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Autore: _Eclipse    13/09/2019    5 recensioni
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Tratto dal testo:
-Continuo a non capire cosa vogliate da un questo manoscritto- esordì il giovane ormai stufo di sentire la stessa storia.
-Negli ultimi tempi stanno accadendo molte cose strane, l'ultima è successa qualche settimana fa a Torino. Un grande incendio ha avvolto il duomo. Magicamente non lo ha distrutto, ma è scomparso il suo tesoro. Attacchi da parte di creature misteriose ed altri esseri si stanno moltiplicando nelle foreste dell'Europa centrale. Qualche forza oscura si sta muovendo nell'ombra e vorremmo assicurarci che quel manoscritto non sia un qualcosa di pericoloso-
-Noi siamo gli Occultarum, un società segreta sia al mondo degli umani che al mondo di molti "soprannaturali", ma che cerca di proteggerli entrambi-
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2: BENVENUTO

 

Yankele si era alzato piuttosto presto, prima di molti altri.

Tornò nella propria casa a Josefov per prendere quel poco di valore che aveva. Con lui c'era Shawn, il lupo dei ghiacci. Uno dei pochi che si era svegliato, al contrario di chi come Claude dormiva beatamente per riprendersi dallo scontro della sera precedente.

Il lupo era incuriosito da alcune caratteristiche della casa, come un piccolo foglio arrotolato dentro ad una nicchia della porta d'entrata 

Lo prese e lo srotolò. Era una piccola pergamena ingiallita, lunga ma piuttosto sottile, su di essa vi era scritto qualcosa in un alfabeto a lui sconosciuto di eleganti lettere piuttosto squadrate.

-Sono versi della Torah. Presso di noi c'è una mitzvah[1] che stabilisce di mettere dei fogli con versetti della Torah negli stipiti delle porte principali della casa- disse Yankele che aveva visto il volto incuriosito del lupo.

Shawn rimise la pergamena nella sua nicchia. 

L'altro invece incominciò a riempire un sacco. Mise al suo interno dei vestiti, qualche oggetto di valore tra cui quello che pareva un mantello bianco bordato da strisce di tessuto nero e frange.

-Questo è il talled, lo scialle di preghiera, servirà per quel libro- commentò il biondo

-Dimmi Yankele, sei molto credente?- domandò il lupo incuriosito da ciò che aveva visto in casa e da quel singolare indumento.

-Anche se non fossi il più credente tra i fedeli continuerei a rispettare i canoni della mia Fede, si tratta di rispetto per le tradizioni… e sono poi uno studente della cabbalah, quindi è probabile che mi sentirete cantilenare preghiere o recitare versi del Talmud[2]-

-Come stamattina?-

-Pensavo di essere stato più silenzioso…- il tono di Yankele pareva piuttosto dispiaciuto.

-Non preoccuparti, è l'udito del lupo!- scherzò l'albino.

-Se devo studiare quel libro anche per voi ho bisogno della giusta preparazione e di pormi nel modo adatto! E poi quello scialle è utile anche come coperta quando lo si indossa- rispose l'altro scherzando

-Credo che avere qualcuno che abbia fede non possa che farci bene- commentò poi Shawn.

-In che senso?-

-Molti di noi sono stati perseguitati in passato. L'inquisizione ha giustiziato numerosi maghi e streghe o presunti tali in nome della Chiesa e al giorno d'oggi le cose non sono cambiate, tra noi c'è anche chi ha perso la famiglia perché "diversi". Ai lupi le cose non sono andate meglio… ho sentito che durante le notti di luna piena, venivano organizzate battute di caccia per aggiudicarsi la pelliccia di un lupo mannaro come trofeo-

Yankele abbassò lo sguardo. Sapeva bene il significato di quelle parole. Lui personalmente non era stato perseguitato, al contrario dei propri genitori che trovarono la morte, ma la sua gente accumulava una sofferenza sopra l'altra a causa del pregiudizio… proprio come molti maghi. 

-Spero di non averti turbato- disse poi l'albino vedendo il volto dell'altro.

-No, è che non me l'aspettavo. Non pensavo che il vostro mondo fosse così odiato dal mio… voi avete dei poteri che noi possiamo solo immaginare!-

-Vero, ma poter usare la magia o essere forte fisicamente non significa essere invincibili. Abbiamo le stesse debolezze di un uomo comune- rispose il ragazzo dai capelli argentati.

