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Autore: Zoe__    06/02/2020    1 recensioni
"Guarda, sembra che sia sempre pronta a spiccare il volo, Harry.” Tornò a voltarsi e lo avvicinò a sé, stringendogli la mano.
“Ha le ali per farlo, forse ha solamente paura.” Sussurrò accanto al suo orecchio. Livia sollevò per un attimo gli occhi nei suoi, poi li allontanò e raggiunse il suo sguardo sulla maestosa statua di marmo che li vegliava dall’alto.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La neve avvolgeva la città ed una tiepida luce la illuminava, il sole addolciva il risveglio degli abitanti di una Londra magica ed ancora silenziosa. Dicembre scorreva lento ed i giorni si susseguivano scanditi dall’impazienza, con il Natale alle porte e l’aspettativa del tempo libero da dedicare alla famiglia. 
La città si muoveva senza mai fermarsi, il suo ritmo rimaneva invariato ed imperturbato e nessuno le sfuggiva. Fatta eccezione per Harry, tutti a Londra vivevano la frenesia di dicembre con entusiasmo, lasciando da parte la pesantezza o la negatività che minacciavano le loro giornate. In quei giorni di pausa lontano da ogni sorta di attenzione mediatica e viziato dalle attenzioni di Livia, Harry riscopriva pian piano la bellezza della quotidianità e della convivenza nella loro nuova casa. 
Tornò ad apprezzare i risvegli lenti. Nonostante entrambi sapessero che quelli fossero riservati esclusivamente a Los Angeles, a Londra insieme e nella loro nuova casa si lasciavano trasportare dal piacere di un risveglio più dolce fra le coperte calde. Ritrovò la sorpresa nei gesti inaspettati, che in una vita trascorsa in viaggio o da solo aveva dimenticato; l’aroma della menta sprigionata dal tè invadeva la cucina al mattino ed al rientro di Livia, quando lo sorseggiavano insieme. Harry in pochi giorni comprese che nulla di quello era indispensabile, necessario, fondamentale e che lui ne avrebbe avuto bisogno solamente con Livia accanto. 
Nonostante lei fosse impegnata con il lavoro e trascorresse gran parte della giornata lontana da lui, in quella casa la sua presenza era sempre palpabile. Era una persona ordinata, ma nella frenesia del mattino dimenticava le pantofole nel soggiorno ed Harry le trovava spesso ai piedi del divano, quelle rare volte in cui, durante la mattinata, usciva dal suo studio e si concedeva delle pause. Nel pomeriggio trascorreva diverse ore in palestra prima del suo rientro e, recuperando l’abbigliamento adatto dalla cabina armadio, si scontrava con le stampelle che Livia aveva lasciato quel mattino con dei cambi che non avrebbe indossato. Guardava a tutto quello con timore e serenità, spaventato dall’idea di non potersi abituare mentre, lentamente, quella diventava la sua quotidianità e non gli era più facile ignorarne il bisogno. 
Cercava di rientrare a casa prima delle sette, voleva trascorrere del tempo con Harry prima di cena perché consapevole che più tardi i suoi occhi non avrebbero resistito e lei avrebbe ceduto al sonno, addormentandosi sul divano, poggiata sulla sua spalla mentre insieme guardavano un film. In quei momenti prima di cena lasciava che lui sciogliesse ogni granello di tensione accumulatosi nel suo corpo durante la giornata e lo ascoltava raccontarle la propria. Raramente aggiungeva dei dettagli riguardo la sua giornata lavorativa, preferiva ascoltarlo e quando le chiedeva “e tu?”, lei raccontava solo i tratti più salienti di quelle ore intense. La bellezza di quei momenti consisteva nell’ascoltare la voce calda di Harry che la cullava e rilassava, rigenerandola. 
La convivenza e la condivisione avevano da sempre intimorito Livia, l’idea l’aveva lasciata in dubbio e non si era mai esporta. Quando l’aveva proposto ad Harry, non si era scontrata solamente con la sorpresa di lui, ma anche con la sua stessa incredulità. La necessità di avere qualcuno che fosse tanto vicino la confondeva, ma nello stesso momento sentiva che quella fosse necessariamente la strada da prendere, perché ad Harry non voleva più star lontana. Le distanze incolmabili che si mettevano fra di loro ogni volta, non venivano mai risanate completamente da pochi giorni trascorsi assieme e finivano per trascorrere settimane l’uno a casa dell’altro. Ora che erano in una casa loro, Livia sentiva meno la sua lontananza in quei giorni interminabili, ed al suo ritorno era certa che le sarebbe stato accanto per un tempo che avrebbe ignorato qualsiasi legge dettata dalle lancette dell’orologio. Per questo ignorava il suo disordine ed assecondava le sue abitudini più bizzarre, condividendo con lui le sue. Lui le assecondava ugualmente ed insieme si riscoprivano sotto una nuova luce, trovando il piacere di trascorrere quei momenti insieme. 
 
