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Autore: Pinca    31/07/2009    4 recensioni
-Sai Ari....- oramai l'attenzione, nonostante il nuovo arrivato, era completamente catalizzata sul rosso che sembrava finalmente tornato serio, ma un sorrisetto lo tradì.
-In vita mia credo di non averti mai voluto così tanto...-
Oramai Boris e Sergey lo fissavano increduli con gli occhi sgranati. Kai si sentì come investito da una doccia fredda.
-...ma così tanto bene come in questo momento.-
La cosa bella era che era stato talmente convincente che Ariel stessa non riuscì a pensare che la stesse prendendo per il culo perché, in effetti, era stato sincero. Per la prima volta da quando Yuri la conosceva, Ariel Mayer aveva fatto, anche se inconsapevolmente, qualcosa per il suo personale piacere: rendere Kai Hiwatari vulnerabile.
Kai si portò una mano alla fronte massaggiandola compulsivamente, gli altri due erano rimasti a bocca aperta, forse troppo sconvolti e preoccupati.
-Si può sapere chi cazzo è che l'ha rotto?- chiese brusca Ari completamente disgustata e seccata dalle buffonate del capitano. Cielo, Yuri era un sentimentalotto, era vero ma non in modo così ripugnante!
-Fino a ieri sera funzionava normalmente!- continuò nervosamente pretendendo una risposta da Sergey e Boris.
-Non ne ho la minima idea!- biascicò Sergey. -Stamattina sembrava normale....-
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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aoi 3
Salve! In questo capitolo ho accorpato il 3° e il 4°, che avevo postato separatamente per non so quale motivo. comunque non avevano senso separati. dovrei anche averlo corretto ieri notte. in fondo ho aggiunto i ringraziamenti che avevo in precedenza scritto per i due capitoli. 
un bacio grande grande! ciao!


3. Poison
 
L’aria invase i polmoni come un’esplosione. Gli occhi sbarrati nel vuoto, il respiro corto e il petto stretto in una morsa. Cercò con mani tremanti di scrollarsi le coperte di dosso, ma sembravano avvilupparla da ogni parte; quell’incubo continuava a risucchiarla verso il basso con onde nere che la opprimevano e la soffocavano ad ogni doloroso respiro.
Sudore freddo scendeva lungo la schiena e le riusciva difficile credere di non essere ancora intrappolata in quell’incubo.
Si buttò giù dal letto, le gambe le tremavano. Tremava da capo a piedi senza controllo, e si avventò contro l’interruttore della luce che accese con un pugno poco assestato.
Doveva smetterla, doveva finirla di fare certi incubi.
Doveva calmarsi. Il petto era attraversato da leggere fitte, la gola era secca e tutto girava.
Aprì l’ultimo cassetto del comò con veemenza, cercando tra maglie e calzini le confezioni dei medicinali.
Aprì diverse confezioni, ma erano tutte maledettamente vuote.
Lanciò l’ultima fialetta per terra mandandola in frantumi e tirò completamente fuori il cassetto dai cardini del mobile.
Non poteva essere, doveva essere rimasto qualcosa! Non poteva averli finiti tutti!
Un borbottio insistente dall’altra parte della camera, e una testa bionda spuntò da sotto le coperte.
-Ariel….- la voce lamentosa della cugina la fece irritare oltre ogni modo e fu tentata di lanciarle qualcosa per farla stare zitta.
Ma Claire si rigirò con impazienza nel letto e la chiamò di nuovo, e di nuovo ancora con voce impastata dal sonno.
Quando per l’ennesima volta non ricevette risposta, Claire si tirò su a sedere con tutti i capelli biondi scompigliati e arruffati e gli occhi gonfi, guardando inviperita la cugina che stava mettendo a soqquadro la stanza in piena notte senza alcun rispetto per la sua persona. 
-Sono le tre di notte e vorrei continuare a dormire! Sei ancora più matta di quello che credevo! Si può sapere quello che stai combinando?-
Ma Ariel manco la degno di uno sguardo e continuò freneticamente a spulciare tra le scatolette di medicinali.
-Le hai già finite tutte?!- disse con una punta di acidità Claire. –Ben ti sta! Dovevano bastarti per tutto il mese e te li sei sparecchiati in meno di due settimane! Oltre tutto fanno anche male….- ma la sua impeccabile parlantina, che stava già prendendo una bella piega, fu interrotta bruscamente.
Ariel si alzò da terra barcollando. La mano stretta al petto fu un allarme per Claire, che scattò in piedi in meno di un secondo completamente sveglia.
-Ari…. Ariel cosa hai?- Claire si avvicinò timorosa alla ragazza, come se avesse paura che da un momento all’altro potesse esplodere. La cugina si lasciò cadere seduta sul letto senza darle alcuna risposta.
Anche se non riusciva a vederle completamente il viso, nascosto da ricci scuri ed incolti, non le sfuggì il pallore ed il tremito.
-Per amor del cielo, non fare scherzi, non li trovo affatto divertenti!- disse sempre più nel panico.
Una fitta tremenda attraversò nuovamente il petto di Ari, smorzandole il respiro e la stanza intorno a lei per una attimo si annebbiò.
-Lo sai cosa ha detto il dottore, non ti devi agitare! E invece tu ti agiti!- Claire era spaventata come mai in vita sua, ma questo Ari non poteva saperlo, riusciva a malapena a rendersi conto che stava palando con lei.
Doveva riprendere il controllo di sé e calmarsi, doveva farlo o il dolore al petto sarebbe aumentato. Prese dei profondi respiri cancellando dalla mente ogni pensiero, ma la rabbia e la frustrazione non la abbandonavano. Non erano solo gli incubi e i ricordi, era anche la sensazione di avere ancora quelle schifose mani addosso che la soffocava.
-Ti accompagno in infermeria? Vuoi che chiami qualcuno?-
Scosse la testa e si alzò sulle gambe tremanti che la reggevano appena, mentre il dolore diminuiva.
Claire non osò protestare, soprattutto per l’espressione incazzosa che l’altra aveva impressa sulla faccia. Non lo fece neanche quando Ari indossò la felpa sopra il pigiama e un paio di jeans, ma non poté evitare di intervenire quando comprese che stava per uscire. La seguì mentre avanzava verso la porta con passo spedito.
-Dove vai? Ari, che cosa hai intenzione di fare?- le chiese sperando di farla ragionare, ma non dava segno di ascoltarla.
-Per amor del cielo Ariel, sono le tre di notte e non stai bene!-
Per un pelo non le arrivò la porta sul naso, visto che la cugina aveva avuto questa grande considerazione di lei da sbattergliela in faccia.
 
