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Autore: Black Drop    03/04/2019    4 recensioni
I quotidiani problemi di Maka Albarn includevano mantenere la sua media scolastica perfetta, tenere a bada gli scatti di rabbia dovuti alla vita sregolata di suo padre e ignorare le ridicole capriole del suo stomaco in prossimità ravvicinata del suo migliore amico.
Poi è arrivata quella fatidica sera.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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19.L’epilogo del caos


“Ho detto di no!”
“Dai, Maka!” esclamò Black Star per l’ennesima volta nel giro di dieci minuti. “Ci divertiremo!”
Maka sbuffò seccata, scuotendo il capo. “Per l’ultima volta, non ho intenzione di fare nessuna festa a casa mia!”
“Ma ce l’hai libera!” ribatté ancora Black Star, prima di guardare il resto dei loro amici in cerca di sostegno. “Siamo a inizio estate, ci siamo appena diplomati e tu hai la casa libera. Quale momento migliore per fare una festa?”
“Sai, non ha tutti i torti.” intervenne Patty con un sorrisetto, mentre ripuliva attentamente la sua coppa di plastica dai residui del gelato alla fragola che si era appena divorata.
Erano seduti intorno a un tavolo all’esterno di un bar, sotto gli ombrelloni da giardino colorati con l’insegna del chiosco stampata sulla tela, ma il sole era basso ormai e di ombra ce n’era poca.
Maka fulminò i due amici con lo sguardo.
“Fatela a casa vostra, allora.” borbottò imbronciata.
Black Star alzò gli occhi al cielo.
“Eddai! Non essere la solita bacchettona guastafeste!” sbottò con un esagerato sbuffo di esasperazione.
Maka lo squadrò con le labbra strette in una linea sottile e un sopracciglio sollevato.
“Non stai aiutando molto la tua causa così, sai?” sibilò, assottigliando gli occhi.
Black Star fece per dire qualcos’altro, ma Tsubaki gli posò una mano sul braccio con un sorriso gentile.
“Su, Black Star. Se non vuole non puoi mica costringerla.” gli disse, cercando di farlo ragionare (cosa, secondo Maka, del tutto impossibile).
Black Star guardò la ragazza con aria scontenta, prima di sbuffare come un bambino capriccioso e incrociare le braccia sul petto. Sotto gli sguardi perplessi di tutti quanti si zittì per un po’, limitandosi ad aspirare rumorosamente dalla cannuccia della sua granita.
Ancora una volta, Tsubaki si dimostrava in grado di compiere veri e propri miracoli. Forse, con un po’ di pratica, avrebbe anche potuto camminare sull’acqua.
“Però non era male l’idea di una festa.” constatò ancora Patty, lanciando un’altra occhiata speranzosa a Maka.
“Non puoi organizzare feste a casa degli altri.” le fece notare Kid, serio. Sembrava ancora più pallido del solito, illuminato dal sole della sera.
“Soprattutto se ti chiami Black Star.” aggiunse Maka con una smorfia.
Soul si trattenne a stento dal ridere, mordicchiando la bacchetta del suo gelato, già finito, per camuffare il sorriso. Dal canto suo, Liz non ebbe altrettanto successo e si lasciò sfuggire un risolino sospirato.
“Perché ce l’hai con me?” fece allora Black Star con tono di polemica.
Maka lo scrutò molto seriamente, come a sfidarlo a contraddirla.
“Sappiamo tutti bene come possono finire le tue feste e di certo non voglio che succeda in casa mia.” spiegò secca.
A quel punto sia Liz che Soul scoppiarono in una vera e propria risata, indirettamente dando ragione a Maka, e lei si ritrovò a sorridere trionfante.
La mano di Soul, che fino a quel momento stava distrattamente giocando con le pieghe della sua gonna, si fermò e Maka sentì il palmo poggiarsi sulla sua gamba in una stretta giocosa, un po’ come a dirle che aveva apprezzato il suo commento.
Black Star emise un suono sprezzante, riguadagnandosi l’attenzione di Maka.
“È per la storia del fuoco?” chiese con una smorfia. “È stata solo una volta ed è stato un incidente!”
