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Autore: realshaka    06/10/2019    1 recensioni
Un incontro imprevisto, due risate, una stretta di mano, il dardo di Eros. Milo sarà costretto a cambiare i piani per le proprie vacanze per cercare di sfruttare al meglio i pochi giorni che ha a disposizione e conquistare il cuore del bellissimo e francesissimo Camus.
Tempo totale per la lettura: 1h45-2h (circa mezz'ora per capitolo)
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Natassia, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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III. Samstag


La sveglia desta Milo dal sonno alle otto e mezza. Già di per sé sarebbe da considerarsi un orario illegale in vacanza, ma, pur di vedere Cam al più presto, il ragazzo è disposto a compiere un tale sacrificio. Peccato solo che tra la disperata ricerca del film, i centotrentotto minuti necessari per arrivare ai titoli di coda e l'attesa del treno della S-Bahn la sua notte sia durata tre ore scarse.

Ha un mal di testa degno di un post sbronza e la necessità di bere un'autocisterna di caffè. Vorrebbe scaraventare il telefono dalla finestra, sbarrare le tapparelle, ributtarsi sul letto e non abbandonare la propria stanza almeno fino al tramonto. Sì, vorrebbe. Vorrebbe anche - e invero molto di più - darsi una mossa a provarci seriamente con Camus, ma sa fin troppo bene che le due opzioni si escludono a vicenda. Meglio optare per il caffè allora.

E infatti, dopo il quarto espresso nella sala breakfast dell'albergo ed una doccia gelata quanto la leggendaria Asgard, il giovane è pronto per uscire con un aspetto, se non del tutto umano, almeno vagamente meno vampiresco. Cerca di darsi un po' di carica anche con la musica. Look Back in Anger di David Bowie, TVC15 di David Bowie, Boys Keep Swinging e Station to station, con molta fantasia anch'esse del duca bianco. E pensare che fino a ieri a momenti non aveva idea di chi fosse! È stata proprio la storia di Christiane F. a farglielo scoprire, e ora è già in fissa con quella colonna sonora. Ovviamente su tutte troneggia la canzone più bella di sempre: Heroes.

«Oh, we can be heroessss... Just for one day!» intona davanti allo specchio mentre si pettina i capelli color miele.

A dire il vero ha apprezzato molto il film in generale, non solo la scelta dei brani di sottofondo. Pur non definendosi un amante del cinema drammatico tedesco, lo trova davvero un lavoro ben fatto, qualcosa per cui tutto sommato non è così orribile rinunciare a un po' di sonno, specialmente visto che piace tanto al bel francesino.

 

La facciata dello schloß di Charlottenburg, il più grande edificio storico berlinese salvatosi dopo il secondo conflitto mondiale, appare piuttosto spoglia rispetto a quanto ci si possa aspettare da un castello barocco del genere. Tutt'altra storia invece gli interni, oggi sede di un museo. Evidentemente al momento della sua progettazione gli architetti dovevano aver pensato che fosse meglio sacrificare parte del fastigio esteriore per esaltare maggiormente lo sfarzo dei saloni e salotti del palazzo. L'oro, grande protagonista dell'interior design settecentesco, la fa da padrone. Ce n'è dappertutto: sulle pareti, sul soffitto, incastonato nei mobili; insomma, il luogo ideale per gli amanti del genere artistico.

Milo d'altro canto ritiene che la storia sia finita con la battaglia di Azio, per cui finisce ben presto per stancarsi di gironzolare con l'audioguida e finisce per importunare Cam con i propri commenti sul film. Ne ha parecchi, complice senz'altro la caffeina che lo costringe a parlare ancora più a manetta di quanto già non faccia normalmente.

Il francese lo ascolta in silenzio, limitandosi ad annuire di tanto in tanto. Nel mentre i suoi occhi verdi brillano e questo Milo riesce a coglierlo, gioirne e interpretarlo come un invito a continuare. Produce oralmente una recensione degna di un esperto critico di cinematografia, con tanto di termini tecnici che non sapeva nemmeno di avere nel propio vocabolario mentale e persino qualche parola tedesca di mezzo. Poi ovviamente non si astiene dall'aggiungere il proprio parere personale, ovvero esattamente ciò che Cam gli aveva chiesto in principio.

«È incredibile come con una storia vera riesca a farti vedere da vicino il mondo della droga e della prostituzione, senza voler giudicare nessuno, ma solo coglierne la situazione drammatica e provare una compassione così umana...» continua il greco quando oramai è giunto il momento di concludere la visita «L'ho trovato senza ombra di dubbio un film meraviglioso .»

Camus sospira e si lascia scappare una risatina.

«Sembra che tu l'abbia appena visto per la prima volta.»

