico!"

Lo squadro con fare compassionevole e intenerito. È così pentito di essere stato cattivo con Tommi che sembra un bambolotto Dolcecuore di quelli che ti regalavano nel duemila... e ora mi spiego perché nelle ultime mie visite presso di lui, lo sentissi mormorare incessantemente "Non è vero, non è vero, non è vero" nel dormiveglia.

Una sera, mentre gli accarezzavo la mano, si è pure svegliato, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: "Nelli, non è vero", prima di ripiombare nuovamente nel sonno.

Pensavo solo che avesse il cervello in pappa per le dosi da elefante di antidolorifico, e invece non faceva altro che pensare a lui, al suo amore, alla struggente storia che li ha accomunati e che ora potrebbe rifiorire come un pesco a primavera.

Vedete, a volte si rimpiange da pazzi ciò che non si è detto, ma anche ciò che è stato detto può costituire degli enormi rimorsi della vita.

"Non vedo l'ora che tu stia meglio." gli sorrido, battendo le mani. "Abbiamo così tante cose da fare."

"Sì..." mi sorride di rimando, ma stavolta fiaccamente, come se per davvero la sua riserva di energie si fosse esaurita. "Prima fra tutte, trovare a Federica una persona con cui fare sesso."

"Lori." sussurro maternamente, mentre gli poso una mano sulla fronte e la stendo in una delicata carezza, accompagnando le sue palpebre vinte dal nuovo eccesso di stanchezza. "È meglio se per un po' al sesso non ci pensiamo proprio. Nessuno di noi, eh."

E a quel punto il suo respiro si è già appesantito, garantendomi che a breve tornerà a varcare le porte del mondo dei sogni, dove magari potrà ritrovare Ai Zu, o anche solo il ricordo di Tommaso che gli sussurra quel sudatissimo 'ti amo'.

Ci sta il 'non è vero', ma un 'ti amo anch'io' sarebbe stata la risposta perfetta.

Magari Lorenzo si sta solo riservando l'esclusiva per quando lui e Tommaso avranno modo di rivedersi di persona.

E io, che sono Marinella Argenti, romantica per definizione, sognatrice per passione e casinista di professione, farò in modo che ciò accada molto presto.


***

PRIMO BREAK

Come vi avevo detto, non ci sono momenti social per questo break. Credo che il cap sarà abbastanza intenso per conto suo XD

Come vi sentite finora?

Avete già versato qualche lacrimuccia? Spero di no, perché il vero delirio è tutto ancora da leggere.

Comunque, data l'eccezionale lunghezza del capitolo, vi consiglio di prendere qualche minuto di pausa. Il resto è veramente intenso e ricco di scene, perciò assicuratevi di reidratare profondamente il vostro corpo e, perché no, di riempirvi lo stomaco con degli zuccheri. Ce l'avrete un pandoro o un panettone da qualche parte, no?

Ahah, coraggio. E' l'ultimo capitolo.

Buon proseguimento <3


***

La palestra di Ai si trova in una zona caratteristica, unica, quasi magica. Non ho capito perché non sia ancora stata dichiarata patrimonio dell'UNESCO, ma appena diventerò ministro della cultura mi informerò e vi porrò rimedio.

D'altra parte stiamo parlando della coloratissima isola di Pellestrina, un lembo di terra non troppo distante da Venezia, completamente immerso nella laguna e circondato dalla vastità del cavolo che ve ne frega.

Lo so, lo so. 

So che le descrizioni dei luoghi non rendono mai giustizia ai luoghi stessi e che quindi sembrano solo noiosi riempitivi, ma fidatevi se vi dico che Pellestrina è un lido incredibile, su cui vale la pena spendere una manciata di paragrafi.

Si dispiega longitudinalmente come la forma di un occhio a mandorla in mezzo al mar Adriatico (coincidenze?) ed è fitta fitta di casette colorate. Rosse, gialle, verdi, blu... se uno l'ammirasse dall'alto, gli sembrerebbe una bolla di vetro policromo di Murano.

Questa parentesi di landa se ne sta attaccata per un estremo al centro pulsante di Venezia e per l'estremo opposto al lunghissimo porto di Malamocco. È proprio a tale paesaggio che si affaccia la palestra di Ai, con una variopinta veduta sulle barche verniciate a mano dai pescatori e le partite di vongole che arrivano incessantemente dagli allevamenti in mare aperto. La palestra si colloca infatti a metà tra Pellestrina e Malamocco, in questa striscia di sabbia e salsedine, da cui si può ammirare sia l'incertezza del mare, che sfuma dal verde bottiglia al blu zaffiro, sia la stabilità della terraferma, con il suo arcobaleno di costruzioni.

Ricordo ancora quando ci portavano qui alle elementari, per le classiche gite fuori porta. Ci facevano parlare con i pescatori, poi salutare le grandi navi che stavano per salpare e, infine, avevamo la mezz'oretta libera in cui ci davamo alla persecuzione degli stormi di gabbiani. Ci avvicinavamo furtivamente, poi uno sibilava il conto alla rovescia e in tre, due, uno partiva un esercito di pesti maledette che faceva smammare i volatili spaventati. È un miracolo che non mi sia mai beccata una cacca in testa. Ma, comunque, sto divagando. 

L'isola di Pellestrina, con il suo bel porto e tutta l'aria da angolo di cultura dimenticato dal mondo, mi ha sempre affascinato. Tant'è che ricordo, quella volta in cui Ai Zu mi ci ha portato assieme al pesantissimo pannello di legno, sotto il sole di giugno, quando ancora stava costruendo in un container inutilizzato, di essermi persa a guardarmi intorno come fossi ancora quella Nelli delle elementari, che cercava di scovare i gabbiani, perché erano la cosa più simile alle sue dimensioni in quel vastissimo posto.

Non credo sia stato scelto a caso per ospitare una perla come la palestra Kaishi - Inizio e confesso che alla luce di quanto accadutomi negli ultimi giorni, potrei seriamente valutare l'ipotesi di trasferirmici da sola a fare l'eremita. Altro che New York, altro che Riserva Benigni... qui, nel nulla, a fare la pescatrice vissuta, né troppo lontana né troppo vicina da tutto, mi ci troverei davvero bene. 

Ma in realtà no, perché probabilmente morirei annegata il primo giorno di lavoro. Perché io non so né pescare, né governare una barca. Né tanto meno vivere da sola. Né tanto meno vivere, se è per questo.

La mia totale assenza di progetti futuri viene ulteriormente messa in evidenza quando imbocco la salita per raggiungere la palestra e avvisto tutto il popo' di roba che Sanjay ci sta facendo costruire intorno. Come ogni volta in cui la vedo, mi fa sentire sconclusionata e ancora più piccola di un gabbiano, o di una cacchetta di gabbiano.

Sanjay, in questi anni, si è prodigato per allargare la struttura e quindi ora è molto più ampia e vivace, per non dire costellata di scheletri di idee che sembrano nascere come funghi. Sta creando una palestrina più piccola e accogliente per lo yoga, un muro da arrampicata e, non so se me lo sono solo inventato, ma ho questo ricordo di lui che ci informa, durante una delle cene a villa Magna, che ci sarà addirittura un padiglione per il tiro al piattello.

Da qui a Wembley il passo è molto breve, ve lo dico.

Comunque, ne rimango come al solito affascinata. Terribilmente invidiosa, ma affascinata. Davanti all'entrata, c'è una bacheca gigante dove sono pubblicizzati tutti i nuovi corsi che partiranno a settembre, tra cui quello pre-parto modellato sulla filosofia ascetica del Siddarta Gautama e quello di tennis da tavolo per bambini dai tre ai sei anni, bendati e girati al contrario. Perché sì, perché sviluppiamole queste abilità da Super Sayian anche quando in realtà ci si dovrebbe solamente scaccolare e pulire le dita nei capelli per tutto il giorno.

Insomma, penso che questo della piccola palestra indipendente sia diventato un po' un capitalismo dello sport, ma ehi... Ai Zu non può che essere fiero di come nelle mani del nipote il suo fiore di loto sia fiorito alla grande.

Magari Sanjay cerca un'asciugasudore. Potrei mandargli il curriculum.

Entro in palestra, inspirando a fondo quella folata di fragranze che da una settimana a questa parte ho inalato quasi ogni giorno.

Sì, ho esaudito il desiderio del sensei: l'ho addobbata io la palestra, per la sua festa.

E, signore e signori, se nel resto degli aspetti quotidiani sono un disastro epico, nell'organizzazione di eventi non mi batte nessuno. Ho creato turni di manovalanza per pulire, profumare e decorare ogni angolo. Ho corrotto Marco per avere un buffet mezzo europeo e mezzo giapponese, mentre ad Eva e Davide ho dato l'onore di fare fotine a destra e a manca, più per impegnarli in qualcosa che per altro. Si sa, meglio che le mine vaganti non vaghino, non so se mi spiego.

No... sicuramente no.

Poi ho anche fatto mettere delle luci carine e delle musiche carine e... ricordate quella gigantografia di Ai che avevamo proiettato quella volta in cui era morto per finta? Ecco, l'ho riciclata. Ora compare su tutta la parete, con canne di bambù che spuntano a lato, a mo' di gloriosa asta di bandiera, e rivoli di fumo d'incenso a rendere il tutto ancora più mistico.

Ovviamente l'incenso me l'ha procurato Sayid. Abbiamo scelto la fragranza alle foglie di marijuana per dare quel tocco di originalità al tutto; molto di classe, devo dire.

Insomma, sì, è anche per questo che inspiro così a fondo quando metto piede alla festa, ma come prevedevo, non mi sento né più allegra né più stordita. Anzi, per l'occasione sono anche fin troppo lucida; sono passati ben dieci giorni e nonostante mi sia tenuta occupata con questa storia della party planner, ho avuto modo di macinare pensieri, parole, opere e omissioni a sufficienza.

Ci sono scene di me alle sette di mattina, a dare ordini in mezzo alla palestra, poi altre di me, alle due di notte, da sola in palestra, in cima a una scala, con un festone tra le mani e rivoli copiosi di lacrime agli occhi. Ho riso, ho pianto, mi sono arrabbiata e poi consolata. Ho percorso le fasi del lutto e quelle del senso di colpa e quelle del tradimento e quelle dell'abbandono, insomma... un po' tutte le fasi del mondo, ma adesso sono qui, giunta alla conclusione che questa è una conclusione.

Mi dispiace immensamente per la perdita di Ai e anche per tutto il resto delle cose che mi sono successe, però non sono qui per disperarmi un'ennesima volta. Ai voleva che festeggiassimo e io ho deciso che lo farò a regola d'arte, regalando sorrisi come Maria Teresa di Calcutta e lasciando che la gioia abbia la meglio sulla tristezza. Ai si aspetta questo: ci ha molestato per anni affinché arrivassimo a tal risultato. È il minimo che gli devo.

Quindi lascio uscire il fiato espirando coraggio, sentendo il tessuto del vestito nero che mi scivola sulla pelle, e incamminandomi verso gli invitati già arrivati.

Assieme a Sanjay, si è deciso che la festa sarebbe stata aperta. Possono venire tutte le persone che hanno il piacere di ricordare questo nanetto dispotico che fa da zio, insegnante, cintura nera e profeta. Ai è arrivato a Venezia solo otto anni fa e ci è rimasto per quattro, ma in fondo uno come lui non può non lasciare un segno. È stato professore di educazione fisica di molti, ma pure maestro di karate e anche quando è tornato a vivere in Giappone, di tanto in tanto faceva tappa qui per dei periodi più o meno lunghi, per delle supplenze o dei corsi, apparendo e scomparendo misteriosamente, così, com'era inaspettatamente capitato nella nostra palestra, uno strano giorno di terza superiore.

Non abbiamo mai saputo chi l'avesse chiamato e come, quella volta, - molto probabilmente si è palesato avvolto di giubilo e luce sacra, come l'Arcangelo Gabriele - fatto sta che l'abbiamo semplicemente accettato come dato di fatto e da lì in poi nessuno si è mai più posto il problema. Per anni ha influenzato le nostre e altrui esistenze senza che nemmeno ce ne rendessimo conto.

Pertanto qui è pieno di studenti di scuola, ragazzini del karate, mamme pettegole e anche qualche vecchietta che il sensei avrà steso a suon di occhiolini rugosi. Tutta gente che l'avrà visto sì e no un paio di volte, ma a cui certamente, anche solo con un colpo di tosse, lui ha cambiato la vita.

Chi si darebbe altrimenti la pena di arrivare fino allo sperduto porto di Malamocco per festeggiare la morte di uno dei tanti anziani che è passato per di qui?

