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Autore: EleWar    03/04/2020    5 recensioni
Per i nostri amati sweepers è il momento di occuparsi dell'ennesimo caso, ma non tutto andrà come previsto!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ciao bella gente!
Sono contenta che questa storiellina vi piaccia, e vi serva per passare il tempo :D
Per questo ringrazio TUTTI nessuno escluso, e sì anche e soprattutto te che stai leggendo, sì dico proprio a te ;-)
Con tanta simpatia e gratitudine, vi ringrazio!!

 
 
ATTENZIONE: Ho sempre detto che la fic era costituita da 3 atti (3 capitoli), ma poi mi sono accorta che l’ultimo veniva troppo lungo quindi…ora esiste anche un cap 4 ^_^


Cap.3 Kiss Mint
 
Una volta dentro l’ufficio, Minnie li precedette in un’altra saletta, decisamente più intima e confortevole del salotto di rappresentanza in cui li aveva ricevuti la prima volta.
Ryo e Kaori indossavano ancora i vestiti di scena, e di certo non sfiguravano accanto a quei due magnati dei dolciumi.
 
L’atmosfera era più rilassata ed informale e le coppie si sedettero una di fronte all’altra, non prima di aver accettato, dalla padrona di casa, un piccolo rinfresco e delle bibite.
 
“A questo punto, direi che qui ci starebbero bene delle spiegazioni!” esordì Ryo con un tono fra il divertito e il serio.
 
“Hai ragione, Ryo” rispose Minnie, arrossendo leggermente.
 
Sembrava che la ricomparsa del suo ex fidanzato le avesse fatto cambiare radicalmente atteggiamento, nei confronti della vita e degli altri: che l’avesse ammorbidita.
 
“Però tengo a precisare che verrete pagati lo stesso per l’ingaggio”aggiunse la manager.
 
“Ma che significa?” s’intromise Kenji che, seduto comodamente sul divano, non si era mai staccato da lei, tenendole un braccio sulle spalle, o prendendole una mano, e soprattutto seguendola con lo sguardo ogni volta che si alzava per girare nel salottino.
 
Lei si voltò a guardarlo, gli sorrise, e si decise a rispondere prima a lui: quello era il momento di fare chiarezza con tutti.
 
“Caro Kenji, devi sapere che quando tu hai iniziato a sabotare la mia campagna pubblicitaria e a mandarmi quelle lettere anonime, ho ingaggiato questi due ragazzi qui di fronte, che non sono attori professionisti, ma gli sweepers più in gamba del Giappone, per scoprire cosa c’era sotto” e li guardò sorridendo, riconoscente.
 
“In realtà, noi non abbiamo fatto proprio niente” si sentì in dovere di precisare Kaori.
 
“Be’, intanto vi siete prestati per lo spot, e il regista è più che soddisfatto. Non capita così spesso di fare centro con la prima scena girata!” e Min le strizzò l’occhio. La sweeper abbassò appena lo sguardo arrossendo, mentre Ryo si schiarì la voce prima di chiedere:
 
“Kenji, lei lo sa che è passibile di denuncia per violazione delle norme sulla concorrenza?”
 
“Oh sì, ma che vuoi che me ne importi? Ho uno stuolo di avvocati che saprebbero togliermi dai guai in un batter d’occhio!” e scoppiò a ridere francamente, ma senza boria.
 
Il suo atteggiamento era quello dell’uomo sicuro delle sue ragioni e, soprattutto, mosso da una forza superiore: l’amore.
 
“Comunque diamoci del tu, Ryo” aggiunse l’uomo dopo essersi calmato “Senza rancore?” chiese poi, riferendosi a quel loro piccolo duello fra maschi alfa.
 
Ryo annuì, poi però chiese:
 
“Però non ci avete ancora detto cosa vi ha portato a tutto questo” e fece un gesto circolare con il braccio come a significare i sabotaggi, lo spot, le accuse, la sua entrata in scena ecc.
 
Minnie si mosse a disagio sul divano e sospirando parlò:
 
“All’inizio della mia carriera, quando ero ancora una semplice impiegata piena di ambizione e voglia di sfondare, trovai lavoro nell’azienda di Kenji. Lavoravo tantissimo e con passione, e piano piano, promozione su promozione, feci carriera. A quel tempo anche Kenji aveva iniziato a lavorare dal basso, in incognito, perché suo padre voleva che si facesse le ossa, e capisse fin da subito quanto lavoro e sacrificio ci vogliono per avere successo. Dico in incognito perché nessuno dei colleghi o dei superiori sapeva chi fosse e, infatti, si faceva chiamare Kenji Koshin. Era un giovane talentuoso e brillante e in pratica condividemmo la carriera: tanti passi faceva lui, tanti io. Va da sé che ci ritrovammo innamorati …” e si voltò a guardarlo; lui le sorrise con amore. Lei riprese:
 