Milo deglutisce. Sì, in effetti è esattamente così. Suda freddo. Spera invano che Natassia piombi tra loro all'improvviso con un'altra cartolina o un video del suo cane che scodinzola, ma niente. Fortunatamente nell'uscire all'aperto il sole provvede a investire violentemente i suoi occhi e procurargli lo spunto per un'escamotage geniale. Poi sia chiaro: fortuna e genialità, specie per quanto concerne Milo, sono concetti del tutto discutibili.

«Beh, stamattina appena sveglio ho ascoltato tutta la colonna sonora ed è stato come rivederlo per intero. Mi emoziono ogni volta come se fosse la prima.» improvvisa asciugandosi una lacrima «I, I wish you could swim...»

«Non chiedermi di cantare!» esclama Cam ridendo.

«Like the dolphins...»

Il francese lo fissa e scuote la testa. No, non ha la minima intenzione di mettersi a duettare, ma fa niente: è terribilmente carino anche così mentre sorride.

«Like dolphins can swim» fa un passo verso di lui «Though nothing, nothing will keep us together» un alto passo e sono uno di fronte all'altro, i visi a meno di due spanne «We can beat them, forever and ever...»

«Oh, we can be heroes!»

La voce di Camus è paradisiaca. Basta, Milo non ce la fa più. Vuole baciarlo. Non gli importa di come possa reagire, di quali conseguenze ciò possa avere. Desidera solo avvinghiarsi a quella meraviglia di Madre Natura e chiamarlo mon amour.

«Just for one day» conclude chiudendo le palpebre «Cam...»

«Milo...»

Ma a pronunciare il suo nome, ahimè, non è il giovane dagli occhi smeraldo.

Natassia lo guarda perplessa, Camus si tira indietro istantaneamente e diventa più rosso che mai. Anche il greco stavolta si sente un attimo in imbarazzo e cambia colore. Perché proprio ora?!

«Davvero voi due piangete per Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino?» domanda la ragazza «Siete peggio dei bambini!»

«Ehm, no, ecco... Insomma...» farfuglia il biondo «Sai, la luce negli occhi con questo sole...»

«Mah!» protesta Natassia «Io non piango neanche se mi mettono il succo di cipolla come collirio.»

«Che strano, non l'avrei mai detto» ironizza Cam nascondendo per quanto possibile - cioè poco - l'imbarazzo.

«Per mille orsi polari, Cam, cosa ti è successo?» controbatte lei «Il tuo viso sembra la bandiera dell'Unione Sovietica.»

«Beh, forse mi sono scottato» ricicla la scusa del greco «Sai, con questo sole...»

Milo scoppia a ridere e gli altri due ben presto lo seguono. Non sa bene se sia per il parallelismo tra le gote rosse di Camus e il regime comunista, il fatto che il francese abbia ripreso la sua battuta o semplicemente per non pensare alla chance che ha perso per via di Natassia. Quest'ultima ipotesi lo porta a maledirsi per averne auspicato l'arrivo improvviso poc'anzi, anche se oramai non può farci nulla.

E d'un tratto la russa decide pure di prendere i suoi amici per il braccio per trascinarli di corsa verso il laghetto. D'altronde è chiaro sia a Cam, che è in vacanza con lei, sia a Milo, che la conosce da quarantott'ore, quanto sia strana e imprevedibile.

«Ragazzi, io A-DO-RO i cigni!» tuona arrestandosi di colpo senza badare più di tanto al rischio di scaraventare uno dei due in acqua.

I pennuti a riva, spaventati dalla foga con cui Natassia si precipita verso di loro, si tuffano nello stagno e nuotano goffamente verso il largo. Sono piuttosto buffi, a dire il vero.

«Un tempo ne avevo uno, si chiamava Hyoga...» sospira «Peccato solo che Fenrir lo abbia ucciso e mangiato.»

«Da come ne parlavi fino a ieri credevo fosse un cucciolo tenero e coccoloso» commenta Milo.

«Tenero e coccoloso?» interviene Cam, che evidentemente ha avuto modo di conoscerlo «Quella belva è il cugino vivente di Cerbero.»

«Ehi, non insultare il mio cane!»

«Suvvia, Natassia, è più un lupo che un cane. Darebbe del filo da torcere persino a, che ne so, un drago.»

La ragazza incrocia le braccia e solleva lo sguardo con il volto fiero.

«E infatti grazie a lui i draghi non hanno mai invaso la Russia.»

«Proprio come Napoleone» conclude Milo trattenendosi a malapena dal ridere.

«Siete proprio due crétins» replica Cam.

Milo sorride, i suoi occhi gridano palesemente io vorrei essere il TUO crétin, ma la sua bocca non dice nulla.

Stavolta c'era quasi, ne è sicuro. Il bacio della buonanotte già lo aveva praticamente convinto, ma solo ora ritiene di aver ricevuto le Tavole della Legge. Glielo dice il suo sesto senso, se non addirittura il settimo e l'ottavo, ammesso che esistano. Camus prova senz'altro qualcosa, altrimenti non sarebbe arrossito così all'arrivo di Natassia, giusto? Giusto?! E poi la dolcezza nel cantare David Bowie... Perché quel ragazzo gli appare così perfetto?

