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Autore: Cindy03    10/01/2020    0 recensioni
Larhette e Rock condividono gran parte della loro infanzia, ma ora sono 6 anni che non hanno notizie l'uno dell'altro. Inoltre da quando Larhette ha deciso di scappare dall'orfanotrofio in cui viveva non si sono più visti.
Per fortuna c'era Denny a smorzare le loro tensioni.
Ora la ragazza ha una vita stabile e piuttosto tranquilla che verrà scombussolata dal ritmo delle sue due più grandi passioni: la musica e la cioccolata.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Scendo dalla macchina dopo aver dato un’ultima occhiata allo specchietto per controllare il trucco che velocemente mi sono spalmata durante le soste ai semafori per arrivare fin qui. Mi sono addirittura vestita nel bagno del ristorante dove lavoro per recuperare un po’ di tempo. Sono in super ritardo!
“Larhette!! Finalmente sei arrivata… è da un’ora che ti stiamo aspettando!” mi abbraccia Denny con il suo solito modo di fare anche troppo espansivo. Accanto a lui Lorenzo sorride come al solito: “Ce ne hai messo di tempo è!”
“Scusatemi ragazzi, ma al lavoro non volevano proprio lasciarmi andare via!” dico per discolparmi.
 Eravamo rimasti d’accordo di incontrarci per le dieci davanti al locale che abbiamo scelto per questa serata, ma avevo fatto tardi e il mio amico Denny con il suo fidanzato Lorenzo mi avevano tartassato di chiamate, rallentando ulteriormente i tempi. Abbraccio entrambi scoccando un sonoro bacio sulla guancia a ciascuno per farmi perdonare e poi, precedendoli, ci indirizziamo verso l’entrata, dove ci aspetta un omone tutto muscoli. Dopo una breve fila ci identifichiamo con i nostri documenti e finalmente entriamo. Abbiamo scelto un locale famoso per la sua musica prettamente cubana. Non è particolarmente grande, ma ha una bella atmosfera. Sulla parete opposta all’entrata si trova il lungo bancone del bar, sempre stracolmo di alcolici di tutti i tipi e circondato da gente non molto sobria. Anteriormente al bar c’è la pista da ballo, al cui  centro, una lunga passerella rialzata fa da palco, su cui ogni sera si esibiscono le coppie più brave del locale, scelte al momento. Si dice che una volta questo locale ospitava eventi di moda e questo potrebbe anche spiegare la passerella, ma trovo difficile immaginarmelo brulicante di gente ricca in abiti costosi e modelle secche allampanate. In genere vengo spesso in questo locale e non ho mai visto nulla di tutto ciò. È pieno di neri e ballerine formose che si muovono a ritmo cubano, anzi che il ritmo cubano ce l’hanno nel sangue! Ballare salsa è la mia vita oltre che la mia passione e a volte mi permette di arrotondare a fine mese, ma da qualche tempo sono stata costretta all’assoluto riposo dalla frattura alla tibia che mi sono procurata cadendo per le scale del mio appartamento. La settimana scorsa c’era stato il rientro al lavoro al ristorante cubano  appartenente a mio zio, e questa sera è l’occasione giusta per tornare a ballare!
“Larhette forza, balla con me!!” mi prende per mano Lorenzo, trascinandomi in pista e cominciando a muoversi a ritmo di salsa. Mi lascio andare ridendo come una matta e seguendolo nei movimenti. Guardo Lorenzo e penso che, pur avendo origini italiane, siciliane precisamente, si muove molto bene! Io invece sono originaria di Cuba, L’Avana, anche se i miei genitori si sono trasferiti nel Bronx quando avevo soli sei mesi. Denny a vederlo è il classico nero rapper che si vede nei film, con tanto di borchie e catene, ma poi conoscendolo è dolcissimo e smentisce quasi all’istante l’impressione che fa dall’apparenza. Ora viviamo tutti e tre a Manhattan, loro in una villetta a schiera, io in un palazzo fatiscente che però costa abbastanza poco da potermelo permettere.
Ridiamo come matti e quando anche Denny ci raggiunge, cominciamo a ballare in tre sulle note salsere, scatenandoci tra la gente.
 Fa caldissimo e dopo qualche canzone comincio ad avere sete.
