Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: EleWar    10/03/2020    10 recensioni
Finalmente in vacanza! Una vacanza premio, per giunta, per i nostri amici della banda di Shinjuku. Sarà un soggiorno rilassante? Chi lo sa...
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Pronti per il capitolo finale??? Spero che sia di vostro gradimento ;-)
A questo punto però non posso non ringraziare le mie fedelissime Briz65, Valenicolefede, Stellafanel87, Kaory06081987, Fanny Jumping Sparrow, e prue Halliwell e tutti i lettori e lettrici silenziosi che continuano a seguirmi. A tutti va il mio più grande GRAZIE vi lovvo.







Cap. 3 L’esplosione




Quando Miki e Falcon rientrarono in camera, l’uomo percepì subito nell’aria che qualcosa non andava: c’era una tensione nuova, aveva come l’impressione che qualcosa di grande stesse per succedere. Girando per la stanza e fermandosi al centro come in ascolto, col suo atteggiamento preoccupò non poco la bella moglie, che gli chiese:

“Tesoro, che c’è?”

“Lo senti anche tu?” rispose lui.

La donna si concentrò e disse:

“Mmm… sento qualcosa di strano… Cosa pensi che sia?”

“Non lo so. Vado a controllare” e riprese la porta.

“Falcon?” lo richiamò sua moglie “Stai attento” e gli sorrise.

Lui grugnì e s’imporporò.

Perlustrò tutti i locali dell’albergo, discretamente, per quanto la sua mole glielo permettesse, ma era ormai notte e anche le cucine erano deserte, tutti i dipendenti avevano raggiunto i lori alloggi e il personale era ridotto al minimo; solo il portiere di notte e qualche cameriere notturno per le emergenze era ancora sveglio, o sonnecchiava sul retro della concierge.

Uscì anche fuori dall’hotel, ne controllò i vari campi da tennis, la piscina, i bungalow e le dépendance: non trovò niente; anzi, aveva come l’impressione che più si allontanava dall’edificio e più scomparisse quel senso di urgenza che già da un po’ percepiva. Ritornò sui suoi passi e prese a controllare il giardino che costeggiava l’albergo, giunse fin sotto le finestre delle loro stanze, e si bloccò di colpo quando sentì un mezzo starnuto trattenuto.

Istintivamente alzò il viso verso l’alto, da cui era giunto quel rumore di chiara provenienza umana. Se la sua vista era ormai compromessa, i suoi sensi erano ben sviluppati, e quell’aura l’avrebbe riconosciuta fra mille.

“Kaori?” chiese stupito.

Lei, che era ancora in bilico sul cornicione, quando si sentì chiamare dal suo gigantesco amico, fu assalita da un’ondata di vergogna e provò a coprirsi alla meglio, con le braccia e con le mani, cercando di nascondere le parti sensibili, anche se Umi non sarebbe stato comunque in grado di vederla; ma era così imbarazzata che non se ne ricordò. Quel suo movimento inconsulto però, la fece sbilanciare ulteriormente e, messo un piede in fallo, finì per cadere di sotto, con un grido strozzato.

Falcon ebbe giusto il tempo di dire:

“Kaori ma che ci f…” che, percependo il pericolo, istintivamente si protese per afferrare al volo l’amica che stava cadendo dall’alto. Per Kaori atterrare sulle forti braccia del gigante, fu come planare sul più comodo materasso del mondo, e tirò un profondo sospiro di sollievo, per non essersi sfracellata al suolo. Magari non sarebbe morta, ma qualche osso se lo sarebbe rotto di sicuro.

Poi la scena improvvisamente si congelò.

Kaori stava giusto ringraziando il suo salvatore, dimentica che fosse completamente nuda e fra le sue braccia, quando Umi, realizzando che sulle mani non avvertiva nessun tipo di stoffa o indumento, si paralizzò. Iniziò a sudare freddo e la sua testa prese a pulsare illuminata a giorno, come una palla incendiaria, poi, emettendo un alto grido sovrumano, cadde all’indietro svenuto, trascinando la sweeper con sé.

