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Autore: Mikirise    18/12/2019    1 recensioni
Uraraka spesso sbuffa, lamentandosi di Midoriya. Non è giusto, dice, che lui abbia un ragazzo perché gli è letteralmente caduto dal cielo tra le braccia. Non tutti possono essere così fortunati.
E Midoriya la guarda con un'espressione un pochino offesa, mentre si posa una mano sul petto. "Non è stata fortuna!" esclama un giorno. "Ho dovuto controllare la pressione dell'aria e la temperatura e che fosse abbastanza nuvoloso, che i pianeti si allineassero e che mia mamma mi desse la benedizione, poi aspettare pazientemente con le braccia aperte. Non è fortuna. È preparazione."
Uraraka ride a questo punto, dandogli un buffetto sul naso.
Midoriya è davvero cambiato tantissimo dalla prima volta che lo hanno conosciuto.
[vigilantes!au][tododeku][identity porn]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NdA: Quando ho iniziato a scrivere questa storia, una settimana fa, avevo in testa soltanto Izuku. Non so esattamente perché, ma con l'uscita della quarta stagione, mi sono ricordata di alcune considerazioni che avevo fatto sul bambino e visto che sono stata trascinata nel fandom da un'altra persona, ho avuto qualcuno che ascoltava le mie confabulazioni. Dal tanto parlare e dal tanto rantare, questa mia amica mi ha detto: "Scrivi." Perché a volte è difficile parlare, ma è facile scrivere e lei mi capisce di più, quando scrivo, perché balbetto di meno e mi perdo di meno nei discorsi.
Il rant parte, in realtà, dal rapporto di Izuku con Bakugou, motivo per cui, all'inizio, avevo pensato a una specie di gen con una bakudeku platonica, ma leggendo nel fandom, mi è venuto in mente una parte del rapporto di Izuku e Todoroki di cui non riesco a parlare molto spesso (il loro rapporto con l'idea di eroe e quello che li unisce)(molto spesso sono accostati perché entrambi sono stati vittime di personaggi come Bakugou e Endeavour ed entrambi hanno scelto un percorso simile per la loro crescita)(come cosa mi interessa e non mi interessa)(nel senso che mi interessa questo rivedersi l'uno nell'altro, ma anche questo non rivedersi l'uno nell'altro)(motivo per cui questa è una tododeku) (e motivo per cui è una identity porn)(così è più facile scindere le due parti, per i personaggi, che sono pur sempre dei bambini, e a certe cose non ci pensano)(cioè)(ci penso io a queste robe)(loro no, dai). Non per questo la platonic!bakudeku non ci sarà, vuol dire solo che ranterò ma a tempi miei, per farmi capire il meglio possibile. E questa storia è costruita veramente passo per passo. Partendo dal fatto che un ragazzo che è stato vittima di bullismo non cambia dalla mattina alla sera. (Penso che sia più evidente nel prossimo capitolo)(E poi anche questo aiuta con l'identity porn)(difatti, avere una maschera ti rende un pochino più libero e sembra che la paura che provi normalmente non si manifesti, cosa che normalmente succede anche quando si entra su internet)(quindi i due rapporti diversi tra vigilante!Izuku e civile!Izuku)(vabbè, ho iniziato a confabulare pure qua.) 
Ho intenzione di far muovere Izuku in tre ambientazioni: quella canon, con gli studenti della UA e coi suoi professori, quella semi-canon, con i personaggi di bnha: vigilantes (che io amo con troppo ardore), e un'ambientazione completamente inventata da me, per tappare il buco della scuola frequentata da Izuku. Probabilmente è per questo che sta uscendo così lunga, questa storia.




#1 Curiosità: Midoriya Izuku è terrorizzato dagli sconosciuti!!

Quando Shouto-kun si presenta davanti alla porta di casa sua, con Uravity-san e Tenya-kun, Izuku vuole soltanto morire. Morire per davvero. Sprofondare in un abisso profondo, non dover mai più rivedere la faccia di nessuno e non dover affrontare delle situazioni imbarazzanti. O almeno. Per lui sembra davvero tanto imbarazzante questa situazione, i tre ragazzi davanti a lui non sembrano pensarla allo stesso modo. “Oh” riesce a esclamare, cercando di sorridere. Solo che quando sorride e non ha proprio tantissima voglia di sorridere, gli esce fuori una stranissima smorfia, che fa scoppiare a ridere Uravity-san e aggrottare le sopracciglia a Tenya-kun. Non un buon tentativo, quindi. “Ciao” borbotta allora Izuku, distogliendo lo sguardo.

“Tu sei il Ragazzo Normale!” esclama Uravity, posando le mani sui fianchi. Izuku sobbalza, trattenendo il fiato e guardando da un’altra parte. Poi, quando Tenya-kun e Shouto-kun si girano verso Uravity-san, a fare una domanda muta, lei sorride di nuovo, con un pochino più di luminosità e spiega: “All’esame d’ingresso mi ha salvata dall’enorme robot che valeva zero punti. Ho chiesto che i miei punti fossero divisi con lui, ma sembrava essere contro il regolamento. Il professor Mic mi ha detto di non preoccuparmi ma...” Il sorriso si incrina un po’, mentre giocherella con le dita. “Lui non è entrato alla UA.”

Izuku rimane in silenzio. Cerca di tenersi dalla maniglia del portone e di non fare troppo rumore, mentre guarda per terra. Riesce a sentire ogni suo respiro. Sente di fare troppo rumore. Magari dà fastidio. Dovrebbe tornare dentro casa e non aprire più la porta. Forse. Anche se non avrebbe senso. Alla fine sono venuti qui per lui. Sarebbe davvero troppo maleducato fare finta di niente adesso. O forse no. Non lo sa. Vuole solo morire.

Tenya-kun schiocca le dita. “Il ragazzo che si è gettato davanti al robot gigante. Quello che non la smetteva mai di parlare durante la presentazione del professor Present Mic” ripete automaticamente. Ha una voce strana. Izuku è nel panico. Vuole tornare dentro casa. Dovrebbe dire qualcosa. Non vuole dire niente. Non trova niente da dire. Cosa dovrebbe fare?

“È anche il tipo che mi ha aiutato durante l’attacco della settimana scorsa” aggiunge Shouto-kun. Si trova esattamente in mezzo a loro, con qualcosa in mano. Izuku ancora non lo guarda negli occhi, sta solo lì, in piedi, a guardare il nulla e a sperare di non star sudando troppo, di non fare nulla di sconveniente. Shouto-kun fa un gesto con la mano. Izuku non capisce.

“Quindi siamo venuti a dare un doppio ringraziamento!” esclama Tenya-kun muovendo le mani ad angolo retto.

Izuku si muove sul posto, mentre si morde l’interno delle guance. Decide che forse la cosa migliore è fare un mezzo inchino, per salutarli. “Vo-...” Si gratta la testa e prende un respiro profondo. Deve solo concentrarsi e tutto quanto andrà bene. Lo ha già fatto prima. Gli stanno sudando le mani e non sa come muoversi senza la sicurezza che potrebbe dire qualcosa che li potrebbe far arrabbiare. “Volete qualcosa da bere?” Le persone chiedono questo tipo di cose quando qualcuno viene a trovarli. Giusto? Izuku tiene le sopracciglia aggrottate e continua a guardare verso il basso.

“Non vorremmo disturbare” mormora Shouto-kun automaticamente. È una specie di rito questo? È strano e lo fa sentire in colpa sapere già i loro nomi. Loro probabilmente nemmeno si ricordavano della sua faccia. Come hanno fatto a ricordare quale era il suo appartamento? Cosa si fa? Cosa si fa? Cosa si fa? Dov’è finita la sua mamma, ora che ha bisogno di lei?

Izuku si asciuga il sudore sui pantaloni e si muove di lato, per lasciarli entrare in casa. “Nessun disturbo” risponde flebilmente e poi lancia un’occhiata a casa sua e corre verso camera sua, per chiudere la porta. I tre ragazzi, probabilmente per educazione, decidono di non dire niente e Izuku sente già di aver fatto un passo falso e di aver rovinato tutto. Anche se non sa esattamente che cosa potrebbe essere questo tutto. Stringe i pugni. Non vuole dare sui nervi a nessuno. Sta sudando.

I tre ragazzi si tolgono le scarpe e ripetono a turno di scusarli per il disturbo, mentre Izuku guarda da un’altra parte e si gratta il naso, a disagio. “È una torta” gli dice Shouto-kun, mostrandogli quello che ha in mano, mentre passa davanti a lui, rimanendo in piedi davanti alla porta.

Izuku non sa che cosa dovrebbe rispondere a questo quindi annuisce e ripete: “Grazie, non penso ci fosse il bisogno.” Sente la lingua impastata. Le persone davanti a lui sono delle brave persone, prova a ricordare. Non vogliono fargli del male, non sono venuti per insultarlo e potrebbero anche parlare, adesso, di cose gradevoli, di cose con cui si parla con le persone normali. Izuku si gratta la nuca e ride nervosamente. “Scusate” prova a dire. Sta guardando troppo il pavimento. Le persone normali non fanno così. “È solo che non capita tutti i giorni di avere degli eroi nel salotto. Faccio del tè. Così possiamo mangiare insieme la torta.” Tenere le mani occupate può aiutare. Sono a casa sua. Izuku sente come se fosse stato invaso. Sa che non è gentile pensarlo, tanto meno dirlo, quindi rimane in silenzio, mentre riempie il bollitore d’acqua.

“Avremmo dovuto portare due torte” continua a ripetere Tenya-kun. Izuku sente come l’acqua inizi a bollire sul bollitore ellettrico. Un rumore prima lieve, poi assordante che ha la sua fine quando c’è il click del bottone per fargli capire che l’acqua è pronta. Insieme al click del bollitore, qualcosa fa click anche nella testa di Izuku.

I nomi! Certo. Certo. I nomi. “Ah, deve...” Izuku chiude gli occhi. È al sicuro. Non ha fatto niente di sbagliato. Ce la può fare. Prende un respiro profondo. Si gira verso di loro, prima di prendere le tazze. “Sono Midoriya Izuku.” Giocherella con le dita sul bollitore. “Non mi sono mai presentato.” Ride ancora nervosamente, prendendo il bollitore tra le mani e versando l’acqua nelle diverse tazze.

Uravity-san si posa la mano sul petto, per indicarsi. “Io sono Uraraka Ochako” si presenta con una voce decisamente alta. Fa quasi paura. Izuku è felice di essersi concentrato sulla preparazione del tè. Sicuramente nessuno lo ha visto sobbalzare. “E loro due sono i miei compagni di classe: Iida Tenya-kun e Todoroki Shouto-kun.”

Izuku riesce ad alzare lo sguardo e forzare un sorriso quando i due ragazzi ripetono in coro piacere mentre si siedono al tavolo, poi torna a concentrarsi sui filtri del tè, che riempie di diverse foglie aromatiche. Preparare il tè quando è nervoso davanti ad alcune persone è un trucchetto che gli ha insegnato la sua mamma. Dà una spiegazione al mancato contatto visivo e gli dà modo di spendere da qualche parte la sua energia nervosa. Peccato che gli stiano tremando le mani violentemente. E lo sa che è un comportamento irrazionale. Lo sa. È questa la cosa peggiore. Sapere e non poterci fare proprio nulla.

