Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Federico    23/07/2009    1 recensioni
Da sempre gli uomini credono di vedere creature che non dovrebbero esistere o dovrebbero essere estinte da tempo...Ma se dietro le leggende ci fosse qualcosa di vero? In quest Au ambientata ai giorni d'oggi in ogni capitolo un personaggio si metterà sulle tracce di una "leggenda" per sfatarla o confermarla.Leggete e fatemi sapere se vi piace, ciao!
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sulle tracce dei mostri'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sasori- Il terrore ha otto zampe

 

Amazzonia brasiliana, febbraio 2002

Sasori aveva sempre amato ragni e scorpioni.

Forse sarebbe meglio dire che ne era affascinato.

Sebbene quasi tutti rabbrividissero a vedere tali creature anche solo in foto, lui andava al settimo cielo non appena incrociava uno di quelli animaletti zampettanti.

Del resto entrambi i tipi di animali non mancavano nelle pianure e nei deserti degli Usa.

E così sin da piccolo, al seguito del padre naturalista dilettante, il nostro aveva viaggiato in lungo e in largo per il grande paese americano.

Grazie a tali escursione aveva accumulato una collezione assai considerevole di esemplari vivi, morti e impagliati.

Lo affascinavano di quelli aracnidi  le zampe lunghe e scattanti, gli apparati boccali capaci di triturare qualsiasi cosa, i riflessi pronti, le code che scattavano come mortali pugnali pieni di veleno, la complessa anatomia interna, l’interessante capacità di produrre fili sottili eppure robustissimi.

Ne allevava parecchi, dando loro il cibo come se fossero figli propri, e si dispiaceva quando scorpioni e tarantole si mangiavano fra loro.

Quando un grosso ragno peloso gli camminava sul braccio gli pareva di andare a passeggio  con un vecchio amico.

Un giorno poi, curioso di sapere quale fosse il più grosso aracnide del mondo, aveva preso in prestito un libro dalla biblioteca e vi aveva letto che era il ragno Golia sudamericano.

Ora, una tarantola che misura trenta centimetri a zampe stese ed è capace di mangiare topi, lucertole e uccelli avrebbe dato i brividi a chiunque, ma a Sasori no .

Anzi, era rimasto stranamente deluso dal fatto che non vi fossero al mondo ragni giganteschi come quelli dei film dell’orrore, ma si era ripromesso che, se fossero esistiti, li avrebbe scovati.

Proprio per tenere fede a quel giuramento, era partito per l’Amazzonia e stava ora percorrendo i sentieri boscosi ripassando mentalmente l’obiettivo delle proprie ricerche.

Indossava un cappello di pelle che gli proteggeva il capo da nugoli di zanzare, una camicia a maniche corte, jeans lunghi per proteggersi dai morsi dei serpenti e scarpe sportive.

Nel suo zaino c’era qualsiasi cosa potesse servirgli: cibo e acqua almeno per un giorno, medicinali contro la malaria e il colera, antidoti contro vari tipi di veleni, una tanica di benzina per far  funzionare un fornello da campo ripiegabile, una torcia, birra, vestiti di ricambio e contenitori per raccogliere e conservare esemplari animali e vegetali.

Pur essendo la sua prima volta nella foresta pluviale, non sembrava impacciato.

Davanti a lui procedeva la guida, un indio chiamato Antonio: era più basso e abbronzato di lui, e si muoveva con un agilità incredibile.

Aveva lunghi capelli neri, la faccia e il corpo nascosto dalle vesti leggere tatuati e portava in testa un copricapo di piume d’uccello: nella mano sinistra stringeva una cerbottana che aveva usato sovente per procurare a entrambi la cena.

Sasori alzò il viso da un’antica carta ottocentesca della zona e disse ad alta voce: “Se le nostre informazioni sono corrette, dovremmo giungere stasera al fiume. Là ci accamperemo”.

“Meglio così signore” replicò Antonio. “ La zona oltre quel torrente è inesplorata, e nemmeno io mi sento molto sicuro”.

L’indio stava riprendendo il cammino quando l’americano gli fece segno di fermarsi.

Avvicinatosi a una roccia, la scostò e vi trovò sotto uno scorpione.

“Buono piccolino, buono, non ti farò del male” sussurrò afferrando l’animaletto con delle pinze e infilandolo in un contenitore di ferro dopo averlo, purtroppo, ucciso.

