Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: LeanhaunSidhe    21/07/2019    6 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: Non so se è noiso, se manca il punto di vista di qualche personaggio, se è verisimile o se fa schifo... so solo che a questo punto la voglio finire. Poi vi saluto. :)

 

Le parole che suo figlio aveva pronunciato poco prima di uscire di scena gli avevano reso la vita difficile. Zalaia, nonostante tutto, era venuto bene. Chi lo aveva cresciuto al posto suo era riuscito egregiamente. Aveva tirato su un guerriero forte, consapevole, non uno squilibrato come era stato in passato lui.

Che fosse stato Imuen o un altro poco importava. Quando vedeva suo figlio, gli sembrava di aver davanti il se stesso che avrebbe potuto diventare, se avesse avuto guide migliori, più degne e, perchè no, anche un potenziale maggiore. La donna che aveva di fronte, però, a cosa aveva dovuto rinunciare per diventare parte di quell'impresa? Zalaia, alla fine dei conti, gli rimproverava la sofferenza di sua madre: nient'altro. Possibile nessuno si fosse mai fatto avanti per starle vicino in qualche modo? Suo figlio aveva parlato di un infame che aveva provato ad approfittarsi di lei ma si trattava comunque di una donna bella, intelligente, dotata di abilità uniche. Gli risultava impossibile credere che nessuno avesse mai provato ad avvicinarsi a lei con buone intenzioni. Il dubbio che fosse stato Imuen a ricoprire quel ruolo, in sua assenza, gli procurò una gelosia feroce, una stretta alle viscere che contorse il viso ad un'espressione rabbiosa. Del resto, lui non c'era e la credeva un sogno. Non avrebbe potuto farci nulla, neppure volendo. Se voleva ristabilire davvero un rapporto, nel poco tempo che aveva, la rabbia era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

"Non ti ho dimenticata."

Buttò fuori alla fine, quasi ringhiando. Anche se, inconsapevole, per parecchio tempo se l'era comunque spassata.

"Nessuno ti accusa di nulla."

Mnemosine era una corda di violino dinnanzi a lui: le braccia tese sopra le ginocchia, il capo verso il pavimento di pietra grezza, la voce fioca. Se fosse stata davvero sincera, non avrebbe dovuto essere così.

"Se non mi accusi di nulla, spiegami allora le parole di tuo figlio poco fa. Tanto astio nei miei confronti non può nascere solo da due sberle quando era piccolo e quattro chiacchiere nei miei confronti da parte di imbecilli."

Death Mask aveva alzato la voce. La vide incassare la testa tra le spalle poi, d'improvviso, alzarsi risoluta, lo sguardo acceso, ordinandogli di andarsene. Gli aveva detto che era un essere spregevole anche quando si erano conosciuti, egocentrico ed intrattabile. Era conscia di quanto fossero assurdi i suoi sentimenti ed era doloroso dargli voce, rendendoli tangibili. Le lacrime avevano iniziato a lambirle le ciglia ma non c'era alcuna remissività o calma mentre le versava. Il cavaliere si era posto in piedi anche lui, fronteggiandola. Doveva conoscere ogni cosa. Solo dopo se ne sarebbe andato.

"Dimmi perchè piangi."

Aveva abbassato il tono di voce, scandendo bene ogni parola che sapeva non gli sarebbe stato permesso ripetere.

"Piango perchè ho continuato ad amarti da quando ci siamo lasciati. Ho sofferto per lo stato in cui eri costretto."

Poi, Mnemosine si era asciugata gli occhi col dorso della mano, con una grazia nel gesto che stonò con l'aggressività che stava dimostrando. Ripensava a poco dopo che lo aveva conosciuto, a quando si era accorta che qualcosa, nel suo corpo, stava mutando. Con un ventre troppo gonfio per quanto era magra aveva provato ad avvicinarsi al Grande Tempio. Ad aspettarla, aveva trovato la scultura dove erano trattenuti i cavalieri d'Oro.

"Quando ho scoperto che ero incinta ho provato a cercarti ma non c'eri già più."

Ricordò il momento esatto in cui comprese che non avrebbe avuto nessuno ad aiutarla nei mesi a venire: istintivamente aveva portato le mani a proteggersi la pancia. Quella vita, di cui era diventata appena cosciente ma che ancora non percepiva muoversi in lei, era diventata l'unica cosa che contasse davvero. Di reale c'era solo quello. Davanti a lei c'era un santuario distrutto, una stele deforme ed oscura da cui spuntavano le sembianze di uomini a perdersi in un cielo malato e nero: il vuoto del cosmo, il nulla.

