Anime & Manga > Sam, ragazzo del West
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Autore: Silen    30/07/2009    2 recensioni
Il paradiso esiste davvero, oppure è soltanto un miraggio nel deserto?
Un giovane pistolero dagli occhi di ghiaccio lo scoprirà durante il cammino per ritrovare suo padre e se stesso.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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SAM FanFic

Il ragazzo schizzò letteralmente fuori dalle lenzuola stropicciate da una notte agitata, perché fu svegliato di soprassalto da uno strillo isterico di donna che penetrò nelle sue orecchie come una lama affilata; ma il suo istinto di pistolero sempre all’erta gli fece afferrare all’istante il revolver, da cui non si separava mai nemmeno per dormire.

Era ormai abituato a recuperare le ore di sonno praticamente su ogni superficie, anche non propriamente piana oppure esattamente soffice, con un occhio aperto e a volte completamente vestito, per essere sempre pronto a reagire alla svelta. Però, quella sera, prima di coricarsi, aveva deciso di spogliarsi, perché il candore profumato di sapone del letto era stato una specie di ulteriore monito di Miss Holloway a tenere quel “certo decoro” richiesto ad un “sudicio cow-boy”.

Scalzo e con indosso soltanto i mutandoni di lana, corse silenziosamente al piano di sotto, poi si appoggiò con la spalla allo stipite della porta della cucina, arrischiando un’occhiata al suo interno; la ‘signorina’ forse era stata aggredita da qualche furfante mattiniero, ma alla mira infallibile di Sam il pistolero non sarebbero serviti indumenti, per centrare lo spazio in mezzo alla fronte di un nemico, eccetto la fedele Colt stretta con sicurezza dalla sua mano destra.

Nessun rumore sospetto gli suggerì la presenza in casa di altre persone oltre alla padrona, che vide con la schiena incollata alla credenza mentre si premeva una mano sulla bocca; l’altra porta, che dava su un piccolo cortile, era invece chiusa dall’interno. Donna previdente, considerò mentre entrava nella stanza, dirigendo comunque le iridi attente ad ogni angolo; poi allentò la pressione del dito indice sul grilletto.

– Tutto bene, Miss? – domandò costatando che non c’era effettivamente nessun altro eccetto loro due. Lei si voltò terrorizzata – Un… – sussultò sentendo un fruscio, che attirò anche l’attenzione del ragazzo, che puntò istintivamente la canna della pistola in direzione della dispensa, – …Topo! – strillò di nuovo Miss Holloway saltando sulla sedia più vicina, – Sparagli! –

Sam ghignò, rilassandosi: non avrebbe di certo sprecato una pallottola per un povero sorcio affamato che cercava solo di fuggire da un pessimo destino; così afferrò uno straccio e una pentola, lanciandoli con precisione sulla bestiola, che, catturata, squittì ben più spaventata della donna; poi raccolse da terra l’improvvisata trappola per roditori e la rovesciò, e spuntarono un paio di baffetti tremolanti. Infine fece uscire, ancora vivo e vegeto, il piccolo bandito peloso dalla cucina immacolata e rispettabile.

– Adesso è tutto a posto, Miss, – la rassicurò mentre richiudeva la porta con il vecchio chiavistello, – ma questa serratura avrebbe bisogno di un fabbro: non durerà ancora per tanto – commentò grattando via un po' di ruggine con un dito. – Il signor Morton ha sempre molto da fare… – rispose lei ancora in piedi sulla seggiola, e lui annuì, valutando che il maniscalco di Paradise era al contempo anche il becchino, quindi aveva decisamente molte altre cose da fare.

Allungò la mano sinistra per aiutarla cavallerescamente a scendere. – Miss… – iniziò, mentre a causa della forza dell’abitudine infilava la Colt nel cinturone, non ricordando di non averlo indosso, – Potrei pensarci io, se mi mostrate dove tenete gli attrezzi – proseguì ignaro. Ma il peso del ferro era troppo per il solo orlo dei mutandoni, che calarono pericolosamente, e Sam si rese conto di essere praticamente quasi nudo soltanto perché la donna ridacchiò maliziosa, e affatto turbata dalla vista di un bel giovanotto ‘in salute’, dato che non doveva essere esattamente la prima volta per lei; mentre lo sguardo puntava proprio verso il suo “revolver”.

Ma durò soltanto un attimo, e si ricompose subito – Di solito qui usiamo consumare la colazione vestiti… – tornando a guardarlo negli occhi; il ragazzo abbandonò la sua mano per afferrare, appena in tempo, il suo ultimo barlume di decenza, prima che finisse sul pavimento, mormorando qualche flebile parola di scusa.

