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Autore: HotChocoAndMarsmallow    01/03/2020    0 recensioni
Scozia, 1947
Innes e Aura.
Due streghe.
Yin e Yang.
Dopo la redazione del registro dei lupi mannari, un brutale omicidio, che rischia di mettere a rischio il lavoro di chi vuole proteggerli e farli integrare con la società dei maghi, sarà l'evento che le farà incontrare e scontrare. Insieme affronteranno un viaggio di conoscenza e scoperta di se stesse e del loro passato.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Newt Scamandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Secondo Capitolo

 

Ciò che la circondava venne risucchiato in un secondo, i suoi occhi videro solo immagini confuse per un attimo, ma poi la stazione di Hogsmeade si fece spazio tra quella confusione. Abbassò lo sguardo verso le mattonelle per evitare gli occhi curiosi dei passanti, attirati da una ragazza terrorizzata e tremante. Era terrorizzata? Forse no, allora perché tremava? Sentiva una scarica di energia che non la voleva lasciare, i suoi cuore pulsava nelle tempie e il respiro corto le impediva di far entrare aria nei suoi polmoni con regolarità.
L’ho fatto veramente? Pensò, ho appena salvato quella ragazza?
Per anni era rimasta chiusa dentro la sua casa, non si era mai immischiata negli affari di famiglia, nonostante in fondo sapesse che facessero azioni indicibili. Gli anni spensierati a viaggiare con Jacque sembravano solo ombre nella sua mente, si era così tanto abituata a fissare un muro coperto da una carta da parati fiorata che si era dimenticata cosa volesse dire fare qualcosa per sé. Aveva sempre avuto paura, non per sé stessa, ma per la piccola Artemisia, lei non si meritava di passare guai perché la madre pensava solo a sé.
Qualcosa, però, era scattato dentro lei dalla prima volta che aveva incontrato gli occhi di Newt Scamander, era un uggioso giorno ottobrino e aveva visto volare la valigia di lui fuori dall’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, seguita dalle grida del responsabile. Fortunatamente, lei stava gironzolando per quei corridoi -le piaceva dare conforto alle sfortunate creature che venivano abbandonate- e prese al volo la valigia prima che si sfracellasse al suolo. Newt la ringraziò ogni giorno da quel primo incontro, iniziando un’amicizia che si era trasformata in una finestra su un mondo che prima sconosceva. Lui le aveva regalato una nuova vita e lei gli aveva salvato una valigia un po’ vecchiotta. Ma, mentre lei cercava di calmare la tormenta che stava imperversando dentro il suo petto, Newt era rinchiuso in una cella per un crimine che non aveva commesso.
“Mi devo riprendere, non posso pensare solo a me stessa” disse ad alta voce, ignorando le occhiate degli altri e incominciò a camminare con passo deciso.
Quando arrivò al Ministero della Magia, decise di non utilizzare la Pozione Polisucco o un incantesimo di Trasfigurazione, non le importava sei i suoi genitori fossero venuti a sapere della sua amicizia con Newt, non le potevano impedire di avere un amico.
Anche se dovrei evitare di nominare le volte in cui è venuto a casa senza che loro lo sapessero.
Chiese all’addetto della sicurezza dove si trovassero le celle e poi andò dritta verso l’ascensore, liquidando alcuni maghi impiccioni che volevano sapere cosa ci facesse lì. Arrivò al piano dell’Ufficio Applicazione della Legge Magica e lesse le targhette appese alle porte per trovare ciò che cercava. Individuato il suo luogo d’interesse, girò il pomello senza indugiare.
“Sono qui per parlare con Newt Scamander” disse ad una donna, che doveva essere la segretaria.
“Lei è?”
“Aura Fedora Projent.”
Accanto alla donna una piuma aveva incominciato a scrivere “Deve compilare questo modulo e consegnare la bacchetta.”
“Perché devo consegnare la bacchetta? Non ci sono delle barriere?”
La donna si sistemò i grandi occhiali in bilico sulla punta del naso “Certo che ci sono, ma questa è la procedura e, anche se non ci fosse, ad una maga del suo calibro la confischeremmo comunque.”
Aura prese solo il foglio, lasciando la piuma che le aveva pure porto -era più veloce quando utilizzava la bacchetta- e in silenzio si mise in disparte. La stanza era vuota, ma si sentiva un leggero brusio oltre le quattro porte che costeggiavano la stanza. Il modulo era corto, chiedeva solo qualche informazione personale e il motivo della visita, lo consegnò dopo poco tempo e, quando lo porse alla donna, una porta si aprì. Dietro essa vi era uno degli Auror che aveva visto con sua madre, in quel momento il suo nome gli sfuggiva.