Per un attimo, guardando tra la folla in lontananza, mi immagino di veder camminare aggraziatamente una giovane giapponese, bellissima, con i capelli corvini raccolti da bacchette dipinte a mano e un kimono satinato che riflette le luci soffuse. Lei è Chiyo e anche se è uno spirito (o meglio, una proiezione della mia mente malata), è venuta per omaggiare l'uomo che le ha fatto conoscere il vero amore.

Sì, anche se si è comportato da vero stronzo e ha lasciato che morisse con il cuore spezzato. Che ci volete fare, persone come Chiyo, e me, sono davvero meravigliosamente compassionevoli.

Ma Chiyo è qui perché in fondo, anche se ha urlato il contrario ai quattro venti, non ha mai veramente odiato Ai Zu. Certo, lei voleva un futuro con lui e lui l'ha lasciata. Certo, lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui e lui ha preferito la carriera. Certo, lei è morta con un altro uomo al suo fianco e lui si è pentito troppo tardi. Però...

Però il loro amore no. Quello non è mai morto, nemmeno ora che sono entrambi cenere. 

È questo che mi piace del discorso di Tommaso e, in generale, di tutta la mia angosciante storia d'amore mai nata. Che nonostante il dramma degno di Nobel e la fregatura del finale, l'amore è qui (fa un po' canzone dei Sonohra, ma sono seria). L'amore c'è, ci sarà per sempre, e renderà chi l'ha vissuto immortale.

Il fantasma di Chyio si volta verso di me e mi fa l'occhiolino, proprio come la fantasia di Ai Zu qualche giorno fa, poi si dissolve brutalmente, quando qualcuno bussa alla mia spalla.

Mi giro, scontrando la mia traiettoria visiva da nano con...

Beh, speravo con l'allenato petto di un principe azzurro (o di un soldato tornato dalla Siria), ma in realtà sono solo due paia di grandi tette. Alzo gli occhi e noto che appartengono a due giovani studentesse, una bionda e una mora. 

"Sei Marinella Argenti?" mi chiede la bionda.

"Quella che fa sempre un sacco di casini?" mi chiede la mora.

"Ehm... sì." guardo le due, confusa, e nonostante mi abbiano appena offesa, allungo una mano per assodare le presentazioni.

"Luisa."

"Eleonora."

"Siamo tue grandi fan."

Ci scambiamo una stretta e poi loro iniziano a spiegarmi questo delirio: "Una volta, quando Ai era il nostro professore, ci parlava sempre di una ragazza che fu sua allieva e che ne combinò di tutti i colori."

"Ci ha raccontato delle tue storie d'amore."

"Beh... della... tua storia d'amore." si correggono a vicenda annuendo con fare saputo.

"Comunque, sai, quei racconti ci hanno ispirato."

"Esatto, Marinella. Tu... hai letteralmente sfanculato tutta la tua vita, eppure..."

"Eppure sei un idolo."

"Insomma, rincorrere per anni la stessa persona, fare stronzate di ogni tipo..."

"Figuracce."

"Passare per una totale cretina."

"Totale, davvero."

"Ecco, è una vita un po' misera, ma allo stesso tempo figa."

"Potresti essere tipo la protagonista di un film di Netflix."

"O di un romance dozzinale con due a caso che si baciano al tramonto in copertina." si guardano e annuiscono. "Sì, decisamente."

"Ah, ok." sfiato, arrogandomi l'onore di intervenire per la prima volta.

"Penso ti conoscano in tutto il nostro istituto."

Deglutisco, sconvolta: "Siete del Maffei?"

"No, lei è del Marie Curie." indica la mora. "Mentre io del nuovo plesso scolastico di Mestre."

"Nuovo ples... mi conoscono anche a Mestre?!" tramortita, io.

"Sì, studio nel nuovo campus che riunisce i vari istituti superiori. Ai era venuto un anno da me alla ragioneria, ma poi ha fatto corsi anche all'artistico e il tecnico professionale. Insomma, siamo tutti appiccicati e il verbo si è diffuso velocemente. Poi, sai, le tue avventure sono talmente simili alle nostre che da bravi liceali non possiamo non rivederci in pieno e, tipo, fangirlare su di te e le varie ship che abbiamo creato nella tua classe."

Gesù.

"Sentite, ma che vi ha detto Ai Zu di me?" domando, impanicata e stordita da tutto ciò.

"Che eri la sua allieva preferita." sbotta la mora con ovvietà. "Anche se in teoria non avrebbe dovuto avere allievi preferiti."

"Ma si vedeva lontano un miglio che ti adorava. Quando ci capitava qualcosa di brutto o eravamo sconfortati, lui ci raccontava di te."

"Ci faceva sentire meglio attraverso le tue storie."

"Non solo a livello sentimentale." si arrestano un attimo a pensare, poi ritrattano. "Beh, principalmente a livello sentimentale. Però c'era anche un sacco da dire sull'amicizia e la famiglia, sulla vita di tutti i giorni, anche i più banali avvenimenti..."

"Insomma, abbiamo sempre desiderato conoscerti."

"Perché sei proprio come noi."

"E quindi sei speciale."

Le mie tonsille si danno un forte abbraccio e riescono a farmi rantolare un misero e commosso: "Oh."

"Non è che ti chiediamo l'autografo, perché insomma..." la bionda ridacchia e allora anche l'altra si sente in dovere di imitarla, concorde sul fatto che non sono così speciale da meritare una richiesta d'autografo. Perché, insomma... eh.

"Però un grazie te lo dobbiamo. E, comunque, ti seguiamo su YouTube."

"Dove??" mi perplimo, suonando gracchiante come un pennuto.

"Su YouTube." ripetono, ovvie. "Il canale di Eva."

"E di tuo fratello."

"E anche su Svegliati. Sin da quando era un blog di solo due kappa di iscritti."

"Mio Dio, solo due kappa..." la mora si porta una mano sulla testa. "Pensa a com'è cresciuto in così poco tempo!"

"A tal proposito, comunque..." si fanno più vicine e diaboliche, mentre ancora io mi chiedo perché Eva e Davide debbano divulgare informazioni su di me. "Il numero di tuo fratello si può avere, per caso?"

Anche se la mia corteccia cerebrale sta contenendo nient'altro che il fumo del mio cervello andato in autocombustione, riesce comunque a far partire degli input di flash: io che do il numero di Davide a queste due comari, queste due comari che diventano mie cognate, io che finisco sugli schermi del Grande Fratello, la mia dignità che si lamenta di me nel confessionale, Eva che gode di tutto questo e, alla fine, Mattia che torna dalla Siria per ritrovarmi in un manicomio.

"No, mi spiace." sorrido candidamente alle due. "Mio fratello è già promesso in matrimonio a un'altra donna."

Le ragazze mi fanno una faccia da trota.

"Rachele, la figlia del mio amico Marco. Ma questo, se seguite le mie vicende sui vari canali anti-privacy del web, lo saprete già di certo." la mia balla condita con abbondante disagio riesce finalmente a zittirle, così ne approfitto per defilarmi. "Grazie mille, comunque. Se avessi saputo prima che Ai parla di me a lezione, l'avrei denunciato. Ma sono arrivata tardi e lui è il solito nanetto malefico segretamente appassionato di telenovelas tra i suoi studenti. Buona fortuna con la vita e ricordate: niente ripetizioni agli idioti!"

Le saluto amorevolmente, ma mi levo in prestezza dalla loro visuale, inquietata. Scivolo rapidamente tra la folla e poi, per seminarle del tutto, mi fiondo dall'altro capo della palestra.

Sono davvero lusingata.

Sul serio, non mi sarei mai aspettata di essere protagonista di una scena del genere. 

Però c'è da ammettere che è allo stesso tempo un po' spaventoso, specie se i co-protagonisti sono due veline un po' esuberanti e con zero tatto nella formulazione dei concetti. Romance dozzinale con due a caso che si baciano in copertina?

Grazie tante, eh.

Così, divisa tra l'essere fiera e l'essere offesa, passo quasi un'oretta a fare pubbliche relazioni con i presenti. Saluto i miei compagni di classe, che non si sarebbero persi quest'evento per nulla al mondo, e conosco anche qualche nuova persona; principalmente amici di Ai e gente coinvolta nei corsi che partiranno a settembre. Praticamente, mezza Venezia sarà alle dipendenze del magnate dello sport, Sanjay Zu, il cui reale scopo è convertire il pianeta alla filosofia aizuiana del: non importa ciò che già conosci, Ai saprà sempre qualcosa in più.

In tutto ciò, riesco abilmente ad evitare l'assalto a Pierpaolo, che pare essere la star della serata, subito dopo il morto.

Tutti lo abbracciano e gli portano regali, oppure gli lasciano liste di oggetti da comprare per loro in Spagna. Tuttavia, personalmente non mi sento di ostentare troppe moine, dato che, da quando Mattia se n'è andato, lui non mi ha detto nulla di nulla, nemmeno una parola di conforto o di scuse. 

Forse sa di essere in parte causa del mio dolore e per questo mi affronta a testa bassa, che altro dovrei pensare? L'opinione di Pierpaolo ha parzialmente influenzato la decisione di Mattia e questo è un dato oggettivo. Se gente come Lorenzo, o la meravigliosa qui presente me, ha preferito lasciare che l'unico fautore delle proprie scelte fosse Mattia, il sopracitato, al contrario, l'ha preso quando stava per sbandare e l'ha riportato sulla direzione che lui - Scilla Pierpaolo -, in quel momento riteneva più giusta.

Quella dell'andare in Siria; e grazie tante anche a te, Pierpetua di sto cavolo.

Come se non bastasse, il caro Chiappe d'oro sta tentando di far passare me per la stronza del caso. In questi giorni in cui ci siamo visti per preparare la festa, non faceva altro che lanciarmi lunghi e significativi sguardi, feriti e addolorati, che non solo mi facevano salire il crimine, ma che sapevano tanto di 'Ma perché ce l'hai con me, Nelli? Io non ho fatto nulla di male, mi sono solo comportato da amico!'.

Sì, da amico dell'idiota, non di certo mio.

Quindi, onde evitare l'ennesima di queste silenziose accuse, amplificate anche dal fatto che stiamo per separarci per almeno sei mesi, decido di distrarmi con altro dolore e mi apparto in un angolino, tirando con me Eva.

"Ehi, Nel, una foto ricordo?"

Scatta prima che possa rispondere e mi regala l'istantanea di me con la bocca aperta a uovo, l'occhio da cernia e l'indice che, preso in movimento, pare più che altro un bozzetto di pittura futurista.

"Eva, questa cosa dei vlog su YouTube deve finire."

"È appena cominciata." mi ricorda, melensa, con un compiaciuto sorriso color ciliegia.

Ma io sono ancora preoccupata per le notizie di poco fa, così la prendo per quelle spalle graciline e la riscuoto: "Eva, la gente in giro mi conosce! Sto venendo stalkerata!"

"Sono sicura che esageri."

"E va bene, un po'. Ma..." boccheggio, disorientata. "Insomma, sanno cose su di me. La mia storia. Non è carino."

"Sicura che non sia carino?" rimbecca lei, sempre un pelo più acuta del resto del mondo. 

La fisso negli occhi, svanita alla ricerca di quell'appiglio nella vita che ho perso per sempre, così lei modifica il suo sorrisetto diabolico in qualcosa di molto più caldo e amichevole - più unico che raro, direi - e mi rincuora: "Hai un sacco di cose da raccontare, Nelli. E non sono nemmeno così noiose, per quanto possa sembrare strano."

Ancora più confusa, sospiro, grattandomi la testa: "Grazie, se era un complimento."

Con la coda dell'occhio avvisto il buon Tommaso passare nei dintorni, così ne approfitto per lasciare le spalle di Eva e dedicarmi a rompere le palle a lui. Lo fermo, chiedendogli di comparire in una foto assieme a me, che successivamente invierò a Lorenzo per stuzzicare le sue emozioni. Eva ci accontenta, facendo uno scatto una con la sua Instax per un futuro reportage dell'evento, e poi uno con il mio telefono, a scopi molto più nobili e privati.

"Mi raccomando, non mettete cose su Facebook, sennò rischiamo che Lori venga a sapere di Ai." redarguisco i miei amici.

"È per questo che ho la Instax: tentazioni evitate alla radice. Comunque... qualcuno prima o poi dovrà pur dirglielo." fa notare Eva.

Mi volto verso Tommaso, comunicandogli non verbalmente il concetto di 'è meglio se tu e Lori parlate, così poi possiamo risolvere tutto il resto dei drammi di cui non è ancora a conoscenza.' 

