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Autore: nemesis_tm    04/05/2005    1 recensioni
George Santato è uno psicologo famoso e stimato. Lavora in un grande centro di riabilitizione. Però il troppo stress, legato al lavoro, e al caos della città, lo fanno allontanare dai grattacieli, e i palazzi. Si prenderà un po' di vacanza in un paesino semplice e molto piccolo (un centinaio di abitanti) in modo da sfuggire all'abituale caos... Ma troverà un imprevisto: Britney. Una ragazzina equivoca e colma di mille problemi, e angoscie nascoste. Essa e poco a poco metterà a nudo i suoi segreti, fino a far ritrovare anche George in mezzo ai guai. Horror, thriller.....tutto verte su questi generi. Grazie! ;P
Genere: Azione, Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Subliminal

 

nemesis_tm

 

Capitolo 1: "Narcy Road"

Narcy Road, era un piccolo paesino di montagna, situato in una piccola e meravigliosa valle, in California. Il cielo, almeno in quel periodo dell’anno, cioè ormai a fine di giugno, era invariabilmente blu, a parte qualche nuvola passeggera destinata a scomparire. Non si sentivano mai voci eccitate, o rumori di passi per le stradine ripide, che serpeggiavano tra le case come tanti fili di una ragnatela. Comunque era davvero piccolo. Ci vivevano all’incirca un centinaio di persone, tra vecchi, ragazzi giovani e adulti. Era accessibile, in automobile, solo da est, attraverso una strada immersa nei boschi di betulle e frassini, che si apriva direttamente nel centro di Narcy.

In questa graziosa e quanto mai inutilizzata piazzetta, si trovavano un bar (ritrovo degli abitanti) il municipio, e una decina di case. Da li partivano due stradine: una che serpeggiava verso nord, in salita fino alle baite, e l’altra, che andava a finire nelle viuzze del paesino. Le case erano state tutte costruite una vicino all’altra, e quindi le stradine erano piccole, sempre in salita, oppure in discesa, e totalmente immerse in ombra. Si trovavano molti gatti che camminavano solitari per le vie.

Era il 25 di giugno, e George Santato, era appena sceso dalla macchina. Osservò con aria assente il bar alla sua sinistra, e la piccola chiesa alla sua destra. Era candida e bianca come la neve. Il piccolo campanile suonava dei bassi e riposanti rintocchi, come se non volesse rovinare la quiete che regnava sovrana in quel posto.

Parcheggiata la macchina nel parcheggio posto dietro il municipio, decise che per prima cosa si sarebbe comprato un pacchetto di sigarette al bar , e avrebbe così colto l’occasione per chiedere informazioni al barista sul paese.

Due uomini abbastanza anziani e con il viso tutto rosso, sedevano su un tavolino marrone in un angolo, e ridacchiavano distrattamente con una bottiglia di vino rosso sopra la tavola.

Il bar, ( “Bar da Gastone” come diceva l’usurata insegna), aveva l’aspetto familiare e vecchiotto dei bar classici che si trovavano in tutti i piccoli paesini. Un uomo con dei baffi neri folti, stava osservando una piccola televisione sopra uno scaffale.

“Salve” salutò il baffo.

“Salve” rispose George.

Il barista lo squadrò dal capo ai piedi con sguardo interrogatorio. "Non ti ho mai visto qua? Che devi andare in Val Bour? Guarda che hai sbagliato strada, sono in molti che lo fanno per errore...".

Quell'uomo era un fiume ininterrotto di parole, pensò George, se lo lascio qua continua a parlare da solo. "No mi scusi..." lo fermò con voce timida lo psicologo.

"Allora cosa desideri?" chiese il baffo con aria quanto mai sorpresa.

"Un pacchetto di....vediamo...malboro rosse....e un informazione...".

I due signori nel tavolino osservavano la scena un po' ebeti.

"Che cosa desideri sapere?" chiese l'uomo.

"Dove si trovano gli appartamenti....di Tom, mi è sembrato di leggere così...è giusto, cioè, voglio dire...esiste?".

Il barista gli consegnò il pacchetto di sigarette e prese in mano la banconota che l'altro gli porgeva. "Si " rispose mentre dava indietro il resto " giri a destra, e prosegua per dietro la chiesa. Affianca la staccionata, e alla prima stradina in salita a sinistra, volta. Te lo trovi davanti, è abbastanza alto e tutto bianco.".

"Grazie. Arrivederci".

"Arrivederci".

George uscì all'aria aperta. Come al suo arrivo, non si trovavano persone nella piccola piazza, ne si sentivano delle voci provenire dalle vie, o magari una donna su un pogiolo che stendeva i panni....proprio nulla. Sorrise a se stesso: aveva trovato il luogo ideale, proprio quello che faceva al caso suo.

Attraversò la piazzetta bonariamente accendendosi una cicca, e abbandonandosi in una panchina vicino alla chiesa, prese a pensare.