Già, l’esempio per eccellenza di quanto le feste di Black Star potessero diventare distruttive era il principio di incendio con cui l’anno prima aveva rischiato di dare fuoco al suo appartamento. Su come poi era stato domato Maka aveva ancora molti dubbi. Ricordava solo una confusione assurda, urla, fumo e l’estintore del pianerottolo che veniva passato da una persona all’altra in cerca di qualcuno che riuscisse a rompere il sigillo.
“Ti pare poco?” sbottò Maka scettica.
“Mi spiace, ma ha decisamente ragione lei.” si intromise Kid, dopo un sorso del suo tè freddo. “Non sei esattamente il più affidabile quando si tratta di festeggiare.”
Black Star si imbronciò, facendo ridacchiare Tsubaki che gli strinse una spalla in maniera confortante.
“Ma quella festa è stata uno spasso!” affermò Patty con un ghigno.
“Sì, tranne la parte in cui i vicini hanno chiamato i pompieri.” le ricordò Soul con un sorriso amaro. Sotto il tavolo, aveva ripreso a giocherellare con la stoffa della gonna di Maka.
Patty fece spallucce, come a dire che non era stato un grosso problema.
“Solo tu puoi pensare una cosa simile, Patty.” commentò Liz con un sospiro rassegnato, rigirandosi la cannuccia del frappé tra le dita.
“Adesso un piccolo incidente col fuoco, per voi, mi sporca definitivamente la fedina penale?” bofonchiò Black Star sempre più contrariato.
Soul gli rivolse un sorrisetto divertito. “Sei seriamente sorpreso?”
“Tu sei d’accordo con loro?!” esclamò Black Star con tono di accusa.
Soul fece spallucce e piegò il capo, sulle labbra sempre un ghigno ironico.
“Io alle tue feste ci vengo, ma devo ammettere che non te ne farei mai fare a casa mia.” spiegò con semplicità.
Maka immaginò l’ipotetica crisi isterica della signora Evans in una situazione simile e si ritrovò a sghignazzare. Lasciò scivolare lo sguardo sul suo bicchiere di frappé, ormai vuoto, mentre Black Star si lamentava ancora sulla scarsa fiducia che gli veniva affidata.
“Effettivamente, quella notte io ho davvero avuto paura di morire.” confessò Liz con una smorfia e Black Star sbuffò ancora più rumorosamente, per poi darle della codarda.
Prima che Liz potesse lanciargli qualche insulto, Kid si intromise scuotendo il capo con le sopracciglia corrugate.
“Sinceramente, neanche io lascerei mai casa mia nelle tue mani. Se anche riuscissi a non darle fuoco, vogliamo parlare del casino che faresti?” aggiunse con tono severo. “Sarebbe un vero e proprio disastro.”
Black Star sbuffò per l’ennesima volta. Ormai sembrava una vecchia locomotiva a vapore.
“Sapete che vi dico? Darò una festa straordinaria, la festa dell’anno, e voi non sarete invitati perché siete troppo rompipalle!” esclamò, facendoli scoppiare a ridere tutti più o meno sguaiatamente per diversi minuti.
“A parte gli scherzi, quando tornano i tuoi?” Liz chiese a Maka, dopo aver ritrovato abbastanza fiato per riuscire a parlare.
Sentir definire papà e Blair come i suoi le faceva uno strano effetto, ma si limitò a rispondere senza commentare la dubbia scelta di parole dell’amica. “Giovedì prossimo.”
“Perfetto, ho ancora una settimana per convincerti.” bofonchiò Black Star con tono sicuro.
“Come no!” ironizzò Maka, scuotendo una mano nella sua direzione.
“Andiamo, puoi farla come vuoi!” provò ancora lui, sporgendosi sul tavolo e facendo traballare pericolosamente la sua granita.
“Lascia perdere, Black Star.” intervenne Liz con un sorrisetto pungente. “Maka riserva il suo animo festivo per eventi e persone particolari.”
Maka le rivolse uno sguardo a metà tra la confusione e l’indignazione. Al suo fianco, Soul sghignazzò, annuendo.
