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Autore: Juls18    26/12/2018    2 recensioni
una lettera misteriosa giunge nelle mani di un uomo. il giorno stesso la morte misteriosa di una donna sembra confermare la veridicità della lettera... un mistero sconosciuto, tranne che a pochi, sta per irrompere nelle vite dei blaider, anche con l'arrivo di una squadra tutta al femminile. riusciranno le ragazze a scoprire l'intreccio dei fili che avvolgono le loro vite?
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Mao, Mariam
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13

L’Angelo della Neve

 

Il letto era piccolo, ma confortevole, così come la stanza che le avevano dato al monastero. Era stata fatta accomodare nella sezione delle ragazze. I ragazzi avevano fatto decisamente un ottimo lavoro in quel posto. Le pareti erano colorate di un delicato color pesca, i mobili, semplici e essenziali, erano di un bianco leggermente decapato, e la testata del letto aveva una piccola decorazione di roselline. Infine la finestra, ampia, che permetteva alla luce del sole di entrare dalla finestra, era completata da una tenda bianca, con dei ricami di fiorellini sopra. Si vedeva che era una stanza pensata per una ragazza e Hilary si era trovata a sorridere, immaginandosi i ragazzi a scegliere cose così femminili. Ma il risultato era decisamente piacevole. E il letto, con le sue semplici lenzuola di cotone bianche e una coperta bianca, semplice, erano il tocco finale. Hilary era sdraiata lì sopra, sul letto, intenta a pensare. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine dei bit power all’ingresso del monastero. Nemesis, Dranzer e Wolborg erano legati. Questa era stata per lei una sorpresa a metà. Sapeva che un collegamento doveva esserci, dopotutto erano incisi su un muro insieme in quello stesso monastero, ma non si era mai immaginata che una cosa del genere potesse succedere. Tutto la stava portando a pensare che lì, in Russia, avrebbe trovato le risposte che cercava. Un deciso bussare alla porta la destò dai suoi pensieri. Si affrettò ad andare ad aprire e si ritrovò a fissare gli occhi colore ametista di Kai. Non le disse niente, le fece solo un cenno con il capo, ma lei capì. Si lasciò guidare per i corridoi del monastero. Sapeva dove la stava portando. Lo seguì fino ad una cantina e da lì, nella stanza nascosta. Non era una stanza particolare, anzi, all’apparenza sembrava totalmente priva di interesse, se non fosse per quello che era inciso sopra la cappa del camino. Hilary si avvicinò lentamente al rilievo. Non c’erano dubbi: quella era proprio Nemesis.

-Quindi il mio è un bit power russo-

Kai le si avvicinò

-Non credo che abbiano una nazionalità-

-Intendevo dire che è legata alla Russia…-

-Io direi che è legata a Dranzer e a Wolborg-

Hilary alzò gli occhi al cielo

-Lo sai che ti preferivo quando mi ignoravi? E quando non parlavi?-

-Sei stata tu a venire da me-

-Io non sono venuta da te…-

-Ma guarda caso vieni qui quando io sono qui-

-Io…

Hilary non finì la frase, si girò di scatto e gli diede uno schiaffo sul braccio, rossa in volto. Kai la guardò, sorridendo sornione

-Non ridere di me-

-Non sto ridendo di te-

-E allora non sorridere-

-Devo farlo per sempre o solo quando sono con te?-

-La vuoi smettere di punzecchiarmi?-

Kai ridacchiò e Hilary ancora gli diede uno schiaffo sul braccio, sorridendo leggermente

-Lo sapete che a dispetto di tutto, siete una coppia carina? Fino a qualche tempo fa pensavo che tu saresti finita assieme a quel pazzo di Takao e invece ora… quasi quasi tifo per Kai-

I due si voltarono di scatto. Yuri era sulla porta, fermo, un sorriso sarcastico sul volto. Hilary si fece tutta rossa in viso, e si voltò dall’altra parte, verso il muro. Kai fulmino il rosso con lo sguardo

-Stavo solo esprimendo un’opinione-

-Non era richiesta-

-Ma non vedo un valido motivo per non esprimerla-

Kai notò che Yuri si stava decisamente divertendo troppo da quando Hilary era arrivata, soprattutto, si stava decisamente divertendo a prenderlo in giro.

-Sei venuto qui per darci una mano? Perché se sei passato solo per dare fastidio, sono certo che ci sono cose che ti aspettano-

Disse Kai, cercando di dare una sorta di serietà a quella situazione, e di sviare l’attenzione da lui e Hilary. Dopotutto il motivo per cui erano lì era un motivo serio. Yuri si avvicinò ai due, e fissò a sua volta il rilievo

-Lo sai meglio di me che non ho molte informazioni… ma sono anche dell’idea che tre teste funzionano meglio di una-

-Allora cerchiamo di rimanere seri e trovare delle informazioni-

-E' quello che sto provando a fare-

-Forse non abbastanza-

-Ragazzi, finitela-

I due si voltarono verso Hilary. Lei li stava fissando come di solito fissava Takao quando stava decisamente esagerando

-Lo sapete, tra tutti quanti voi siete quelli con la reputazione migliore. Siete seri, concentrati, terribilmente maturi e non vi perdete in stupide discussioni da bambini di sei anni. Non obbligatemi a smentire pubblicamente tutto questo o peggio, di affermare che Takao e la scimmia che gli gira attorno sono più maturi di voi…-

Yuri e Kai la guardarono, interdetti, e leggermente imbarazzati.

-Sentiamo, signorina… tu cosa ne pensi di tutta questa situazione?-

Hilary ignorò il tono sarcastico di Yuri e si mise a guardare il rilievo. C’era qualcosa che non le tornava.

-A voi non sembra che ci sia qualcosa di strano?-

I due guardarono il rilievo. All’apparenza, nulla sembrava strano o apparentemente insolito.

-Cosa intendi?-

-Acqua, aria, fuoco e terra-

I due blaider la fissarono, non capendo cosa intendesse. La ragazza, vedendo i loro sguardi straniti, si affrettò a specificare

-Tre animali per quattro elementi-

-Come?-

Chiese Yuri, sbalordito per quella affermazione. Hilary si mise di fronte al bassorilievo e indicando con la mano, iniziò a spiegare

-Aria e fuoco per Dranzer, aria e acqua per Nemesis, terra e ghiaccio per Wolborg. L’aria è simboleggiata da Dranzer, lui sta volando, l’acqua da Nemesis, il cigno infatti è dentro allo stagno, la terra da Wolborg che poggia le zampe sulla terra. Ma Wolborg ha come elemento il ghiaccio, e qui non ce n’è traccia-

-Il tuo ragionamento non funziona lo stesso, manca il fuoco. Non ci sono fiamme o immagini di un fuoco-

Disse Kai, confuso.                                                

-No ti sbagli. Le fiamme ci sono, e sono anche rappresentate nel modo più eclatante-

-E sentiamo, Sherlock, quale sarebbe? Perché ne io ne il qui presente asociale lo stiamo capendo-

-Il camino. Il fuoco è rappresentato dal camino-

I due sgranarono gli occhi e si voltarono a guardarsi. Hilary poteva avere ragione.  

-Quindi il camino potrebbe essere il pezzo di una chiave oltre che un indizio-

Si trovò a mormorare Kai.

