Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nymeria87    28/04/2020    5 recensioni
dal testo:
“Ti sta bene tutto questo?” le chiese d’un tratto in un sussurro indicando con la mano le tavolate difronte a loro.
Sansa lo guardò curiosa soppesando per un momento la sua espressione costernata mentre cercava di comprendere il significato delle parole di Jon.
[...] “sei un uomo di valore Jon, ti meriti tutto questo, lo hai dimostrato sul campo di battaglia!”,
“Sono quasi morto sul campo di battaglia, e lo sarei se non fosse stato per te!”.
“Hai rischiato tutto per il Nord, è questo quello che loro vedono, un uomo che darebbe la vita per la sua terra e la sua gente...”
Per il Nord, certo, ma avrei dato la vita anche solo per te Sansa, sei stata il mio ultimo pensiero prima dell’impatto con le armate Bolton.
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Ripartiamo dalla settima stagione ripercorrendo gli eventi visti nella serie ma andando a scavare un pò piu’ a fondo, attraverso i gesti e le espressioni che hanno fatto galoppare la mia mente molto lontano, a coltivare congetture e ad immaginare ciò che (ahimè) non abbiamo potuto vedere.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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7x1.3 Missing Moment 1.1
 
 
 
Non c’era giorno in cui Sansa non si recasse al parco degli Dei; non pregava più ormai da tempo, ma quello restava l’unico luogo che riuscisse a regalare pace alla sua anima inquieta. Col passare dei giorni, le incombenze e gli impegni inderogabili diventavano sempre più spesso la normalità, per cui la ragazza si era abituata a svegliarsi appena prima dell’alba per recarsi sotto il grande Albero del Cuore, le cui fronde screziate risplendevano come rubini ai primi raggi del sole. Era sempre una visione confortante: un nuovo inizio trasportato dalle brezze frizzanti del Nord, un nuovo giorno da costruire attraverso piccole azioni, che ben presto si sarebbero rivelate determinanti per il futuro a venire.
Quando Sansa si rialzava dalla grande pietra ai piedi dell’Albero Diga, trovava sempre Spettro ad attenderla; il suo silenzioso bianco guardiano non interrompeva mai i suoi pensieri, rimaneva semplicemente lì con la delicata tacita protezione di Jon che si irradiava dal suo candido manto.
 
Quel giorno, nonostante tutto, era riuscita a ritagliarsi del tempo per se e dopo essersi concessa un bagno rilassante, si era vestita di un abito semplice color ottanio con maniche a losanga, uno dei vecchi vestiti di sua madre che era riuscita a recuperare. Dopo aver indossato anche il mantello, avendo cura di tenere coperti i capelli, si mosse verso i corridoi di Grande Inverno per uscire in cortile ed incedere verso l’arco di pietra che delimitava l’ingresso del Parco degli Dei, sperando vivamente che nessuno la bloccasse con richieste o nescessità di qualche tipo.
 
 
Jon si trovava nel solarium, seduto al tavolo che era stato di suo padre, intento a pensare al suo amico Sam, sperando di ricevere al più presto qualche notizia che potesse avere qualche rilievo su come poter affrontare l’esercito di WhiteWalkers che ogni giorno si faceva più consistente e più vicino.
Un bussare sommesso alla porta lo riportò al momento: “avanti” chiamò sistemandosi sulla sedia.
Maestro Wolkan fece il suo ingresso con una missiva ripiegata in mano: “Vostra Grazia, speravo di trovare Lady Sansa in tua compagnia: è appena arrivata una cassa inattesa da Alto Giardino, con una lettera indirizzata alla Lady del Nord. Non ho aperto ancora niente, volevo prima consegnare la lettera alla Mia Signora, ma se non si trova qui e non è nelle sue stanze, temo di non sapere dove cercarla...” tentennò il Maestro. Jon si ridestò dalla sedia, avvicinandosi per ricevere la missiva che gli fu consegnata: “provvederò io a darla a Lady Sansa, so come trovarla Maestro; nel frattempo fate portare la cassa nelle camere padronali”. Dopo che il maestro se ne fu andato, Jon uscì dal solarium chiudendosi la porta alle spalle, uscì in cortile e fece un fischio lungo; Spettro arrivò trotterellando da lui, gli annusò la mano leccando appena il dorso e Jon si accucciò a specchiarsi nei suoi occhi luminosi: “portami da lei” sussurrò con un controllato fervore nella voce.
 