– Lascia gli indumenti sporchi fuori dalla porta del bagno, – continuò senza infierire ulteriormente per fortuna; anzi, stava addirittura sorridendo riconoscente, – penserò io a fare il bucato per te… – poi sollevò un sopracciglio all’espressione dubbiosa del giovane cow-boy, – Tranquillo: è compreso nella tariffa della pensione – alludendo implicitamente alla sua evidente momentanea carenza di liquidi.

– D’accordo Miss. – Sam non sapeva che altro dire, e Miss Holloway aveva l’aria di non aver ancora finito. – E comunque, di solito non è mia usanza strillare così… – si giustificò, mentre si voltava per prendere tutto l’occorrente per preparare la colazione al suo unico ospite, che, forse, alla luce del mattino (e senza i vestiti sudici addosso) le sembrava molto meno pericoloso rispetto alla sera prima. – È che… non sopporto i topi… – e rabbrividì involontariamente al pensiero di quell’altro ospite non annunciato, peloso e decisamente più sgradito.

Il ragazzo ridacchiò fra sé. – Tutte le signore che conosco non li sopportano, Miss – rispose serio, ricordando che anche Mrs. Bradley reagiva così alla vista di un innocuo roditore. La donna sorrise di nuovo, perché quel ragazzino seminudo aveva elevato anche lei al rango di “signora” senza nemmeno rendersene conto, probabilmente solo perché era educato; continuò a dargli le spalle – In un quarto d’ora al massimo sarà pronto, non… perdere tempo in bagno, Sam. –

Le sfuggì inconsapevolmente un’espressione maliziosa, immaginando il giovane, nudo, dentro la tinozza di legno, e domandandosi se avesse già fatto… – Intendevo, – e si voltò, già ritornata accigliata, – di non sprecare l’acqua! – Scorse un lieve rossore sul bel volto dai lineamenti esotici, segno che la risposta alla sua curiosità inespressa era quasi sicuramente un no. – Sissignora… Miss Holloway! – replicò Sam fuggendo alla svelta dalla cucina, e rimpiangendo di non aver neppure il suo fidato cappello in testa sotto cui poter nascondere l’imbarazzo.

* * *

Il bagno comune al primo piano della pensione era piccolo ma arredato con il tipico gusto di una donna, ordinato e immacolato come tutto il resto della casa; una doppia passata di sapone, poi una bella strigliata, come fosse anche lui un cavallo, e infine un paio di secchi di acqua tiepida tenuti in caldo sulla brace lo fecero tornare come nuovo. Passò distrattamente la mano sul mento e sulle guance, sebbene finora non avesse ancora avuto bisogno di radersi, ma era uno di quei gesti “da uomini” che tante volte aveva visto e imitato, e quindi ormai lo compieva anche lui meccanicamente.

Una volta nella sua stanza, lo specchio sopra la cassettiera restituì a Sam l’immagine di un ragazzo “per bene”, di quelli che avrebbero anche potuto ambire a sposare una figlia di buona famiglia come Selina Bradley.

Dato che doveva andare a cercarsi un lavoro, indossò il miglior cambio di vestiti che aveva, allacciò cinturone e fondina ai calzoni e calcò il cappello da cow-boy in testa, meditando che la sua corta criniera corvina stava incominciando ad arruffarsi e aveva decisamente bisogno di una sistemata; non appena avesse guadagnato qualche penny, avrebbe fatto un salto da Mr. Hancock, il barbiere.

L’invitante profumo di uova fritte e bacon che saliva dalle scale fece gorgogliare il suo stomaco affamato, che da un pezzo era ormai abituato a pasti frugali; diede un’ultima rapida occhiata in giro, al letto che aveva rifatto da sé, poi scese in cucina per la colazione in meno di un quarto d’ora, proprio come gli era stato richiesto.

In tavola lo aspettava un bel piatto, accompagnato da un paio di fette di pane e un bicchierone di latte fresco; Sam si concesse un sogghigno: forse Miss Holloway si era fatta l’idea – del tutto sbagliata – che fosse ancora un moccioso, ma non lasciò nulla, neanche una briciola per i topi.