“Izuku-kun” lo chiama Uravity-san. Izuku le lancia uno sguardo e inclina un pochino la testa. Uravity-san ha posato il mento sul tavolo e ha indicato il filtro che Izuku ha in mano. “Ti piace davvero tanto All Might, eh?” gli chiede con mezzo sorriso. Izuku aggrotta le sopracciglia e poi alza un lato delle labbra ricordandosi che non tutti hanno il filtro del tè a forma di All Might che grida Io sono qui!.

Shouto-kun ha annuito a questo punto. “Ha la stanza tappezzata di poster di All Might” mormora. E se questo ha fatto saltare da seduta Uravity-san, in un’eccitazione irrazionale, la stessa frase fa accigliare Tenya-kun, che scuote la testa con disapprovazione.

“Non dovresti dire quello che si trova nella stanza di una persona” lo sgrida, infatti. “Sono delle cose private.”

Shouto-kun gira la testa lentamente verso Teny-kun, per guardarlo e poi sbatte le palpebre. Sembra capire solo in questo momento, motivo per cui si gira di nuovo verso Izuku e fa un cenno della testa, forse per chiedere scusa. E questo gesto fa sentire tremendamente in colpa (e in pericolo) Izuku, che muove velocemente le mani davanti al viso, come per cancellare le ultime frasi che sono state dette, mentre scuote la testa.

“Non è niente, non è niente” continua a ripetere, forse a voce troppo alta. Poi ride nervosamente. Sta sempre ridendo nervosamente. “Non lo tengo nascosto. Adoro All Might. Era uno dei motivi per cui volevo entrare alla UA.” Si schiarisce la gola e continua a preparare i filtri, per poi passare le tazze ai tre eroi seduti davanti a lui. Per la posizione in cui si sono messi, sembra che stiano portando avanti un interrogatorio. Izuku si siede e si passa di nuovo le mani sui jeans, cercando di sorridere. “Alla fine All Might è davvero l’eroe di tutti quanti, no?” offre, guardando la sua tazza. “L’eroe che salva tutti con un sorriso” borbotta, stringendo le mani in un pugno.

“Già” risponde pigramente Shouto-kun e Izuku prende un respiro profondo. È ancora pronto a scappare o a combattere. Sa che non è razionale. Sa che non dovrebbe comportarsi così. Lo sa. Ma il suo corpo non vuole ascoltarlo. Il suo corpo sembra essere un essere a sé stante e lui lo detesta per questo.

“Che scuola frequenti?” chiede ancora Uravity-san, adesso dritta con la schiena e con le mani intorno alla tazza di tè. Lo chiede con una punta di senso di colpa, mentre si porta la tazza alle labbra per nascondere la sua espressione.

Izuku si morde l’interno delle guance e poi risponde: “Ah, uhm, sono uno studente della Nishimachi.”

C’è un momento di silenzio. Due momenti di silenzio. Tre momenti di silenzio. E Izuku, che già era nel panico, adesso sente la sa mente andare completamente in bianco per un secondo (in cui ancora nessuno sta dicendo niente) e poi iniziare a dargli tutti i peggiori scenari che potrebbero succedere in questo momento.

Potrebbero correre in camera sua e rendersi conto che ha un costume da eroe lì. Ma perché dovrebbero andare in camera sua?, si chiede Izuku, e il suo cervello risponde che non c’è nessun motivo. Anche se potrebbe succedere. Izuku detesta il suo cervello. Potrebbero essere delle persone che hanno un qualche risentimento per la sua scuola. Potrebbero volersi riprendere la torta o tirargliela in faccia gridando che è soltanto un essere inutile. Perché?, chiede ancora Izuku al suo cervello. E il suo cervello risponde: nessuna ragione. Beh, a meno che... Izuku vuole mettersi a piangere. Il suo cervello continua. Gli dice: qualcuno di loro potrebbe avere un’Unicità legata al fuoco e potrebbe farti male. Izuku si risponde che nessuno dei ragazzi seduto davanti a lui ha un’Unicità del genere. Nessuno di loro ha usato del fuoco durante il Festival Sportivo. Ma il suo cervello risponde: L’Unicità di Shouto-kun non si chiama Metà e Metà? Metà ghiaccio e metà...? Stringe i pugni, guarda verso il basso. Sente il naso pizzicargli e vuole davvero mettersi a piangere. Perché dovrebbero volergli fare del male, si chiede allora, per aggrapparsi al poco di lucidità che ancora ha. Il suo cervello risponde automaticamente: non hanno bisogno di una ragione. E Izuku non può ribattere a questo. Si passa una mano dietro l’orecchio, senza rendersene nemmeno conto. Sta per piangere.

“Non è vero” riesce a dire Uravity-san con la voce strozzata.

“La Nishimachi International School?” chiede Tenya-kun, alzando la voce. Fa paura. Fa davvero molta paura. Izuku è teso come una corda. Senza maschera non può difendersi. Come Izuku non può difendersi, e non può scappare. Come Izuku non è abbastanza. Lui non... “Quest’anno dicono che soltanto cinque studenti hanno superato l’esame di ammissione. E tu sei uno dei cinque?”

Izuku vorrebbe rispondere che vuole andare in bagno a vomitare. Si limita ad annuire. “È stata pura fortuna, io...”

“Non credo si possa entrare per fortuna” commenta Shouto-kun, ma la sua voce viene coperta da quella di Uravity-san che grida: “È vero che vi danno il permesso di studiare le Unicità dei pro hero? Dovresti usarci come tue cavie!”

Izuku giocherella con le dita. Sta cercando di non vomitare. Sta cercando di sembrare una persona normale. Sta cercando di non essere spaventato a morte. “Non mi è ancora permesso, in realtà e...” prova a dire, ma si ferma a metà frase, perché non sa come andare avanti e ha la bocca secca. Nemmeno un pochino di saliva. Nemmeno un pochino di concentrazione per continuare la conversazione. Vorrebbe solo che tutto questo finisse in fretta.

“Il motivo per cui siamo venuti qui, Midoriya-kun” inizia Tenya-kun, con una voce un pochino più posata e più formale. “È che vogliamo veramente ringraziarti di quello che hai fatto per noi. Fare in modo che i nostri compagni fossero al sicuro e che non si facessero male è compito di ogni membro della squadra assegnata al caso. E io e Uraraka-kun non siamo riusciti a proteggere un nostro compagno di squadra e di classe, nonché amico. In più, hai anche salvato Uraraka-kun durante l’esame di ammissione.”

Izuku si muove nervosamente sul posto, guardandosi intorno. “Uhm.”

“Quello che sto provando a dire è che sicuramente non pensavamo di ripagare il nostro debito morale con una sola torta e sappiamo che saremmo stati degli ingenui a pensarla in questo modo...”

“Dovevamo portare due torte” lo interrompe Uravity-san con una falsa espressione imbronciata. Deve starlo prendendo in giro, perché imita anche i gesti che poco prima Tenya-kun ha fatto con le braccia. Beh, non che a Tenya-kun sembri importare.

“Noi con te abbiamo un debito morale e non saremmo eroi se decidessimo di non ripagarlo.”

Izuku prende un respiro profondo, mentre continua a passarsi le mani sui jeans, ancora e ancora, cercando di calmarsi. Non sa come rispondere se non con una bugia. Lui sapeva cosa stava succedendo. Lui sapeva che c’era una battaglia sul suo palazzo. Sapeva che non poteva fare niente. Sapeva di essere frustrato. Non era lì per caso. Non ha aperto la finestra per caso. Non ha afferrato Shouto-kun perché passava di lì. Ma. “Non mi dovete niente. Ero lì per caso” dice, schiarendosi la gola. “Nel luogo giusto al momento giusto. Nient’altro. Ho solo fatto quello che avrebbe fatto chiunque.”

“Non necessariamente.”

“Almeno la seconda torta te la dobbiamo.”

“In quel momento” mormora Shouto-kun, attirando l’attenzione di Izuku. “Sembravi davvero All Might.”

Passa un attimo. Passano due attimi. Passano tre attimi. I tre attimi che bastano a far capire bene le parole che sono state dette. Passano pochissimi secondi. Forse solo due. Izuku sbatte le palpebre. Gli cadono due lacrime dagli occhi. Due lacrimoni, in realtà, che Izuku si pulisce via con un palmo della mano, velocemente. “Scusate” mormora, ruotando gli occhi, mentre tira su col naso e fa un gesto con una mano per evitare che lo vedano piangere. “Scusate.”

Uravity-san sbuffa una risata lieve e si muove verso Shouto-kun, mentre Tenya-kun continua a fissare Izuku, come se stesse facendo una delle cose più strane che lui abbia mai visto. “Beh” sussurra Uravity-san. “Penso che adesso non dovremo prendergli una seconda torta, uh?”

“Dovremmo prendergliene tre” risponde Tenya-kun. “Lo abbiamo fatto piangere, Uraraka-kun.”

 

#1 Curiosità: La perseveranza peccaminosa del Ragazzo Coniglio!!

Endeavour lo ha costretto a stare qui. Quindi, in un certo senso, Endeavour ha provato a ucciderlo. Se fosse morto, se in questo incidente Shouto perdesse tragicamente la vita, sarebbe tutta colpa di Endeavour e il suo spirito, pieno di rabbia e odio e vendetta lo avrebbe perseguitato per tutta la vita, insieme alla rabbia di suo fratello Natsuo, certo, ma c’è la possibilità che la sola rabbia di un figlio vivo non basti. Se Shouto morirà qui, deve dire, è abbastanza soddisfatto di sapere che almeno poi quest’odio finirà per fare qualcosa di utile. È tutta colpa di Endeavour se si trova qui, e non può usare la sua Unicità, può soltanto dirigere i civili verso le scale di emergenza e sperare che tutto vada bene.

Un attacco in grande scala non era stato certo parte dei piani di nessuno, continua a ripetergli una vocina dietro la sua testa. Non è colpa di suo padre. Non è colpa di nessuno, se non del criminale che ha deciso di mettere in pericolo le vite di milioni di innocenti. Shouto detesta questa stupida vocina. Continua a mostrare la via verso le scale d’emergenza ai civili, prova a contarli, spera che non entrino nel panico. Shouto non è All Might e nemmeno suo padre, Endeavour, è All Might. Le persone sono nel panico. Hanno paura. Non hanno la certezza di poter sopravvivere a questo attacco. E come dar loro torto? Nemmeno Shouto ne è così sicuro e sta già contemplando l’idea di diventare uno spirito vendicativo.

All Might sarebbe riuscito a salvare tutti.

Shouto si guarda intorno. I bambini, insieme ai loro tutori, sono stati accompagnati fuori dall’edificio. Con un po’ di fortuna, arriveranno a terra prima che ci sia un danno grave alla struttura e saranno in salvo. Le persone stanno provando a scendere il più velocemente e ordinatamente possibile. Shouto le guarda, prima di girarsi di nuovo verso il piano dell’edificio ed entrare, per assicurarsi che nessuno, davvero nessuno, rimanga indietro. Questo è un piano di lavoro. L’asilo è stato spostato ai piani più bassi, ma alcuni bambini erano saliti per mangiare insieme ai loro genitori. Era quello che doveva fare anche Shouto, in un certo senso. Essere il bravo figlio trofeo obbediente, da mostrare all’agenzia. Non è il momento di pensarci.