"Allora, ho scelto che l'avrei chiamato Zalaia. Nella lingua della mia gente significa dono degli dei: per tenere a mente che tra gli dei ce ne sono anche come la tua e non solo come quelli che hanno offeso la mia razza. Ed era un dono, ultimo ed unico che mi avevi lasciato, il solo che importasse."

Poi, rassegnata e spenta, l'aveva guardato con occhi liquidi, in attesa di un rinnovato scatto d'ira o una parola. Death Mask, invece, aveva chinato il capo. Dopo quella spiegazione aveva davvero compreso l'entità di ciò che gli avevano sottratto nella sua vita precedente e quanto dovesse ringraziare, in realtà, i Dunedain per averlo riportato su quella terra. Morse il labbro così forte da spaccarlo coi denti, fino a sentire il sapore del sangue in bocca.

"Io stavolta resto con voi e nè tu nè quell'animale di nostro figlio potete fare niente per impedirmelo."

Strinse per non permetterle di scappare quella donna pallida, così simile e diversa da sè. Il suo profumo non era un ricordo lontano, era presente. La sentiva sotto le dita, contro la pelle, cuore che batteva ed alito che respirava. Se fosse stato capace, le avrebbe detto semplicemente grazie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ad interromperli bruscamente fu un bussare insistente e la voce poco aggraziata di suo figlio che, pronti o meno, avvertiva che stava per entrare.

Zalaia era piombato dentro come una furia, accompagnato da una ragazza bionda. Entrambi erano all'erta. Comunicarono che avevano ricevuto ordini. C'era da muoversi.

Seleina si era inchinata, riconoscendo immediatamente il cavaliere che aveva davanti. Per il branco non era un mistero il segreto che c'era dietro.

Si rivolse poi a Mnemosine. C'erano problemi ad Asgard e bisognava prepararsi ad evacuare il campo principale: femmine, cuccioli, maschi non in grado di combattere andavano dirottati nel villaggio ad ovest, più protetto.

"Io e Brunilde faremo da scorta per tutto il tragitto, poi ci ricongiungeremo al resto dei guerrieri. Devi aiutarci ad organizzare il gruppo."

Aveva spiegato la ragazza, con voce chiara ma che non ammetteva perdite di tempo. La guaritrice aveva annuito. Un solo cenno al cavaliere del Cancro, prima di sparire all'esterno.

Death Mask aveva notato l'occhiata che il figlio aveva lanciato verso la madre e la ragazzina, uscita per ultima. Notava Zalaia inquieto.

"Tu invece che ordini hai?"

Lo richiamò, trascinato anche lui dall'atmosfera tesa che si stava respirando.

"Riaccompagnarti al Santuario. Mobilitare i tuoi pari e raggiungere insieme i nostri signori. Sempre che i cavalieri di Athena non si tirino indietro con la scusa di dover proteggere la vostra sedicente dea della guerra. Della guerra a tavolino, magari..."

Stava per rimproverarlo per la battuta infelice, quando uno dei signori di quel luogo si fece loro incontro, spalancando la porta di legno e sbattendola alla parete con un tonfo sordo. Imuen tolse l'elmo scuro, tenendolo con una mano.

Sorrideva beffardo, mentre metteva ogni braccio sopra le spalle di ciascuno di loro e li guidava in una direzione precisa.

"Così non sei scappato quando hai scoperto meglio cosa siamo."

Aveva specificato a quel cavaliere dalla fama controversa con cui aveva sempre avuto una affinità. Si apprestava a tornare al Grande Tempio, con una delle sue entrate migliori. Pregustava già lo sconcerto che avrebbe causato, presentandosi accompagnato da quei due, trascinandoli letteralmente e togliendo ad entrambi ogni possibilità di obiettare. Pochi istanti dopo erano riapparsi ai piedi della scalinata che univa le dodici case, preannunciati da sbuffo di luce scura ed un'aura poco rassicurante. Aveva già poggiato il piede col primo gradino ed enfatizzato la propria fretta con un cenno del capo ai suoi compagni di viaggio, quando il primo custode si affacciò a controllare i visitatori. Li aspettavano presto ma non così tanto. Alterato dalla possibilità di perdere secondi preziosi in inutili formalismi, torvo, il domatore dei morti era arrivato con un unico balzo davanti al cavaliere d'Ariete. Si era abbassato, per fare in modo che i loro sguardi si incrociassero perfettamente allo stesso livello e rendere manifeste le proprie intenzioni. Ammirò il fatto che l'umano cercasse di mantenere l'autocontrollo, riuscendoci anche, all'apparenza, se non fosse stato per il battito cardiaco accellerato e l'odore della paura che si mescolava a quello del coraggio, di chi sa che può dover combattere all'improvviso per la sopravvivenza ed è pronto a farlo.