Purtroppo le occasioni per stare solo con Cam poi scarseggiano e Milo è costretto a rimandare i propri piani. Ad ogni modo il francese sembra molto interessato ad osservare le piante e i fiori dell'immenso giardino di Charlottenburg, su cui naturalmente Natassia trova qualche parola da spendere. A quanto pare conosce per filo e per segno il linguaggio vittoriano dei fiori e coglie ogni occasione per farne sfoggio. Le rose gialle, ad esempio, sono simbolo di infedeltà e gelosia, tant'è che ritiene che Hilda ne debba regalare un'intera piantagione al proprio ragazzo.

«E per confessare il proprio amore invece si usano quelle rosse, vero?»

«No, Milo» scuote la testa «La rosa rossa è la passione, un amore che arde. Ciò che serve in quel caso è una rosa muscosa, come quelle laggiù.»

Il ragazzo osserva curioso la pianta indicatagli da Natassia. I fiori hanno un bel colore rosa intenso e sembrano possedere un'infinità di petali. Chissà quanto occorrerebbe per il classico m'ama non m'ama con uno di quelli. Forse un tempo sufficiente affinché l'amore svanisca senza mai nascere.

Si avvicina all'arbusto ignorando completamente il cartello che vieta di calpestare il prato; in sua difesa si può dire che tale indicazione sia data unicamente ai conoscitori della lingua tedesca. Per quanto l'idea sia romantica, prova un certo dispiacere al pensiero di recidere una delle rose dalla pianta destinandola a seccarsi e morire. Eppure sono davvero belle, gli sembra un peccato anche lasciarle semplicemente lì.

Per fortuna, specialmente dal punto di vista delle rose, l'uomo del terzo millennio, a differenza di quanto accadeva tipicamente in età vittoriana, dispone sempre di un terzo occhio in grado di immortalare per sempre qualsiasi immagine. Così, con dodici megapixel al proprio servizio, cattura uno di quei fiori e lo conserva, anziché tra le pagine di un vecchio libro, sul proprio spazio iCloud. Meno poetico, è vero, ma senz'altro sia Milo sia la pianta convengono che sia la scelta migliore.

Lo stesso destino spetta anche ad alcuni arbusti cresciuti in quella stessa aiuola, e una volta tornato da Natassia non attende a mostrarle il proprio bouquet digitale.

«Che idea singolare!» esordisce lei prima di posare gli occhi sullo schermo.

«Mi sarebbe dispiaciuto staccarli dalle loro piante. Questo è per te!»

La ragazza sorride, osserva l'immagine di un ramo pendente circondato da tanti piccoli petali viola e cambia immediatamente espressione. Lo squadra attentamente, come se i neuroni nel suo cervello avessero appena rinvenuto la Stele di Rosetta e possiedano finalmente la chiave per decifrare l'intero alfabeto geroglifico.

«Glicine...» mormora «L'amicizia.»

«Come mi hai detto tu» sorride Milo «È per dirti che ti trovo veramente simpatica e mi sto divertendo molto con te e Cam.»

Natassia ricambia il sorriso e annuisce. Deve ammettere che una cotta per Milo, anche se abbastanza modesta, se l'era presa. D'altra parte però il suo ego si sente rafforzato dall'idea di aver capito tutto. E in effetti ciò è proprio vero.

«Grazie, Milo. Però ora dimmi, a proposito di Cam...» inspira «Quando intendi mostrargli la rosa?»

Il ragazzo arrossisce come farebbe il suo amato. Sta perdendo troppo tempo ad aspettare il momento giusto, forse farebbe meglio a fregarsene totalmente e creare da sé le circostanze che cerca. Prendere Camus in un angolo e urlargli in faccia sono pazzo di te giusto un istante prima di baciarlo come se mancasse un giorno all'apocalisse.

Annuisce senza dare una risposta alla ragazza, ma lasciandole intendere che lo voglia fare al più presto. Natassia lo abbraccia, forse per dargli coraggio e dirgli che può farcela, forse per consolarlo dinanzi ad un fallimento sicuro. Il greco non ha il tempo di chiederle quale delle due opzioni sia corretta poiché la sorte dona rose rosse ai momenti troncati in piena spannung. Stavolta è proprio la voce di Cam ad adempiere a questo compito.

«Natassia, Milo, venite a vedere cos'ho trovato!»

Dopo ad aver visto statue, fontane, un mausoleo e persino una casetta del tè, è dura comprendere il fascino di un ponte ferroviario, anche se la presenza di una scala e del passaggio pedonale verso la stazione della metro fa una certa gola alle gambe stanche di tutti quanti. Tuttavia il rosso non ha alcuna fretta di ritornare in centro ed esorta gli altri due a seguirlo sotto l'arcata di calcestruzzo.