Shouto corre, aprendo le porte. Non sente nessun rumore. Dentro non sembra doverci essere nessuno. Ma deve essere sicuro. “C’è qualcuno?” grida, continuando a correre per i corridoi e aprire porte. Non risponde nessuno. Si ritrova a cercare sotto le scrivanie, dietro le sedie. Non è mai stato un tipo troppo scrupoloso, ma adesso, si dice, beh, non essere meticoloso vorrebbe dire perdere la vita di qualcuno. E lui non vuole che succeda.

C’è un nuovo colpo all’edificio. Persone che gridano sulle scale d’emergenza. Shouto saltella su un piede, per mantenere l’equilibrio, poi torna a correre. Non sembra esserci nessuno. Ha controllato. Non c’è nessuno. Quindi guarda nervosamente la porta verso le scale di emergenza e si morde il labbro inferiore. Poi lancia un’occhiata veloce alle sue spalle. Ha controllato. Non c’è nessuno. Nessuno è in pericolo, soltanto lui. Deve uscire di lì. C’è un altro colpo. Parte delle finestre a Est si frantumano, stanno lottando, lui non può farci niente. Ricostruiranno in poco tempo. Non c’è nessuno in questo piano. Deve uscire di lì.

Shouto prende un respiro profondo e stringe i pugni, correndo verso le scale di emergenza. La maggior parte dei civili è quasi arrivata a terra e c’è di nuovo questo tonfo, un’esplosione, che fa perdere l’equilibrio a Shouto. Se morisse qui la colpa andrebbe a Endeavour. Andrebbe a lui. Diventerebbe uno spirito vendicativo e potrebbe finalmente gridare e colpire e arrabbiarsi senza che nessuno gli possa dire niente. Non sembra una brutta idea morire. Tranne per il fatto che lo è.

Shouto spera di aver fatto bene il suo lavoro, di aver controllato, di aver portato in salvo i civili, perché ormai, del piano su cui si trovava, non rimane che cemento e terra. Le scale di emergenza si reggono per un miracolo della fisica e lui deve sbrigarsi a scendere ottanta piani, prima che crollino su loro stesse. Potrebbe usare il ghiaccio. Shouto guarda le scale di metallo. No. Il ghiaccio le renderebbe fragili. I civili che stanno ancora scendendo con l’aiuto dei pro sarebbero in pericolo. Deve solo correre. Non è mai stato troppo bravo a correre, ma può diventarlo. Scende due gradini alla volta, prova a non perdere l’equilibrio. C’è un altro tonfo, un’altra esplosione, un’altra scossa. Shouto fatica a mantenere l’equilibrio. Qualcuno grida.

Lo odia Endeavour. Spera tantissimo che la sua morte risvegli quel poco di coscienza che ha. Lo spera davvero. E poi sa che non è così. Perché qualcuno è già morto, in famiglia. Qualcuno è già andato via e non è cambiato niente.

Shouto forse dovrebbe affrontare il fatto che morire arrabbiato non lo porterà a niente. Non vorrebbe provarle, tutte queste emozioni. Non è colpa sua.

“È All Might!” grida qualcuno dalle strade. Shouto si guarda intorno. All Might? Allora non sono più in pericolo. All Might. Allora tutto andrà bene. Non c’è bisogno di preoccuparsi. Lui ha sempre salvato tutti. All Might è qui. Shouto sente di riuscire di nuovo a respirare. All Might ride. All Might è qui.

Si tiene alle scale di metallo. Se potesse usare il ghiaccio sarebbe meglio. Ma se usasse il ghiaccio ferirebbe le persone sotto di lui. I pro hero prendono i civili e li portano in salvo, lontano dall’edificio. Shouto sente gridare Sono tutti! Sono tutti! e vede come squadre di pro hero iniziano a portare via i civili. Se riuscissero a portarli via prima di un altro botto, forse. Pum.

Shouto si tiene alle scale. Sta pensando troppo. Non sta agendo abbastanza. Deve correre per salvarsi la vita. Non dovrebbe morire arrabbiato. Non dovrebbe morire in questo modo solo per dare fastidio a Endeavour. La sua vita dovrebbe valere più di così. O forse no? Sono i primi pensieri lucidi della giornata. Deve essere davver l’influenza di All Might a fargli pensare così. È davvero felice che sia arrivato.

Shouto prova a scendere più velocemente, ma non è mai stato troppo veloce. Alle corse, senza l’uso delle Unicità, arrivava sempre tra gli ultimi. I gradini, poi, non stanno aiutando molto. Deve correre per salvarsi la vita, ma non pensa che questo cambi molto le cose. E anche se sta correndo, anche se ha appena deciso che forse non vorrebbe diventare uno spirito maligno e vendicativo (anche se non ne è ancora sicuro del tutto), c’è un’altra esplosione e le scale di emergenza non reggono più. Collassano su loro stesse.

Shouto inizia a cadere.

Cadere senza preavviso da delle grandi altezze è un po’ come quando nelle montagne russe i carri iniziano ad andare più veloce, da zero a cento e poi ti butti nella discesa e il tuo stomaco sembra essere rimasto sulla cima della giostra. Più o meno così. E a Shouto stava iniziando a battere il cuore velocemente. Riesce a sentire ogni battito, pesante, come se fosse una specie di sentenza di morte. Pum. Pum. Pum. Pum pum. Pum pum pum. Pum pum pum pum. Sembra proprio che diventerà uno spirito vendicativo, dopo tutto. Questo finché, beh, non arriva lui.

Lo annuncia sempre questo bagliore verde, poi Shouto sente come due braccia lo afferrino dal busto, stringendolo verso un corpo sicuramente più minuto del suo. E poi sembra come se la persona che lo ha afferrato e che ha rallentato la sua caduta stia ridendo piano.

Shouto vede le orecchie verdi. Sbatte velocemente le palpebre. Si allontana un pochino dal corpo della persona che lo ha afferrato, giusto per essere sicuro, ma il Ragazzo Coniglio muove di nuovo la sua testa accanto alle clavicole, per potersi appoggiare a una parete ancora non crollata di qualche edificio vicino, mentre scivolano verso terra, lentamente, sempre più lentamente. “Scusa, potresti farti male” mormora mentre si prepara per saltare verso un’altra parete. “Dovremmo smetterla di incontrarci così” continua con mezzo sorriso.

Shouto sbuffa. Non sa se è una risata oppure se è un sospiro di sollievo. Forse qualcosa a metà. Il Ragazzo Coniglio lo posa a terra, per poi alzare il braccio e gridare: “Qui!” Poi si guarda intorno e corre verso il luogo del disastro, per aiutare i pro hero. Fa quello che avrebbe dovuto fare Shouto. Fa quello che...

“Grazie” grida Shouto, portandosi le mani accanto alle labbra. “Grazie!” grida più forte. Ed è un ringraziamento sincero. Shouto ci crede per davvero. Il Ragazzo Coniglio si gira verso di lui, per fargli un cenno di saluto con la mano, mentre un pro hero specializzato in soccorso prende Shouto per il braccio, per portarlo verso il campo di soccorso e poter controllare che non si fosse fatto male.

Nessuno sta fermando il Ragazzo Coniglio. Nessuno sta pensando a mettergli le manette addosso, fargli pagare dei crimini che non sono crimini. “Ora come ora” gli spiega il pro hero che si sta occupando di lui. “Salvare vite è la priorità. E se un cittadino preoccupato per l’incolumità delle persone nel posto in cui si trova vuole aiutarci, accettiamo il suo aiuto. Sembra che All Might...” Il pro hero non finisce la frase. Si ammutolisce, torna a medicare il braccio di Shouto, che non si era nemmeno reso conto di essersi fatto male. (Il pro hero è più lento a medicare di quanto lo sia Midoriya Izuku.)

Una scappatoia legale, pensa Shouto. Guarda il pro hero in silenzio. Anche suo padre non è in prigione per una scappatoia legale. Il mondo lo confonde.

 

#1 Curiosità: Midoriya Izuku è pronto a giurare di essere un ragazzo completamente normale!!

Izuku si sistema i capelli sopra l’orecchio destro con la mano e poi fa scivolare i libri sopra il suo banco nello zaino.

Fanno parte di questa classe esattamente cinque persone. Yamamoto Kaito, Harada Shun e Harada Amaya, Aoki Aya e lui, Midoriya Izuku. Visto il numero ridotto, sono seguiti dal professore esattamente come se fosse il loro tutor personale e Izuku deve fare i salti mortali per nascondere la sua routine a compagni di classe ma anche agli adulti che continuano a danzargli intorno. Nonostante il numero ridotto di ragazzi della sua età nella classe, però, Izuku sembra anche non riuscire a fare amici. Parlare col professore è semplice. Rispondere alle domande è ancora più semplice, quando non deve mentire, ma parlare con i suoi compagni di classe, avere una conversazione, sembra essere la cosa più difficile che lui abbia mai fatto in tutta la sua vita. E lui ha combattuto contro l’Hero Killer.

Sbuffa, sbattendo velocemente le palpebre e infilandosi una giacca a vento molto più grande di lui, nonostante non faccia poi così freddo, facendo scivolare la fascia che si era messo trai capelli perché non gli finissero in faccia mentre studiava in tasca. I suoi compagni di classe sono già andati via. I gemelli sono molto gentili, ogni tanto gli parlano e si siedono accanto a lui, durante il pranzo, Yamamoto-kun lo aiuta spesso con degli approfondimenti sulle Unicità e nessuno lo ha mai guardato male, quando iniziava le sue analisi, anzi. Molto spesso rispondevano e Izuku non ha mai pensato di poter comparare i suoi appunti con qualcun altro o con un professore che avesse davvero voglia di ascoltarlo. A volte Aoki-san gli sorride, mentre discutono. Nessuno gli ha mai gridato di stare in silenzio. Nessuno gli ha mai gridato contro, punto. Anche se credono che sia un Senza Unicità.

Izuku non si trova proprio male in questa scuola. Semplicemente non riesce a togliersi di dosso la sensazione che sarebbe dovuto essere alla UA, in questo momento, facendo dei corsi da eroe, facendo qualcosa che lo avrebbe effettivamente portato a poter diventare un eroe. E quindi si ritrova a tornare a casa da solo.

Si porta gli bretelle imbottite dello zaino sulle spalle e sbadiglia, iniziando a uscire dalla scuola, a un ritmo lento. I corridoi sono vuoti. Nessuno potrà fermarlo o fargli male. Va tutto bene. Izuku si sente meglio, quando è da solo.

Oggi è una giornata di riposo, secondo quello che gli ha detto All Might, ma potrebbe andare a trovarlo, per vedere come sta dopo l’attacco al centro di Tokyo. Sa che entrambi dovrebbero riposarsi e, se Izuku è così inquieto, probabilmente anche All Might, per un motivo o per un altro potrebbe essere inquieto. Da un pochino di tempo, ha iniziato a pensare che All Might non sta dormendo, che non si sta riposando abbastanza e si chiede se questo suo continuare a fare di più, più di quanto gli sia possibile, non sia un sintomo della sua sfiducia in Izuku e le sue abilità. Non lo ha mai detto ad alta voce. Vuole comunque andare a trovarlo. Non dovrebbe essere troppo difficile. Scuola non è nemmeno così lontana dal suo appartamento.

