Anime & Manga > Slam Dunk
Ricorda la storia  |       
Autore: Ghostclimber    02/12/2019    8 recensioni
L'inevitabile è accaduto.
Lui e lei si sono messi assieme.
Ma questo potrebbe aprire la strada per una tregua tra lui e l'altro.
Pairing: HanaHaru, HanaRu
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"April, come she will,
When streams are ripe and swell with rain."

- Simon and Garfunkel

(Aprile, lei verrà,
Quando i torrenti sono maturi e gonfi di pioggia.)

 

 

 

 


Rukawa lo vide accadere con un senso di ineluttabilità.
Li guardò allontanarsi furtivi dalla festa di compleanno senza provare alcun rancore, o almeno così si ripeté: in fondo, era stupido e inutile arrabbiarsi con qualcuno solo perché Madre Natura ha deciso di fornire una vagina a lei e non a te. Ed era certo che la cosa, pur avendo i suoi vantaggi, non ultima la possibilità di avere una storia con Hanamichi Sakuragi, comportasse anche una lunga serie di problemi e scocciature, per cui... Per cui forse era il caso di smetterla di far vagare il cervello senza controllo. C'era il rischio che si soffermasse sulla causa di quella stretta che gli cingeva il petto, sulla gran voglia di piangere, così forte che si sentiva in preda ai capogiri, o su... Che diavolo, la detestava davvero un po' per il suo essere femmina. E detestava un po' lui per essere eterosessuale. Non aveva il minimo senso, era addirittura crudele, ma per fortuna Rukawa era perfettamente in grado di pensare senza far emergere la minima espressione, e per fortuna ancora maggiore nessuno può udire i nostri pensieri più nascosti. Rukawa era certo che in ognuno giacesse un fondo di cattiveria, e si compiaceva di saper nascondere la propria: se qualcuno avesse avuto sentore dei suoi torbidi pensieri, l'avrebbe visto come il perverso sciacallo che in effetti sapeva di essere.

Li vide tornare e cercò dentro di sé un po' di quella felicità altruistica che spesso si attribuisce all'amore, per poter gioire almeno del sorriso felice e incredulo che ornava il bel viso mascolino di Sakuragi. Non ne trovò.
Udì Miyagi ululare: -Oh porca troia, gran bastardo che non sei altro! Ce l'hai fatta!- e la risatina imbarazzata di Haruko Akagi, ora mano nella mano con Hanamichi Sakuragi, gli perforò le meningi nonostante la caciara improvvisa e rumorosissima degli amici di lui, che non avevano esitato ed erano ora intenti a urlare, esultare, scoppiare petardi e saltare sui tavoli. Quello su cui stava saltando Takamiya si ribaltò con un gran fracasso, e Rukawa colse l'occasione per chiudere gli occhi e lasciare che il viso gli si contraesse in un'espressione di disgusto appena accennata, uno sfogo davvero minimo in confronto a tutto ciò che sentiva... Ma pur sempre qualcosa.