“Ragazzi vado a prendermi qualcosa da bere!” dico prima di lasciarli soli, dirigendomi verso il bar. Voglio lasciarli soli per un po’, se lo meritano. In ogni caso ho un sacco di conoscenze in questo locale e sono sicura che non sarò sola a lungo. Passandoci davanti, decido di fare una deviazione verso la toilette per darmi una mezza sistemata. Mi guardo allo specchio e controllo che il mio vestito sia in ordine.
Indosso un abito corto senza spalline con un velo trasparente nella parte posteriore lungo fino al ginocchio, un rossetto rosso fuoco, un leggero filo di eyeliner sugli occhi, oltre al mascara e un paio di orecchini dorati molto appariscenti. Decido che posso andare e torno al bar. Ordino un mojito e mi siedo sullo sgabello, sventolandomi con un volantino trovato abbandonato sul bancone. Mi guardo intorno nell’attesa, quando una figura attira la mia attenzione.  Un  ragazzo alto, nero, capelli corti, spalle imponenti e una camminata così familiare… omioddio!! Quello è Rock!
Il fiume dei ricordi mi invade. Rivedo un bambino color cioccolata che mi sorride e mi rialza dal pavimento. Lo stesso volto rabbuiato quando la signora Castillo ci puniva. Sento il suo profumo mentre in lacrime lo abbracciavo forte, mentre mi curava le ferite dell’anima, mentre mi regalava di nuovo la felicità. E lo rivedo a 16 anni, il ragazzo che mi faceva battere il cuore, quello che con le sue espressioni uniche mi toglieva il respiro, quello che avrei baciato allo sfinimento anche quando era sporco, sudato, puzzolente. Rivedo il ragazzo che tocca e bacia l’altra ragazza, quella che non sono io, quella che mi guarda con cattiveria, quella che ha vinto il nostro gioco della seduzione.
 
 “Signorina! Ecco il suo mojito! Si sente bene?” la voce del barman mi distoglie bruscamente dai miei pensieri.
“Si, mi scusi, grazie!” gli faccio un debole sorriso senza tuttavia riuscire a distogliere gli occhi da quelle spalle. È incredibile come dopo tutto questo tempo i ricordi siano ancora così vividi, come se non fosse passato nemmeno un giorno da quella notte di sei anni fa. Ed è strano che il sentimento che prevale, tra le tante emozioni, è la gioia di rivederlo, non un dolore profondo come mi sarei aspettata.
Ora sta ballando con un gruppo di ragazze e non si è mai voltato verso di me. Mi ritrovo a pensare, come mi era già successo tantissime volte in passato , che la sua pelle è del colore del cioccolato e so per certo che anche il suo profumo è ugualmente dolce… come vorrei correre ad abbracciarlo! E se non fosse contento di rivedermi invece? Se fosse arrabbiato con me? In fondo non ci siamo lasciati in buoni rapporti.
“Forse è meglio lasciar perdere!” dico a me stessa abbassando contemporaneamente lo sguardo sul drink.
“Scusa cos’hai detto?” una voce al mio fianco mi costringe a girarmi. Non mi sono accorta di avere qualcuno vicino. Un ragazzo biondo con gli occhi azzurri mi sta fissando, ammiccando malizioso. Non dico niente perché in quel momento lo sguardo mi va sul dj, un mio carissimo amico e mi viene un idea brillante!
“Scusami” dico superando il ragazzo che borbotta qualcosa che non capisco.
“Ciao Mark! Da quanto tempo non ci vediamo!” saluto dopo essermi arrampicata sulla consolle, vicino al dj. “Ehi Larhette!! Come va la gamba?” mi chiede palesemente interessato, stringendomi in un breve abbraccio.
“Bene grazie, oggi è il mio rientro in pista, dopo mesi di riabilitazione sono tornata come nuova!”
“Bisogna fare un ingresso speciale allora! Sali te sul palco?” mi chiede con sguardo malizioso.
“Certo, ma dovrei chiederti un favore…”
“Con chi vuoi ballare?” mi capisce al volo.
“Rock” dico semplicemente. Lui non sa di chi stia parlando ma annuisce e si avvicina al microfono.
“Aspetta Mark” riesco a bloccarlo, “Non dire il mio nome!”
“Va bene, non preoccuparti!” mi fa l’occhiolino con aria maliziosa e comincia a parlare, mentre io mi dirigo sotto il palco.