Yankele annuì poi sollevò da terra il sacco e lo mise in spalla.

-Sono pronto- 

-Bene, per il nostro ritorno dovrebbero essere tutti svegli, ti piaceranno!-

-Spero solo che sia io a piacere a loro…- sussurrò.

Shawn gli sorrise sicuro in cuor suo che sarebbe stato accettato pur essendo un umano.

I due iniziarono a tornare verso la casa nel centro della città. Tuttavia fecero una deviazione. 

Prima di partire Yankele scrisse una lettera al proprio maestro in cui spiegava che sarebbe partito per un viaggio alla ricerca della verità per comprendere appieno il creato e il suo rapporto col Creatore. Gliela consegnò quindi di persona e ricevette in cambio un abbraccio paterno e i migliori auguri.

In realtà il pellegrinaggio si sarebbe concluso una manciata di chilometri più a sud nella sede dell'Occultarum.

Il sole splendeva già alto nel sole e i suoi raggi illuminavano la via Pařížská. Le strade erano piene di vita e nel mezzo della frenesia della città si muovevano lentamente o due ragazzi che non avevano fretta. Non avevano importanti appuntamenti d'affari come molti di quegli uomini che passavano al loro fianco senza neanche degnarli di uno sguardo.

Ritornarono infine alla casa.

Al suo interno si era venuto a creare un po' di trambusto. 

Claude era in cucina impegnato a con pentole e padelle di rame che imprecava ad alta voce.

I due nuovi arrivati lo raggiunsero.

Il rosso stava al fornello della piccola cucina, una stanzetta dai muri piastrellati di bianco e con alcune piccole finestre alla parete opposto alla porta che davano sulla strada del retro.

Con un schiocco di dita accendeva la fiamma per il pentolame ma puntualmente finiva per combinare qualche guaio.

Alla vista di tale terribile spettacolo Shawn rise silenziosamente.

Il rosso si girò di scatto e imprecò un'altra volta.

-Questa è colpa vostra!-

-Perché?- domandò Yankele che si sentiva accusato ingiustamente.

-Non tua, ma di quello che sta alla tua destra e degli altri che hanno deciso di inviare una piccola squadra a in Francia-

-Cosa abbiamo fatto di male?- domandò candidamente Shawn che pareva piuttosto confuso.

-Non è difficile! Qui ci sono sia "Sua Altezza Imperiale" che "la Contessa" diamine abbiamo mezza aristocrazia russa in questa dannata casa! Potevate almeno separarle per qualche giorno mandando una delle due a Lione!-

-Non vedo il male che vedi tu…- rispose l'albino.

-Secondo te quelle hanno mai toccato una pentola? L'ultima volta abbiamo rischiato che andasse a fuoco la casa a Berlino per colpa loro! Quindi a chi tocca cucinare? A me! Prova a soddisfare i loro desideri se ci riesci!-

-Cosa hanno chiesto di così complesso?- 

-Una colazione dolce… ma non so cucinare dolci!-

-Non hanno tutti i torti, è da quasi una settimana che per tuo volere ci ritroviamo carne a colazione… senza offesa ma anch'io che sono mezzo lupo non l'apprezzo ogni giorno- commentò il ragazzo dagli occhi grigi.

-Vai al diavolo pure tu! Yankele renditi utile, sai fare qualcosa di dolce? Altrimenti mando tutto all'aria e torno a fare ciò che so fare!- sbottò.

-Veramente io…- rispose timidamente il biondo.

-Dannazione, allora andrò dal fornaio dietro l'angolo e guai a loro se oseranno lamentarsi!-

Claude uscì dalla cucina e camminò dritto verso il portoncino. Indossò un vecchio e sdrucito cappotto di lana appeso all'attaccapanni e uscì sbattendo la porta violentemente.

-Fa sempre così, non spaventarti, tempo qualche minuto e avrà calmato i propri spiriti- esordì una voce dietro i due ragazzi.

Un ragazzo ben vestito, alto e magro, capelli rossi come quelli di Claude ma dagli occhi color acquamarina.

-Buongiorno Xavier, non credevo di trovarti sveglio a quest'ora del mattino- lo salutò Shawn.