Izuku si infila le scarpe per uscire e si passa una mano trai capelli, cercando di tirare giù una ciocca di capelli che continua a sollevarglisi dietro l’orecchio. È irritante, in effetti. Preferirebbe che non lo facesse. Forse dovrebbe andare in bagno e bagnare la ciocca, per tirarla giù. Si passa ancora una volta la mano trai capelli. Tornare in bagno vorrebbe dire rimettersi di nuovo le scarpe e poi dovrebbe togliersi la giacca e poi di nuovo lo zaino e non lo sa se ha tutta la pazienza per prepararsi di nuovo. In più, potrebbe anche incontrare qualche persona e non saprebbe che cosa dovrebbe fare, in una situazione del genere.

Deve solo accettare l’irritazione di doversi mettere giù la ciocca ancora e ancora. Lo può accettare. Si stropiccia un occhio e inizia a camminare per andare verso casa di All Might. Due anni fa non avrebbe nemmeno pensato di poter pensare a una frase del genere e adesso, eccolo qua, può farlo, può pensarlo, può esserne felice.

Sta sbadigliando, quando sente qualcuno chiamarlo. “Izuku.” Semplice, molto intimo. Solo Izuku. Non esistono molte persone che lo chiamano in questo modo. Sua mamma. Un amico di infanzia che però non vede da tantissimo tempo. Nessun altro. Aggrotta le sopracciglia e guarda dritto davanti a sé. per vedere uno Shouto-kun che lo saluta con un cenno della mano e un’espressione neutra. E da rilassato, forse un pochino assonnato, Izuku sente come tutto il suo corpo si risvegli, come il suo corpo gli ricordi, ancora una volta, di quanto lui sia in pericolo.

Izuku deglutisce e prova a forzare un sorriso. Fa un cenno con la testa. “Buongiorno!” riesce a dire con la voce decisamente troppo alta. Cosa ci può fare Shouto-kun qui? Perché è qui? C’è la possibilità che sia veramente arrabbiato con lui? Che lui si sia reso conto che il giorno prima Izuku era nel luogo del disastro, che ha aiutato All Might e che era stato lui a portarlo giù dal palazzo che stava crollando su se stesso. Forse vuole minacciarlo. Forse vuole...

Shouto-kun lo osserva in silenzio, inclinando la testa. Ha le mani in tasca. “Tu sei un ragazzo intelligente, vero?” gli chiede, muovendosi per finire esattamente davanti a Izuku.

Anche alle medie iniziavano sempre così. Izuku non si sente al suo agio. Gli iniziano a sudare le mani. Non c’è nessuno in giro. Tutti sono andati a casa almeno mezz’ora fa. Izuku ha aspettato che non ci fosse nessuno, per potersi muovere più liberamente e adesso non c’è nessuno intorno. Adesso non può correre da nessuna parte. Alle medie iniziavano sempre in quello stesso modo. Tu sei un ragazzo intelligente, vero? E poi continuavano con frasi come E allora come mai continui a fare sempre lo stesso errore? O anche Allora perché non impari mai? Poi c’era solo dolore, nei suoi ricordi. Dolore alla pancia. Dolore al petto. Dolore dietro l’orecchio. Izuku chiude gli occhi e stringe i pugni. Non può difendersi, adesso. Non può scappare. Dovrebbe soltanto incassare. Incassare. Pensava di non aver pestato i piedi a nessuno. Gli dispiace. Vorrebbe poter dire che gli dispiace, ma non gli esce la voce, non sa che cosa dovrebbe fare.

Suda. Sente come parti del suo corpo siano troppo calde, e come la giacca che si è messo (per coprire le ferite, per coprire le cicatrici) non stia aiutando. Fa caldo alla base del collo. Fa caldo dietro alle orecchie. Fa male la pancia.

Cerca di tirare giù la ciocca che si è di nuovo alzata dietro l’orecchio. Shouto-kun sta aspettando una risposta. Lo osserva. Non sembra essersi reso conto di niente. Izuku vuole mettersi a piangere. Non può combattere, non può scappare. “Io...” inizia con la voce spezzata. “Non lo so.” Non riesce a respirare così bene. Sente come perde facilmente il respiro. Gli dispiace. Non sa per cosa. Ha la bocca secca. Vorrebbe poter bere qualcosa. Dovrebbe avere dell’acqua. Può bere? Farà arrabbiare Shouto-kun cercare dell’acqua adesso?

Shouto-kun annuisce lentamente. “A me hanno detto che sono intelligente, ma non trovo la soluzione a un problema” gli dice semplicemente. “E tu sei intelligente” continua puntando la scuola da cui sta uscendo. Izuku segue i suoi movimenti con le sopracciglia aggrottate. “Mi chiedevo se mi potessi aiutare a capire qualcosa.”

Izuku tiene le sopracciglia aggrottate. Shouto-kun fa questa domanda con un’espressione davvero tanto triste. I lati delle sue labbra sono curvi verso il basso e anche il suo sguardo non sembra essere così felice. Tutta la sua postura, tutto il suo linguaggio del corpo, sembra voler solo comunicare quanto dolore e quanta tristezza questo ragazzo si porta dietro. E, lo sa che è una cosa tremenda da dire, ma questo fa in modo che Izuku riesca di nuovo a respirare normalmente, mentre prova a sorridere. La paura che provava prima, il suo panico, scompare immediatamente, mandata via dalla sua voglia di aiutare qualcuno. Non vuole che un ragazzo che conosce sia così inconsolabile. Non riesce a sopportare l’idea.

Quindi si passa una mano trai capelli e si morde l’interno delle guance, prima di sorridere e mostrare la strada. “Sto andando a trovare un mio zio” gli dice lentamente, attirando l’attenzione del ragazzo. “Potresti accompagnarmi mentre mi racconti di questo tuo problema.” Ha mentito, ma solo per una buona causa. Non può certo dire a un alunno di All Might che conosce All Might. E comunque non gli crederebbe, vero?, perché All Might adesso non potrà certo stare nella sua muscle form. Quindi. Izuku inizia a camminare e Shouto-kun lo segue, dopo aver fatto un cenno veloce con la testa. “Non vorrei deluderti” continua Izuku, tenendo le mani intorno alle bretelle imbottite dello zaino. “Non sono davvero così intelligente, ma proverò ad aiutarti come meglio posso.”

“È importante anche che non stai diventando un eroe” gli dice Shouto-kun camminandogli al fianco, senza però guardarlo. Questo è strano. Izuku aggrotta le sopracciglia. “È importante perché ho chiesto ad alcuni miei compagni di classe e loro mi hanno dato la stessa risposta e una di loro mi ha detto che forse dovrei cercare un altro punto di vista. Tu fai parte degli studi scientifici del lavoro dell’eroe. Sei intelligente. Sei anche gentile. Per questo mi chiedevo se non mi potessi aiutare.”

“Hai qualche dubbio sulla tua carriera da eroe?” chiede Izuku, stando attento alle persone intorno a lui. Non può incontrare nessuno che conosce, adesso. Non è neanche possibile che, nel suo percorso per arrivare a All Might, possa incontrare Kacchan. Non riuscirebbe a vedere Kacchan, adesso. Spera che non sia ancora intorno alla zona della sua scuola. Lo spera per davvero.

Shouto-kun si gira verso di lui per la prima volta, per guardarlo negli occhi. Peccato che a Izuku il contatto visivo non sia mai piaciuto così tanto, motivo per cui continua a guardare dappertutto tranne che verso di lui. “Non sono mai stato sicuro di voler fare l’eroe” risponde sinceramente. Anche questo è strano. Izuku sbatte velocemente le palpebre. “Mio padre ha sempre voluto che io facessi l’eroe. Io non so che cosa voglio essere. So di non voler essere come lui, però.”

Sta passando una macchina e quindi Izuku si muove un pochino più vicino a Shouto-kun, per spingerlo più verso il marciapiede. Il padre vuole che lui sia un eroe. Todoroki Shouto. Quindi non può essere che il quartogenito di Todoroki Enji. Il figlio di Endeavour, il secondo nella classifica degli eroi del Giappone. Un eroe che è nello stesso spettro di All Might, ma con un’energia completamente opposta. All Might salva le persone con un sorriso. Endeavour salva le persone con le sopracciglia aggrottate e rabbia. “Tuo padre ti ha costretto a fare l’eroe” ripete Izuku, indicando la strada a sinistra perché la prendessero entrambi, senza fermarsi. “In effetti lui sembra quel tipo di persona che vede l’eroe come a una carriera e non un modo di essere” borbotta a voce un pochino più bassa. Conosce Shouto-kun dal Festival Sportivo. Sembrava assomigliargli. Aveva pensato sì, sembra essere il figlio di Endeavour, per quell’espressione arrabbiata, per quegli occhi pieni di rancore. Non assomiglia molto al ragazzo che gli sta camminando accanto. “Un qualcosa che fai durante i tuoi orari. Come dire, durante i tuoi turni. Timbri il cartellino, sei un eroe, timbri il cartellino, non lo sei più.”

Shouto-kun continua a guardarlo, seguendolo con quella sua espressione sconsolata. Non assomiglia a suo padre, questo ragazzo. Non assomiglia a suo padre nemmeno quel ragazzo che cadeva da un palazzo, ieri. (Forse quello che si era aggrappato alla finestra di Izuku sì, invece.)

“Io penso che un eroe sia più una cosa innata. O che comunque fa parte di te. Come il colore dei tuoi capelli o la forma delle tue mani.” Izuku sbuffa, giocherellando con le bretelle dello zaino. “Qualcuno una volta mi ha detto che essere un eroe è soltanto una questione di prendere atto di questa tua natura. Gli esseri umani -penso che gli esseri umani non siano cattivi per natura. La cattiveria, le persone che diventano criminali, fanno una scelta che è dettata da tante situazioni nella loro vita. A volte si parla di disperazione, a volte di vendetta. Come società dovremmo capire il motivo di questo ma, quello che voglio dire io è che chiunque può essere un eroe, in potenziale. Il vicino di casa che ti aiuta a trasferirti o l’insegnante che ha tanta pazienza e aiuta i suoi alunni a capire anche le materie più difficili. Tutti potrebbero essere eroi, tutti possono decidere di esserlo, perché tutti hanno il potere di farlo. E le persone come te hanno fatto questa scelta in un momento di stress, quando hanno visto qualcuno che soffre e hanno pensato no, non posso lasciare che questa cosa succeda."

Si fermano davanti al un semaforo. Sono arrivati finalmente alla via principale. Shouto-kun lo ascolta, continuando a guardarlo in silenzio. Ha una borsa a tracolla, la divisa della UA e le spalle curve. Ma i suoi occhi iniziano a sembrare vivi. Izuku forse sta usando le parole giuste. Non lo sa.

