Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: Bloodred Ridin Hood    02/02/2019    1 recensioni
Commedia sperimentale sulle vicende di vita quotidiana della famiglia più disfunzionale della saga.
Immaginate la vita di tutti i giorni della famiglia Mishima in un universo parallelo in cui i suoi membri, pur non andando esattamente d’accordo, non cerchino di mandarsi all'altro mondo gli uni con gli altri.
[AU in contesto realistico] [POV alternato]
[Slow-burn XiaoJin, LarsxAlisa] [KazuyaxJun] [Accenni di altre ship]
[COMPLETA]
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Jin Kazama, Jun Kazama, Lars Alexandersson
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
35
The Man in Purple
(Lars)

“A domani Lars!” mi saluta il custode della clinica veterinaria.
“A domani!” rispondo aprendo la porta e uscendo.
Mi stringo nel cappotto e inizio a camminare lungo la strada. Ho lasciato la macchina nell’isolato a fianco. È una zona piuttosto trafficata quella, dove non sempre è facile trovare parcheggio vicino.
Un’altra giornata è finita al mio lavoro di copertura. Ora tornerò a casa e procederò ad analizzare dei dati su una nuova pista che sto seguendo. Pare non ci sia la minima traccia dei vecchi scienziati impiegati dalla Mishima Zaibatsu, sembrano essere spariti nel nulla. Voglio appunto indagare su questo fatto.
Svolto l’angolo e rimango colpito dalla presenza di una limousine nera in sosta. È una cosa piuttosto insolita in questa zona della città, che è un semplice quartiere di classe media, ma chissà! Probabilmente, dato che c’è vicino un centro commerciale, qualche vip di passaggio dev’essersi accorto di aver dimenticato il dentifricio o qualcosa del genere e sarà sceso a cercare ciò di cui aveva tanta urgenza.
Passo oltre e percorro qualche decina di metri, prima di accorgermi che la limo si è messa in moto e cammina a passo d’uomo pochi metri dietro di me.
Mi fermo e osservo la scena, stupito. L’auto di lusso continua a camminare lentamente, mi supera e quando lo sportello posteriore è più o meno alla mia altezza eccolo aprirsi.
“Lars Alexandersson?” chiede una voce vagamente familiare.
“Ma chi…” cerco di sbirciare all’interno dell’abitacolo.
“Prego, lascia che ti offra un drink.” continua lo sconosciuto, finalmente palesandosi nella penombra all’interno dell’auto.
Rimango di stucco. Lee Chaolan? Sì, è inconfondibilmente lui. È però in una strana versione di sé che mi lascia senza parole.
Indossa un completo elegante bianco e viola sotto un pesante cappotto dal dubbio gusto sempre viola. Porta degli occhiali da sole scuri nonostante l’ora tarda e ha in testa quella che sembra inconfondibilmente… una parrucca di capelli ancora viola!
“Prego!” ripete facendomi cenno di salire a bordo, poi vista la mia esitazione sembra innervosirsi un pochino “Lars, andiamo.” aggiunge tirando un po’ il sorriso “Non possiamo stare tutta la sera qui, dai sù!”
Ancora totalmente spiazzato decido di accettare l’invito, spinto più che altro dalla curiosità. Entro nella limo e chiudo lo sportello dietro di me. Lee sorride e si rilassa.
“Lars Alexandersson.” dice alzando un bicchiere da cocktail con una bevanda arancione “Ci conosciamo finalmente.” poi indica con un cenno della testa una sorta di tavolino bar sulla lato destro dell’auto “Prego, serviti pure da bere.”
“No, grazie. Sto bene così.” declino l’offerta. 
Mi accomodo sul sedile, impaziente di conoscere le ragioni di questo improbabile incontro.
“Piacere di fare la tua conoscenza, Lars.” dice allora “Lascia che mi presenti…”
“Ci conosciamo.” preciso “Ci siamo già incontrati.”
Lui sgrana gli occhi dietro le lenti scure ed esita, evidentemente colto alla sprovvista dalla mia affermazione.
“No, non mi pare.” insiste allora un po’ turbato “Non mi hai mai visto.”
Sono sempre più confuso e spiazzato, ma se c’è una cosa di cui sono certo è che quello è Lee Chaolan e sì, ci siamo già visti e conosciuti.
Non crederà mica che questo suo strano travestimento mi impedisca di riconoscerlo?
