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Autore: _Eclipse    05/03/2020    1 recensioni
Dal capitolo 8:
-Ci sono venti di tempesta che si avvicinano, ormai salpo molto più di frequente, le esercitazioni sono più durature e in maggior numero. Questo addestramento vuol dire solo una cosa, il conflitto si estenderà, dove non lo so, ma ci sarà qualcuno di potente- Hiroto sospirò.
-Se vi è tempesta, all’orizzonte, non importa quanto forte soffierà il vento, quanta pioggia cadrà a terra, quanta sofferenza e distruzione causerà. Alla fine tornerà a splendere il sole e sarà allora il momento di ricostruire ciò che è caduto e preservare ciò che è rimasto. Imparare dai nostri errori e prevenire un nuovo disastro- rispose Shirou.
****
-Possiamo agire come una piovra e allungare i nostri tentacoli sul continente e sulle isole del Pacifico. Per i primi sei o dodici mesi di guerra potremo conseguire una vittoria dopo l'altra, ma se il conflitto dovesse prolungarsi, non ho fiducia nel successo- parole dure, pronunciate davanti al governo, ai generali, ammiragli e all'imperatore in persona, come se fosse un ultimo tentativo per rigettare un conflitto.
-Allora sarà vostro compito assicurarvi la vittoria assoluta il prima possibile- replicò il primo ministro.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Jordan/Ryuuji, Shawn/Shirou, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Shangai

 

Un’elegante scocca bianca dalla coda rossa e un carrello fisso con due ruote, piuttosto piccole per un aereo come quello, si librava nel cielo.

Sulle ali e sulla parte posteriore della fusoliera, spiccava un cerchio rosso, il simbolo del Sol Levante.

L’abitacolo era aperto e solo un parabrezza frontale riparava il pilota dalle correnti d’aria provocate dalla forte velocità.

Il motore risuonava anche se pareva più un ronzio assordante che un possente ruggito.

Volava in uno squadrone con una decina di aerei tutti uguali se non per un numero di serie posto sulla coda.

Il gruppo stava sorvolando il mar Cinese Orientale diretti verso una grossa città a occidente.

Uno dei piloti di quel gruppo, un ragazzo dai capelli rossi coperti da un cappello di cuoio ed occhialoni da aviatore davanti agli occhi acquamarina, conduceva il mezzo stando attento a mantenere la formazione. La monotonia del suo volo venne interrotta da una trasmissione radio.

-Hiroto da quando dobbiamo scortare i bombardieri dell'esercito per le loro missioni? Hanno finito gli aerei?- disse uno dei compagni di squadriglia del ragazzo con una marcata nota di sarcasmo nella voce.

-Da quando l'esercito ha capito che gli aerei della marina possono volare praticamente ovunque- rispose.

-Sergenti Kiyama e Midorikawa. Ricordo che state usando la radio di un mezzo delle forze armate, le vostre conversazioni sono del tutto fuori luogo e per dovere vi informo anche che dobbiamo scortare aerei della marina stanziati a terra, non dell’esercito(1)- a parlare era il caposquadrone. La sua voce era severa e secca e non ammetteva alcuna replica dai sottoposti.

I due piloti si scusarono con il comandante e ripresero a volare in silenzio.

Non molto tempo dopo, all’orizzonte comparve un gruppo di velivoli più grossi e di colore marrone. Sulle ali riportavano lo stesso simbolo della squadra dei sergenti Kiyama e Midorikawa; un grosso cerchio rosso.

Le due squadre si riunirono formando un singolo gruppo che in formazione a freccia si dirigeva verso la costa.

L’obiettivo era una vera e propria metropoli, già colpita duramente più e più volte.

Hiroto cambiò le impostazioni della radio in modo da poter parlare solo con Midorikawa su una frequenza comune, ma allo stesso tempo in grado di ricevere indicazioni dal suo superiore.

-Ehi Ryuuji, guarda che roba…- disse mentre osservava la città sotto di lui.

-La periferia di Shangai è un cumulo di macerie- rispose l’altro.

Improvvisamente un fastidioso ronzio iniziò a propagarsi mischiandosi al rumore del motore.

-Stanno dando l’allarme- osservò Ryuuji.

-Prepariamoci al peggio… credo proprio che avremo un po’ di turbolenza-

-Squadra di scorta, mantenersi in formazione serrata- ordinò il comandante.

Tutti gli aerei erano uno vicino all’altro a poche decine di metri di distanza.

Al centro della formazione i bombardieri stavano lentamente diminuendo la velocità per prendere la mira.