“È quella scelta che rende il potenziale un atto. Quella decisione che forse nemmeno ti ricordi di aver preso. In un’intervista” ecco che torna a mentire. “All Might ha detto che la maggior parte delle persone che sono eroi hanno detto che il loro primo atto eroico è stato aiutare una persona in difficoltà prima di riuscire a decidere a prendere la decisione consapevolmente. Un bambino che cade in un fiume, forse, un uomo che ha attraversato la strada senza guardare a destra o a sinistra, una donna che cade da palazzo. Aiutare una persona in difficoltà. Solo questo. E io penso che -Shouto-kun, tu ai miei occhi sei già un eroe, ho letto quello che hai fatto ieri e penso che sia stata una cosa molto bella, da parte tua, aiutare i pro nonostante anche tu fossi visto come un civile. Ma credo che un giorno -se vorrai essere un eroe un giorno, sentirai quella sensazione. E non ci sarà tuo padre che vuole che tu faccia qualcosa, non ci sarà la tua famiglia, non ci sarà nessun altro. Solo tu. Il tuo istinto. La tua decisione. E allora saprai. Credo che -non lo so, penso che alla nostra età molti ancora non sappiano quello che vogliono essere per davvero. È completamente normale.” Il semaforo è verde. Izuku torna a camminare. “Scusa” borbotta. “Sto farfugliando.”

Shouto-kun non risponde. Continua a seguirlo. “Perché credi che io sia un eroe?” gli chiede.

Izuku si morde l’interno delle guance. Fino a questo momento, ha incontrato Shouto-kun per ben cinque volte. E sì, fino a questo momento, in quanto Midoriya Izuku, non si è mai sentito veramente a suo agio con lui, ma... “Sembri una persona gentile” gli risponde. “Ieri hai aiutato a salvare un centinaio di persone. Sei rimasto fino a quando non sei stato sicuro che nessuno fosse rimasto indietro. Credo che tu possa essere un eroe.”

“Non fare.”

Izuku ride piano. Continua a guardare l’asfalto e non il viso di Shouto-kun. Non ha ancora il coraggio. Gli dispiace. Non riesce a farlo. “No. Non fare l’eroe. Endeavour fa l’eroe. Tu puoi essere un eroe. Se è quello che vuoi essere”

Shouto-kun torna a guardare a terra. Forse Izuku non stava proprio dicendo la cosa giusta, allora, motivo per cui si gratta la testa, e cerca di nuovo di portare giù la ciocca di capelli dietro all’orecchio. Continua ad alzarsi. Perché continua ad alzarsi? È così irritante.

“Tu non credi che mio padre sia un eroe” gli chiede Shouto-kun, con quello che sembra un mezzo sorriso.

“Ah” esclama Izuku con una smorfia. “Mi dispiace” continua, prendendo una ciocca della frangetta, per nascondere il viso. “Non sono un grande fan, purtroppo.”

“Per fortuna” risponde Shouto-kun, tornando a guardare la strada davanti a loro. “Non sa come trattare i suoi fan, lui.”

“È un eufemismo!” esclama Izuku, ruotando gli occhi. Endeavour sembra detestare i suoi fan. Endeavour sembra detestare chiunque stia salvando. Endeavour-lo mette a disagio, non lo fa sentire protetto, come invece un eroe dovrebbe farlo sentire. Ed è vero che l’esperienza alle medie e alle elementari gli ha lasciato il nervosismo e la paura di parlare, di interagire con gli altri, ma se con le persone normalmente per Izuku comunicare è affrontare un possibile dolore, pensare a Endeavour e a parlare con lui -deve essere come affrontare una sentenza di morte. “È come se fosse una gara, per lui, vero?” chiede, fissando la strada davanti a loro. Deglutisce, scuotendo un pochino l'anima testa. “Mi è sempre sembrato così. Come se non vedesse per davvero cos’ha davanti. Come se stesse perdendo, e lui odiasse perdere. E come se -se la prendesse con le persone sbagliate, per le sue sconfitte.” Izuku si morde l’interno delle guance. Non è lucido, parlando di Endeavour, se ne rende conto. Si rende conto che è un suo pregiudizio. Non ha mai incontrato Endeavour. Non lo ha mai veramente seguito. Gli ricorda Kacchan, però.

Ah.

Gli ricorda Kacchan.

Izuku si guarda nervosamente intorno, cercando di coprirsi l’orecchio, senza rendersene conto. Di solito ha più tempo. Si è tagliato i capelli di recente. Li hanno tagliati troppo. La fascetta che si mette a scuola piega i capelli all’insù, Harada-san lo ha già preso in giro per questo, lui è diventato rosso e non ha saputo che cosa ribattere. E lui adesso è nervoso. I capelli dovrebbero coprire l’orecchio. Non lo fanno. Non lo coprono. Se i capelli non coprono le orecchie, vuol dire che... Non si rende subito conto, quindi, di quello sguardo sorpreso di Shouto-kun. Del suo essere nervoso accanto a lui.

Shouto-kun è gentile, ma Izuku sta pur sempre parlando male di suo padre. Si sarebbe dovuto fermare prima. È un idiota. “Scusa” mormora. Continua a tirare giù il ciuffo di capelli. “Sto solo dicendo cose. Non volevo offenderti.”

“Non mi hai offeso” prova a dirgli Shouto-kun.

Izuku tiene lo sguardo basso, mentre continua a camminare e lascia andare il suo ciuffo disordinato. “Vorrei esserti d’aiuto” gli dice a bassa voce. Shouto-kun può sembrare simile a Endeavour e Kacchan. Durante il Festival Sportivo aveva il loro stesso sguardo. Ma ieri -ma oggi sembra più una persona spaventata, che una persona arrabbiata. Izuku vuole veramente aiutarlo. Vorrebbe veramente vederlo sorridere. “L’appartamento di mio zio è lì in fondo" mormora, indicando una porta col dito.

“Vive molto vicino alla tua scuola” fa notare Shouto-kun, grattandosi il naso.

Izuku scrolla le spalle. “È uno dei motivi per cui ho scelto il mio liceo.” Questa non è una bugia. La posizione della sua scuola lo aiuta durante le giornate di allenamento. Non dover prendere i mezzi pubblici per arrivare da All Might gli fa risparmiare tempo e, beh, gli dà questa stupida sicurezza che tutto andrà bene. Giocherella con le bretelle imbottite dello zaino. All Might è vicino a lui, quindi andrà tutto bene.

Shouto-kun prova di nuovo a guardarlo negli occhi, ma Izuku guarda prontamente da un’altra parte, provando a sorridere. “Strano motivo per scegliere una scuola di élite" gli dice ancora. E Izuku ride nervosamente. "Sei una persona curiosa.“

“Ah! No no no” farfuglia Izuku, muovendo le mani velocemente davanti al viso. “Sono una persona normale. Sono normalissimo davvero. Tengo molto a mio zio e volevo stargli vicino. Non pensavo di entrare a -sono normalissimo. E fortunato.”

Shouto-kun sbatte le palpebre lentamente e poi guarda il palazzo in cui vive All Might. “Dovrei andare” decide di dire, con un cenno della testa. Per salutare Izuku. All’inizio lui non aveva capito. Pensava volesse ancora parlare. O rimanere lì in silenzio, non lo sa. Ma Shouto-kun inizia a camminare via. Sta andando via. Non sembra giusto così. Doveva aiutarlo e ha iniziato a parlare male di suo padre. Non è stata una cosa molto carina.

“Ti ho aiutato?” chiede Izuku, alzandosi in punta di piedi, come se volesse raggiungerlo. Shouto-kun prova di nuovo a guardarlo negli occhi e Izuku gira la testa verso la strada, sentendosi lievemente in colpa. “Almeno un po’?” aggiunge incerto, chiudendo gli occhi. (Non è colpa di Shouto-kun.)(Izuku non riesce a guardare tutti negli occhi.)(Riesce a sostenere lo sguardo di All Might.)(Di sua mamma.)(Dei gemelli Harada, a volte.)(Ma di solito…)(È difficile.)(È così difficile.)(È così frustrante.)

“Oh.” Shouto-kun si gratta la nuca. “No, per niente” risponde, facendo venire voglia a Izuku di attraversare la strada senza guardare a destra e a sinistra. “Ma è vero che non ti ho fatto la domanda che volevo farti.”

Izuku aggrotta le sopracciglia. “Non era di questo che volevi parlarmi?” chiede, per essere sicuro di aver capito bene.

“Uh, no” ripete pazientemente Shouto-kun. “Ma vorrei sapere la tua opinione. Credo che tornerò domani, per potertene parlare.” Poi, di nuovo fa un cenno della testa e inizia ad andare via.

Izuku vorrebbe fermarlo, ma non sa cosa dovrebbe dirgli esattamente. Parliamone adesso? È una frase terribilmente banale e arrogante. Potrebbe farlo arrabbiare. Shouto-kun è una persona così gentile, Izuku non vuole che si arrabbi per colpa sua. Non vuole perdere il privilegio di vederlo essere gentile. Quindi decide di passarsi le mani sui jeans e lasciare che Shouto-kun torni a trovarlo. Alla fine, non gli dà poi così fastidio e sta avendo l’impressione, in questi ultimi due giorni, che Shouto-kun sia più indifeso di quanto sembri. Non può volergli fare del male. Spera. E Izuku pensa di poterlo aiutare. Spera.

Può solo sperare.

 

#1 Curiosità: Una relazione tra All Might e il Ragazzo Coniglio?!

Midoriya Izuku, pensa Shouto, è un ragazzo molto curioso.

Lo pensa mentre rimane seduto in un tavolo della mensa, in disparte, mangiando del soba e cercando di rimanere in disparte il più possibile dai membri della sua classe, che hanno deciso di sedersi accanto a lui. Uraraka, Iida, Tsuyu e Aoyama. Shouto non ha deciso di frequentare la UA per farsi degli amici. E non sa se loro lo considerano suo amico, in effetti, motivo per cui preferisce rimuginare su uno studente della Nishimachi che continua a ripetere di essere entrato, tra migliaia di studenti, per caso, e soltanto perché il liceo è vicino all’appartamento di un suo zio. Uno studente che sarebbe potuto entrare alla UA, continua a ripetere Uraraka, perché non ha seguito delle indicazioni, ha solo pensato a salvare una persona e non è questo quello che fanno i veri eroi?

La verità è che sembra che Midoriya Izuku abbia fatto sorgere dei dubbi anche a Iida e Uraraka su alcuni meccanismi dell’essere eroi. Ha dato solo un motivo in più a Shouto per essere insicuro sul voler essere davvero un eroe. Se la UA, uno dei colossi nella formazione, preferisce ammettere e quindi crescere degli studenti che hanno come idea soltanto vincere e non salvare, è molto vicina alla retorica di suo padre. La forza che vince su tutto. La vita che scende in secondo piano. E, tutte le persone in questa mensa, tutte le persone che hanno accettato questo sistema, sono più simili a Endeavour di quanto lo sia invece di All Might. In un certo senso, Midoriya Izuku è più vicino all’idea di eroe di All Might. In un certo senso, lo è anche il Ragazzo Coniglio.