“Già.” concordò, sorridendole beffardo. La sua mano era di nuovo ferma sul suo ginocchio.
Maka assottigliò gli occhi nella sua direzione, quasi offesa per il mancato sostegno.
“Oh, sì.” si aggiunse anche Patty poggiando i gomiti sul tavolo, la coppetta del gelato dimenticata. “Non ci hai mai raccontato cosa è successo di preciso a quel famoso addio al nubilato.”
Maka strinse le labbra.
Era passato quasi un mese da quella maledetta notte, e di conseguenza dal matrimonio, e lei continuava ancora a sognare di venire arrestata per colpa delle amiche squilibrate di Blair e finire con loro in una fredda cella grigia, a chiedersi come la sua vita fosse andata a rotoli fino a quel punto e a pianificare la sua vendetta contro le sue svitate compagne di cella. C’era anche un’altra variante dei suoi incubi, ovvero quella in cui l’università rifiutava di ammetterla a causa della sua fedina penale irrimediabilmente intaccata da una ginocchiata sui gioielli di famiglia di un tizio alto il doppio di lei nei corridoi del liceo, e dalla sua complicità in un furto d’auto in uscita da uno squallido strip club.
L’aveva confidato soltanto a Blair una sera, prima che lei e Spirit partissero per le Bahamas in luna di miele. Blair stava facendo le valigie e Maka l’aveva osservata appallottolare un’assurda quantità di vestiti in maniera scomposta dentro un enorme trolley fucsia. Aveva adocchiato la notevole varietà di costumi da bagno che Blair stava tirando fuori dalla cassettiera (bikini e costumi interi di ogni forma e colore immaginabile) con vago sconcerto, prima di iniziare a parlarle dei curiosi incubi che la stavano tormentando. Blair si era limitata a ridere e non prendere per niente seriamente la situazione, liquidando i suoi turbamenti e tentando (secondo lei) di distrarla facendosi aiutare con i bagagli.
“Non essere ridicola. Lo sai che non è successo niente.” le aveva semplicemente detto, aprendo un nuovo cassetto e ripetendo lo stesso processo con una lunga serie di articoli di lingerie.
In ogni caso, alcuni degli avvenimenti di quella notte erano rimasti e avrebbero dovuto continuare ad essere rigorosamente segreti.
I suoi amici non erano dello stesso avviso, ovviamente.
“Non ne voglio parlare.” bofonchiò tetra, scatenando una serie di risatine e altre domande curiose a riguardo.
Liz e Patty, le principali investigatrici del caso, cambiarono strategia e presero a fissare in maniera insistente Soul. Lui si limitò a fare spallucce e cambiare posizione, lasciando stare la gonna di Maka e prendendo a tamburellare le dita sul tavolo.
“Mi dispiace, io ne so quanto voi.” ammise, lanciando un’occhiata sospettosa a Maka. “Poco e niente.”
Black Star scosse il capo e sollevò le mani quasi con esasperazione. “Sei una delusione, Maka!”
Lei si limitò a scrutarlo impassibile. “Che peccato.” sibilò con tono piatto.
Poi sospirò e accavallò le gambe, rilassando la sua espressione. Avrebbe fatto meglio a cambiare discorso.
“Se volete, voi potete venire a casa.” poi lanciò uno sguardo di avvertimento a Black Star, manco fosse un bambino piccolo. “Solo voi!
Lui le sorrise smagliante.
“Meglio di niente!” esclamò improvvisamente felice. “Domani tutti da Maka!”
“Aspetta, no.” lo fermò Maka, prima che potesse continuare con i suoi piani. “Domani devo fare ripetizioni a Crona.”
Ne avevano parlato durante l’ultima settimana di scuola. Maka aveva già notato la sua difficoltà con alcuni argomenti e Crona le aveva confermato quanto quel pomeriggio in cui avevano fatto i compiti insieme fosse stato davvero di aiuto. Le era venuto naturale offrirsi di fare delle ripetizioni durante le vacanze estive, così da rendergli l’anno seguente almeno un po’ più semplice.
