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Autore: Claire Riordan    15/04/2020    2 recensioni
Remake del nuovo decennio di una mia vecchia, ma a me carissima, fanfiction, intitolata "Believe in Fate", riscritta in chiave più potteriana e meno "teen drama" americano, come era inizialmente nata, con una rivisitazione dei personaggi e delle loro storie.
Dal prologo: "[...] il Gran Galà del Quidditch prevedeva che Hogwarts mettesse in campo un'unica squadra, formata dai migliori giocatori della scuola, i quali sarebbero stati selezionati da un’apposita commissione composta dagli esponenti più importanti e competenti in materia. Questa squadra, poi, avrebbe dovuto competere con le più grandi nazionali di Quidditch del momento, tra le quali spuntavano i nomi di Inghilterra, Germania e Spagna, segnalate come le favorite per il grande torneo."
ATTENZIONE: nessun collegamento di nessun genere con "The Cursed Child".
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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L’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici era in subbuglio da diversi giorni. Gufi scarmigliati entravano dalle finestre a qualsiasi ora, impiegati cosparsi di Polvere Volante correvano trafelati da un camino all’altro e mai così tante Strillettere erano arrivate a quel reparto.
Il direttore dell’Ufficio, Dean Thomas, assieme al presidente della Federazione Internazionale del Quidditch, aveva avuto un’idea per l’imminente anno scolastico ad Hogwarts: dopo la cancellazione dello storico Torneo Tremaghi ormai dieci anni prima, a causa delle tragiche conseguenze che si era lasciato alle spalle, sarebbe stato indetto un nuovo torneo da svolgersi presso la scuola di magia, ma, vedendo il caos che la preparazione stava causando, già stava pensando di ritirare il progetto.
«Io la trovo un’ottima idea, signor Thomas» gli aveva detto Teddy Lupin, il giovane apprendista che, da qualche settimana, lavorava con loro «Sarà un espediente per unire studenti di case diverse e, mi creda, sarà accolto da tutti con grande entusiasmo»
Sfortunatamente Teddy, per quanto gentile fosse stato nel cercare di risollevare il morale del suo capo, complice anche la sua eccitazione all’idea di pianificare quella nuova gara, aveva torto: la neo-eletta preside di Hogwarts, Alethea Shacklebolt, che aveva sostituito Minerva McGranitt, non aveva apprezzato appieno l’idea di quel torneo. Diceva che avrebbe distratto gli studenti dalle loro normali attività, che avrebbe tolto loro le ore necessarie allo studio e che il Quidditch andava giocato solamente tra le quattro case di Hogwarts.
Ma Thomas, da grande appassionato dello sport, imperterrito nel portare avanti il suo progetto, aveva sottoposto il caso anche all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale e perfino al Ministro della Magia in persona, Hermione Granger, la quale, dopo alcuni primi tentennamenti, aveva infine asserito che sì, per quanto magari avrebbe potuto distrarre i partecipanti dallo studio – cosa a cui lei aveva sempre tenuto moltissimo -, non poteva essere pericoloso quanto il Torneo Tremaghi. Perciò, diede infine il suo consenso: quel torneo si sarebbe tenuto e il signor Thomas ebbe finalmente il permesso di inviare gufi ai Ministri delle altre nazioni europee.
Inutile dire che la preside Shacklebolt era andata su tutte le furie: «Per quanto io apprezzi lo sport del Quidditch e sia stata un’assidua sostenitrice della squadra della mia casa ad Hogwarts, non apprezzo che i miei studenti siano coinvolti in un progetto che li veda costretti ad allenarsi a livelli agonistici tali!» aveva sbraitato la sua voce da una Strillettera, una delle tante che aveva spedito all’ufficio del signor Thomas. Ne erano seguite molte altre, in cui la professoressa lamentava il fatto che Hogwarts non avrebbe mai potuto accogliere un torneo di dimensioni simili, senza contare che non avrebbe avuto stanze a sufficienza per dare alloggio agli ospiti della gara.
Questi le aveva gentilmente risposto – tramite lettera cartacea, quelle discussioni furibonde non facevano per lui – che un torneo simile avrebbe dato la possibilità agli studenti che sarebbero stati selezionati di migliorare le proprie abilità come giocatori, il che, come lui stesso sapeva, era il desiderio di molti ragazzi, compreso suo figlio. E che sicuramente un posto grande come Hogwarts aveva sufficienti posti letto anche per le squadre che sarebbero state ospitate.
La povera preside aveva infine ceduto, mossa anche dal sostegno che il vicepreside Neville Paciock aveva dato all’idea di Thomas, suo amico di vecchia data.
Tutto quell’incredibile tran-tran era il motivo per cui ora Teddy Lupin si ritrovava in un piccolo ufficio soffocante e afoso a scartabellare con centinaia di pergamene dall’aria ufficiale, marchiate con i diversi timbri dei Ministeri della Magia europei.
Era in quei momenti che non poteva far altro che maledire il giorno in cui aveva deciso di iniziare lo stage proprio in quell’ufficio al Ministero. Ce n’erano tanti altri, avrebbe potuto fare domanda all’Ufficio Auror, dove Harry e Ron l’avrebbero sicuramente aiutato e, chissà, raccomandato magari, e invece no: eccolo lì, impelagato in questioni burocratiche mille volte più grandi di lui. Non aveva mai giocato a Quidditch, ma era sempre stato interessato al celebre sport magico. Inutile dire che quando il signor Thomas gli aveva esposto la sua idea, Teddy l’aveva trovata a dir poco geniale: il Gran Galà del Quidditch prevedeva che Hogwarts mettesse in campo un'unica squadra, formata dai migliori giocatori della scuola, i quali sarebbero stati selezionati da un’apposita commissione composta dagli esponenti più importanti e competenti in materia. Questa squadra, poi, avrebbe dovuto competere con le più grandi nazionali di Quidditch del momento, tra le quali spuntavano i nomi di Inghilterra, Germania e Spagna, segnalate come le favorite per il grande torneo.
Ma come il signor Thomas aveva più volte ripetuto a Teddy, nessun team aveva ancora confermato con certezza la propria partecipazione, perciò se nessuna tra le grandi squadre europee avesse accettato, tutti i fondi impiegati per il torneo sarebbero stati spesi inutilmente.
Mentre Teddy cercava la lettera di risposta della Bulgaria come richiestogli dal signor Thomas, l’ennesimo gufo planò nell’ufficio dalla finestra aperta e piombò proprio sulla sua scrivania, mandando all’aria tutti i fogli accatastati lì sopra.
«Dovremmo adeguarci ai metodi di comunicazione babbani» si lamentò, afferrando la lettera che il gufo portava legata alla zampa «Veloci, niente piume in giro, scrivanie in ordine…»
Srotolò la pergamena e, stampato accanto all’intestazione, vi era il logo che riconobbe come quello della nazionale di Quidditch britannica:
 