D'altronde, si disse, non era il caso di biasimare lei. Lei aveva semplicemente colto l'occasione, come un avversario che scarta un giocatore approfittando del primo varco. E in realtà, Rukawa non aveva mai fatto veramente nulla per sancire il proprio possesso su Sakuragi, non era vero? Non appena lui era tornato dal ritiro della nazionale e l'altro dalla riabilitazione, avevano semplicemente ricominciato a insultarsi e a darsele di santa ragione come se non si fossero mai interrotti, senza ulteriori contatti, comunicazioni o legami. Insomma, Sakuragi non l'aveva mai considerato altro che un avversario su cui stabilire la propria dominanza, e Rukawa non aveva fatto nulla per dargli ad intendere che da parte sua ci potesse essere qualcos'altro.
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso, si disse melanconico. Dal suo angolino in penombra guardò Sakuragi ricevere complimenti, cazzotti amichevoli, pacche sulle spalle e una rassegnata minaccia da parte di Akagi; Haruko parlava con le amiche, probabilmente stava raccontando loro l'accaduto, e aveva in viso un sorrisetto che Rukawa trovò molto sgradevole, pur riconoscendo che si trattava solo di una sua impressione. Odiava anche la faccia di Sendoh, che pure era un bellissimo ragazzo, per lo stesso motivo: era un avversario che l'aveva sconfitto. Si rendeva conto della propria irrazionalità, ma non poteva fare nulla per liberarsene, era parte di lui, di quella crudeltà che nascondeva in se stesso.
Incrociò per un istante lo sguardo di Haruko, ed ebbe appena il tempo di sperare irrazionalmente che lei non potesse leggergli nel pensiero prima che lei voltasse la faccia, con la testa alta e un lieve moto ondoso di capelli, con l'aria supponente e orgogliosa del lottatore vittorioso. Per un terrificante momento, Rukawa temette che lei, nella sua costante osservazione, si fosse accorta di qualcosa, che avesse colto segnali invisibili e involontari, poi fugò il pensiero dalla propria mente: di certo, gli stava solo lanciando un ultimo sguardo prima di rinunciare definitivamente a lui in favore di un amore che non fosse a senso unico, che non fosse solo una candida fantasia ma un amore tangibile, reale, che l'abbracciasse nei lunghi crepuscoli primaverili e le tenesse la mano e la baciasse con riverenza, che l'amasse con la forza dei fiumi gonfi e pieni per il disgelo e le piogge.
Oh, ma come faceva male immaginarsi lei al posto che Rukawa avrebbe voluto occupare.
Si alzò, con discrezione raggiunse la porta del locale in cui stavano festeggiando il compleanno di Sakuragi e uscì senza farsi notare nell'aria ancora frizzante di inizio primavera; c'era sentore di pioggia, le stelle erano coperte dall'alone rossastro dell'inquinamento luminoso e la luna non era altro che una sagoma pallida e pietosa che di quando in quando faceva capolino da dietro il velo fumoso delle nubi d'alta quota che correvano sospinte da un vento violento che al livello del suolo non era ancora percepibile. Il lieve borbottio di un tuono si fece udire in lontananza. Rukawa amava i temporali primaverili, erano come Sakuragi: Impetuosi, improvvisi, implacabili, pulivano a fondo l'atmosfera, precipitando a terra i pollini e le polveri sottili per lasciare l'aria svuotata, nuda, limpida.