Certo, lei stava ancora studiando per i test universitari ma si era fatta un piano sin dal primo giorno di vacanza, e finché l’avesse seguito non avrebbe avuto problemi. Non era certo la prima volta che organizzava nel dettaglio un piano di studi e aveva sempre funzionato per il meglio, esattamente come dimostrava la sua media finale (la più alta del suo anno, alla faccia di Ox Ford) e la borsa di studio che finalmente le era stata assegnata.
“D’estate non si studia!” proferì Black Star con una smorfia. “Invita anche il tuo strano amico, più siamo meglio è!”
“Black Star, non ti sembra di essere un po’ sgarbato?” gli fece notare Tsubaki.
“Che ho detto?” si difese lui, genuinamente confuso. Era davvero incredibile!
“Sai, è perché continui a dargli dello strano che non si sente a suo agio con te.” affermò Maka, con una smorfia.
“Senza offesa, ma quello non si sente a suo agio con nessuno.” borbottò Patty a bassa voce.
“A maggior ragione, dovremmo impegnarci di più.” suggerì Tsubaki con un sorriso dolce che Maka ricambiò raggiante. Altro che quel buzzurro del suo ragazzo.
“Beh, comunque puoi invitare chi tutto vuoi.” riprese Black Star, sempre intento a trasformare quella serata in un festino scatenato.
Maka scrollò il capo.
“Chi vuoi che inviti a parte voi?” mormorò, senza aspettarsi veramente una risposta.
“Che ne so! Tu fai amicizia con tutti!” rispose lui, facendo ridacchiare Liz e Patty. “Riesci a parlare anche con un muro, se ti lasciamo.”
“Ma che dici?!” fece Maka, leggermente in imbarazzo. Ok, era abbastanza estroversa ma quello le sembrava esagerato.
“È vero!” intervenne Liz con l’aria di chi la sapeva lunga. “Hai fatto amicizia con me nel giro di un giorno, il che è notevole.”
Maka la guardò poco convinta ma con un minuscolo sorriso sulle labbra.
“Fino a prova contraria, tu hai fatto amicizia con una strega.” ironizzò Soul con un ghigno e Maka scoppiò a ridere. Scosse il capo.
“Però, in fin dei conti, Blair non è una strega.” disse dopo aver calmato le risate, sempre sorridente. “È ingannevole a primo acchitto, ma non ha l’anima di una strega.”
Aveva smesso di fare quelle battute sulla strega di Blair quando aveva iniziato, senza neanche rendersene conto, ad affezionarsi seriamente alla donna. Alla fine aveva smesso di vederla come la svitata poco di buono con cui suo padre usciva solo per il suo bell’aspetto, ma piuttosto come quella che era davvero: un po’ svampita, un po’ fuori di testa e con un senso del pudore praticamente pari a zero, ma in fondo come una buona persona e qualcuno di cui potersi fidare.
“Sei sdolcinata oggi, eh!” sbottò Black Star, riportandola bruscamente alla realtà.
Maka gli piantò una gomitata bella forte sulle costole, facendolo grungnire in protesta.
“Zitto, Black Star.” lo rimproverò Liz. “Domani ci sta invitando da lei.”
Maka scosse ancora il capo. “Ho detto che domani non posso.”
“Hai ragione!” Black Star annuì verso Liz, ignorando completamente le parole di Maka. “A caval donato non si guardano i denti, o come si dice.”
Soul e Tsubaki scoppiarono in un’altra fragorosa risata, mentre Kid scuoteva il capo sconsolato.
“È senza speranza.” mormorò tra sé e sé, prima che Patty gli chiedesse con aria confusa quale fosse il modo di dire corretto.
“Allora, domani si va da Maka.” ripeté Black Star a gran voce, e Maka poté soltanto roteare gli occhi rassegnata. “Se poi fa troppo caldo, invadiamo casa di Soul e ci buttiamo in piscina.”
Quello sarebbe potuto essere un buon metodo per liberarsi di Black Star: sbolognarlo a Soul, complici il caldo pauroso e la mancanza di una piscina nel giardino di Maka. Alla fine, infatti, il regalo di matrimonio degli Evans per papà e Blair non era stata la piscina che avrebbe voluto comprare la mamma di Soul, ma una Signora lavastoviglie (il titolo nobiliare era d’obbligo, visto il modello di lusso che gli avevano scelto).
