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Autore: EclecticFirst    29/09/2019    0 recensioni
Una storia ambientata in un possibile futuro.
"Katsuki aprì gli occhi. Dove si trovava? Non riconosceva il soffitto dell’angusta stanza bianca, arredata in modo spartano, uno spazio asettico. Era mattina, almeno questo era in grado di dedurlo, basandosi sugli uccellini che dall’esterno cinguettavano. Sarebbe stato meglio se si fossero zittiti, poiché quei versi gli risuonavano nella testa, pesante come non gli era mai successo."
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Katsuki aprì gli occhi. Dove si trovava? Non riconosceva il soffitto dell’angusta stanza bianca, arredata in modo spartano, uno spazio asettico. Era mattina, almeno questo era in grado di dedurlo, basandosi sugli uccellini che dall’esterno cinguettavano.
Sarebbe stato meglio se si fossero zittiti, poiché quei versi gli risuonavano nella testa, pesante come non gli era mai successo. Si alzò dal letto su cui era steso, o meglio, provò a farlo: nel momento in cui i piedi toccarono il freddo pavimento, un dolore lancinante lo assalì lungo tutto il corpo, rapido come una bestia famelica, costringendolo a desistere.
Nella stanza, preannunciato dall’apertura di una porta, entrò un volto familiare. Erano trascorsi almeno dieci anni dal diploma, e nonostante lo conoscesse da tempo, e fossero entrambi Heroes professionisti, Katsuki trovava spesso indecifrabili alcune espressioni di Shoto Todoroki: tuttavia, stavolta non era così. Stava per dirgli che la barbetta che si era lasciato crescere gli donava, rendendolo un po’ simile al suo vecchio, anche se probabilmente non avrebbe apprezzato il commento, ma si fermò quando vide sul suo volto una smorfia di dolore che non l’aveva mai adornato. La temperatura nella stanza scese improvvisamente, e non per via del potere congelante di Shoto.
Bakugo sentì una travolgente fitta alla testa, e si portò le mani per stringerla, come se dovesse cadergli da un momento all’altro, contenitore di una verità troppo pesante per poter essere trattenuta. Il suo urlo, che si fece strada con forza per abbandonare la gola, fu udito in tutto l’ospedale.
«DEKUUUUUUUUUU NOOOOOOOO!»

