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Autore: lenemckinnon    28/04/2020    5 recensioni
Una raccolta di come cinque appuntamenti (e cinque particolari, poco confortevoli, romantici, incauti, fugaci baci) siano riusciti a far capitolare la deliziosa e intraprendente Marlene McKinnon nelle braccia dell’altero e diseredato rampollo di casa Black.
"Ecco una cosa che ci mette d'accordo entrambi", pensò Sirius affondando un pochino la mano nei biondi capelli della ragazza e assaporando la morbidezza delle sue labbra. Certo, se avesse saputo che per zittirla una volta per tutte sarebbe bastato ricorrere a un espediente così semplice e piacevole…
Ho deciso di ripercorrere i momenti in cui tutto è davvero iniziato seguendo fantasie scovate in qualche angolo remoto del mio cervello e spero che questi cinque capitoli rendano un po’ giustizia alla loro malespressa e bistrattata storia d’amore.
Marauders Era, Blackinnon, accenni Jily.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Come ti spacco la famiglia

18 luglio 1976, Casa di James
 
L’estate era arrivata presto quell’anno e il luglio del 1976 si preannunciava come uno dei mesi più caldi del decennio. Un potente anticiclone si era instaurato su buona parte del Vecchio Continente e la grande calura aveva ingiallito i prati della Francia e di buona parte delle Isole Britanniche. Fu un evento storico per gli inglesi, che a memoria d'uomo non ricordavano niente di simile, ma quell’anomala ondata di calore sarebbe stata ricordata con notevole dovizia di particolari negli anni a venire anche dall’allegra brigata dei Malandrini.
 
In quelle giornate di afosa sofferenza la signora Betsy, vicina di casa dei Potter, era solita percorrere il vialetto di ritorno dalla spesa con una calma logorante, contribuendo a radicare negli abitanti del quartiere l’esasperante lentezza dello scorrere del tempo.
 
Il calore insopportabile si infiltrava in tutte le fessure di Villa Potter. Non c’era un alito di vento in grado di smuovere i ramoscelli che timidamente si affacciavano flosci sulle finestre della stanza di James, le foglie quasi gialle che stuzzicavano le tende di lino bianco che Dorea aveva confezionato anni prima.
 
James Potter, allungato mollemente sul suo letto e intento a sfogliare pigramente una copia consunta de “Il Quidditch attraverso i secoli”, cercava invano conforto dal calore opprimente pescando ogni tanto dei cubetti di ghiaccio da un calderone di peltro e facendoli scorrere sugli avambracci e sulle tempie. I bagagli di Sirius, giunto qualche giorno prima a trascorrere le ultime settimane delle vacanze estive a casa dei Potter, erano sparsi per tutta la stanza: il baule di Hogwarts giaceva in un angolo, la divisa scolastica era appoggiata sopra la scopa di James e diversi libri erano sparpagliati sul pavimento. Il loro giovane proprietario se ne stava comodamente acciambellato a torso nudo sulla poltrona preferita di Charlus, che era stata temporaneamente trasferita in camera del figlio, con le gambe che ciondolavano al ritmo di rock proveniente da un vecchio walkman scovato nel cesto delle occasioni di un negozio dell’usato babbano.
 
Il loro ozio venne improvvisamente interrotto da un leggero picchiettare sul vetro della stanza, provocato dalla civetta bruna di James, Tyche, la cui zampa presentava in bella mostra una busta di spessa pergamena avvolta con cura da un nastro rosso e oro. James si affrettò a soccorrere la civetta, che sembrava sul punto di afflosciarsi dopo aver affrontato la calura esterna, e un lampo di eccitazione gli attraversò il volto sudato.
“É di Marley!” disse, strappando con impazienza la busta e posando Tyche su un trespolo. La lettera era breve e lasciava trasparire un tono entusiasta.
 