"Hai un baleno per avvertire la tua dea che siamo qui, perchè se uno solo di voi custodi dorati mi fa perdere tempo per questa interminabile scalinata giuro che uso la sua testa per ricominciare la collezione che abbelliva la Quarta Casa. Siamo intesi?"

Mu aveva miracolosamente ottenuto il potere di teletrasportarsi fino alla dea ed era tornato dopo pochi minuti col permesso di raggiungere subito la tredicesima.

"Che tuo fratello si tenga pronto. Partiamo presto."

Istintivamente Mu si era inginocchiato. Non era tanto per il timore verso quell'individuo, che pure gli stava facendo fare la figura del novellino che non sa muoversi in caso di emergenza, tanto per il carisma che esercitava, se pur nel suo singolare modo. La mensione a Kiki, come da accordi, lo allertò comunque. Suo malgrado, non poteva far altro che eseguire, vista l'alleanza stretta con la sua dea. Si chiese solo per una frazione di secondo come mai Cancer fosse tornato insieme a loro. Non gli era sfuggito il ghigno sarcastico del cavaliere della quarta, quando Imuen aveva usato come minaccia il suo vecchio e disonorevole modo di fare con le proprie vittime. Si chiese come fosse riuscito, un uomo ambiguo come quello, ad entrare nei favori di un essere potente ed imperscrutabile, ma che aveva imparato a ritenere giusto, più lineare negli intenti rispetto al gemello. Ripensò a Seleina, a come si fidava cecamente di Haldir ed iniziò ad arrendersi al fatto che, probabilmente, certe cose non sarebbero mai state completamente chiare. Bene e male si mescolavano nei due domatori e non c'era verso di sapere chi dei due fosse del tutto bianco o nero: se uno, nessuno o entrambi. Mentre si rialzava, notò la complicità tra Cancer e l'allievo di Imuen, lo stesso che, quando ne aveva avuto la possibilità, aveva quasi ucciso quello stesso cavaliere. Troppi dubbi e cose non dette. Poi, Zalaia, beffardo, s'era rivolto a Cancer. Mu fu certo d'aver udito la parola che aveva rivolto al suo compagno d'armi: padre. Sgranò gli occhi, impietrito. Alla sorpresa si sostituì poi lo sconcerto. Gli era sembrato un gesto non tanto per richiamare davvero l'attenzione del genitore quanto piuttosto per intimorire, rivelando la verità sulle proprie oscure origini ed il modo di combattere che lo avrebbe caratterizzato e di cui, tra l'altro, aveva già dato prova. Assottigliò lo sguardo, focalizzandolo sulle spalle di quello strano trio malamente assortito. Zalaia non era per lui l'alleato a cui poter affidare unicamente l'incolumità di Kiki, in quella battaglia. Per non parlare del benessere di Seleina stessa, verso cui quel giovane aveva manifestato un chiaro interesse. Se di quella ragazza aveva appurato di potersi fidare cecamente, quel guerriero senza controllo era tutta un'altra faccenda. La questione andava appurata immediatamente. Prima che potesse teletrasportarsi, fu agguantato per il braccio e materializzato, insieme a tutti gli altri, all'ingresso della tredicesima. A dispetto dei modi burberi, Imuen non l'aveva nè lasciato indietro nè insultato ulteriormente. Gli sembrò più l'atteggiamento di chi è abituato ad essere superiore ed occuparsi di chi dipende da lui, senza chiedere ed in fretta, semplicemente perchè si deve.

 

Il gigante nero li precedette. Le guardie all'ingresso si inchinarono appena, spaventate dall'espressione accesa e la falce che quell'individuo stringeva. Col mantello nero sembrava davvero che la morte stesse arrivando a chiedere udienza alla dea. A Shion, rivedendolo, venne naturale il confronto con Hades che, soprattutto quando indossava la sua armatura divina, era un dio in tutto e per tutto, bardato nell'opulenza del metallo pregiato.

La corazza di Imuen, lineare, priva di spuntoni e fregi, era del tutto diversa. Non era preziosa: nascondeva i punti vitali, copriva ciò che di un corpo andava protetto, senza offrire modo alle armi di incastarsi lacerando la carne sotto. Non era fatta per essere contenuta in una box, a rappresentare la forma di un segno zodiacale. Gli antichi simboli incisi sopra, tuttavia, che brillavano appena di una luce fredda, verde e scintillante, simile agli occhi di quell'essere millenario, sembravano celare segreti antichi, potenti incantesimi di protezione. Gli stessi che ornavano la parte sopra il tagliente della falce. Nonostante tutto, armi e corazza erano vive.

