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Autore: Miss_Sunshine    19/07/2009    4 recensioni
: E se una donna misteriosa spuntasse fuori dal passato di Severus? E se lui fosse “costretto” ad averne bisogno? E, soprattutto, riuscirà ad essere felice?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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A little, crazy thing called ‘love’

 

Ringraziamenti: grazie a Dogma per aver inserito la storia tra i preferiti e avermi lasciato una recensione; a ArwenBlack e __Ombra__ per averla messa tra quelle seguite. Grazie mille perché i avete spinto a continuare a pubblicarla, anche se è un po’ folle^^

 

Disclaimers: I personaggi di questa storia non appartengono a me, ma a chi li ha creati. La storia è frutto della mia fantasia.

 

§ Ecco il secondo capitolo di questa mia follia! Alla fine ci sarà un colpo di scena che probabilmente non immaginate… Spero di aver suscitato un po’ di curiosità! Buona lettura!

 

Capitolo 2

 

Severus Piton non era uno che si arrendeva facilmente. Forse il giorno prima l’incontro con Alyssa non era andato nel migliore dei modi. Lucius lo aveva definito “un disastro”. Ma aveva calcolato tutto: non si aspettava di certo che lei gli avrebbe gettato le braccia al collo dopo tutto quello che era successo in passato. Doveva solo perseverare. E proprio con questo spirito si era recato al suo studio legale. Sperava che essendo ancora presto lei non fosse già impegnata. Fece un respiro profondo e si avvicinò alla scrivania dove era seduta la segretaria di Alyssa.

“Salve” esordì incerto “sono Severus Piton, l’avvocato è libera?”

La segretaria lo guardò appena. “Ha un appuntamento?”

“No, ma è una questione molto importante e pensavo che…”

“L’avvocato non riceve senza appuntamento.” lo bloccò la donna.

“Sono un vecchio amico, sono sicuro che se non è impegnata mi riceverà.”

La donna sbuffò: aveva capito che quell’uomo non l’avrebbe lasciata in pace se lei non lo avesse accontentato. Sollevò il telefono e chiamò la linea privata dell’avvocato Hamilton. Per quanto fosse a distanza di qualche metro non tollerava che nessuno la disturbasse. Le faceva storie già quando la chiamava per  “cose futili”, come d’altronde avrebbe definito l’insistenza di quell’uomo. Perfetto, già non era di buon umore figurarsi dopo la telefonata a causa di quello scocciatore.

“Avvocato? C’è qui il signor Piton che vorrebbe…”

“Lo mandi via, sono impegnata.”

“Ci ho già provato, ma dice che è un vecchio amico e…”

Sospiro. “D’accordo, non me lo leverò dai piedi altrimenti. Lo faccia entrare. E mi trovi due aspirine!”

La donna guardò Piton. Non sapeva neanche cosa lo aspettava visto l’emicrania dell’avvocato. Probabilmente l’avrebbe mandato fuori a calci.

“Può entrare, ma l’avverto: non è di buon umore.”

‘E quando mai!’ Pensò Piton entrando.

L’ufficio di Alyssa era molto ampio e luminoso, ma quel giorno le tende erano tirate. Lei era seduta alla sua scrivania di vetro e ferro battuto.

“Permesso?” disse, entrando.

“Ho poco tempo, Severus.”

“Ti sei trasformata in un vampiro?!” le chiese, notando le tende tirate.

“Molto divertente. Ho solo mal di testa. Che cosa vuoi?”

“Guarda qui.” e le mise sulla scrivania due fogli di carta.

“Cosa sono?”

“Lettere. Del Consiglio. Una è per me e una per Silente. In calce troverai, prima fra tutte, la firma di Dolores Umbridge. È riuscita, non so come, a convincere il consiglio ad accusare me di aver sempre fatto il doppio gioco per  il Signore Oscuro e Silente di aver abbandonato la scuola per non affondare con essa.”

“È assurdo” disse lei, aprendo le lettere. Le scorse velocemente. “Quella donna è pazza! E mi sorprende che quegli idioti del Consiglio le vadano dietro!”

“Ti avevo detto che la situazione non è facile. Per questo abbiamo bisogno della migliore! Per…”

“Ti ho già detto di no. Ma posso consigliarti dei buoni avvocati…”

“Non voglio i tuoi avversarsi, ci serve qualcuno che vinca la causa di sicuro! Se non vuoi prenderti l’incarico di legale della scuola, almeno aiutaci in questa situazione!”

La conversazione fu interrotta dalla segretaria che entrò con le aspirine. “Perfetto, grazie.”