Caro James e caro Black, se anche tu sei lì,
Spero che il trasferimento di Sirius sia andato tutto liscio e che non abbiate fatto nulla di illegale per portarlo da voi. Zia Dorea non ve lo perdonerebbe mai!
Questo caldo insopportabile mi toglie tutte le energie, anche se naturalmente continuo ad allenarmi a Quidditch tutti i giorni (“Ma come fa?” esclamò Sirius in preda all’orrore. “Siamo nel mezzo di un’emergenza climatica!”) e Max dice che sto diventando così brava che mi comprerà una nuova mazza da battitore con il suo primo stipendio.
Ieri ho sentito la mamma dire a papà che sarebbero venuti a trovare gli zii oggi pomeriggio per un te (mi auguro freddo) e ho pensato di unirmi anche io. Fammi sapere se vi va bene (magari usando un altro gufo, perché forse un’altra consegna sarebbe fatale a quello che avete ora), ma anche se non foste d’accordo verrò comunque.
Baci
Tua Marley

 
“Beh, nel caso cercassi una dimostrazione del fatto che tua cugina sia completamente pazza eccotene una prova su pergamena da presentare al Wizengamot” sogghignò Sirius, scherzando solo in parte.
 
“Oh cerca di essere serio, lo sai benissimo anche tu che se verrà Marlene la mamma ci permetterà finalmente di uscire di casa e forse persino andare al lago! La mamma non rifiuta niente a lei…anzi, ora che ci penso con il suo aiuto potremo convincerla a revocarci la punizione!”
 
“Questa reclusione in casa mi sta facendo sudare in punti del corpo che non pensavo nemmeno di possedere” replicò Sirius con aria afflitta.
 
“Forse avremmo dovuto evitare di rovesciare quello strano portaombrelli a forma di gamba di troll, ci avrebbe sicuramente risparmiato qualche insulto da parte di tua madre e mio padre sarebbe riuscito a portarci via più facilmente…ma insomma, chi riceve come regalo di nozze un oggetto del genere?” chiese James perplesso.
 
“Lascia perdere. Quando si tratta della famiglia Black è meglio non farsi domande. Piuttosto andiamo di sotto a sondare il terreno con tua mamma” rispose Sirius accigliato.
 
“Dimentichi che anche lei è una componente della famiglia Black. Mi domando quali assurde faccende domestiche stia architettando ora per tenerci impegnati” sospirò James, scarabocchiando velocemente una risposta per Marlene sul retro di pergamena.
 
Sgattaiolando furtivi dalle scale che conducevano al piano di sotto, trovarono Dorea in sala da pranzo, affaccendata a potare un esemplare di geranio zannuto che tendeva spaventosamente a un colore giallo canarino. Come sempre quando era necessario affrontare l’ira della mamma di James, dopo averla osservata ben nascosti dietro alla porta della sala, fecero silenziosamente a carta, forbici e sasso per decidere chi dei due avrebbe dovuto esporsi per primo alla sua furia.
 
“Carta avvolge sasso, Sirius, questa volta tocca a te! Oh finalmente un po’ di giustizia, per Merlino” esclamò James con sollievo.
 
Sirius stava proprio per avvicinarsi a Dorea, quando venne investito da un fascio di luce blu proveniente dal camino del salotto e in un attimo si ritrovò scaraventato per terra e coperto di fuliggine azzurra. Tossendo e cercando di scrollarsi il più possibile la cenere dal petto, Sirius mise a fuoco la scena: dal camino di pietra dei Potter stavano uscendo perfettamente composti i McKinnon.
 
Cassiopea Black in McKinnon era una strega alta e dal portamento austero, i lunghi capelli corvini raccolti in una crocchia alta e lucente e le mani letteralmente ricoperte da spessi anelli d’oro; Maxwell McKinnon era tutto ciò che ci si potesse aspettare da un attempato mago scozzese: imponenti baffi a tricheco che un tempo dovevano essere stati rossicci, una vistosa veste di tartan e un’immancabile pancia cresciuta sotto l’impulso di frequenti Burrobirre.
Ma l’attenzione di Sirius venne del tutto catturata dall’ultima componente del terzetto. Marlene era cresciuta di almeno dieci centimentri rispetto all’ultima volta che si era trovato in sua compagnia e il suo viso, solitamente rotondo e pieno, era ora appuntito e affilato come una lama. Gli occhi erano come sempre di un impressionante blu oltremare, ma riflettevano qualcosa di profondo, una nuova consapevolezza o…era forse un misto di eccitazione e divertimento ciò che li faceva accendere in quel modo?
 
Non ebbe molto tempo per ammirare questi cambiamenti, in quanto la ragazza si era precipitosamente buttata tra le braccia del cugino e insieme avevano iniziato i consueti schiamazzi privi di compostezza.
Sirius alzò gli occhi al cielo.
 