“Insieme creammo un nuovo tipo di caramella, la Kiss Mint, appunto: morbida fuori e con il succo di menta all’interno; ed eravamo soddisfatti e orgogliosi del risultato. Già ci vedevamo ricchi e famosi. Fu a quel punto che Kenji mi confessò la sua vera identità…”
 
S’interruppe, e lui ne approfittò per continuare il racconto:
 
“Sì, a quel punto non potevo più mentirle. Mio padre era molto soddisfatto del mio lavoro e della mia carriera, e ormai era inutile nascondere chi fossi in realtà. Quando lo dissi a Min, ci rimase male, all’inizio, ma da donna intelligente qual è, capì la situazione, e i nostri rapporti non cambiarono più di tanto. Facevamo progetti per il nostro futuro, volevamo mettere su famiglia… Ma un’altra cosa le avevo taciuto: e cioè che i miei genitori avevano combinato un matrimonio d’interesse per me, con la figlia di un ricco amico di famiglia, fin da quando ero un bambino. Per tutti quegli anni avevo cercato di non pensarci, e visto che dovevo vivere come un ragazzo qualsiasi, mi ero illuso che fossi libero anche di scegliermi chi amare e chi sposare. Qui ho sbagliato a non dire niente a Min, e le chiedo ancora perdono per questo” e si girò a guardarla con occhi tristi.
 
Lei gli sorrise benevola, e lui, dopo una breve pausa, riprese:
 
“Dicevo che, quando gli anni di prova finirono, e potei rivelare la mia identità, in automatico riacquistai i diritti e i doveri della famiglia Mifune, e uno di questi era appunto sposare chi avevano scelto per me. Ma quando lo confessai a Minnie… chiaramente se ne addolorò, perché questa era una cosa ben più grave di averle mentito sul mio nome e sulla mia famiglia. Si sentì tradita, e iniziò a credere che per tutto quel tempo l’avessi ingannata, che il mio amore non fosse autentico; si sentì presa in giro. I nostri rapporti s’incrinarono irrimediabilmente, e a nulla valse la promessa che le feci di parlare con mio padre e di annullare il fidanzamento con Suzuka Tatara. Ero pronto anche a lasciare la ditta di famiglia per Minnie, ma tutto precipitò quel giorno che…” e non poté finire la frase.
 
Dopo un sospiro che denotava quanto le costasse, Minnie prese la parola:
 
“La nostra relazione era ormai esasperata da continue liti e ripicche; lui mi accusava di essere testarda e irragionevole, io a lui di essere un bugiardo e un ipocrita, in più, dal momento che, come vedete è un bell’uomo” e fece un sorriso sghembo “tutte le donne gli andavano dietro, e appena si sparse la voce che era nientemeno che il figlio del padrone, in parecchie sperarono di accalappiarselo. E lui… be’, lui… si lasciava corteggiare, e flirtava con loro. Vanità maschile?”
 
E gli lanciò uno sguardo accusatorio, a cui lui rispose ridacchiando a disagio e grattandosi la testa. Soddisfatta di averlo messo in imbarazzo, si voltò a guardare Kaori, che annuì complice: entrambe avevano a che fare con due tipi belli e farfalloni.
 
“Comunque sia” riprese la top manager “un giorno lo raggiunsi in ufficio, senza preavviso. Volevo a tutti i costi chiarire la nostra situazione, visto che non si decideva a prendere una decisione; me o la compagnia di famiglia. La segretaria, che mi conosceva, mi lasciò entrare senza problemi ed io… lo sorpresi… li sorpresi a baciarsi, lui e Suzuka.”
 
Fece una pausa dolorosa; pur essendo passato del tempo e avendo ricucito il rapporto, poche ore prima, in qualche modo, quel ricordo le faceva ancora male; ma si riscosse subito e continuò:
 
“Sì, i promessi sposi si stavano baciando, e quello fu per me la risposta che stavo cercando. Kenji non aveva nessuna intenzione di rompere il fidanzamento, ed io ero stata solo una stupida a credere che lui rinunciasse a tutto per me…”
 
Lui, che non aveva smesso di tenerle la mano, gliela strinse maggiormente, e le sussurrò:
 
“Scusa, amore.”
 