-Potrebbe. Dopotutto, se dietro tutto questo c’è la Suprema Essenza, questo non può solo essere un indizio-

-Quindi cosa suggerisci di cercare?-

-Un’immagine che possa fare venire in mente del ghiaccio. O qualcosa di simile… non lo so. Non so in che modo si possa rappresentare il ghiaccio-

I tre rimasero in silenzio, ognuno fermo e intento ad osservare il rilievo dei loro bit power. Ad un tratto Yuri si ritrovò a prendere in mano il suo bey, e a fissarlo. Senza rendersene conto, si rivolse a Kai in russo

-E’ il mio bit power, dovrei sapere cosa cercare e invece non ne ho idea-

Kai lo fissò, senza dire niente. Sentiva la frustrazione nella voce del suo amico, ma non sapeva cosa potergli dire per aiutarlo

-Se solo sapessi cosa cercare… come si può rappresentare del ghiaccio? E soprattutto, dove potremmo trovare un’incisione simile?-

-Al secondo piano, nel settore delle ragazze-

Al suono di quella voce, tutti e tre i ragazzi si voltarono di scatto. Fermo, sulla porta, c’era un bambino che fissava i tre

-Alexander! Cosa ci fai qua sotto?-

-Mi annoiavo di sopra…-

-Sparisci immediatamente da qui. Non è posto per un bambino-

-Ma io…-

-Subito Alexander-

-Aspetta Yuri-

Il rosso si voltò verso Kai, perplesso

-Non ti ci mettere anche tu. Ci sono delle regole e…-

Kai alzò una mano, zittendolo. Si avvicinò al bambino e lo fissò senza dire niente. Alexander iniziò a tremare leggermente, e si ritrovò a deglutire un paio di volte sotto lo sguardo intenso di quegli occhi. Iniziò a balbettare qualcosa

-Io non volevo… non voglio mettermi nei guai solo che… insomma voi… io…-

-Cosa hai detto prima?-

Il bambino lo fissò perplesso

-Prima? Io non… non ho detto niente e-

-Sull’incisione. Di che cosa stavi parlando-

Capendo all’improvviso, Alexander si affrettò a rispondere

-Al secondo piano, nel corridoio delle ragazze. C’è un’incisione, ne parlano spesso. Alcune ragazze si sono addirittura inventate una storia secondo cui la notte…-

-Alexander. L’incisione, che cosa raffigura?-

Chiese Kai, cercando di rimanere il più paziente possibile. Dopotutto, stava parlando con un bambino di sei anni

-Raffigura una donna, un angelo, dato che ha le ali, ma ha sopra la testa una corona. Lo chiamano l’angelo della neve, perché è raffigurata con una mano aperta e sopra di essa sono disegnati dei fiocchi di neve. Sembra più una strega che un angelo secondo me. Se cercate qualcosa che riguardi il ghiaccio, la neve dovrebbe contare lo stesso… no?-

Kai si voltò verso Yuri

-Merita di essere controllato-

-Direi proprio di si-

Hilary, che non sapendo il russo, si era limitata a seguire quello scambio di parole senza capire niente, vedendo l’improvviso sorriso spuntare sui volti dei due ragazzi, decise che era il momento di capirci qualcosa

-Posso sapere anche io di cosa state parlando? Sapete non lo so il russo, io-

Kai la fissò, improvvisamente consapevole della sua presenza nella stanza.

-Alexander ci ha detto dove possiamo trovare un’incisione che può raffigurare il ghiaccio. Al secondo piano-

Hilary sgranò gli occhi per la sorpresa

-E allora cosa stiamo aspettando? Andiamo a vedere, no?-

Si avviò verso la porta e si fermò vicino al bambino. Alexander non le toglieva gli occhi di dosso, non sapendo cosa aveva appena detto e perché si era avvicinata poi a lui. Hilary tuttavia si trovò a tendere la mano verso il bambino. In quel muto e silenzioso scambio di gesti, non c’erano bisogno di parole, perché ciò che Hilary gli stava chiedendo era terribilmente chiaro. Il piccolo non sembrò avere bisogno di alcuna traduzione per capire. Afferrò la mano della ragazza e si avviò veloce

-Приходите, позвольте мне показать вам- 

(Vieni, ti faccio vedere)                          

 

 

Il corridoio era vuoto in quel momento. L’ala del dormitorio era poco frequentata di giorno, i ragazzi e le ragazze infatti preferivano passare il tempo libero insieme, a giocare, studiare o fare i compiti insieme, e i blaider avevano incoraggiato questo, in modo da poterli riunire tutti in un luogo ben preciso in modo anche da poterli controllare più facilmente. Tuttavia qualche ragazza era presente, e alla vista di quello strano quartetto entrare nel loro corridoio, si erano subito incuriosite. Tuttavia Yuri si fece serio e si ritrovò a dire, in un modo freddo e glaciale che le spaventò a morte

-Se non volete avere dei guai o peggio, sparite da questo posto. E non fate salire nessuna, sono stato chiaro?-

Svelte, le ragazze si avviarono ai piani inferiori. Una volta che il corridoio fu vuoto, Yuri fece cenno ad Alexander di fargli vedere ciò che erano venuti a cercare. Non ci misero troppo a trovarlo, e infatti, inciso nel muro tra due porte, eccola, l’angelo della neve. L’incisione raffigurava una donna, di tre quarti, quasi di spalle. In quel modo erano possibili vedere le ali, chiuse intorno al corpo. Il volto della donna era di profilo, e con lo sguardo osservava la sua mano destra, che era aperta, con le dita leggermente piegate verso l’interno e sopra di esse, erano incisi tre fiocchi di neve, ognuno diverso l’uno dall’altro-

-Sono tre fiocchi di neve…-

-Come i nostri tre bit-power-

-Non credo si tratti di una coincidenza-

-Ma se questa è l’immagine del ghiaccio, cosa vuol dire? Perché portarci qua sopra? Non c’è niente qui-

Disse Hilary, preoccupata. Effettivamente sembrava un vicolo cieco. Non era inciso niente che potesse essere collegato ai loro bit power, o alla Suprema Essenza. Se quello era un indizio, loro non ne riuscivano a capire il significato. Ma ogni tentativo ulteriore di cercare o indagare fu improvvisamente fermato dall’arrivo di Boris. Il ragazzo si era precipitato come una furia nel corridoio, chiamandoli a gran voce

-Yuri, Kai, dovete scendere subito di sotto-

-Che cosa succede?-

-Il presidente Daitenji, è in televisione. Qualcuno ieri sera si è introdotto nella sede della BBA-

-Boris non capisco di cosa…-

-Pavlov. Pavlov si è introdotto nella sede della BBA-

Non ci fu bisogno di dire altro.

 

Il notiziario stava trasmettendo un servizio speciale riguardo l’accaduto. Ivan Pavlov, dopotutto, era il più famoso ricercato russo degli ultimi vent’anni. Era il responsabile di una lista infinita di crimini che andavano dal rapimento, estorsione, rapina a mano armata e il più grave di tutto, l’omicidio. Era uno dei primi dieci ricercati dell’interpol, e il fatto che fosse arrivato fino in Giappone e che si fosse introdotto dentro la sede centrale della BBA, sfuggendo a quasi trenta agenti, aveva dell’incredibile. Tuttavia, il motivo per cui l’uomo si era introdotto, restava un mistero. Lo speciale in quel momento, stava trasmettendo l’intervista fatta al presidente Daitenji, che stava commentando l’accaduto

-L’uomo si è introdotto ieri sera nel mio ufficio ed è riuscito ad aprire la mia cassaforte. Tuttavia non è stato prelevato niente, anzi, dopo un attento controllo, non risulta che abbia preso niente ne dal mio ufficio ne dall’intero edificio. Non vi so spiegare perché quell’individuo si sia introdotto nella nostra sede, ma posso assicurare tutti quanti che ciò non comporterà alcun cambiamento. Il torneo mondiale è assolutamente confermato, e non permetteremo certo a quest’uomo di interferire con i nostri piani-

Il servizio poi passava a far vedere le immagini dell’edificio e la voce di una giornalista che ripeteva di nuovo l’accaduto. Yuri si voltò a parlare a Kai e a Hilary, in inglese, in modo che i bambini presenti in quel momento, non capissero ciò che stava dicendo

-Non può essere una coincidenza. Anche se non ha preso niente, stava sicuramente cercando qualcosa-

Kai annuì, concordando con il rosso. Il problema restava cosa, e perché proprio in Giappone.