Tommaso stasera è molto galante, con i capelli tirati indietro un po' anni '20 e una cravatta che ricorda molto lo stile di Lori: "Scusa, perché mi guardi in quel modo inquietante?"

Niente, solo Federica riesce a sintonizzarsi con il canale ultrasensoriale del Silent Chatting 2.0. Il resto degli esseri umani, solitamente, mi guardano, si accigliano, e mi fanno una domanda più o meno diretta sulla mia presunta instabilità mentale.

"Niente, stavo solo pensando che forse potresti essere tu a parlargliene."

"Di Ai? Lo farei anche, ma il problema è che non so nemmeno quando e se Lorenzo mi vorrà mai rivedere." sospira, affranto. "Non ha ancora cercato di contattarmi, non mi ha nemmeno scritto un messaggio, niente..."

Perché ti ama da impazzire, ma è troppo pirla per dirtelo!

E come lo capisco, io lo sono stata per anni! Cioè, non nei confronti di Tommaso, che schifo...

Cioè, non che schifo Tommaso, però...

Beh, ci siamo capiti.

Aspetto che Eva si defili, distratta da qualcun altro da immortalare, poi mi avvicino a lui di un paio di passi e gli sussurro: "Non è vero."

"Non è vero cosa?" mi chiede, confuso.

Io sorrido, enigmatica: "Vai a trovarlo questa notte e lo scoprirai."

Si guarda in giro, come se i genitori di Lorenzo fossero ovunque, pure qui: "Trovarlo di notte in ospedale? Rischiando che mi scoprano e mi facciano sbattere in galera?"

"L'hai già fatto, mi pare."

"Sì, quando Lori era ancora in coma e non avrebbe potuto far suonare l'allarme o gridare aiuto!"

Ancora una volta mi diletto a fare il cupido della situazione: "Tommi... non credo proprio che lo farebbe. Ma forse è più eccitante se te ne accerti di persona. Stanotte. Nella sua stanza. Alle tre."

Tommaso scuote la testa, decidendo che è meglio lasciarmi perdere, così lui se ne va e io apro immediatamente la chat di Lorenzo per inviargli la foto. Si intuisce lo sfondo festaiolo, ma non di che tipo di festa si tratti, anche se sono sicura, comunque, che sarà rapito da un altro genere di dettagli.

La sua risposta arriva nel giro di mezzo secondo: Che è una festa per coppie, che vi siete fatti fotografare insieme?

Rispondo anch'io, divertita: Che è, sei geloso?

Mi gasano troppo queste cose.

Blocco lo schermo al momento giusto per vedere Sanjay che prende la parola in mezzo alla palestra, aiutandosi con il microfono che già avevamo usato in passato. Ricordate? L'avevamo procurato in occasione di altre gloriose ricorrenze, tipo la fine della scuola, o... la fine della scuola. 

Natale sta puntando il proiettore addosso a Sanjay a mo' di faro, così risulta ben illuminato e, soprattutto, segnato da capo a piedi dalla ruga del sottomento di Ai.

Non so se voglio ascoltare questa cosa. Ho detto che avrei fatto la brava bambina sorridente, ma ehi... un discorso d'addio è pur sempre un discorso d'addio, soprattutto se sei me e hai recentemente dovuto dirne fin troppi, di addii.

Dunque mi aggiro sforzandomi di non ascoltare troppo e cercando qualche sushino consolatorio con cui ingozzarmi indecentemente. Devo ingrassare, giusto? Beh, sfida accettata. In più, decido di spegnere la connessione con la realtà e accendere quella con la fantasia, iniziando a pensare e quindi, subito, a sentirmi meglio. Cibo più pare mentali, niente di più appagante.

Penso che essere noi Marinelle Argenti è davvero difficile, ecco cosa penso. In realtà sembra piuttosto facile, perché noi appariamo così disagiate, così inadeguate, delle totali cretine (totali, davvero), ma il fatto è che abbiamo dentro un mondo enorme, assurdo, in cui faremmo spazio anche alla nonna dell'amico dello zio del nostro amico, se solo ce lo chiedessero. 

Forse... Gli hai riferito quelle cose che ti ho detto stamattina? accidenti, Lorenzo mi distrae. 

Rispondo: Forse! Lo scoprirai questa notte, alle tre...

Il messaggio del mio amico arriva fulmineo: Gli hai detto di venire qui?? 

Nelli?

MARINELLA????

Zitto, e fammi prendere 'sto Nobel per la letteratura!

Appunto, dicevo... talvolta serviamo da esempio agli altri perché le nostre malefatte sono prove viventi di cosa è meglio non fare, talvolta quando vorremmo che nessuno ci calcolasse ci viene buttata addosso tutta l'attenzione (innumerevoli figure di merda collezionate nella vita) e talvolta, invece, vorremmo solo un po' di attenzione, ma la gente nemmeno sembra sentire la nostra voce. Eppure, in qualche modo aiutiamo chi ha bisogno; abbiamo esperienza zero e credibilità meno di zero, ma, alla fine, sappiamo sempre spronare gli altri a essere meglio di noi.

O al massimo come noi.

Almeno non peggio, ecco. Peggio di noi proprio non si può.

Il telefono mi si sta riempiendo di notifiche: NELLI RISPONDIMI PORCA VACCA RINALDI!!!

Oh-oh, qualcuno è in panico pre-dichiarazione programmata.

Se vedi un tipo losco con i capelli anni '20 e la cravatta rubata dal tuo armadio entrare dalla finestra alle tre di notte in modo furtivo, probabilmente sì, mi è scappato questo velato suggerimento XD, scrivo allora all'inquieto Lorenzo. E vedi di non sprecare l'opportunità! Se non è vero che lo odi, diglielo in faccia e se vuoi aggiungere che lo ami anche tu, beh... stesso consiglio.

Sei una stronza, non so di cosa parli. replica immediatamente. 

Poi, dopo qualche minuto aggiunge: Ma amo anche te. Sempre.

Con un meraviglioso cuoricino rosso accanto.

E sì, noi Marinelle abbiamo anche una vita amorosa bella quanto l'ananas sulla pizza, ma siamo sempre pronte a scoccare una freccia dal nostro arco magico per far innamorare amici e nemici, perché noi, accidenti, ci crediamo nell'amore. Ci crediamo proprio! 

Essere Marinelle Argenti, in realtà, è un po' come essere Pollon, un po' come essere Spiderman, un po' come essere Ai Zu. Abbiamo grandi poteri, ma da grandi poteri derivano grandi responsabilità e da queste una serie di altre innumerevoli rotture che non sto nemmeno qui ad elencare.

Ma alla fine delle fiera, siamo felici di noi.

O almeno... io sono felice di me!, penso, addentando un nigiri che si sgretola e mi finisce nella scollatura, con conseguente caduta nella riga tra le due tette. Ci metto dentro le dita per estrarre i chicchi e a quel punto, il fascio di luce del proiettore illumina me.

"...ringraziare infinitamente anche Marinella Argenti per il prezioso contributo dato a questa festa e, in generale, alla vita di mio zio Ai Zu!"

Merda.

Lascio il riso dentro al seno e applaudo me stessa, godendomi la proiezione dell'occhio di Ai direttamente addosso e accodandomi goffamente all'acclamazione generale. Nel frattempo, continuo a masticare nella speranza che non si noti il rigonfiamento della guancia. 

Qualcuno è anche così carino da gridare "Brava!" "Sei grande!" "Vai, Nelli!". Ci riconosco la voce di Diego e qualche incoraggiamento da parte delle mie amiche, le urla spastiche delle veline di prima e altri fischi di apprezzamento dai maschi della classe.

Così, vedo di deglutire il maledetto sushi e libero la bocca per farci stare parole di riconoscenza, che la gente calcola fintanto che il soggetto dell'elogio funebre non cambia di nuovo. Sfiorato quindi l'ingozzamento, decido finalmente di arrendermi e ascoltare Sanjay.

Ho preso l'attacco del sushi come un messaggio abbastanza chiaro.

Mi metto a seguire con interesse e a braccia incrociate tutto il resto di quello che il nipote ha da dire nei confronti dello zio, pensando che molto probabilmente avrei potuto scegliere le stesse medesime parole e comunicare lo stesso medesimo affetto, per non dire immenso dispiacere per la sua morte.

Infatti, quando ha finito, i miei occhi si sono riempiti di lacrime e le labbra hanno preso a tremare.

Lo sapevo.

Devo assolutamente uscire di qui, prima che succeda un disastro.

***

SECONDO BREAK


In "Io e te" non finiscono mai di comparire personaggi, vero? XD

Anche nell'ultimo capitolo, abbiamo qualche new entry, sebbene stavolta si tratti più che altro di una citazione. Mi piaceva l'idea di mettere dentro una specie di lettore/fan di Nelli e della sua storia, che in questo caso sareste proprio voi, ahaha. Ovviamente non è che vi ritenga pazzi come le due signorine di sopra, è tutto come al solito molto esasperato. Ma ecco, io mi gaso con queste cose, quindi sopportatemi XD

Per l'occasione, ho chiesto ad Angelica di fare la Eva della situazione ed immortalare i nostri carissimi Nelli e Tommaso. Non è che siano così legati come personaggi, ma le loro recenti avventure li hanno indubbiamente avvicinati e poi non è mai troppo tardi per l'amicizia, giusto? In più, se la cosa potrebbe provocare Lorenzo, ancora meglio.

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Mi riserverò l'elogio alle disegnatrici per l'epilogo di questa storia. Per ora, comunque, ringrazio anche Nicole che è l'artefice del bellissimo sfondo del banner, e vi metto qui la versione originale che ha colorato addirittura con gli acquerelli! Ma quanto sono pro le nostre illustratrici?

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E comunque, a tal proposito, invito pubblicamente ciascuna delle due a sentirsi libera di disegnare qualsiasi cosa leggerà da qui in poi.

Non potevo chiederlo prima, perché il prossimo paragrafo è IL paragrafo, la fine, the end, il pianto isterico per eccellenza, quindi niente, il momento della verità è arrivato.

Dopo sette anni.

Non ho mai, mai avuto così tanta ansia di farvi leggere qualcosa.

Buona lettura.

***

Questo terrazzo ha visto tempi migliori.

In passato è stato teatro del mio primo bacio con Mattia Zingaretti. Dopo due anni da quell'infausto quanto dolcissimo evento, ha ospitato una (quasi) proposta di fidanzamento da parte dello stesso idiota. Oggi, invece, dopo altri cinque anni, quindi sette in totale, ci sono solo io, senza il microcefalo, e senza alcuna speranza di scroccargli qualche gesto romantico.

Alzo gli occhi verso il cielo: chissà se lui, dalla Siria, lo sta contemplando esattamente come me, e rimpiange i bei vecchi tempi.

Sospiro tristemente.

Il terrazzo di Ai è in realtà un prolungamento esterno della palestra. Non è al decimo piano, anzi, sta proprio ben ancorato al terreno, solo che si trova su un piccolo rilievo sabbioso (che esagerando potremmo chiamare promontorio), che rende possibile godere di una vista spettacolare.

La balaustra in ferro battuto coincide proprio con lo strapiombo della montagnola, che in sé sarà alta sì e no una cinquantina di metri, così se mi affaccio, vedo tutto il porto di Malamocco e l'isola di Pellestrina, come se fossero parte di me, pezzi di me, e non solo un puntino tra tanti, visto dall'austero quattordicesimo piano di un grattacielo. Coff coff, ogni riferimento è puramente casuale.

Scendo con gli occhi le sponde scoscese che protendono nella distesa di mare, poi percorro la spiaggia incolta, supero le barche ammassate, mi fermo all'orizzonte, li alzo di nuovo verso il cielo, e incontro, infine, il tramonto.

Bellissimo anche stasera. Ma come sempre, qui a Venezia.

Facendo due calcoli, mi rendo conto che è quasi un'ora che me ne sto in terrazzo da sola. Quando me ne sono andata non era per sparire dalla circolazione, ma poi non ho potuto farne a meno. Stare in questo posto è bestiale; ricordi su ricordi, malinconia, ma anche contatto con il mio habitat naturale e del sano, curativo, isolamento.

La soglia del pianto isterico si stava abbassando vertiginosamente, là dentro: avrei sicuramente rischiato di esplodere, quindi mi sono ritirata qui. E ci sono rimasta.

Non sono stata l'unica ad avere quest'idea.

Marco e Federica sono stati in mia compagnia per un po', assieme a qualcun altro della classe che fingeva di voler vedere dov'ero solo per fermarsi a parlare o fumare una sigaretta - cinque minuti di pausa dalla mischia. Poi ho visto passare per il terrazzo bambini che volevano giocare, coppiette alla ricerca di privacy per gli sbaciucchiamenti vari e anziani che avevano bisogno di una boccata d'ossigeno.