Miki, che in quel momento si era affacciata alla finestra, preoccupata per suo marito e per il fatto che non fosse ancora tornato, fu richiamata da quel familiare verso e si ritrovò davanti la scena incredibile di Kaori nuda, fra le braccia di suo marito, stesi sull’erba del giardino.

“Kaoriiiiiiiiiiiii” urlò la bella ex-mercenaria, stupendosi lei stessa del tono di voce che aveva usato, che era così acuto da sfiorare la soglia dei 130 decibel di un aereo a reazione.

“Kaori, ma che stai facendo con il mio orsacchiotto?” urlò ancora la donna, riempiendo l’aria immobile della notte.



 
Nel frattempo, nella camera di Ryo, quella dal cui cornicione era caduta la povera Kaori, si stava svolgendo un’altra tragica scenetta.

Mick, che era risalito dal bar, con in mano una bella bottiglia di whiskey, aveva notato subito che la porta del suo amico era aperta, e aveva sentito provenire da lì la voce alterata della sua donna. Subito si era chiesto cosa stesse succedendo. Kazue non aveva forse detto che lo avrebbe aspettato in camera? Perché era con Ryo?

Quando poi era arrivato sulla soglia, e si era trovato davanti Ryo semi-nudo che faceva delle pesanti avances alla sua donna, non ci aveva visto più dalla rabbia e dalla gelosia.

Sfoderò la sua Desert Eagle e, minacciando l’uomo, disse:

“Giù le zampe, maiale!”

Ryo si bloccò all’istante e, accortosi improvvisamente della situazione incresciosa in cui si trovava, tolse di scatto le mani dalle spalle della donna e ridacchiò nervosamente. Si grattò la testa mentre un gocciolone enorme di sudore gli scendeva lungo la tempia. Ma il movimento fu così brusco che l’asciugamano che portava in vita si sciolse e finì miseramente a terra, rivelando tutta la sua mascolina prestanza. Iniziò a balbettare:

“No-no, non è come pensi!”

“Non ti basta portarti in camera le donnine incontrate per strada? Ora ci provi spudoratamente anche con la mia fidanzata, sotto i miei occhi per giunta? Cosa ti sei inventato per farla venire da te? Quale scusa hai trovato, stavolta?”

“Ma-ma no… è lei che si è precipitata come una furia alla mia porta” provò a spiegarsi lui.

“Taci, essere immondo! Sei solo capace di far soffrire quella povera santa della tua socia, che ti ama senza speranza!”

“A proposito di Kaori!” s’intromise Kazue, rivolta a Mick “Dove siete stati voi due? Avete fatto presto! L’hai già riaccompagnata in camera sua? E magari le hai anche rimboccato le coperte!” concluse sarcasticamente.

Mick, sbalordito da quel cambio di prospettiva, rinfoderò la pistola e, volgendosi verso la sua fidanzata, provò a difendersi:

“Cosa? Io e Kaori? Ma non essere assurda!”

“Ah, sì? Ora mi dai anche dell’assurda?” rispose piccata lei, alzando il tono della voce “Dopo che sei uscito, sono passata da lei, per chiederle in prestito una crema, ma non c’era… Conosco il debole che hai per la tua amica… Non è che insieme siete andati di sotto a prendere qualcosa al bar, o a fare altro?” proseguì, quasi istericamente, l’infermiera.

Nel frattempo Ryo, raccolto da terra l’asciugamano, silenziosamente aveva preso le distanze dalla coppia; pensò:

Maledizione! Qui sta succedendo un casino! Non ci capisco più niente!