-Ieri è stata una notte magra… sono tornato presto e poi con tutto il baccano di Claude credo che fosse impossibile non svegliarsi! Chi è quel ragazzo?-

L'argenteo presentò il Yankele che rispose con un piccolo inchino appena accennato.

-Sono qui per aiutarvi nella traduzione di un libro. Credo che mi metterò già all'opera- rispose il biondo.

-Buon lavoro, è stato un piacere conoscerti- replicò il rosso per poi allontanarsi con Shawn mentre Yankele saliva al piano superiore per andare nella stanza che gli era stata assegnata la sera precedente.

Nella sala da pranzo della casa, vicino alla cucina, stavano sedute al lungo tavolo due ragazze. Una aveva capelli lunghi di colore castano chiaro, un volto a forma di cuore sul quale spiccavano due brillanti occhi azzurri incorniciati da delle lunghe ciglie. La seconda invece era un po' più bassa, con un fisico più flessuoso, capelli rossastri e mossi, molto lunghi e due attenti occhi di un color tra il verde e l'azzurro.

La prima stava leggendo quello che pareva essere un romanzo piuttosto corposo. Ad un certo punto alzò lo sguardo e lo rivolse alla vicina che pareva invece assorta nei suoi pensieri.

-Klara Petrovna, siamo forse state troppo brusche con Claude?- esordì parlando in russo.

L'altra non rispose, stava con gli occhi puntati verso la parete color carta da zucchero della stanza, completamente assorta dai suoi pensieri.

-Klara Petrovna?- la chiamò una seconda volta, la ragazza scosse la testa e la sua matassa di lunghi capelli rossi, come se si fosse appena ripresa da un sogno.

-Chiedo scusa granduchessa Ludmilla, stavo vagando tra i miei pensieri- rispose nella lingua dell'altra.

-Chiedevo, siamo state troppi brusche con Claude? Non vorrei pensasse che siamo delle ragazze viziate abituate a essere servite in tutto-

-Se mi permette perché ha questo dubbio?- domandò Klara.

-Non hai sentito le sue grida e imprecazioni? Ha continuato fino a poco fa… poi il silenzio. Non vorrei si sia offeso-

-Ho sentito il rumore di alcune pentole che cadevano, ma non ci ho fatto caso a dir la verità- rispose la rossa.

In quell'istante si aprì la porta ed entrò Claude. In mano teneva una scatola di cartone. La poso al centro del tavolo e la aprì.

Le due ragazze furono avvolte da un fragrante odore dolciastro. 

All'interno trovarono dei magnifici croissant austriaci. 

-A voi contessa Invanovna e granduchessa Romanova- disse il ragazzo inchinandosi con un ghigno di scherno stampato in volto.

-Spero che la colazione sia di vostro gradimento!- continuò.

La granduchessa Ludmilla Romanova stava per addentare il proprio croissant tenuto con un tovagliolo di stoffa quando decise di spezzarlo a metà.

-Per te Claude, grazie per questo splendido regalo!- esclamò senza scomporsi per poi passare una parte della propria colazione al ragazzo.

Lui ci rimase di stucco, non si aspettava una reazione del genere, non subito dopo la sua presa in giro.

-Non vorrai rimanere così tutto il giorno!- disse Klara mascherando una piccola risata.

-Non hai mai mangiato un croissant?- domandò la granduchessa.

A quelle parole Claude si risvegliò e mostrando il suo solito ghigno rispose:

-Per chi è come me, è difficile anche avvicinarsi a qualcosa del genere… non tutti sono figli e sorelle di uno zar!- 

Ludmilla impallidì, sapeva che Claude era solito far battute di cattivo gusto e frecciatine, ma la sua famiglia era un tasto dolente, le mancava terribilmente.

Il rosso fece scomparire il proprio sorriso dal volto per poi abbassarlo.

-Scusa, non volevo…- non finì la frase, ma allungò il braccio sul tavolo e restituì la propria metà poi se ne uscì dalla stanza.

Klara si voltò verso Ludmilla.