Non sono gli unici a seguire il corso del fiume piuttosto che attraversarlo: alcuni ciclisti - tutti con indosso rigorosamente il casco - li sorpassano per varcare un cancello aperto sull'unica via, una piccola strada sterrata che si snoda in mezzo alle siepi. È dura capire se si tratti di una proprietà privata, galeotte le usuali insegne in tedesco. A dire il vero i ragazzi non hanno minimamente idea di che razza di posto si tratti, intuiscono solo che possa chiamarsi Kolonie Tiefer Grund, o almeno così sembra suggerire il cartello con la scritta più grande.

Passano alcuni minuti prima che Camus si convinca ad entrare trascinando Milo e Natassia con sé. D'altronde Berlino è in Europa: la probabilità che sbuchi fuori il proprietario con un fucile è relativamente limitata. Nel peggiore dei casi basterebbe scusarsi e tornare di corsa a Charlottenburg, il che tutto sommato fornirebbe una storia molto interessante da raccontare una volta a casa.

Superata la prima curva il sentiero diventa piuttosto rettilineo e alcune siepi cedono il posto a bassi cancelli e steccati, dietro i quali tante piccole casette in legno sono circondate da orti colmi di piante e qualche nanetto di pietra. Oltre le capanne sulla sinistra, gli alberi crescono fin sopra il viadotto della S-Bahn, a destra invece i giardini finiscono direttamente nelle acque della Sprea. Tra un recinto e l'altro sono posti con cadenza del tutto irregolare anche dei piccoli pontili per le barche. Il desiderio di esplorare per bene uno scenario così rurale e insolito nel cuore di una metropoli come la haupstadt è forte, sicché i tre giovani finiscono per essere rapiti dal fascino della stradina sterrata e decidono di percorrerla tutta. O almeno ci provano. Camminano per cinque minuti, che presto diventano dieci.

È passato un quarto d'ora abbondante quando si trovano sotto il ponte di quella che ha tutta l'aria di essere un'autostrada. Il pilone dall'altra parte del fiume è decorato dalle tag dei graffitari. CHB, Taxy, Axir, Steve.702; piuttosto interessanti, come del resto tutta la street art. Poco dopo il ponte compare anche un viadotto ferroviario troncato prima di attraversare la Sprea. Senz'altro si tratta o di un'opera incompiuta o di una linea abbandonata da anni. A detta di Camus è più probabile la seconda opzione, sia perché il design in acciaio della struttura ha un gusto da primo Novecento, sia perché tutti sanno che in Germania i lavori non restano mai incompiuti. Sarebbe entusiasmante poter raggiungere l'altra riva e arrampicarsi a vedere in che condizioni è ridotta l'intera ferrovia; sicuramente la location perfetta per un aprire un locale un po' alternativo.

Milo si morde il labbro. Ricorda solo ora dell'accordo con Ioria. Eh già, una volta terminato Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino il senso di riconoscenza aveva preso il sopravvento. Una serata a ballare la techno tutti insieme, soprattutto con Natassia, in uno dei più importanti club berlinesi, una sorta di tempio dell'underground di cui al momento non ricorda esattamente il nome. Per sua fortuna gli è stato tacitamente attribuito il ruolo di scout della vita notturna, quindi può ragionevolmente aspettarsi che qualunque sua proposta sia destinata ad andare a buon fine.

«Ho un'idea per stasera!» esclama di punto in bianco dopo ad aver controllato il nome del posto sul cellulare.

Il francese e la russa si voltano ad osservarlo con aria interrogativa.

«Andremo a ballare in una delle discoteche più belle e caratteristiche di tutta Berlino: il Golden Gate.»

«Credevo fosse a San Francisco.»

«E cos'ha di speciale?» domanda Cam.

«Beh, tutto! Ascolteremo la miglior techno del mondo con DJ come Coco, Koljah, Fred LA... Devo dirne altri?»

Ovviamente il ragazzo non ha la minima idea di chi siano le persone che ha appena nominato, si attiene scolasticamente al messaggio con tutte le informazioni inviatogli da Ioria. Ciò non gli preclude certo il gusto di fingersi un esperto in materia. Se ci si buttasse avrebbe davanti a sé una brillante carriera nel teatro o nella politica.

«Techno?» interviene Natassia con un filo di disgusto «Piuttosto ballo Despacito tutta la notte.»

«Non è la solita techno che sentiamo in Grecia o in Russia, questa è la vera techno berlinese. Abbiamo anche la metro diretta dalla stazione.»

«Mi sembra un'ottima idea, Milo.»

Camus, forse fiero che Milo abbia finalmente imparato a controllare che mezzi prendere o forse semplicemente incuriosito, vota a favore del progetto. Va anche precisato che il timore alla prospettiva di ascoltare di nuovo Despacito gioca un ruolo piuttosto consistente.