Shouto sta provando a mangiare tranquillamente il suo soba, ma questo pensiero lo turba. Izuku ha detto che lui non sembra assomigliare a suo padre. Ha parlato di essere un eroe, non di fare. Doveva essere questo il senso dell’abolizione delle identità segrete. Un esempio di vita. Un eroe che è un eroe non si nasconde, non scompare, rimane lì, come simbolo anche nella sua vita privata. Deve essere estenuante. È un compito molto importante. Lui potrebbe farlo?

Le voci dei suoi compagni di classe sono incessanti. Non sono una classe unita, non sono una classe nemmeno sopra la media. Sono una classe. Si impegnano come classe. Stanno imparando a collaborare come classe. Sembra mancare qualcosa. Almeno. A lui sembra mancare qualcosa. E i suoi nuovi dubbi non lo spingono a voler essere davvero amico di nessuno adesso. Pensava di essere l’unico a poter diventare come suo padre, e poi ha scoperto che tutti loro potrebbero esserlo e...

Uraraka sembra essere una persona sincera. Ha già detto di essere qui per ottenere la licenza, per usare la sua Unicità e aiutare economicamente la sua famiglia. Questo non è essere un eroe. O è essere un eroe, ma non come vorrebbe la UA. E forse per questo a Shouto lei sta abbastanza simpatica. Non mente. È genuina. Ha provato a condividere i suoi punti con quelli di Izuku all’esame d’ingresso, quindi ha anche un senso del dovere e della giustizia. Shouto sta iniziando a pensare che ci siano regole che dovrebbero essere infrante e regole che dovrebbero essere abolite. Non lo aveva mai pensato prima. È davvero molto confuso. Ed è spaventato. E non sa che cosa fare.

“Non penso che abbia più di sedici anni” commenta Uraraka, seduta accanto a lui, scuotendo la testa e allungandosi per prendere il cellulare tra le mani di Iida. Osserva lo schermo e poi torna di nuovo a scuotere la testa. Non che a Shouto interessi. Soltanto che ha alzato la voce, gli ha gridato nell’orecchio. Non è stata molto educata. E Shouto sta anche per dirglielo, se non fosse che Uraraka si gira verso di lui e gli mostra l’immagine sul telefono di Iida. “Non è un pro. Non ha sicuramente la licenza. E continua a girare per la città a fare -cose.”

Shouto sbatte velocemente le palpebre, prendendo in mano il cellulare di Iida. Una fotografia sfocata, okay, un pochino granulata, certo, di una qualità discutibile, va bene, ma pur sempre una fotografia del Ragazzo Coniglio, che salta da un palazzo all’altro, avvolto dal suo bagliore verde, mentre le orecchie del costume volano di qua e di là. Il titolo dell’articolo è: La pericolosità del Vigilantismo? Shouto passa un dito sullo schermo, per vedere quanto potesse essere lungo e se parlasse esclusivamente del Ragazzo Coniglio, o di altri vigilanti. Va a finire che l’articolo parte dalle apparizioni del Ragazzo Coniglio, che la giornalista, Tsukauchi Makoto, chiama il Coniglio Lunare. È un articolo che sarebbe dovuto uscire, forse, una settimana fa. La grande apparizione del Ragazzo Coniglio, o Coniglio Lunare, Shouto non sa decidere adesso, è stata durante la battaglia a Tokyo, quando Endeavour ha gridato contro All Might per avergli rubato la scena, mentre All Might continuava a ridere (e Shouto continuava a cercare il Ragazzo Coniglio dappertutto).

“È un vigilante” continua Uraraka. “So che sta provando a fare delle cose buone, ma non può pensare di comportarsi pensando di essere al di sopra della legge. Ci sono delle regole. Delle leggi. Vero, Iida-kun?”

Nell’articolo, la giornalista Tsukauchi-san sembra essere contraria al vigilantismo solo nelle prime due frasi, in cui parla di un problema simile a quello sollevato da Uraraka. Shouto legge velocemente. Tsukauchi-san pensa che l’arrivo del Coniglio Lunare (così chiamato perché compare prevalentemente di notte, dopo il sorgere della luna) sia un sintomo di quello che tutti quanti loro pensano essere sbagliato nella società di oggi. Ci sono scuole di eroi, ci sono corsi, esami ed essere un eroe è molto simile al lavoro che prima dovevano svolgere i poliziotti. Il lavoro sul campo. Il vigilantismo è sicuramente un problema, dice lei. Riporta i casi di Stain, certo, che era partito come un vigilante che ha perso la sua bussola morale, ma anche quello di Knucle-Duster, che era un eroe, ma che una volta privato della sua Unicità non è stato protetto dale leggi che difendeva. Parla di un piccolo vigilante di nome Gentle Man, che non si muoveva in luoghi violenti, che aiutava nel soccorso e che non aveva mai usato la sua Unicità se non per pura auto-difesa, che comunque era stato portato in tribunale e punito. E per cosa?

Mettere in dubbio le leggi adesso, dare ragione alla giornalista, sarebbe come sputare nel piatto di Iida. È l’unico motivo per cui Shouto decide di non dire nulla e continuare a leggere in silenzio. Gli lancia uno sguardo, velocemente. Non sembra ancora essersi stabilizzato dopo l’incidente di Ingenium.

Tsukauchi-san usa l’esempio del Coniglio Lunare per chiedersi quanto sia giusta la struttura della Società Eroica. Il Coniglio Lunare non fa nulla di male. Prima di salvare le persone, nonostante la sua impazienza, corre da un pro, per chiedergli se può aiutare usando la sua Unicità. È quello che ha fatto anche a Tokyo, secondo le fonti della giornalista. È anche il motivo per cui è riuscito a salvare un civile (parla di Shouto) appena in tempo. Perché prima chiede il permesso, prima chiede che un pro gli dia una licenza più che provvisoria, per non dover distrarre i pro dal loro compito di salvare le persone. Con questa piccola scappatoia legale, il Coniglio Lunare ha evitato più volte di venire incarcerato. Eppure è contato come un vigilante. Tsukauchi-san continua la sua analisi parlando della formazione degli eroi. La maggior parte dei pro inizia la sua formazione a quindici anni, al massimo sedici. Ma se il lavoro dell’eroe copre il lavoro che negli anni prima delle Unicità era stata affidata ai poliziotti, è impensabile che dei ragazzi fossero militarizzati ancora prima di poter decidere che cosa vogliono davvero fare della vita.

Il corpo di polizia viene sottoposto a degli allenamenti nelle accademie, viene sottoposto a test fisici, ma soprattutto mentali, psicologici. Il corpo di polizia conosce una vita al di fuori del corpo di polizia. Non sono alienati, conoscono altri lavori, stili di vita, altre scelte che possono essere fatte. Gli eroi non devono superare nessun test, per colpa della militarizzazione delle scuole, che non ha senso nel loro paese. Nemmeno all’inizio dell’Era degli Eroi ci sono stati attacchi in vasta scala, crimini violenti in vasca scala, ma il paese ha iniziato a comportarsi come se fosse in guerra, dando un’interpretazione della storia e capovolgendo le primarie paure di chi era Senza Unicità, rendendo i Senza Unicità dei reitti della società perché non possono difenderla. Tsukauchi-san chiede: è davvero giusto così? Mettere dei ragazzi sotto pressione, o in pericolo di vita, nel periodo più delicato della loro vita, quando ancora la loro bussola morale è in formazione, quando ancora il mondo sembra essere bianco o nero, va veramente bene? Far loro credere che esiste soltanto una verità, va veramente bene? Discriminare i Senza Unicità, che invece dovrebbero essere i cittadini più protetti, va davvero bene?

Il Coniglio Lunare sembra avere l’età dei ragazzi più giovani nelle scuole di eroi.

Shouto aggrotta le sopracciglia. Uraraka sta dicendo qualcosa, con le braccia incrociate. Shouto sente: “Io non me lo sono mai chiesta, perché non è quello che volevo essere.” Motivo per cui Shouto alza lo sguardo per osservare lo sguardo serio della ragazza, il suo sguardo infantile che affronta quello impassibile di Iida. “Ma tu non dovresti esserne più sicuro su cosa vuol dire essere un eroe?”

Uraraka è ingiusta. Motivo per cui Shouto scuote la testa, dicendole: “Non sei molto giusta a parlargli così.” Mette giù il cellulare, tenendo il segno sulla riga dell’articolo che doveva continuare a leggere, per poi mormorare: “È normale non sapere ancora che tipo di eroe vogliamo diventare.”

“E su quello che non vogliamo diventare?” chiede Uraraka, alzando le sopracciglia.

Shouto sbatte velocemente le palpebre e immagina che lei abbia ragione. Scrolla le spalle. Torna all’articolo. Tsukauchi-san continua la sua analisi scrivendo che il Coniglio Lunare deve avere più o meno l’età degli studenti più giovani nelle scuole di eroi. Deve avere quindici anni, al massimo sedici. Anche se sembra essere più minuto. Forse è anche più piccolo. La differenza tra il Coniglio Lunare, scrive lei, e i ragazzi nei licei di eroi è che il Coniglio Lunare non verrà incastrato in un cammino che non vuole continuare. Se un giorno il Coniglio Lunare non facesse più l’eroe (Tsukauchi-san è la prima adulta che parla di meriti, quando parla di lui, non di colpe), potrà seguire la strada che preferisce senza ripercussioni. Negli anni della sua formazione, potrà decidere che cosa essere, conoscere altre strade, altri modi di parlare, altre modalità di vita, potrà parlare con le persone senza sentire il costante peso dello sguardo del mondo adulto che sta già pensando a come venderlo a delle agenzie di eroi, o al pubblico vasto. Il Coniglio Lunare è più libero dei futuri eroi del Giappone. E non sta facendo nulla di male.

Shouto tiene le sopracciglia aggrottate e si guarda le mani intensamente. Sì, è vero. Il Ragazzo Coniglio, o il Coniglio Lunare, o come altro lo vogliono chiamare, è più libero di quanto lo sia lui. Di quanto lo sarà mai. Ma vuole il suo stesso peso. Forse per questo gli ha detto che un giorno sarà un eroe. Non farà. Sarà.

“Un vigilante è un vigilante” decide di dire Iida, guardando il suo piatto vuoto. “Non possiamo fare niente per cambiarlo.”

Nella parte finale dell’articolo, in quelle che sembrano essere delle note da parte di Tsukauchi-san, ci sono molte foto del Coniglio Lunare accanto a All Might. Sembra che la giornalista stia investigando su una possibile relazione tra loro. In effetti, la maggior parte delle volte, il Coniglio Lunare, c’è scritto, chiede la licenza di combattere a All Might stesso, che gliela offre senza riserve, dimostrando molta fiducia nei suoi confronti. Tsukauchi-san non sembra avere ancora abbastanza elementi per poter fare un vero e proprio articolo, ma questo pasta per mettere la pulce nell’orecchio a Shouto.

Shouto passa il cellulare di nuovo a Iida, che continua a guardare verso il basso, con quella sua aria seria e in conflitto. “Non credo però” dice con una voce solenne, attirando di nuovo l’attenzione di Shouto e Uraraka. “Continuo a non credere che il Coniglio Lunare debba essere considerato un vigilante.”