 
 
 
Silenzio intorno a lui. Un tremito dell’aria lo fece tremare.
Spazio immerso nell’oscurità. Luci rosse e nere, e l’inferno si aprì e lo richiamò ancora una volta a sé.
 
il tuo crudele piano
il tuo sangue, come ghiaccio
uno sguardo potrebbe uccidere
il mio dolore, il tuo fremito
 
Fremente tortura, lenta e tremenda. La frenesia del ritmo incalzante e soffocante, e nuovamente due fuochi neri, quegli occhi scuri lo catturarono, e il suo corpo sinuoso comparve davanti a lui.
Una lama dritta al petto, una folgore gli tolse il fiato. Cadde in ginocchio.
Un fremito le percorre la schiena e un guizzo le accende gli occhi.
La sua felicità scoppiava nella sofferenza sul suo volto.
Nessuna pietà. Questa era la sua vendetta.
Lui in suo possesso....
 
voglio amarti
ma è meglio che non tocchi
voglio possederti
ma i miei sensi mi dicono di fermarmi
voglio baciarti
ma voglio troppo
voglio assaporarti
ma le tue labbra sono maligno veleno
il tuo veleno scorre nelle mie vene
il tuo veleno
non voglio giocare a questi giochi

Il desiderio graffiante gli logorava l’anima mentre si avvicinava a lui.
Voleva il suo corpo. Il suo corpo, lì per tentarlo.
Il cuore aumentò i battiti. 
Il suo seno, le sue labbra rosse ad un soffio dalla sua bocca, lo sfidavano presuntuosi.
Gli era proibito.
La voleva sua, ma non gli bastava. Voleva baciarla, stringerla, morderla, assaporarla, ma le mani tremavano. La frustrazione combatte contro il desiderio. Non poteva.
Ma le sue labbra sono rosse, rosse come il fuoco.
Non deve toccarle. Non deve, non deve, non riesce a vedere altro….
Sono di veleno.
E già, senza rendersene conto, senza toccarle, gli è in circolo, gli confonde la mente…
 
la tua bocca così calda
la tua trappola, sono stato preso
la tua pelle, così umida
nero pizzo, sul sudore

Cede ed è in suo possesso, schiavo di lei, del suo corpo che percorre con bramosia, delle sue labbra di fuoco che gli bruciano l’anima, che disintegrano la sua volontà. Schiavo del suo seno accarezzato da pizzo nero, della sua pelle sudata e lucida.  
Alza lo sguardo. Lei, era là per lui, per il suo piacere, per umiliarlo e renderlo suo prigioniero. Le dita affondano nella carne
 
ti senti chiamare
ed stai sulle spine
 
Un ghigno smuove finalmente anche le sue labbra. Adesso tocca a lui sorridere.

voglio farti del male
solo per sentirti urlare il mio nome

Il suo ultimo più grande desiderio: il suo nome dalle sue labbra rosse.
Brucia come brucio io!
Doveva essere pronunciato da quella bocca. Lei doveva essere sua.
Segni rossi sulla pelle bianca e una lacrima sfugge al suo controllo.
 
non voglio toccarti
 
Chiude gli occhi. Aveva perso e lei sorridere ancora.
Il suo dolore era l’unica cosa che le dava gioia.
Di nuovo quel misero desiderio si impossessa di lui, accecandolo e si abbandona, e non può fare altro che dimostrarsi debole.
E il suo veleno di nuovo in circolo nelle sue vene, dal cuore fino alla mente. E le sue labbra rosse catturate in un bacio che va oltre ogni senso. Il suo corpo intrecciato nelle fibre della sua anima.

ma tu sei sotto la mia pelle, nel profondo
voglio assaporarti

ma le tue labbra sono maligno veleno
il tuo veleno
scorre nelle mie vene
il tuo veleno
non voglio rompere queste catene
veleno.
uno sguardo può uccidere
il mio dolore,il tuo fremito
 
