Impaurito.
Tormentato.
Torturato.
Patetico.
Solo.
Cosa sono?
Sei solo, solo
senza nessuno!
Perché?
Sei sempre stato
solo!
No!
Solo!
Basta!
Non hai
nessuno!
No! Basta!
E' tutta
colpa tua!
Tua e
soltanto tua!
...il
filo che lega tutto si avvolge attorno ad un friabile,
inutile pregiudizio...
Tutti i
tuoi stupidi pregiudizi, tutto inutile!
Basta!
Smettila!
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Quanto
tempo è passato?
Credo
dei giorni e nessuno si è fatto vedere.
Ho
gridato ore a vuoto.
Non
mi hanno portato da mangiare, ne da bere.
Ma
questa non è la cosa che mi preoccupa.
Ho
paura.
Conto
i miei respiri per distrarmi dalla fame.
Al
milletrecentosettantaquattresimo respiro la
serratura della cella scatta.
Entrano
tre uomini, vestiti di nero ed incappucciati.
Uno
di loro ha in mano ha qualcosa.
Un
oggetto costituito da fibbie di cuoio sulle cui
sommità ci sono artigli metallici.
Una
frusta.
Aiuto.
Ma
dalle mie labbra non esce alcun suono.
Aiuto.
Ho
paura.
Mi
prendono bruscamente e mi portano al di là della
cella dove sono appese delle corde.
Uno
di loro mi tiene, mentre l'altro lega saldamente i
miei polsi alle corde.
Quello
che mi teneva mi lascia e rimango sospeso,
mentre il terzo uomo, quello con la frusta e che fino a quel momento
era
rimasto al centro della cella, si avvicina verso di me.
Mi
fanno voltare in modo da trovarmi con la faccia di
fronte al muro e con la schiena rivolta verso loro.
Ho
paura.
Aiuto.
Aiuto.
La
prima frustata, poi la seconda, la terza e la
quarta, fino ad arrivare alla decima.
Solo
dolore.
Dolore
e nient'altro.