-Granduchessa state bene?-

-Sì, credo che alla fine abbia capito d'esser andato troppo oltre…-

-Le sue scuse parevano sincere-

-Mio fratello Nikolaj ha una figlia, Anastasija. Era ancora piccola l'ultima volta che la vidi. Una gran combina guai, molto vivace e impertinente. Claude mi ricorda un po' lei. Non è certo un atteggiamento degno della figlia dello zar di tutte le Russie, ma era una bambina molto dolce-

Klara ascoltava in silenzio, anche lei era un membro dell'aristocrazia russa, ma non sapeva molto della famiglia imperiale, anzi anche i suoi genitori non frequentavano la corte.

Ludmilla prese poi la metà di Claude e la mise nel piatto davanti a sé. Sarebbe tornato.

 

****

 

Poco distante dal centro della Città Vecchia, vicino ad un altro complesso di edifici a schiera vi era una piccola bottega. Una vetrina dava sulla strada mostrando dei pregiati capi di abbigliamento sia maschile che femminile, era una sartoria.

Alcune donne ben vestite e ingioiellate erano entrate a osservare la bottega. Sul pavimento in legno vi erano altri manichini che mettevano in mostra gli abiti eleganti. In fondo alla stanza stava un tavolo da lavoro con una macchina da cucire e una serie di tessuti di vario genere, pizzo, broccato, chintz, cotone.

Le tre signore iniziarono a valutare i vestiti in esposizione facendo commenti in merito all'adeguatezza dell'abito a un non meglio specificato ricevimento nella capitale a Vienna.

Dal fondo fece capolino la testa di una ragazza molto minuta dai lunghi capelli biondi di cui un ciuffo ricadeva sul naso e occhi azzurri da cerbiatto che la facevano sembrare una bambolina di porcellana. Si alzò e andò verso le tre signore.

-Posso aiutarvi?- domandò candidamente la ragazza con una punta di timidezza.

-Siete… madame Lacroix?- disse una delle signore con tono abbastanza altezzoso.

-Odette Lacroix, mia sorella Jeanne non è qui al momento- rispose la ragazza dai capelli biondi.

-Si dice che veniate dalla Francia vero?-

-Sì, è così- 

-Parigi? La meravigliosa Ville Lumiere?- chiese con uno sguardo sognante una delle clienti.

-No, vengo da… un piccolo villaggio della Provenza…- Odette era quasi imbarazzata ad ammettere le sue origini piuttosto umili.

Una delle clienti si voltò verso le altre mormorando:

-Possiamo fidarci di una ragazzina che viene dalla provincia?-

-E' comunque francese, avrà un briciolo di buon gusto!- replicò l'altra.

-Ci sono molti ottimi sarti anche a Vienna e a Budapest- continuò la terza.

-Avete idea che siamo state invitate al gran galà dell'arciduca Franz Ferdinand e sua moglie a Schönbrunn[3]! Non possiamo certo sfigurare!-

Continuarono a borbottare sotto gli occhi incuriositi ma allo stesso tempo confusi di Odette, poi si voltarono e lasciarono la sartoria senza salutare. 

Tornò nel suo angolo dietro al tavolo. Sospirò e poi rialzò il capo decisa ad andare avanti con il lavoro. 

Prese ago e filo e finì di cucire l'orlo di un elegante vestito da sera di seta blu.

Perdere clienti non era un problema per lei, la sartoria era solo una copertura.

Con il calare del sole, si trasformava in un emporio di incantesimi e pozioni e riceveva clienti sia umani che non.

Peccato solo che fosse troppo presto per iniziare la propria attività, non era neanche mezzogiorno.

Dalla porta sul retro arrivò una bellissima donna che assomigliava a Odette, entrò portando con sé un cesto carico di stoffe pregiate.

-Qualche cliente?- chiese lei.

-Tre nobildonne, hanno guardato alcuni dei tuoi capi, chiesto da dove venivamo e poi se ne sono andate perché non siamo di Parigi-

-Sempre la solita storia! Capiscono che siamo francesi, gli spieghiamo che non tutte le sarte francesi sono di Parigi e i clienti ci restano male!- sbottò l'altra.

-Forse non dovevo dirglielo Jeanne…-

-No, hai fatto bene, non dobbiamo essere note per dove proveniamo, ma per la bellezza dei nostri capi- con uno schiocco di dita della donna, decine di aghi e fili multicolori presero vita e iniziarono a lavorare. Le forbici tagliavano i tessuti della lunghezza giusta e gli aghi cucivano.