La finestra della camera da letto volgeva sulla città innevata e la luce si faceva spazio timidamente fra le tende socchiuse, illuminando i loro corpi appena svegli intenti a lasciare le coperte, pronti per una nuova giornata. 
“Guarda quanta neve, Harry, vieni!” Esclamò Livia, in piedi davanti alla grande vetrata e stretta nella coperta. Uscì dal bagno ancora in accappatoio e la raggiunse, posando le mani sulle sue spalle coperte. 
“Sei ancora sicura di poter andare al lavoro con queste condizioni?” Livia spostò gli occhi nei suoi, poi tornò a guardare la neve che scendeva incessantemente. 
“Speravo di sì, ma credo di dover rimanere confinata in casa.”
“Non è un piacere?” Le chiese, solleticandole il braccio. Lei tornò a guardarlo, nascondendo un sorriso sul volto divertito. 
“Non è un piacere chiedere un giorno di ferie, ma è indubbiamente un piacere rimanere a casa con te.” Gli accarezzò le braccia coperte, poi gli prese le mani, stringendole e baciandogli le nocche. Harry memorizzava quei gesti sempre con estrema delicatezza, spesso preso di sprovvista e completamente sorpreso da quelle attenzioni. 
“Sì? Ho un’idea.” Svincolò le mani dalla presa di lei e le fece scivolare lungo la sua schiena, avvicinandola al suo corpo ed al suo petto ancora umido.
“Sentiamo.”
“Siamo a metà dicembre, le decorazioni che hai iniziato ad ordinare ad agosto mi stanno soffocando nello studio e molto probabilmente siamo gli unici senza un albero di Natale in tutta Londra.” Lei sorrise alla sua precisazione, nonostante fosse consapevole di aver esagerato con quelle decorazioni, nonostante continuasse a comprarle. Sarebbe stato il loro primo Natale in quella casa tutta loro e non era facile per lei contenere la felicità che l’idea della loro casa addobbata le recava, bastava il minimo pensiero. 
“Vuoi farlo oggi?” Gli chiese, accarezzandogli il volto ancora umido e la fronte ricoperta dalle goccioline rilasciate dai suoi capelli disordinati sulla fronte. 
“Sei confinata in casa, Livi, non hai molta scelta.”
“Devo assecondarti.” Posò una mano sulla sua guancia. 
“Devi assecondarmi, già.” Lui voltò appena il capo e le lasciò un bacio delicato sul palmo soffice.
“Però tu monti le luci.” Posò entrambe le mani sul suo viso, portando i loro sguardi ad incontrarsi. 
“A patto che tu poi le smonti.” Ribatté Harry.
“Solo se tu mi aiuti, perché saranno molto in alto.”
“D’accordo” sospirò “altro?” Sorrise, consapevole della sua incapacità nel negarle qualsiasi cosa. 
“Un bacio.” Sussurrò vicina al suo volto. 
“Sempre con estremo piacere, Livi.” Harry si chinò sulle sue labbra e le unì alle sue in un bacio silenzioso, accarezzandole il volto con i polpastrelli e sentendo Livia sorridergli sulla pelle. 
 
Gran parte delle decorazioni si trovavano nello studio di Harry per comodità, ma solamente a parere di Livia. Per lui era diventata una costrizione ormai divertente ed alla quale era più che abituato, ma sentiva la necessità di uno spazio più libero e l’idea di vederle tutte disposte nella loro casa non gli dispiaceva affatto. 
Come accordato, Harry si occupò delle luci. Ce ne erano a sufficienza per l’albero, il corrimano delle diverse scalinate e l’esterno, dove, tuttavia, non mise piede perché la neve non aveva ancora smesso di cadere su Londra. Guardava oltre le vetrate e si sentiva finalmente a casa, più che al completo con Livia al suo fianco. Tutto quello di cui aveva bisogno era lì e ne avrebbe potuto godere quando avrebbe voluto: c’era la sua città, la sua casa, la sua donna ed era circondato da un amore tanto forte e tanto palpabile. 
Livia si occupò dell’abete, posizionandolo accanto al divano e vicino alla vetrata in fondo al salone. Aveva aperto i rami e li aveva dispiegati ordinatamente e, mentre Harry sistemava il filo di luci colorate, lei aveva portato le palline e lo scatolone con le restanti decorazioni. Non aveva resistito ed aveva comprato delle statuine con cui decorare i diversi angoli della loro casa. Intenta a posizionarle attentamente, ricordò il Natale di diversi anni prima, trascorso a New York. Le tornarono alla mente le immagini della casa nell’Upper East Side, che aveva voluto addobbare da sola e con la massima dedizione, donandole alla fine un’aria sufficientemente natalizia, calda e familiare. Di quelle ore trascorse ad allestirla ricordava come la solitudine non cessava di tentarla. Ricordava bene anche come lei avesse saputo scacciarla e fosse stata in grado di muoversi, seppur difficilmente, in quel sentimento che in quei momenti faticava a riconoscere e che in quegli esatti istanti londinesi sentiva ormai lontano ed estraneo. Si voltò, vide Harry camminare verso di lei e sedersi al suo fianco. La guardò con occhi sorridenti, ma non disse nulla e Livia rimase in silenzio. Gli prese la mano ed insieme sollevarono lo sguardo sull’abete nella loro casa londinese, tornando poi a guardarsi l’un l’altra. Istintivamente sorrisero e senza alcuna esitazione si stesero sul tappeto dietro di loro, poggiandovi la schiena e chiudendo gli occhi, stringendosi le mani.
   
 
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