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Autore: Cindy03    24/03/2020    0 recensioni
Larhette e Rock condividono gran parte della loro infanzia, ma ora sono 6 anni che non hanno notizie l'uno dell'altro. Inoltre da quando Larhette ha deciso di scappare dall'orfanotrofio in cui viveva non si sono più visti.
Per fortuna c'era Denny a smorzare le loro tensioni.
Ora la ragazza ha una vita stabile e piuttosto tranquilla che verrà scombussolata dal ritmo delle sue due più grandi passioni: la musica e la cioccolata.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un tonfo sordo, seguito da un rumore di stoviglie mi fa svegliare di soprassalto. La prima cosa che penso è che ci sono i ladri. Mi alzo di fretta e corro in cucina, già preparata a trovarmi davanti il peggio, ma subito mi tranquillizzo… è solo Rock alle prese con la colazione. Un sorriso mi sorge spontaneo mentre lo osservo, ancora inconsapevole della mia presenza. Sta cucinando dei pancake suppongo, e mi incanto a guardare i suoi meravigliosi muscoli guizzare ad ogni movimento. Già, potrei abituarmici ad averlo in casa! Improvvisamente si volta per prendere uno straccio e mi trova li, imbambolata sullo stipite della porta, un’altra volta.
“Ehi, scusami ti ho svegliata! Buongiorno!” mi dice sorridente con il mestolo in mano. Avvampo mentre abbasso lo sguardo che casualmente cade sui suoi addominali e sulla sua v pelvica, interrotta poi solo dai boxer. E, se possibile, arrossisco ancora di più!
Ehi, dove sono andati a finire tutti i miei propositi di apparire più distaccata? Mi schiarisco la gola e mi avvicino, fingendo disinvoltura.
“Buongiorno a te. Dormito bene?” chiedo, allungando la mano nella scodella. Immergo il dito nell’impasto e poi me lo porto alla bocca. E’ un vizio che ho da sempre, quello di assaggiare gli impasti crudi dei dolci, da quando li facevo con mia madre, solo una domenica al mese. Facevamo sempre la torta di mele, o meglio, io gli passavo solo gli ingredienti, ma adoravo guardarla muoversi in cucina. Lei, per farmi felice, mi faceva leccare le stoviglie sporche, dopo aver versato la torta nel tegame. La signora Castillo si arrabbiava sempre quando lo facevo nella sua cucina, ma era più forte di me!
“Come un sasso, ero stanchissimo ieri. Ancora hai questo vizio?” mi risponde, ridendo poi dopo avermi visto portare il dito alla bocca. Mi avvicino e, mantenendo stranamente il controllo, mi sollevo sulla punta dei piedi per scoccargli un bacio sulla guancia. Mi è così naturale farlo. Lo sento irrigidirsi sotto il mio tocco, ma è solo un attimo.
“Che c’è vuoi punirmi come faceva la signora Castillo? Stasera niente cena e lavori extra?” lo provoco scherzando e riprendendo le giusta distanze. Gira il pancake sulla padella, poi mi circonda il bacino e mi attira a se, ricambiando il bacio di prima da dietro. Io non resto per nulla indifferente a quel contatto e l’oramai familiare languore mi pervade, estasiandomi i sensi, mentre la guancia su cui mi ha baciato si infuoca.
“No, no per carità! Solo bacchettate sulle mani per gesti del genere!” resta al gioco Rock, lasciandomi andare. Già, le bacchettate le odiavo. Finivo sempre per tagliarmi tutte le nocche e le mani si gonfiavano talmente tanto che il giorno successivo non riuscivo nemmeno a chiuderle. Un espressione malinconica si dipinge sui nostri volti a quei ricordi tanto dolorosi.
“Hai per caso dello sciroppo d’acero,  del miele o della cioccolata? Ho fatto i pancake senza nemmeno accertarmi che avessi l’occorrente per condirli!” interrompe il silenzio Rock.
“Certo, li prendo subito” mi dirigo verso la dispensa passando accanto a lui e lisciandolo con la gamba. Sfiorarlo mi provoca una serie di scosse lungo tutto il corpo, ma le ignoro. Prendo il miele e lo sciroppo, poi mi alzo sulle punte per poter raggiungere la cioccolata, ma nello stesso tempo dico:
“Ieri mi hai detto che sarei dovuta venire con te, ma dove dobbiamo andare?”
“Ovunque tu voglia, non conta il posto. Conta come lo raggiungiamo.” La voce roca di Rock mi arriva direttamente nell’orecchio, facendomi sobbalzare. Non mi ero accorta che era venuto in mio aiuto e ora si trova proprio dietro di me. Poggia una mano sul piano, accanto alla mia, poi vi poggia il peso e si alza sulle punte, arrivando ad afferrare con facilità il barattolo di cioccolata. Prima di fare ciò però non ha considerato un piccolo fattore: sporgendosi il suo membro si è scontrato direttamente con il mio fondoschiena, già prosperoso di suo, ma in questa posizione particolarmente sporgente. Trattengo il fiato al contatto, non sapendo esattamente come reagire o se fare finta di nulla. Ma… o mio dio… è la sua eccitazione quella che sento? Allora qualche effetto su di lui ce l’ho anche io!