Uraraka torna a scuotere la testa. “Le regole devono valere per tutti” gli risponde, posando la guancia sul palmo della mano. “Se andiamo di caso in caso, a decidere chi può infrangere le regole e chi no.”

“Ma non lo stiamo facendo già?” chiede Shouto, giocherellando con le dita. “Noi non siamo qui, per poter diventare persone che infrangeranno le regole?”

Uraraka si ammutolisce. Iida gli lancia uno sguardo di rimprovero. Shouto abbassa lo sguardo. Lui voleva soltanto mangiare il suo soba in silenzio. Sono loro che lo hanno trascinato in questo discorso. Si morde il labbro inferiore e torna a mangiare.


 

#1 Curiosità: Gli allievi della Nishimachi!!

Izuku è così preso a sistemare i dettagli, che non si rende conto delle persone intorno a lui. Sa che ci sono Harada-kun e Yamamoto-kun, ovviamente, e sa che stanno lavorando insieme al loro progetto. Lo sa. Ma è così rilassato, mentre devono concentrarsi su qualcosa, che non pensa ai capelli che tiene indietro con la fascetta, non pensa agli sguardi curiosi di chi passa per le strade e non pensa nemmeno al risultare come un peso per i suoi compagni di progetto. Perché sta aiutando. Perché la sua presenza qui è voluta e perché è utile. Izuku sta risultando utile.

Si è tolto la giacca, mostrando, per la prima volta in questi due lunghi mesi, il suo braccio pieno di cicatrici. E non ci ha pensato. Yamamoto-kun e Harada-kun non hanno fatto nemmeno una domanda sul suo braccio, o sul suo orecchio, così come non hanno mai fatto domande su quella brutta macchia dietro l’orecchio destro. Izuku non se n’è reso conto immediatamente. La mancanza di domande non era esattamente qualcosa a cui era abituato. Sua mamma non fa che piangere, mentre gli controlla braccia e gambe e orecchie, quando torna a casa, continuando a ripetere che non deve farsi del male, che il suo corpo è importante, che sa che hanno un rapporto molto complicato lui e il suo corpo ma che lui abita lì, che deve fare in modo di trattarsi con rispetto e tante altre cose. Che i suoi compagni di classe non abbiano fatto domande, lo ha rassicurato, quando si è reso conto, stupidamente, di essersi tolto la giacca per il caldo, di aver mosso i capelli per poter vedere bene davanti a lui.

Il progetto è il primo lavoro manuale e di gruppo dell’anno. Sapere come usare le Unicità altrui sembra essere una competenza basilare, per frequentare il corso, e Izuku è abbastanza fortunato, perché uno dei suoi passatempi preferiti è inventare dei modi per usare le Unicità altrui. Il fatto che fosse ancora ufficialmente un Senza Unicità, non ha dato a Izuku nessuna scusa per non partecipare alla sfida. E quando la professoressa Abe ha chiesto quali fossero i gruppi e Izuku non aveva saputo rispondere, i suoi compagni di classe lo hanno invitato volontariamente nei loro gruppi. Tutti e quattro, lo hanno fatto. Senza essere costretti, senza dire nemmeno una cattiveria prima di farlo e senza nemmeno sbuffare. Izuku ha abbassato lo sguardo e ha sentito come il naso gli avesse iniziato a pizzicare, per poi fare un mezzo inchino, ringraziandoli per la loro gentilezza. Ha provato a non piangere.

Non era gentilezza, però. Aoki-san glielo ha spiegato chiaramente. Izuku non è stupido. Izuku non è inutile. Izuku riesce ad analizzare Unicità e situazione più profondamente di quanto potessero fare loro. Non era gentilezza. Izuku è un elemento prezioso. È stato questo a farlo piangere, facendo entrare nel panico i compagni di classe, mentre lui continuava a chiedere scusa ancora e ancora, aumentando il panico nella classe.

I gruppi, ha deciso la professoressa Abe, sarebbero stati decisi a rotazione, così avrebbero potuto lavorare in diverse combinazioni. Dovrebbe aiutare, secondo lei, alla formazioni di collegamenti tra di loro. In fondo, è difficile che persone come loro rimangano senza lavoro, o senza connessioni nel mondo degli eroi.

Izuku si porta una matita in bocca, per non perderla in seguito, e posa una mano sul pezzo di metallo su cui ha appena fatto un segno e lancia un’occhiata verso l’alto. “Yamamoto-kun” chiama, afferrando con la mano libera la matita che gli sarebbe potuta cadere. Quando vede il ragazzo comparire da sotto la macchina, gli fa cenno di avvicinarsi. Gli chiede: “Potresti saldare qui?” E Yamamoto-kun sbatte un pochino le palpebre, prima di alzarsi in piedi da terra, togliersi dell’erba dai pantaloni e posare la mano dove Izuku gli ha indicato. Poi Izuku sorride e Yamamoto-kun inclina un pochino la testa, sorpreso, in un primo momento, poi però sorride anche lui. “Grazie.”

Yamamoto-kun arriccia il naso, ruotando gli occhi. “Ti pare” gli risponde, prima di sedersi vicino a lui e sbuffare. “Sei tutto un personaggio, tu, eh?”

Izuku non sa esattamente che cosa vuole dire, in realtà. Abbassa un pochino lo sguardo e passa la mano sulla parte appena saldata da Yamamoto-kun, prima di di girarsi verso di lui. “La tua Unicità lavora a livello di atomi oppure usa il calore per fissare le cose?” chiede. La parte dove tiene la mano non sembra essere troppo calda. Per una fissione nucleare ci dovrebbe essere abbastanza calore da rendere instabili gli atomi. “Se fosse una questione di calore, dovrebbe voler dire che tu hai una temperatura corporea molto più alta della mia.”

Yamamoto-kun torna a sorridere, girandosi verso di lui e mostrandogli la mano. “Tocca, allora” lo invita, con un cenno della testa.

Izuku aggrotta le sopracciglia. Alle persone non piace essere toccate da lui. Da quando era piccolo, non ha abbracciato o tenuto per mano nessuno. All’inizio si usava la scusa delle mani sudate. Secondo i bambini con cui giocava, Izuku sudava tantissimo ed era fastidioso tenergli le mani appiccicose, sporche di terra. La cosa non funzionava con Kacchan, però. Lui anche sudava tantissimo e come cosa ha solo senso, perché la sua Unicità si basa su di lui e sul suo sudore. Che il suo corpo si preparasse al suo uso, faceva solo parte della sua biologia. La sua mano non era disgustosa, come invece lo era quella di Izuku. (Deku, Deku)(sente ancora le voci dei bambini che lo chiamano così)(Deku, Deku)(Sente ancora Kacchan chiamarlo così.)(Deku). Izuku si passa inconsapevolmente una mano dietro l’orecchio. Quando è stato chiaro che lui non avrebbe mai avuto una sua vera Unicità, le scuse sono diventate diverse da parte dei bambini più gentili, e da parte di quelli meno gentili, non c’erano scuse, solo la cruda verità. I Senza Unicità sono disgustosi. Potrebbero essere contagiosi. I Senza Unicità sono da tenere lontani. I Senza Unicità sono -inutili, stupidi, disgustosi.

Yamamoto-kun muove la mano, per risvegliare Izuku dai suoi pensieri. E Izuku si ritira un pochino, nascondendosi nelle sue spalle, prima di toccare il palmo della sua mano e rendersi conto che le loro temperature non sono poi così differenti. “Lavori a livello di atomi” mormora quindi, sbattendo le palpebre velocemente. “Ha senso. Se avessi una temperatura superiore ai quaranta gradi moriresti. Sarebbe stata un’Unicità più legata al calore che alla fissione.” Tira subito indietro la mano e torna a guardare il loro progetto, intensamente.

Yamamoto-kun sospira. Izuku deve aver fatto qualcosa di sbagliato. Non doveva toccare la sua mano, lo sapeva. Gli dispiace. Dovrebbe dirlo. Si morde l’interno delle guance. Dovrebbe poter dire qualcosa. Sta diventando sempre più consapevole dello spazio che prende. Sta iniziando a sudare. Ad entrare nel panico a... “In realtà, non è nemmeno un’Unicità legata alla fissione. Per parlare di fissione dovrei spendere più energia di quanta ne ho in corpo. Ci sono delle Unicità che incorporano dentro di loro l’energia. Nel senso, dentro le cellule, ma il mio non è quel tipo di Unicità” gli spiega Yamamoto-kun. Non sembra essere arrabbiato e Izuku si gira verso di lui, senza mantenere il contatto visivo, però. “Ho scoperto che ha più a che fare con la trasformazione.“

Izuku sbatte velocemente le palpebre. “Una metamorfosi indotta?” gli chiede, alzandosi sulle ginocchia. “Quindi ti muovi veramente al livello degli atomi. O di cellule? Ti muovi durante la replicazione del DNA? Come se... Pensavo che fosse una questione più di elementi. Ma vuol dire che i tuoi atomi sono instabili nell’ultimo strato cutaneo, vero? Hanno problemi a legarsi, vuol dire anche che devi usare delle creme particolari? Come fai quando devi afferrare le cose? Non dovrebbe renderti impermeabile? Come fai a controllarlo? È un’Unicità imprevedibile? È instabile? Oppure è una questione di mutazione indotta? Ma avrebbe senso solo con gli esseri viventi, questo… forse quindi…”

Yamamoto-kun assottiglia lo sguardo, mentre arriccia il naso, con un sorriso. “Ti va di vedere quanto instabili possono essere?”

Izuku sgrana gli occhi, iniziando ad annuire con forza, perché, ugh, è una delle cose buone di passare il tempo con delle persone che hanno deciso di essere degli scienziati. Sono pazzi. Sono imprevedibili. Sono creativi. E Yamamoto-kun a riso un po’, alzandosi in piedi e gridando: “Shun! Dobbiamo fare la cosa che avevamo detto che avremmo fatto!”

Harada-kun salta sulla scatola metallica che hanno costruito con un sorriso, per poi atterrare proprio davanti a Izuku, che sobbalza sul posto, tirandosi indietro. “Sono pronto” annuncia Harada-kun con un’aria solenne. Poi però abbassa lo sguardo verso Izuku e sorride, facendogli l’occhiolino. “Lo ha chiesto lui? Glielo hai chiesto tu? Sono almeno due settimane che volevo fartelo vedere, ma Kaito continua a ripetere no no deve uscire fuori naturalmente. Una vera noia. Lo hai chiesto tu?”

Izuku prova a sorridere, guardando da un’altra parte, mentre si gratta la nuca. “Beh, io...”

Harada-kun si siede accanto a lui, proprio davanti a Yamamoto-kun, e gli dà una pacca sulla spalla, che quasi gli fa perdere il respiro, mentre ride rumorosamente. “Rifatti gli occhi, Midoriya, perché adesso ti farò vedere una delle cose più incredibili che tu abbia mai visto in tutta la tua vita!” esclama ancora Harada-kun, mostrando i palmi.