Avrebbe fatto di tutto per restare per sempre così. Sarebbe rimasto imprigionato nella sua trappola d’odio per sempre pur di non perderla. Quelle catene, l’unica unione che la tenevano legata a lui, non le avrebbe mai spezzate. Era l’unica cosa, l’unica.
Il suo odio per lui: il veleno che le scorreva nelle vene.
La sua unica debolezza, il desiderio lussurioso a cui non riusciva a non piegarsi. E lei lo sapeva e rideva, rideva del suo dolore, del veleno che lentamente gli logorava le viscere e lo uccideva in quella danza infernale.
BATABANGH
Si sollevò trafelato e confuso e guardò oltre il letto. Dall’altra parte della stanza Yurij lo guardava con aria interrogativa da sopra il libro di fisica, illuminato dalla lampada sul comodino accanto.
-Mi piacerebbe tanto vedere uno di questi tuoi sogni. Prometto molto più di quegli orrendi film porno che tenta di rifilarmi Boris!-
Kai si ributtò a terra e sbatte più volte la fronte contro il pavimento di parquet freddo.
-Non vorrei infierire, - continuò il compagno di stanza. –… ma credo che dopo tutto Boris non abbia tanto torto su quel fatto di trovarti una ragazza!-
Kai sbuffò scocciato. Era l’ennesima volta che cadeva dal letto e, cosa ben peggiore, che faceva quel maledetto sogno. Stava per impazzire, non poteva continuare così.
-‘Fanculo Yuriy!-
Sospirò stancamente e si sbrigliò dalla coperta che sembrava avvolgerlo come le spire di un serpente. Avanzò verso il bagno barcollando e ci si chiuse dentro per fare una doccia.
Quella era la terza doccia fredda che si ritrovava a fare in piena notte in quella settimana, e in pieno inverno la faccenda si faceva decisamente poco piacevole.
Non poteva fare sogni del genere, non su di lei poi.
Perché, con tante persone esistenti sulla terra, doveva farli proprio su di lei?! Non bastavano già i sensi di colpa per averla abbandonata al monastero, adesso la sua testa gli faceva anche questi brutti scherzi!
Ogni volta lei appariva come se fosse stata sempre lì, con i capelli ricci e scuri che ricadevano morbidi sulle spalle come quella volta in Grecia, con le labbra infuocate e un provocante completino nero di pizzo.
Solo a ripensarci gli si chiusero gli occhi e lei tornò, nonostante l’acqua fredda che gli scivolava lungo la schiena, lei tornò a baciarlo e ad accarezzargli il petto, mentre lo guardava coi suoi occhi scuri che scintillavano soddisfatti e maliziosi.
Un impeto di rabbia lo riscosse e diede un pugno al muro piastrellato.
Lei non esisteva. Quella che sognava lui non era Ari, era solo uno scherzo della sua fantasia, perché Ariel era ben diversa da quella dei suoi sogni, e lui lo sapeva.
Non sopportava l’idea che dei sogni così su di lei lo svegliassero in piena notte. Era una cosa che la sua coscienza non poteva accettare.
Non riusciva a spiegarsi perché, non aveva nessun tipo di attrazione per lei, e a malapena riusciva a guardarla, nonostante fossero passati mesi da quando aveva recuperato la memoria e si fosse reso conto del grave peso del suo errore.
Usci dal bagno strofinandosi i capelli bagnati con un asciugamano e si sedette pesantemente sul letto. Le lancette della sveglia sul comodino indicavano le due e venticinque.
-Che ci fai ancora sveglio?- chiese a Yuriy con voce spenta.
-Abbiamo il test di fisica.- gli ricordò il compagno di stanza.
-Ma questo lascia test ogni settimana!?- si lamentò Kai di malumore come ogni volta che qualcosa lo disturbava.
-No, ogni due!- precisò Yuriy chiudendo il libro e posandolo. –Anche se non credo che ci sia speranza che questo vada meglio degli altri….-
Kai si sdraiò e guardò il soffitto con aria assente. Almeno condivideva la stanza con Yuriy, il che era positivo, dato che si limitava a qualche battutina. Non voleva neanche immaginare il disastro se al posto suo ci fosse stato Boris. Non gli avrebbe dato pace, e sicuramente avrebbe iniziato ad insinuare qualche storia assurda e a sfotterlo rendendo la cosa pubblica.                                                                                                       
La mattina seguente Kai mantenne il muso fino a pranzo. Doveva trovare un modo per risolvere il suo problema, perché non aveva alcuna intenzione di continuare a fare certi sogni osceni su una persona verso la quale nutriva un senso di colpa che non riusciva a smaltire.
A un certo punto, mentre stava seduto al suo solito tavolo in mensa, lo raggiunsero Yuriy, Boris e Sergey, che fulminò con un’occhiata per chiarire che per quella giornata non era affatto incline alla socializzazione. Dopo tutto non è che fosse veramente necessaria, ma era sempre meglio chiarire, soprattutto con quella testa calda di Boris.
-Ciao ragazzi, posso sedermi qua?- la voce titubante di una ragazza attirò l’attenzione dei quattro. Nessuno in tutta la scuola si era mai permesso di chiedere una cosa simile a loro, perché tutti sapevano che quello era il tavolo dei ragazzi russi, e questo metteva tutti troppo in soggezione anche per avvicinarsi a quel posto.
La ragazza bionda ricevette solo qualche occhiata inquisitoria da Kai e una radiografia da Yuriy, ma si fece coraggio quando Boris con un ghigno poco promettente le fece spazio.
-Certo accomodati….- disse squadrandola da capo a piedi come un bocconcino succulento.
Lei si sedette ignorando il suo sguardo fin troppo chiaro, e appoggiò il vassoio sul tavolo.
Di solito lei non era un tipo timido quando si trovava con persone nuove, anzi era molto socievole e coraggiosa, ma in quel momento aveva un problema che la preoccupava, e parlarne con loro era l’unica soluzione per stare meglio.