Come un lampo, una scintillante armatura apparve alle spalle di Katsuki, bloccandogli le braccia, che fremevano. Ground Zero non fece in tempo ad accorgersene, col tempo Ingenium era talmente migliorato da raggiungere velocità inumane. Ma in quel momento non gliene importava nulla, quella scatola di latta doveva solo togliersi di torno, perché Katsuki aveva un’unica priorità.
«Spostati, Iida» dichiarò seccamente «Avrai anche un’armatura, ma se ti sparo una Stun Grenade a questa distanza…” propose, voltandosi per lanciare al collega uno sguardo tagliente attraverso gli incavi del casco. I suoi occhi sembravano indemoniati «… chi di noi si farà male?»
Todoroki osservava la scena, pronto ad agire. Ingenium fece appello a tutta la sua pazienza, mentre tratteneva l’eroe esplosivo, prima di parlare «Ground Zero… Bakugo. Conosco bene il tuo carattere, e i tuoi scatti d’ira, ma so che a parlare adesso non sei tu, ma la preoccupazione per quel che potrebbe accadere ad Izuku. Ti comprendo, ma non puoi lanciarti a capofitto tornando lì senza un piano, da solo!»
Alcuni brevi flash tornavano alla superficie. Istintivamente, Katsuki si era ricordato che un grave pericolo incombeva su Deku. Ma ‘lì’ dove?
Un’altra persona entrò nella stanza. L’eroina Uravity rivolse a tutti uno sguardo rassegnato, e si aggiunse alla conversazione. «Purtroppo, Iida… credo che questo non sia un lusso che potremo permetterci». Aveva in mano un telecomando, che usò per accendere lo schermo presente in un angolo. La scritta “CRISI EROICA” a caratteri cubitali occupava la metà inferiore del telegiornale, mentre su quella superiore si susseguivano diverse immagini, commentate in studio da esperti.
«E’ in pericolo il fulcro dei Guardiani della Pace?» chiese il conduttore della trasmissione. «Dipende da cosa verrà deciso dai suoi compagni” rispose una studiosa di Heroes, che Bakugo riconobbe: aveva scritto la biografia di Deku, qualche tempo prima. «Per chi si fosse appena collegato, ricordiamo che il misterioso villain, ONE, rifugiatosi presso la periferia di Kamino, in un inquietante richiamo all’ultimo scontro di All Might di diversi anni fa, ha preso in ostaggio il top Hero Deku, minacciandone la vita se le proprie richieste non verranno soddisfatte»
Un’altra voce in studio replicò «Tutto grava sulle spalle di Ground Zero, compagno di Deku, l’unico che ONE intende incontrare per gestire le trattative. Possiamo mandare nuovamente in onda il messaggio del folle?»
Il presentatore annuì, e dopo poco lo schermo si oscurò, per far spazio ad un uomo avvolto da un mantello rosso, che spostò teatralmente prima di parlare. Indossava una leggera corazza color pece, e sul volto un’elaborata maschera bianca con inserti dorati. Le mani di Bakugo tremarono nel vederlo «LUI…» sibilò. Uraraka gli strinse la spalla, tentando di calmarlo.
«Salve, cittadini, cittadine… Heroes. Mi presento, sono uno di voi… ONE. Non abbiate paura di me, nessuno è stato o verrà ferito nella mia piccola… scaramuccia col vostro adorato Deku. Tuttavia, è qualcosa di assolutamente necessario, nel mio progetto» fece schioccare la lingua, prima di continuare «Sì, dunque. Desidero diventare il vostro nuovo punto di riferimento, la luce che illuminerà i vostri passi. Con la tecnologia e il potere di cui dispongo posso davvero cambiare il mondo: non parlo di affrontare un gruppetto di sciocchi Villain alla volta, o di causare continuamente incidenti in cui le vittime sono poi lasciate a se stesse… mi manca solo un piccolo dettaglio, di cui devo discutere con… come si fa chiamare? Ground Zero? Già, ha proprio fatto terra bruciata l’ultima volta, quando è scappato!» l’aria della camera si fece ancor più pesante, e si sentì puzza di bruciato. Il Quirk esplosivo era stato attivato. «Calmati, Bakugo», provò ad intervenire Todoroki, ma l’attenzione dell’altro era tutta per il nemico di fronte a lui, sullo schermo. Ciò che più faceva infuriare Bakugo era che, per quanto cercasse di concentrarsi, non riusciva a ricordare con chiarezza cosa fosse successo nelle ore precedenti. C’era stato uno scontro terribile in cui lui e Deku avevano affrontato quell’uomo? E come si era ritrovato nell’ospedale, poi… ?
Il messaggio di ONE continuò «Accetterò di incontrare solo lui, presso lo stadio di Kamino. Senza nessuno ad accompagnarlo. Saremo lui, io... e Deku. Un'allegra rimpatriata. Ricordate, tutto questo è per un mondo migliore, e vi prometto che...» una lieve striscia di fiamme viaggiò verso la televisione, spegnendola per sempre.
Katsuki si alzò dal letto. Ogni suo muscolo era contratto. «Allora è deciso” disse. Iida aveva lasciato da tempo le sue braccia. Si sentiva così inutile, in quel momento.  «Perché anche tu, Bakugo?” provò a chiedere. «Siamo… una squadra, no?”
«Non possiamo rischiare la vita di Izuku. Punto. Inoltre… quel tizio deve pagarla.” Nel pronunciare le ultime parole, Bakugo portò di fronte a sé il palmo della mano destra, e vi fu come una vibrazione che aleggiò nell’aria attorno. Uraraka intervenne «Lo conoscete. Ora come ora, nessuno potrebbe fermare Katsuki, e il modo migliore per impiegare la sua furia è scagliarla contro il nemico. Facciamo come desidera” e avvicinandosi all’Hero esplosivo, aggiunse, caricando la frase di determinazione “per ora. Hai una sola possibilità, ricordalo”. «AH”, rise Bakugo. “Per me va bene, miss Polpastrelli Tondi. Se schiatto, fate come volete… ma non accadrà. E tu, Gelato Bigusto, che mi dici?” Todoroki non batté ciglio, era ormai abituato agli sciocchi nomignoli del suo compagno, e doveva ammettere che quello era tra quelli almeno un po’ elaborati, e gli rispose, estraendo uno speciale cellulare «Sto già organizzando il trasporto attraverso la mia rete. Lungo la strada, sarai rifornito con un nuovo costume, e assistito dai migliori medici per riportarti in forma. Partenza tra trenta minuti.”  Bakugo aggiunse, con voce leggermente tremante «Prima possiamo fare una piccola… deviazione?”. Gli altri tre lo guardarono incuriositi, chiedendosi dove fosse finita la furia a cui avevano assistito pochi attimi prima.