-Cosa poteva volere però da Daitenji? Cosa poteva cercare dal suo ufficio?-

-Non lo so. Forse informazioni sulla Suprema Essenza…-

-Io lo so cosa stava cercando-

I blaider si voltarono verso Hilary. La ragazza non li stava guardando, aveva lo sguardo fisso sulla sua mano, dove teneva stretta Nemesis

-Io so cosa c’era nella cassaforte di Daitenji. So cosa stava cercando… lui vuole Nemesis. La sta cercando. E questo vuol dire che prima o poi saprà che l’ho io e…-

Hilary alzò lo sguardo e fissò Kai negli occhi. Il russo vide due lacrime scendere dai suoi grandi occhi marroni e senza riflettere, si avvicinò a lei, le mise un braccio attorno alle spalle, e la tirò contro il suo petto

-Non ti preoccupare. Non permetterò mai che si avvicini a te o a Nemesis. Te lo prometto. Io e Dranzer ti proteggeremo a qualsiasi costo-

Hilary, stretta contro il petto di Kai, si sentì improvvisamente più tranquilla e protetta. E per qualche secondo le sembrò che oltre al braccio di Kai, a proteggerla, ci fosse anche il calore delle ali di Dranzer, che si erano dispiegate per proteggerla, avvolgendola in un fuoco caldo e accogliente.

 

Mariam stava passeggiando per le vie di Tokyo, pensierosa. Quando aveva saputo della tentata rapina alla sede centrale della BBA, aveva avuto solo un pensiero: Hilary. La ragazza aveva capito subito cosa ci fosse dietro, qualcuno voleva impossessarsi di Nemesis e dato che il cigno ora si trovava proprio nelle mani della sua amica nonché compagna di squadra, automaticamente era diventata un bersaglio. E saperla in Russia, non la faceva stare tranquilla. Sapeva che Kai, infondo, non era un cattivo ragazzo, così come non poteva parlare male dei blaider russi, ma c’era qualcosa che non la faceva stare tranquilla. Per fortuna che con lei c’era Rei, che sapeva essere una persona molto prudente e riflessiva, cosa che sperava li potesse aiutare a non finire nei guai. Eppure c’era qualcosa che in tutta quella faccenda non la faceva stare tranquilla, e non era solo la preoccupazione per Hilary. Era la sensazione che gli Scudi Sacri le stessero tenendo qualcosa di nascosto, qualcosa che poteva essere legato a tutta quella faccenda. Il sospetto le era venuto quando aveva provato a contattare i capi del suo villaggio. Le avevano rifiutato l’incontro, e di per se non era una cosa strana, le era già successo, ma era il tono di voce con cui le avevano detto di no. Lei era stata chiara, aveva detto che voleva parlare con loro riguardo la Suprema Essenza e sapere se loro ne sapevano qualcosa. Aveva capito che loro sapevano, come aveva capito che non doveva chiedere. Fu distratta dai suoi pensieri dal suono di un orologio che segnava l’ora. Erano le dieci di mattina, e lei aveva appuntamento con le ragazze entro dieci minuti al parco del belvedere. Dato che la sede della BBA era sotto sequestro, dato che era la sede di una scena del crimine ancora in esame, le Wisteria avevano deciso di vedersi al parco, per fare un po’ di allenamento… o solo per stare un po’ insieme. Esattamente dopo dieci minuti Mariam era arrivata. Mao la stava già aspettando. Vedendo la faccia della rosa, Mariam capì immediatamente a cosa stava pensando

-Lo so, ma dobbiamo fidarci-

Mao annuì

-Anche tu pensi che sia appena diventata un bersaglio, vero?-

-Si… anche se non capisco cosa vogliano da Nemesis. Voglio dire, il nonno dell’Hiwatari era un pazzo, va bene, ma come può da una prigione ancora essere pericoloso?-

-E se non ci fosse solo dietro lui?-

-Che intendi?-

-Le risorse di quell’uomo sono illimitate. Se ha degli altri seguaci che non conosciamo?-

Quiere decir que le hallaremos,le derrotar,y le enviar en cárcel !-

(vuol dire che li troveremo, li sconfiggeremo, e li spediremo in galera!)

Julia era arrivata, il suo sorriso sempre fiducioso sul volto.

-La fai facile tu… non c’eri in Russia la prima volta. Non hai mai visto in azione quell’uomo-

Disse la rosa, per niente contagiata dall’ottimismo della spagnola.

-Ma noi ora siamo molto più forti. Somos pasares tres años después de todo-

(Sono passati tre anni dopotutto)

-Si certo… ma Hilary non è ancora pronta per…-

-Hilary è più forte di quanto possiamo immaginare. Solo perché è da poco una blaider, non vuol dire che non abbia lo spirito o la forza. Ci è sempre stata accanto, in ogni momento, è una buona amica. E poi non vi dimenticate di una cosa-

Julia e Mao fissarono Mariam, in attesa

-Ci siamo noi a proteggerla. È una compagna di squadra, e questo vuol dire che può e deve contare su di noi-

-Hai ragione-

-Bien llamados capitánes-

(Ben detto capitano)

-Se solo sapessi che cosa sanno i saggi del mio villaggio, sarei più preparata. So che stanno nascondendo qualcosa, ma non so che cosa possa essere… Se solo avessi una qualche base su cui cercare…-

Disse Mariam più al vento che non a qualcuno in particolare. A quelle parole seguì un attimo di silenzio, in cui nessuna delle tre sapeva cosa dire, o fare. Tuttavia, una voce femminile rispose all’improvviso

-Ormai lo dovresti sapere che siamo custodi di segreti e non siamo molto contenti quando qualcuno ci chiede di parlarne, neanche se fa parte della nostra tribù-

Mariam si voltò di colpo, spaventata. Una donna le stava fissando, uno sguardo divertito sugli occhi. Doveva essere intorno alla quarantina, era alta, magra, e aveva dei lunghi capelli blu raccolti in una treccia. Indossava dei vestiti qualunque, un paio di jeans e una camicia, ma c’era qualcosa nel suo modo di fare che faceva capire che non era qualcuno da sottovalutare. Le ragazze la fissarono sorprese. Non si erano accorte che si era avvicinata a loro, e, soprattutto, non sapevano che qualcuno le stesse ascoltando. Ma c’era una persona che era rimasta più sconvolta di tutte. Mariam si avvicinò a lei, sconvolta. Fu con un filo di voce che disse una sola, unica parola

-Mamma?-

 

Rei osservava preoccupato la scena. Kai era nervoso e preoccupato, e questo lo poteva vedere da come stava facendo allenamento. Sembrava volere distruggere i suoi avversari in mille pezzi, per sfogare una rabbia cieca. Rei sapeva che in quello stato d’animo il russo poteva essere pericoloso, pericoloso perché poteva improvvisamente prendere e sparire per giorni, e in quel momento non se lo potevano permettere. Quindi non gli restava che una sola cosa da fare, cercare di farlo parlare. Il che voleva dire che probabilmente avrebbe dovuto sostenere un altro dei suoi monologhi, dato che Kai raramente si degnava di rispondergli.

