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Autore: Crystal Rose    19/08/2019    3 recensioni
Ho provato ad immaginare cosa accadrebbe se una ragazza con un succoso segreto dovesse incappare nei Germa 66 e nell'armata rivoluzionaria, quanto caos potrebbe creare una ragazzina con straordinarie e improbabili capacità nascoste?
"Tutte le storie cominciano con “C’era una volta in un regno lontano lontano“ e prevedono una bella fanciulla che sta passando un gran brutto momento e resta in attesa di un uomo grande e forte che la salvi e la porti via in sella al suo cavallo bianco verso il loro “vissero per sempre felici e contenti”. La mia storia è esattamente il contrario. Inizia in un piccolo paesino assolutamente di nessuna rilevanza, su di un’isola piuttosto tranquilla e banale, una di quelle che, nonostante fossimo nell’epoca d’oro della pirateria, non veniva visitata né da pirati, né da uomini del governo. Talmente insignificante che non ne veniva dimenticata l’esistenza solo perché comparivamo ancora nelle mappe. Eravamo lontani dalle rotte più battute ed il clima non era mai tanto avverso da spingere qui una nave, neanche per sfortuna."
Genere: Avventura, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Emporio Ivankov, Famiglia Vinsmoke, Sabo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai con la speranza che fosse solo un orribile incubo ma non lo era. Non ero più su Germa, l’Armata Rivoluzionaria mi aveva “salvata”. Me ne stavo raggomitolata a letto, non avevo nessuna voglia di alzarmi, non desideravo vedere nessuno, volevo solo essere lasciata sola. Avevo tentato tante volte di scappare da Germa ma non pensavo che riuscire a lasciare quel posto sarebbe stato così deprimente. Mi avevano portato la colazione ma avevo ignorato tutto e tutti restandomene dov’ero, senza muovermi e senza rispondere a nessuno. Non credevo che l’amore potesse fare così male, non credevo di potermi sentire così sola senza di lui.
Marla non si fece vedere ed era stato un bene, non volevo vederla, non la riconoscevo più, mi sembrava di avere a che fare con un’estranea. Tuttavia a metà mattinata tornò a farsi viva la ragazza col caschetto.
 
<< È permesso? >> chiese gentile lei senza ricevere nessuna risposta da me.
 
Si avvicinò al letto e si sedette alle mie spalle. << Come ti senti? >>
 
“Male! Come dovrei sentirmi?”
 
<< Lo so che è difficile. Chi non ci è passato non può capire. >> diede un’occhiata alla colazione, non l’avevo neanche toccata. << Da bambina sono stata catturata dai Draghi Celesti, non è stato un periodo molto bello. Degli uomini pesce mi portarono via, mi ripulirono, mi diedero un bel vestito. Tutti pensavano fossero dei mostri, ma non era così, io gli volevo bene. >>
 
<< Che ne è stato di loro? >> chiesi senza voltarmi.
 
<< Il mio stesso villaggio li ha venduti, nonostante mi avessero aiutata, nonostante fossi legata a loro. Il capitano perse la vita. >> sorrideva ma sentivo una nota amara nella sua voce. << Chi non ci è passato non può capire. Gli altri non riescono a vedere quello che vedi tu. Lo so che ti manca. Perdere chi si ama è una cosa terribile. Se dovesse capitare a me non so cosa farei. >> mi voltai a guardarla chiedendomi di chi stesse parlando. Represse immediatamente quel velo di tristezza e preoccupazione rivolgendomi un gran sorriso. << È giusto piangere ed essere tristi, ma non bisogna lasciarsi andare, bisogna alzarsi e combattere. >>
 
<< Non voglio combattere. >> le dissi io. << Voglio solo tornare a casa. >>
 
“Voglio tornare da lui…“
 
<< Per quanto mi riguarda potresti andare via anche adesso, ma ci sono delle persone che vogliono parlarti. >>
 