Soul sollevò le sopracciglia, guardando l’amico con un sorriso tirato.
“Possiamo anche giocare con gli gnomi.” aggiunse allegramente Black Star.
“Sì!” esclamò Patty, raddrizzandosi sulla sedia e agitando le braccia con entusiasmo.
“Bravi, così mia madre ammazza prima me e poi voi.” biascicò Soul, storcendo le labbra.
Kid gli rivolse un’occhiata perplessa. “Di che gnomi sta parlando?”
Maka ridacchiò.
“Gli gnomi assassini del giardino di Soul.” rispose con un ghigno.
“Ok, basta.” la interruppe Liz, con le sopracciglia corrugate e le labbra arricciate. Maka sghignazzò ancora, mentre Soul le rivolgeva un sorriso maligno, improvvisamente interessato.
“Tranquilla, Liz. Sono innocui finché non li guardi negli occhi.” le disse in un sibilo cupo e lei gli schiaffeggiò il braccio con un gemito e un’occhiataccia.
“Io non vengo più a dormire a casa tua.” bofonchiò a Maka con una smorfia di orrore.
Black Star le rivolse un sorriso trionfante. “Oh sì! So cosa regalarti per il compleanno, adesso!”
“Non ci provare!” gli strillò lei con voce acuta, provocando l’ennesimo attacco di ridarella generale.
Un’ora più tardi, sulla via di casa, Soul lanciò uno sguardo curioso a Maka, sfiorandole la spalla con la sua.
“Allora, non vuoi davvero svelare cosa è successo all’addio al nubilato di Blair?” le chiese con un sorrisetto.
Maka sospirò una risata e soppesò l’idea, sollevando il capo per osservare il cielo ormai scuro. Il sole era calato da un po’.
“Va bene, te lo dico.” concesse infine, guardandolo attentamente. “Ma solo a te. E non devi raccontarlo a nessuno, è un segreto.”
Lui ricambiò lo sguardo altrettanto intensamente.
“Ok.” sillabò, celando a malapena un sorriso trionfante.
Maka sorrise a sua volta, prima di tornare a guardare il vuoto pensierosa. Sfiorò la mano di Soul con la sua.
“Rimani da me, stanotte?” gli chiese, così come glielo aveva chiesto milioni di altre volte.
Lui la guardò ancora e, come milioni di altre volte, annuì con le labbra appena incurvate.
Non dissero nient’altro, semplicemente intrecciando le dita l’uno con l’altra.











Note:
Il 3 aprile dell'anno scorso ho pubblicato il primo capitolo di questa storia. Esattamente un anno dopo sto pubblicando l'ultimo, così posso dire di averci messo un anno esatto a scriverla e provare abbastanza soddisfazione da compensare il fatto di aver finito a 19 capitoli invece che 20. 
Ma sarò onesta e ammatterò che in realtà l'idea alla base di questa storia mi è venuta nel 2016 e quello stesso anno avevo iniziato a scribacchiare la primissima versione dei primi capitoli, quindi mi ci sono voluti due anni a rimuginarci sopra prima di iniziare a pubblicare. La morale è che magari se ci rimugino abbastanza, riuscirò a dare vita anche a qualche altra idea in futuro. xD
In ogni caso, mi sono divertita moltissimo a scrivere questa storia e il supporto che mi avete dato ha reso l'esperienza ancora più piacevole.
Chiudendo questo pseudo discorso da accettazione dell'Oscar, per questo capitolo volevo una scena di calma, per concludere la storia in maniera semplice, ma siete liberi di immaginare come preferite la sorte della casa di Maka nelle grinfie di Black Star. Spero che vi sia piaciuto e spero che vi sia piaciuta tutta la storia nel complesso.
Grazie infinite a tutte le persone che hanno recensito, vi voglio bene!  Inoltre ringrazio anche chi ha seguito e messo tra le preferite la storia. :)

Baci! Ci si vede! 😎

 
  
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