La porta del locale si aprì, lasciando fuoriuscire una ventata calda e viziata, pregna dell'odore di corpi e alcool e cibo dozzinale, e ne uscì lui, che tutto tronfio disse: -Rukawa, stavolta ti ho proprio battuto! Esigo le tue congratulazioni!
-Congratulazioni.- ribatté Rukawa, con che voce non lo sapeva nemmeno lui.
-Wow, non sprecarti troppo, mi raccomando, prima che ti si secca la gola!
-Preferisco dirti che sei stato bravo a stopparmi ieri in allenamento. Lì ero in gara, e una volta tanto sei davvero riuscito a battermi.- Sakuragi rimase spiazzato per qualche istante, poi sembrò riprendersi e sbottò: -Come sarebbe a dire, una volta tanto?! Guarda che fai più punti di me solo perché ti passano più spesso la pal...
-Faccio più punti di te perché il tuo ruolo non è quello di fare punti, mettitelo in testa una buona volta. Tu. Devi prendere. I rimbalzi.- Sakuragi tacque.
-In che senso, lì eri in gara?- chiese dopo un po'. Rukawa sospirò.
-Nel senso che non mi è mai interessata la Akagi. Se anche si fosse mai dichiarata, non mi sarei messo con lei.
-Ma come?! Haruko è...
-Risparmiami.- lo frenò Rukawa, alzando stancamente una mano, -Lo ripeti già abbastanza in palestra, grazie. È che non è il mio tipo, tutto qui.- Sakuragi tacque di nuovo, e Rukawa ebbe il tempo di domandarsi come mai fosse lì con lui invece che su un divanetto a sbaciucchiarsi con lei, o a tenerla per mano, o a guardarla negli occhi mentre le decantava il proprio amore. Concluse che con il Gorilla presente non fosse il caso di rischiare.
E, parlando di Gorilla, il suo vocione aggressivo ne annunciò l'arrivo: -Sakuragi, noi dobbiamo tornare a casa!
-Oh, certo!- rispose lui, staccandosi dal muro contro il quale si era appoggiato mentre meditava chissà cosa e scaldava senza saperlo il fianco di Rukawa, sensibile alla sua presenza al punto di avvertire come un'aura intorno a lui, un'aura bollente come l'alone di un calorifero acceso alla massima potenza. Haruko fece capolino da dietro la spalla del fratello e sorrise a Sakuragi, ignorando del tutto Rukawa; il suo sforzo era evidente solo agli occhi attenti e invidiosi del taciturno moro, che cercava nel contempo di farsi piccolo piccolo, di appartarsi a sufficienza da... -Ci vediamo lunedì a scuola.- sussurrò Sakuragi, poi si chinò. Haruko invece si mise in punta di piedi e alzò il viso, e di colpo fu troppo tardi per guardare altrove. Le loro labbra si incontrarono a metà strada, sotto lo sguardo attento di Rukawa, un tocco lieve, fugace e quasi casto, riguardoso delle convenzioni sociali e consapevole della presenza del Gorilla, eppure un segno inequivocabile che quella era la realtà, che Hanamichi Sakuragi stava con Haruko Akagi.
Poi, i due fratelli si avviarono verso casa, e Rukawa rimase nuovamente solo con Sakuragi; odiò la situazione. Una volta tanto si pentì della sua naturale ritrosia e desiderò avere un amico di cui fidarsi ciecamente, qualcuno ben disposto a prestargli un corpo su cui accasciarsi mentre le lacrime lo schiacciavano col loro peso, qualcuno che si prendesse un po' di quell'atroce sofferenza che gli comprimeva il petto e gli chiudeva le tempie in una morsa. Qualcuno che lo consolasse senza giudicarlo,