Torno a poggiare il peso sui talloni e mi volto, rimanendo imprigionata tra la cucina ed il suo corpo. Lo sento respirare veloce e i miei battiti accelerano. L’atmosfera è resa strana dallo sguardo pieno di elettricità che ci scambiamo. Rock si avvicina portando la bocca vicino al mio orecchio, mentre con la mano mi accarezza la guancia opposta. Chiudo gli occhi e mi lascio sopraffare dalle sensazioni che mi provoca il suo calore e il suo respiro sul collo. Dobbiamo assolutamente vestirci entrambi se non vogliamo che la situazione precipiti. Sto per parlare quando bussano alla porta, con conseguente urlo:
“CHICAAAAAAA ALLORA?? TE LO SEI SBATTUTA QUEL FICO DA PAURA? VOGLIO ESSERE RINGRAZIATA A DOVERE CON UNA BELLA COLAZIONE, APRI?” altri colpi risuonano per la casa.
Inutile dire che mi sarei letteralmente sotterrata viva! Rock si stacca velocemente da me e corre a prendere i suoi vestiti, per poi chiudersi in bagno. Io mi prendo qualche secondo per darmi un contegno, poi mi dirigo alla porta.
“Che cazzo fai scema!” sussurro a denti stretti uscendo sul pianerottolo per evitare che quell’uragano di mia cugina entri in casa. Ma non c’è nulla da fare, mi sposta in malo modo e si fionda all’interno.
“Non vorrai mica tenermi nascosta la scopata dell’anno vero? Perché sono convinta che quel fusto sia favoloso a letto e non dirmi il contrario perché non ti crederei nemmeno se lo provassi io!” si ferma un attimo guardandomi, poi continua la sua marcia verso la cucina. “Allora?? Voglio tutti i dettagli e spero per te che ti sia levata quella finta aria da pudica che hai ultimamente, altrimenti giuro che… WOOOW!” si blocca di colpo, trovandosi Rock a cucinare gli ultimi pancake rimasti con un sorrisino sornione in volto.
“Buongiorno!” le dice lui come se nulla fosse. Maria resta per un attimo a bocca aperta, poi mi prende per un polso e mi trascina indietro, fuori dalla vista di lui.
“Quando cazzo me lo dici che è qui?” finalmente sussurra. Io mi copro il volto con le mani e rispondo stizzita.
“Me ne hai dato modo forse? Mi hai fatto fare una figuraccia… chissà che penserà ora di me!”
“Ma quale figuraccia, è la verità… se solo ti lasciassi andare un po’ di più e gli dicessi che…” so che Rock è solo a qualche metro di distanza e potrebbe sentire tutto, quindi mi affretto a premerle la mano sulla bocca, prima che da questa escano altre cose imbarazzanti. Per fortuna si zittisce.
“Ok, adesso andiamo di la, facciamo colazione e tu tieni questa boccaccia serrata. Se farai la brava, poi, ti racconterò tutto per filo e per segno” dico, come se mi stessi rivolgendo a una bambina capricciosa. La vedo annuire con la testa, essendo impossibilitata a parlare. Annuisco anche io e finalmente la lascio libera. Insieme poi ci dirigiamo in cucina.
“Ciao, io sono Maria, la cugina di Larhette. Ci siamo già visti al ristorante ricordi?” si presenta non appena lo vede, allungando la mano verso di lui.
“Certo, mi chiamo Rock.” Gliela stringe. Maria, soddisfatta dal suo comportamento si siede al tavolo.
“Allora è pronta questa colazione?” Chiede sorridendo. È una donna priva di vergogna lei! Scuoto la testa, poi, sempre in silenzio, mi appresto ad apparecchiare per tre.
“Ecco qui!” Rock mette un piatto stracolmo al centro della tavola e Maria inizia a mangiare facendo strani versi. Faccio finta di niente e mi servo anche io, cospargendo il mio pancake con abbondante cioccolata.
“Non avevo dubbi Chica, la cioccolata è sempre stata la tua preferita vero?” mi chiede Maria con aria maliziosa. So dove vuole andare a parare per cui la fulmino con lo sguardo e mi limito ad annuire. Lei alza le spalle e si rivolge a Rock.
“Allora Rock, che ci fai qui?” non accenna ad abbandonare l’aria maliziosa, così tossicchio, ma entrambi mi ignorano.
“Ieri abbiamo fatto tardi e mi sono fermato a dormire… in fondo ci conosciamo da un sacco di tempo io e Larhette!” risponde tranquillamente.
“Certo! Avete passato una bella serata? So che sei tornato da poco da queste parti, che lavoro fai?” continua mangiando con gusto.
“Bellissima serata anche se mi è dispiaciuto che gli altri non siano potuti venire.” Afferma lascivo. “Sto aprendo un pub e nel frattempo volevo trovarmi qualche lavoretto che mi permetta di coprirmi le spese”
“Volevo chiedere allo zio di prenderlo per qualche tempo al ristorante, so che cerca personale… che ne dici Maria?” mi intrometto anche io nella conversazione.
“Siiii, mio padre sarebbe felicissimo, anzi andrò subito a parlarci, così potrai iniziare il prima possibile!” afferma alzandosi e iniziando a raccattare il suo giacchetto e la sua borsa. “Chica, stasera ti do io il cambio a lavoro, ma tu dovrai andarci domani a pranzo ok?” non mi da tempo di rispondere che subito continua. “Ciao Rock, è stato un piacere, mi raccomando cerca di farla sciogliere a quella che ultimamente si è scordata come si fa! Adios!” e se ne va, lasciando una me con il viso completamente rosso di vergogna  e un Rock interdetto.
“Si può sapere che problemi ha tua cugina?” mi chiede divertito. Alzo le spalle con aria di scuse.
“Scusami lei è fatta così. Si convince di alcune cose e va per la sua strada senza dar retta a nessuno! Ma non è una cattiva persona!” abbasso lo sguardo mentre lo dico. Lo sento scoppiare a ridere, così capisco che non si è offeso per le insinuazioni di Maria, e scoppio a ridere anche io.
   
 
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