Natassia risponde con una smorfia. Non che il due contro uno la spaventi, sia chiaro: sa benissimo di avere la tempra per poterli battere entrambi anche senza ricorrere alle mani. Piuttosto preferisce dire di aver scelto deliberatamente, dall'alto del proprio smisurato altruismo, di assecondare gli amici. Comunque stiano le cose, il giovane ellenico non può che compiacersi del risultato. Anzi, in verità è sul punto di sbavare. Nella sua testa non c'è una gran differenza tra mi sembra un'ottima idea e sposami, Milo, ti amo, purché sia Cam-ragazzo-dei-sogni a pronunciare la frase.

 

Prima di aprire TripAdvisor i ragazzi non sapevano che il kebab fosse un piatto tipico della haupstadt. In effetti pare che lo sia diventato in seguito all'arrivo di numerosi turchi in città, specialmente nel quartiere di Kreuzberg, a sud est di Mitte. A detta di Milo, che con la complicità di un forte appetito ha apprezzato particolarmente il proprio panino, meriterebbero un premio per aver portato qualcosa di alternativo ai due o tre piatti che costituiscono l'intera cucina tedesca.

Ne aveva parecchia di fame, a dirla tutta. E di sonno. Decisamente troppo e per via della digestione in corso, del non aver dormito, dell'effetto del caffè oramai concluso e dell'interminabile camminata del mattino. Eh già, interminabile è il termine che più le si addice. Se poco dopo il ponte autostradale aveva creduto di essere quasi alla fine della Kolonie Tiefer Grund, beh, si era sbagliato di grosso. O meglio, in senso stretto no, anzi, aveva proprio ragione. Peccato che subito dopo cominciasse la Kolonie Westend, almeno tre volte più grossa della precedente. Un altro chilometro e mezzo a piedi sotto il sole senza intravedere una strada con macchine, tram o camionisti a cui fare l'autostop. Forse, col senno di poi, avrebbero fatto meglio a tornare indietro verso il castello. Ma poiché tale senno non lo potevano ancora possedere, hanno camminato fino a Siemensstadt, un'enorme area industriale fortunatamente collegata al trasporto pubblico. Da lì, dopo una modesta attesa di appena venti minuti, un autobus di periferia ha permesso loro di raggiungere la stazione della S-Bahn e quindi l'intero sistema ferroviario urbano.

Ovviamente è stato Camus a stabilire con quale linea fare cambio per arrivare a Kreuzberg, così come, dopo mangiato, per spostarsi a Tempelhof. Un posto molto singolare per il centro di una grande città, forse anche più delle due kolonien. Si tratta di un ex aeroporto costruito dagli americani durante la Guerra Fredda e utilizzato per trasportare merci e persone tra Berlino Ovest e il resto della Repubblica Federale. L'idea era essenzialmente quella di scavalcare la Germania Est, che altrimenti avrebbe intercettato qualsiasi spostamento. Nei fatti questo ponte aereo aveva finito per rivelarsi una sorta di cordone ombelicale per la città, qualcosa di veramente essenziale per la sua sopravvivenza poiché costituiva l'unica via per portare beni di prima necessità alla popolazione.

Divenuto di colpo inutile dopo la caduta del muro, Tempelhof era stato progressivamente dismesso e trasformato in un parco pubblico, dove oggi ci si può rilassare, prendere il sole, giocare a palla, correre sulla pista di decollo fingendo di essere un aereo oppure organizzare una grigliata su quella di atterraggio con amici, parenti, amici dei parenti e chi più ne ha più ne metta. Superfluo specificare che a Milo interessi principalmente la prima opzione: dormire.

Onde evitare che Cam e Natassia se ne escano con qualche strana idea che preveda di camminare ulteriormente, li convince a sdraiarsi sul prato a riposare e abbronzarsi un po'. D'altronde ne hanno bisogno entrambi: sono decisamente troppo pallidi. Da parte sua invece il greco ha già un bel colorito grazie al sole delle Cicladi, sicché fa a meno di spogliarsi e crolla addormentato non appena la sua testa dorata tocca i fili d'erba.

A svegliarlo dopo un tempo che fatica a definire ci pensa il caldo. Ha la maglietta fradicia di sudore e un gran bisogno di bere mezzo litro d'acqua, ma non riesce ad aprire le palpebre per la troppa luce. Solo la voce angelica di Camus riesce a destarlo del tutto, convincendolo che valga la pena di farsi accecare dal sole pur di contemplare per un istante ancora il ragazzo più bello del mondo. E infatti, non appena i suoi occhi si posano sul corpo snello e fine di lui, Milo rimane totalmente estasiato. A torso nudo il rosso è terribilmente attraente, il desiderio di levargli anche i pantaloni è ai limiti dell'irrefrenabile.

«Tieni, Milo» gli allunga la borraccia «Idratati!»