 
La radura sacra di Grande Inverno sembrava immersa in un tempo e in uno spazio parallelo; da quando aveva memoria, Jon non aveva mai potuto negare il sovrannaturale che traspariva da ogni filo d’erba, da ogni albero, da ogni uccello che abitava quelle rigogliose fronde; non era mai stato spaventato dagli Alberi Diga e dai loro visi, dalla resina che rigava i loro tronchi così densa e lucente, come fosse sangue vero, ma il silenzio che abitava quel posto era frastornante, la voce muta degli Antichi Dei.
Ora la neve ovattava tutto, quando Jon giunse in prossimità del centro del parco, gli unici colori erano il rosso amaranto delle fronde di quel maestoso albero e le lingue di fuoco dei capelli di Sansa, avvolta in una veste di una tonalità più scura del turchese utilizzato al sud, più fredda seppur più profonda, come probabilmente dovevano essere i suoi pensieri a giudicare dai suoi occhi persi nel vento. Jon non aveva cuore di spezzare quell’incanto, era una visione troppo pura, troppo perfetta per essere infranta dalla sua voce cupa; Spettro gli corse in aiuto, incedendo verso la ragazza fino ad accostarsi al suo fianco.
“Hey...e tu cosa fai qui?” chiese lei sorridendo dolcemente, prima di accorgersi della presenza di Jon.
I loro occhi si incontrarono per un momento infinito, prima che Jon azzardasse qualche passo verso di lei: “ti stavo cercando Mia Signora” le disse non celando il sorriso, uno di quelli che riservava solo a lei, con occhi ridenti e caldi; Sansa si alzò dalla grande pietra, occhi bassi a scacciare pieghe invisibili dall’abito, mantenendo un sorriso mesto prima di incontrare gli occhi basalto di Jon.
Lui la soppesò per un momento, beandosi della bellezza del suo viso, della sua figura slanciata e del fatto che quell’abito non fosse così castigato come quelli che era ormai solita indossare.
Distolse lo sguardo da lei a quei pensieri, deglutendo prima di porgerle la lettera che ancora teneva in mano. Sansa la prese delicatamente, scrutando sul sigillo ancora intatto la rosa di casa Tyrell.
Alzò gli occhi su Jon, l’ombra di domande indecifrabili le balenarono sul viso, poi prese coraggio e si apprestò a leggere la spigolosa calligrafia che si stagliava sulla pergamena. Gli occhi di Sansa percorrevano attenti il messaggio che si delineava sulla carta e Jon seguiva ogni battito di ciglia, ogni espressione del viso, ogni respiro della ragazza, in attesa di lei e di tutto quello che avrebbe voluto condividere con lui. Sansa liberò un sorriso amaro al termine della lettura, cacciò indietro le lacrime e ripiegò la lettera. Si umettò le labbra prima di prendere un respiro profondo: “ti ho raccontato di Margery Tyrell e di sua nonna, Lady Olenna, conosciuta anche come la Regina di Spine?” chiese Sansa tornando a specchiarsi nelle iridi scure di Jon. “Mi hai accennato qualcosa, si. Volevano farti sposare Ser Loras se non sbaglio...”
“Volevano assicurarsi il trono del Nord, ma nonostante i loro interessi politici sono sempre state gentili con me, Margery è stata una delle poche confidenti che ho avuto e mi è stata di grande conforto in alcuni momenti, la consideravo un’amica per quanto ne potessi avere ad Approde del Re” raccontò Sansa scrutando le fronde sanguigne, “Lady Olenna ha messo il veleno nella coppa di Joffrey al matrimonio, in accordo con Ditocorto; un veleno che era custodito nelle gemme della collana che indossavo al ricevimento; io non ne sapevo niente in realtà...”; Jon aggrottò le sopracciglia in ascolto, di quei dettagli non glie ne aveva ancora parlato, ma non osò interrompere il suo racconto; “è lei che mi scrive, mi ha raccontato come ha fatto Cersei a conquistare il trono, a discapito della vita della famiglia Tyrell: sia Margery, che Loras che Lord Tyrell sono morti per mano di Cersei, assieme a chissà quanti altri... Sembra che Cersei abbia fatto saltare in aria il tempio di Baelor con l’alto fuoco, causando involontariamente anche il suicidio di suo figlio Tommen”.
Gli occhi cristallo di Sansa a scrutare quelli oscuri di Jon: “capisci ora perchè ti ho detto quelle cose su Cersei? È pericolosa Jon, non va sottovalutata, soprattutto ora che ha in mano il potere di fare quello che vuole senza dar conto a nessuno” proruppe lei urgente, mentre con slancio gli afferrava un lembo del mantello per portarselo più vicino, catalizzando tutta la sua attenzione.