<< Non mi interessa. >>
 
<< Finché non le ascolti non puoi saperlo, magari dopo cambierai idea e se invece volessi ancora andartene ne riparleremo. Però si sono dati tutti un gran da fare per portarti qui, dovresti almeno ascoltare cosa hanno da dire. >> mi accarezzò la spalla. << Potrebbe essere la tua occasione per trovare risposta alle tue domande. >>
 
<< Che ne sai delle mie domande? >>
 
<< So che tutti ne abbiamo. Magari qui qualcuno ha la risposta che cerchi. >> Si alzò dal letto. << Mangia qualcosa e vestiti. Io ti aspetto fuori. >>
 
<< Non hai sentito? Non posso uscire da qui dentro senza ordini che arrivino dall’alto. >>
 
<< È per questo che sono qui. >> mi rivolse un gran sorriso e uscì.
 
Non volevo fare quello che mi aveva detto. Anche se era stata gentile, in quel momento rappresentava il nemico. Però restarmene a letto sarebbe stato inutile. Dovevo parlare con chi comandava in quel posto e convincerli a riconsegnarmi ai Germa 66, possibilmente non a Niji. Misi in bocca qualche cucchiaiata di colazione e aprii l’armadio per vestirmi, era così colorato, terribilmente colorato e… particolare, niente a che vedere con l’eleganza degli abiti dei Vinsmoke.
 
Indossai una cosa qualunque, un pantaloncino ed una maglietta quanto più banali possibili, non ero certo lì per una festa. Scelsi in pratica l’unica cosa verde che trovai, in modo che mi aiutasse a sentirlo un po’ più vicino. Quando uscì dalla stanza la ragazza col caschetto mi osservò delusa per un attimo, probabilmente si stava chiedendo perché con tanti capi a disposizione avevo scelto proprio quello. Tuttavia riacquistò il sorriso in poco più che un attimo, probabilmente decidendo che in fin dei conti non importava come fossi vestita.
 
<< È probabile che gli abitanti dell’isola abbiano da ridire sul tuo vestiario, ma ad essere sincera hanno da ridire su quello di tutti. >> non smetteva mai di sorridere.
 
<< Gli abitanti dell’isola? >> come se mi importasse cosa pensasse quella gente.
 
<< Sono un popolo molto colorato e a primo impatto possono sembrare un po’ sui generis, ma sono davvero molto simpatici e di buon cuore, ci hanno dato un posto dove stare quando non sapevamo dove andare. >> mi guidò attraverso quell’edificio. Era davvero grande, non quanto il castello dei Vinsmoke, ma in quanto a dimensioni si difendeva davvero bene. Era molto colorato e a differenza di quanto era il regno di Germa non sembrava un incrocio tra una caserma ed una prigione.
 
La mia accompagnatrice aveva capelli corti a caschetto tendenti all’arancio e grandi occhi, un fisico a clessidra molto pronunciato ed un cappello rosso con degli occhialini. Sorrideva spesso ed era quasi sempre di buonumore, doveva essere di poco più grande di me.
 
<< Ti farò conoscere la padrona di casa, sta chiedendo di te da quando sei arrivata. >> mi spiegò la ragazza. << È un tipo un po’ particolare ma è molto simpatica vedrai. >> come se fossi lì per fare amicizia. << A proposito, non mi sono presentata ancora, mi chiamo Koala. >> non smetteva un attimo di essere allegra, una cosa che in quelle particolari condizioni mi indisponeva non poco. << Come ti sei trovata su Germa? >>
 
Sollevai le spalle, era difficile da spiegare, era un posto in cui gli estremi riuscivano a convivere con una naturalità disarmante, tanta bellezza e delicatezza quanta violenza, tanta eleganza quanta morte. << È un posto in continua contraddizione. >> le risposi. << C’è bellezza, anche se non sempre è facile riconoscerla. >>
 
<< Tuo padre si è preoccupato molto quando ha saputo che eri stata catturata da loro. >> teneva le mani dietro la schiena mentre avanzava tranquilla.
 