Dannazione, quanto è sexy! Esclama il ragazzo alla propria coscienza. Comprende che sia giunto il momento di spogliarsi, sia perché sta morendo di caldo, sia perché spera di affascinare Cam con i propri muscoli. D'altronde gli sono costati ore e ore di palestra, sarebbe un peccato non sfruttarli. L'ironia della sorte vuole invece che l'effetto sortito sia un altro.

«Oddio, Milo!» esclama l'altro scattando indietro «Quello è... Uno scorpione?!»

Milo si osserva confuso e ridacchia. Cam si è davvero spaventato vedendo il suo tatuaggio?

«Sì, Cam» annuisce «Ma è solo disegnato sulla mia pelle!»

Il francese arrossisce per l'imbarazzo e torna a sedersi a gambe incrociate accanto a Milo, che coglie immediatamente l'occasione per afferrargli il polso.

«Vedi, Cam?» porta la mano del ragazzo sul proprio petto, in corrispondenza del pungiglione «Non preoccuparti, non ti può fare del male.»

«Come mai ti sei tatuato questa bestia?»

«Questa bestia è il mio segno zodiacale» scuote la testa «A proposito, il tuo qual è?»

«Acquario.»

«Beh, pensa un attimo alla coincidenza. Se prendi uno scorpione come animale domestico dove lo metti? Dentro ad un acquario!»

Camus lo fissa con l'espressione da ok, stavolta in quanto a demenza hai raggiunto il limite ultimo, ed è a un passo dal dirlo ad alta voce. Milo coglie bene il messaggio e prega Zeus di essere colpito da un fulmine e spedito dal fratello Ade. Come cavolo gli è venuto in mente di dire una simile frase da rimorchio di classe beta a un ragazzo come Cam? Persino su Grindr sarebbe suonata pessima!

Ecco, in un solo colpo ha distrutto tutto ciò che sarebbe potuto accadere. Una meravigliosa vacanza rovinata dalla sua scellerata impulsività. Eppure, mentre attende con ansia l'inesorabile giudizio, accade l'impensabile. I meravigliosi occhi verdi del bel francesino brillano per un istante mentre li punta in quelli di Milo. Abbandona lo sguardo severo e scoppia a ridere come un ragazzino al circo.

«Sei proprio uno scemo, Milo!» esclama mettendosi a cavalcioni sul corpo del greco.

Mayday, mayday, mayday. Cosa sta succedendo?! Davvero quello è Cam? O forse dall'alto dell'Olimpo il padre degli dei ha accolto la sua richiesta ed ora il ragazzo si trova nell'Elisio?

«Sai...» continua il francese piegandosi sul petto di lui «Ti facevo più intraprendente.»

Milo gli accarezza i fianchi e scende verso il tanto bramato fondoschiena.

«E io credevo che avessi paura degli scorpioni.»

«Solo di quelli pericolosi: le altre bestie, come dici tu, è meglio che mi stiano dentro...»

È impossibile credere che il paradiso sia un posto migliore di Tempelhof. Insomma, se fosse per Milo, in questo momento ignorerebbe volentieri il divieto di atti osceni in luogo pubblico. Oppure potrebbe portarlo con sé in albergo e non staccarsi per un secondo da lui nemmeno in metropolitana.

Porta un braccio intorno al collo del rosso. Le loro labbra sono a pochi centimetri. Il greco chiude gli occhi, pronto ad annullare una volta per tutte quella distanza.

«Milo!» esclama il francese «Milo, svegliati!»

Il ragazzo si alza di soprassalto, quasi tirando una testata a Camus e Natassia che sono seduti accanto a lui per riportarlo nel mondo della veglia.

«Oh, eccoti finalmente!» interviene la ragazza «È ora di andare a cena, hai dormito per tutto il pomeriggio.»

«E intuisco anche che tu abbia fatto dei bei sogni» ridacchia Cam notando un certo rigonfiamento nei pantaloni del giovane.

Naturale, doveva per forza essere un sogno! Che odio il fato tanto crudele. Milo vorrebbe piangere e prendere a pugni in faccia il dio del sonno Hypnos per averlo tratto in un simile inganno. Certo, d'altra parte se lo sarebbe anche dovuto aspettare: le cose stavano andando divinamente, sì, ma a dire il vero la scena pareva anche a lui un tantino surreale.

«Ragazzi, che?» farfuglia sbadigliando «Che cos'è successo? Siamo qui da tanto?»

«Tu da quattro ore, noi nel frattempo abbiamo fatto il giro di tutto il parco.»

«Già, ed è enorme» osserva Natassia «E si muore dal caldo; il sole del sud Europa è tremendo.»

«Beh, potrei sbagliarmi, Natassia» puntualizza il rosso «Ma definire Berlino sud Europa mi sembra un tantino esagerato.»

«È vero, casa mia semmai è in sud Europa» aggiunge Milo, che vuole pensare a tutto fuorché al suo sogno infame.

«Dite quello che volete. Greci, tedeschi, francesi... Per me siete tutti del sud.»