-Sfogare la tua rabbia contro oggetti inanimati non risolverà il problema-

-Mi fa stare meglio-

-Non è vero… perché poi sei di cattivo umore per tutto il giorno e anche quelli a venire… non che di solito tu sia allegro e raggiante vorrei precisare, però almeno sei trattabile. Quindi fammi un favore, smettila. E se non lo vuoi fare per me, fallo per lei. Ha bisogno che tu sia concentrato, non arrabbiato-

Kai fissò il cinese. Non gli disse niente, ma richiamò Dranzer a se. Rei tirò un sospiro di sollievo. Almeno era ragionevole, per il momento.

-Non è colpa tua-

Kai distolse lo sguardo. Sapeva che Rei aveva fatto centro. Si sentiva responsabile

-C’è mio nonno dietro. Come non posso sentirmi responsabile?-

-Perché tu non sei tuo nonno. E la aiuteremo, ci aiuteremo tutti tra di noi come abbiamo sempre fatto. Troveremo quello che serve e prima o poi ci capiremo qualcosa-

-Qui sembra solo una serie infinita di indizi che non portano a niente. Come stamattina…-

-Perché, che è successo stamattina?-

Kai aggiornò Rei su quanto avevano scoperto nella stanza sotterranea, e sul rilievo trovato nel corridoio delle ragazze.

-In effetti è strano-

-Non c’era niente lì, niente. È solo un vicolo cieco-

-O forse non sapendo cosa cercare, non avete visto niente. Tutto sta nel sapere cosa cercare-

Kai alzò un sopracciglio fissando il suo amico

-Da quando sei così filosofico e saggio?-

-Qualcuno deve pur esserlo, non possiamo mica tutti pensare di prendere a pugni qualcuno per risolvere un problema, no?-

-Per quanto possa trovarlo incomprensibile, io la penso come il cinese-

Yuri era entrato nella sala e si stava avvicinando veloce ai due ragazzi.

-Grazie… suppongo-

Disse Rei, leggermente perplesso se ciò che gli aveva detto Yuri era un complimento, o qualcos’altro

-Sono tornato di sopra,  a controllare. La tua amata sta bene-

-Non è la mia…-

-Si si, ma sta bene. Ha come minimo cinque ragazze che si stanno prendendo cura di lei. È una cosa abbastanza inquietante, ma Hilary sembrava stare bene-

Rei e Kai si fissarono perplessi, prima di guardare Yuri

-Cosa vuoi dire?-

-Che la tua ragaz… Hilary va bene, non si può più nemmeno scherzare ora? Comunque stavo dicendo prima che mi interrompessi, che Hilary è diventata una sorta di attrazione per le ragazze. A quanto pare le stanno facendo tutte un sacco di domande su di te-

Kai sgranò gli occhi

-Che cosa ti sei messo a raccontare in giro?-

-Io niente. Hai fatto tutto tu-

-Cosa?-

-Sei stato tu quello ad abbracciarla, prima, in sala comune. Secondo te un branco di teenager cosa dovevano pensare?-

Kai fece per ribattere, ma si ritrovò senza parole. Arrossì leggermente, e distolse lo sguardo. Rei e Yuri si lanciarono uno sguardo divertito, mentre sogghignavano.

-L’ho solo consolata-

-Giurando di proteggerla-

-Avreste fatto la stessa identica cosa anche voi nella mia stessa situazione!-

Disse Kai, non sopportando quei discorsi. Tuttavia così facendo, Kai stava semplicemente peggiorando le cose

-Quale situazione, scusa?-

Domandò Yuri, non aspettando altro che un passo falso di Kai per poterne approfittare

-Lo sai-

-No, veramente non lo sappiamo. Vero Kon?-

-Vero. E poi non mi hai ancora detto che cosa è successo quella mattina tra te e Hilary a casa tua-

Disse Rei, sorridendo. Kai, sentendosi accerchiato da due fronti, si imporporò ancora di più, cosa che scatenò le risate di entrambe i ragazzi.

-Non c’è niente tra me e Hilary-

Disse in un disperato tentativo di farla finita con quei discorsi.

-Certo Hiwatari, certo. E io non mi prendo cura di un branco di bambini urlanti ogni santo giorno-

Gli rispose Yuri. Rei ridacchiò ancora, ma sia lui che il rosso avevano capito che quello era il momento di farla finita. Non potevano tirare troppo la corda con Kai, e sapevano che il russo aveva raggiunto il limite.

-Comunque sembra stare meglio. Cioè non la conosco bene, ma mi sembrava tranquilla-

Disse Yuri, tornato serio. Kai annuì.

-Tuttavia ora dovremmo stare doppiamente all’erta. Se è vero che tuo nonno o chi per lui sta cercando Nemesis e la vuole, non ci metterà molto a scoprire che è Hilary a custodirla. Dovremmo essere pronti per quanto accadrà-

-E come pensi di fare? Io sinceramente non vorrei affrontare un assassino-

-Nemmeno io, ma sto solo dicendo che dovremmo stare attenti. Almeno su questo abbiamo un vantaggio. Sappiamo quale sia il suo obbiettivo, e potremmo giocare d’anticipo-

Kai annuì e anche Yuri lo fece.

-Per quello che possiamo, la Neoborg vi darà una mano. Dopotutto, siamo quelli che li conosco meglio. Ci abbiamo avuto direttamente a che fare. Forse non so cosa pensa tuo nonno in questo momento, ma potremmo riconoscere dei segnali di pericolo-

Rei annui. Kai tuttavia, aveva all’improvviso assunto un’espressione molto seria e aveva nello sguardo, una rabbia che i due avevano visto rivolta solo verso una persona. Rei e Yuri si trovarono a parlare nello stesso momento

-Non ci pensare nemmeno!-

Kai, stupito, li fissò entrambi.

-Non ti azzardare a pensare di andare a parlare con tuo nonno-

-Saresti pazzo Hiwatari a volerlo fare-

-Ma lui potrebbe…-

-Finirebbe con il manipolarti. Non sai mantenere il controllo quando si tratta di lui e credimi, io ti capisco. Ma non puoi andare da lui, almeno non ora. Dovresti avere qualcosa in mano di importante per poterlo ricattare e ora questo non lo abbiamo, e lo sai-

Rei appoggiò una mano sulla spalla di Kai.

-Yuri ha ragione, e lo sai. Lascia stare-

Kai, suo malgrado, si ritrovò ad annuire. Suo nonno aveva dato prova di essere scaltro anche da dietro le sbarre e doveva ammettere che in quel momento tra i due era lui quello in svantaggio. Sentendo la frustrazione crescergli dentro, tirò fuori dalla tasca Dranzer

-Qualcuno ha voglia?-

Chiese, conoscendo già la risposta. Rei tirò fuori Driger, mentre si dirigeva a prendere posto di fronte a Kai, pronto per duellare

-Spero che Yuri non si offenda, ma sono certo che in questi giorni ha avuto modo di sfidarti. Ora è il mio turno-

Yuri si limitò ad andare a sedersi su una sedia, a guardare lo scontro

-Tanto durerai talmente tanto poco, cinese, che mi troverò al tuo posto in pochi secondi-

-Lo vedremo-

Senza indugi, i due si preparano al lancio. Erano proprio sul punto di tirare, quando Alexander irruppe veloce nella stanza

-Kai… Yuri… la ragazza-

I tre lo fissarono

-Cosa è successo a Hilary?-

-E’ sparita dentro il muro-

I due si guardarono.