-Voi siete gli amici di Ariel, non è vero?- chiese guardando i quattro speranzosa di ricevere una risposta positiva da parte dei ragazzi. Ma come si aspettava rimasero freddi e zitti. –Io sono sua cugina, Claire! Frequento i corsi con voi!-
Guardò sconsolata il suo piatto di involtini e sospirò affranta.
-Sappiamo chi sei!- l’inaspettata risposta, proprio da parte di Yuriy poi, fu un sollievo per lei.
Certo, era stato alquanto algido, ma aveva risposto!
-Mi chiedevo se avevate visto Ari…-
-No, è inutile che chiedi a noi, non abbiamo nessun rapporto con lei!- fu la risposta di Yuriy. Questo non la stupì affatto, ma troncò bruscamente le sue speranze facendola ripiombare nello sconforto.
Quando la conobbe, non si sarebbe mai aspettate che si sarebbe preoccupata così per quella antipatica di sua cugina, ma in quel momento chiunque si sarebbe preoccupato, soprattutto dopo averla vista così sconvolta la notte prima.
-Ehi che ti prende!?-  Boris le passò il braccio attorno le spalle e le sorrise maliziosamente. -Questo non toglie la possibilità di avere un qualche tipo di rapporto con la sua bella cuginetta, soprattutto se poi le dispiace così tanto….-
-Boris….- lo richiamò Yuriy per ricordargli di non fare troppo il farfallone.
-Non è questo.- disse Claire mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. -È che sono preoccupata per lei!-
-Non dovresti- la interruppe Yuriy algido. –Non ne ha bisogno!-
-Perché dici di essere preoccupata?- le chiese Kai ignorando il fare sempre più altezzoso di Yuriy.
Claire prese un respiro e guardò i quattro chiedendosi in che modo poi potessero veramente aiutarla, ma d'altronde aveva bisogno di parlare con qualcuno.
-Ieri notte Ariel è andata via, e oggi a lezione non si è fatta ancora vedere!- disse.
-E ti fai scoraggiare da così poco?- chiese Boris. –Ariel fa quello che vuole senza dare retta a nessuno! Ma se proprio vuoi, ti posso consolar…. Ahi!-
Yuriy gli diede un calcio sugli stinchi e lo fulminò con un’occhiataccia.
-Lo so!- disse Claire, scocciata perché non capivano la portava della situazione. –Non è la prima volta che lo fa, anzi lo faceva sempre a casa…. Ma non è questo il problema! Questa notte stava male….- prese una pausa per decidere se continuare, dopo tutto era una cosa molto personale. Guardò timorosa il suo piatto.  
-Dopo quello stupido incontro di trottole, il cuore di Ari si è indebolito. Il dottore le ha raccomandato di non agitarsi e di prendere alcune medicine. Adesso non so dov’è, se sta bene…. Non so cosa devo fare!-
Kai si strozzo con un sorso l’acqua, mentre Boris divenne serio.
-Non sappiamo come aiutarti!- liquidò subito Yuriy chiaramente innervosito alzandosi da tavola. –Io vado, si sta facendo tardi!-
Mentre usciva andò a sbattere contro un ragazzino che si scusò un’infinità di volte, anche quando Yuriy fu scomparso dalla mensa.
Claire lo fissò andare via mortificata. A loro non importava niente né di Ariel né di lei. Si sentiva sola, lontana da casa e dalle attenzioni e l’aiuto di sua madre. Adesso capiva che cosa le aveva fatto passare per tutti quei mesi.
-Non ti preoccupare, tua cugina è un osso duro!- le disse Sergey. –Vedrai che sta bene!-
-Ciao Kai!- il ragazzino che poco prima era andato a sbattere contro Yuriy si fermò davanti al loro tavolo e rivolese un gran sorriso al ragazzo che lo guardò un attimo stranito, mentre ancora tossiva per via dell’acqua che gli era scesa storta alla notizia che gli aveva dato la cugina di Ari.
Boris si sporse verso di lui e sembrava aver ritrovato il giusto umore per sfotterlo. –Kai, hai visto? È venuto a trovarti il tuo fidanzatino!-
Kai lo fulminò con un’occhiata. Il suo pessimo umore stava decisamente peggiorando. –Ciao Yuya….-
Yuya era l’eccezione che conferma la regola. Era l’unico in tutta la scuola che si avvicinava a quel tavolo e a quei quattro strani tipi russi, a volte sembrando un idiota rincitrullito incosciente.
Si sedette accanto a Kai come faceva quasi ogni giorno a pranzo, puntualmente senza capire le battutine di Boris, che da quando l’aveva conosciuto non aveva fatto altro che fantasticare sui modi più sublimi di prendere per il culo Kai.
-Ciao ragazzi!- li salutò Yuya. Era sempre stato molto contento di conoscere e poter “frequentare” i ragazzi che per lui erano miti, ma mai quanto Kai. –Come è andata oggi? Passata una buona mattinata? Ho appena incontrato Yuriy…-
-Ci sei andato a sbattere vorrai dire…- precisò Boris a mezza bocca, poi facendo un sorriso sornione continuò: -Abbastanza scorrevole comunque…. Come mai non c’eri a colazione? Sai, ci siamo preoccupati, visto che stai sempre qui!-
-Oh si, stamattina ho sistemato la palestra, ma stasera a cena sono libero!-
-Benissimo! Spero che tu sia libero anche per le prossime vacanze di pasqua!-
Ecco, Boris aveva sganciato la bomba. Kai gli diede un calcio sugli stinchi e fece la faccia più minacciosa possibile per fargli capire di tenere a freno la stronzaggine.
-Passiamo le vacanze con i Bladebreakers, non so se li conosci già, ma penso che Kai te li abbia già presentati!-
Il viso di Yuya si illuminò di felicità, e Claire poté giurare di non aver mai visto uno più sfigato di quel tipo, tanto che si accorse ad un certo punto di avere stampata sul volto un’espressione nauseata.
-Si, già ci conosciamo!- squittì Yuya al settimo cielo.
-Bene… vedo che la vostra è un fidanzamento in famiglia!- disse Boris lanciando una frecciatina a Kai che sembrava là là per trasformarsi in una belva.