Avrebbe tanto voluto far rientrare Kaori in stanza, tanto più che era completamente nuda e soprattutto pericolosamente in piedi sul cornicione. Ma se quei due si fossero messi a litigare lì, chissà quando se ne sarebbero andati! Doveva trovare il modo di farli uscire. Provò a sbadigliare rumorosamente, simulando un sonno che non provava affatto, per fargli capire che era stanco e voleva dormire, ma quelli nemmeno se ne accorsero, tutti presi nella loro litigata; anzi, ad un certo punto Kazue lo tirò dentro la diatriba:

“... perché Ryo è colpa tua!” disse lei.

“Mia? Ed io che c’entro? Non stavi parlando di Mick e di come lui ti trascuri? Su, su, non ti distrarre”.

“Sì, è colpa tua!” rincarò la dose l’americano.

“Ehi, voi due, state dando i numeri! Io ero qui da solo quando Kazue si è precipitata alla mia porta che pareva un’ossessa, bussava, mi chiamava, e tutto perché voleva sapere dove fossi tu” e lo indicò “e Kaori! Come se io fossi la sua balia asciutta. Lei è libera, e padrona di fare ciò che vuole!” concluse la tirata lo sweeper.

“Vorresti farmi credere che non sei geloso, se Mick fa la corte alla tua socia?” chiese maliziosamente e ironicamente insieme, la donna.

“Ma quello cosa c’entra…” rispose a mezza voce Ryo.

“E comunque non fare tanto il santarellino, che l’ho visto, che qui c’era una donna con te: non so dove si sia nascosta, ma lì ci sono i suoi vestiti” e dicendo questo li additò, ma prima che potesse andarli a prendere per verificare, lui li aveva già afferrati e buttati fuori dalla finestra, dicendo:

“Non so di cosa parli, qui non c’è stata nessuna donna… a parte te”.

“E qui ti volevo!” s’intromise Mick “Allora ammetti che stavi insidiando la mia donna! Sei pure nudo! Cos’è, non volevi perdere tempo?”

“Mick, smettila” rispose per lui Kazue “Piuttosto dimmi dov’è Kaori”

“Ma che ne so, io, dov’è? È da oggi che non la vedo! Sarà andata da Miki…”

D’improvviso si sentì un urletto chiaramente femminile, seguito da un urlone quasi disumano, provenire da fuori. I tre corsero al balcone, giusto in tempo per vedere quella scena surreale di Kaori nuda, sopra un Falcon svenuto, a cui seguì l’urlo supersonico di Miki.

A quel punto, la bella sweeper volse lo sguardo verso la finestra di Miki prima, e il balcone del socio poi, e si sentì morire dalla vergogna. Diventò rossa come una supernova e poi svenne anche lei.

“Kaoriiiiiiii” urlò Ryo prima di precipitarsi fuori a soccorrerla.



 
 
***
 
 
 
Un’ora dopo erano tutti nella stanza di Ryo: i City Hunter erano seduti sul letto, vicini. Kaori si era rivestita, ma era ancora sconvolta e rossa in viso, e non riusciva a guardare in faccia nessuno; gli altri sedevano sul divanetto e sulle poltroncine della suite, a semicerchio, come fossero una giuria che dovesse giudicare i due sweepers. In realtà erano anche un po’ affaticati, ché non era stato facile far rinvenire Falcon. Avevano poi dovuto trasportarlo di peso fino al montacarichi dell’albergo, quello che usavano per la lavanderia, per portarlo fin lassù. Ci avevano messo un sacco di tempo per farlo riprendere dallo shock e, ancora provato dall’esperienza, era sempre sull’orlo del collasso.

Ognuno della banda si era fatto la sua teoria, ognuno aveva capito un frammento di verità; ora bisognava mettere insieme tutti i pezzi, e solo Ryo e Kaori avrebbero potuto farlo. Ora sedevano tutti lì, in silenzio, in attesa della resa dei conti.