-Che cosa?-

-L’angelo… l’angelo ha preso la ragazza e l’ha trascinata dentro il muro. È…svanita-

Kai e Yuri si guardarono e non ebbero bisogno di dirsi niente. Si misero a correre veloci, verso il piano superiore. Rei, che non capendo il russo, aveva capito solo la parola Hilary, non aveva fatto domande. Quando gli altri avevano iniziato a correre veloci, li aveva seguiti senza esitazione. Tuttavia, lungo il percorso, si fece raccontare

-Che cosa è successo?-

-Hilary, ha trovato qualcosa-

 

Hilary guardava confusa, meravigliata e emozionata la stanza che aveva trovato. Quando era tornata nella sua stanza, dopo avere saputo della notizia della tentata rapina nella sede della BBA, aveva iniziato a pensare a cosa fare. Così si era diretta verso il rilievo dell’angelo della neve e lo aveva fissato. Voleva, anzi, doveva trovare un legame con Wolborg o con la Suprema Essenza. La cosa stava diventando frustrante, perché non riusciva a capire. Certo, i fiocchi di neve potevano essere collegati al ghiaccio, ma forse era il rilievo sbagliato. Dopotutto, quello era un monastero antico, poteva esserci di tutto, o poteva esserci un altro bassorilievo più pertinente. Magari quello era un diversivo. Qualcuno poteva avere pensato di nascondere dei falsi indizi in giro. Le possibilità erano infinite, e lei aveva bisogno di sapere qualcosa di più. Si portò le mani tra i capelli, in un gesto di frustrazione

-Perchè deve essere tutto così difficile… perché non puoi parlare e dirmi qualcosa? Dovevi proprio essere un rilievo inciso nel muro, vero?-

-Ti serve qualcosa?-

La voce improvvisa la fece balzare per lo spavento. Si voltò di scatto, e si ritrovò a fissare un paio di ragazze che la fissavano.

-Come?-

La ragazza la fissò un attimo perplessa, poi confabulò qualcosa con le altre ragazze e alla fine si rivoltò verso di Hilary

-Possiamo fare qualcosa per te?-

Le chiese di nuovo, in un inglese con un forte accento russo. Hilary si rese solo conto in quel momento che probabilmente aveva parlato in giapponese, e forse, vedendola lì, ferma, davanti ad un muro, parlando in una lingua che sicuramente non conoscevano, si dovevano essere spaventate, o peggio. Hilary sorrise alle ragazze, facendo segno di no con la testa. Poi le parlò, in inglese

-No grazie. Anzi, scusatemi se vi sono sembrata… pazza?-

Quella che le aveva parlato le sorrise

-No non ti preoccupare. Anche noi quando abbiamo qualche pensiero veniamo a parlare con l’angelo-

La castana si girò verso il rilievo e poi tornò a fissare la ragazza.

-Come mai?-

-Per la storia-

-Quale storia?-

-E' più una favola ma…-

-Vorrei ascoltarla-

La ragazza la fissò, poi parlò alle sue compagne, in russo, della richiesta di Hilary. Una alla fine la prese per mano, e iniziò a trascinarla verso una stanza, sorridendole, e Hilary non fece altro che farsi guidare. La portarono in una stanza abbastanza grande, con sei letti, tre appoggiati ad una parete e gli altri tre di fronte. Una finestra molto grande illuminava la stanza, e sotto di essa c’era una panca, su cui era possibile sedersi per vedere il panorama o che serviva come appoggio. Era una stanza molto curata, minima nell’arredamento, ma accogliente e viva. Si capiva che la abitavano delle ragazze giovani. Alcuni poster di cantanti e attori erano appesi alle pareti, un letto era quasi totalmente ricoperto di peluche, ma quello che fece sorridere Hilary era la pila di vestiti ammonticchiati praticamente ovunque.

-Non dovreste tenere tutto in ordine?-

-I vestiti… i vestiti non vogliono restare nell’armadio e quindi ormai ci abbiamo rinunciato-

Hilary scoppiò a ridere. Una ragazza le fece cenno di sedersi su un letto e lei lo fece.

-Parli bene l’inglese-

Disse alla ragazza che le aveva parlato fino a quel momento. Lei le sorrise orgogliosa

-Grazie… guardare tante serie tv in lingua originale serve a qualcosa-

-Direi proprio di si-

-Io sono Oliviya. E loro sono Sonya, Eva e Galina-

Le ragazze le fecero dei sorrisi e un piccolo saluto con la mano

-Io Hilary, ma credo lo sappiate già-

Oliviya annuì.

-Allora, dimmi di questa storia-

-E' una cosa che si passa dalle più grandi alle più piccole. Quindi non garantisco che sia proprio così ma… così è come ci è stata raccontata. Allora, molto tempo fa esisteva una maga bellissima e anche molto potente. Viveva nella foresta, e aiutava chiunque le venisse a chiedere aiuto. Le storie delle sue magie erano note a tutti gli abitanti, e spesso, anche degli stranieri venivano da lei per cercare un aiuto. Fu così che un signore di una terra lontana seppe di lei, e saputo del suo enorme potere, decise di volerla con se. Così mandò i suoi uomini migliori per catturarla. La maga, abituata ad essere trattata in modo gentile, quando vide i cavalieri non vide avvicinarsi anche il pericolo e fu così che la colsero di sorpresa e la fecero prigioniera. La portarono dal loro padrone, il quale le disse che se non avesse esaudito ogni sua richiesta, l’avrebbe fatta uccidere. Così la maga accettò. Rimase per tre anni al fianco del suo nuovo padrone, facendo per lui incantesimi e malefici, ampliando i confini del suo regno e donandoli un potere inimmaginabile. Tuttavia, più gli anni passavano, più i poteri della donna sembravano svanire. Ma il signore non se ne curò, fino a quando non divenne evidente che la donna stava per morire. Preoccupato di perdere la sua maga, il signore iniziò a chiederle cosa potesse fare per poterle salvare la vita. La maga, tuttavia, gli disse che non poteva fare niente, perché lei si era mantenuta in vita con l’amore e la cortesia di chi le era stato attorno, ma da quando era con lui non aveva avuto altro che dolore, solitudine e tristezza. L’uomo si mise in ginocchio, chiedendole perdono e chiedendole ancora cosa potesse fare per aiutarla. Tuttavia la maga sapeva che nulla si poteva fare ormai e che anzi, anche la vita del signore era condannata. Infatti la maga gli rivelò che nell’esatto momento in cui il suo cuore avesse smesso di battere, tutto il male che lei gli aveva fatto compiere, gli sarebbe tornato indietro. L’uomo, spaventato, fece rinchiudere la donna nella sua stanza, e si preparò ad allontanarsi veloce da lei. Ma la magia non poteva essere così facilmente sconfitta e la strega lo sapeva bene. La strega, infatti, sapeva che non c’era luogo lontano in cui il signore si sarebbe potuto nascondere, perché la magia lo avrebbe trovato e gli avrebbe fatto pagare il prezzo delle sua azioni in vita. Fu cosi, che pochi giorni dopo la fuga del signore la strega morì e non appena il cuore della maga smise di battere, dal suo corpo prese vita una tormenta di neve e ghiaccio, che in poco tempo si abbattè su ogni cosa intorno. La tempesta durò per tre giorni e tre notti e quando finalmente cessò, tutto sembrò sparito. Le uniche creature ad essere rimaste in vita erano i pochi che avevano riversato un po’ di gentilezza durante gli anni di prigionia della maga. I sopravvissuti si avviarono lentamente verso ciò che rimaneva dal palazzo del signore, ormai distrutto, tranne la camera dove la maga era stata fatta prigioniera. Quando aprirono la porta, videro che il suo corpo era ancora lì, ghiacciato, ma ancora integro. Spaventati da quella vista, e preoccupati che un’altra ondata di ghiaccio e neve si abbattesse su di loro, decisero di sigillare la stanza e crearono il bassorilievo come monito, e la lasciarono lì. Si dice che ancora adesso, quando si passa lì di fronte, si può sentire un soffio di aria fredda, perché il corpo della maga è ancora lì dentro, custodito, a memoria-

