I preparativi furono lunghi e laboriosi.
Non era semplice stare dietro a tutto, ma la coppia ebbe l'aiuto degli amici e dei parenti più stretti, che gli allegerirono di molto il lavoro.
Inoltre ora la loro identità non era più segreta, per cui la notizia del loro matrimonio fece subito il giro del mondo, e quello che voleva essere una cerimonia intima e privata divenne un caso mediatico, e vennero contattati da numerose emittenti televisive che chiedevano l'esclusiva delle riprese video da mandare in mondovisione, e capi di stato che, nella speranza di ricevere un invito a quello che era stato definito il matrimonio del secolo e, ormai, aveva già superato di molto quello del giovane principe di Galles avvenuto pochi anni prima, nel pieno del caso DKO, facevano loro auguri e congratulazioni in ogni lingua.
Alla fine, consigliati anche da Valka, Eret e da Padre David, il vecchio Stizzabifolko che era stato chiamato per celebrare l'unione, presero la decisione di fare una cerimonia pubblica, a cui avrebbero partecipato, seppure a distanza, anche gli altri sopravvissuti del gioco, oltre a varie autorità e alcune emittenti televisive mondiali.
La location scelta fu uno dei parchi dell'università di Harvard, che offrì i suoi spazi liberamente anche grazie alla pubblicità gratuita di ritorno che avrebbe procurato l'evento.
E, il giorno prescelto, fu tutto pronto.
Tsuyoshi attendeva nel salottino a lui assegnato. Seduto sulla poltrona dava un'ultima occhiata alla protesi prima di uscire e mettersi al suo posto.
Valka bussò e si affacciò, mentre il ragazzo si metteva in piedi, aggiustandosi la cravatta.
"Aspetta, faccio io." disse la donna, avvicinandosi e mettendogli in ordine il vestito, poi fece qualche passo indietro e lo osservò, concentrata, prima di togliergli la cravatta e sbottonargli gli ultimi due bottoni della camicia "Ecco, così stai molto meglio."
"Ma la cravatta..." obiettò timidamente il ragazzo.
"Non è importante. Devi sentirti a tuo agio oggi, e so che mal sopporti questi aggeggi." sorrise nostalgica, passandogli le mani tra i capelli spettinati "In questo mi ricordi mio marito, è incredibile quanto vi somigliare."
"Papà era un grande." ammise lui "Credo che a lui sarebbe piaciuto questo posto..."
"Io penso che sia qui, anche se non lo vediamo. Se ti ha adottato nel gioco è perché lo avrebbe fatto anche nella realtà, lui era così, si prendeva cura delle persone a cui teneva, e oggi sarebbe orgoglioso di dove sei riuscito ad arrivare con le tue forze."
Tsuyoshi annuì. La donna sorrise, dandogli un'ultima sistemata alla giacca, e lo scortò fuori.
Poco dopo era davanti al celebrante, sotto gli occhi del mondo intero, in attesa dell'arrivo della sposa.
Astrid camminava lungo il corridoio tra le sedie, sotto braccio al fratello.
Era stupenda in quell'abito lungo color panna. E sorprendente, perché ricordava una vera donna vichinga, evidentemente lo aveva scelto apposta, in ricordo dei quattro anni passati in un mondo virtuale ricreato sull'antica società vichinga.
La giovane donna si avvicinò, e lui la presente per mano, finendo di accompagnarla fino all'altare.
Finalmente stavano per diventare marito e moglie, e questa volta per davvero.

Qualche anno dopo.
Era un luminoso mattino di primavera, a Kyoto.
Tsuyoshi scese dal taxi, prese i bagagli e aiutò Astrid a scendere dal sedile posteriore; una bambina di cinque anni, con i capelli castani e gli occhi azzurri la seguì, afferrandole la mano e guardandosi intorno con aria assonnata, mentre l'uomo prendeva in braccio un bambino biondo, di pochi mesi, ancora profondamente addormentato e, dopo aver pagato il taxista, passò un braccio attorno alle spalle della moglie e la condusse verso la casetta in stile classico giapponese che avevano di fronte.
"Benvenuta nella nostra nuova casa." disse, aprendo la porta.
La bionda sorrise, entrando e guardandosi intorno.
"È bellissima! Davvero sei cresciuto qui?" commentò.
"Era la casa dei miei genitori." spiegò l'altro, mettendo il bambino sul divano e trascinando dentro i bagagli "Anche se potevamo aspettare ancora per trasferirci, non c'era fretta, anche perché nelle tue condizioni non è facile traslocare."
"Sto bene. E poi non fa molta differenza che il bambino nasca in America o in Giappone. Mi basta stare con te." lo rassicurò, carezzandosi la pancia "E poi così inizieresti prima quel nuovo progetto in collaborazione con la Kayaba Inc."
"Hai ragione." concluse lui, controllando il cellulare "Cavolo, dieci chiamate perse da parte di Gary, e quattro da parte di Justin!"
"Chiamo Testa Bruta, prima che suo marito vada in panico." rispose la bionda, mettendosi l'auricolare "Saranno tutti in ansia: è la prima volta che stiamo davvero lontani..."
Tsuyoshi annuì, lasciandola chiamare e portando la bambina a visitare il piano superiore.
Erano passati anni da quando si erano sposati, e fino a quel momento non si erano mai allontanati dal loro vecchio gruppo, restando in America, non troppo distanti da loro.
Ma la vita è così, non sai mai dove finirai. Però le amicizie più forti sono quelle che resistono anche alla distanza, e l'uomo era sicuro che anche ciò che univa i Dragon Riders sarebbe durato per sempre, anche se c'era un oceano tra loro.
Perché ciò che era iniziato il primo giorno del 2046 li aveva comunque cambiati per sempre.
Prima erano dei ragazzini.
Ma la vita a Berk li aveva trasformati in draghi.