<< Perché ero stata catturata o perché erano stati loro a farlo? >>
 
<< C’è differenza? >>
 
<< Tu che dici? >>
 
Sospirò. << Si ce n’è. >> mi dava la sensazione di sapere di cosa stessi parlando. << Magari il momento in cui potrai chiederlo è più vicino di quanto pensi. >>
 
<< Credo di conoscere già la risposta. >>
 
<< Magari, e dico magari, la questione è molto più complicata di quanto tuo padre ti voglia bene. >>
 
<< Credevo di essere qui perché lo avesse deciso lui. >>
 
Scosse la testa. << Sei qui perché un bel po’ di persone lo hanno deciso un bel po’ di tempo fa. >>
 
<< Non mi importa niente di chi lo abbia deciso o quando, questa è la mia vita e decido io cosa farne, come viverla, dove e con chi! Nessun’altro può azzardarsi a metter bocca! >> iniziavo ad innervosirmi sul serio.
 
<< Noi non crediamo nella coercizione, vogliamo liberare il mondo dai soprusi, nessuno su quest’isola ti obbligherà a fare qualcosa contro la tua volontà, avrai sempre la possibilità di scegliere. >> lei invece era straordinariamente calma.
 
<< E allora perché non mi lasciate andare via? >> parlavano di libertà e poi mi avevano rinchiusa in una stanza.
 
<< Perché per essere veramente liberi di scegliere bisogna conoscere tutta la verità e non solo una parte. Sei stata portata qui affinché potessi sapere finalmente come stanno le cose, solo allora potrai davvero decidere in maniera autonoma cosa fare e se allora vorrai andare via nessuno ti fermerà. >>
 
<< Tu la conosci questa verità? >>
 
Annuì. << Sono uno dei comandanti dell’armata. Si. Mi è stata rivelata. Onestamente speravamo tutti che non arrivasse il giorno in cui avrebbero dovuto mettere al corrente anche te. >> non sembrava una bella cosa.
 
<< Marla lo sapeva? >>
 
<< Si. >>
 
<< E non ha mai pensato di dirmelo in tutti questi anni? >> non potevo crederci.
 
<< Aveva ordine di non farlo, ma nessuno di noi ti avrebbe detto la verità che stai per ascoltare se non obbligato. >> mi stava spaventando.
 
<< Di cosa si tratta? >>
 
<< Te lo dirà Iva, solo lei ha questa autorità. >> tornò a sorridermi, ma mi aveva messo una brutta sensazione addosso.
 
Uscimmo dal palazzo ed il paesaggio che mi si parò di fronte mi lasciò senza parole. Non era sconvolgentemente bello ma sconvolgente lo era di sicuro, era a dir poco surreale. Prati fioriti a perdita d’occhio, nuvole che sembravano fatte di zucchero filato, una costante pioggia di petali rosa, cuori in ogni dove ed un grande arcobaleno che si stagliava nel cielo.
 
Ma dove diavolo siamo?!
 
<< La prima volta che si arriva qui in effetti si resta un po’ stralunati, ma ci si fa presto l’abitudine. >> ridacchiò Koala osservando la mia espressione sconcertata.
 
<< Non sembra affatto la base segreta dell’armata rivoluzionaria, è tutto così… rosa! >>
 
<< Se non lo sembra vuol dire che è perfetta. Chi mai sospetterebbe che ci nascondiamo qui! >> si stava proprio divertendo. << Sbrighiamoci, Iva non tollera chi arriva tardi per il thè. >>
 
Si incamminò ed io ripresi a seguirla. Immaginai la faccia del mio bestione nel vedere quello strano posto, avrebbe storto il naso di sicuro. A quell’immagine mi si strinse il cuore. Mi chiusi in me stessa fino a quando non raggiungemmo il luogo dove questa fantomatica Iva ci stava aspettando. Non prestai attenzione alla strada e non ascoltai neanche una parola dei racconti che Koala mi stava facendo, non facevo altro che vedere nella mia mente l’espressione disgustata di Yonji, così buffa da spezzarmi il cuore.
 