Quanto ai bambini e agli anziani, tutto sotto controllo, ho pure fatto amicizia! Quanto invece alle coppiette, sebbene loro mi guardassero strano, io suggerivo di continuare pure, ché tanto era normale che rimanessi lì in un angolino a piangere e a fissarli mentre coronavano il loro amore. 

Ok, potrò avere un cedimento ogni tanto, no? Ecco.

Poi ho iniziato a notare la gente che lasciava la palestra, percorrendo la discesa sabbiosa del promontorio. Li osservavo dall'alto come un falco: erano tutti commossi e contenti della vista, ma stanchi, ormai desiderosi di tornare a casa. Piano piano, non hanno lasciato che noi della classe a sbrigarsela con lo sbaracco e la depressione post-festeggiamenti.

L'ultima coppietta che è passata per di qui è stata richiamata all'ordine dagli amici, ma nessuno dei due fidanzatini aveva ancora finito per bene la limonatura, quindi se ne sono andati continuando a sbattacchiarsi di qua e di là, compreso sulla porta scorrevole di vetro, che non si è rotta per miracolo, ma è purtroppo rimasta aperta.

La mia pigrizia non mi ha più permesso di chiuderla (sono stravaccata su questa balaustra da così tanto tempo che sembro un elemento decorativo della stessa... sapete? Tipo i gargoyle grotteschi e raggrinziti sulle guglie delle chiese gotiche), però almeno ora posso origliare meglio che cosa succede all'interno. 

Adesso che siamo rimasti solo noi, tutta l'atmosfera si è innegabilmente smorzata. Se prima era un continuo vociare sulla melodia di un flauto vivace, ora né la musica né la folla sembrano altrettanto spensierati. Inizio a sentire i 'Bella festa, certo che però...', modello retrogusto amaro del tè con estratto di zenzero. Buono sì, certo che però...

E poi piagnucolii per il ritorno alla normalità, sullo sfondo di una triste macarena, che qualcuno ha messo per ricordare a Pierpaolo che la Spagna non sarà mai meglio dell'Italia.

Non ho ancora salutato Pierpaolo.

So che prima o poi dovrò farlo e, beh, ho deciso che lo farò per risparmiarmi altri inutili rimpianti, solo... non adesso. Cioè, non in questo momento, perché in questo momento là dentro c'è troppa amarezza e io sto bene qui a fare il gargoyle. Mi serve giusto un attimo in più (cosa che ho continuato a ripetermi da quando sono uscita per la prima volta, cioè un'ora fa), perché qui c'è un pezzo di me e ritrovare almeno uno dei miei mille pezzi dispersi, ora, non sarebbe affatto male.

Difatti, in tutto il mio ritiro spirituale in terrazzo, non ho solamente contemplato il bello e il sublime della natura o fatto la demente con gli ospiti della festa. Ho anche prodotto dei pensieri utili, per non dire, forse, un finale che mi piace. 

Tanto per cominciare, grazie ai colori e gli ambienti di questa tarda serata di maggio, mi è tornato il buon umore e ho avuto, per la prima volta in dieci giorni, un pensiero felice:

Mattia non è morto.

Ok, partiamo da un presupposto banale, ma ehi, sono lenta a realizzare, che volete farci?

Dicevo, comunque, che Mattia non è morto. Quello ad essere morto, purtroppo, è Ai, ma Mattia, se non fa troppo l'idiota, potrebbe realmente sopravvivere a questi due anni e realmente tornare a casa.

Non da me, ma comunque è già qualcosa.

Ok, so benissimo che fino a ieri il mio parere a riguardo era: sono praticamente vedova, ma dopo aver rielaborato in parte la questione Ai Zu, sono arrivata ad ammettere a me stessa che, in realtà, un po' di speranza potrebbe ancora esserci, che il mondo non è finito. Sono sicura che me lo direbbe anche il nano rugoso.

Pertanto, ho pensato che potrei sfruttare questi due anni per crescere.

Ma crescere sul serio, questa volta.

Ho pensato che potrei sistemare la mia situazione all'università, seriamente. Ho pensato che potrei trovare un lavoro, di quelli che si combinano bene con lo studio. Ho pensato che potrei finalmente essere un'adulta, e non solo dichiararlo, ma esercitare questa condizione, senza più scemate alla Marinella Argenti.

Potrei davvero fare tutto questo, anzi, farò tutto questo.

E allo scadere dei ventiquattro mesi, tirerò le mie somme.

Se sarò sopravvissuta alla giungla del dolore e alle intemperie della rinascita, al quel punto mi chiederò: vuoi ancora rimediare al più grande di tutti i tuoi errori?

Sarà in quel momento che andrò dall'idiota e sistemerò la nostra situazione una volta per tutte. Mi farò trovare diversa, migliore, e non avrà motivo alcuno di non fidarsi di me, perché avrò raggiunto un livello talmente alto di maturità che non gli sembrerò nemmeno più io.

Altro che "Nelli, tu e la tua fantasia!", a quel punto della mia vita sarò così perfetta che nessuna fantasia potrà battere la realtà. E lui non avrà più dubbi.

Che poi, magari, pure lui sarà diverso. 

In base a come saranno progredite le nostre esperienze, potremo finalmente dichiaraci pronti per iniziare un cammino assieme, oppure pronti a lasciarlo per sempre, definitivamente.

Ma almeno sarà un cavolo di chiarimento.

Sento che finora abbiamo sbagliato ogni volta in cui si poteva sbagliare, che non siamo stati sinceri a turno e che abbiamo creduto a tutto, tranne che all'amore che abbiamo l'uno per l'altra. E allora in questi due anni imparerò dagli errori e poi andrò da Mattia - se non muore, ovviamente - a chiedere scusa e a dirgli che cosa penso di noi due. Qualsiasi cosa arriverò a pensare fra due anni, di noi due.

E, sinceramente, non ho la più pallida idea di che cosa mi riserverà il futuro, ma so che la mia vita sentimentale non è finita con la decisione di Mattia; è solo stata rimandata. O forse, ha solo preso una drastica direzione contraria che pian piano, e non di certo in modo indolore, mi farà conoscere un'altra persona. Un'altra me, in primis, e forse, chissà... 

Quando Ai ha lasciato Chiyo, lei ha dovuto cavarsela da sola. E ci è riuscita, cavolo! E ha comunque avuto una bella vita.

Il fatto che sia morta prima che Ai tornasse da lei è solo la giusta punizione che quel cretino del sensei meritava. Se Mattia dovesse tornare e non trovarmi più, metaforicamente o non, gli servirà solo da lezione. E allora sarà quella la più grande, clamorosa lezione che io possa dargli.

Essere andata avanti, nonostante tutto. Non aver rinnegato né lui, né me, né l'amore stesso, ma aver imparato dagli errori ed essere comunque andata avanti.

Sorrido, ammirando il tramonto di fronte a me.

Questo è un finale che potrebbe piacermi.

Il suono di una notifica mi distrae dalla gloriosa auto celebrazione, così prendo in mano Scar II, il telefono sopravvissuto, e leggo che cosa ha in serbo per me questo rinnovato, intrepido, destino.

Un nuovo messaggio da Mattia Zingaretti.

Infarto.

Mollo il cellulare, ma mi ricordo che siamo su un precipizio, quindi lo riafferro in tempo prima che cada negli abissi e in tutto ciò, muoio un po' dentro.

Anche voi, scommetto, eh?

Affannata, mi appiccico lo schermo al viso e leggo il messaggio che è arrivato su Whatsapp, da parte dell'idiota.

C'è scritto: Non è vero.

Allora.

Qui oggi mi pare che la gente abbia voglia di sfottere.

Ma non è vero cosa???

Scorro in alto nella chat, che per giorni era rimasta ignorata, e mi accorgo, in una commistione mortale di sorpresa e sgomento, che Mattia ha ricevuto tutti i miei messaggi e ascoltato tutti i miei audio. Ma quando? Quando?

Mattia mi aveva detto che i soldati non possono comunicare con il mondo esterno, durante la missione, quindi erano ormai giorni che non andavo a controllare. Quell'occasione l'avevo data per spacciata, anzi, avevo addirittura preso in considerazione di cancellare ogni parola per non tornare compulsivamente a controllare ogni volta che mi saliva lo sconforto.

Poi non l'ho fatto, perché, va beh, non ne ho avuto il coraggio, ma nel frattempo come ho fatto a perdermi l'evento degli eventi?

Quando se n'è accorto, quando ha risposto, come ha fatto a rispondere, ma soprattutto... cosa significa che non è vero???

"Non è vero che me ne sono andato."

AAAAAH!

Ho appena urlato interiormente. Voi non avete urlato interiormente?

Ditemi.

Che non è.

Vero.

Passo qualche istante con i muscoli in stato di rigor mortis, mentre nella testa cerco di capire in che percentuale ho immaginato la voce di Mattia arrivare dalla mia destra, a ore otto e tre quarti, per dirmi che non è vero che se n'è andato. La mente dice 99,9% immaginazione e il resto gli effetti dell'incenso alla marijuana.

Ditemi che è tutto uno scherzo, vi prego.

Nel dubbio, mi volto per controllare che la voce udita appartenga davvero al corpo del demonio.

"Porca puttana." mi lascio principescamente scappare, mentre alzo la mano sinistra e la piazzo a lato del mio viso per coprire quanto appena visto. "Sono pazza sul serio."

"Sì, in questo momento lo sembri." mi risponde il losco figuro che ha preso le sembianze di Mattia Zingaretti, ma che in realtà non è altro che una proiezione delle mie pare mentali. "Ma sbaglio, o sei dimagrita?"

"Voglio morire."

"Hai capito almeno quello che ho detto?"

"Non è vero." dico, ignorando bellamente lui e utilizzando un tono brillante per convincere me stessa. "Non è vero che lui è qui. Nelli, stai semplicemente avendo un incubo. O un ictus. Comunque lui non c'è davvero."

"Nelli."

"Ora, Nelli, guardi il mare, fai un profondo respiro e ti volti per scoprire che se n'è andato." mi rassicuro. Quindi guardo il mare, faccio un profondo respiro, ruoto il busto di novanta gradi e mannaggia la vacca ladra, è ancora lì.

"Porca puttana."

"E tu rimproveravi me di essere stato volgare in prima superiore."

"Era il primo giorno! E tu mi sei venuto addosso al banco facendomi sbagliare sul registro! E vaffanculo, perché sto parlando con te?!" grido, probabilmente al nulla, coprendomi poi le orecchie. 

"Nelli, basta, guardami. Non sono la tua fantasia."

"Oh sì, invece!" lo addito con una mano e mi copro gli occhi con l'altra (sembro le tre scimmiette di Whatsapp che si alternano in un malfunzionamento di sistema). "Perché questo è esattamente ciò che direbbe la mia fantasia. Ti avverto di andartene, oh visione satanica, perché io non sono più quella persona. Io. Sono passata. Oltre." a ogni punto corrisponde una sferzata d'indice verso l'aria, ma continuo a impedirmi di guardare perché: a) non voglio ammettere di vedere gli spiriti e b) mi fa malissimo osservare lui, al tramonto, qui, con i capelli che sono un po' cresciuti e iniziano ad arricciarsi sulle punte che è una meraviglia. Proprio come piace a me lo dovevo immaginare... che condanna!

Tuttavia, nel non udire risposte, mi tranquillizzo; visto, Nel? Te lo dicevo che era solo un miraggio!

Mi scopro orgogliosamente gli occhi, ma lui è ancora lì e mi fissa con un sopracciglio inarcato: "Ah, sì? Davvero?"

"Mattia, lasciami stare!" piagnucolo, abbandonandomi sulla ringhiera e prendendomi il viso fra le mani.

È come quella scena di Tu la conosci Claudia? in cui Aldo vede Giovanni ovunque e poi finisce per impazzire. "Ti prego, smettila, vattene via."

Ma, nonostante la risatina, la battuta che segue suona ferita e anche irritata: "Non ci credo che mi stai mandando via. Non per fare l'egocentrico, ma mi aspettavo quanto meno che saresti stata felice di vedermi."

Così mi infurio, perché per quanto sia solo una fantasia, è strafottente al punto giusto per sembrarmi reale. Se lui fosse qui davvero, non sarei solamente felice. Mi getterei addosso a lui piangendo come una fontana e poi lo riempirei contemporaneamente di pugni e di baci.

Questo pensiero mi fa male, mi fa davvero troppo male.