“Sì, Lee Chaolan.” dico allora “Ci siamo già conosciuti perché… ehm… ero io a guidare quel giorno che Jun e Kazuya ti hanno rapito. Ricordi?”
Insomma, come potrei dimenticare il volto dell’uomo che mi hanno costretto a quasi sequestrare?
Lui fa una smorfia agghiacciata e gli occhiali gli scivolano leggermente dal naso. Se li risistema tempestivamente.
“No. Non so di cosa tu stia parlando.” mente nervosamente.
Resto a guardare la scena interdetto per qualche secondo. Avevo avuto in effetti l’impressione che Lee fosse un tipo un po’ strano ed eccentrico, ma evidentemente non avevo capito fino a che punto.
“Sì, che lo sai.” ripeto irremovibile poco dopo.
Lui incrocia le braccia sul petto, visibilmente infastidito.
“Va bene, d’accordo. Sono io.” ammette a voce bassa.
“Credevi seriamente che con una parrucca e degli occhiali da sole non ti avrei riconosciuto?!” chiedo perplesso “E che ci fai in una limousine?”
L’avrà affittata? Non voglio fare i conti in tasca a nessuno, ma una limousine mi sembra un po’ oltre le possibilità di un insegnante di scuola privata.
“Non potevo immaginare che avessi una memoria così ferrea!” borbotta indispettito “Io onestamente neanche mi ricordavo che stessi guidando tu quel giorno.”
Beh, suppongo che fosse troppo preoccupato a fare altri pensieri per fare attenzione al guidatore.
A quel punto si sfila gli occhiali, li ripiega e li mette da parte.
“D’accordo, Lars.” parla serio “Parliamo faccia a faccia. Sono qui per proporti un affare.” 
“Un affare?” chiedo confuso.
Lui annuisce.
“So della tua missione e ho intenzione di darti una mano.” spiega riassuntivo.
A quel punto sono io ad irrigidirmi.
“Cosa?” chiedo mentre il mio battito cardiaco prende improvvisamente ad accelerare.
Come può sapere della mia missione? Era un affare segretissimo. La mia organizzazione e anche la G-Corp hanno garantito la massima discrezione per tutta l’operazione.
“Sì, la tua missione.” ripete “So benissimo che cosa hai fatto, perché… io sono stato a fianco della G-Corp nell’organizzazione di questa missione!”
Sono sempre più confuso.
“Che cosa?!” chiedo più forte.
Non ha assolutamente senso, ma Lee sorride. 
“Chi credi che abbia progettato il gioiellino di ultima generazione che ti ha permesso di entrare dentro la Mishima Zaibatsu quella sera?” chiede orgoglioso. 
Non ricevendo una mia risposta, riparte lui.
“Esatto! Veniva direttamente dalle mie fabbriche.” si punta un pollice contro il petto “La Mishima Zaibatsu non può competere con il nostro livello di tecnologia.” ridacchia malignamente “Proprio non può! Specialmente ora che il dottor Bosconovitch non lavora più per loro.”
Ascolto a bocca aperta.
“Le tue fabbriche?”
Qualcosa non torna. Prima di tutto, di quali fabbriche parla? Secondo, non mi risulta che Lee fosse in qualche modo collegato alla G-Corp. C’è senz’altro qualcosa che mi sfugge.
Lui sembra leggere le mie perplessità, poi si schiarisce la voce e si avvicina leggermente.
“Adesso ascoltami bene, Lars. Perché questo dovrà essere il nostro piccolo segreto.” spiega a bassa voce “Jun e Kazuya non dovranno mai sapere della nostra conversazione di oggi. Soprattutto loro non dovranno sapere che hai incontrato Lee Chaolan.”
“Ma se hai appena detto che hai collaborato con la G-Corp per l’organizzazione della missione…” 
“Esatto! L’ho detto!” esclama lui “Ma loro non sanno che sono stato proprio io ad aver lavorato con loro, non so se mi spiego.”
Lo guardo perplesso, poi scuoto la testa. No, di certo non si sta spiegando.
“Vedi Lars, loro hanno collaborato con la Violet System, altra azienda che desidererebbe distruggere la Mishima Zaibatsu almeno quanto la G Corp, ma…” si ferma e solleva un indice “Ed è un grosso ma… non hanno mai interagito con il presidente in persona!” sorride “In realtà il presidente della Violet System non si è mai fatto vedere in pubblico. Nessuno sa che faccia abbia.”