-Allora Yuya, ci sei per pasqua?- insistesse Boris per niente intimorito e intenzionato a continuare fino a che avesse potuto.
-Certo!- disse ingenuamente Yuya.
-Ovviamente vieni anche tu, vero biondina?- chiese questa volta a Claire che, non aspettandosi una proposta del genere, rimase a fissarlo finché non accennò un si con la testa.
La campanella suonò annunciando la fine della pausa pranzo.
Toccava loro una noiosissima lezione di letteratura inglese con una vecchia bacucca bacchettona che Boris non poteva soffrire: la professoressa Bulstrode, di cui lo stesso preside sospettava che fosse già vecchia ai tempi d’oro di Stone Age.
Entrarono appena prima che entrasse l’insegnate, che si richiudesse la porta alle spalle.
Raggiunse la cattedra come sempre tutta impettita, con la camicetta bordata di merletto, i capelli grigi stretti in una crocchia sopra la testa e la bacchetta, che lei tanto amava per bacchettare i ragazzi indisciplinati, stretta ardentemente nelle mani mentre passava a rassegna tutti gli alunni con sguardo intransigente, fermandosi soprattutto sulla camicia fuori dai pantaloni di Boris.
Non fece in tempo ad aprir bocca che saltò in aria quando la porta fu aperta con poco garbo.
A sorpresa di tutti, e soprattutto, per il sollievo di Claire, nell’aula entrò Ariel lasciando tutti ammutoliti. Non soltanto perché era venuta a lezione per la seconda volta da quando si era trasferita lì e per giunta in orario, ma anche perché era senza divisa e sembrava uscita da una rissa.
Claire sprofondò nella sedia, divisa tra il sentirsi sollevata e lo scocciato nel vederla conciata così.
Avanzò senza dire una parola versò il suo banco in fondo alla classe, zoppicando su una gamba. Il jeans era strappato all’altezza del ginocchio ed era sporco di sangue e di terra. Un livido violaceo le solcava un cipiglio scorbutico e stanco che arrivava a gonfiare l’occhio destro.
Claire sospirò sconfortata. Aveva sicuramente fatto a pugni con qualche teppista, perché era certa che il giorno prima non fosse conciata così.
La professoresse, superata la prima fase di indignazione, si avviò a passo di marcia fermandosi di fronte al suo banco e guardandola dall’alto.
-Signorina Mayer! Come si permette ad entrare nella mia classe in questo modo conciata!?- gracchiò inviperita la donna stringendo la bacchetta di legno tra le mani rugose.
-Voglio la giustificazione per le sue precedenti assenze, per il suo abbigliamento inappropriato e il suo modo di entrare nella mia classe, non solo dopo il suono della campanella, ma per di più senza mostrare il benché minimo rispetto!-
Ariel le diede una occhiata di sufficienza che nessuno, in tutto l’istituto, avrebbe mai avuto il coraggio di rivolgerle, ma non rispose, e questo fece tirare un sospiro di sollievo alla cugina che già vedeva abbastanza male la situazione.
-Signorina Mayer, non si permetta di guardarmi con tale impertinenza!- insistette la professoressa. Ma Ariel alzò un sopracciglio e fece un risolino derisorio.
-Non l’accetto nella mia classe!- disse risoluta la Bulstrode. –Prenda carta e penna, la mando dal preside!-
Ma la ragazza non mosse neanche un dito. Era fin troppo chiaro che non avrebbe tirato fuori quello che la professoressa aveva richiesto, visto che era sprovvista di zaino.
L’insegnate tornò alla cattedra e prese un foglio bianco e una penna blu. Non si sarebbe mai privata di quel perverso piacere che sembrava essere l’unica cosa che la teneva ancora inchiodata alla sua cattedra. Era sua abitudine far scrivere la propria condanna agli alunni stessi, per farli sentire ancora più impotenti e umiliati.
Glieli mise davanti con un cipiglio di piacere, pronta a vedere la familiare frustrazione far ribollire di rabbia l’alunno.
-Visto che si rifiuta di parlare, signorina Mayer, la farò scrivere. Magari una bella lettera al preside per informarlo del suo comportamento inadeguato…. Scriva: al signor preside, la informo che…-
Ariel prese la penna e iniziò a scrivere.
I ragazzi dei banchi accanto sobbalzarono al suono della frustata. Yuriy, Boris e Sergey rimasero pietrificati, mentre Kai tremò di rabbia.
La Bulstrode tornò a stringere la bacchetta di legno nelle mani con gli occhi fuori dalle orbite, dopo averla fatta scattare come una frusta sulle mani di Ariel, che si mantenne fredda nonostante il bruciore alla mano e il segno rosso che iniziava ad accendersi sulla pelle.
Tutta la classe rimase col fiato sospeso aspettandosi da un momento all’altro la reazione di Ari.
-Mancina!- gracchiò indignata la professoressa come fosse un’accusa, facendosi più volte il segno della croce in preda ad una crisi di panico. Continuò con voce sempre più stridula: –Per l’amor del cielo! Non qui e non nella mia classe!-
Si allontanò a grandi passi dal banco dove si trovava la ragazza farfugliando cose senza senso. –La mano del diavolo! Disgraziata! Mancina!-
Si fermò e si rivolse con tono autoritario come a voler riprendere il controllo della situazione. –Con la mano destra, immediatamente!-
Ariel non se lo fece ripetere due volte. Passò la penna da una mano all’altra e riprese a scrivere quello che dettava la professoressa.
-Adesso fammi controllare quello che hai scritto!- le ordinò l’insegnante con fare scorbutico non appena finì l’elenco di regole infrante.
Ariel alzò il foglio e lo rivolse verso il resto della classe senza accennare ad alzarsi. Sul foglio non c’era il lungo e noioso dettato, ma una sola frase scritta a stampatello, che lasciò sconcertati sia i compagni sia la professoressa:
Si infili cortesemente,
come fa ogni notte,
la sua amata bacchetta
su per il culo!
 