Diversa era poi l'espressione. Hades, quando li guardava, aveva dipinto sul viso perfetto il disgusto per creature di infimo livello. Imuen no. Era venuto per Athena ma esaminava anche loro uno per uno, con attenzione. Era qualcuno che era giunto conoscendo bene il prezzo di quanto stava per chiedere. Il secondo in più, di muto rispetto, che aveva riservato a Mu e Kiki era stato palese. Poi, si era rivolto ad Athena e non c'era stato più spazio per tergiversare.

"I sigilli cedono prima. Abbiamo bisogno di guerrieri validi, ora. Mio fratello è allo stremo. Non posso lasciarlo solo a lungo. Offrite il vostro appoggio come d'accordo o vi tirate indietro?"

Athena, fino ad allora in silenzio, si era alzata. In quel momento era solo la dea. Sapeva che Haldir aveva speso troppe energie per creare l'artefatto che aveva fornito a Kiki e la sua azione nei sigilli era meno efficace anche per quel motivo.

"Nessuno si tira indietro. Oltre al cavaliere d'Altare, offriremo un valido numero di volontari fra le nostre forze migliori."

Il primo ad avanzare di un passo, proponendosi per l'incarico, era stato Death Mask, tra lo stupore di qualcuno ma non di tutti.

"La tua dea ha specificato tra le forze migliori. Oltre che vecchio stai diventando pure sordo?"

Nella luce soffusa dei bracieri che spargevano la loro ombra tenue e rossastra sui muri di marmo levigato, si era alzata qualche risata leggera. Nei riflessi dorati delle armature che riverberavano sul muro e si confondevano nel bianco delle pareti ed il rosso dei finimenti, Imuen, torvo, aveva incenerito con lo sguardo l'allievo, che aveva risposto con un'alzata di spalle. Zalaia giocava a dadi con la morte da quando era fanciullo. Non sarebbe stata la minaccia di una punizione marziale quando non c'era tempo per eseguirla ad intimorirlo. Si era comunque scusato, garantendo il suo futuro silenzio.

Aphrodite, intesa invece la familiarità recondita della battuta, era rimasto imbambolato a quella scena. Nel rivoltarsi repentino verso quel ragazzo del tutto privo di buone maniere, secondo lui, Death Mask tradiva l'imbarazzo che non riusciva a contentere ed anche una certa confidenza. Il sospetto che la verità che gli aveva rivelato poco prima di lasciare il Santuario fosse effettiva e non uno scherzo si fece certezza. In effetti, oltre al caratteraccio, c'era anche una certa somiglianza fisica, colore di capelli e carnagione a parte. Zalaia aveva un diverso taglio d'occhi: i suoi erano più affilati ed allungati. Ma la forma del viso e delle spalle, per non parlare di altezza e portamento, quando Death Mask si ricordava di essere un cavaliere d'oro e non un buzzurro, erano pressochè identici. Osservò sottecchi Shion che, sicuramente, era l'unico ad aver appreso quella notizia, mantenendo stretto riserbo. Si chiese quanto dovesse essere stato difficile, per l'amico, affrontare una situazione del genere, dal momento che l'allievo di Imuen l'aveva quasi ucciso, nei precedenti incontri. Riflettè pochi attimi. Dopotutto, se Death Mask l'aveva messo tardi a conoscenza di quel segreto, doveva aver avuto i suoi motivi. Vista l'indole del figlio, dovevano essere tanti e validi. Il cavaliere della quarta casa era uno dei pochi di cui sentiva di potersi definire amico. Fece un passo avanti. Anche lui fu reclutato tra i volontari. La prima cosa che gli avrebbe chiesto, però, appena avrebbe potuto, sarebbe stata chi mai fosse la madre di quel tempestoso ragazzo e la storia, sicuramente interessante, che c'era dietro.

 

Quando si propose volontario per l'impresa anche il cavaliere d'Ariete, a Zalaia fu chiaro che non solo non l'aveva spaventato anzi, l'aveva proprio fatto arrabbiare. Avrebbe voluto portarlo a riflettere sul fatto che Kiki gli era superiore e ben supportato. Lui sarebbe tranquillamente potuto rimanere a proteggere il loro prezioso santuario. L'aveva di nuovo guardato di sfuggita, con sufficienza. Non si aspettava che Mu lo chiamasse in causa.