Ryo e Kaori, a quella vista si sentirono leggermente a disagio: avevano da combattere così tanto con i loro problemi sentimentali, che occuparsi anche di quelli degli altri era davvero troppo.
Ryo poi, anche lui eternamente indeciso, si sentiva solidale con Kenji, anche se doveva ammettere che quei comportamenti ambigui e da vigliacchi, finivano per far soffrire le donne che amavano.
Kaori, dal canto suo, si sentiva vicina a Minnie, e come donna perennemente appesa ad un filo sottile, sempre in cerca di conferme che non arrivavano mai, pensò che davvero nemmeno tutta la sua bellezza e il suo fascino, l’avevano risparmiata dalle pene d’amore.
Sotto l’aspetto freddo e distaccato, c’era un cuore a pezzi che a fatica era guarito.
Anche se, pensò la ragazza, aveva davanti una coppia che, dopo tanto girare e soffrire, avevano trovato il modo di ritrovarsi; l’amore vince sempre, o no
 
“In realtà quel giorno, quando Minnie ci sorprese, io stavo cercando di spiegare la situazione a Suzuka, ma lei non ne voleva sapere di rompere il fidanzamento, perché, a differenza di me, lei era innamorata, e non voleva rinunciare all’ulteriore benessere che sarebbe derivato dal nostro matrimonio. Cercò di sedurmi, e tanto fece che provò a baciarmi, riuscendoci. Fu in quel momento che Minnie entrò. Io non fui in grado di fare niente; avrei dovuto correrle dietro, spiegarle l’equivoco… ma non trovai la forza. Ero stanco dei nostri litigi, delle nostre baruffe, che, mi dissi, forse era meglio così… e la lasciai andare. Lei uscì dal mio ufficio e dalla mia vita, anche perché, giustamente, si licenziò dalla compagnia.”
 
“Inutile dire che ero a pezzi” proseguì Minnie “E giurai a me stessa che non mi sarei mai più innamorata. Mi gettai anima e corpo sul lavoro, e forte della mia esperienza e delle mie competenze, trovai degli investitori, e misi su la mia compagnia, la Fuji Ice. Come è diventata potete vederlo per conto vostro, no?” chiese agli astanti, girando lo sguardo tutto intorno, come a intendere l’ufficio, il palazzo, il suo impero.
 
“Io, invece” interloquì Kenji “volevo dimenticare tutta quella brutta storia, e mi diedi alla bella vita: feste, viaggi, spese pazze e soprattutto donne, quelle non mancavano mai. Suzuka ben presto si stufò di un libertino come me, e chiese ed ottenne di annullare il fidanzamento. Per me non faceva nessuna differenza, tanto non l’amavo e probabilmente non le sarei restato nemmeno fedele” ammise. “Cercai di godermi la vita, come non avevo potuto fare prima, quando lavoravo sotto falso nome e mi sudavo lo stipendio; e anche se potevo avere le più belle donne del Giappone e non solo, non mi legai mai a nessuna, perché in fondo al mio cuore c’era sempre Minnie” e le rivolse uno sguardo carico d’amore.
“Ero convinto, però, che la nostra storia fosse finita, irrimediabilmente, e che mai saremmo potuti tornare insieme: io le avevo fatto troppo male, e probabilmente non ero l’uomo giusto per lei. Min meritava qualcuno capace di metterla davanti a tutti e a tutto, un uomo deciso e concreto, non un vigliacco come me, un codardo.”
 
Ryo si mosse impercettibilmente, a disagio, ma questo non sfuggì a Kaori che, però, non ebbe il coraggio di guardarlo.
 
“Ogni tanto pensavo a lei, e seguivo sui giornali l’evoluzione della sua carriera, i successi, i prodotti vincenti che lanciava sul mercato; fra i due, il genio creativo era lei, io avevo solo qualche buona idea ogni tanto. Saperla sola, senza un uomo accanto, almeno ufficialmente, mi rattristava un po’, perché avrei voluto che fosse felice, che vivesse quella vita appagante che io non avevo saputo darle. Da vero presuntuoso, a volte pensavo che se non stava con nessuno, era perché amava ancora me; ma poi mi ripetevo che probabilmente, quando mi pensava, era odio quello che provava.”
 
E di nuovo la guardò con profondo dolore. Era innegabilmente pentito per tutto.
 
“Quando ho saputo che avrebbe lanciato sul mercato la Kiss Mint, però, la nostra caramella, il nostro bacio, mi sono detto che gliel’avrei impedito!” concluse con veemenza.
 
“Fin da subito ho pensato che ci fosse lui dietro ai sabotaggi” lo interruppe Minnie “Pensavo però che fosse più una questione legata alla concorrenza, una questione d’affari.”
 
“A me la cosa era parsa sospetta fin dall’inizio” intervenne Ryo finalmente “Era troppo plateale… quei dispettucci, le lettere anonime, tutto portava alla Fresh Power… e veramente rischiavi l’incriminazione” disse lo sweeper rivolto a Kenji.
 