Lo fisso sconcertato, finalmente mettendo insieme i vari punti.
“Tu sei il presidente della Violet System?!” domando incerto di starci capendo qualcosa “Ed è un segreto…?”
Lee abbozza un sorrisetto.
“Esatto! Hai davanti il presidente, segreto, della Violet System!” dice prima di bere un sorso del suo drink.
Mi porto una mano davanti alla fronte. Sono interdetto. Mi sta dicendo che in pratica dirige una doppia vita? 
Ok, è matto da legare.
“Ma perché ti nascondi?!”
Lee sembra rifletterci qualche secondo.
“Nessuna ragione in particolare. Se non che tengo alla mia privacy e perché è… divertente.” sogghigna “Per tutti sono un semplice insegnante, nessuno a parte i miei collaboratori sanno della mia vita segreta.” poi sogghigna malvagiamente “E Heihachi, che odia la Violet System, non ha idea che a guidarla ci sia il suo figlio adottivo, lo stesso che ha sempre sottovalutato.” 
Fa una pausa di qualche secondo, mentre guarda in silenzio un punto indefinito. Sul suo viso si legge una chiara espressione di rabbia e odio crescente.
“Tu che sei un ex-soldato potrai convenire su questo fatto, Lars.” riprende poco dopo “È molto importante far sì che il tuo nemico conosca sempre meno cose di te, rispetto a quante tu ne conosca di lui.”
Beve un altro sorso di cockail e poi poggia via il bicchiere.
“Comunque, ti sarai chiesto perché sei qui.” riprende incrociando le gambe una sopra l’altra.
“Sì, beh… me lo sono chiesto.” ammetto guardandomi intorno.
“So che stai continuando ad indagare sulla Zaibatsu e credo che dovremmo collaborare.”
Sospiro, temevo che alla fine saremo arrivati a questo punto.
“Mi dispiace Lee, ma non ho intenzione di lavorare per te.” declino immediatamente.
Lui ride.
“No, no. Non ti sto chiedendo di firmare contratti o roba del genere.” spiega “Voglio soltanto che mio padre affondi più il velocemente e il più a fondo possibile.” ammette con un ghigno inquietante “E sono disposto a tutto pur di far sì che succeda.”
“Quindi in pratica vuoi solo… aiutarmi?”
“Esattamente!” esclama Lee con un sorriso a trentadue denti “Adesso, ti spiego. Quei cani della Zaibatsu sono stati bravi a ripulire le tracce del loro casino. Gran parte dei loro ex-scienziati, dopo il fallimento dell’esperimento, sono stati spediti in giro per il mondo. Gli sono stati forniti nuovi nomi e nuovi passaporti. Alcuni hanno presumibilmente subito interventi di chirurgia plastica per non essere più individuati. In pratica, è estremamente difficile se non impossibile trovarli, ma…” sorride “Uno lo conosciamo. L’unico che non ha mai avuto bisogno di cambiare identità. L’unico che si è tirato indietro prima che gli esperimenti cominciassero e di fatto non rappresenta un pericolo per la Zaibatsu, perché non ha visto abbastanza.” Lee solleva il mento e mi guarda con aria solenne “Qualcuno che la Zaibatsu ha esiliato per quasi vent’anni in una base in Antartide.”
Sgrano gli occhi.
“Bosconovitch?! Heihachi Mishima ha esiliato Bosconovitch in Antartide?” 
“Incredibile vero?” risponde Lee “Mio padre sa essere spaventosamente convincente quando ci si mette.” 
Aggrotta la fronte e sposta lo sguardo verso il finestrino.
“Comunque...” riprende dopo qualche secondo di silenzio “Avrai modo di porgere le tue dovute curiosità al dottor Bosconovitch in persona.”
“Come?!” chiedo sorpreso.
Lee fa un mezzo sorriso.
“Da quanto tempo non avete sue notizie?” vuole sapere “In casa con voi dovrebbe esserci anche la figlia, non è così?”
“Alisa…” mormoro “Non so, non parla spesso di suo padre. In realtà non ho idea di dove sia.”
“È tornato in una delle sue residenze in Russia, in un villaggio rurale ad ovest degli Urali.” spiega “È una distanza notevole, non lo nego, ma con uno dei miei jet privati dovresti riuscire a viaggiare in pieno comfort.”
“Come?!” ripeto ancora più confuso.
“Quando intendi partire?” continua “Per me è uguale, riesci ad essere pronto per partire tra due giorni?”