-Se i cinesi iniziano a sparare, non credo che quei cosi rimarranno in volo molto a lungo- 

-Che cosa te lo fa pensare?- domandò Ryuuji.

-Guarda bene, bombe sotto la fusoliera e le ali, un colpo ben assestato e l’aereo esplode-

-E’ per questo che siamo qui no?-

-Non sò cosa tu voglia fare ma io non sono qui per farmi colpire al posto loro!- rispose Hiroto con una risata.

Delle macchie di fumo nero iniziarono a riempire il cielo.

-La contraerea si è svegliata…- mormorò Midorikawa.

Si potevano vedere le scie dei proiettili levarsi in alto verso lo squadrone e poi esplodere in una piccola nube di fumo.

-Tenere la formazione fino a quando non saremo sull’obiettivo- per la seconda volta il comandante vietava agli aerei di sganciarsi dal gruppo.

Uno dei caccia di scorta venne colpito, si trovava alla destra di Hiroto. I colpi della contraerea avevano spezzato una delle ali e dato fuoco al mezzo. In pochi millesimi di secondo il pilota perse il controllo e il mezzo iniziò a precipitare in vite.

-Qui rischiamo di lasciarci seriamente la pelle!- esclamò Ryuuji.

-Squadra di scorta ci stiamo avvicinando all’obiettivo, pronti a sganciare e fare ritorno- a parlare non era il comandante dei caccia, ma il capo squadrone dei bombardieri.

-Pronti… bombe sganciate- replicò poco dopo.

Una serie di bombe cadde dal cielo con un fischio. 

Dai cieli si potevano ben vedere le esplosioni dall’alto che colpivano i quartieri del centro di Shangai. Grandi nubi di fumo nero e fuoco si alzavano da terra e i botti squarciavano l’aria.

L’intera squadra cercò di prendere quota e levarsi dal fuoco contraereo. 

Hiroto tirò verso di sé la barra di controllo per alzare il muso del mezzo, poi cercò di virare verso sinistra per tornare verso la portaerei da cui era decollato. Si inclinò sul lato e poi manovrò con gli alettoni di coda per cambiare la direzione.

-Ce l’abbiamo fatta, non resta che tornare indietro- 

-Ce la siamo vista brutta Hiro, non ho mai visto un fuoco così fitto…-

-Abbiamo perso almeno un compagno di volo e uno dei quei bombardieri-

Ma quando tutto sembrava tranquillo e il peggio passato, il comandante prese parola per la terza volta.

-Aerei nemici avvistati, rompere la formazione e prepararsi a ingaggiare!-

-Ho parlato troppo presto…- ammise Hiroto con una punta di rammarico.

-Dovevamo aspettarcelo- continuò l’altro.

L’intera formazione si sciolse. I bombardieri continuavano per la rotta del ritorno, essendo loro incapaci di attaccare, mentre la squadriglia dei caccia con una serie di acrobazie si mise in posizione cercando lo scontro.

I cinesi volavano con una accozzaglia di aerei completamente differenti l’uno dagli altri. Piccoli monoplani americani dai colori sgargianti come il giallo e il blu, affianco a biplani britannici o russi di colore verde scuro e recanti ancora la stella rossa sulla fusoliera. L’unico segno che li acccumunavano era la coccarda del Kuomintang(2), sulle ali per potersi riconoscere, un cerchio blu con un sole bianco a sedici raggi.

Erano più disorganizzati, volavano ad altezza diversa e a velocità differenti in base alla possibilità del mezzo.

I velivoli nipponici avevano il vantaggio della quota. Stavano più in alto e scesero in picchiata. 

In velocità i primi aerei nipponici aprirono il fuoco. Le mitragliatrici frontali erano poste proprio al di sopra del motore rendendo i colpi precisi e letali. 

Le scie dei traccianti permettevano di aggiustare il tiro.

Hiroto dopo qualche secondo di attesa diminuì la velocità e la potenza per gettarsi anche lui in picchiata.

Dal parabrezza usciva un mirino a cannocchiale, il ragazzo allungò il collo verso di esso e chiuse un occhio per puntare il bersaglio.

Sotto di lui un biplano con un abitacolo chiuso, quasi sicuramente di produzione inglese.

Sparò qualche colpo per verificare la portata del bersaglio, ma l'aveva anticipato. Diminuì ulteriormente la potenza e appena vide che la croce del mirino sovrapporsi all'aereo nemico, il ragazzo premette il grilletto sulla leva di comando. 

Le due mitragliatrici ruggivano come leoni.