Come se niente fosse, lo scienziato si rialzò e la marcia riprese.

“Antonio, hai mai sentito parlare di ragni giganti da queste parti?” domandò all’indio intento a mozzare i cespugli a colpi di machete.

“Certamente professore. Nella mia tribù dicono che ne esistano di così grandi da poter uccidere i cani senza alcuno sforzo”.

“E’ una storia che ho già sentito molte volte. Pensa che in Perù mi hanno fornito presunte foto di questi esseri, ma ho tutto il sospetto che fossero uomini mascherati. Eppure in Africa e Sudamerica molti giurano di aver visto ragni grossi quasi come uomini, senza contare che in passato sono realmente esistiti aracnidi di tali dimensioni. Oggi non potrebbero più vivere perché la composizione dell’aria è cambiata,  ma si dà il caso che in questa zona l’atmosfera sia simile a quella di milioni di anni fa”.

“Sono supposizioni interessanti mister Sasori, ma spero proprio che siano solo leggende” commentò Antonio mentre a qualche metro di distanza un corpo peloso strisciava fra gli alberi.

 

***

Sasori si alzò di colpo: non riusciva a dormire, anzi si sentiva molto vicino al coronamento di anni di studi.

Vedendo l’indio ancora addormentato nel sacco a pelo, decise di uscire dalla tenda per passeggiare.

La luce della luna filtrava attraverso le fronde degli alberi secolari e le acque del ruscello gorgogliavano dolcemente.

L’americano ripercorse lo stesso sentiero con cui erano giunti, ma a un certo punto, desideroso di esplorare quel tratto di foresta, cambiò strada e si inoltrò nella vegetazione, inseguito dalle zanzare.

Mise piede in una radura e, con propria grande sorpresa, si trovò davanti una grossa buca scavata in un rialzamento del terreno e tappezzata dall’interno di rami, fogli e fili di seta: sembrava non dissimile dalle tane dove le tarantole tendevano gli agguati alle loro prede, ma ad essere abnormi erano le dimensioni.

A complicare il rebus, all’entrata della galleria giaceva una carcassa di giaguaro mezza spolpata e avvolta in un bozzolo.

Prima che potesse formulare qualsivoglia ipotesi sentì un fruscio e si girò.

Dagli stessi cespugli che aveva attraversato apparve una mostruosa immagine.

Avanzando lentamente, si pose davanti a lui un gigantesco ragno.

Il corpo stretto e l’addome rigonfio toccavano quasi terra e ed erano sostenuti da otto lunghe zampe, al termine delle quali stavano artigli acuminati, che si estendevano per un’apertura totale di un metro; sulla terrificante testa spuntavano otto occhi nerissimi e rotondi puntati su di lui e le zanne velenifere, che risaltavano sinistramente nella penombra.

L’intero animale era ricoperto da ciuffi di pelo marrone.

Sasori in un attimo si dimenticò della propria promessa di bambino e sperò che fosse solo un incubo; ma purtroppo la tarantola era reale e anzi squittendo drizzò la metà superiore del suo corpo alzando da terra il primo paio di zampe e digrignando le tenaglie.

Lo scienziato sapeva fin troppo bene cosa significava quella posizione: era la minaccia precedente l’attacco, e quindi si voltò e cominciò a correre a perdifiato.

Guardando dietro di sé vide che l’aracnide lo incalzava avanzando velocemente sui sottili arti ed emetteva suoni da far gelare il sangue, quindi accelerò.

Anche il ragno aumentò la propria velocità e in poco fu dietro al professore e agitando le mortali zanne squarciò lo zaino, facendo ricadere al suolo il contenuto e fermandosi a esaminarlo.

Sasori, ormai esausto e prossimo a scoppiare, vide scivolare davanti a sé la tanica di benzina ed ebbe un’intuizione geniale: versato a terra il carburante, lo incendiò.

Il mostro, che stava balzando sulla preda inerme, finì invece in un inferno di fiamme e fuggì nelle tenebre squittendo e zampettando.

Lo scienziato ormai non se ne curava più, anzi, aveva iniziato a provare una certa repellenza per quella creatura che pure fino a quella mattina sarebbe stato ben felice di sottoporre a studi.

Ansimando entrò nella tenda, svegliando la guida.

“Cosa succede professore?” chiese Antonio già lucido.

“Partiamo subito. Non c’è nulla di interessante nella giungla”.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Federico