Odette rimase a guardare quella meraviglia ad occhi spalancati, la sorella era un prodigio, aveva il potere di animare gli oggetti attorno a lei, piuttosto utile se si gestisce una piccola bottega come quella sartoria.

-Qui finisco io, va a riposare se vuoi, hai lavorato molto questa notte- disse Jeanne.

La più piccola protestò ma la maggiore riuscì a convincerla a tornare a casa a concedersi un po' di riposo.

Da quando si era trasferita a Praga viveva con la sorella e la sua famiglia, aveva una favolosa nipotina di otto anni, una bambina che poco a poco stava scoprendo i propri poteri di strega animista cacciandosi in non pochi guai.

Non fece ritorno alla propria casa, svoltò alla strada dopo la propria abitazione per raggiungere la sede dell'Occultarum.

Entrò nell'edificio, tutto era tranquillo, non c'era più il trambusto del mattino. Fece qualche passo per dirigersi verso il salotto e si lasciò andare comodamente sul divano di broccato azzurro.

-Buongiorno Odette- esordì Xavier che stava leggendo un libro seduto sulla poltrona di fronte.

-O dovrei dire buonanotte?- si corresse lasciandosi scappare una piccola risata.

-Giorno o notte, non fa differenza. Lavoro a tutte le ore!- esclamò l'altra.

-Cerca di non dormire troppo, c'è una sorpresa per tutti voi…-  il rosso pronunciò quelle parole in modo estremamente misterioso, posò il libro e se ne andò lasciando la graziosa Odette sul divano che si stava lasciando trascinare nel mondo dei sogni.

 

****

 

Dall'altra parte della città sorgeva un elegante maniero di una ricca famiglia boema.

La famiglia Nováks era una delle più rinomate, anche alla corte imperiale. 

Il signor Vladislav Nováks era stato premiato per i meriti in battaglia nell'estremo oriente, durante la ribellione dei boxer[4] in Cina combattendo al fianco dell'Alleanza delle otto nazioni.

Il signor Nováks aveva una figlia femmina e due gemelli maschi, undici e nove anni.

Nella piccola biblioteca del palazzo, i due gemelli Petr e Tomas stavano seduti ad un tavolo con un libro davanti ai loro occhi. Dalla parte opposta invece stava la loro insegnante privata. Delilah Elizabeth West, una giovane ragazza abbastanza alta e snella, dai capelli occhi marroni, britannica di origini, ma vive da sempre a Praga.

Fare l'insegnante per una famiglia nobile è faticoso, ma regala anche soddisfazioni.

I due erano dei veri e propri discoli, uno scherzo dopo l'altro creavano un gran trambusto in casa Nováks, in particolare uno dei bersagli preferiti era proprio la loro insegnante quando ella aveva finito le lezioni e la si poteva vedere alle volte palesemente con la testa tra le nubi, ma in fondo erano scherzi affettuosi, il loro modo di dimostrare quanto fossero legati alla loro maestra.

Aveva ormai quasi finito la mattinata. Lei e i due gemelli si erano dedicati allo studio della letteratura tedesca per volere della madre, Lenka. Una donna elegante sempre ben vestita, colta ma fin troppo esigente e vanitosa, a tal punto che vorrebbe far credere agli altri che la sua sia una famiglia austriaca e non boema, solo per il prestigio che potrebbe avere.

Quella mattina era tornata da un giro nel centro della città con alcune amiche personali alla ricerca di un abito per un ricevimento nella capitale.

-Delilah! Delilah!- tuonava con voce imperativa.

La ragazza inglese dovette alzarsi. Guardò l'orologio della biblioteca, uno vecchio pendolo, segnava le undici e venti minuti esatti.

-Per oggi abbiamo finito, ci vediamo domani!- esclamò con un sorriso chiudendo il libro che aveva sul tavolo.

I due gemelli la salutarono con un saluto, poi lei uscì rapidamente dalla biblioteca. 

La padrona di casa era nel corridoio appena fuori dalla stanza in cui si trovavano i tre.

Dalilah a passo veloce la raggiunse e si inchinò.

-Mi avete chiamato signora Nováks?-

-Sono altamente insodisfatta…-

-L'istruzione dei suoi figli non è all'altezza?- domandò l'altra.