(sei un codardo, qualcosa avresti potuto fare)
senza dargli consigli inutili
(Devi cercare di rimettere in sesto la tua vita)
senza sminuire il suo dolore
(Hai solo quindici anni, non è altro che una stupida cotta adolescenziale, passerà)
Insomma, qualcuno che lo trattasse meglio di come si stesse trattando lui stesso, incapace di distinguere tra crudeltà e disfattismo ed egualmente deluso da se stesso, per quanto una minuscola parte di lui sapesse
(Sperasse)
che davvero non c'era niente che avrebbe potuto fare per cambiare le cose.
(Non c'era, vero? Oh, cielo, qualcuno mi dica che non c'era)

-Kitsune, ti abbiamo perso?- chiese Sakuragi e schioccò le dita davanti al suo naso.
-Pensavo.
-A che cosa?
-Adesso che sai che lei ama te...- Rukawa deglutì. Faceva male, oh quanto faceva male: -Adesso che sai che non sono un tuo rivale... Potremmo cominciare a collaborare sul serio in partita.
-Collaborare in che senso?
-Passarci la palla. Giocare insieme per il bene della squadra.- Sakuragi ci pensò su, maledetto lui. Era così bello, con quell'espressione meditabonda, che Rukawa si sentì sul punto di sbottare, di dirgli che non era interessato ad Haruko perché era interessato a lui. Si trattenne, con un erculeo sforzo di volontà.
-Credo che possiamo provarci.- disse infine Sakuragi, -Che dici, rientriamo?
-Io... Penso che andrò a casa.
-Vai a fare la nanna santa? Il tuo sonno di bellezza?
-Nh.- Sakuragi rise, gli batté una manata un po' violenta sulla spalla e disse: -Rieccoti, avevi già parlato troppo. Allora ci vediamo lunedì a scuola.
-Nh.- Rukawa gli voltò le spalle e si sollevò il colletto del cappotto per non dare a vedere che era sul punto di crollare miseramente. Sakuragi aveva pronunciato quella stessa frase poco prima, ma il coronamento con un bacio non sarebbe giunto, non per lui.
-Comunque mi fa piacere vederti felice, questo sì.- mormorò. Non sapeva nemmeno se lui fosse ancora dietro le sue spalle o se fosse già rientrato, se il suo tono di voce fosse udibile e comprensibile oppure no, ma le parole gli uscirono di bocca così com'erano, e mentre si spandevano nell'aria insieme ad un'effimera nuvoletta di fiato caldo Rukawa si rese conto che erano veritiere.
Certo, se fosse stato in suo potere cambiare lo stato delle cose avrebbe reso lui stesso Sakuragi felice, ma sebbene così non fosse poteva trovare comunque un filo di ristoro nello scintillio sincero dei suoi occhi, nel suo sorriso aperto, nella posa non più così rigida delle spalle. Calciò un ciottolo sul marciapiede, e la sua mente vagò ad un libro letto tempo prima, in cui uno dei protagonisti riteneva un'insperata fortuna trovare un sassolino da calciare in piena città, e il suo viso si dipinse di un sorriso amaro: sarebbe stato splendido essere una persona così semplice ed essenziale da essere in grado di trovare gioia in casualità così insignificanti e poter dimenticare il proprio dolore per qualche isolato, spingendolo con piccoli, precisi colpi del piede. Invece, lui era molto più complesso di così, e anche molto più disfattista: un ciottolo non era altro che un ciottolo, un banale incidente dell'erosione di scisti e graniti, e non bastava neanche lontanamente a sedare la prostrazione della sua anima, il tormento incessante dei pensieri denigratori che giravano nella sua mente come una voce aliena e impietosa, che trasformava ogni trionfo sontuoso in un piccolo, insignificante passo e ogni minimo rallentamento in un fallimento totale e categorico.
-Grazie, Rukawa.- disse una voce stupita alle sue spalle, e Rukawa si voltò. Sakuragi era lì, con una mano aperta appoggiata alla porta del locale e l'altra sul fianco, sopra ma non dentro alla tasca. Il suo splendido viso si mosse in un sorriso strano, un po' imbarazzato, e la sua gola fremette di un accenno di risata: -Siamo proprio partiti col piede sbagliato, io e te, non è vero?- chiese il rosso.
-Già.- concordò Rukawa, senza comprendere il motivo della sua affermazione.
-Ricominciamo? Ciao, io sono Hanamichi Sakuragi e gioco a basket.- tese una mano, e sul pantalone rimase un alone di sudore appena percepibile.
-Kaede Rukawa. Anch'io gioco a basket.- la sua mano era calda, tranne la punta delle dita, e sorprendentemente morbida.
-Piacere di conoscerti.- aggiunse Sakuragi.
-Piacere mio.- rispose Rukawa, poi si voltò per allontanarsi.

 

 

 

 

 

Speravate che fossi andata in pensione, vero?

E invece no, rieccomi qui, pesta ma non ancora morta, a tirare le fila della mia esistenza e raccogliere i frammenti della mia mente, pronta a tediarvi con un'altra long e a dimostrare il mio lato logorroico: dovevano essere sei capitoli, uno per ogni mese da aprile a settembre, e invece sono già al terzo capitolo e non è nemmeno il dieci aprile.

(Mitsui dalla regia: -Qualcuno dovrebbe tapparti la bocca.

Cathy: -Mandami Sendoh, ci pensa lui!

Mitsui: -A proposito, Sendoh c'è in questa fic?

Cathy: -Com'è che di colpo sembri interessato? Mitsui, smettila di guardare per aria e fischiettare!)

/hem hem/

Comunque, dicevamo.

Questo capitolo è un po' malinconico, lo ammetto, ma le premesse sono buone, voi che dite? Devono passare sei mesi, e chissà che decidendo di conoscersi meglio non decidano di...

(Sendoh dalla regia: -Conoscersi anche in senso biblico?

Cathy: -Ah, eccoti, devi zittirmi e poi tieniti pronto che più avanti mi servi!

Mitsui: -Ciao, bel ragazzo...)

Va bene, torniamo a noi! Dicevo. Uff, sentire le voci non è neanche lontanamente uno spasso come sembra, ragazzi!

In ogni caso, spero che questo breve capitolo introduttivo vi sia piaciuto, vi abbia stimolato la curiosità e non la cacca; chiunque vorrà accompagnarmi in questa avventura sarà il benvenuto, gli alcolici a destra, tè e tisane a sinistra, sul tavolo snack dolci e salati.

Battete un colpo se avete gradito!

XOXO

 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Ghostclimber