"Vaffanculo, Zingaretti." sibilo, ferita.

La fantasia di Mattia sbuffa e poi richiama la mia attenzione sfoderando un tono insolitamente autoritario e prepotente: "Ma insomma, puoi piantarla di fare la stupida e guardarmi?!" 

La sua voce non è solo aggressiva. È definitivamente spezzata, e quando mi giro di nuovo per fare ciò che mi ha detto, mi rendo conto che lui è in lacrime.

Lui, in lacrime.

"Mattia..."

Vederlo così mi fa cedere... ma perché il mio cervello mi sta facendo tutto questo? Non ho sofferto già abbastanza?

"Nelli, per favore..." sfiata, con una preghiera che mi entra dalle orecchie e corre a strizzare forte il mio cuore.

Ancora non ci posso credere...

No, non può essere vero.

Devo per forza star solo sognando.

Mi ancoro alla balaustra del terrazzo per non perdere la stabilità già precaria e, sentendo che anche i miei occhi si inumidiscono, sussurro uno spaventato: "Come faccio a sapere che sei reale? Che non è solo la mia stupida fantasia?"

Mattia fa un passo in avanti, mi guarda da così vicino che non so dire se sono più belli i suoi occhi o i miei riflessi nei suoi. Poi, da quella sua maledetta altezza e da quelle labbra che conosco a memoria, dice semplicemente: "Perché ti amo anch'io."

E poi si china per darmi un bacio.

For - the sweet - love - of Jesus.

Fermi.

Fermi tutti.

Fermi un secondo.

È reale.

Mattia non è solo una fantasia; è reale.

Oh mio Dio. Mattia è qui!

"Oddio..." soffio, tra le sue labbra, mentre realizzo tutto ciò.

Lui sorride e mi bacia, immergendo le mani nei miei capelli, spettinandomi, poi spostandole ovunque, per assicurarsi che stringano ogni parte del mio corpo a ogni parte del suo, lasciandomi letteralmente senza respiro.

E senza nemmeno capire da dove è partito questo comando, impegno anche tutte le mie energie nella stessa missione; avvolgo le braccia intorno al suo collo, mi alzo sulle punte e inarco la schiena, abbracciandolo come fosse il mio tesoro più prezioso che pensavo di aver perso. Lo bacio intensamente, come la prima volta e poi tutte le altre, gemendo per quanto è bello e strizzando gli occhi perché la commozione rischia di far diventare tutto questo gran limonamento una tragedia del Vajont.

Mi sono accorta che sia le mie che le sue guance sono già bagnate; lacrime di entrambi, unite da un pianto solo. Però, un pianto di gioia.

"Sei qui." sorrido come una scema, staccandomi da questo incredibile bacio solo per guardarlo. "Ti prego dimmi che non è solo un sogno."

E quest'ipotesi mi spaventa così tanto che faccio un passo indietro, lasciando che le sue mani scivolino via da me.

Fa una smorfia di disappunto per aver troncato questo magico abbraccio-barra-bacio-barra-rapporto sessuale in piedi: "Che altro devo fare per convincerti?"

Mi guardo intorno ancora stordita e scopro che la classe ci sta osservando divertita dall'interno. 

"Ehm..." boccheggio, indecisa se preoccuparmi di loro, di Mattia, o di me. "Che hai detto poco fa? Hai detto che mi ami?"

Mattia si lascia sfuggire una risatina: "Sì, ho detto che ti amo."

Dalla classe partono fischi e applausi.

"Loro lo sapevano?" indico la marmaglia di cretini, sconvolta.

"Cosa? Che ti amo?"

"No, che... beh, sì." addio cervello, addio. "Che mi ami, ma anche che eri qui. Cioè che sei qui. Sapevano o no che venivi? Dio santo, che casino."

"Sì, sapevano tutto. Ho avvisato che sarei venuto."

"Ma sei già tornato? Quando sei tornato? Perché?"

Se mi risponde 'per te' giuro che lo possiedo carnalmente qui e ora e non me ne frega un tubo se la gente ci guarda.

"Non me ne sono mai andato."

Invece, in quanto a sorprese, Mattia non delude mai. Di solito sono brutte, ma va beh. Ho come l'impressione che per stavolta ci sarà davvero da divertirsi.

Mi porto le mani ai fianchi, iniziando a riprendere il contatto con la realtà e quindi a pormi interrogativi ansiogeni: "Non sei andato in Siria?"

"No."

"Neanche solo fino all'aeroporto?"

"No."

"Quindi questa è la tua ennesima presa in giro?"

"Nelli, lascia che ti spieghi." lanciando uno sguardo minaccioso agli spettatori che continuano a esultare come i fedeli di Cristo la domenica delle palme, tira la porta a vetri alle sue spalle, convinto che questo ci regali un po' di privacy in più. Ma la porta è trasparente, quindi la gente si schiaccia al vetro per continuare a guardare e Mattia è un idiota. 

"Il mio 'no' per la missione in Siria è arrivato a Modena ancora prima del 'sì' di Magno, a Cecina." esordisce, aprendo il sipario su quello che sento sarà davvero un gran finale.

Ma la vera domanda è: come faccio adesso a prestare attenzione alle sue parole, quando ancora ho il cervello impegnato a realizzare che:

1) Mattia è qui a due metri da me e non in una missione di due anni in Siria;

2) ci siamo appena baciati come nella copertina di Via col vento e quel bacio è stato grandioso e voglio il bis, tris, eccetera eccetera fino al multiplo dell'infinito;

3) mi ha detto ti amo???

"Nelli, mi stai ascoltando?"

"No."

"Ascoltami!" mi ordina, convinto di avere un qualsiasi potere sulle mie seghe mentali. Psst, illuso. 

"Nelli!" si lamenta, allora.

"Ok, ok!" faccio mente locale, cercando di scrollarmi di dosso almeno la libidine del bacio. Dunque, dove siamo? Ah sì, non se n'è mai andato perché, in realtà, aveva detto di no alla missione ancora prima che Gloria e Magno si sposassero. Mi acciglio: "Avevi deciso di rifiutare? E perché non me l'hai detto?"

"Perché tu non avevi capito niente."

Mi indico, facendo roteare gli indici: "Pensi che la situazione sia migliorata?"

"No, in effetti." Mattia sospira, agitato, e mi prende per le spalle per allontanarci ancora di più. Ora che siamo all'angolo, gli spettatori si dovranno accontentare di vedere la gamba destra di Mattia. "Ti devo raccontare una storia, Argenti."

"Oddio, mi sento male."

"Te la racconto a ritroso, così ti senti ancora peggio, perché un po' te lo meriti." mi sorride, benevolo, e io, anziché volerlo uccidere, sento più che altro il perverso istinto di dargli un bacio animale come prima. Tuttavia, la storia mi ha insegnato che è meglio ascoltarlo, così gli concedo questa grazia con un gesto della mano. 

"Sono partito da villa Magna la mattina dopo il giorno del matrimonio, precisamente alle due di notte. Sono andato a Modena, dove avevo delle cose da fare."

"Wow, molto esaustivo."

Mattia aggrotta le sopracciglia, minaccioso: "Non ti azzardare nemmeno a fare un fiato finché non finisco di parlare."  

"Signorsì."  

"Simpatica come sempre, Argenti." mi provoca, continuando poi l'avvincente storia. "Ho detto a Pierpaolo, Marco e Fede che sarei sparito per un po', senza specificare dove sarei andato. Ma ho assicurato che sarei rimasto nei dintorni e che nel giro di pochi giorni mi sarei fatto nuovamente sentire, sia da loro che da te. Avevo solo bisogno di un po' di tempo per riflettere in totale solitudine, e avevo bisogno che nel frattempo nessuno interferisse con questa storia, specialmente che non raccontassero nulla a te, perché di quello mi sarei occupato io. Beh, me ne sto attualmente occupando io."

"Quindi loro tre hanno sempre saputo che tu non eri in Siria, ma mi hanno lasciato credere il contrario e soffrire pene infinite?"

"Loro tre e anche gli altri della classe. Era parte del piano sin dall'inizio."

"Era parte del piano anche che io picchiassi qualcuno?"

"Sapevano di correre dei rischi e che avresti sofferto. Ma l'hanno fatto per il tuo bene e anche perché, effettivamente, un po' te lo meriti."

"Ancora con questa storia, Zingaretti?"

"Tranquilla, ci arriverai piano piano." assicura a mo' di minaccia, decidendo di proseguire per velocizzare il processo. "Ho spento il telefono appositamente, perché non volevo influenze di alcun genere. Marco e Federica hanno capito e hanno accettato quasi subito. Pierpaolo invece non era per niente d'accordo, ma alla fine l'ho convinto. Solamente a Lorenzo ho detto dove avrebbe potuto trovarmi, in caso di bisogno, e gli ho dato il numero delle mie sorelle."

"Lori è sempre in qualche modo il beneficiario di turno."

"Castelli era in attesa di un trapianto di fegato... forse aveva diritto a un trattamento speciale?"

"E allora è uno stronzo perché non mi ha detto che avrei potuto trovarti e dove. Non so se lo sai, ma stavo per prendere un treno per venire a Modena a fermarti!"

"Lo so. Me l'ha detto Lorenzo."

Come?

Mattia è un puzzle, e io non sto capendo come si uniscono gli stupidi pezzi.

"Vedi, quella mattina in cui sono andato a Modena, io... avevo appena terminato di sbrigare le mie faccende e stavo per andare all'appartamento di Lorenzo. Sarei rimasto lì per qualche giorno e avrei fatto le riflessioni del caso. Ma ho ricevuto la notizia del trapianto e allora sono corso da lui, a Venezia."

"Ti ha avvisato lui? Di sua spontanea volontà?"

"Mi ha detto che aveva scelto di non dirlo a nessuno di voi per permettervi di passare serenamente l'ultimo giorno in villa e non rovinare l'atmosfera del matrimonio. Aveva già subito il primo intervento, ma aveva appena saputo che forse non era andato bene e quindi aveva un disperato bisogno di qualcuno che stesse al suo fianco. Quella notte è stata orribile: Lorenzo stava male, io non sapevo come aiutarlo, sentivo l'istinto di dovervi avvisare, ma lui mi aveva implorato di non farlo e così abbiamo passato tutto il tempo a piangere e guardare stronzate sul tablet."

"Siete degli stronzi maledetti tutti e due."

"È che pensiamo sempre che sia meglio risparmiare agli altri di stare male, ma poi non funziona."

"Quando mai riuscirai a impararlo?"

"Sono sempre stato un allievo difficile." abbassa gli occhi e dà un colpetto di tosse, apparendomi maledettamente tenero e bellissimo. Fantastico amico, fantastico fratello, fantastico idiota. Ha definitivamente tutto quello che vorrei. Compresa della voglia di prendersele.

Mattia riprende il suo racconto, che si prospetta lungo quanto questo favoloso tramonto. Così lo ascolto, concentrata, lasciando riposare il mio corpo contro la ringhiera del terrazzo e ammirando il suo, che con questi capelli e questo abbigliamento del tutto casuale, felpa rossa e jeans scuri su una scarpa da tennis rovinata, fa molto Mattia Zingaretti di terza superiore versione migliorata. Adoro.

"Al mattino successivo, quando Lorenzo era pallido e continuava ad urlare per il dolore allo stomaco, hanno deciso di operarlo ed è allora che è arrivato anche Tommaso. I medici volevano mantenere la massima riservatezza, ma io gli ho raccontato tutto e mi sono raccomandato di avvisare anche voi altri. A quel punto, ho salutato Lori e me ne sono andato. Non volevo farmi vedere da voi e al contempo sapevo che sarebbe stato comunque in buone mani."

"Cosa? L'hai lasciato da solo per non vedere noi?"

"Nello specifico, per non vedere te. Ma se qualcosa fosse andato storto, avevo comunque fatto tesoro di quella nottata per dirgli tutto quello che c'era da dire."

Scuoto la testa, offesa al posto di Lori.

"Dopo ore di ansia, durante le quali mi tenevo in contatto con Pier tramite le mie sorelle, ho finalmente saputo che era andato tutto bene e ho gioito come un bambino. Peccato solo per la notizia di Ai che nel frattempo mi aveva letteralmente ucciso. Ero a Bologna, in quel momento. Ho dormito per qualche giorno da Laura e Giulia, ma per quanto stia bene assieme a loro, ti assicuro che non sono mai stato peggio nella mia vita."

"Beh, ma allora non si spiega perché hai rinunciato alla missione. Non può essere per Lorenzo, se il tuo 'no' è arrivato a Modena prima del 'sì' di Magno a Cecina - e ti cito."