Hilary aveva ascoltato attentamente la storia, cercando di capire dove potesse esserci una connessione con i bit power o con la Suprema Essenza, ma non ne aveva trovato, apparentemente nessuno. Eppure, qualcosa le diceva che era sulla strada giusta. Sapeva che quel bassorilievo era collegato a loro, e sapeva che poteva esserci un indizio importante per tutti quanti. Ripensando alla storia, però, ad un tratto le venne in mente una cosa

-Hai detto che a volte si sente un soffio di aria fredda provenire dal rilievo?-

La ragazza annuì

-Si, ci sono alcune ragazze che hanno detto di averlo sentito-

-Strano…-

Disse Hilary, continuando a riflettere. Certo era possibile che alcune ragazze si fossero fatte suggestionare dalla storia, e certamente in Russia, d’inverno, faceva freddo, ma c’era qualcosa, un’idea improvvisa che le era venuta in mente. Si alzò di scatto,

-Grazie per avermi raccontato la storia, sei stata molto gentile e utile-

Oliviya le sorrise

-Prego-

La castana si avviò verso la porta, ma prima di uscire si girò

-Ragazze, un consiglio. I vestiti… sistemateli-

Oliviya arrossì ma si annuì

-Ci proveremo-

-Non portiamo avanti lo stereotipo che siamo disordinate… siamo migliori dei maschi, dimostriamolo anche nelle piccole cose, ok?-

 

Hilary osservava il bassorilievo. Sapeva che qualcosa sarebbe successo, doveva solo aspettare. Se la sua idea era valida, ne avrebbe avuto conferma entro poco tempo. Con la coda dell’occhio vide qualcuno entrare nel corridoio, ma fermarsi quasi subito. Forse era una ragazza che era tornata in camera. Stava per voltarti e vedere meglio, quando ad un tratto lo sentì. Quasi impercettibile ma lo aveva sentito. Era stato come un soffio di aria fredda sul volto, che le aveva accarezzato la guancia, e poi era come svanito. Ma c’era stato, lo aveva sentito, non se lo era sognata. Quindi, doveva essere come aveva pensato. Senza pensarsi, si ritrovò a prendere in mano Nemesis, e a stringerlo forte. Sapeva che era lì, davanti ai suoi occhi, doveva esserci.

-Ti prego Nemesis, fammi capire-

Si ritrovò a mormorare. Forse fu il caso, oppure fu Nemesis a farle capire, ma ad un tratto, osservando i fiocchi di neve incisi, si accorse di un dettaglio. Uno era leggermente più in rilievo degli altri. Hilary passò una mano sopra, e si rese conto che al tatto, le sembrò di sentire sotto una lettera incisa. Al tatto sembrava una “W”

-Wolborg-

Si ritrovò a mormorare. Continuando a cercare con la mano, passò sul braccio dell’angelo. All’altezza dell’avambraccio, era incisa una fascia come se fosse un bracciale. La fascia era incisa, e al suo interno conteneva delle piccole gocce. Hilary passò sopra la mano, più attentamente, e dentro una delle gocce, la percepì, una piccola lettera incisa, una “N”

- Nemesis-

Hilary continuò a passare la mano sulla pietra, e arrivata all’altezza del punto di congiunzione tra il  collo e il petto dell’angelo, inciso c’era come un piccolo tatuaggio. Hilary passò sopra la mano, e si ritrovò a percorrere il contorno di una fiamma. Era una piccola fiamma scolpita, e al suo interno, un’altra iniziale, la “D”

- Dranzer-

Erano incise, tutte e tre. Le iniziali dei loro bit-power erano su quel rilievo. Le incisioni formavano come un percorso, che partendo dalla mano, saliva in alto, fin sopra al cuore. E in un flash, Hilary vide che le iniziali dei nomi erano incisi nello stesso ordine in cui gli animali erano rappresentati sul camino. Più in basso, era scolpito Wolbrog, il fiocco di neve sulla mano, più in alto, sul braccio la goccia, Nemesis, che nella incisione del camino si trovava tra i due bit power, e infine, in alto, la fiamma di Dranzer che sotto era raffigurato ad ali spiegate. Era tutto collegato

-Cosa vuoi dirmi-

Mormorò all’angelo, cercando la risposta a quell’enigma.

-Le iniziali, i simboli… cosa devo fare-

La ragazza passò una mano di nuovo sopra il fiocco di neve e senza rendersene conto, fece pressione. Qualcosa accadde. Il fiocco di neve sembrò scivolare dentro nella parete, e un suono di un ingranaggio si sentì. Tuttavia, non accadde niente.

-Andiamo…-

Hilary provò a passare una mano sulla goccia e una sulla fiamma, ma fu inutile. Quelli non erano pezzi mobili, pur spingendo con tutte le sue forze, non si spostarono ne ci fu un altro rumore. Si stava per far prendere dalla disperazione, quando l’occhio le cadde sulle ali dell’angelo. Fu come una rivelazione

-Le ali… sono tutti animali con le ali-

Senza pensarci troppo, la ragazza passò la mano sopra e premette. Questa volta qualcosa accadde. Si sentì come il rumore di una pietra che lentamente si spostava, e all’improvviso, l’incisione prese a ruotare. Sotto gli occhi sorpresi della castana, si aprì nel muro una fessura, di circa trenta centimetri, abbastanza grande per poterle permettere di passare. Dietro il muro, si intravedevano dei gradini, una scala, scavata nella pietra, che consentiva solo di salire. Era buio all’interno, e all’improvviso, una corrente di aria fredda la attraversò, facendola rabbrividire. Sembrava una cosa poco sensata inoltrasi là dentro da sola, anche perché non sapeva cosa avrebbe trovato e in che condizioni avrebbe trovato qualsiasi cosa attendesse alla fine di quella scalinata. La cosa più ragionevole era andare a chiamare i ragazzi e andare insieme. Si, avrebbe fatto così. Yuri e Kai dovevano esserci, dopotutto riguardava loro tanto quanto riguardava lei. E naturalmente, con quei pensieri in testa, si ritrovò a fare l’esatto opposto. S’infilò veloce nella fessura e prese a salire la scala, veloce.

 

Kai, Yuri e Rei arrivarono al piano delle ragazze in pochi minuti, e si avviarono veloci lungo il corridoio. Non dovettero cercare molto, perché un gruppo di ragazze erano assiepate in un punto preciso del corridoio. Quando arrivarono davanti all’incisione dell’angelo, i tre videro una fessura nel muro.

-Ma che…-

Disse Yuri, meravigliato. Una ragazza si fece avanti e iniziò a parlare

-Non lo sappiamo. Siamo uscite due minuti fa dalla stanza e lo abbiamo visto. Noi non siamo state Yuri, sul serio-

-Lo so che non siete state voi, tranquille. Ma ora andate di sotto, veloci-

Le ragazze si avviarono ma ad un tratto Yuri le richiamò

-Galina, Eva, Sonya Oleviya… non dite niente e non fate salire nessuno fino a quando noi non saremo scesi. Chiaro?-

-Si Yuri-

Le ragazze sparirono. Rei, che aveva fissato a bocca aperta l’apertura nel muro, si voltò verso Yuri

-Stanze segrete nei sotterranei, muri che si spostano… ma non avevate fatto controllare questo posto?-

-Si… lo abbiamo controllato. Da cima a fondo ma non credevo… insomma, voglio dire…era solo una statua-

