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Autore: Mahlerlucia    18/10/2019    2 recensioni
{Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito “Fanwriter.it”}
[Akaashi x Kenma]
PROMPT:
Capitolo 1 – Cerotto
Capitolo 2 – Furry
Capitolo 3 – Hurt/Comfort
Capitolo 4 – Lupo solitario
Capitolo 5 – Clothed Sex
Capitolo 6 – Lingerie
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Kozune Kenma
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
18 ottobre: Hurt/Comfort
 
 
 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi

 
 
 Occhi belli

 

Era possibile poter avere la meglio in un battibecco con Keiji Akaashi?
Bokuto se l’era chiesto più e più volte. Non poteva credere che l’alzatore avesse sempre la risposta pronta per ogni suo commento. Era innegabile il fatto che il capitano avesse il vezzo di sproloquiare senza troppa cognizione di causa. D’altronde, il suo motto era da sempre ‘il mondo è dalla mia parte’. E con un mantra del genere, chi avrebbe mai potuto fermarlo? I suoi livelli d’autostima raggiungevano spesso – e volentieri – punteggi che un comune mortale non poteva nemmeno sognarsi di notte.
I giochi cambiavano quando si usciva dall’ambito del mero volleyball. Ma questo era tutto un altro discorso che Akaashi conosceva piuttosto bene. Difatti, ai suoi occhi era diventato facilmente analizzabile e piuttosto confutabile.

“Mi hai mai visto così incazzato?”

“No, ma tranquillo: l’umore non ha minimamente scalfito il tuo abituale egocentrismo.”

“Akaashi!”

Per placare il crescente nervosismo, Bokuto aveva deciso di iniziare a provare qualche schiacciata, in attesa dell’arrivo della compagine della Nekoma.
Il primo tiro era finito direttamente contro la rete, rimbalzandogli persino in faccia.
Akaashi aveva abbozzato un sorriso per ‘complimentarsi’ per quell’attimo di estrema disattenzione.
Maledizione!

“Ehi, ehi, ehi! È qui la festa, gufetti?”

Una voce facilmente riconoscibile tra le innumerevoli amicizie di cui poteva vantarsi l’asso della squadra di casa. L’espressione di sfida dipinta in volto, la voglia di divertirsi e di scambiare qualche piacevole e scontata battuta con chi riusciva a concepire i suoi pensieri folli in maniera decisamente più naturale di quanto non fosse in grado di fare l’amico d’infanzia. Piccole questioni d’incompatibilità caratteriale facilmente arginabili, specie quando alle spalle vi era un rapporto speciale come il loro.

“Ma guardate un po’ chi è arrivato! E non è solo... Miao!”

Kenma era entrato in palestra con aria titubante e andando immediatamente a nascondersi dietro la schiena di Tetsurō.
Non era di certo venuto in quel posto per perdersi in chiacchiere forzate o allenamenti troppo stancanti per i suoi – bassissimi – standard. Ciò che gli premeva con maggiore urgenza si trovava esattamente di fronte a lui, seduto a bordo campo in maniera composta, nel riserbo più assoluto.

“Già, ho portato il mio personal setter. E penso di aver fatto bene dato che il tuo è out.”

“Sono infortunato, non ‘out’. E se fossi ‘out’ sarei in giardino.”

“In che senso, Akaashi?”

“Lascia perdere Bokuto-san!”

“Akaashi! Non ho capito cos’hai detto! Cosa ti costa spiegarmelo?”

Gli occhi dei due numeri cinque s’incrociarono e si riconobbero all’istante; nonostante questo, il loro saluto non andò oltre un rapido cenno della testa. Kenma usò la sua infinita partita a Candy Crush Saga come riparo da sguardi indiscreti e dalle strane pulsioni interiori di cui non riusciva ancora a capacitarsi. Di contro, però, aveva ben inteso che erano state proprio queste ultime ad indurlo a presentarsi a quegli assurdi ritrovi a cui aveva sempre preferito sottrarsi.

“Un’altra volta, Bokuto-san. Ora possiamo cominciare-”

Noi possiamo cominciare! Tu non ti alzi da lì!”

“Mi verranno le piaghe da decubito e starò ancora peggio.”

La vivace discussione fu interrotta dal piccolo Kozume, il quale andò a sedersi proprio accanto al suo corrispettivo della Fukurōdani; incrociò le gambe, senza mai smettere di tamburellare con le dita sullo schermo del suo cellulare.
Fingeva di non essere minimamente interessato a quell’inutile diverbio, ma in realtà le sue orecchie erano concentrate unicamente sulle reazioni di chi non si sarebbe arreso con tanta facilità dinnanzi alle remore del suo senpai.

“Non usare termini troppo ‘medici’ con Bokuto-san. Lo sai che si potrebbe incartare.”