Ryo non si era mai sentito così infelice e intimorito come in quel momento: avrebbe preferito mille volte essere di fronte ad un plotone d’esecuzione piuttosto che davanti ai suoi amici, alla sua famiglia. Provò a guardare con la coda dell’occhio la sua socia e si sentì morire: lei era quella che soffriva maggiormente fra i due, perché aveva provato più imbarazzo di tutti, facendosi sorprendere nuda e nel bel mezzo di un mastodontico equivoco. Inaspettatamente lui le prese la mano, che stava tormentando la coperta già da un po’, e la strinse. Lei, allora, alzò leggermente lo sguardo verso di lui e si sentì rinfrancata. Erano una coppia, e insieme avrebbero affrontato la situazione. Fece un gran respiro e ritirò su la testa, fiera, a guardare quello strano collegio giudicante.

Alla banda non era sfuggito il gesto tenero dello sweeper verso la sua partner; anche quella era una delle tante stranezze a cui avevano assistito quella sera.

Miki, che sperava con tutta sé stessa che in qualche modo le cose fra i due soci fossero avanzate, vedendoli lì così, affranti e mogi come due cani bastonati, ne ebbe compassione, e anzi provò un’enorme tenerezza per quei due zucconi patentati. Anche perché, passata la sorpresa iniziale, non aveva creduto nemmeno per un istante che il suo orsacchiotto e la sua amica fossero affaccendati in certe faccende; non il suo uomo, non la sua amica. Era una cosa talmente assurda! Quindi, un po’ perché la curiosità la stava logorando, forse più che agli altri, un po’ perché non vedeva l’ora di togliere d’impaccio la sua migliore amica che, insieme al suo partner, si stava cuocendo sulle braci ardenti, prese la parola.

“Allora ragazzi, direi che a questo punto abbiamo bisogno di una bella spiegazione” e gli sorrise incoraggiante.

I soci si guardarono in silenzio: era arrivata l’ora. Ma chi avrebbe parlato? Ryo, notoriamente restio ad aprire il suo cuore e ad esporsi, disse, rivolgendosi a Kaori:

“Inizia tu!”

“No, inizia tu!” ribatté lei, allarmata.

“No, no, tu sei più brava!”

“Non è il momento di farmi i complimenti, dai su, avanti… in fondo ci sei dentro anche tu”.

“Oh, no, no, cara socia, a te riesce meglio…”

“Insomma!” li interruppe Kazue quasi urlando, e facendoli sobbalzare sul letto “Decidetevi. Non possiamo stare qui fino all’alba ad aspettare le vostre confessioni!”

Mick assentì con un cenno della testa: la sua fidanzata sapeva essere una donna di polso, guai a contrariarla. Umi grugnì.

Gli sweepers si guardarono di nuovo e assentirono, poi Kaori disse:

“E va bene… noi, io…”

Stiamoinsiemesiamosposatieaspettiamounfiglio” disse Ryo tutto d’un fiato.

Silenzio.


Booooooooooom!!!! Esplose la bomba!

La detonazione fu così potente, che i quattro di quella pittoresca giuria volarono da tutte le parti nella stanza, in un gran turbinio di cuscini, divani, poltrone, ciabatte, e suppellettili varie, mentre i due amanti, impassibili, assistevano a quell’esplosione con i capelli leggermente mossi dallo spostamento d’aria.

Quando, infine, la nube che aveva avvolto la camera si dissolse, la scena a cui assistettero i due giovani era a dir poco devastante: un ammasso di corpi e masserizie era disseminata nella stanza, braccia e gambe s’intravedevano muoversi appena sotto le macerie. Fino a quando la montagna più grossa venne potentemente scossa e riemerse Falcon a spazzare via tutto, liberando anche gli altri.

Ripresisi dalla sorpresa, gli amici iniziarono a gridare tutti insieme, mentre il fantastico duo incassava la testa nelle spalle e cercava, come poteva, di far fronte a quella scarica di domande.

“Vi siete sposati e non mi avete detto niente?” piagnucolò Miki.

