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Autore: Haura    19/07/2009    0 recensioni
Come nasce questa storia? Nasce da una notte insonne. È una storia d’amore. Ma non una comune. È la storia di una ragazza che come un bagliore di fulmine irrompe nella vita della protagonista. Non sono esperta di storie omosessuali, ma l’idea era buona. E ho scritto di getto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduta in camera mia e avvolta dal panico mancavano tre ore all’inizio della festa e non sapevo cosa mettere!
Volevo essere carina, ma senza sembrare eccessiva.
Dopo vari ripensamenti optai per una canottiera bianca stile etnico, minigonna in jeans e infradito bianche.
Mi truccai gli occhi con l’eye-liner, mettendoci un bel po’ perché quell’aggeggio poteva anche dare un tocco sofisticato allo sguardo, ma era impossibile disegnarci una riga dritta.
Dopo due ore mi fissai allo specchio con discreta approvazione.
Avevo appuntamento con Peppe all’entrata della casa della festeggiata; come al solito ero in anticipo, e lui come al solito in ritardo.
Quando arrivò lo guardai male, dovevamo essere alla festa 15 minuti prima, se mi avesse fatto fare la figura della maleducata non gli avrei rivolto parola per giorni.

Entrammo: la casa era accogliente e illuminata da luci colorate tipicamente discotecare, l’elegante soggiorno era addobbato per l’occasione.

Eccola in tutto il suo splendore: il mio amore segreto.
Era bellissima: i suoi capelli dorati erano acconciati in eleganti riccioli; indossava un vestito rosso che metteva in risalto la sua bella carnagione. Ci salutò e ci sorrise facendoci accomodare. Ero nervosa e al tempo stesso eccitata.
Peppe se ne accorse, e senza farsi notare mi strinse la mano per incoraggiarmi, non lo disprezzavo più tanto in quel momento.

Gli invitati erano per lo più compagni di scuola che ballavano nel salone sgombrato dai mobili, mangiavano e ridevano. Io mi sedetti sul divano, estraniandomi a tal punto che Peppe dopo poco si stufò e si buttò in pista a ballare.
Lei stava intavolando una conversazione con altre due ragazze, quando la guardai mi sorprese un ardente moto di gelosia.
Però non volevo rovinare la Sua serata mettendo il broncio: mi alzai a prendere qualche patatina, e ad un tratto fui richiamata da una voce: “Ciao Serena, come va?”
Mi voltai verso di Lei, era la prima volta che mi chiamava per nome… Avrei voluto che lo pronunciasse altre mille volte.
“Ciao” risposi, non avevo il coraggio di pronunciare il suo nome, né di guardarla negli occhi, “Bene, grazie…”All’ultimo aggiunsi “Bella festa” rimproverandomi mentalmente per la frase banale. Da quella distanza percepivo il suo attraente profumo, cercai di non arrossire.
Lei mi sorrise annuendo “Ti stai divertendo? Mi sembri un po’ annoiata”. Aveva capito con poche occhiate che non ero a mio agio, significava che avevamo feeling? Il mio cuore sobbalzò.
“Oh, no no…”. Non sapevo cosa dire ma non volevo darle una brutta impressione.
“Hai per caso litigato col tuo ragazzo?” mi incitò, indicando Peppe.
- Eh? -
“Peppe non è il mio ragazzo” precisai, “È solo un amico di vecchia data, il mio miglior amico.”
“Ah, capisco; è che vi vedo sempre insieme, per cui pensavo…” disse senza finire la frase.
Sorrisi, era così carina quando era in imbarazzo.
Dopo qualche secondo di silenzio aggiunse “Beh ora devo andare a salutare qualche amico, ci vediamo dopo”, e sorridendo si allontanò.

Più tardi la vidi danzare sulla pista da ballo improvvisata, anche se aveva i tacchi alti sembrava una libellula su un prato, quante altre cose avrei ammirato in lei prima di impazzire di desiderio?
Ogni tanto sembrava cercarmi con gli occhi, o forse cercava qualcuno dietro di me.

Quando molti ragazzi se ne andarono verso mezzanotte, mi voltai per cercare la sua figura ammantata di rosso, ma lei mi trovò per prima. Mi passò accanto con gli occhi bassi, alzò il viso incontrando il mio sguardo e poi si voltò velocemente lasciandomi disperatamente smarrita e scossa.
Quel suo sguardo sembrava racchiudere un impeto di sentimenti tenuti sotto chiave; forse la mia era solo illusione, e non potevo permettere a me stessa di credere che Lei provasse qualcosa per me. Ma se avessi potuto avrei sfondato il muro che le impediva di rivelare quella passione, anche solo per riprovare un’altra sola volta la stessa vertigine.

Note dell’autrice: Secondo capitolo non conclusivo, il seguito lo devo ancora congetturare. Qualche considerazione produttiva per migliorarla?
  
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