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Autore: candycotton    30/07/2009    3 recensioni
Shin diventa un personaggio lontano dal mondo di Nana, trasportato in una storia diversa, nella tetra atmosfera di un college inglese...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Okazaki
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ed ecco un altro capitolo!

Chapter 3

Quando seppi che sarei andata ad Oxford non avrei mai pensato che sarebbe accaduto quello che è successo.

Pensavo di entrare in un college, incontrare un sacco di persone antipatiche e magari anche qualcuna decente. Pensavo che non sarei mai riuscita a studiare abbastanza per passare gli esami con ottimi voti, ma almeno che ne avrei raggiunto uno sufficiente per passare. La mia vita di collegiale non avrebbe dovuto avere niente di particolare, o niente che sarebbe valsa la pena di intraprenderla.

E invece, eccomi là.

Non m’importava degli esami, non m’importava delle persone antipatiche, né di nessun altro.

Quel giorno, ero stesa sul mio letto e guardavo il soffitto, pensando ad un’unica cosa.

Shin.

Perché? Cosa mi stava succedendo? Proprio a me, l’inflessibile Claire. E poi nemmeno lo conoscevo, e mi sentivo un’irrimediabile superficialotta.

Solo perché aveva una bella faccia, allora non riuscivo a togliermelo dalla mente.

Ma era anche stata colpa sua, che mi aveva stregato.

Dovevo fare qualcosa, odiavo rimanere lì a rimuginare in quelle stupidaggini.

Mi alzai e superai July,che era entrata proprio in quel momento e aveva già la bocca aperta per dire qualcosa, che ovviamente non udii.

Il corridoio era deserto, perché di pomeriggio nessuno girovagava da quelle parti. Un’altra cosa che odiavo di quel posto, insieme al clima.

Avvelocizzai il passo e mi diressi al parco, nel retro dell’edificio. Puntai la prima panchina e mi ci sedetti sopra, infuriata. Per cosa, non ne avevo idea.

L’albero grande sopra la mia testa iniziò a muovere la sua chioma, facendo fresco. Come se ce ne fosse bisogno, in un posto dove piove sempre.

Sbuffai, e mi strinsi addosso il giubbotto.

-Dove?

Saltai letteralmente sulla panchina. Quando mi voltai, incontrai l’alta figura di Shin, con i capelli azzurrini e lo sguardo corrugato, puntato dritto su di me.

Non mi ero accorta di avere gli occhi sgranati, così cercai di assumere un’espressione più normale e dire qualcosa. -Come?

Lui si avvicinò, lasciandosi sfuggire un cenno di sorriso. Esitò un momento, prima di sedersi accanto a me, come se avesse voluto chiedermi se poteva. Come se non avesse saputo la risposta.

-Dove vorresti essere, adesso?-, chiese, totalmente concentrato su di me, mi vedevo riflessa nelle pupille dei suoi occhi celesti.

Abbassai lo sguardo un secondo. –Credo… credo in un posto caldo.

Alzai di nuovo gli occhi su di lui, abbandonandomi ad un mezzo sorriso. –Molto caldo.

Lui scoppiò a ridere e io non riuscii a far altro che seguirlo. Era contagioso.

-E tu?-, azzardai.

Lui alzò le sopracciglia, puntando lo sguardo per un istante nel vuoto. –Altrove.

Feci una smorfia. –Un po’ generico, non ti pare?

-Almeno quanto lo sei stata tu.

Touchè. Lo fissai, interminabilmente.

Poi, mi decisi a parlare di nuovo. –Che ci fai qui, allora?

In quel momento, mi si fece più vicino. Avevo paura di quello che sarebbe successo di lì a un secondo, oppure ero talmente estasiata da non percepire precisamente quello che sentivo.

Shin inclinò il capo di lato, di poco, e appoggiò le labbra sulle mie.

Non riuscivo ancora a realizzare, e rimasi ferma.

Lui mi sfiorò il profilo del viso, con le sue dita fredde e leggere. Si staccò da me e mi guardò ad un centimetro, sorridendo, poi mi baciò ancora.

Non sentivo più il freddo di poco prima, e lasciai andare le mani dalla chiusura del giubbotto.

Proprio quando ero pronta per rispondere decentemente alla sua azione, Shin si staccò, allontanandosi da me. Stava ancora sorridendo. Si alzò in piedi e fece per andarsene, mi aveva già dato le spalle, quando finalmente fui in grado di alzarmi e gridare.

-Aspetta!

Lui si arrestò, senza voltarsi ancora.

-Dove stai andando?

Shin rimase dov’era, senza rispondere.

Andai verso di lui, con i capelli che mi volavano in faccia per il vento.

Lo presi per un braccio, tirandolo.

Non potevo credere di essere stata davvero io ad aver fatto tutte quelle azioni.

Lui si voltò. –Mi dispiace-, sussurrò, quasi tristemente.

Più lo fissavo e più il mio sguardo si arricciava. –Come ti dispiace? Non ci conosciamo neanche!

Non sapevo come diavolo dirglielo, che se ora gli dispiaceva allora non avrebbe dovuto farlo affatto.

-Sono esperto, in questo-, bisbigliò, quasi schifato da sé stesso.

-Shin, si può sapere cosa ti sta succedendo?

Lui prese un lungo respiro. –Vado in Giappone, vuoi venire con me?


  
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