"Non ci ho rinunciato per Lori. Vedi che continui a non capire?" sbuffa e insiste nell'aggiungere dettagli che mi dovrebbero facilitare l'intuizione: "Ho rinunciato alla missione in Siria ancora durante il soggiorno in villa e poi, quella mattina dopo il matrimonio, sono andato a Modena per firmare le mie ufficiali dimissioni dall'esercito, quindi ho ritirato i miei effetti personali all'accademia e l'ho salutata per sempre."

La mia bocca si spalanca: "Rinunciare alla missione ti ha fatto licenziare?"

Mattia si porta le mani alla testa, esasperato, sembrando molto me quando ho davanti lui che non capisce i sillogismi: "Non mi hanno licenziato, Nelli, mi sono licenziato! Anzi, per usare un gergo più adatto, mi sono ritirato!"

Corpo di mille soldati!

"Che cosa?!" mi scandalizzo. "Ma sei pazzo? Perché l'hai fatto?"

A questo punto non può far altro che guardarmi fisso per qualche secondo, con espressione di ovvietà e qualcosa, in quegli occhi, che sa di un'ossimorica dolce sconfitta. 

Oh, l'ha fatto per me.

Finalmente ci sono arrivata.

Deglutisco, scossa dalla notizia e cerco qualche contro-argomentazione a cui appigliarmi perché sono fatta così, non riesco a credere alle cose belle: "Mi stai dicendo che ci si può ritirare dall'accademia militare con così tanta facilità? Quando ti pare e piace?"

"No, certo che no. Mi potrebbero anche denunciare se lo facessi." risponde, infatti. "Avevo fatto richiesta già due mesi fa, ma perché fosse accettata ho dovuto farmi seguire da un legale che ne provasse le motivazioni."

"Quali erano le motivazioni?"

"Un, ehm... problema alla schiena?" butta lì, sapendo che mi arrabbierò tra tre, due, uno...

"Quale problema alla schiena, tu non hai nulla di nulla! Hai mentito spudoratamente! Che medico indegno hai corrotto? Da che legale infame ti sei fatto seguire?"

"Dottoressa Ferrucci e avvocato Romanin. Vuoi il numero?"

Apro la bocca, scandalizzata, e riesco solo a sbuffare un oltraggiato: "Diavoli!"

"Mi hanno aiutato, come tanti altri medici e legali aiutano chi vuole abbandonare questo tipo di carriera passando inosservato. Non è per niente facile, e a ragion veduta, sottolineerei, ma io non avrei potuto rimanere lì, semplicemente perché sarei stato talmente inutile e demotivato che l'esercito italiano sarebbe stato sicuramente più forte senza di me."

"Ma due mesi prima significa che ancora non mi avevi... che il matrimonio... insomma, ero convinta che il tuo lavoro ti piacesse e che non l'avresti barattato con nulla che non ti desse almeno pari sicurezza."

"Vero, finché non ho fatto un bilancio della mia vita. Dopo due anni di accademia e tre di servizio, mi sono trovato a dover rivalutare le priorità. Tirando le somme, mi sono accorto che l'esercito aveva perso quota e quindi non ero nemmeno il buon soldato di un tempo; non ero più abbastanza motivato. Credo di aver fatto un'esperienza fondamentale per me, di aver aiutato il mondo in un modo che non avrei mai creduto di saper gestire, ma ora sono convinto di potere e di dover fare qualcos'altro di altrettanto utile. Non è stato facile capirlo, né tanto meno preparare tutte le carte, ma grazie a Gloria e Cris ero arrivato a dover mettere solo una firma e sarei stato finalmente libero."

"Sei stato indeciso se metterla o no?"

"Esatto. In quei giorni a villa Magna ho avuto i più atroci dubbi. Poi, capirai, con il mio generale che mi chiamava ogni giorno per convincermi a rimanere e andare in missione... Stella non molla mai l'osso. Ancora oggi tenta di telefonarmi."

Sì, Stella con le telefonate minatorie, e Pierpaolo con i 'consigli da amico', e io con le mie mille delusioni... 

"Sei sicuro di aver fatto la scelta giusta?"

"Sì. Indipendentemente da tutto e persino da te, ne sono convinto. Quando ho detto di aver rivalutato le priorità, fare il soldato non è sceso solo di un posto, ma di diversi. Non è solo un colpo di testa, si tratta di aver capito di essere fatto per altro. Sono grato e non rimpiango di aver percorso un pezzo di strada nella carriera militare, anzi... quel mondo mi mancherà sempre un po', come mi mancherà il bello stipendio, ma ora sento che ci sono direzioni diverse da prendere. Devo far tesoro di quello che ho imparato in accademia e poi sul campo, per rendere il mondo un posto migliore in altri modi."

"Quali?" è la mia secca e commossa domanda.

Sarò anche cretina, ma ho capito che dal momento in cui lui è qui, devo per forza c'entrarci anch'io.

"Avevo alcune alternative." si schiarisce la voce, teso. "Tra cui un progetto talmente folle che buttarmici a capofitto sarebbe stato un suicidio. Così, prima di rovinarmi definitivamente la vita, avevo inventato il piano del matrimonio." 

"Completamente fallito."

"Già." alza gli occhi, uccidendomi d'amore con quel verde: "Nelli, preparati al colpo di scena di questa storia."

"Ah, il colpo di scena deve ancora arrivare? Mi sembra di non aver sentito altro che colpi di scena."

"Beh, ti sbagli. Perché oltre alla firma sul proscioglimento militare, c'era un'altra firma che non avevo ancora lasciato. Quella sul contratto per l'acquisto di una casa."

"Una casa? Dove?"

"Qui a Venezia." snocciola, come se stesse rivelando di essere incinto. "Anzi, per la precisione qui a Pellestrina, in una posizione bellissima, vicina alla palestra, vista mozzafiato. Dopo vane ricerche qui nei dintorni, ho avuto una fortuna pazzesca a trovare in vendita proprio lei e ho pure dovuto contrattare fino allo sfinimento perché il venditore mi facesse una proposta decente. È grazie ai soldi che avevo accumulato in anni di sacrifici nell'esercito che ho potuto mettere le mani su un'opportunità del genere. Ho letteralmente investito tutte le mie forze per lei."

"Perché proprio lei? Cioè, perché quella casa, in quella pozione, e non qualsiasi altra?"

"Perché non avrei voluto abitarci da solo. Avevo pensato di comprarla per me e te."

Ok, tempo di recuperare il battito cardiaco e ci sono.

Un momento.

Ecco, è tornato un minimo indispensabile per non farmi trapassare all'aldilà.

E nel mentre, ho finalmente capito perché è questo il colpo di scena. 

"Oh mio Dio..." sfiato, ricollegando tutti i punti, incastrando tutti pezzi, completando tutto il cerchio. "È per questo che ti sei arrabbiato così tanto per l'appartamento di New York!"

"Per quello che tu hai detto riguardo l'appartamento di New York e riguardo quello sceicco di Sayid." rivanga il passato con risentimento ancora fresco. "Lui aveva pensato a tutti quei bei regali per te e io no? Io non avevo fatto nulla per te? Nelli, io ho dedicato i miei ultimi cinque anni per avere abbastanza stabilità per stare con te. E intendo per sempre. In una fottutissima casa."

"Ho rovinato tutto." me lo dico da sola. Con plauso. E riverenza.

"Sì." conferma, annuendo platealmente. "Avevo pensato con amore a ogni singolo dettaglio. Avevo lavorato giorni per convincere i ragazzi ad essere dalla mia parte e giurare di non dirti assolutamente nulla, dall'inizio di questa faccenda fino a quando io non avessi detto loro che potevano farlo. Per questo sapevano che ci avresti sofferto e più tu mandavi il piano a puttane, più loro erano combattuti. Ho tirato avanti fino ad oggi solo perché tutti loro, là dentro, credono che tu - proprio tu, genio - abbia rovinato tutto. Se non fosse successo tutto quel che è successo, sarebbe stato un piano perfetto. Invece in quelle due settimane a Cecina, tutte le mie paure si sono fatte reali. Tu che mi facevi innamorare perdutamente poi a caso non mi calcolavi più, tu che sembravi esserti praticamente rimessa con Sayid e poi tu che mi rivelavi che era tutto un tuo viaggio mentale sul nulla. E io avevo comprato una casa!"

"Beh, non era sul nulla, Mattia, il viaggio mentale era partito da-"

"Quello che hai sentito tra Pierpaolo e me. Che non era una discussione sull'andare o meno in Siria, ma sul comprare o meno quella casa."

Shock.

Pierpaolo non è un cattivo. Pierpaolo è buono. È mio amico.

Dov'è una frusta? Mi voglio auto-flagellare.

Ma Mattia sembra volermi far cucinare a fuoco lento nel brodo dei miei errori, quindi rimpolpa di dettagli la questione: "Io ero ormai talmente ubriaco delle tue cazzate che stavo valutando di lasciar perdere, di rinunciare alla firma sul contratto della casa e mantenere il mio lavoro in accademia. Era quella sera in cui avevamo parlato davanti alla fontana, seguita dalla mattina in cui è arrivato il tuo sceicco libanese e ha ben pensato di marcare il territorio con una pisciatina. Che, ovviamente, perché sono idiota, mi ha confuso ancora di più."

"Oddio, Mattia..." mi lamento, sentendomi male sul serio.

Ho fatto tutto questo casino per un viaggio mentale? Sono davvero stata capace di tale distruzione?

"Mi dispiace." sbotta lui. "Ma tu avevi detto che mi avresti seguito a Modena e allora avevo pensato che forse non sarebbe stata una brutta idea. Che sarebbe stato più sicuro se io fossi rimasto nell'esercito e non avessimo avuto un vincolo così stretto come una convivenza. Avresti avuto ancora margine di libertà di fare le tue scelte, di seguire chi amavi davvero, perché Sayid mi aveva detto che tu non mi avevi mai amato davvero e io, che l'ho sospettato fino a qualche giorno fa, gli avevo creduto. Ho avuto paura che ti avrei rovinato la vita, che non avresti accettato la mia proposta, o che avremmo iniziato qualcosa che poi sarebbe finito malissimo, nel giro di poco tempo. Insomma, avevo paura che mi avresti spezzato il cuore, anche se non era mai più guarito da quando cinque anni prima mi avevi piantato da solo davanti a un treno e tutto lo spaventoso futuro che mi aspettava. Sono stato un codardo. Più volte nella mia vita. E tu anche, quindi ho avuto un momento di crollo totale. Abbastanza prevedibile, se sei innamorato di una fuori di testa."

 Da questo balcone io mi voglio buttare. Tipo, subito.

"Ma per quanto tu avessi capito tutt'altro, Pierpaolo quella volta mi stava dando degli enormi schiaffi morali su quanto fosse sbagliato sfanculare tutto quello che avevo costruito in cinque anni con lo scopo ultimo di permetterci di stare insieme. Ripensa a quella conversazione e sii tu a darti uno schiaffo morale, stavolta: lui voleva che io firmassi l'acquisto della casa, idiota, non la partenza per la Siria!"

Mi sbatto una mano sulla faccia.

Ci ripenso davvero. Ripercorro quello scorcio di conversazione nella testa e sì, è vero. Ha dannatamente ragione. 

Letta ora, con la giusta chiave interpretativa, quel litigio tra i due si mostra veramente come tutt'altro rispetto a quel che avevo inteso io. Si è trattato di un fraintendimento epico, che solo una come me avrebbe potuto travisare e trasformare nell'annientamento della sorpresa più bella che avrebbe ricevuto in tutta la sua vita.

"Vedi perché dico che ti meriti di soffrire?" fa lui, scosso, senza neanche lasciarmi il tempo di guaire all'aria per la mia inadeguatezza a vivere. "Ero venuto a Cecina con un piano ben preciso: riavvicinarmi a te, dirti quanto mi fossi mancata, e poi, se avessi capito che provavi ancora qualcosa, parlarti del mio cambio di rotta e chiederti di farne parte. Ma tra il secondo e terzo punto mi sono perso; Pier era lì per riportarmi sulla giusta direzione, poi tu ti sei intromessa, assieme a Sayid, ed è diventato il caos. Molto strano, eh?"

"Come avrei potuto immaginarlo?" tento pateticamente di difendermi. "In quella conversazione dicevi che sarebbe stato meglio non venire qui dal principio, tenerci meno a me, che io tenessi meno a te..."

"Sì, perché a volte..." si anima, avvicinandosi un po' di più. "A volte amarti fa così male che vorrei non essere mai arrivato a questo punto."

"Ma...?" propongo, tremante.