“La prego di seguirmi.”
Probabilmente aveva già avvisato i suoi genitori. Lo seguì senza proferire parola verso un corridoio stretto delimitato da numerose porte. Si fermarono davanti a quella contrassegnata dal numero 143. L’Auror estrasse la bacchetta e aprì la porta con un incantesimo, poi le fece segno di procedere.
“Ciao Newt…”
L’uomo era seduto su una panchina in metallo e alzò di scatto il viso quando sentì la sua voce. La stanza era spoglia e senza finestre, un muro di vetro trasparente li divideva.
“Aura, meno male sei qui…” disse appoggiando una mano sul vetro “Hai avuto successo?”
Annuì soltanto, era sicura che lì qualcuno li stava ascoltando, nonostante fossero soli “Novità sulle accuse?”
“Niente, probabilmente mi terranno qui dentro fino a quando il caso non sarà risolto” rispose scuotendo la testa “Hanno paura che io possa fare qualcosa che li intralci.”
“Perché doversi?” Aura corrucciò le sopracciglia.
“Perché sono l’unico qui dentro che vuole aiutare i Lupi Mannari.”
“Non sei l’unico…”
Lui accennò una risata “Chissà cosa direbbero i tuoi genitori se ti sentissero.”
“Possono dire quello che vogliono” rispose mettendo le mani sui fianchi “Io ho un mio cervello, se fossi obbligata a pensare come pensano loro avremmo il cervello in comune!”
La risata di Newt si fece più forte “Hai ragione… ma non abbiamo molto tempo, anche se vorrei continuare questa conversazione… le mie creature hanno bisogno di cure.”
Lei sgranò gli occhi: quella era la loro frase in codice, avevano promesso di usarla solo nei momenti di pericolo. Aura assottigliò lo sguardo e diede un’occhiata verso la porta.
“Vuoi che me ne prendo cura?”
“Sì, tutto l’occorrente lo trovi lì dentro, come ti ho già mostrato.”
Lei annuì “Tranquillo, ci penso io… mi prometti, però, che tu starai bene?”
“Sì, te lo prometto, non correrò rischi” rispose accennando un sorriso “Anche tu, per favore, non fare niente di avventato.”
“Farò solo il necessario.”
Aura poggiò la sua mano sul vetro, proprio sul punto in cui c’era quella di Newt, e sorrise contagiando l’altro. Si salutarono con un sorriso, come se lui non fosse rinchiuso in una cella e lei non fosse perseguitata dai suoi genitori. Percorse il corridoio stringendo i pugni lungo i fianchi, si sentiva decisa e niente l’avrebbe potuta distrarre dalla sua missione. Avrebbe trovato una soluzione per Artemisia e avrebbe aiutato il suo amico.
“Aura.”
La ragazza si congelò sul posto, quella voce familiare le bloccò ogni movimento “Mamma?”
“Bene, ora che hai visto il tuo amichetto andiamo a casa.”
La donna si avvicinò a lei per prenderle il braccio, ma Aura evase da quella stretta troppo forte.
“Ho altro da fare, ti raggiungo più tardi.”
“Non facciamo scenate davanti a estranei, vieni a casa.”
“No.”
“Aura” la voce della madre era tagliente, come il suo sguardo assottigliato “Ho detto che devi venire con me.”
Aura stese il braccio davanti a sé e la sua bacchetta volò verso la sua mano, prendendola al volo con una stretta decisa. Era abile con gli incantesimi Non Verbali e sicuramente non avevano messo protezioni alla bacchetta perché non la credevano in grado di tale insubordinazione. Infatti, l’espressione della madre era più che colpita.
“Non osare dis-”
Non la lasciò nemmeno finire la frase che prese le sembianze di un fennec e, senza perdere un secondo, sfrecciò tra i presenti dritta verso la porta socchiusa. Fedora scagliò un incanto Homosembiante contro lei, ma Aura fu abbastanza veloce da arrivare alla porta e utilizzarla come scudo. Corse a perdifiato senza guardarsi indietro, sarebbero riusciti a catturarla, ne era sicura, doveva assolutamente trovare un piano che la facesse uscire di lì indenne, se sua madre l’avesse presa, non l’avrebbe lasciata andare per molto tempo. Girò l’angolo e si fermò improvvisamente: qualcuno aveva ascoltato le sue parole. Tina Scamander stava andando verso la sua direzione, probabilmente per andare a trovare il marito. Saltò sulla sua gonna attirando la sua attenzione e lei, dopo essersi guardata in giro, la prese tra le mani.
“Aura?”
Lei si fiondò subito dentro il suo cappotto, seguita dallo sguardo confuso di Tina che, però, capì la situazione quando video due editori e Fedora che correvano per il corridoio. Tina abbassò il viso verso il pavimento e riprese a camminare, andando verso il primo bagno che entrò nella sua visuale. Quando fu libera da occhiate indiscrete, fece saltare Aura per terra, che si ritrasformò in umana.