Marlene parve accorgersi della sua presenza solo in un secondo momento, quando il ragazzo si era rialzato un po’ intontito e stava maldestramente cercando di ripulirsi dalla polvere.
 
“Oh ciao Black, non sapevo avessi deciso di trasformarti in una fenice durante l’estate!” ridacchiò Marlene avvicinandosi poi per spazzargli un po’ di cenere dalla spalla. Le sue dita sottili si trovarono a contatto con la pelle di Sirius, che sembrava essere diventata incandescente sotto il suo tocco.
“Lieto anche io di rivederti, Lène” sussurrò Sirius in uno strano tono formale, un po’ intimorito dalla presenza dei genitori di lei.
 
Prima che Marlene potesse ribattere stupita per quei convenevoli, Cassiopea esordì a gran voce: “Oh eccoti qui Sirius, come sei cresciuto! È incredibile quanto tempo sia trascorso dall’ultima volta in cui ci siamo visti…mi pare fosse al matrimonio di tua cugina Bellatrix con Rodolphus e tu eri un delizioso soldo di cacio infilato in un vestito troppo stretto e con il naso che colava in continuazione”
“Come va, ragazzo?” aggiunse Maxwell dandogli una sonora pacca sulla spalla.
 
Sirius sorrise remissivo e rispose educato ai saluti, lanciando occhiate di fuoco a Marlene e James che nascosti in un angolo erano piegati in due dalle risate per la menzione del moccio al naso.
 
I signori Potter invitarono i McKinnon ad accomodarsi nella sala da pranzo; non c’era nulla di formale, tra loro, nessun gesto cerimonioso o un particolare riguardo verso le convenzioni. Sirius non era abituato a quel genere di affettuosa confidenza priva di secondi fini e si ritrovò senza accorgersene a osservare quello strano rituale con un senso di infinita tristezza. In casa sua le uniche occasioni di ritrovo con i parenti non erano certamente gradevoli e scanzonate e, per quanto cercasse di mascherarlo in tutti i modi, la mancanza di legami familiari capaci di suscitare in lui piacevoli ricordi lo seccava terribilmente.
 
“Gradite bere qualcosa anche voi ragazzi?”
La voce di Dorea lo riportò bruscamente alla realtà, ma, prima che potesse rispondere alcunché, Marlene si fece avanti a occhi bassi e, con un tono compito che decisamente non le apparteneva, chiese: “No grazie, zia, ci piacerebbe tuttavia percorrere il sentiero per il lago, dicono che al tramonto si riflettano sulla superficie dei colori spettacolari!”
 
Doveva darle credito di essere un’attrice spettacolare, rifletté Sirius mentre si voltava a guardare spaesato James che, per tutta risposta, gli stava facendo un occhiolino mostrandogli senza ritegno i pollici in su. L’affetto di Dorea per la sua unica nipote era stato il loro lasciapassare per la fuga all’aperto, ma d’altronde, chi mai avrebbe potuto rifiutare qualunque cosa a quegli occhi blu?
 
I ragazzi si precipitarono su per le scale diretti in camera di James per preparare gli zaini. Era fuori discussione portare con loro le bacchette, visto il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i minorenni, ma la mappa stellare sarebbe sicuramente stata di aiuto, insieme allo spioscopio di James e al walkman di Sirius.
 
“Non capisco perché ti ostini a utilizzare quello strano oggetto babbano” disse Marlene chiudendo il cancelletto di Villa Potter.
“Scherzi? Questo aggeggio è geniale! Ti permette di sentire le tue canzoni preferite intorno a te in qualsiasi momento” rispose Sirius con tono sognante.
“D’accordo, ma ammetterai anche tu che averlo utilizzato durante la lezione di Rüf sulle rivolte dei goblin del diciottesimo secolo non sia stata un’idea particolarmente brillante” sentenziò lei con una scrollata di spalle.
“I tuoi commenti superficiali non ti faranno ottenere i GUFO che desideri in Storia della Magia” ribattè Sirius piccato.
 
Il sentiero procedeva ripido e in salita lungo una collina bruciacchiata dal sole e i tre ragazzi, sebbene fossero partiti con un buon passo, si ritrovarono presto senza fiato.
 