Arrivammo ad uno spiazzo, anche se sarebbe stato meglio definirlo un cerchio di prato attorniato da alberi. Proprio nel mezzo era stato disposto un grande tavolo rotondo con su una tovaglia bianca e molte molte sedie vuote. In tutto contai una dozzina di teiere e molte più tazze, quasi il doppio, oltre a zuccheriere e biscotti e pasticcini di ogni tipo. Sembrava non esserci nessuno a parte me e Koala.
 
<< Per fortuna siamo arrivate in tempo! >> sospirò la ragazza con il caschetto guardandosi intorno.
 
<< Siete in ritardo di ben sette minuti! >> una voce alle nostre spalle piuttosto mascolina. << Per fortuna me lo aspettavo o il thè si sarebbe freddato, non è vero Inazuma? >>
 
Mi voltai trovandomi davanti un uomo alto e di corporatura massiccia, con la faccia squadrata e sproporzionata rispetto al corpo, terminante in un mento a forma di calamaro. I suoi capelli erano viola e s molto folti, acconciati in una pettinatura afro. Aveva delle ciglia davvero molto voluminose e sul petto portava tatuato un teschio con due spade incrociate e ricurve.
 
Indossava un body scollato, guanti e stivali di colore fucsia, un mantello e delle calze fatte a rete e una corona da regina. Aveva un trucco talmente pesante da sembrare una vera e propria maschera. Il suo look eccentrico era completato da un rossetto viola sulle labbra e da una collana bianca.
 
La mia espressione sconcertata attirò la sua attenzione, era palese che mi stessi chiedendo da dove saltava fuori quel tipo mascherato a quel modo.
 
<< Non dirmi che avete fatto tardi perché dovevate prepararvi perché non ti credo tesoro! Anzi vorrei proprio sapere dove ha recuperato questo straccetto che ha addosso? >>
 
<< Lea ti presento il comandante dell’armata rivoluzionaria, nonché regino dell’isola di Kamabakka su cui ci troviamo, Emporio Ivankov. >> disse gentile Koala frapponendosi tra noi.
 
<< Chiamami pure Iva bambina! >> si voltò verso i tipo che l’aveva accompagnata e di cui aveva chiesto il parere pocanzi. << Inazuma ricordami di indagare sulla questione del vestito, la responsabile di tale scempio per gli occhi deve essere assolutamente punita! >>
 
Parli proprio tu! Ma lo vedi come ti sei concertato?!
 
L’uomo che lo accompagnava aveva capelli e vestiti per metà arancioni e per metà bianchi. Sulla fronte e sull'occhio destro si notava una cicatrice a forma di fulmine spuntare dagli occhiali. Teneva un bicchiere di vino in mano mentre l’altra, quella libera, se ne stava tesa orizzontalmente accanto al fianco. Manteneva una posa piuttosto formale, decisamente in contrasto con i modi eccentrici ed impetuosi di Iva.
 
<< Abbiamo cose più urgenti al momento a cui pensare ma appena sarà tutto risolto ti prometto che indagherò a fondo sulla questione. >> rispose il bicolore ostentando la sua classe.
 
<< Un attacco al buon gusto è una questione seria! Cosa penserà Dragon vedendo come mandiamo in giro gli ospiti? >> ribatté il regino dell’isola.
 
<< Non credo che ci farà caso. >> intervenne Koala sempre con la solita gentilezza.
 
<< Perché sono qui? >> li interruppi bruscamente stanca ormai di tutte quelle insulse chiacchiere.
 
<< Per prendere il thè cara. >> Iva mi rispose come se fosse un’ovvietà.
 
<< Intendo perché sono prigioniera su questa isola? >> ero stufa di loro e di quel posto, volevo tornare da Yonji.
 