Mentre il giovane rimetteva in ordine e sciacquava le stoviglie, la donna rientrò con la posta, e subito lo osservò stupita, poi fece un sorrisetto – Di solito gli uomini lasciano solo i resti del loro passaggio… – esitò un attimo, poi addolcì il tono, che aveva voluto essere scherzoso ma che, invece, le era uscito un po' troppo brusco, – Lascia stare, a rassettare di solito ci penso io. –

– Non vi disturbate per me, Miss, so cavarmela da solo – ribatté lui tranquillamente, impiegando più forza per spingere la leva e far così scorrere dell’altra acqua dentro il lavello, – questa pompa sembra piuttosto vecchia e avrebbe… –

– …bisogno di una sistemata, lo so… – lo interruppe completando la frase al suo posto, con il tono stanco di chi aveva per troppe volte ripetuto le stesse parole. – Questa casa è vecchia – calcò appositamente, – proprio come la sottoscritta! – sbottò, poi esalò, rassegnata, – Ma le riparazioni non sono così urgenti, e Mr. Morton… – Stavolta fu Sam ad interromperla e concludere il concetto – …è sempre molto impegnato. –

Si scambiarono uno sguardo piuttosto eloquente, poi Miss Holloway gli fece segno col dito indice, cosicché la seguisse nel cortiletto interno. – Se sei capace, come sostieni, in qualche lavoretto, potresti cominciare dalla recinzione del pollaio. – Il ragazzo annuì, lasciandola proseguire. – Possiamo venirci incontro: non faccio sconti sulla tariffa, ma, diciamo, avrai la stanza pagata per un’altra settimana. –

La proposta era ragionevole, così lui accettò – D’accordo Miss. – Lei gli indicò una cassetta di attrezzi, – Lì dentro troverai tutto quello che ti serve. – Fece per rientrare in cucina, poi, con una mano sul pomolo, si voltò – E, Sam…? – si fissarono per qualche istante, – Non ho il minimo dubbio che tu sia in grado di cavartela da solo. –

La sua espressione era indecifrabile, e lui non seppe se interpretare quella frase come ammonimento aggiunto, oppure se osare, invece, sperare in uno spiraglio di apertura nei suoi confronti; ma ormai lei aveva già richiuso l’uscio alle spalle, lasciandolo alle prese con il suo nuovo lavoro. Soppesò con un’occhiata esperta tutto quello che c’era da aggiustare, e decise di mettersi da subito a torso nudo per non rischiare di rovinare la camicia pulita appena indossata, poiché il fil di ferro di tutto il cortile era parecchio malridotto e arrugginito, mentre il legno della staccionata somigliava più al residuo di un banchetto dei tarli; così, tanto valeva, sostituirla completamente, magari in cambio avrebbe ottenuto una settimana di pensione pagata in più.

Il pallido sole del mattino risalì rapidamente l’orizzonte, e il caldo torrido dell’Arizona si fece ben presto sentire; copiose gocce di sudore imperlavano la schiena ampia e solida del ragazzo intento a piallare un asse.

In quel momento non sembrava poi così giovane, considerò la donna guardandolo ammirata dalla finestra, sventolandosi con il fazzolettino di pizzo, anche se all’interno la temperatura era ancora piuttosto fresca; si riscosse e riempì un bicchiere con della limonata ghiacciata, poi uscì cercando di scacciare i pensieri non esattamente casti che aveva appena fatto sul suo ospite.

– La ghiacciaia in cantina non si può guastare, per fortuna – esordì con tono leggero, porgendogli la bevanda refrigerante, che lui scolò d’un fiato mentre lei sedette su una panca all’ombra, non potendo evitare di seguire con lo sguardo il rivoletto di sudore che scese dal collo e poi si infilò sotto al cinturone. Sam la ringraziò, e Miss Holloway fece finta di osservare criticamente il suo revolver – quello vero, dentro la fondina di cuoio – sforzandosi di non avvampare: non era affatto appropriato.

Aveva cercato di ripulire il suo nome, una volta smesso di lavorare da Sacks, dove la chiamavano soltanto Merry. Adesso era Miss Meredith Holloway, ripeté a se stessa più volte, e non poteva permettersi di farsi prendere dai bollori per un cow-boy ancora sbarbato, anche se doveva ammettere che era proprio un bel giovanotto. Notò che era già piuttosto cresciuto, con il fisico irrobustito e forgiato dalla fatica del lavoro, e il colore olivastro della pelle, scurita dal sole, gli dava un’aria vissuta, e più adulta della sua reale età anagrafica, ipotizzando che fosse presumibilmente ancora minorenne. Abbassò lo sguardo e tentò di ritrovare un certo contegno dignitoso, provando ad intavolare un minimo di conversazione.