Keiji si voltò d’impeto verso Kenma con l’aria di chi non si aspettava di certo un suo intervento. Il timido alzatore sollevò per un secondo il viso dal piccolo display, allo scopo di dedicarsi alla reazione del ragazzo infortunato. Distolse la propria concentrazione da lui solamente nel momento in cui si rese conto di aver cominciato a partorire pensieri poco appropriati sul colore e l’intensità dei suoi occhi.

“Ognuno ha i suoi difetti.”

“Il tuo è che sei testardo, Akaashi!”

“Ehi, Bokuto! Basta chiacchiere, muovi il culo e vieni a fare qualche battuta!”

Kuroo era riuscito a catturare l’attenzione del coetaneo distraendolo dalla sua smodata preoccupazione per la salute del suo compagno di squadra. Gli passò un pallone dalla parte opposta del campo e, in pratica, lo invitò a nozze. La cannonata che ne conseguì arrivò dritta al centro della parte opposta del campo, generando un sonoro rimbombo al quale seguì un tenue applauso. L’indice e il medio sollevati in contemporanea assunsero il ruolo simbolico di risposta nei confronti degli apprezzamenti ricevuti.

“È in forma!”

Akaashi si girò nuovamente in direzione del numero cinque della Nekoma. Stava cominciando seriamente a domandarsi come potesse seguire quello che succedeva intorno a lui pur non degnandosi di sollevare il naso da quel piccolo mondo virtuale dal quale sembrava essere stato definitivamente rapito.

“Sotto pressione dà il meglio di sé.”

“In questo momento è sotto pressione?”

Keiji preferì non rispondere, tornando ad osservare ciò che stava accadendo in campo. Una serie di banali passaggi realizzati appena sopra la rete, nulla di più. Come sempre, Bokuto riusciva a compiere elevazioni che Kuroo tentava goffamente di emulare, ma con scarsi risultati.
Kenma interpretò il mutismo del setter avversario come una conferma ai pensieri che di sicuro non stavano tormentando solamente il buon cuore di Kōtarō Bokuto. Si decise finalmente a spegnere lo schermo del telefono, senza dimenticarsi di salvare prima tutte le impostazioni ottimizzate e i diversi livelli raggiunti.

“Di cosa si tratta?”

“Distorsione. Il medico mi ha prescritto due settimane di riposo, ma io non posso rinunciare ai campionati nazionali.”

“Lo immaginavo... e ti capisco.”

Akaashi avvertì una stretta al cuore che portò inesorabilmente le lacrime agli angoli dei suoi occhi. Nascose il viso tra le gambe nel tentativo di non essere visto da nessuno.
Non era stato preparato a quell’ondata di empatia che era appena giunta da chi gli sedeva accanto.

“Dovevo stare più attento...”

Kozume si avvicinò e attirò delicatamente a sé il braccio offeso dell’amico. Notò subito lo stesso livido del giorno precedente, ancora più scuro e – con ogni probabilità – pulsante dal dolore.
Prese Akaashi per quella stessa mano e lo invitò ad alzarsi. Lo condusse negli spogliatoi e si mise in cerca del kit di primo soccorso; ma trovò giusto alcuni medicamenti sparsi all’interno di un vecchio armadietto.
Non era di certo un esperto in materia medica, ma aveva tamponato le sbucciature di Tetsurō tante di quelle volte nel corso degli anni da poter dire di averci fatto un po’ la mano.
Disinfettò l’ematoma con una pomata per poi tirar fuori una benda tubolare elastica dalla sua confezione.

“Kozume-san, perché lo fai?”

Kenma lo guardò e gli sorrise. Si chinò su di lui, seduto su una panca posta all’angolo più remoto di quella grande stanza. Gli buttò le braccia al collo e gli consentì di far riposare il suo irrefrenabile flusso di pensieri direttamente sul suo piccolo petto. Le lacrime di Keiji bagnarono leggermente il tessuto di quella morbida felpa rossa, portandolo a sentirsi inevitabilmente in colpa.

“Perché voglio che tu non perda nemmeno un incontro, Occhi belli.”










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)

Terza parte: Hurt/Comfort (Gatto consola Gufo).
Finalmente il quartetto Neko-rōdani si riunisce e ritroviamo Kuroo e Bokuto esattamente come li avevamo lasciati. Capitan Gufo è preoccupato per il suo setter e ne ha ben donde dato che dovrebbe realmente stare a riposo. Sarò stata troppo melensa nel vero e proprio momento hurt/comfort? Boh, ai lettori l’ardua sentenza!
L’espressione ‘occhi belli’ (titolo del capitolo) ha per me un significato veramente importante in questo periodo. Con il personaggio di Akaashi, poi, calza davvero a pennello. :)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia


 
   
 
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