 
 
 
Ovviamente dopo la sua seconda comparsata nella classe della Bulstrode, che la rese decisamente popolare anche tra le cariche più alte dell’istituto, Ariel Mayer finì automaticamente in punizione; punizione che poi in effetti non la vide mai comparire nella biblioteca dell’istituto come richiesto.
Si sarebbe dovuta presentare lì ogni pomeriggio dopo le lezioni, e passare ore e ore a riordinare e catalogare vecchi libri impolverati e inutilizzati.
Non si presentò mai.
Non che questa fosse una grande sorpresa per nessuno, ma i professori, oltre a mandare lettere e chiamare la famiglia, si scoprirono impotenti. Sospenderla sarebbe equivalso a uno sbuffo in una giornata afosa. Oltretutto le avrebbero fatto sicuramente un favore dato che si presentava a lezione a singhiozzo. Capitava a volte che frequentava le prime due ore e spariva per il resto della giornata o, se qualcosa la infastidiva o l’annoiava, se ne andava nel bel mezzo della lezione e non si faceva più vedere per giorni.
L’unico professore che non si lamentava era quello di fisica e matematica. Anche se quando veniva non girava un chioso, restando a braccia conserte in fondo alla classe senza calcolare nessuno della benché minima attenzione, il professore poté notare una frequenza assidua, e considerata la sua condotta, era veramente apprezzabile quasi quanto un miracolo.
E chi era veramente entusiasta di questo era proprio Boris, che si crogiolava al pensiero di poter copiare finalmente da qualcuno durante i compiti in classe.
Yuriy non era ovviamente del suo avviso. Oltre al fatto che non voleva avere nulla a che fare con lei, al costo di prendere voti vergognosi nella materia che lui più odiava, era alquanto scettico a riguardo: Ariel non si sarebbe neanche sprecata a guardare il foglio o a prendere una penna in mano. E poi non credeva che fosse veramente tanto brava come insisteva a dire Boris.
-Amico, tu devi pensare positivo!- gli disse per l’ennesima volta dondolandosi sulla sedia. –E essere meno nervosetto! Ultimamente sei veramente intrattabile, lo dico per te. Hai una marea di ragazze che ti sbavano dietro, ma se continui così le fai scappare tutte!-
Gliene indicò due dai capelli neri e lisci in fondo alla classe che chiacchieravano vicino alla finestra.
-Vedi quelle due?- gli chiese facendogli un cenno. –Quella bassina farebbe qualunque cosa per stare da sola con te per almeno dieci minuti! Hai capito cosa intendo, no?-
Yuriy roteò gli occhi al cielo. L’unica voglia che aveva in quel momento era uscire e fumarsi una sigaretta prima che iniziasse la lezione, ma ovviamente non poteva.
Boris continuò a parlare, ma questa volta la sua attenzione si spostò su Kai.
-Di un po’, Yuya lo sa che lo cornifichi con Takao, o è d’accordo e ben felice all’idea di una cosa a tre?-
Kai non diede segno di averlo sentito. Possibile che ogni volta che saltava la scuola quell’idiota di Boris dovesse sempre dire la sua? Sbuffò e affondò nella sedia continuando a fare finta di non sentire, ma a un certo punto fu così saturo, dopo mesi di frecciatine e domande impertinenti, che si voltò verso di lui e gli fece senza troppi giri di parole una domanda che sicuramente l’avrebbe messo a tacere: -Tu che parli tanto, tra le miriadi di ragazze che dici di esserti fatto, c’è per caso anche quella che vuoi veramente?!-
Boris si spense con uno schiocco di dita. Pure Yuriy sembrò sorpreso dall’improvvisa sfacciataggine dimostrata dall’amico.
Kai odiava essere tanto volgare, ma quando ci voleva ci voleva, e che diamine!
In quel momento Yuya entrò in classe tutto affannato e li raggiunse.
-Ragazzi! La Mayer sta picchiando Penny Sumisu! Le ha lanciato lo zaino in faccia!-
Claire, seduta poco più avanti, alla notizia si mise le mani nei capelli e sperò solo che fosse un errore.
-Non di nuovo!- disse esasperata.
Penny Sumisu era la ragazza più popolare e odiosa, una di quelle che ogni scuola deve avere, e questo Claire lo sapeva bene: prima che arrivasse sua cugina lei era una di loro. E sapeva altrettanto bene che Ari non poteva soffrire questa particolare razza.
Già nella sua vecchia scuola aveva quasi steso una sua amica solo perché questa si era permessa di deriderla per via delle gambe tutte graffiate e rovinate.
Yuriy scattò in piedi e corse fuori dall’aula con a seguito Boris, Sergey e Kai e, suo malgrado, anche Claire, trovandosi davanti un capannello di ragazzi in fondo al corridoio.
Si fecero spazio tra i curiosi, sentendo gli strepiti isterici e le minacce di Penny Sumisu che cercava di ribellarsi.
Ariel la teneva spiaccicata senza problemi contro gli armadietti tenendole il braccio bloccato dietro la schiena, e dall’espressione minacciosa capirono che doveva essere veramente incazzata.
-Mayer, lasciala immediatamente!- le ordinò Yuriy.
Ari si voltò lentamente. L’espressione indecifrabile che comparve sul suo volto non fece vacillare lo sguardo di fuoco di Yuriy. Molti ragazzi si ritrassero intimiditi.
Lei ghignò. Le sue labbra si curvarono ma lo sguardo rimase spento. La mano si strinse attorno al braccio di Penny Sumisu fino a farla tremare per il dolore.
-Basta ti ho detto!- Yuriy fece un passo avanti sul limite della pazienza.
Ariel la spinse con forza a terra e si voltò verso Yuriy, come se adesso se la volesse prendere con lui.
Le amiche andarono subito a soccorrere Penny che si rialzò barcollante e fremente di rabbia.
Ari fece un passo verso di lui. Gli era così vicina che le sembrava di poter sentire la rabbia ruggire furiosa nel petto del lupo. Gli occhi azzurri si erano fatti scuri come il mare in tempesta. Sembravano due furie, uno di fronte all’altra, e nessuno dei presenti riusciva ad immaginare chi dei due avrebbe potuto avere la meglio.
-Altrimenti che mi fai?- lo sfidò lei.
Si stava porgendo su un piatto d’argento con una aperta provocazione. Non mostrava la benché minima paura, sfiorando l’incoscienza, mentre Yuriy tremava impotente con le unghie conficcate nei palmi delle mani.  
Nel suo sguardo di sfida vedeva solo il vuoto, sulle sue labbra qualcosa di più malevolo di un semplice ghigno.
Si avvicinò ulteriormente. Lui poté sentire il suo respiro sfiorargli l’orecchio.
-Niente.- bisbigliò piano, quasi con delicatezza. -Non farai niente. E vuoi sapere perché?-
Fece una pausa. Il petto di Yuriy si abbassava e si alza aritmicamente mentre un cumulo di orrore e rimorso tornava a galla. E Ari lo sentiva. Sentiva il suo tormento battere rampante nel suo cuore.
Tornare a guardare i suoi occhi fu un impulso irrefrenabile per lei.
Teneva lo sguardo fisso nel vuoto il povero e tenero Yuriy.
Sfiorò la guancia candida con le labbra.
Quello che agli altri sembrò un bacio, fu una fucilata dritta al cuore di Yuriy: -Perché sei un vigliacco.-  
Mai parole così furono dette con tanta dolcezza, e mai la dolcezza era stata così infida e penetrante.
Ariel afferrò lo zaino dall’angolo in cui era finito e se lo mise su una spalla con un’indifferenza sconcertante, come se non fosse successo niente, come se non avesse picchiato Penny Sumisu, la ragazza più popolare della scuola, come se non avesse paralizzato con qualche parola l’algido capitano dei DemolitionBoy.   
A sorpresa sua e di tutti, Yuriy fu superato di corsa da Penny che, non volendo arrendersi e darla vinta a quella ragazzetta appena arrivata, provò ad avventarsi su Ari approfittando che fosse di spalle. Ma Boris la afferrò per la vita appena in tempo, prima che si cacciasse ulteriormente nei guai.
-Lasciami idiota!- gli urlò Penny cercando di liberarsi dalla sua presa dandogli calci e pugni. Ari si voltò appena, come se quella non fosse degna neanche della sua considerazione, e poi riprese a camminare nella direzione opposta.
-Tu sei pazza, fuori di testa!- le urlò ancora più infuriata la ragazza. -Perché non ve ne tornate tutti al manicomio da dove siete venuti?!-
A quel punto Boris la lasciò. Una lastra di ghiaccio sembrò avvolgere Penny Suminu, che non osò più proferire parola, e tutte le persone radunata attorno ai ragazzi russi.
 