Allora, bella gente! È arrivato il momento di scoprire chi saranno i ballerini speciali di questa sera” risuona la voce metallica di Mark sull’intero locale “ Ci sarà una sorpresa per voi, un favoloso rientro in scena, ma prima… vogliamo Rock sulla pistaaa! Rock ci sei? Rooooooock!!!” un coro di urla si alza dal locale enfatizzando le parole di Mark.
Vedo Rock in lontananza alzare le mani al cielo e iniziare a dirigersi verso il palco, fino a salirci. È proprio come me lo ricordavo, solo più uomo, più muscoloso, più bello, da far quasi paura!
Di nuovo la voce del dj “Chi sarà la ballerina per Rock?” detto questo fa partire la musica, una rumba cubana* “Per fare questa ci vuole una professionista! Divertitevi ragazzi!” conclude alzando ulteriormente il volume.
 Salgo sul palco stando bene attenta a dare le spalle a Rock, poi mi lascio trasportare dalla musica, che mi entra dentro e inizia a scorrere nel mio sangue, modulando il battito cardiaco, la respirazione, avvolgendomi di un calore confortevole che mi porta ad alzare le braccia per poi farle ricadere sul corpo con un movimento sensuale. Con la coda dell’occhio vedo che anche lui sta iniziando a fare qualche pasitos, fin quando l’attacco del ritmo rumbero non mi costringe a girarmi e camminare verso di lui, che invece ha lo sguardo in basso. Arrivo a pochi centimetri da lui che finalmente alza la testa attirandomi a se con un braccio, seguendo un altro blocco della musica. I nostri occhi si incontrano e leggo in rapida successione lo stupore nei suoi, seguito dalla contentezza e poi dalla sfida per qual ballo. Era tipico di Rock, sfidare la gente, sfidare me mentre ballavamo, come per spingermi a dare il massimo. Un flash di noi due bambini mi pervade la mente: lo stesso sguardo profondo, lo stesso calore, la stessa passione. Accetto la sfida e comincio a proteggermi dalle sue vacune, dai suoi piccoli dispetti, ballando come se ci fossimo solo noi due, come se fosse una questione di vita o di morte. E leggo rabbia e frustrazione quando schivo le sue toccate, malizia quando mi fa gli sgambetti, contentezza quando mi prende e mi fa girare. Quando la musica sta per terminare e si fa più lenta, sensuale, mi avvicino anche io con sensualità, quasi a concedermi, e ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza. Lo sfioro, mi muovo sul suo corpo come se stessi facendo l’amore, dimostrandogli che ora anche io lo so fare. Sento le sue mani su di me come se mi volesse, vedo i suoi occhi incendiarsi sotto i miei tocchi e sulla nota finale il caschè gli permette di scorrere il viso sul collo, tra i miei seni, fino all’incirca all’altezza dell’ombelico. La musica finisce e lui mi tira su, senza però lasciarmi andare. Rimaniamo abbracciati così vicini che posso sentire i nostri respiri mescolarsi, posso rituffarmi negli occhi di cioccolato più belli del mondo e riempirmi nuovamente del suo profumo, mentre intorno a noi esplodono urla e applausi e mentre Mark dice qualcosa dalla consolle che non riesco ad afferrare. Resto rapita dal suo abbraccio che sembra durare un eternità, ma comunque troppo poco per accontentarmi.
Ad un certo punto ci riscuotiamo scoppiando la bolla che ci aveva avvolti e ci distacchiamo un po’. Mi squadra per bene, poi: “Larhette! Quanto sono contento di rivederti!!” e mi abbraccia di nuovo, in modo molto… fraterno. Non so perché questa cosa mi lascia un po’ delusa, ma poi mi dico che devo dimenticare il passato e così ricambio l’abbraccio urlando per farmi sentire: “ Anche io Rock, come stai?” chiedo con il mio sorriso più sincero.
“Bene, bene! Dobbiamo raccontarci un sacco di cose! Che ne dici di uscire fuori?” mi propone entusiasta.
“C’è anche Denny qui, vuoi salutarlo?”
“ Davvero! È incredibile! Chiama anche lui, ti aspetto qui fuori”
Annuisco e mi dirigo a cercare Denny e Lore.
 
*la rumba cubana è un ballo tipico di corteggiamento cubano, che consiste in una serie di pasitos finalizzati ad avvicinare i due. Dopo di che l’uomo deve provare a conquistare la donna con la vacuna, un gesto atto a sfiorare le parti intime della donna, che deve proteggersi con le mani.
   
 
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