"Zalaia, da te voglio una coferma: combatterai al fianco del cavaliere d'Altare per aiutarlo o ti comporterai come nel duello contro il cavaliere di Cancer?"

A quella insinuazione, invece di scaldarsi, il diretto interessato era esploso in una risata.

"Che motivo avrei di non aiutare tuo fratello? Tanto più che ho promesso alla mia donna che non gli avrebbero torto neppure un capello."

Se Mu, da una parte, era stato rincuorato dal senso di quelle parole per Kiki, non aveva pure potuto impedire al rossore di colorargli appena il viso ed una vaga sensazione di fastidio di impossessarsi di lui. Perchè, nella notte in cui l'aveva stretta a sè, su Seleina tutto aveva percepito meno il legame esclusivo con un'altra persona. Fu un po' come sentirsi preso in giro per qualcosa di non detto, il violare una promessa di purezza non mantenuta. Tuttavia, la sua risposta l'aveva avuta. Aveva incassato il colpo e si era messo da parte.

"Se proprio lo vuoi sapere, con Death Mask avevo da sistemare questioni di famiglia."

Zalaia aveva guardato lui che lo aveva interpellato per poi godersi lo sconcerto che avrebbe causato in tutti i presenti.

"Ormai dovreste averlo capito: Death Mask è mio padre."

Per un attimo, si udì addirittura lo sfrigolare delle fiamme delle lampade ad olio. Nessuno aveva osato fiatare, più per lo stupore che per altro. Il pensiero generale fu che padre e figlio si somigliassero troppo e per aver pestato Death Mask a quel modo, certamente il ragazzo aveva le sue buone ragioni. Poi, anche il pettegolezzo era passato in secondo piano.

Aldebaran aveva osservato attentamente ogni singola espressione di Mu, uno dei pochi che non era sembrato sorpreso alla notizia. Doveva essersene accorto anche Shaka della Vergine che qualcosa, nel compagno d'armi, non andava. L'Ariete era turbato. Visto che molto della sorte di quello scontro sarebbe dovuto dipendere dall'allievo di Imuen, i sospetti non del tutto diradati dell'amico potevano essere fondati. Forse fu per dargli coraggio, ricordandogli che non era solo. Forse per amicizia. Avanzò anche lui e poco dopo si udì la voce chiara della Vergine che si esprimeva allo stesso scopo. Altri due avevano deciso.

Camus dell'Acquario, invece, era tentato di accettare non per le reazioni dei presenti, ma per il legame che sentiva con il vecchio allievo. Era tanto che non aveva notizie di Cristal. Lo sapeva tremendamente preoccupato per quella situazione, tanto più che non avrebbe potuto essere presente allo scontro, dovendo occuparsi della situazione nella città di Asgard in qualità di regnante. Sapeva che era in pena per la figlia. Dopotutto, anche lui doveva la sua nuova vita a quella ragazzina. Il campo di battaglia sarebbe stato congeniale ai suoi poteri. Voleva accettare. Qualcuno, però, sorridendo, lo aveva preceduto. Milo lo salutava, con l'espressione di chi non si tira certo indietro quando la situazione si fa complicata. Del resto, alla battaglia delle dodici case aveva maturato un certo rispetto per Cristal pure lui.

Raggiunto il numero di sei cavalieri d'Oro più l'Altare, fu Imuen stesso a suggerire di lasciare il resto del loro esercito al Santuario, pronto ad intervenire se qualcosa fosse andato storto. Non potevano garantire, infatti, la sopravvivenza di nessuno, Athena compresa.

"Tuttavia, non si dica che la mia razza viene solo a pretendere. Se i tuoi guerrieri torneranno sulle loro gambe, garantiremo la nostra alleanza per le generazioni future, se ancora i Dunedain esisteranno. Altrimenti, vi lasceremo il pugnale del mio gemello. Dentro, c'è quasi tutta l'essenza di Haldir. E' un'arma in grado di uccidere una divinità, se troverete gente in grado di brandierla, nelle vostre prossime guerre sacre."

Poi, il gigante nero aveva ricalzato l'elmo, invitando chi aveva acconsentito a raggiungerlo, al centro di quella sala. Un saluto silenzioso ad Athena, solo un cenno, fu il suo segno di rispetto, mentre nel vortice oscuro della sua aura una danza di fuochi fatui, sempre più vorticosa, li avvolgeva tutti. Un istante dopo furono tagliati dall'aria pesante delle viscere malate di Asgard.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: LeanhaunSidhe