Tendenzialmente è inutile cercare di contraddire la ragazza, questo lo sa bene Camus, che nonostante la conosca da tempo non si è ancora rassegnato ad insistere con le proprie ragioni, ma anche Milo, il quale invece nei due giorni e mezzo trascorsi in sua compagnia ha imparato ad apprezzare questo suo tutto sommato simpatico lato tirannico. I due ragazzi preferiscono dunque annuire e stabilire cosa fare per cena.

Beh, per Milo in realtà è più una colazione, ma questo è un altro discorso. Tra l'altro ha pure bisogno di tornare in hotel per una doccia, poiché fuori dal regno onirico ha ancora addosso la maglietta sudata. Tutta colpa del sole del sud Europa, in fondo.

 

Scendendo nella hall, il greco è colto da una visione stupefacente, quasi biblica. Ad aspettarlo poggiato al bancone della reception, Camus con tanto di camicia nera in raso, pantaloni perfettamente aderenti al suo bellissimo corpo tali da rendere il massimo onore a quel fondoschiena favoloso, capelli pettinati in maniera impeccabile e un profumo estasiante che si diffonde in tutta la sala fino a penetrare nelle narici di Milo e scendere giù nel suo corpo per dare una carezza al suo cuore innamorato.

«Cam...» emette un suono mezzo soffocato dirigendosi verso di lui.

«Ciao, Milo, finalmente sei pronto»

«Sei così...» inizia senza sapere come completare la frase - magnifico, sexy, sali un attimo in camera con me per favore? «Così elegante.»

«Grazie» risponde l'altro con un sorriso timido «Anche tu non scherzi.»

Oh santo cielo, riflette il greco, questo sì è il momento per saltargli addosso!

Non fosse per un piccolo problema: Natassia. È seduta su un divanetto in pelle pochi metri più in là, Milo non l'ha nemmeno notata perché troppo preso dal sogno meraviglioso del suo principe in tenuta serale. Pure lei naturalmente si è vestita di tutto punto e deve aver investito tempo e fatica anche nel trucco, ottenendo un risultato senz'ombra di dubbio appetibile e intrigante per i leoni tedeschi, tra cui ovviamente Ioria.

«Ciao Natassia, come siamo incantevoli stasera.»

«Grazie, Milo. Vedi, Cam? Non è difficile fare dei complimenti ad una signora.»

«Non te li faccio solo per tenere a freno le tue manie di gloria.»

In tutto questo Isabel, che apparentemente non ha mai colleghi che le diano il cambio, ascolta la conversazione e pensa bene di intromettersi.

«Dove andate di bello stasera? Non a vedere Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino immagino» ironizza.

Cam si volta verso di lei con uno sguardo perplesso. Cosa c’entra il suo film preferito con la receptionist? Possibile che Milo, dopo ad aver ascoltato David Bowie, sia andato ad importunare persino quella poveretta?

«Ehm, no» scuote la testa «Andiamo al Golden Gate...»

«Con il sottoscritto!»

La porta di vetro scorrevole si apre per far fare al berlinese con la barbetta nera il proprio ingesso teatrale. Completa la risposta di Camus e lancia un’occhiata seducente a Natassia. Isabel d’altra parte lo osserva con una chiara espressione da però, tanta roba!

«Oh no, ancora lui...» borbotta rivolgendosi al greco «È stata una tua idea?!»

Milo ostenta un sorriso a trentadue denti e annuisce. Oramai il dado è tratto, non possono certo mandar via Ioria come se niente fosse.

«Guten abend, Camus und Milo. Natassia...» le si avvicina per baciarle la mano «Sei persino più bella di ieri sera.»

«Grazie, Goethe» risponde asciutta «Ciao anche a te.»

Cam si trattiene dal ridere, Milo pure e guarda negli occhi prima lui e poi la receptionist. Eh già, Natassia questa me la farà pagare. E ha ragione: a meno che non scatti qualche magica scintilla tra i due, la ragazza si segnerà certamente questo affronto nella propria blacklist.

 

Berlino è, fra le altre cose, la città della techno per eccellenza. DJ famosi ed emergenti si esibiscono ogni sera nei club più famosi al mondo attirando enormi folle di persone disposte a fare code chilometriche prima di arrivare all'ingresso. Tra questi, a detta di Ioria, il migliore in assoluto per chi ha solo un'altra notte nella haupstadt è appunto il Golden Gate. Inoltre ad andarci presto - ovvero prima delle due di notte - riuscire ad entrare è abbastanza facile. I ragazzi, dopo un cocktail di nuovo al Capital Beach, arrivano addirittura all'una.

Il locale occupa un ex magazzino sotto un viadotto della ferrovia in riva alla Sprea e non molto lontano da Alexanderplatz. Passandovi accanto si nota solamente una facciata grigia con qualche graffito, una porticina chiusa, due o tre finestre con le tapparelle sbarrate. Aguzzando un pochino l'udito, tuttavia, o addirittura toccando la parete esterna, si sentono bene le vibrazioni dei bassi che gli strati insonorizzanti non riescono a schermare del tutto.