“Fa troppo caldo” boccheggiò Marlene non appena giunse su una collinetta rialzata.
“Maledizione Lène non posso controllare il tempo!” si spazientì Sirius, non senza un mezzo sorriso stampato in volto.
“Se non fossi così lento a camminare saremmo arrivati al lago un’ora fa!” ribattè lei stizzita, bevendo lunghe sorsate di acqua dalla borraccia.
“Non ricordavo di essere tanto lento, almeno non lo ero quando sono riuscito a farti saltare tutti i bottoni della camicia al secondo anno, dopo che avevi architettato lo scherzo dei fuochi forsennati nel gabinetto dei maschi” obiettò lui. Marlene emise un gemito a metà tra il disperato e l’irritato.
 
“Ehi McKinnon…guarda! Ci siamo quasi, si intravede il lago da qui” esclamò Sirius dopo quella che era sembrata a tutti una faticosa maratona sotto il sole cocente.
“Quando la smetterai di chiamarmi McKinnon?”
“Quando diventerai una Black” rispose Sirius, prima di rendersi conto delle parole che gli erano uscite precipitosamente dalla bocca.
Marlene si inchiodò davanti a Sirius, senza girarsi. Parve esitare un secondo, ma poi scosse la testa e proseguì decisa verso la discesa che conduceva al lago.
 
James, spazientito da quei costanti battibecchi, li raggiunse di corsa e cercò di spostare la conversazione su un argomento a lui più caro. “Marley, hai avuto notizie di Lily quest’estate?”
Marlene alzò gli occhi al cielo: “Si, Jamie, e prima che tu possa chiedermelo posso confermarti che è ancora arrabbiata per quello che è successo l’anno scorso durante i GUFO.”
“Insomma, non è stata colpa mia! Quante volte ancora dovrò chiederle scusa? Quanti mesi dovrò aspettare perché si renda conto che ho solo cercato di difenderla dagli insulti di Mocciosus?”
 
James Potter che aspetta da mesi una ragazza, ci sarebbe stato da ridere se la situazione non fosse così seria. James Potter profondamente pentito, che si profonde in scuse sussurrate durante le lezioni di Pozioni nel buio seminterrato di Lumacorno, di fronte al ritratto della Signora Grassa, al termine della Finale di Quidditch. E ancora scuse, recitate a mezza voce nel dormitorio maschile del quinto anno, in una sorta di prova per un discorso mai pronunciato, o immaginate nella calura estiva della sua stanza con una piuma d’oca in mano, di fronte a una pergamena immacolata. Lettere mai scritte e mai inviate.
 
Marlene sospirò, addolcita dallo sguardo pentito di James. “Dalle tempo, Jamie, abbi un po’ di pazienza per aspettare che metabolizzi quello che è accaduto. Non posso prometterti che cambierà idea e ti perdonerà, ma di una cosa sono sicura: Lily ha un’intelligenza molto spiccata e dopo un po’ di tempo capirà che in fondo eri in buona fede”
“Forse avrei dovuto ascoltare prima i tuoi consigli, invece che quelli del cagnaccio pulcioso qui presente”
“Io non sono un cane pulcioso. Io sono la mente geniale del gruppo, Potter”
“E’ strano, Lily mi dice sempre che dovrei trattarvi come se aveste dieci anni, ma in realtà più sto con voi più mi convinco che ne abbiate cinque” concluse Marlene scoccando a entrambi uno sguardo esasperato.
 
Arrivarono sulla riva del lago esausti, ma rinfrancati dalla camminata all’aria aperta. Senza perdere tempo James si tolse rapidamente la maglietta e si gettò in acqua senza troppe cerimonie, ridendo sguaiatamente.
Da parte sua, Marlene si attardò solo per estrarre dallo zaino un telo da mare giallo, ma presto iniziò anche lei a sfilarsi i vestiti in maniera scomposta, rischiando di inciampare nei suoi stessi pantaloncini.
 
Sirius si fermò folgorato; non aveva più tanta fretta di buttarsi nel lago, ora, e si prese il tempo necessario per studiare attentamente il fisico della ragazza. Di una cosa era certo: non aveva mai visto gambe così lunghe. Non aveva mai avuto quelle curve. O forse le aveva avute e non aveva mai pensato di metterle in mostra. E cosa dire dei suoi capelli biondi? Sembrava che riuscissero a catturare tutte le particelle di luce emanate dal sole.
Scosse la testa confuso. Il caldo gli stava proprio dando alla testa.
 