“Mia madre mi è addosso, non mi deve trovare assolutamente” le spiegò sussurrando “Newt mi ha detto di entrare nella sua valigia, probabilmente ci sono delle cose che devo vedere.”
Lei annuì “Sì, anche io lo credo, non mi sono interessata molto, ma l’ho visto molto preso da questo caso… non posso darti molto tempo, però, cerca di fare in fretta.”
“Certo, anzi, scusami…”
“Non ti devi scusare” rispose Tina accennando un sorriso “Vorrei poter fare di più, ma anche io sono controllata.”
“È assurdo quello che stanno facendo a Newt, a voi.”
“Abbiamo passato di peggio, finire in cella sembra routine per Newt” entrambe risero “Il Mondo Magico ha molta strada da fare, ma il fatto che ci siano persone come te che si stanno schierando dalla sua parte mi tranquillizza.”
Aura le prese la mano per stringerla “E io sono grata a Newt per avermi fatto aprire gli occhi.”
Tina posò la valigia per terra e la aprì “Spero che trovi ciò che cerchi, hanno ispezionato la valigia con qualsiasi incantesimo, ma non hanno trovato niente.”
“Questo perché non sanno dove cercare…” disse e subito dopo incominciò a scendere le scale che spuntavano dall’apertura della valigia.
Si fermò un attimo e si girò verso Tina “Me li dai i tuoi orecchini? Poi te li farà riavere Newt.”
La donna la guardò con uno sguardo confuso, ma le diede gli orecchini senza commentare. Erano semplici e piccoli, ma abbastanza lucenti per il suo scopo. Scese le scale velocemente, combattendo contro la voglia di andare dritta verso il nido degli Occamy.
No, Aura, hai una missione da compiere, non distrarti.
Scosse la testa e riprese a camminare, fortunatamente la tana della creatura che cercava era vicina. Abbandonò le scale in pietra per addentrarsi nell’erba, stando attenta a superare gli sguardi scrutanti degli Augurey e abbassare la testa quando qualche Doxy le sfrecciava vicino. Sentì una lieve paura crescere dentro di lei all’idea di essere lì senza Newt, ma nessun animale sembrava volerle fare del male -probabilmente perché l’avevano riconosciuta-.
“Ciao piccolo… hai qualcosa per me, vero?” disse arrivando nei pressi di un settore ricoperto da alberi.
Dopo aver sentito la sua voce, uno Snaso era uscito dal suo nascondiglio per guardarla inclinando la testa con fare interrogativo.
“Io ti do questi e tu mi dai ciò che Newt vuole che io trovi” disse mostrandogli gli orecchini di Tina “Che ne dici?”
Lo snaso annuì convinto ed entrò dentro la sua tana, uscendo poi con taccuino tra le zampe. Aura gli diede gli orecchini e lo prese, mettendolo dentro la sua borsa. Uscì dalla valigia incontrando gli occhi speranzosi di Tina: le spiegò che aveva trovato un taccuino, ma ancora non sapeva cosa ci fosse scritto, la sua priorità era uscire dal Ministero.
“Perfetto, farò il possibile per aiutarti.”
“Tipo… darmi un tuo capello?” chiese Aura mostrando un innocente sorriso “Prendo le tue sembianze con la Pozione Polisucco ed esco, potrai uscire dal bagno tra qualche minuto.”
Tina annuì “Va bene, ma come fai con la valigia?”
“Trasfiguro la mia borsa, non è un problema… grazie davvero, Tina.”
“Non sto facendo molto, Newt mi aveva detto che fossi in gamba, ma non pensavo così tanto.”
Aura arrossì e mandò giù la pozione dopo aver inserito il capello di Tina, la donna la guardò impressionata quando la vide prendere le sue sembianze.
“Devo ammettere che è una sensazione strana…”
Aura rise alle sue parole e, dopo averla salutata, uscì dal bagno con in mano la sua borsa tramutata in valigia grazie ad un incantesimo: non erano uguali, ma nessuno ci avrebbe fatto caso.
Camminò tra quei corridoi affollati a testa alta, nella sua mente era impressa la missione che doveva compiere e l’immagine di Newt dietro quel muro di vetro le tormentava i pensieri. Doveva liberarlo il prima possibile e aiutare a risolvere quel caso. Non sapeva dove andare, ogni luogo le sembrava estraneo e non sicuro, il terrore di essere trovata lo sentiva attanagliato alla gola. Utilizzò il camino per andare alla stazione di Londra e depistare gli Auror -che avrebbero sicuramente controllato ogni camino- e si materialzzò a Notturn Alley, scegliendo un vicolo appartato per controllare il taccuino. Era ancora nuovo, poche pagine erano scribacchiate e la copertina non presentava segni di usura come ogni taccuino che Newt utilizzava per segnare gli appunti sulle creature. Lo lesse con attenzione, ogni parola scritta era importante.