"Ma poi resto un secondo senza di te e già ho voglia di averti di nuovo tra le palle."

Mi lascio scappare una risata goffa.

"Nelli... quella sera davanti alla fontana, stavo per dirti tutto quanto. Ero arrabbiato e tremendamente combattuto, ma non potevo esitare un istante di più. Invece hai iniziato a parlare della missione, hai detto che sarebbe stato meglio se fossi partito, che non te ne sarebbe fregato nulla. Io già l'avevo rifiutata, figurati. E oltre alla cattiveria di quelle affermazioni, ho anche capito che arrivavano da una tua personalissima rielaborazione di seghe mentali a caso, di cui non mi hai parlato, che avrei potuto benissimo smentire fin dal principio. Per l'ennesima volta ho avuto paura di contare meno di Sayid e meno ancora della tua stessa fantasia. Infine, quel 'ti amo'..."

"Oh, l'hai sentito?"

"Certo che l'ho sentito, ma non ci ho creduto." abbassa gli occhi, per poi risollevarli che sono due smeraldi sul letto di un gelido torrente di montagna. "Come facevo a crederti? Ci eravamo appena scambiati delle accuse orribili. E anche i miei genitori si dicevano 'ti amo' davanti a me e le mie sorelle, prima che si lasciassero dividendo tra loro anche l'aria che respirano."

Lo sapevo.

Lo sapevo che non si era fidato di quelle parole.

E date queste premesse, posso solamente capirlo.

Nemmeno io ci avrei creduto.

"Mi dispiace." ripete per l'ennesima volta.

"È a me che dispiace, Mattia." affermo, con un filo di voce. "Ho sbagliato tutto. Ho rovinato tutto."

"Abbiamo sbagliato entrambi. E quel 'ti amo' è stata la cosa più terrificante che potessi dirmi, subito dopo l' 'Almeno Sayid mi ama davvero. Lui per me ha comprato una casa' - e ti cito."

Mi copro il volto con entrambe le mani, così piena di senso di colpa che nemmeno attraverso l'espiazione buddhista riuscirei mai a darmi pace.

"Ascolta..." si intenerisce Mattia, levandomi la schermatura con gentilezza. "In quel momento c'era molta rabbia in me, e gelosia, e confusione. Non ti ho risposto e me ne sono andato perché mi sono sentito sconfitto e ferito più che mai, forse come te quando sono tornato dalla Grecia in terza e quando sono partito per Modena dopo la quinta. Ci ho messo un po' a realizzare che forse meritavo di capire come ci si sente. E nel frattempo, Davide ha raccontato a Pierpaolo della tua semi-fuga d'amore verso Modena." ride, sinceramente divertito dall'immagine.

Sicuramente gli faccio pena e pensa che le mie gesta siano ridicole, ma si ricompone in prestezza. 

"Poi Pier l'ha detto a Lorenzo e Lorenzo, che mi telefonava alle due di notte sul cellulare di mia sorella Laura, l'ha raccontato a me. Ovviamente la versione è giunta più come un romanzo cavalleresco che altro, ma sono certo che mi racconterai i fatti in prima persona. In più ho letto i tuoi messaggi, e le email, e i tweet. Se anche non li avessi mai ricevuti, ho visto comunque quelli che hai mandato alle mie sorelle. E ai loro vicini. E se anche non avessi mai saputo delle plateali cazzate che fai per me, in questi giorni di riflessione mi sono reso conto che in sette anni non c'è stato un singolo momento in cui tu non mi abbia dimostrato di amarmi. Nelli..." prende fiato, rivolgendosi a me con un sorriso genuino che non gli avevo mai visto. "Sono davvero un idiota per non esserci arrivato prima, ma tu mi ami e io ti amo, quindi stiamo insieme e basta, per favore."

E finalmente!

"Certo che ce ne hai messo di tempo a capirlo, brutto idiota!" pigolo, con la voce rotta e gli occhi pieni di lacrime.

Mattia si chiude nelle spalle: "O io sono un pessimo studente, o tu una pessima insegnante. Oppure tutti e due."

Sorrido a trentaduemila denti e penso che non potrei mai essere più felice di così, ma proprio quando vado per abbracciarlo e possederlo come poco fa, le mie braccia stringono il nulla.

Mattia?

...Mattia?

Dov'è finito?

Per un attimo penso si sia ritirato dall'abbraccione e che mi voglia dire 'Stavo solo scherzando, povera illusa', invece è ancora qui. Si è solo abbassato.

Oddio, perché si è abbassato?

Guardo giù.

Infarto.

Mattia si è inginocchiato, e nel frattempo i pazzi della mia classe hanno aperto la porta in barba alla privacy e si sono ammassati nel terrazzo per fare i guardoni.

Mattia si è inginocchiato. Ripeto: Mattia si è inginocchiato.

"Marinella."

"Oh mio Dio!" è il mio orgasmo verbale precoce.

"Visto, ti avevo detto che sarebbe uscita di testa." commenta qualcuno dall'audience, ma senza riuscire a distrarmi da quella scatolina che Mattia ha estratto dalla tasca della felpa.

Ommioddiommioddiommioddio.

"Marinella, io... volevo chiederti..." tossicchia e le sue orecchie arrossiscono e Diego parte con un 'oooh' propiziatorio e incalzante che tutti gli altri decidono di seguire, così, perché al disagio non c'è mai fine.

Io potrei veramente morire, questa volta.

"Nelli, non voglio chiederti di sposarmi." 

Ok, sono morta.

Mentre rielaboro quell'intruso nella frase, odiando un semplice 'non' più di quanto mi sia mai capitato con qualsiasi altro avverbio di negazione, anche la classe si indigna.

La loro ola si spezza brutalmente e seguono fischi e insulti, ma Mattia prosegue indisturbato, calcolando solo me: "Perché né tu né io sappiamo ancora chi siamo, figuriamoci se potremmo mai aver chiaro che cosa significa sposarci. Però di una cosa sono certo ed è che la mia vita è mille volte più bella assieme a te, anche se sei una maestrina rompipalle e mi farai letteralmente impazzire, però, ecco... io volevo chiederti..."

Oh, cielo.

"Vuoi convivere con me?"

Non ha neanche finito la frase che gli ho già risposto di sì.

Mi ha convito ancora al 'maestrina rompipalle'. Anzi, facciamo pure al 'Mi puoi dare ripetizioni?' di sette anni fa.

"Sì? Davvero?" domanda, sollevato.

"Davvero ti aspettavi che potessi dirti di no?"

"Beh no, in effetti no. Però avevo paura che fossi ancora convinta che non sono reale e che questo è tutto frutto della tua fantasia."

Alzo un angolino della bocca in un sorrisetto malizioso, poi mi abbasso in avanti, prendo il suo viso tra le mani e lo bacio.

O meglio, condivido quello che è in assoluto il più tenero e sincero scambio di dolcezza che abbia mai sperimentato in tutta la mia vita. Le mie labbra avvolgono le sue in una carezza lenta e voluttuosa, gli applausi dietro di noi non sono niente in confronto ai fuochi d'artificio che scoppiano nel mio cuore. Mi sta girando la testa, ma più Mattia risponde ai miei movimenti, più mi rendo conto che è la sensazione più bella del mondo e che ci rimarrei minuti, ore, giorni e anni, anni ed anni a baciare questo idiota.

Un romance dozzinale con due a caso che si baciano al tramonto in copertina, eh?

Ma anche sì, ti prego!

"Ehi, Zinga!" lo richiama Pierpaolo dal pubblico. "Ti sei dimenticato l'anello! Falle vedere l'anello!"

"Ah, giusto." Mattia si stacca ridendo e poi mi piazza la scatolina sotto al naso.

Come se fosse davvero così semplice ripigliarsi da un bacio del genere.

"Scusa se non ti ho procurato niente di troppo perfetto." sussurra, per farsi sentire solo da me. "Ma so che a te non piace chi non puoi correggere e credo che questo sia comunque un buon punto di partenza."

Apre la scatolina e mi fa la più grande sorpresa di questa serata.

Non è vero.

Non ci posso credere.

Non avete idea di quel che c'è davanti ai miei occhi.

Mi porto una mano alla bocca, senza parole. Poi lentamente, tremando, sfilo il gioiello dalla confezione e lo osservo contro la luce arancione del tramonto.

Non è un anello.

È un orecchino.

È quell'orecchino.

Un brivido riscuote il mio corpo e mi sale la pelle d'oca.

Fisso Mattia per un tempo più lungo del dovuto, tant'è che dai telespettatori iniziano a sollevarsi mormorii e speculazioni, addirittura una battuta di Vacca su quanto regalare un orecchino al posto di un anello di fidanzamento sia come regalare un uovo di Pasqua a Natale. Nessuno ride, e il mio mento ha iniziato a tremare.

"Dove l'hai trovato?"

"Quando te lo sei tolto e me l'hai lanciato addosso, cinque anni fa, non potevo lasciarlo nel bel mezzo di una stazione. Già ne avevi perso uno in Grecia e sembrava fosse stata annunciata la fine del mondo."

Mi faccio scappare una risata e anche una lacrima: "L'hai conservato per tutto questo tempo..."

Mattia annuisce e gli altri si perplimono, non capendo nessuno dei nostri riferimenti, come quando Flick regala un sasso agli insetti circensi.

"Grazie, Mattia." il nodo alla gola esplode ufficialmente in lacrime di commozione. "Grazie con tutto il mio cuore."

Infilo l'anello al dito e poi lascio scivolare lo sguardo oltre lui, verso i miei compagni, mostrando loro la mano, tutta orgogliosa: "Sembra che ce l'abbiate proprio fatta."

Il coro di esultanza che si leva in seguito non è nemmeno descrivibile. Sembra del tutto inappropriato nel contesto di una festa di funerale, ma in realtà è perfettamente in linea con questa giornata, con questa storia e con tutti noi. 

Così, nell'euforia generale, io mi lancio in un abbraccio a Mattia e lui mi solleva facendosi venire un'ernia, mentre gli altri cantano e ballano e Diego mima un rapporto sessuale.

Ai Zu sarebbe talmente felice di vederci così... anzi, no, Ai Zu lo è sicuramente, così tanto che non avrebbe potuto esserci luogo e momento migliore di questo per completare la sua missione su questa Terra, come uomo, come insegnante, e come grandissimo, indiscusso fan di telenovelas tra i propri studenti.

Tuttavia, appena la curva nord si placa e Mattia mi rimette giù, decido che ho bisogno di un po' di vera privacy. Quindi caccio la marmaglia, spingendo tutti attraverso le porte scorrevoli: "Ora smammare voi! Smammare! Pier, aspettami dentro, devo salutarti per bene e implorarti così tanto perdono che acquisirai il potere ecclesiastico della redenzione. E tu, Fiore, non pensare di essertela cavata su quel discorsetto sull'immortalità, quando sapevi che Zingaretti era tutt'altro che morto. Poi faremo i conti con tutti quanti, ma ora andale, andale!"

Quando sono sicura di essermi liberata di loro, tiro un lungo, plateale sospiro.

Che. Cosa. Assurda. È successa.

Mattia è ovviamente rimasto qui con me, così lo spingo verso l'angolo del terrazzo e lo guardo negli occhi: "Allora, fidanzato e coinquilino, è bella la nostra casa?"

È un'ulteriore conferma di quel sì, se non si era capito prima.

Perché, Dio, è stata in assoluto la proposta più bella, più romantica, più perfetta che potessi immaginare. Lo amo, e amo quest'anello, e amo la nostra casa, anche se non so nemmeno come sia.

"Ti piacerà. È in una posizione bellissima e comodissima. Non è grande, ma c'è un letto e un tavolo da studio... tutto quello che serve a noi due."

Ridacchio, talmente euforica di questa notizia che mi gira la testa e vorrei correre subito a vederla. Ma ci sono dei dubbi che mi hanno assalita nel momento esatto in cui è passata la nebulosa di gioia.

"Però come pensi di fare per il lavoro? Voglio dire... adesso dovrai ricominciare tutto da capo."

"Oh, innanzitutto, voglio riprendere gli studi, fare qualche corso. E poi Sanjay mi ha offerto un posto come insegnante di tiro al piattello. Sai che sta aprendo una specie di poligono proprio qui a fianco?"

"Tra le altre discipline olimpiche, sì."

"Ecco, sta puntando molto su quello. E se l'iniziativa andrà bene, in futuro vorrà addirittura allargare la scelta e pensare a qualche altra attività che abbia a che vedere con quel mondo. Tipo paintball."

"Curioso il destino."