“Mi fa male la testa” disse Sirius ad alta voce, sedendosi sulla riva del lago.  
“Deve essere il tuo cervello che cerca di capire la tua stupidità” replicò Marlene con un sorriso leggero.
Lui le rispose con uno sguardo vacuo, come se non riuscisse bene a mettere a fuoco la scena che si presentava di fronte ai suoi occhi.
 
Un momento dopo si accorsero di James che usciva dal lago, diverse goccioline brillanti sul suo petto illuminato dal sole e le braccia agitate in aria in un chiaro invito a raggiungerlo in acqua.
 
Alzandosi, Sirius si liberò in fretta dei vestiti, pronto a tuffarsi. Diede uno sguardo fugace alla figura di Marlene che trotterellava allegra dentro il lago, gridando, mentre James si dava da fare per schizzarla con quelle che parevano bombe d’acqua. Delle forme come quelle non le avrebbe dimenticate tanto presto, e Sirius Black aveva quella che amava definire una memoria fotografica per i lati B.
Scosse la testa, ancora stupito dalla direzione che avevano preso i suoi pensieri: sicuramente un bagno ghiacciato gli avrebbe permesso di riacquistare alcune delle sue facoltà mentali.
 
Marlene si tuffò con la testa sott’acqua, cercando di rimettere in ordine i suoi pensieri. Come era potuto succedere che le mancassero la compagnia e le battutine irriverenti di Sirius Black? Per le mutande di Merlino, tra tutti non proprio Sirius Black! Era un personaggio incredibilmente frustrante, con il suo chiassoso modo di fare e quell’aria sicura con cui andava in giro, come se non avesse paura di niente e ci tenesse a farlo sapere al mondo. Per non parlare del sorriso affascinante che indossava ogni qual volta incrociava nei corridoi lo sguardo timido di qualche studentessa del quarto anno, davvero insopportabile! Doveva essere una caratteristica di famiglia.
 
“Ehi Marley, a cosa stai pensando? Sembra che tu abbia appena visto un vermicolo!” la interrogò James nuotando spensierato accanto a lei.
Alle galline senza cervello che sono solite rincorrere Sirius nei corridoi” non andava certamente bene come risposta. Proprio no. E allora per quale motivo lo aveva appena pronunciato ad alta voce?
 
Le risate di James furono coperte da numerosi colpi di tosse provenienti da Sirius, il quale aveva ingerito una spropositata dose di acqua che tentava ora di sputacchiare per non rimanere soffocato.
 
Marlene McKinnon era sempre stata sicura che nella vita la miglior difesa fosse l’attacco, ma per la prima volta nella sua entusiasmante esistenza si ritrovò a comportarsi da codarda affrettandosi a nascondere la testa sott’acqua, in un patetico tentativo di cancellare quegli ultimi secondi.
 
Quando riemerse, James si era allontanato parecchio verso la riva del lago, ma Black era ancora lì, un ghigno privo di ritegno a disegnargli il volto. Marlene gli scoccò uno sguardo pieno di disappunto, ma lui si era ormai deciso ad avvicinarsi a lei pericolosamente.
 
“Lène…cosa succederebbe se ti baciassi?” Sirius Black era il figlio del demonio, tentatore e dannoso, letale, se fatto avvicinare troppo.
“Non inserirmi nelle tue fantasie, Sirius. Non mi piace nemmeno far parte della tua vita reale.” Il sussurro di lei era debole, e per nulla convincente.
Per tutta risposta, il ragazzo ridacchiò senza rinunciare ad avvicinarsi di un paio di centimetri. Marlene poteva ora contare le goccioline che dispettosamente scendevano sul suo collo.
“Black?” lo richiamò, quando le labbra erano ormai quasi sulle sue.
 
Ne ha di coraggio, la ragazza, per interrompermi in un momento simile, pensò Sirius, beandosi del contatto tra le sue dita e lo zigomo appuntito di Marlene.
“Si, McKinnon?”
“Non ci conosciamo da troppi anni per permettere che le cose sfuggano al nostro controllo?”
“Per quanto mi riguarda, è un periodo di tempo assolutamente insufficiente” rispose lui, deciso a porre fine a quella conversazione durata anche troppo per i suoi gusti.
 