Davanti al mio sguardo perplesso, Lee si affretta ad aggiungere “Ovviamente non dovrai preoccuparti di ripagarmi. Cosa vuoi che sia?!” ridacchia superbo “Questo e altro per distruggere quel verme.” conclude cambiando tono di voce e con gli occhi che brillano di malvagità “Considerami uno sponsor.” aggiunge poco dopo.
Mi porto una mano sulla fronte e cerco di fare spazio tra i miei pensieri.
“Quindi pensi che Bosconovitch possa aiutarci ad incastrare Heihachi.”
Lee mi guarda serio.
“Non c’è dubbio che il dottor Bosconovitch abbia delle informazioni preziose, ma si rifiuta di cantare.” dice con un sussurro “Tu devi convincerlo a farti dare un nome. Il nuovo nome sul passaporto dello scienziato che coordinava l’operazione.”
“Ma sei sicuro che sia una pista giusta?” chiedo scettico, non sono troppo convinto “Come dovrei convincerlo se non avesse intenzione di collaborare?!” 
“Per questo ti suggerisco di chiedere alla tua amichetta di accompagnarti.” sorride Lee “Lei lo conosce meglio di chiunque altro, saprà sicuramente quali tasti è meglio toccare per convincerlo a parlare.”
“Alisa?!” chiedo “No, non credo sia il caso di chiederle questo, insomma è pur sempre suo pad…”
“Suo padre infatti!” mi interrompe “Ah chissà come sentirà la sua mancanza!” esclama facendo il finto sentimentale “Non si vedono da tanto tempo ormai! Ma è pur sempre poco più che una ragazzina, scommetto che non vedrà l’ora di salire a bordo del jet con te!”
“Ma…” cerco di dire.
“Allora siamo d’accordo Lars!” sorride ancora, mentre la limousine si ferma “Ci vediamo tra due giorni! Ah, ricorda di mettere vestiti pesanti in valigia!” 
“Hey aspetta, ma…” cerco di dire.
Lee si rinfila gli occhiali e allunga una mano per aprire lo sportello.
“Ma che dico! Tu saprai meglio di me come è giusto vestirsi per quelle temperature! Sei svedese giusto?” continua ignorandomi. 
Apre la portiera, io la guardo confuso.
Ha dunque proprio deciso che la nostra conversazione è finita dunque? Mi sta letteralmente buttando fuori dalla macchina.
“Se non ti dispiace Lars…” dice con un sussurro “Ho una montagna di compiti sulle equazioni di Maxwell da correggere e tu non hai proprio idea di quante assurdità generi la fantasia dei ragazzini che studiano poco.”
“Dove… dovremmo incontrarci tra due giorni?” chiedo rassegnato.
“Passerò a prenderti alla stazione del tuo quartiere alle dieci in punto.” sorride “Sii puntuale!”
Annuisco.
“D’accordo.” faccio con un sospiro.
“Ah, Lars!” mi chiama Lee “Posso contare su di te, vero? Non dirai a nessuno del mio segreto, vero?”


Apro la porta di casa ed entro nell’avvolgente calduccio dell’ambiente domestico.  Sono ancora confuso per la strana scena a cui ho preso parte meno di mezz’ora fa.
“Non ho più intenzione di stare a sentire i tuoi piani ridicoli!” sento dire a Jin dall’altra parte del muro.
“Sta zitto!” lo blocca tempestivamente Asuka, che poi si avvicina all'ingresso.
Sospiro. Siamo alle solite.
Asuka mi vede e sembra risollevata.
“Ok, è solo Lars.” fa sapere al cugino.
“Sì, ma non ho comunque intenzione di continuare questa conversazione inutile!” dice Jin che intravedo dalla sua postazione sul divano.
Il suo volto è ancora un po’ livido, dopo la scazzottata di qualche giorno fa che ha fatto quasi venire una crisi di nervi a sua madre, ma sta lentamente tornando alla normalità.
Asuka lo ignora, sorride e si rivolge a me.
“Hey Lars!” mi saluta.
“Hey.” rispondo togliendomi le scarpe.
“Sai con Jin stiamo avendo un po’ di… divergenze… a proposito di…” farfuglia un po’ imbarazzata.
La guardo con un mezzo sorriso.
“Non sapete come fare per prendere un campione di DNA da Kazuya.”
Asuka ridacchia e alza le spalle.
“Bingo.” dice timidamente.