Il biplano venne colpito più volte, sulla fusoliera, sulla coda e sull'ala superiore.

Cercò allora di virare per evitare i proiettili del giapponese.

Sentendo l'aereo che iniziava a tremare per l'elevata velocità e forze a cui era sottoposto, Hiroto finì la picchiata risollevando il muso e seguendo il suo bersaglio consapevole della grande agilità del suo mezzo e riportò la potenza del motore al massimo.

Il pilota del biplano cercava in tutti i modi di levarsi il piccolo aereo della marina che lo inseguiva, virate, giri verticali, piccole picchiate, ma quel caccia bianco con l'emblema del Sol Levante era più agile e veloce.

Hiroto riuscì a posizionarsi alle ore sei rispetto al biplano e senza neanche puntarlo con il mirino sparò nuovamente.

Una scarica di proiettili attraversò il biplano strappando il rivestimento in tela della struttura in tubi di metallo.

Con una terza scarica, il biplano iniziò a lasciare uno sbuffo di fumo bianco che divenne sempre più scuro fino a che non iniziò lentamente a perdere quota e precipitare.

Hiroto poté vedere che il pilota era tuttavia riuscito a salvarsi lanciandosi con il paracadute.

-Hiro, ho bisogno di aiuto- a parlare era Ryuuji.

-Dove sei?- 

-Alle tue ore quattro, sbrigati ho uno di quei monoplani americani in coda e non riesco a levarmelo di dosso!-

Il rosso riprese un po' di quota e con un rapido giro verticale cambiò la direzione. Conosceva l'aereo dell'amico e lo riconobbe abbastanza facilmente nella mischia.

-Ci sono quasi Ryuuji, resisti ancora un po'-

-Sto facendo del mio meglio- rispose l'altro mentre muoveva l'aereo in modo da schivare i proiettili.

Hiroto raggiunse il compagno di volo posizionandosi dietro al monoplano nemico e aprì il fuoco.

Alcuni proiettili colpirono parte dell'ala di Ryuuji.

-Fai attenzioni stai prendendo me!- esclamò.

-Non è semplice come sembra… cerca di stare fermo-

-Non è facile neanche per me in questa situazione, mi state colpendo entrambi!-

Il rosso cercò di allinearsi meglio al caccia nemico e con una singola scarica gli tagliò l'ala sinistra.

Due abbattimenti in un una azione, poteva considerarsi molto fortunato.

I due passarono i minuti successivi a schivare le pallottole avversarie e ricambiando, fino a che la squadra nemica non si ritirò non prima di aver perso sei aerei contro uno solo giapponese.

La squadra si riunì. Ora poteva veramente tornare alla propria portaerei.

Dopo una lunga missione come quella, poterono avvistare la nave.

Il lungo ponte di volo era rivestito in legno verniciato con una serie di linee che indicavano la pista per il decollo. Uno ad uno gli aerei atterrarono mentre alle spalle il sole stava iniziando a tramontare.

Quando arrivò il suo momento, Hiroto si portò dietro la nave diminuì la potenza e la velocità al minimo. Abbassò poi il gancio di atterraggio sotto la coda.

Cercò di planare fino a toccare con le ruote del carrello il ponte e ad agganciarsi ad una fune di arresto; un grosso cavo metallico che serviva a frenare gli aerei in arrivo.

Il mezzo si fermò bruscamente tanto da spingere in avanti il giovane pilota. Spense il motore e saltò fuori dall'abitacolo togliendosi il cappello mentre un gruppo di uomini vestiti completamente di bianco iniziò a spingere l'aereo fino all'ascensore, una semplice pedana del ponte che si poteva abbassare fino agli hangar. 

Il giovane aspettò fuori all’aria aperta fino a che non vide arrivare il suo amico con un aereo più malconcio. Anche lui si fermò di colpo non appena il gancio si attaccò alla fune di arresto.

Ryuuji scese e si voltò ad ammirare i danni all'aereo, alcuni squarci, non gravi sul retro della fusoliera e qualche buco sull'ala sinistra.

-Direi che i danni più gravi li hai fatti tu- sorrise Midorikawa levandosi il cappello mostrando i lunghi capelli verdi.

-Ma ti ho salvato la vita!- 

-Vero anche questo… la prossima volta sarà il contrario-

-Quanti?-

-Cosa?- domandò il verde.