“È che… visto come era andata al tuo matrimonio, avevamo paura che succedesse la stessa cosa anche al nostro” provò a rispondere Kaori “Non sai quanto mi è costato tenertelo nascosto”.

“Ma come avete fatto con i documenti?” chiese la bella barista.

“Ci ha aiutato Saeko” rispose Ryo.

“Ah, ma allora lei lo sapeva?” s’indispettì la ragazza.

“Sì, ma era l’unica… per forza!” cercò d’indorare la pillola la sweeper.

“Quindi state insieme? E da quando?” infilò lì la domanda Mick.

“Ummm… direi da poco dopo il matrimonio della bella e la bestia” rispose Ryo, facendo grugnire Falcon.

“E aspettate pure un figlio?” chiese allibita Kazue.

“Sì” rispose la sweeper “In realtà non l’avevamo programmato ma... è venuto, e noi siamo così… felici” rispose Kaori, guardando con amore quello che ormai poteva presentare come suo marito.

“E quindi anche oggi, ieri, e tutti questi mesi… avete fatto finta tutto il tempo? Ci avete presi in giro?” se ne uscì all’improvviso Umi, con voce tonante.

I due spaventati ammisero a bassa voce:

“Sì… ma non l’abbiamo fatto apposta… o meglio…” s’impappinò Ryo.

“Sì… ve l’avremmo detto, prima o poi” venne in soccorso la ragazza “È che all’inizio volevamo tenerlo solo per noi, ed era divertente avere questa doppia vita; poi più passava il tempo e più diventava difficile confessarvelo. Non trovavamo il modo… cioè non potevamo dirvi di punto in bianco Stiamo insieme e tutto il resto… Insomma, alla fine la situazione ci è sfuggita di mano” e ridacchiò.

“Ripeto: ci avete presi in giro?” tuonò di nuovo Falcon. La sua aura si stava facendo minacciosa, e l’uomo sembrava incombere ancora di più sui due poveri amanti.Terrorizzati, furono costretti ad annuire.

“Non vi ho sentito. Ripeto, ci avete presi in giro?”

“Sììììì” sussurrarono i due.

“Più forte!!! Non ho sentito!” urlò il gigante.

“Sììììììììììì, polipone ti abbiamo preso in giro!” sbottò Ryo.

“Allora… allora…” iniziò Umibozu, come se stesse prendendo la ricorsa “Allora… allora… Io. Vi. Uccidoooooooooo!!!!” esplose.

Ma già i due soci erano scappati via, e correvano a rotta di collo lungo il corridoio dell’albergo e poi giù, giù per le scale, mentre Umi li inseguiva inferocito, con Miki dietro che cercava di calmarlo, e Mick e Kazue preoccupati per come sarebbe andata a finire. Tutto l’albergo risuonava delle grida di Falcon, e ben presto anche gli altri clienti misero fuori la testa dalle porte, chiedendo spaventati: “Ma che succede?” “Cosa sta succedendo?” ma quando vedevano il gigante pelato con aria assassina, sfrecciare per i corridoi al forsennato inseguimento dei due soci, spaventati si ritiravano subito.

Correndo a perdifiato, Ryo aveva preso per mano la sua socia, e sorridendole le disse:

“Nostro figlio imparerà presto con chi avrà a che fare… zio Umi è fatto un po’ così”.

“Eh, già!” rispose lei col fiatone, “Speriamo però che lo zio si stanchi presto” e gli fece l’occhiolino, per poi aggiungere “Sai che ti dico? Questa vacanza mi ha proprio stancata, ah ah ah ah ah ah!”

“Hai ragione socia, torniamo a casa!” e, usciti dall’albergo, presero la via della stazione a tutta velocità, mentre Umi, Miki, Mick e Kazue si fermavano esausti sul viale del giardino.

“Ma non finisce qui!” esalò Falcon.

E invece sì.

Fine.



 
   
 
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