“Posso capire che non sia una passeggiata.” ammetto.
“Non lo è per niente!” ammette Asuka alzando gli occhi, poi mi guarda un po’ incerta “Ehm senti Lars, tu ovviamente non è che ti sei offeso perché abbiamo deciso di fare questo test, vero?” mi segue mentre mi dirigo verso la scala.
“No…” rispondo tranquillizzandola “è comprensibile.”
Lo penso davvero, d'altronde dopo quello che è successo qualche tempo fa, non posso pretendere che mi credano sulla parola su tutto. Soprattutto per una storia così strana.
“Insomma, con tutto il rispetto…” continua Asuka “È anche possibile che tua madre non abbia detto la veri…”
“Asuka…” Jin interviene, distraendosi momentaneamente dalla televisione.
Asuka si gira e lo guarda. Jin sembra suggerirle con lo sguardo di non andare avanti con quel discorso.
In effetti non è molto delicato suggerire a qualcuno che la loro madre possa aver mentito sull’identità del loro padre. 
Asuka mi guarda preoccupata, rendendosi conto del suo commento potenzialmente offensivo, poi abbozza un sorrisetto.
“Scusa. Vado a fare i compiti.” dice prima di fuggire al piano di sopra.
Ovviamente non ce l’ho con Asuka, è soltanto una ragazzina dai modi qualche volta un po’ goffi, ma è una brava ragazza in fondo. Quello che mi sorprende però è come Jin abbia avuto questo senso di riguardo nei miei confronti.
Ci scambiamo una rapida occhiata, poi lui abbassa lo sguardo e fa una strana espressione, come un segno di tacito assenso e torna a guardare la televisione.
Mi lascio sfuggire un minuscolo sorriso, ora che sono certo non possa vedermi. 
Vuoi vedere che adesso che conosce la verità sta iniziando a capirmi meglio e… a non odiarmi del tutto?
“Lars!” Alisa arriva dal piano di sopra “Asuka mi ha detto che eri tornato. Ho visto il tuo messaggio, dicevi che avevi urgente bisogno di parlarmi?”
Ed ecco che Jin torna a voltarsi e mi rivolge una mezza smorfia, tornando esattamente il Jin che conosco bene.
“Sì.” rispondo ad Alisa, facendo del mio meglio per ignorare la silente provocazione di Jin.
“È successo qualcosa?” chiede ancora Alisa.
“No, niente di che... è solo che… sto indagando su una nuova pista e avrei bisogno di un tuo parere.” spiego brevemente.
“Una nuova pista?” si intromette Jin tornando serio.
Ci guardiamo di nuovo e dopo averci ragionato in silenzio per qualche secondo, decido che…  
“È meglio se io e Alisa ne parliamo da soli in cucina.” 
Jin alza una mano interdetto e contrariato.
“Perché lei può sentire e io no?” chiede, mentre Alisa mi segue verso la cucina. 
Io rispondo con un’occhiataccia.
Lui scuote la testa e torna a guardare la TV.
“Una pista, come no…” lo sento borbottare, mentre chiudo la porta.
Alisa deve averlo sentito perché ha un’espressione un po’ imbronciata.
“A volte Jin-san sa essere un po’ spiacevole.” commenta andando a prendere un bicchiere d’acqua.
Mi viene da sorridere. Alisa è sempre fin troppo gentile nei suoi giudizi.
“Dimmi tutto.” mi sorride poco dopo tornando serena.
“Ehm… sì.” dico iniziando a sentirmi vagamente nervoso “Sediamoci.”
Prendiamo entrambi posto a tavola. Mi ritrovo ad evitare il suo sguardo, un po’ impacciato. 
Non è esattamente semplice spiegarle che mi è stato suggerito di andare a interrogare suo padre.
“Come ho già anticipato riguarda… le mie ricerche.” esordisco dopo qualche secondo.
Lei annuisce.
“Ci sono novità?” vuole sapere “Hai avuto qualche nuova informazione?”
Sospiro e sposto lo sguardo verso la finestra.
“Non esattamente.” rispondo “Diciamo che più che altro mi è stato offerto un aiuto.”
“Un aiuto?” ripete Alisa aggrottando la fronte “Da chi? Qualcun altro sa di queste ricerche?”
“Sì, ma non… non è importante questo adesso. è… un personaggio alquanto strano che ha collaborato con la G Corp per organizzare la mia prima missione.” mi limito a dire “Ma ho motivo di ritenere che la sua pista possa essere valida.”