– Che cosa ci fai qui, Sam? – Lui fece spallucce – Riparo il vostro steccato, Miss – che annuì e non indagò oltre, perché comunque anche lei era perfettamente a conoscenza della fama del “ragazzo pistolero”. – Bene, capisco quando vengo sottilmente invitata ad impicciarmi dei fatti miei… – però non si arrese, e cambiò domanda, – Quanto hai intenzione di fermarti qui a Paradise? –

Un’altra scrollata di spalle – Finché mi potrò permettere la vostra tariffa, Miss – che si lasciò andare ad una risatina, perché lui si era accorto troppo tardi del doppio senso, di sicuro involontario, poiché continuò, in apparenza imperterrito, a segare il suo asse di legno, ma era invece piuttosto evidente che fosse decisamente a disagio.

Infatti, Sam, in uno dei pettegolezzi ascoltati al Paradise Sacks la sera prima, aveva appreso il reale motivo per cui alla pensione non c’erano altri ospiti; ma non era stata sua intenzione offendere Miss Holloway con una velata allusione al suo precedente “lavoro”. Lei però non sembrò contrariata, anzi, fece un gesto come a voler scacciare un insetto molesto invisibile, poi lo incalzò – Sei quello che si dice un osso duro! –

Finalmente il giovane cow-boy alzò lo sguardo e la fissò intensamente; le iridi nere dei suoi occhi dal taglio a mandorla erano sul serio di ghiaccio, come si diceva in giro; ma lei, ormai da un pezzo, non era più una verginella che arrossiva davanti agli uomini, e quindi fu in grado di sostenere quell’occhiata penetrante, in cui, osservò, ribollivano anche parecchi rimorsi. Forse, nemmeno lui era più così innocente ormai da un pezzo.

La sua non era soltanto semplice curiosità, e Meredith non si riteneva una pettegola, però voleva sapere con chi aveva a che fare, per non ritrovarsi poi di nuovo con pessime sorprese da affrontare, perché doveva essere in grado di cavarsela da sola, esattamente come Sam, il ragazzo pistolero; così provò a comunicargli quel pensiero senza aggiungere altre inutili parole.

Lui sospirò – Voglio dimostrare, prima di tutto a me stesso, che sono ancora in tempo per rinnegare il mio passato e riuscire a ricominciare; soltanto questo, Miss… – mentre un’ombra passava nel buio del suo sguardo, – Ho imparato sulla mia pelle che bisogna concedere un’ultima possibilità, prima di emettere una condanna. – La donna annuì semplicemente, poiché era ciò che stava tuttora cercando di fare pure lei: ricominciare, guardare al futuro. E chissà, forse proprio quel ragazzino ancora piuttosto giovane ma già parecchio maturo, probabilmente perché cresciuto troppo in fretta, poteva davvero comprendere meglio di chiunque altro un tale proposito, soprattutto a Paradise, dove anche l’ombra del suo passato scomodo continuava ad essere difficile da scacciare, sotto il sole impietoso di un perbenismo finto come quel paradiso.

– Bene, cow-boy, allora diciamo che abbiamo raggiunto un primo punto di accordo… – commentò alzandosi e recuperando il bicchiere vuoto; poi indicò di nuovo la cassetta dei ferri da lavoro, – Puoi prenderla in prestito ogni volta che ti serve, – e sogghignò, – tanto credo che Harrison Sullivan non protesterà dalla sua nuova “sistemazione”. –

Il ragazzo associò immediatamente il nome a quello intagliato su una delle lapidi più recenti che aveva notato la sera prima al cimitero, lo stesso poi letto sull’elenco delle impiccagioni mensili affisso nell’ufficio dello sceriffo: un tentativo di rapina alla banca in cui c’era scappato il morto, e che si era quindi concluso con un soggiorno eterno sei piedi sotto terra. In una sperduta cittadina di confine dell’Arizona, non sempre era la prassi attendere che arrivasse di persona un giudice da Phoenix, per istituire regolare processo ed emettere la sentenza, bastavano le comunicazioni del tribunale; così la corda del patibolo scorreva piuttosto facilmente, e, certe volte, senza badare troppo all’etica di una giustizia spesso sommaria.

– Si era presentato qui come un rappresentante di bibbie, e per questo motivo faccio sempre molta attenzione a chi ospito nella mia pensione… – spiegò in breve la donna, – Ma io mi accorgo, quando mi raccontano balle, Sam, cerca di ricordartelo! – Si voltò in fretta e rientrò nuovamente in casa.

E così, anche Miss Holloway gli aveva suggerito, in un modo tutto suo, di tenersi fuori dai guai. – Sì, signora! – Sam si mise sull’attenti, ma con un sorriso, sotto lo sguardo incuriosito di un paio di chiocce, poi riprese a lavorare.


Credits e Note:

Il consueto ringraziamento va all’amico MaxT, ma per qualsiasi errore o inesattezza possiate trovare la responsabilità è unicamente della sottoscritta.

  
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