C'era un cosa che gli era rimasta dentro, come un nodo irremobivile, ma non come un malanno qualsiasi, o come un piccolo problema....dentro di lui una cosa davvero pesante gli torturava il cuore. A tratti, come se stesse guardando spezzoni di una vecchia pellicola, gli ritornavano alla mente i ricordi di quella giornata orribile...il sole piacevole, accompagnato da un leggero venticello...la sua assistente, perfetta e sorridente come al solito....

Sospirò triste. Quella giornata non l'avrebbe rimossa mai più. Come un computer che infetto da un virus irremovibile, non è più utilizzabile, e quindi è meglio buttarlo nella spazzatura...così si sentiva...una merda....

Non era riuscito a portare a termine il suo compito. Il compito che gli avevano assegnato, e che glielo avevano dato, solo perchè lui, il migliore, ci sarebbe riuscito. Però c'erano stati degli imprevisti. Apprensioni e paure indecifrabile nel volto della ragazzina. Strani mormorii senza significato si alternavano a momenti di gioia, sprazzi di pura follia....

Gloria. Una bella bambina di dieci anni all'incirca. Fra un po' ne avrebbe compiuti undici. La mamma gli avrebbe organizzato la festa, avrebbe invitato i suoi amici....

E invece niente. Il compleanno si festeggiava al cimitero. E tutto perchè lui, George Santato, non aveva scoperto quello che attanagliava il cuore di Gloria....e lei si era uccisa....prima cavandosi gli occhi...poi come spinta da una forza esterna, si era spinta su una finestra...e si era buttata di sotto....

E lui, l'aveva sentita. O se l'aveva sentita, come ancora la sentiva di notte, o mentre aspettava che il semaforo diventasse verde, o mentre aspettava il caffè al bar....ovunque....

Dapprima come un leggero pianto, un singhiozzo sommesso e irritante...poi un'isteria totale...e la visione...l'aveva voltata....il suo vestito bianco sporco di sangue...e i suoi occhi, nelle mani della bambina....

Si accorse che stava tremando e gli occhi gli erano diventati lucidi, quindi decise di alzarsi, e magari andare a vedere la stanza che aveva prenottato per un mese.

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Gli appartamenti di Tom, erano davvero fuori luogo in confronto al resto del paese. Un albergo quattro stelle in un paese di cento abitanti?? Ma dove era finito!!

"Mi scusi!" chiese cortesemente al ragazzo giovane che si trovava dietro il bancone della reception.

"Mmm?".

Era un ragazzo alto con i capelli neri e l'espressione burbera. I classici ragazzi duri, con le sopracciglia unite.

"Ehm...ho prenotato....dal 25 al 25 di luglio.....si, sono Santato...".

Mentre il ragazzo cercava nel computer i dati del pernottamento, George osservò l'arredamento dell'albergo, e nella mappa dello stabile, vide che sotto terra si trovava la sala piscina e sauna....era il posto dei suoi sogni.

"Bene, mi dia i documenti, e può gia salire in camera se vuole..." prese le chiavi da uno scaffale e gliele porse "io mi chiamo Dick, bene, arrivederla".

"Arrivederla".

Portati sopra i bagagli, e fumata un'altra sigaretta, il nostro protagonista proprio di passeggiare o di fare qualsiasi cosa che non fosse dormire o guardare la tv, non se la sentiva...Era ora di vedere la famosa piscina!!

Un quarto d'ora dopo, con le ciabatte ai piedi, e l'asciugamano sulle spalle, e una borsa in mano, George, scendeva in ascensore fino al livello terra. Quando giunse al terzo piano (l'appartamento di George si trovava al quinto), l'ascensore terminò la sua ascesa, e spalancò le porte. Evidentemente una persona lo aveva fermato per entrare. Una ragazza, circa sulla trentina, era appena entrata con una borsa e un paio di infradito ai piedi: evidentemente anche lei stava andando in piscina. George la salutò con un sorriso audace, cosa che lei gratificò con un bel sorriso.

"E' il signor Santato per caso?" chiese la donna.

"Certo sono io" rispose prontamente George.

Doveva ammettere che era una bella signora. Il fisico era asciutto e rotondo nei punti giusti. I capelli erano neri scurissimi, come per altro i suoi occhi, che favevano un gran contrasto con la dentatura bianca come la neve.

"Come fa a sapere chi sono?" chiese gentilmente George.

Lei sorrise mentre la porta dell'ascensore si apriva, e lasciava intravedere, dietro una porta vetrata, la candida piscina.

"Sono la propietaria dell'albergo. Aspettavo ansia il suo arrivo....devo ammetterlo sa George? O meglio ancora...dottor Santato?" terminò la frase con un tono che era un ibrido tra il malizioso e il divertito.

"Si...sono uno psicologo...e sono qua solo ed esclusivamente per riposarmi dal lavoro...".

Lei sorrise e s'incamminò verso la piscina, e George dietro di lei.

A un certo punto lei si voltò di scatto, e si ritrovarono vicini con il viso.

"E' un piacere conoscerla...." disse piano lei.

"Anche per me.." rispose George nel mondo dei sogni.

Decisamente quello era il posto dei suoi sogni....

  
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