-No, l'istruzione va benone, parlavo della sarta. Ebbene né io né le mie amiche siamo rimaste colpite da lei. Non ci avevi detto che era una provinciale della Provenza!-

-Vi chiedo scusa signora Nováks, ma non vedo il perché la sua provenienza sia così importante- rispose la ragazza confusa.

-Non è di Parigi… lo sanno tutti che Parigi è dove si riuniscono i maggiori esperti dell'arte e anche della moda. Anche gli ungheresi sono parte dell'impero eppure è risaputo che sono gli austriaci quelli che contano-

"Peccato voi siate boema!" pensò la giovane ragazza.

-Sono molto dispiaciuta che la mia amica Odette e le sue creazioni non siano state di suo gradimento- disse.

-Per questa volta posso chiudere un occhio, se avete finito, andate. Ma tenete a mente la lezione, meditate sui consigli che date- la signora Nováks voltò le spalle a Delilah e iniziò a percorrere il lungo corridoio mentre la ragazza britannica tornò nella biblioteca per sistemare la propria borsa e tornare nella Città Vecchia.

Arrivò in breve grazie al tram, la nuova aggiunta alle rete stradale di Praga, e con un piccolo tragitto a piedi.

Entrò nella sede dell'Occultarum, stava per salire le scale quando con la coda dell'occhio poté scorgere la propria amica, Odette distesa sul divano del salotto esausta.

"Povera Odette…" pensò. 

Salì gli ultimi gradini solo per andare nella propria stanza, prese una pesante coperta di lana bianca e coprì l'amica.

Nel frattempo nel seminterrato della casa, un'ampia stanza dalle pareti grigie e scrostate, arredata alla rinfusa con scaffali riempiti di barattoli di ogni genere e libri, iniziò a brillare uno strano simbolo su una porta di metallo che separava il seminterrato in due locali.

Il simbolo era un semplice rombo al cui interno era stato inscritto un cerchio contenente il simbolo di Mercurio.

Brillava di luce verdastra, poi ad un tratto si spense. La porta si aprì ed uscirono tre persone, un ragazzo dalla carnagione piuttosto abbronzata, alto, capelli biondi e occhi scuri, il secondo invece aveva una carnagione più chiara e capelli castani con un ghigno disegnato sul suo volto.

Infine la terza persona era una ragazza dal fisico ben proporzionato, lunghi capelli scuri, quasi neri e mossi verso le punte. Labbra rosee che spiccavano sul volto pallido insieme ai suoi occhi marroni.

-Complimenti Caleb, hai quasi rischiato di farci arrivare in un portale che non era il nostro- esordì il biondo.

-Axel mio caro…. fallo tu la prossima volta! Non è così semplice usare i portali!- sbottò.

-Almeno sei riuscito a portarci qui- esordì la ragazza.

-Non metterci anche tu Lilith!- continuò il castano per poi sbuffare raggiungere la scala per risalire dal seminterrato.

Al piano superiore incontrarono Claude che con il suo solito sorriso gli diede il benvenuto, a modo suo:

-Buongiorno… avete sentito il profumo del pranzo dalla cucina fin da Lione?-

-Finché non cucini tu, ci sarà sicuramente profumo delizioso in cucina- rispose Lilith lanciando una delle sue frecciatine.

Claude si voltò.

-Spero almeno che portiate novità- concluse il rosso per poi andarsene verso la stessa sala da pranzo in cui aveva servito la colazione quella mattina e sedersi al tavolo.

I tre arrivati si accomodarono anche loro in quella stanza.

Shawn, aiutato da Klara e Ludmilla apparecchiava la tavola, Xavier era in cucina insieme a Delilah. In quel momento arrivò anche Odette che si era ripresa dopo il riposino nel salotto.

-Nulla di nuovo?- chiese Ludmilla.

-Nulla, Lione è tranquilla. L’abbiamo sorvegliata per due settimane, ma non abbiamo trovato nulla di strano- rispose Axel.

-Dovremmo tenere alta la guardia. Torino non è stata colpita per caso- esordì Klara.

-Non abbiamo prove su questo. Poco ma sicuro che è scomparso un tesoro di inestimabile valore- continuò Shawn.

-Ci sono almeno una decina di teli in cui si dice che sia stato avvolto il corpo di Cristo dopo la sua morte. Ovviamente tutti riconosciuti come autentici, anche se non ci sono prove schiaccianti che lo dimostrano. Perché dovremmo preoccuparci della scomparsa di uno di essi?- domandò Lilith con un tono misto tra curiosità e freddezza più assoluta.