L'entrata è sotto il viadotto, sull'altro lato della struttura, anche se non vi è letteralmente alcuna insegna che indichi il club. Il motivo si fa noto ai giovani non appena raggiungono il buttafuori, che sbuca da dietro una tendina nera con qualche buco che dovrebbe fare da porta.

«Hallo.»

«Hallo» risponde Milo «Siamo in quattro.»

«Dimmi il nome del club.»

Il giovane ellenico lo guarda perplesso. Che domanda è? Ci lavori!

«Golden Gate.»

«Va bene, potete entrare» sbuffa l'uomo indicando la cassa.

Una password piuttosto debole, ma tanto meglio. Milo avrebbe saputo rispondere a qualsiasi domanda sulla serata dopo ad aver studiato a memoria le note di Ioria. Al peggio sarebbe comunque intervenuto lui parlando tedesco piuttosto che starsene imbambolato a guardare la scollatura di Natassia.

Ad ogni, varcano tutti e quattro la soglia e si ritrovano catapultati nel cuore dell'underground berlinese, e forse addirittura mondiale. Si para loro davanti una stanza dal soffitto alto, poco illuminata da rosse luci soffuse, le pareti impregnate dell'odore acre del fumo e due divanetti sgualciti posti davanti al bancone rovinato del bar. Non c'è ancora molta gente, ma il baccano non manca: il suono delle casse è potente e proviene dalla stanza accanto con la pista da ballo, il DJ set e un leopardo dipinto sul muro.

Natassia ordina un paio di birre. Ne ha bisogno: già la musica le fa schifo e doverla ballare con quel tipo certo non aiuta. Solo l'etanolo e l'elaborare un piano su come punire Milo in maniera esemplare le danno conforto.

«Camus, tutto bene?» domanda Milo notando che il francese non ordina né dice una parola e si guarda intorno spaesato come un gatto in mezzo alla strada.

«Cosa? Oh, sì, sì. Non ho mai visto un locale così e mi incuriosisce parecchio.»

«Se bevi te lo godi di più» risponde ridendo e passandogli il proprio cocktail.

«Cos'è?»

«Non ne ho la più pallida idea. Ho solo chiesto alla barista qualcosa di dolce e fruttato.»

Camus gli sorride e beve qualche sorso dal bicchiere di Milo prima di rendersi conto che il sapore è orrendo. D'altronde però non ci si può aspettare chissà che dal bar di una discoteca: tendono sempre ad abbondare con l'alcol e mandare a quel paese il gusto del cocktail.

«Come fai a bere questa roba? Sembra un disinfettante alla pesca!»

Il biondo contempla Cam in tutto il suo splendore mentre entrambi scoppiano a ridere. Ma purtroppo il riso assume ben presto un retrogusto amaro. È l'ultima sera con lui. L'indomani se ne tornerà in Francia con Natassia e con ogni probabilità Milo non lo rivedrà mai più. Perché ha aspettato così tanto ad agire? Ha perso troppo tempo e ora potrebbe essere tardi. Anzi, è sicuramente tardi.

«Milo» il francese lo chiama destandolo dai suoi pensieri via via più tristi «Balliamo?»

Arrossisce leggermene nel parlare. Il greco ha un colpo al cuore perché, per gli dei dell'Olimpo, non è vero che tutto è perduto! Cam, Cam-figlio-di-Afrodite, la freccia di Eros lo sta invitando a ballare.

«Insieme a te?»

Il rosso annuisce e sorride. Senza rispondere Milo salta in piedi con un balzo felino, a momenti si rovescia il disinfettante alla pesca addosso. Prende il ragazzo per il braccio e lo trascina di corsa sulla pista, di fronte alla console di Koljah. O forse Coco o uno degli altri, non gli interessa. Vuole solo ballare per il resto della notte con il ragazzo che ha saputo rapirgli il cuore sul tapis roulant di Tegel.

Natassia, concedendogli una tregua, gli fa l'occhiolino per augurargli buona fortuna, Ioria pure.

«Aspetta» inizia la ragazza «Anche tu sai che è stracotto di Cam?»

«Certo, con quei capelli così morbidi e gli occhi color smeraldo come non potrebbe? Ieri l'ho visto stare sveglio fino alle quattro di notte per vedere quel film con cui sono tanto fissati.»

«Oddio, non ci credo!» ride lei «Ma tu perché eri con Milo alle quattro di notte?»

«È una lunga storia, te la racconto in cambio di un ballo.»

«Dopo la prossima birra, va bene?» sorride.

Il ragazzo annuisce e le passa la sesta ed ultima bottiglia. Milo e Camus, intanto, si scatenano sulla pista al ritmo della techno. Non avrebbero potuto scegliere alcun posto migliore dove trascorrere la serata.

 

   
 
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