Gli occhi vibranti di lei andarono a cercare una risposta in quelli di lui; Jon posò una mano inguantata a carezzarle il viso delicato, sostando sulla guancia, mentre col pollice andava a dipingerle lo zigomo sinistro: “ad un certo punto anche lei dovrà dar conto a qualcuno, qualcuno che non si interessa di chi siede sul Trono di Spade” le sussurrò lui in un sospiro indulgente.
Sansa chiuse gli occhi disillusa, incassando nuovamente quel celato rifiuto.
“Hey...” la richiamò dolcemente lui, non riuscendo a tollerare quell’espressione affranta; la mano a trovarle il mento per alzarglielo con cautela, cercando un contatto visivo che non tardò ad arrivare: “non sto cercando di screditare le tue parole” la accolse a voce calda scrutando le sue iridi celesti, “cerco di agire per priorità San; affronteremo tutto e lo faremo insieme a tempo debito. Cersei non ti farà più del male, non finchè ci sarò io” le disse Jon con espressione risoluta. Sansa andò a carezzargli il polso in risposta, liberando un sorriso tiepido, mentre con gli occhi andava a percorrere quel viso adombrato, la sua barba incolta, le sue labbra così scandalosamente piene e rosate; tutt’un tratto percepì la gola secca e e dovette abbassare gli occhi sul mantello che Jon indossava, sulla pelliccia di lupo che andava a definirne i lembi per riprendersi dal turbamento dei suoi pensieri.
“Una cosa non comprendo però” sussurrò ad occhi ancora bassi; Jon era in ascolto mentre le dita di Sansa continuavano a carezzare la pelliccia del mantello di lui: “Lady Olenna parla di un regalo...”, lo sguardo confuso di Sansa trovò la risposta nella mano di Jon, che staccandosi dal suo viso andò a prendere quella della ragazza, iniziando a condurla fuori dal Parco degli Dei: “credo che il tuo regalo ti stia aspettando in camera, assieme a questa lettera è arrivata una cassa di legno che ho fatto condurre nelle tue stanze” le sorrise lui, mentre Spettro si apprestava a sorpassarli per far loro strada.
“Una cassa di legno?” chiese Sansa, “cosa mai potrà avermi mandato quella donna?” pensò ad alta voce mentre si stringeva nel mantello. Jon la guardò senza rispondere, ammaliato dal contrasto dei suoi capelli su quell’abito ottanio: “mi piace come porti i capelli oggi” si lasciò sfuggire prima di rendersi conto di averlo detto davvero; lo sguardo sorpreso di Sansa fu niente rispetto al lieve rossore che andò a colorirle le guance mentre se li andava a lisciare in un gesto automatico.
“Nel senso, stai benissimo sempre, ma così con la chioma sciolta ti preferisco, mi sembri più libera, più rilassata...” tentò di giustificarsi lui.
Sansa sorrise a fior di labbra: “è proprio per questo che non li porto così in pubblico Jon, non posso permettermi di mostrarmi rilassata”, Jon accolse le sue parole con un leggero cruccio di dispiacere, “però grazie, anche io li preferisco sciolti” rispose lei mordendosi le labbra.
Uscirono silenziosamente dal parco per poi dirigersi verso le camere di Sansa, Jon stava per congedarsi quando lei gli chiese di restare per aiutarla ad aprire la cassa.
Un tessuto grigio-argento delineato in motivi a foglie, ripiegato su se stesso più volte, fu la prima inaspettata sorpresa; Sansa quasi perse il respiro quando se lo rigirò tra le mani: era il medesimo tessuto utilizzato per l’abito da sposa di Margery e Lady Olenna aveva voluto fargliene dono, forse quella donna aveva davvero provato affetto per lei...
Sotto il tessuto, la seconda sorpresa furono una distesa di limoni dalla buccia lucente e le labbra di Sansa questa volta si infransero in una risata melodiosa mentre la sua mano andò a prenderne uno per accostarselo al naso ad aspirarne il profumo. Jon sorrise a sua volta nel vederla così radiosa: “chiederò alle donne in cucina di farti delle tortine al limone per domattina” le disse ammiccando, ricordandosi di quanto lei le avesse sempre amate; “Solo se vorrai spezzare il digiuno con me però, non ti negherò un assaggio di questo meraviglioso regalo” sorrise lei serena, con i bei lineamenti distesi.
Jon la guardò ammaliato, non sarebbe stato lui la causa del suo malcontento, acconsentì con un cenno prima di uscire dalle stanze della ragazza, maledicendosi per non riuscire a dirle di no ancora una volta e per non poter evitare di gioire in silenzio per quel piacevole invito.
   
 
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