L’Unicità di Harada-kun. Izuku aggrotta le sopracciglia. Le Unicità dei gemelli Harada sono complementari e non sono per nulla offensivi, motivo per cui hanno deciso di studiare in una base più teorica, piuttosto che pratica. Ricordano anche il potere di un paio di gemelli in alcuni fumetti occidentali, visto che hanno a che fare con la metamorfosi. Harada-kun ha confessato che non è in grado di controllare le sue trasformazioni, a meno che non ci sia qualcuno con lui, che lo riporti in sé, di solito sua sorella. Anche perché, sembra, una volta imitata la cosa o persona che viene toccata, Harada-kun perde la memoria della sua vita precedente, ottenendo invece i ricordi dell persona (o cosa) di cui ha preso le sembianze. Se le Unicità di Harada-kun e Yamamoto-kun sono davvero così instabili, vuol dire che un qualsiasi contatto tra loro -se Yamamoto-kun conduce una metamorfosi attraverso l’instabilità dei suoi atomi e Harada-kun non ha controllo sulla sua metamorfosi vuol dire che...

Harada-kun prende di forza la mano di Yamamoto-kun e tra loro si crea una piccola esplosione che fa sobbalzare Izuku, che si tira indietro immediatamente, preparandosi a sentire del dolore. Si porta le mani sulle orecchie appena in tempo. E inizia a battergli velocemente il cuore. E pensa si sono fatti male. Si sono fatti male. Si sono fatti male. Devono essersi fatti male. E lui non ha fatto niente per fermali. Si sono fatti male e... solo che Harada-kun e Yamamoto-kun sono scoppiati a ridere. Izuku sente come se il tempo si fosse fermato. C’è lui, che è completamente nel panico e ci sono i suoi compagni di classe, che stanno ridendo e che non si sono fatti niente. Stanno bene. E ridono, coi capelli che si sono alzati in aria, come se la troppa elettricità avesse dato loro la forza di combattere e sconfiggere la gravità.

E Izuku si calma.

Guarda Yamamoto-kun e Harada-kun che si tengono la mano e fanno una specie di balletto davanti a lui, mentre gli atomi di Harada-kun stanno decidendo che forma fargli prendere, creando una specie di essere a metà tra Harada-kun stesso e un polpo, cosa che rende il loro ondulante balletto ancora più esilarante.

Izuku si lascia sfuggire una risata sbuffata, prima di scoppiare a ridere a voce alta, portandosi una mano sulle labbra. Yamamoto-kun e Harada-kun sbattono le palpebre, sorpresi, per poi ridere, insieme a lui. “Ti ho detto che sarebbe stata una delle cose più incredibili che avresti mai visto, sì o no?” grida Harada-kun, portandosi le mani sui fianchi. La sua forma inizia di nuovo a stabilizzarsi e Yamamoto-kun scuote la testa. “Unicità del genere sarebbero sprecate con gli eroi, uh?”

Izuku alza un lato delle labbra, posando parte del suo corpo sulla mano posata tra l’erba. Le Unicità non sono molto gettonate tra gli eroi, ma non per questo sono così poco frequenti. Yamamoto-kun e Harada-kun hanno soltanto più lo spirito della scoperta, che della battaglia. Tutto qui. Ma questo non riesce a dirglielo. Yamamoto-kun si sta sedendo accanto a lui, quando si ferma e assottiglia lo sguardo, cercando di guardare qualcosa alle spalle di Izuku, che quindi decide di girarsi e guardare anche lui nella stessa direzione.

All’entrata della scuola, poco lontano, ci sono Shouto-kun e Uravity-san, che si guardano intorno, probabilmente cercandolo.

Izuku sbatte velocemente le palpebre e torna a guardare Yamamoto-kun e Harada-kun, prima di portarsi velocemente le mani sulle orecchie e rendersi conto di quanto fosse vulnerabile in quel momento. Sbarra gli occhi e si strappa dalla testa la fascia e inizia a tirare giù i capelli, sotto lo sguardo di Yamamoto-kun, che tiene le sopracciglia aggrottate. I capelli non stanno crescendo. I ciuffi che si piegano verso l’alto non coprono la cicatrice. E il giubbotto -si è tolto la giacca e dovrebbe...

Harada-kun gli passa prontamente la giacca e Izuku fa un cenno con la testa, mentre se la infila in fretta e furia, senza nemmeno rendersi conto di averla messa al contrario. Poi chiude gli occhi, dandosi dell’idiota, mentre se la sfila e prova a rimetterla in fretta e furia. “Mi dispiace io...” inizia a dire, anche se non sa che cos’altro dovrebbe dire, quindi tira di nuovo giù le spalle e sbuffa, stropicciandosi un occhio. Cerca di tenere giù i capelli. Deve provare a farli stare...

“Non dovresti nasconderti dai tuoi amici” gli dice Yamamoto-kun, con la testa inclinata e un’espressione abbastanza triste. Izuku abbassa lo sguardo, cercando di sistemarsi la giacca, per nascondere le cicatrici almeno delle braccia. Per la mano non può farci niente, ma è difficile che le persone la notino e... Si gratta nervosamente il retro del collo.

“Non penso che mi considerino loro amico” gli dice, cercando di forzare un sorriso. “E non mi sto nascondendo” risponde a bassa voce, continuando a guardare per terra. Ride nervosamente, mentre prova a sistemarsi la giacca. “Torno subito, scusate” dice loro, continuando a tirare giù i ciuffi dei capelli e Yamamoto-kun fa un sorriso forzato e Izuku deve aver davvero fatto delle cattiverie, per renderlo così triste e gli dispiace, gli dispiace per davvero. Fa un cenno a Harada-kun e poi si gira verso l’entrata della scuola, per correre verso Uravity-san e Shouto-kun.

Non si sta nascondendo.

Izuku stringe i pugni.

Non si sta nascondendo.

 

#1 Curiosità: Il Coniglio Lunare!!

Sta proprio sopra il tetto di casa sua.

Shouto aggrotta le sopracciglia e guarda verso l’alto, cercando di mettere a fuoco la figura davanti a lui. Se n’è reso conto mentre cercava un po’ d’aria in giardino. Fuyumi non parla molto e Natsuo non è mai a casa. Grazie al cielo, nemmeno Endeavour è mai a casa e per quanto Shouto abbia parlato dei suoi dubbi sull’essere eroe non riesce ad arrivare a una soluzione. La presenza di Uraraka oggi e la sua posizione per quello che riguarda i vigilanti, ha fermato Shouto dal poter fare la domanda che voleva fare a Izuku. Ma deve dire che è ancora scosso e forse nemmeno se fossero stati soli sarebbe riuscito a fare o chiedere qualcosa. Si è chiesto, quindi, se prima di poterne parlare con qualcuno, non dovesse essere sicuro di quello che lui stesso voleva sentirsi dire, non volesse avere una sua opinione.

Una sua opinione non è mai stata richiesta. Forse per questo non ne ha mai data una, non ne ha mai articolata nemmeno una. E tutto questo pensare gli ha fatto venire mal di testa. Non sa che cosa dovrebbe fare, quando gli viene mal di testa.

Adora mettersi la mano fredda in testa, quando gli fa male. Gli dà un senso di sollievo. Non sa esattamente perché. Forse è qualcosa che faceva la sua mamma, forse invece lo ha iniziato a fare una notte, da solo, mentre fissava il vuoto in camera sua e aveva fatto un brutto sogno e non sapeva da chi doveva andare e quindi si era premuto la mano in testa e aveva provato a calmarsi da solo. Ha pensato anche che forse lo avrebbe aiutato stare un pochino fuori, da solo, a fissare il nulla, cercando di capire tante di quelle cose che non aveva pensato e di quelle cose a cui avrebbe dovuto dare una risposta.

E poi lo ha visto. Proprio sul suo tetto, davanti alla Luna, mentre si stira la schiena e guarda da qualche parte, verso la città.

Shouto lascia cadere il bicchiere d’acqua sull’erba, per poi saltare verso il tetto, gridando: “Ragazzo Coniglio!” È anche inciampato tra le tegole, poi riprendere l’equilibrio toccando le tegole con le mani, tornando a correre verso il Ragazzo Coniglio, che sembra sobbalzare, prima di girarsi verso di lui. È sorpreso. È sorpreso tanto quanto lo è Shouto, quindi deve essere davvero un colpo di fortuna, questo.

“Shouto-kun?” chiede, con la testa inclinata e poi fa un cenno imbarazzato con la mano, probabilmente per salutarlo, o forse solo per poter fare qualcosa con le mani. “Ehm, io non...”

“Perché sei un vigilante?” gli chiede Shouto con la voce decisamente troppo alta. Il Ragazzo Coniglio si guarda intorno e gli fa cenno di abbassare la voce. “Perché sei un vigilante? Che cosa ti ha spinto a voler essere un vigilante?”

Il Ragazzo Coniglio rimane in silenzio per qualche secondo. Guarda un pochino in basso e poi sembra prendere fiato. “Perché qualcuno aveva bisogno di me” gli risponde semplicemente. Si passa una mano dietro le orecchie del suo costume e Shouto lo sente ridere piano. “Sono arrivato troppo tardi per essere un eroe. La mia Unicità si è manifestata troppo tardi e non sono riuscito a entrare in nessun corso per eroi. Ma c’erano persone che avevano bisogno di me. Ero lì. E volevo solo aiutare. Non è stata una scelta consapevole.”

Shouto sbatte velocemente le palpebre. Poi deglutisce. “È stato un istinto.”

“Sì” risponde il Ragazzo Coniglio. “Esattamente!”

Shouto giocherella con le dita e si morde il labbro inferiore. “Sei il figlio segreto di All Might?” chiede ancora.

Il Ragazzo Coniglio ride piano. “Oh, no. Non direi.”

“Non mi aspettavo che dicessi la verità, alla fine” borbotta Shouto, infilandosi le mani in tasca. E il Ragazzo Coniglio ride piano, scuotendo la testa. Sì. Vedendolo così da vicino il suo costume sembra avere delle somiglianze con All Might. Le orecchie. Il sorriso. La tuta forse è fatta con dei materiali scadenti, ma riesce a vedere qualcosa. Sente una voce dietro la sua testa. Sembra la voce di suo padre. Lo sente dire quella cosa che ripeteva sempre. L’unico motivo per cui Shouto è venuto al mondo. Solo per sconfiggere All Might. Solo per vincere. Shouto chiude gli occhi e si passa una mano sulla fronte. Non vuole sentire suo padre. Davanti a lui, il Ragazzo Coniglio tiene la testa inclinata. Sembra un mimikyu, ora che ci pensa. Ha troppi pensieri. Gli scoppia la testa.

“Sembri una persona molto sola” dice a un certo punto. C’è un attimo di silenzio. Shouto aggrotta le sopracciglia. Il Ragazzo Coniglio muove velocemente le mani, come a voler cancellare le sue parole. “Voglio dire che -non volevo dirlo. Lo stavo pensando, però. Che sembri una persona sola. Scusa.”

Shouto non risponde. Non sa che cosa dovrebbe rispondere. Continua a guardare verso le mattonelle. Non può dire che non ha ragione. Non può ribattere. Non può...

“Anche io sono una persona abbastanza sola” gli confessa il Ragazzo Coniglio. “Potremmo essere amici.”

Non gli dà tempo per rispondere. Il Ragazzo Coniglio piega le ginocchia, c’è un bagliore verde, salta. Scompare dietro la luna.
  
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