Con due dita le aveva sollevato il mento e aveva appoggiato le labbra sulle sue. Il movimento era lento e controllato, come se stesse cercando di studiare la sua reazione. Marlene non si fidava a lasciarsi andare, lo aveva capito subito. Ma a Sirius non importava. Sembrava non gli importasse più di niente dal momento in cui aveva posato la sua bocca su quella di Marlene, incapace di interrompere il contatto, incapace di staccarsi da quella che gli sembrava l’unica fonte di aria pura, incapace di non abbandonarsi a quella incredibile sensazione di completezza che gli stava riempiendo una zona indefinita tra il petto e il bacino.
 
Il cuore di Marlene stava mancando diversi battiti. Non aveva mai pensato che baciare Sirius si sarebbe rivelato così semplice. Nella vita reale, i loro battibecchi erano sempre stati appuntiti e veloci. Ora le sembrava che le loro bocche fossero state create per incastrarsi perfettamente ed era così facile galleggiare insieme a lui in quel lago sospeso dalle responsabilità. Per Merlino, tra tutti non proprio Sirius Black. Non poteva permettersi di abbandonarsi a una qualcosa che le facesse perdere il controllo in quel modo, che la rendesse completamente dimentica del significato di concetti basilari come il tempo e lo spazio. Sentì le mani di Sirius indugiare sui suoi capelli, in una carezza che le avvolgeva il viso. É maledettamente bravo, pensò Marlene spostando la sua attenzione sul labbro superiore di lui. Ed era maledettamente ingiusto che quella magnifica sensazione fosse del tutto inopportuna e destinata a rimanere chiusa per sempre in un cassetto della memoria. Doveva interrompere il contatto, prima che il suo corpo si sciogliesse per autocombustione.
 
“Sirius…non puoi. Non possiamo. Quest’estate i miei hanno firmato le carte. Hanno combinato il mio fidanzamento, capisci?”
“Che cosa?” Sirius pareva avesse appena ricevuto un bolide in testa. “Con chi?” chiese incredulo.
“Con tuo fratello” sussurrò lei, le guance pallide che si tingevano di un rossore insolito.
“Con James? Ma…ma se siete cugin…”
“No, non con James” lo interruppe Marlene con un sorriso triste. “Con tuo fratello. Con Regulus.”
 
NOTE
 
Boom! Che dite, vi è piaciuto, questo finale un po’ a effetto? Non potevo rendere le cose semplici, tra loro non c’è mai nulla di semplice. Credo dovremo soffrire insieme ancora un po’ per vederli pronti ad abbandonarsi ai sentimenti. Tuttavia mi piacerebbe molto conoscere il vostro parere. Per favore. *.*
 
Questo capitolo è stato un parto. Non volevo finisse così, non volevo nemmeno dare tutto questo spazio al punto di vista di Sirius, ma considero già un miracolo averlo portato a compimento.
 
Alcune NOTE alle NOTE
 
1. Allora l’anticiclone del 76 è vero. E’ stata davvero una delle estati più calde del secolo.
 
2. Tyche (la civetta di James) prende il nome dalla dea della fortuna.
 
3. La famiglia McKinnon è scozzese, purosangue e sterminata (Max è il fratello più grande di Marlene e forse nei prossimi capitoli incontrerete forse i gemelli Mark e Matt). Non chiedetemi dell’incontro con i genitori, per dirla come gli inglesi “I don’t know how that happened”.
 
4. Inoltre, la signora Dorea Black in Potter e Cassiopea Black in McKinnon sono sorelle, almeno nell’albero genealogico della famiglia Black pubblicato dalla Rowling. O meglio, viene menzionata Cassiopea, sorella di una Dorea Black sposata con Charlus Potter che tutti noi ritenevamo essere la madre di James, fino alle incresciose dichiarazioni della Rowling su Fleamont ed Euphemia Potter.
 
5. Infine, se le descrizioni del lago vi sono sembrate un po’ pallide, volevo dirvi che è stato più difficile del previsto immaginare un lago visto che siamo chiusi in casa.
 
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