- - -

Il fragoroso rumore delle pale dell’elicottero bastò ad attirare l’attenzione di Mitsuki, che lentamente si avviò alla porta di casa, e attese a braccia conserte. L’aria del mattino era pungente.
«Sapevo che saresti passato!» urlò al figlio, che in quel momento stava scendendo dall’elicottero con una scaletta. Abbozzò un sorriso, e provò a chiedergli «Sei… carico?”, e quando il suo ragazzo fu a pochi metri, non riuscì a resistere oltre e corse da lui, stringendolo con forza. «So tutto» gli disse. La tensione accumulata fino a quel momento dall’eroe si sciolse, e Katsuki si abbandonò al conforto offertogli dalla madre. Non riusciva neanche a parlare, e non gli interessava che dall’elicottero i suoi compagni di squadra potessero assistere a quella scena. Non gli importava di nulla, aveva solo bisogno di un attimo di pausa, prima di…
«… ripartire.» «Cosa?» chiese il giovane. «Fai sempre così. Prima di un’importante battaglia, vieni qui per ricaricarti le pile, e poter così ripartire. So che stavolta non sarà diverso»
«Scusami, mamma…» provò a dirle, ma fu interrotto da un tono di voce fuori dal comune «IO E TUO PADRE NON ABBIAMO CRESCIUTO UN FIGLIO CHE CHIEDE SCUSA A TESTA BASSA!» urlò Mitsuki, vibrando un poderoso pugno sul capo di Katsuki. Si fissarono a lungo, poi lei disse «Ora, va’ a salvare il tuo Deku. So che ce la farai. Tutto ciò che devi fare è ardere… qui». Indicò il cuore del figlio, e sorrise, con convinzione.
«L’età ti ha reso più smielata, vecchia» rispose sarcastico Katsuki mentre si voltava per tornare sul mezzo di trasporto «… ma ricorderò il suggerimento. Grazie… ad entrambi.»
Per tutto il tempo l’elicottero era rimasto in aria al di sopra dell’abitazione, quindi probabilmente la conversazione era inascoltabile per via del rumore, ma quando fu di nuovo sul mezzo di trasporto, Bakugo intimò ai suoi compagni di squadra «Voi… non avete sentito o visto nulla, ok?»
Iida si tolse il casco, nascondendo a malapena le lacrime, e mostrò un datatissimo segno dell’ok col pollice, a cui gli altri reagirono con una risata. Todoroki aggiunse «Presto rideremo nuovamente con anche lui in squadra… ne sono sicuro. Procediamo» Uraraka si occupò degli ultimi preparativi, e dotò Katsuki di un nuovo costume. Rispetto al modello che l’Hero aveva indossato negli anni di scuola, la maschera sembrava ancora più minacciosa, avvolgendo quasi tutto il volto. Sebbene Ground Zero fosse contrario, erano state ridotte le parti del corpo scoperte, in favore di un tessuto elastico ma resistente, per proteggerlo meglio. Al kit si aggiungeva una trasmittente per comunicare con loro. «Saremo al di fuori dello stadio, pronti ad intervenire quando ce lo dirai tu» Facevano di tutto per non apparire preoccupati, ma anni di missioni assieme sul campo non potevano che rendere evidenti a Bakugo i sentimenti di tutti. Ground Zero strinse i pugni ed osservò le nuvole susseguirsi velocemente, mentre si avvicinavano alla destinazione. Cosa avrebbe trovato? Come sarebbe stato affrontare quel Villain, ONE, di cui ricordava poco o nulla? Non aveva parlato con gli altri della sua amnesia. I suoi compagni si erano fidati di lui, e li ripagava con una menzogna, ma non vedeva alternative. Chiudendo per un istante gli occhi, alla ricerca di un attimo di quiete, gli sembrò di vedere il volto di Deku, che anche in una situazione del genere sorrideva, e faceva il tifo per lui. «Kacchan!»

Un brivido lo attraversò da capo a piedi. Era pronto.



-Continua-


Note finali. Grazie per aver letto questo capitolo! Spero che l'inizio vi abbia intrigato, e decidiate di continuare a seguire la storia, per qualsiasi commento, fatemi sapere! Il nome Ground Zero per Bakugo è preso da un headcanon che ho visto molte volte sul web, personalmente lo adoro, per questo l'ho utilizzato. Approfitto di questa sezione per ringraziare Selene White! A presto!
-EclecticFirst/Parelion
   
 
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