OMICIDIO -> VITTIMA ARCHIE WATSON

                  -> COLPEVOLE LOGAN MCMURDO ??? -> LUPO MANNARO

REGISTRO LUPI MANNARI -> PROJENT OPPOSTI

ARCHIE È STATO TROVATO CON FERITE SIMILI AD ARTIGLI DI LUPO MANNARO -> NON C’ERA LA LUNA PIENA -> ATTACCO VOLUTO, NON INCIDENTE

INFORMAZIONI SU ARCHIE WATSON: famiglio di babbani, Corvonero, dipendente dell'Ufficio per l'uso improprio delle Arti Magiche -> SPESSO IN CONTATTO CON I PROJENT PER LE LORO VIOLAZIONI

ARCHIE WATSON E LOGAN MCMURDO à VICINI DI CASA -> LOGAN È SCAPPATO DOPO L’OMICIDIO, TUTT’ORA IN FUGA

LOGAN MCMURDO È VERAMENTE IL COLPEVOLE????

Dopo altre informazioni su Archie Watson, che probabilmente Newt aveva trovato nel registro dei dipendenti, vi era un indirizzo cerchiato più volte e scritto in stampatello, sotto, più piccola, una scritta diceva “Casa di Logan McMurdo piano 4”. Perché dare l’indirizzo di un possibile omicida in fuga? Il compito di Aura era andare lì e trovare altri indizi? E se lo avesse incontrato? Cosa avrebbe fatto? Strinse il taccuino cercando di placare la cascata di domande che l’aveva investita, respirando profondamente per rallentare il suo battito accelerato.
Un omicida non tornerebbe a casa, sarebbe troppo rischioso, sicuramente è nascosto per bene molto lontano da qui.
Poggiò la schiena contro il muro e sentì come se tutta la stanchezza di quella turbolenta giornata l’avesse investita solo in quel momento, ma scosse la testa e si materializzò con quelle poche forze che le erano rimaste nella periferia di Little Hiddenfot, in un vicolo stretto e umido, per evitare che qualcuno la vedesse. Riprese la forma di fennec, nascondendo la borsa dentro un piccolo sacchetto incantato che si legò al collo come una collana, e si avventurò tra quelle vie spoglie e grigie, alla ricerca della via che Newt aveva scritto nel taccuino con la sua calligrafia elegante e piccola. Si bagnò le zampe più volte a causa delle continue pozze che si presentavano sotto il suo naso e dovette combattere contro il desiderio di asciugarle con un incantesimo, come se le persone non la guardassero già con sguardo circospetto. Si fermò davanti ad un palazzo, che per la sua piccola statura le sembrò alto fino alle stelle, e approfittò della buca delle lettere grande per intrufolarsi dentro -aveva il corpo piccolo, ma le sue grandi orecchie le impedivano di entrare in molti posti-. Arrivata al piano giusto, tornò umana solo per lanciare un Alohomora alla serratura, ed entrò dentro la casa sotto forma di Animagus. Annusò l’aria scrutando l’arredamento, sebbene povero, per essere sicura che nessuno fosse lì dentro oltre lei. Si trovava nel salotto, o quello che ne rimaneva, perché ogni arredo era stato rovesciato e il pavimento era ricoperto da fogli che scricchiolarono sotto le sue zampe. Cercò di leggere qualche informazione, ma in quel momento la sua mente era più interessata ad assicurarsi che nessuno fosse lì dentro.
Un rumore, però, attirò la sua attenzione, simile a ad un dito che strisciava contro i fogli di carta. Girò il muso verso la fonte e rimase pietrificata quando i suoi occhi incontrarono quelli di un serpente dalle squame color corallo.
Oh no, no… ti prego, dimmi che non è un Animagus, ti prego.
Ma il serpente stava fermo a fissarla come se stesse aspettando qualcosa. Qualcosa che sbucò da dietro la poltrona: Innes Forsaken era avvolta in una coperta, i suoi capelli spettinati le ricadevano sulle spalle e il suo sguardo curioso la scrutò attentamente.
“Hey, piccolino… cosa ci fai qui?”
Aura la guardò inclinando il muso, possibile che non mi abbia riconosciuta?
Chiuse gli occhi e si trasformò in umana, quasi sentì la sua pelle tirare e le ossa dolere, forse aveva esagerato durante quel giorno. Si massaggiò le braccia e tornò a guardarla.
“Sono una femmina” disse offesa dal modo in cui l’aveva chiamata. 

 
   
 
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