 
 
 
Riparò con la mano la fiamma dal vento tagliente di gennaio, quel tanto che bastava per accendere la sigaretta, ma dovette provarci quattro volte prima che ci riuscisse.
Buttò la testa indietro e fissò il cielo plumbeo appoggiata alla ringhiera del terrazzo della scuola. Non le passava niente per la testa. Aveva dato una bella lezione alla ragazzina oca e tutto ciò la lasciava totalmente indifferente. Già dal primo giorno l’aveva subito infastidita col suo modo di fare, e le era bastato quel minimo di provocazione per darle il via libera.
Sì, poteva anche dire di aver avuto un comportamento più che signorile questa volta.
La porta sbatté dopo pochi minuti proprio come si aspettava.
Yuriy percorse con un’occhiata di fuoco tutto il terrazzo finché i suoi occhi non la trovarono.
La raggiunse con poche e impetuose falcate. Il viso corrucciato per la collera e lo sguardo infiammato e minaccioso lo facevano sembrare un lupo che si avventa sulla preda.
-Fuori da qui puoi fare quello che vuoi, Mayer!- disse con la voce pervasa dalla collera a un palmo dalla sua faccia. -Puoi ubriacarti, farti ammazzare e picchiare chi vuoi! Ma questa è una scuola, ti conviene adeguarti!-
Ariel alzò un sopracciglio come a sfotterlo. La sua furia non la scalfiva e continuò a fumare senza neanche guardarlo.
Yuriy la guardò dall’alto con un senso di disgusto e di malessere che gli increspava le labbra. Forse per colpa della camicia larga e logora, o forse per i segni scuri sotto gli occhi, ma gli sembrava che il trascorrere del tempo fuori dalla Borg la stesse logorando molto più velocemente.
Si voltò di spalle. Preferiva non guardarla.  
-Yuriy….-
Ariel uscì dalla tasca dei jeans il pacchetto di sigarette e glielo porse.
Nonostante tutto, quello era l’unico gesto veramente amichevole che riusciva a esserci tra loro. Nessuno dei ragazzi della Borg aveva mai avuto veramente il coraggio di non condividere con gli altri anche il poco che si aveva, che questo fosse un po’ d’acqua, un pezzo di pane o una semplice sigaretta. Era una strana solidarietà che andava oltre le barriere dell’amicizia e dell’inimicizia.
Questo Yuriy lo sapeva bene, e guardò disincantato il pacchetto nelle mani di Ariel.
-No, non fumo più.- disse chiudendo lì la loro conversazione, o almeno così sperava lui.
Una volta arrivato alla porta, l’ex compagna di squadra lo chiamò di nuovo.
-E come mai?-
Yuriy strinse il pugno attorno la maniglia. Improvvisamente gli fu chiaro che qualunque cosa avesse detto, avrebbe rischiato di attirare pericolosamente la sua attenzione.
La guardò con occhi sgranati, e lei non trovo difficile leggervi la paura che trapelava.
La gola si fece secca. Deglutì e distolse lo sguardo. -Fanno male.-
Si chiuse la porta alle spalle e iniziò a scendere le scale, sempre più in fretta.
Sperava che non avesse capito, ma sapeva che era impossibile.
Sperava che non succedesse quello che più temeva, ma era inutile.  
Il pacchetto di sigarette rimase a mezz’aria nella mano di Ari, che si strinse, fino a stritolarlo nel suo pugno chiuso. Gli occhi fermi sulla vecchia porta di ferro del terrazzo si assottigliarono mentre un vento gelido le tagliava il viso e si insinuava sotto la leggera camicia di cotone.
Il pacchetto rotolò per terra accartocciato. Grandi passi, e gocce di pioggia iniziarono a scurire il pavimento di cemento.
 