-Perché è legata alla città in cui si trovava fino a non molto tempo fa. Sai cosa si dice di Torino, Praga e Lione…- rispose Ludmilla.

-I vertici del "Triangolo di Magia Bianca"- continuò Lilith.

-Queste tre città hanno sono legate in modo indissolubile a qualcosa di magico. Non siamo certi che la Sindone sia ciò di cui parliamo, ma data la sua fama è probabile che lo sia- spiegò Shawn mentre finiva di sistemare di posare i piatti di porcellana bianca, undici in totale.

-Perché undici posti?- chiese Caleb.

-Abbiamo ospiti?- fece eco Odette.

-Da questa notte, è tutta mattina che è chiuso nell'unica stanza libera disponibile- disse Claude.

-Vado a chiamarlo, ora che ci siamo tutti e il pranzo è quasi pronto- continuò Shawn che aveva finito il suo lavoro.

Salì al piano di sopra e bussò alla porta, ma non giunse alcuna risposta.

La aprì lentamente ed entrò.

Yankele stava accovacciato sul piccolo tavolino nell'angolo della stanza. 

Shawn si avvicinò e potè constatare che stava beatamente dormendo sopra il libro che avrebbe dovuto studiare.

L’albino lo scosse un po’.

Il biondo aprì lentamente gli occhi, poi di scatto si levò:

-Oy vey ist mir[5]!- esclamò resosi conto che si era addormentato

-Noioso?- chiese Shawn sorridendo indicando il libro.

-No… mi sembrava comodo e ho pensato di usarlo come cuscino!- rise l’altro, per poi continuare con un tono serio.

-E’ difficile e colmo di note a margine scritte da Rav Yehuda. Un misto di ebraico e aramaico, non sempre chiare ed esplicite. Ammetto che non ho capito molto ad una prima lettura… continuerò a studiare… se ne sarò in grado!- concluse per poi alzarsi chiudendo il Sepher Yetzirah.

-Riprendere in un altro momento. E’ già ora di pranzo e tutti sono già al piano di sotto, direi che è il momento di darti ufficialmente il benvenuto-

Poco dopo arrivò anche Xavier.

-E’ stato servito tutto, stiamo aspettando solo voi due- disse per poi tornare alla sala da pranzo.

I due lo seguirono. Una volta giunti, Yankele si ritrovò una serie di occhi puntati su di lui.

Non sapeva il perché ma si sentiva nervoso. Iniziò a guardarsi intorno mentre Claude si era preso il merito di presentarlo agli altri raccontando la storia della sera prima. Uno ad uno il rosso presentò gli altri ragazzi e ragazze presenti, ma il biondo non stava seguendo attentamente.

-Quindi Yankel potrei chiederti cosa sei?- domandò la granduchessa Ludmilla.

Il ragazzo pareva confuso.

-Sei forse un mago? Hai qualche potere particolare?- lo soccorse Delilah.

-No… sono solamente un umano… nulla di speciale- rispose con una punta di imbarazzo.

-Umano? Da quando vengono accettati umani nell’Occultarum?- chiese Lilith con una punta di astio.

Gli occhi di Yankele si spostarono sulla ragazza, era uno dei pochi nomi che era riuscito a cogliere. Il motivo era semplice, la ragazza si chiamava Lilith, un nome a lui non di certo sconosciuto. In ebraico ha il significato di notte e quello stesso nome era associato ad una demone, citato sia nel Tanakh[6] che nel Talmud.

-Esatto, gli umani non dovrebbero aver nulla a che fare con noi, non dopo quello che accaduto in tutto questo tempo!- continuò Caleb.

-Ha distrutto un golem, tu ci saresti riuscito?- soffiò Claude.

-Umano o non umano, è in possosso di un tal “Libro della Creazione” ed è l’unico con la capacità e l’interesse di leggerlo. Se non siete d’accordo, propongo di parlarne dopo pranzo- concluse Shawn.