"Curiosissimo." ghigna Mattia. "D'altronde era alla ricerca di gente brava a sparare. Eccomi qua." si vanta, posando l'indice e il medio sul mio cuore e mimando uno sparo.

È peggio di Tarzan, l'ho sempre detto.

"Molto maturo, Clayton." sbuffo, semi-offesa, colpendo la sua mano. "Però sono contenta. È già un inizio. È veramente quello che volevi fare?"

"L'insegnante? Beh, non proprio." ribatte. "Cioè, più che altro non avrei mai pensato che io, proprio io, avrei fatto l'insegnante, ma rivalutando le mie priorità, appunto, ho capito che in realtà, devo farlo. Ho visto, in piccolissime, microscopiche percentuali, cosa c'è di brutto nel mondo, e mi è bastato per capire che ho il dovere morale di conoscere dei ragazzini, insegnargli a sparare e assicurarmi che non lo facciano mai, mai con l'intento sbagliato."

"Sei il degno discepolo di Ai."

"Non scherziamo su Ai; io non ho ancora minimamente superato il lutto. Per questo voglio insegnare questi concetti non solo in senso letterale, ma anche metaforico. Vorrei dare alla gente l'unica vera arma valida della vita. Che non è un cazzo di fucile, ma sono l'intelligenza e l'amore. Ed è qualcosa che ho imparato grazie alle mie esperienze, grazie ad Ai, grazie ai miei disastrosi genitori e grazie incredibilmente anche a te."

"Quasi quasi mi verrebbe voglia di chiederti di insegnarmi."

"E tu, invece?" rilancia, preoccupato, ignorando la provocazione. "Che ne è della magistrale? Del lavoro da Benigni?"

"Oh già. Grazie mille per Benigni!" mi ricordo, entusiasta, dandogli un bacio a stampo che lo coglie impreparato e lo fa arrossire.

Cioè, parliamone.

Mi ha appena detto che mi ama, sbaciucchiato impudentemente davanti a venti persone e proposto di convivere, ma arrossisce per un bacetto a stampo come alle superiori.

È proprio Mattia!  

"Mh, prego." grugnisce imbarazzato.

"Anche tu hai dimostrato di amarmi in mille modi diversi. Avrei dovuto accorgermene prima, ma sei stato ancora più bravo di me a mascherarlo. E comunque, considerato che sarebbe andato contro il tuo piano di vivere qui a Venezia, è stato un gesto molto nobile. Non avresti dovuto."

"Diciamo che sentivo dei doveri morali anche verso la mia ohana."

"Oh mio Dio... mi hai dato della tua ohana che significa famiglia?" faccio gli occhi a cuoricino.

"Sì, ma ora piantala di fare la pazza. Dimmi che cosa ne sarà dei tuoi progetti."

Mi gratto la testa, perdendomi a guardare il tramonto: "In realtà, non ne ho. Insomma... ne avevo fino a un secondo prima che comparissi a caso per rovinarmi di nuovo la vita."

"Ah, e sarebbero?"

"Volevo essere una donna forte e indipendente."

"Con l'apparecchio notturno e il pigiama dei Digimon?"

"Certo, quello sempre."

"E allora che volevi fare?"

"Finire la magistrale, trovare un lavoro." 

"Lo puoi ancora fare, no?" mi domanda, facendo scorrere quel verde mozzafiato sul mio viso. "Puoi fare quello che vuoi, non c'è fretta per venire a vivere con me."

Sorrido, persa nei suoi occhi, innamorata di lui: "Mh, penso che non potrei rimandare questo passo nemmeno un secondo di più."

Mattia sorride, segretamente felice.

"Resta da dirlo ai miei." faccio però notare.

"Oh, ai tuoi l'ho già chiesto io."

"E ti pareva."

"Sono un ragazzo che gioca d'anticipo." si vanta. "E comunque per loro va bene. Tua madre si è messa a danzare quando ha saputo che non ti saresti trasferita a New York, o in Libano, con Sayidipesce."

"Ora basta, Zingaretti. Lui è un bravo ragazzo."

"Ops." finge di pentirsi di averlo offeso, poi però torna a preoccuparsi del problema principale. "Ma quindi per la tua situazione adesso come...?"

"Troverò una soluzione." gli assicuro strizzando l'occhiolino. "La magistrale si può finire anche da casa, con qualche corso di recupero online e tanta forza di volontà. In fin dei conti, non mancano molti esami. Quanto al lavoro, c'è sempre l'azienda di papà qui vicino... non avrò imparato un tubo sui vini, ma forse ho imparato qualcosa su come si salvano in extremis le situazioni. Papà ha bisogno di qualcuno che risollevi la sua azienda. Chissà... magari potrei riuscirci."

Mattia annuisce, fiducioso nelle mie parole e nel fatto che insieme, comunque, potremo trovare la soluzione a ogni cosa. Con molto lavoro, tempo, litigi, incomprensioni, pianti, risate, insulti e un bacio qua e là. Però sì... potremmo.

Siamo due idioti, io e lui. Ma siamo qualcosa di unico, insieme.

Mattia si china inspirando contro la pelle del mio collo e facendomi venire i brividi: "Vuoi tornare dentro? Marco e Fede vorranno sicuramente parlarti e poi dobbiamo salutare Pier."

"Ok." faccio, un po' contro voglia, ma ugualmente desiderosa di riunirmi con i miei amici e ringraziarli di ogni singola cattiveria che hanno compiuto, facendosi odiare con tutto il cuore, con lo scopo di raggiungere il bene superiore che mi fa essere la persona più felice di questo mondo. "Anche se starei qui ancora un attimo. Solo un attimo..."

Mormoro senza nemmeno rendermi conto di essermi spalmata addosso al microcefalo e averlo preso per un pupazzo a grandezza naturale.

"Ehi, Nelli..." sussurra, facendomi amare ancora di più quella vicinanza e quella sua irritantissima voce.

"Mh?"

"Hai pensato che forse potrei veramente essere solo una fantasia? Che magari questo è tutto un tuo sogno a occhi aperti e adesso ti svegli?"

Alzo la testa, il cuore che è piombato in un baratro, gli occhi sbarrati.

"Sto scherzando, Argenti!" rettifica immediatamente, spaventandosi alla mia espressione. "Mio Dio, ti sto solo prendendo in giro! Quando la smetterai di ascoltare quella tua stupidissima fantasia?!" si lamenta, guardandomi male e dandomi un colpetto sulla spalla.

"Vaffanculo." lo offendo gratuitamente, sentendomi però enormemente sollevata. "Se volevi trovarmi completamente libera dalle catene dell'immaginazione, dovevi tornare fra due anni. Sarei stata una donna più pragmatica, migliore."

"Invece sono tornato adesso. Anzi, non me ne sono mai andato, proprio perché mi piaci così. Figure di merda e fantasia galoppante comprese. Non c'è niente di meglio."

Mi dà un bacio sulla fronte e con questo, mi lascia a gongolare da sola, dirigendosi alla porta a vetri e facendosi strada verso la palestra: "Ma adesso è meglio se torno tra la gente normale, almeno per un po', o rischio di diventare come te. Tanto poi ci vediamo a casa, no?"

"Non lo so." lo provoco, forte di tutta questa connessione speciale e alchimia palpabile. "Dipende se questa realtà mi piace di più della mia fantasia."

Mattia sorride: "Credo che nessuna tua fantasia potrebbe essere più bella di questa realtà. A dopo, Argenti."

"A dopo, Zingaretti."

Mattia sparisce dietro alla porta e io mi volto subito a guardare il tramonto, stringendo le mani attorno alla ringhiera di ferro.

Ok, prima faccio un gridolino da spastica e poi qualche saltello eccitato, ma comunque, alla fine, mi ricompongo. Mi rilasso in un soffio che di rilassato non ha proprio un bel niente: è un sospiro tremante, eccitato, febbrile.

Questo è un finale che mi piace.

Oh, come mi piace!

Anche se non è affatto un finale, ma piuttosto... mi volto, leggendo, ispirata, l'insegna della palestra sopra la mia testa. Già, esattamente... questo è proprio un inizio.

E Ai Zu è sempre sul pezzo anche da morto - quanto mi fa paura quell'uomo.

Mi ritrovo dunque appoggiata a questa iconica terrazza, con il sorriso rivolto al cielo, al mare e poi all'orecchino che ho al dito.

La prova che sia tutto, indiscutibilmente vero.

Da oggi, sono la fidanzata di Mattia Zingaretti. E questa è una reale fantasia, dato che ve ne ho parlato dal primo giorno in cui mi avete conosciuto, che si è appena trasformata in una fantastica realtà.

Finalmente, smetterò di tediarvi con i miei viaggi mentali.

O forse no, ora che ci penso.

Perché è davvero divertente.

Però, da oggi in poi sarà tutto diverso.

Poiché stranamente, incredibilmente, inspiegabilmente, io, Marinella Argenti, romantica per definizione, sognatrice per passione e casinista di professione, in questo preciso momento, con addosso un orecchino al posto di un anello e l'indirizzo di residenza in un'isola sperduta nell'Adriatico, non riesco a immaginare assolutamente niente di meglio della realtà.

Andrò a vivere con quell'idiota del mio compagno di classe a cui ho davvero fatto bene a dare ripetizioni. Ed è così che manderò definitivamente affanculo la mia stabilità mentale e sentimentale, per sempre.

Grazie a tutti per essere stati con me.



***


ANGOLO AUTRICE

Nooooo è finitaaaa nooooo *pianto incessante e grida disumane*

Ecco, lo sapevo, siamo arrivati alla fine e io sono completamente distrutta, ma anche felice e sconvolta.

E' stato bellissimo!

Scrivere questo capitolo, scrivere "Io e te", è stato bellissimo. Grazie per aver tenuto duro fino a qui; per me ne è valsa proprio la pena e se dovessi tornare indietro, rifarei tutto, tutto, tutto esattamente così. Grazie, sono felicissima, ma anche profondamente tristissima. E continuiamo pure a usare superlativi come se non ci fosse un domani.

Oh mio Dio.

Allora, che cosa mi dite? Vi è piaciuto???

Credo non ci siano altre domande da poter fare: avete sofferto così tanto per un'infinità di tempo che ora posso solo sperare che questo finale sia stato degno delle energie investite e del tempo impiegato per seguire questa follia.

Non farò alcun discorso finale o simili: per quello esiste il prossimo "capitolo", o meglio l'epilogo di "Io e te". So che siete personcine ansiose e vi ho fatto star male così tanto, che mi sento subito di dovervi tranquillizzare a riguardo: innanzitutto, vi dico che verrà pubblicato in un giorno non precisato tra il 25 e il 31 dicembre, che si tratterà di un capitolo però più corto del normale ed essendo, appunto, una chiusura ufficiale riguardo tutti e 3 gli "Io e te", potrebbe essere ambientato a distanza di giorni oppure addirittura di anni da questo capitolo. Questo non ve lo spoilero. Però vi rassicuro sul fatto che non c'è assolutamente da preoccuparsi: sarà un bell'epilogo, un modo per riepilogare tutto ciò che i riguarda i nostri amati personaggi e per scrivere l'ultimo punto di questa storia.

Userò quell'occasione per fare la vera tragedia greca con tutti i ringraziamenti ufficiali eccetera.

Ora come ora, qui, mi sento solo di festeggiare perché è il finale che ho sempre voluto per loro due, quello che credo che meritino di più e che mi ha fatto ridere, piangere, sclerare e sospirare più di qualsiasi altro capitolo che io abbia mai scritto.

Non vedo davvero l'ora di leggere tutti i vostri commenti, di sapere cosa ne pensate, se preferivate una fine in cui Nelli sarebbe davvero diventata una donna forte e indipendente e avrebbe incontrato un Mattia più maturo solo dopo due anni, oppure se va bene così, sempre e comunque all'insegna del disagio.

Vi voglio un'infinità di bene, perché siete arrivati fino a qui, perché non mi avete mai deluso e avete sofferto tanto come Nelli. Ma come Nelli non avete nemmeno mai e dico mai perso la fiducia e la speranza in ciò per cui vale la pena vivere. Ovvero i baci di Mattia Zingaretti... ahah, scherzo. Ma anche no.

Voglio il preannunciato corteo di lettori sotto casa, ora, ma per poter finalmente commentare la storia come si deve! Non mi devo più trattenere; sarò disponibile con voi per tutti gli scleri possibili e se i cenoni natalizi non mi faranno rotolare troppo, farò anche volentieri una bella diretta da qualche parte. Nel frattempo, fatemi sapere tutti i vostri pensieri, parole, opere e omissioni.

E tanti saluti dalla mia fantastica realtà! <3

Vi voglio bene,

Daffy



***


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