-Ora non è il momento. La cosa più importante è trovate Hilary e…-

Kai si bloccò a metà della frase, perché all’improvviso si sentì un rumore provenire dal buio. Alexander, che era rimasto con i ragazzi, sentendo il rumore, si era avvicinato a Kai, e si era aggrappato ai pantaloni del ragazzo. Il blaider, senza riflettere, aveva messo una mano attorno al corpo del bambino, per proteggerlo. I quattro rimasero in silenzio, in attesa. Qualsiasi cosa stesse succedendo, il rumore si faceva sempre più forte e vicino. Ad un tratto, una figura emerse dall’ombra, e i ragazzi si trovarono di fronte ad una sorridente Hilary. Non appena li vide, si trovò a sorridere ancora di più

-Bene siete qui. Non potete capire cosa ho trovato. È stato… dovete vederlo, seguitemi-

Senza riflettere, Hilary afferrò la mano di Kai, e si infilò nella fessura, tirandosi dietro il ragazzo. Yuri e Rei si guardarono, e non ebbero bisogno di dirsi niente. Seguirono i due e sparirono anche loro dentro il muro

Alexander, che quando aveva visto Hilary prendere la mano di Kai aveva prontamente lasciato la presa sui pantaloni del ragazzo, era rimasto fermo a guardare i ragazzi sparire nel muro. Stranamente per lui, era combattuto. Da una parte li voleva seguire, attirato da quel mistero, dall’altro, invece, il buio lo spaventava. Si strinse al petto il suo inseparabile blocco da disegno e si avviò verso il fondo del corridoio. Era arrivato quasi all’ingresso, quando si fermò di colpo e si girò

-Ora basta fare il bambino fifone-

Mormorò a se stesso. Veloce si diresse verso la fessura nel muro. Si fermò solo un attimo lì di fronte, ma senza pensarci oltre si fece coraggio ed entrò dentro. I gradini erano alti, ma si poteva distinguere bene il profilo. In un gesto di coraggio, appoggiò per terra il blocco da disegno, mise una mano contro il muro e un’altra davanti a se e iniziò a salire piano, ma deciso. I gradini sembravano non finire mai. All’inizio sembravano salire dritti, ma presto Alexander si ritrovò su una scala a chiocciola, e il piccolo aveva la sensazione che più saliva, più la scala si facesse stretta. Il buio dopo qualche minuto, non era così fitto come sembrava. I gradini proseguivano senza sosta e Alexander aveva perso il conto dopo il numero ventidue. Aveva rischiato di inciampare, e quando si era rimesso in piedi, non si ricordava più su quale gradino poggiava, se il ventidue, il ventuno o il venti. Così aveva smesso, e aveva continuato la sua salita. Dopo un tempo che gli parve infinito, iniziò a sentire delle voci. La luce iniziò a farsi più intensa e sentì anche un soffio di aria fresca colpirgli il volto. Arrivò in pochi passi ad un pianerottolo e presto si ritrovò in una stanza perfettamente quadrata. Il soffitto era a volta, con una decorazione come se ci fossero state incise sopra delle stelle. Un tempo doveva anche essere stato dipinto, perché in alcuni punti si poteva vedere del colore, uno sfondo blu scuro e il giallo con cui erano dipinte le stelle. Una finestra, grande, permetteva alla luce di entrare ma alcuni vetri erano rotti, e questo faceva si che l’aria fredda entrasse. E i vetri rotti avevano prodotto dei danni all’interno. Si vedevano delle chiazze di umidità sotto la finestra e sul muro. Un tavolo di legno esposto alle intemperie, era marcito, e giaceva per terra, una gamba completamente rotta. Il pavimento era di pietra ma una gran quantità di esso era ricoperto da fogli, carte e foglie secche. Ciò che si era salvato era una libreria, che era posta dalla parte opposta della finestra, e sopra di essa alcuni libri e alcuni fogli erano rimasti al loro posto. Ma la cosa che attirò subito l’attenzione di Alexander era una cornice, non particolarmente lavorata, ma aveva tutto un motivo tondeggiante e aveva dei colori che avevano attirato la sua attenzione: erano rosso e oro. Il piccolo si avvicinò e passò la mano sopra il vetro, che era coperto da un pesante strato di polvere e sporcizia. Sotto di esso, spuntarono dei visi di alcune persone, che sorridevano. L’attenzione di Alexander fu attirata da un volto, di una giovane donna, bionda, che aveva un paio di occhi molto particolari, occhi che aveva visto solo in un'altra persona

-Kai,  ma questa è la tua mamma?-

Kai, sorpreso, si girò di scatto. I ragazzi, infatti, stavano parlando tra di loro ed erano presi stati talmente tanto sorpresi dalla scoperta e da ciò che avevano visto, che non avevano sentito minimamente avvicinarsi il piccolo.

-Alexander. Che cosa ci fai qui?-

Gli urlò Yuri, sconvolto nell’esserselo trovato dietro così all’improvviso

-So  che non sarei dovuto salire ma… Ero curioso-

Si difese il piccolo. Yuri stava per sgridarlo di nuovo, quando qualcosa lo trattenne. Si avvicinò ad Alexander, si piegò in modo da poterlo guardare negli occhi e gli mise una mano sulla spalla

-Non puoi stare qui, può essere pericoloso. E tu non vuoi farti male, vero? Quindi ora fai il bravo e scendi di sotto, va bene?-

Il piccolo annuì, anche se aveva abbassato lo sguardo, abbattuto. Tuttavia, prima di andarsene, rimise al suo posto la cornice e lanciò uno sguardo a Kai. Infine si girò piano e si avviò, pronto per la discesa. Quando fu sparito, il rosso si girò verso gli altri

-Sono troppo giovane per dovermi preoccupare di bambini-

Rei gli sorrise

-Deve darvi un bel po’ di problemi-

-Alexander vive nel suo mondo. Segue le regole quando vuole e ficca il naso dove non dovrebbe. Però, ammetto, che il suo spirito di osservazione è stato utile. È stato lui ha trovare la stanza nascosta di sotto-

-E ha trovato qualcosa prima di tutti noi-

Kai si era avvicinato alla libreria e aveva preso in mano la cornice. Utilizzando la manica della sua maglia, aveva tolto quasi tutto la sporcizia dal vetro ed era rimasto ad osservarla in silenzio. Hilary si avvicinò al ragazzo

-Kai che succede?-

-Quel ragazzino riesce a vedere cose che noi non riusciamo…-

Kai passò la fotografia a Hilary, e lei, osservandola, sgranò gli occhi

-Questa è..-

-Mia madre, già-

-Che cosa?-

Chiese Rei, stupito. Si avvicinò veloce verso i due e si mise a guardare la foto. Effettivamente, era quasi impossibile sbagliarsi su chi fosse la donna sorridente nella foto che li stava guardando. All’apparenza poteva sembrare una donna qualsiasi, oltre per il fatto che era decisamente molto bella. Alta, magra, i capelli lunghi biondi erano raccolti in una alta coda di cavallo. Tuttavia, erano gli occhi ciò che lasciavano incantati: erano grandi e di un inconfondibile colore ametista, esattamente uguale a quello di Kai.

-E' bellissima-

Disse Hilary, osservando la donna della foto.

-E questo uomo abbracciato a lei deve essere tuo padre-

Kai annuì

-Si, è mio padre. Mio nonno aveva una sua foto sulla scrivania, lo riconosco-

-Chissà chi sono gli altri-

Mormorò piano Hilary, osservando i volti sorridenti della foto

-Lui è mio padre-

Yuri indicò con la mano un uomo che si trovava vicino alla mamma di Kai. Hilary lo fissò, cercando di scorgere delle somiglianze con il blaider russo

-Gli occhi, hai preso gli occhi di tuo padre Yuri-

Il rosso annuì. Nella foto c’erano anche altre persone, due coppie per essere esatti.