“Fantastico allora!” esclama lei entusiasta, ma c’è qualcosa nel mio sguardo serio che la frena “Qual è il problema?”
“Alisa…” inizio a dire “Dovrò andare a cercare qualcuno che potrebbe avere delle informazioni importanti.”
“Oh…” mormora. 
Io mi mordo un labbro e aspetto a braccia conserte. Anche lei esita per qualche secondo.
“E questo qualcuno sarebbe?” aggiunge dopo seria, ma ho il sospetto che abbia già capito.
La osservo in silenzio, lei abbassa gli occhi.
“Ho capito. È mio padre, vero?” chiede piano.
“Alisa, pensi… che possa sapere qualcosa di importante?” le domando.
“Non… non so se sia una buona idea, Lars.” continua Alisa “Papà ha un carattere strano e non parla mai del suo lavoro. Con nessuno. Specialmente degli affari della zaibatsu.”
Ripenso alle parole di Lee. Ha proprio detto che Bosconovitch è stato esiliato in Antartide da Heihachi per tutto questo tempo. Dubito che Alisa lo sappia e sento una forte malinconia a questo pensiero. 
“Questo informatore ritiene che lui possa indirizzarci da una persona che potrebbe fornirci una preziosissima testimonianza per la nostra missione.” continuo “Ma… ho bisogno di sapere che cosa ne pensi tu, Alisa.”
Lei si stringe nelle spalle.
“Certo, si potrebbe tentare, ma…” sospira “Potrebbe anche essere un errore, non so…”
Annuisco.
“Alisa… so cosa significa avere genitori difficili…” forzo un sorriso “Ma se anche ci fosse una possibilità che il dottore possa aiutarci a portare a galla la verità, credo che dovrei almeno provare a parlarci.”
Alisa continua a guardare in basso.
“Presumo… di sì.” dice con un sospiro. Poi cautamente alza gli occhi “Sai, non ci sentiamo da parecchio tempo. Per quanto possa sembrare ironico, papà non si è ancora abituato alle novità del mondo e… comunichiamo tramite posta.”
Sospira.
“Non so neanche dove sia in questo momento. Sto ancora aspettando la lettera con il suo nuovo indirizzo.”
“So che è tornato da qualche parte in Russia.”
“Oh.” annuisce Alisa “Immaginavo.”
“Sì.” deglutisco “E… io partirò tra due giorni.”
“Hai intenzione di andare quindi?!” chiede subito Alisa.
Esito qualche secondo, poi annuisco.
“Devo almeno provarci.” ripeto.
“Non puoi andare senza di me.” asserisce lei a quel punto.
La guardo preoccupato.
“Alisa, sei sicura?”
Lei fa di sì con la testa.
“Assolutamente.” 
risponde, poi sorride teneramente “D'altronde è da tanto che non lo vedo, gli farà piacere ricevere una mia visita.” fa una pausa e sospira “E forse renderà un pelino più semplice anche il resto.”
“Bene.” annuisco a mia volta “Perfetto, allora più tardi avviserò Jun che partiremo presto per una piccola trasferta.”











NOTE:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (e non vi sia sembrato troppo stupido), io a dire il vero l'ho un po' odiato, dato che ho cambiato idea quindicimila volte mentre lo scrivevo. Comunque, stiamo finalmente arrivando in quella fase della storia per cui sono un po’ più insicura, ma spero di non deludervi o di non annoiarvi. Ormai lo posso dire, la storia dovrebbe avere in tutto cinquanta capitoli (sì, ne mancano ben altri quindici ora siete liberi di scappare! XD), li ho scalettati praticamente tutti e ho già scritto quello finale, yay! Vorrei riuscire a pubblicarli tutti entro quest’anno, ma sto seguendo diversi progetti nella mia vita reale e il mio tempo libero ultimamente è molto poco. Comunque ringrazio come sempre chi ancora legge e chi aggiunge la storia alle preferite/seguite/ricordate. Oltre a lasciarmi sempre un po’ sorpresa (perché penso chi diavolo ha voglia di leggere una stupida storia del genere con così tanti capitoli?! XD), mi migliora sempre notevolmente la giornata vedere che si è aggiunto un nuovo follower. ❤ 
Detto questo, vi saluto! Credo che riemergerò di nuovo verso la fine del mese.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Bloodred Ridin Hood