Alyssa mandò giù le aspirine con un solo sorso d’acqua. “Severus, era la mia ultima parola. Ora se vuoi scusarmi, devo lavorare.”

Abbassò gli occhi sulle carte davanti a lei e non lo degnò più di uno sguardo. Lui uscì sbattendo la porta.

***

“Allora che ne pensi?”

Alyssa era a casa del giudice Richard Woods, suo maestro e mentore. Era andata da lui a cena per esporgli il problema di Hogwarts. Sperava in un suo consiglio per uscire da quella situazione e non pensarci più.

“Penso che non dovresti accettare. Non puoi farti sconvolgere la vita da quell’uomo. Di nuovo.

“Ma?”

“Ma la situazione è complicata. Se la Umbridge vuole cacciare Albus, puoi star certa che non si arrenderà facilmente.”

“Quindi?” sorseggiò il suo gin and tonic e accavallò le gambe.

“Quindi dovresti pensarci bene prima di rifiutare.”

“Non mi stai aiutando poi tanto…” rispose con un sorriso mesto.

“Tu che vuoi fare?”

“Io accetterei, non fosse per…”

“Severus.” completò Richard.

“Già.”

“E quindi avvocato? Che farai?”

“Seguirò la mia etica e accetterò.” concluse lei con un sospiro.

***

Lasciò casa di Richard decisa a non cambiare più la sua decisione. Il giorno dopo avrebbe mandato un gufo ad Albus. Ma mentre guidava verso casa si ritrovò per caso dalle parti di Spinner’s End. Decise che dopotutto avrebbe anche potuto parlare con lui civilmente. ‘Se c’è una luce, busso. Se non c’è, me ne vado.’

Una parte di lei si augurava che tutte le luci fossero spente, un’altra voleva, stranamente, rivedere Severus.

C’era una luce accesa. Bussò.

Piton stava leggendo un libro nel salotto e quasi sobbalzò a sentire bussare alla porta. Fu ancora più sorpreso a vedere Alyssa sulla porta. Lei non gli diede neanche il tempo di parlare.

“Accetto la causa.”

Lui non riuscì a trattenere un sorrisetto. “Non vuoi entrare?”

“Meglio di no.”

“Dai, ti offro un bicchiere di vino. È un ottimo rimedio per l’emicrania.”

Lei gli sorrise. “D’accordo.”

***

Avevano bevuto troppo vino. Un bicchiere era presto stato seguito da un altro e poi da un altro ancora. Alyssa continuava a parlare di cause e tribunali e Piton non ne poteva decisamente più.

“Va bene, sei la migliore, lo abbiamo capito, ma c’è un modo per farti stare zitta?”

“Mi hai cercata tu, Severus. Ora mi sopporti.”

Era seduta sul pavimento e rileggeva le lettere del consiglio. Lui le si sedette accanto.

“Non sei stanca?”

“Io non sono mai stanca. Senti, a proposito di questo passagg…”

Ma non fece in tempo a finire: lui l’aveva baciata.

“Visto che un modo per farti tacere c’è?!” e continuò a baciarla.

“Severus, non possiamo…” altro bacio. “Sono il tuo avvocato, non è eticamente corretto…”

“Stai zitta.”

La spinse sul tappeto e le sbottonò la camicia, baciandola fino all’addome, poi le sfilò la gonna. Anche lei lo spogliò. Restarono così a baciarsi per qualche minuto poi lui la privò anche della biancheria intima. Alyssa non era più in grado di dirgli no. Come se lo fosse mai stata. Entrò in lei e le sue spinte si fecero forti e decise. Conosceva bene la sensazione di fare l’amore con Severus Piton , ma da tanto tempo ormai non la provava più. La portò all’estasi del piacere e poi restarono distesi sul tappeto, a coprirli solo la coperta che lui teneva sul divano.

“Sarà meglio spostarsi in camera o domani avrai anche il torcicollo, oltre all’emicrania…”

“No.” lo disse in tono dolce, ma deciso.

“Come?”

“Una cosa è fare l’amore con te, un’altra dormire con te. Preferisco fermarmi alla prima.”

Detto questo, si alzò e si rivestì sotto gli occhi attoniti di lui. Raccolse le sue carte e si avviò verso la porta.

“Buonanotte.” gli disse con un sorriso.

Dopo pochi minuti, Piton sentì che la sua macchina si allontanava da casa sua.

 

§ Allora che ne dite? Dai, lasciatemi qualche commentino per dirmi se la storia vi piace, ma anche se non vi piace (anche se io preferisco la prima opzione ^^”). Nel prossimo capitolo comincerò a svelarvi qualcosa in più su questa donna misteriosa… Spero mi seguirete!

  
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