Nessuno obiettò. Il nuovo arrivato sentì tutto tutte le sue certezze svanire, pensava che fosse già dentro quella società avendo solamente accettato l’invito, ora invece si erano mostrate delle opposizioni. La sua posizione era ormai compromessa, in un attimo avrebbe potuto dover lasciar quella casa e tornarsene alla propria, nell’ex ghetto ebraico.

Il pranzo non fu particolarmente sontuoso. Praga è nota per alcune zuppe, ne mangiavano una che conteneva cereali, legumi di vario genere. Un piatto povero seguito da un secondo di carne accompagnata da verdura, assai più ricco e gustoso.

Durante il pasto ognuno era libero di parlare di ciò che voleva, alcuni fecere alcune domande al nuovo arrivato per saperne di più sulla sua vita.

Altri facevano sfoggio dei loro poteri in modo scherzoso.

Al termine di tutto, Xavier si alzò e con tono serio prese parola:

-Il nostro ospite, il signor Hirsch, ho visto che alcuni l’hanno già preso a simpatia chiedendogli da dove viene o come si sente da umano a conoscere anche quello che viene chiamato “soprannaturale”. Sembra un bravo ragazzo, chiedo allora a voi, quanti sarebbero a favore della sua ammissione nella nostra società pur essendo umano- 

Quasi tutti alzarono la mano, anche se alcuni non del tutto convinti poiché estraneo. Solo Caleb e Lilith furono contrari.

-Sei fortunato, Yankele, hai il favore della maggioranza. Forse la storia del golem è stata abbastanza per convincerli- mormorò Claude al biondo seduto affianco a lui.

-Poiché la maggioranza è a favore, si dia il benvenuto ufficiale al nuovo membro dell’Occultarum, l’umano Yankel Hirsch- sentenziò Xavier alzando il bicchiere per un brindisi.

Il biondo arrossì ma alzò anche lui il bicchiere.

Il rosso poi gli si avvicinò e gli strinse la mano.

-Benvenuto tra noi… Yankele-


****

 

[1] Mitzvah: precetto della religione ebraica. I mitzvot sono delle regole che impongono divieti o comportamenti da adottare. Alcuni esempi possono essere “Non cercare vendetta” o “Studiare la Torah” (e altri molto più strani e controversi che non starò ad elencare). In totale sono 613, non tutti devono essere rispettati, alcuni non hanno più valore, altri riguardano solo alcune categorie di persone… ne rimangono comunque oltre cinquecento (abbastanza per complicare la vita di una persona…)

 

[2] Talmud: uno dei testi sacri dell’ebraismo, opera colossale di oltre seimila pagine divise in più di sessanta trattati diversi.

 

[3] Schönbrunn: il palazzo della famiglia imperiale austriaca, si trova nel centro di Vienna.

 

[4] ribellione dei boxer: ribellione sollevata tra il 1899 e il 1901 dai praticanti di arti marziali (definiti boxer) in Cina per opporsi alla modernizzazione e all’intrusione delle potenze coloniali nella politica cinese. la rivolta fu sedata con l’intervento delle “otto nazioni” (Giappone, Russia, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Germania, Italia, Austria-Ungheria).

 

[5] Oy vey ist mir: espressione Yiddish (a volte usata a sproposito o in modo stereotipato… come ho fatto io al momento), può essere tradotto come “che disgrazia, che guaio”.

 

[6] Tanakh: la raccolta di libri che compongono la Bibbia ebraica. E’ composta da tre parti: Torah (la Legge), Nevi’im (i Profeti) e Ketuvim (gli Scritti…). Le iniziali delle tre parti formano TNK (che si pronuncia Tanakh, questo perché l’ebraico viene scritto senza indicare le vocali).

 

Angolo d’autore….

Ed eccomi qui con il secondo capitolo…

come da rituale questo è il capitolo delle presentazioni, 

su questo non ho nulla da dire. Spero che i miei riferimenti storici

o culturali siano di vostro gradimento e che non rendano troppo

noiosa la lettura (anche perché 6 note da leggere non sono poche).

Ho cercato di rappresentare al meglio i vostri oc, con un piccolo 

spaccato delle vite di alcuni di loro o alcune peculiarità (ad esempio Ludmilla chiama Klara, “Klara Petrovna” nome e patronimico, come da tradizione

dell’aristocrazia russa dell’epoca).

Ora vado, direi che vi ho annoiato abbastanza.

Un saluto

 

_Eclipse

 
   
 
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