<< Non sei affatto prigioniera ragazza, sei nostra gradita ospite. >> il suo tono e la sua espressione cambiarono, mi sembrarono tutto ad un tratto più freddi e affilati.
 
<< Non mi risulta che i graditi ospiti vengano obbligati ad esserlo. >> risposi infastidita non potendone più di sentirmi ripetere quella storia.
 
<< Sveglia la ragazza! Ma non potevo aspettarmi di meno da te visto chi è tuo padre. >> quel pazzo mi aveva obbligata a tenere il segreto per tutta la vita quando poi sembravano esserne tutti a conoscenza.
 
<< Qualcuno ha intenzione di dirmi come stanno le cose per poi rispedirmi su Germa? >> arricciai le labbra ed impuntai i piedi a terra, viste le dimensioni dei miei interlocutori sembravo appena una bambina capricciosa.
 
<< Rimandarti su Germa? Oh santo cielo, no! Perché dovremmo farlo? >>
 
<< Allora se non avete intenzione di aiutarmi non abbiamo più niente da dirci! >> voltai sui tacchi intenzionata ad andare alla ricerca di un lumacofono o un gabbiano o un’imbarcazione, di certo non intendevo passare lì neanche un minuto di più.
 
<< Dove hai intenzione di andare? >> mi chiese il padrone di casa.
 
<< Non sono affari che ti riguardano! >>
 
<< Non riuscirai a lasciare l’isola o a mandare messaggi a qualcuno. Questa è la base dell’armata rivoluzionaria, se le comunicazioni con l’esterno fossero così semplici saremmo fregati. >> ridacchiò lui.
 
<< Troverò il modo! >>
 
<< Non lo metto in dubbio. Con la tua testolina lo troverai sicuramente, sei capace di fare questo e molto altro, sei stata creata per fare cose straordinarie. >> mi bloccai diventando di ghiaccio per poi sentire il sangue salirmi alla testa.
 
<< Smettetela di parlare di me come se fossi un dannato esperimento! >> sbraitai tornando a voltarmi verso di loro.
 
<< Hai ragione, è poco carino rivolgersi a te in questo modo, dovevamo essere più delicati, ma addolcirti la pillola non cambierà certo la realtà delle cose. >> diventò terribilmente serio. << Tu sei un esperimento! Secondo tuo padre sei il suo esperimento più riuscito! >>
 
<< Voi e quel vecchio pazzo state farneticando! >> risposi con voce spezzata.
 
<< Vieni a sederti con noi, abbiamo ancora del tempo prima che gli altri comandanti ci raggiungano per la riunione straordinaria. Prometto di spiegarti tutto. >> mi indicò il tavolo.
 
<< Non voglio sapere niente! >> mormorai cercando di non piangere.
 
<< Si che lo vuoi e lo meriti. Devi sapere perché hai vissuto su un’isola dimenticata da Dio, devi sapere cosa sei e perché sei qui. >> mi disse seria Iva.
 
<< Cosa sono? Parlate di me come di un oggetto, come se non fossi una persona… >>
 
<< Sei molto di più bambina. Tu sei la risposta alle nostre preghiere, sei la sola che possa mettere fine alla guerra che sta per scoppiare ed evitare il disastro. >> mi indicò di nuovo il tavolo. << Siediti e lascia che ti spieghiamo. >>
 
Spostai lo sguardo sui presenti. Non potevo negare le sue parole mi avessero colpita e che ci fosse sotto qualcosa di grosso che non riuscivo a capire. Me ne sarei andata da quella dannata isola rosa ma prima avrei ascoltato quello che avevano da dire ed una volta fatto avrei rotto definitivamente i legami con loro e con mio padre.
 
<< D’accordo. Ti ascolto. >> annuii avviandomi verso il grande tavolo. Niente di quello che avrebbero potuto dirmi mi avrebbe fatta desistere dal tornare dal mio Yonji.
   
 
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