Gentile signor Thomas,
a seguito della Sua richiesta concernente la nostra partecipazione al torneo denominato Gran Galà del Quidditch, siamo lieti di confermare la presenza della nazionale britannica al suddetto torneo.
Attendiamo, dunque, ulteriori informazioni riguardo data e orario di arrivo presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
Distinti saluti,
Aldous Bagman
Presidente della Nazionale Britannica di Quidditch
 
«Grazie a Merlino» esalò Teddy, passandosi velocemente una mano sulla fronte sudata. Si alzò, la lettera in mano, pronto per correre nell’ufficio del suo superiore, quando un fischio acuto del gufo lo costrinse a fermarsi.
«Che c’è?» sbottò, rivolto al pennuto. Quello fece schioccare il becco, sbatacchiando nervosamente le ali mentre se ne stava appollaiato sulla scrivania di Teddy.
Il ragazzo sbuffò, aprì l’armadietto nell’angolo in cui teneva i suoi effetti personali e ne estrasse alcuni Biscottini Gufici, lanciandoli al gufo senza troppi complimenti. Lo udì becchettare le briciole, probabilmente sopra tutti i documenti appoggiati malamente sul tavolo, ma non importava: li avrebbe sistemati al suo ritorno. Ora doveva dare la notizia al signor Thomas.
«Pure i gufi con le pretese, ci mandano» borbottò seccato fra sé mentre percorreva il corridoio. L’attimo successivo si ritrovò a pensare che parlare con i gufi non fosse un buon segno: il caldo stava decisamente iniziando a dargli alla testa.


[ Claire Says ]
A-hem... ciao a tutti.
Probabilmente qualcuno leggerà qualcosa di familiare in questa prefazione, ad altri sarà totalmente sconosciuta, ma sono in ogni caso felice se siete giunti fino qui - e ancora di più se arrivate al box un po' più giù, if you know what I mean.
Insomma, complice la quarantena in cui ci troviamo, la tv che manda maratone di Harry Potter e il mio cuore spezzato per non aver mai più continuato questo racconto, ho deciso di riprenderlo in mano, rivederlo e ripostarlo. E cercare di dargli una fine *Mission Impossible main theme plays in the background*.
Che altro... se vi va, fatemi sapere le vostre impressioni, che è sempre un piacere.
Much love.
C.
  
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