-Sapete chi sono gli altri?-

Yuri prese in mano la fotografia e si mise ad osservare i volti. Poi però scosse la testa

-Di sicuro qualcuno della Suprema Essenza-

-Può trattarsi dell’altra coppia della foto di sotto-

Disse Yuri a Kai, ricordando la foto che avevano trovato nello studio segreto di Vorkov. Kai annuì

-L’altra coppia però non so proprio chi possa essere. A guardarli meglio non sembrano nemmeno russi, sembrano…-

-Sono cinesi-

Tutti e tre si girarono verso Rei. Il cinese, infatti, era rimasto in silenzio da quando aveva visto la fotografia. Aveva riconosciuto subito la coppia della foto. Non si poteva sbagliare sulla loro identità. Anche se ormai erano passati quasi dieci anni, li ricordava ancora perfettamente. Erano decisamente più giovani, forse all’epoca non si erano ancora nemmeno sposati o avevano avuto lui.

-Sono due membri della mia tribù, o almeno, lo erano. Di preciso non si sa cosa gli sia successo, una mattina sono semplicemente spariti. Ma sono loro, non ci sono dubbi-

Hilary lo fissò incerta. Yuri e Kai, invece, avevano capito subito di chi Rei stesse parlando.

-Sono Jun e Tao Kon-

-Kon… aspetta vuoi dire che…-

-Sono i miei genitori-

Hilary sgranò gli occhi per la sorpresa. Nella sala calò il silenzio. Hilary fece per avvicinarsi a Rei ma il ragazzo fece un passo indietro. Le sorrise, anche se si poteva chiaramente vedere che era un sorriso finto

-Tranquilla, non è una cosa così importante-

-Ma io credevo che…-

-Non credo che possa esistere un collegamento serio. Sono spariti da più di dieci anni ormai e non credo possano essere collegati a tutto questo, o se anche lo fossero stati, non credo siano più vivi ormai. Nessuno nella mia tribà li considera ancora in vita. Quindi qualsiasi cosa ci fosse di mezzo, e quale possa essere il collegamento con la Suprema Essenza, ormai quel legame non esiste più. E forse è meglio così-

-Rei…-

-Ragazzi, credo che la mia presenza qui non serva. Vado ad avvisare Boris di quello che sta succedendo. Ci vediamo più tardi-

Rei, sempre sorridendo, si avviò verso la scala, e scomparve velocemente. Hilary fece per seguirlo, ma Kai le afferrò una mano, trattenendola. Hilary fece per dirgli qualcosa, ma Kai scosse la testa, facendo capire alla ragazza di lasciare perdere.

-Ma non posso. È un mio amico, non posso lasciarlo andare così-

-Non puoi fare niente per lui ora, Hilary. È il destino degli orfani, è un dolore che nessun altro può capire e tu sai di cosa sto parlando. So che lo vorresti aiutare, ma non puoi ora. Quando ti vorrà parlare, verrà da te. Ora devi lasciarlo stare-

Yuri aveva parlato con voce calma e tranquilla, ma Hilary aveva notato la mano serrata a pugno del russo.

-Noi ora dobbiamo solo concentrarci su questa stanza-

Hilary, a malincuore, si ritrovò ad annuire.

-Va bene, farò come dite voi-

-Bene. Allora iniziamo a cercare qualcosa-

-Io inizio dalla libreria e da questi libri. Voi guardate i fogli che sono per terra-

Sia Yuri che Kai la fissarono. Non erano abituati ad avere qualcuno, una ragazza per la precisione, dare degli ordini. Yuri, soprattutto, non stava prendendo molto bene quell’improvviso cambio di ruoli

-Da quando tu comandi?-

Hilary, che aveva già preso un libro dallo scaffale e stava lentamente aprendo la copertina, si girò quel poco che le bastava per potere fissare Yuri diritto negli occhi

-Vediamo… ah si. Se non fosse stato per me, ora non saremmo in questa stanza. E dato che sono stata la prima a salire quassù, sono la prima a potere scegliere. Chiamiamolo un diritto da scoperta, ecco. E poi non vorrete che io, una gentildonna, mi sporchi mettendomi a cercare in mezzo a tutto quello strato di sporcizia e chissà che altro, vero? E io che credevo che i russi fossero dei veri uomini…-

Detto questo, tornò a voltarsi e a studiare il libro che aveva in mano. Yuri la stava guardando con gli occhi sgranati per la sorpresa. Kai si era limitato ad accennare ad un piccolo sorriso, poi subito tornato serio, si era messo al lavoro. Il rosso fissò il suo amico e in russo gli rivolse una sola, semplice, frase

-Ora inizio a capire perché la brunetta qui ti piaccia… è praticamente la versione al femminile di te-

 

 

Mariam fissava senza sapere cosa dire sua madre. Erano rimaste sole, dato che le altre due ragazze avevano deciso di lasciarle sole, in modo che potessero potere parlare con calma. Sia Julia che Mao sapevano, infatti, che qualsiasi cosa si fossero dette di importante, Mariam le avrebbe aggiornate non appena si fossero viste più tardi.  La ragazza fissava sua madre, incerta. Nessuna delle due aveva più detto niente, da quando erano rimaste sole.

-Cosa ci fai qui mamma?-

La donna si voltò e la fissò. Non disse niente per qualche secondo, poi, dopo un leggero sospiro, disse una frase che mai Mariam si sarebbe aspettata di sentire da lei

-Hai fatto domande difficili, hai intrapreso un percorso lungo, buio e tortuoso e di cui forse non te ne sei nemmeno resa conto. Credi di sapere, ma sei ancora nel buio dell’ignoranza. Hai trovato un nome e ne hai cercato le tracce, senza trovare niente. Ma non sei stata inascoltata. Ciò che cerchi è un segreto, e non deve mai essere svelato-

-Mamma che cosa stai dicendo?-

-Cercavi la suprema essenza, ebbene, l’hai trovata. Io sono una parte di essa, io sono un membro di ciò che cerchi. Se iniziamo a parlare di ciò che vuoi sapere, non potremmo più tornare indietro. Se vorrai sapere, ci sarà un prezzo da pagare. Sei pronta a sapere veramente ciò che desideri conoscere?-

 

 

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Ciao a tutti!

Ogni tanto rispunto dalle nebbie del tempo, ma so che ormai mi conoscete e non ci fate più nemmeno caso. Ma eccomi qua, con un nuovo capitolo che spero come sempre che non vi deluda.

Non starò qua a dilungarmi troppo, ma ora come vi avevo già accennato mi pare, si entra veramente dentro la storia a pieno, e anche se so che ci saranno ancora molti segreti e spero qualche colpo di scena degno di nota, ora finalmente, i nostri protagonisti troveranno le tante agognate risposte, o almeno una parte.

Spero che la parte ambientata in russia della caccia alla stanza segreta vi sia piaciuta e soprattutto non sia stata banale… ho cercato di renderla il più “realistica” possibile e meno “fantasiosa”, spero di esserci riuscita.

Infine, non troverete qui traccia ne di Pavlov ne di qualche cattivo perché questo, a suo modo, è un capitolo dedicato interamente ai genitori, sia in modo più esplicito che implicito. Non volevo rovinarlo con la figura di Pavlov, lui questa volta resta fuori.

Come sempre grazie a chi continua a seguire questa storia, grazie chi perde cinque minuti per lasciarmi un commento e grazie anche solo per dedicarvi alla lettura di questa mia storia. Come sempre sapete che potete sempre dirmi cosa ne pensate, critiche comprese anzi soprattutto quelle che servono a crescere. E grazie come sempre per il supporto e l’affetto che mi mandate, è, lo dico e lo ripeto, il regalo più bello che mi possiate fare.

Un bacio a tutti, spero abbiate passato un buon natale sereno e tranquillo e vi auguro anche un buon inizio anno. La vostra

Juls

  
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