“Hai ragione, ma era l’unico modo per farmi notare da lei… non m’importava di infrangere la legge, te l’ho detto che ho le spalle coperte. Però era una questione di orgoglio e… e soprattutto perché non ho mai smesso d’amarla. Appena ho scoperto che avrebbe lanciato la nostra caramella, ho pensato, sperato, che ancora pensasse un po’ a me, e dovevo saperlo a tutti i costi. Di certo, non potevo presentarmi alla sua porta, o chiedere un appuntamento alla sua segretaria per vederla” finì con un sorrisino ironico. “Contorto?” chiese ai due sweepers, a cui non restò che bofonchiare qualcosa in assenso.
 
Ryo e Kaori pensarono di aver sentito abbastanza; quello che all’inizio era sembrato un caso complesso e pericoloso, alla fine si era rivelato come un macchinoso ritorno di fiamma fra due ex-fidanzati.
Prima di decidersi ad alzarsi e prendere congedo, si scambiarono un fuggevole sguardo e Kaori parlò:
 
“Bene, direi che tutto è finito nel migliore dei modi, giusto?”
 
“Oh sì!” rispose entusiasta Minnie “Io ho il mio spot e, se tutto va come deve andare, da domani il Giappone avrà in commercio una nuova squisitissima caramella; senza contare che io e Kenji ci siamo ritrovati, e tutto grazie a voi.”
 
“A noi?” chiese incredula la sweeper.
 
“Sì, se non aveste fatto tutte quelle storie per baciarvi all’inizio, Kenji non ci avrebbe provato con me, e… be’, insomma… il resto lo sapete ” e Kaori arrossì violentemente, mentre Ryo si schiarì la voce a disagio.
 
“E comunque sì, grazie a voi, perché alla fine vi siete prestati come attori, e il video è venuto perfetto”riprese la manager e, alzandosi in piedi anche lei, andò alla scrivania a prendere il libretto degli assegni:
 
“Quanto devo scrivere?” chiese ai due soci.
 
Loro si guardarono perplessi e fecero spallucce; vedendoli indecisi, anche Kenji si alzò a sua volta e disse:
 
“Lascia stare Minnie, fai pagare me, in fondo è stata tutta colpa mia!”
 
“Ma no, che dici! Li ho assunti io, io sono la loro cliente.”
 
“E cosa c’entra? I guai te li ho procurati io, diversamente non li avresti mai chiamati.”
 
“Però lo spot è il mio, si sono prestati come attori…”
 
“Su, non fare come al solito tuo, non essere sempre così testarda.”
 
“Cosa vorresti dire?” rispose Minnie scaldandosi.
 
“Niente, che fa parte del tuo carattere, tutto qui” rispose Kenji alzando le spalle.
 
“Vorresti dire che sono ancora testarda e irragionevole come allora?”
 
“Ho detto solo…”
 
“Aaaaalt!” li fermò Ryo “Non mi sembra il caso di mettervi a litigare, no?”
 
“È vero” rincarò la dose Kaori “Vi siete appena ritrovati, e penso che dopo tutto questo tempo dovreste sforzarvi di andare d’accordo, e non litigare per le stesse cose di prima” concluse saggiamente.
 
Tra l’altro, pensò la sweeper, era una cosa così incredibile che due persone ricche sfondate come loro litigassero su chi dovesse pagare i City Hunter! A volte, loro due, non venivano pagati affatto.
 
“Avete ragione” ammise Kenji, a cui fece eco Minnie “Sì, scusate.”
 
“Allora facciamo così: lasciateci le vostre coordinate bancarie, e noi provvederemo, nei prossimi giorni, a farvi un cospicuo versamento” disse Minnie; e, rivolgendosi al suo fidanzato ritrovato: “E ci metteremo d’accordo sull’importo” poi, come a ricordarsi qualcosa: “Senza contare che avrete una piccola percentuale sulla vendita della caramella” e gli strizzò l’occhio.
 
 
 
 
Poco dopo erano alla porta principale dell’ufficio; Minnie li abbracciò calorosamente, e Kenji gli strinse vigorosamente la mano dicendo:
 
“Non sapremo mai come ringraziarvi.”
 
“Oh, su, non pensiamoci più” chiosò Kaori.
 
Infine ripresero la via del ritorno, non prima di essere ripassati in sartoria e aver ripreso i loro abiti.
Minnie aveva insistito perché si tenessero i ricchi abiti di scena, come regalo personale, ma gli sweepers avevano rifiutato, adducendo la scusa di non sapere come, e quando, indossarli di nuovo.
 
Appena salirono in macchina, istintivamente tirarono un sospiro di sollievo, poi scoppiarono a ridere: era bello essere ritornati loro di sempre.
Il viaggio di ritorno fu sereno, non parlarono poi molto e, quando entrarono in casa, si lasciarono cadere esausti sul divano del salotto.
Quella storia li aveva stancati più di una qualsiasi altra missione fatta di rapimenti, sparatorie, esplosioni e fughe rocambolesche.
 
   
 
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