-Quanti abbattimenti?-

-Uno, tu?-

-Due-

-Abbiamo l'asso del giorno! Un terzo degli aerei nemici eliminati è opera tua!-

-O forse è solo fortuna-

Un terzo aereo cercò di atterrare, ma a causa dei danni subiti non riuscì a planare sul ponte. Il pilota con un’abile manovra riuscì a virare e ammarare a lato della nave.

Dalla torre di comando, che si ergeva a lato del ponte di volo, venne dato l’allarme:
-Ammaraggio! Uomo in mare! Uomo in mare!- gridava una vedette ad un altoparlante in modo da diffondere a tutta la nave il messaggio.

I marinai che erano sul ponte corsero verso il bordo per vedere prestare soccorso seguiti dai due ragazzi. Lanciarono un salvagente in acqua, vedendolo il pilota ormai naufrago vi si aggrappò con tutte le forze.

Hiroto e Ryuuji aiutarono a recuperare il compagno di volo tirando il salvagente verso la nave e lanciando una scala di corda per farlo tornare a bordo.

Con un po’ di fatica anche l’aereo venne recuperato anche se i danni erano ingenti.

Concluse le operazioni di recupero dei velivoli, la grossa portaerei iniziò il lungo viaggio di ritorno.

Il sole era tramontato del tutto, era una notte limpida e nel cielo buio si potevano vedere le stelle e la luna.

I due piloti erano nella loro camerata, un’ampia stanza dalle pareti di metallo dipinte di bianco. Completamente spoglia se non per le brande degli uomini.

Il verde stava nel letto sopra a quello dell’amico.

-Da quanto tempo siamo in mare?- domandò.

-Almeno un mese, siamo partiti quando l’esercito sono iniziate le operazioni a Shangai- rispose il rosso disteso sulla branda inferiore

-Anche se noi l’abbiamo vista per la prima volta oggi- sorrise Ryuuji.

-Un mese di noia con missioni di controllo della costa… mi piacerebbe vedere più azione- sospirò Hiroto.

-Io mi accontento di tornare a terra-

-Nella base di Sasebo, a Nagasaki... centinaia di chilometri a sud da Tokyo, un po’ mi manca casa-

-Anche a me, forse andrà meglio la prossima volta. Guardiamo il lato positivo, un mese di mare ed ora un po’ di vita tranquilla!- esclamò il verde.

I due risero e continuarono a parlare ancora qualche minuto, poi dopo l’ordine di spegnere le luci si addormentarono, mentre la nave tornava verso il porto.

****



 

1) Marina... esercito : all’epoca, in Giappone, l’aviazione non era un corpo autonomo ma era divisa nei due corpi delle forze armate, esercito e marina in perenne rivalità tra loro.

 

2) Kuomintang: era il partito nazionalista cinese e il partito di maggioranza dell’epoca. Dopo la sconfitta nella guerra civile, si ritirò sull’isola di Formosa dando vita alla Repubblica di Cina (Taiwan) nella cui bandiera è rappresentata la coccarda di cui parlo.



 

Piccolo angolo d’autore…

 

A voi già un capitolo d’azione in cui si introducono

due nuovi personaggi, Hiroto e Ryuuji, 

piloti della Marina imperiale.

Credo che possiate aver capito che la storia non sarà

solo tranquillità e svago grazie alle arti di 

Shirou e delle nostre care Fuyuka e Haruna

in fondo è il Giappone di fine anni ‘30… certamente

non la nazione più pacifica del mondo XD

Ho deciso di fare un piccolo esperimento e oltre alle note

in cui spiego qualche termine, lascio poche righe di

in cui spiego in breve qualche avvenimento

o curiosità riguardanti gli eventi nel capitolo.

Fatemi sapere se vi piace come idea, 

detto questo vi lascio la prima “lezione di storia” XD

un saluto,

 

_Eclipse

 

Shangai: conosciuta come la “Perla d’oriente” era una delle principali città cinesi durante i primi anni del 1900. Fu teatro dall’agosto al novembre del 1937 di una delle più sanguinose battaglie del conflitto tra Giappone e Cina.

I cinesi, logorati da anni di guerra civile tra le principali fazioni che si contedevano il potere e i numerosissimi signori della guerra, si trovarono privi di mezzi per poter contrastare l’avanzata giapponese. La battaglia si risolse con la conquista della città e gravi perdite per la Cina (se ne calcolano oltre centocinquantamila, di cui parecchi civili). Tuttavia la strenua resistenza del popolo cinese, nonostante i bombardamenti e la netta superiorità nipponica, portò numerose potenze straniere a schierarsi con la Cina fornendo armi, munizioni e mezzi per gli otto anni seguenti di guerra.

 
   
 
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