 
 
 

Salve ragazzi! Non linciatemi vi prego, lo so che è passato più di un mese e vorreste solo prendermi a calci, ma perdonatemi. Avrei dovuto prepararmi storia per fare l’esame, ma ero troppo frastornata (i miei colleghi quando mi hanno vista mi hanno detto che avevo lo sguardo un po’ svanito, il che è preoccupante) e credo di esserlo tutt’ora perché non ho concluso niente. Non ho dato nessun esame e me ne sono tornata trionfante a Messina. Almeno questo mese mi ha dato il tempo di riordinare le idee, e di ridare una lettura alla ff precedente. HO TROVATO UNA CATERBA DI ORRORI!!!!!!
Quindi pian piano gli darò un’aggiustatina.
Tornando a noi la maggior parte del capitolo l’ho scritto come mio solito in piena notte, quindi ogni minchiata, ogni orrore cercate di non farci caso, lo aggiusterò prima o poi, quando me ne accorgerò.
Spero di non aver scritto un’idiozia, non so da dove mi sia venuta quella dei petali di pizzo nero, ve lo giuro che solo a pensarci mi viene da ridere XD! Che cazzata, mai scritta una così grossa!
Comunque, la canzone è Poison di Alice Cooper. Ho messo la traduzione direttamente perché ogni volta che mettono le canzoni in inglese mi incazzo e non le leggo perché non lo so, anche se stavolta il testo era abbastanza semplice (una delle poche canzoni in inglese che canto senza inventare le parole). A me piace da impazzire! ^^
Come vedete poi c’è un grande ritorno! Grazie a Klarai che se ne esce con certe idee che mi fanno piegare in due! Grazie ciccia!
Un grandissimo grazie a BenHuznestova, Clown, Lexy90, Kla e Crazykikka, e PGV2. Ho notato che Kai ne capitolo precedente ha avuto successo!
X PGV2:  grazie, sono contenta che ti sia piaciuta la prima ff. Per quanto riguarda i paring nella prima parte ci sono andata molto piano, anche se c’erano accenni alla Takao/Hilary, che comunque non farò subito perché voglio divertirmi un po’ prima, e un accenno a Boris/Ari, ma questa è molto variabile in molte direzioni adesso. Comunque niente è sicuro e tutto è molto variabile e imprevedibile.
Il titolo è quello che volevo mettere inizialmente alla ff, ma ho voluto dare un tocco positivo, visto che già promette tempesta all’orizzonte ma finirà con un cielo azzurro.
Un grazie a chi segue la ff e l’hanno messa tra i preferiti! Ciao!!!!!! BUONE VACANZE A TUTTI!!!
 
Ciao ragazze! (se c’è qualche ragazzo che me lo dica) questo capitolo non so perché ma non mi convince per niente, mi sembra un po’ forzato e ancora devo pensare a come fare l’altro. diciamo che è tutta la ff che non mi convince per niente. Non so perché, ma qualcosa mi blocca.
È come se mancasse quella cosa in più, non so, sembra spento e piatto.
Ditemi voi, perché non sono per niente convinta.
Forse sono troppo distratta, o forse mi manca takao (senza offesa per gli altri) (ma no, di che! Figurati! Fai pure! Ndkai yuri boris)(<_<) (:D nd kai yuri bobo).
Cmq vi ringrazio tantissimo, ma veramente tanto. Mi chiedo come facciate a leggere senza seccarvi o annoiarvi, io ne sono terrorizzata.
XCrazykikka: io quella canzone la adoro, è bellissima, la collego subito a kai. ihih invece di prof del genere non so se ne esistono, ma di persone così si, te lo assicuro. Sono contenta che cmq claire ti inizia a piacere, sapevo che un po’ con quel capitolo avrebbe guadagnato qualche punto :D. grazie kikka!
XKlarai: ciao bella! Qui devi essere sincera, lo sai ;)! Non vedo l’ora di mettere kai seriamente alla prova, altro che sogni…. Buaahaha! E non mi riferisco a yuya… ohoho! Ok basta, divago! Cmq bobo ci prova con tutte, ma non gliela toglie a yuyu, nonostante tutto…. :D. grazie dei complimenti, adesso però vediamo se me li merito -_____-…. Ho cercato di postare entro i tre giorni come prima, ma intanto provo a riprendere il ritmo. Mi raccomando, sincera e non ti preoccupare! Cercherò di smuovermi un po’ da ari e tornare dal mio amoruccio (a chi si riferisce? O_o nd tutti) (^^ ma a takino mio!)(nooooooooooooooo!!!!!!!!ndtakao mentre gli altri tirano un sospiro di sollievo).
XBenHuznestova: ciao ed eccola aggiornata! Come vedi kai non si fa mettere i piedi in faccia da bobo, ha la lingua un po’ più tagliente, ma è pur sempre kaiuccio l’amore nostro ^^! Non ti preoccupare per claire, sa tenere a bada boris. Lei vede solo yuri come suo obbiettivo ;). Grazie mille perché ancora mi segui, anche se non so ancora per quanto -_______-.
XLirinuccia: :D grazie liri, sono contenta e mi fai sempre sorridere. Io mi diverto, per me è tutta una commedia (anche se da questi capitoli piatti non si direbbe -_-). Un bacione e grazie ancora J!
Ciao a tutte e un grazie grande grande!
Buona notte e buona estate.


   
 
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