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Autore: eian    01/05/2020    1 recensioni
Un virus che colpisce i telepati, mortale per i vulcaniani, si sta diffondendo sul pianeta Cetacea e rischia di propagarsi per l'intero quadrante, con effetti devastanti. L'Enterprise del capitano Kirk deve indagare sulla possibile origine sintetica del virus e il suo legame con una sperduta località su Vulcano.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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" la sua solitudine è incredibilmente chiara, come il cielo blu sui ghiacciai di Andoria in una giornata d’estate… altrettanto vuota e struggente"

Azzurro pallido
Spock entrò nel refettorio scavato nella pietra; le finestrelle a bocca di lupo posizionate appena al disotto del soffitto garantivano una naturale circolazione dell’aria che spingeva fuori il calore, lasciando la stanza gradevolmente fresca.
Nonostante fosse appena l’alba, sapeva che i monaci avevano già consumato il loro pasto mattutino; il personale della Flotta stellare presente si faceva cura di non presentarsi prima che avessero finito, per ridurre al minimo l’interferenza con la routine del monastero.
Ciononostante, alcuni tavoli erano occupati.
Esitò sulla soglia al vedere il capitano ad uno di questi, indeciso su come comportarsi e sentendosi ulteriormente in colpa per aver ascoltato la conversazione della notte precedente, ma Jim si stava già alzando e dirigendo nella sua direzione.

- Signor Spock – lo salutò con un leggero cenno del capo, prima di oltrepassarlo e uscire.
- Capitano – rispose formalmente, rimanendo quasi congelato dalla freddezza dell’altro.Si costrinse a riprendere il controllo e a dirigersi verso un tavolo libero, mentre l’enorme vuoto che permeava la sua coscienza laddove c’era stato il Legame riprendeva a pulsare dolorosamente, lasciandolo stordito e sofferente.
Non notò l’andoriano seduto in un angolo in ombra.

- E poi dicono che i Vulcaniani non provano emozioni… - esclamò quello sarcastico.
- Mi scusi? – chiese voltandosi, grato che fossero rimasti soli nella fresca sala.
- Venga, si sieda con me, sembra che stia per svenire – aggiunse Shrack, più gentilmente.
- Sono perfettamente funzionale – rispose Spock, accettando tuttavia la sedia che l’altro gli offriva – cosa intendeva dire con la sua affermazione? –L’altro si prese qualche istante prima di rispondere.
- Ho sentito le sue emozioni fin qui, Pelleverde, quando il suo capitano l’ha ignorata senza pietà – il nomignolo canzonatorio era tuttavia gentile.Spock stava per negare come d’abitudine, ma la sua naturale onestà lo bloccò.
- Immagino sia inutile negare… soprattutto dopo quello a cui ha assistito durante la scorsa settimana – sospirò impercettibilmente – però non ero a conoscenza di andoriani telepati e la sua pigmentazione cutanea è meno accentuata rispetto al normale colorito della sua razza. E’ un ibrido? - aggiunse, suo malgrado incuriosito.
- Non esattamente… Mia nonna era di una rara etnia chiamata Enar. Sono rimasti isolati per lungo tempo, hanno un colorito quasi totalmente bianco e sono potenti telepati. Mi ha trasmesso le sue caratteristiche, anche se diluite. Le mie capacità telepatiche non sono neanche lontanamente potenti come quelle di mia nonna, ho solo una lieve percezione empatica -
- Interessante. E tuttavia… ha captato le mie emozioni? –
- Non erano affatto così lievi, Vulcaniano – rispose l’alieno azzurro, sorseggiando il suo tè – la sua solitudine è incredibilmente chiara, come il cielo blu sui ghiacciai di Andoria in una giornata d’estate… altrettanto vuota e struggente –Spock sapeva che gli andoriani erano un popolo emotivo e drammatico nel parlare, tuttavia il paragone lo colpì per la sua adeguatezza alle sensazioni che provava.
Si versò dell’acqua di pozzo dalla brocca di terracotta sul tavolo, cercando di controllare il dolore che lo tormentava sin dal suo risveglio.
Il supporto da parte di suo padre era stato del tutto inaspettato ed estremamente utile, ma aiutava a sopportare il senso di vuoto, non a colmarlo.
Per quello non c’erano soluzioni…
Alzò gli occhi e vide che l’andoriano lo stava ancora fissando intensamente, le antenne lievemente piegate verso di lui come a captare le sue fievoli emozioni.

- Comandante Spock, perché il suo capitano è tanto infuriato con lei? – chiese senza mezzi termini. 
La domanda era di una sfrontatezza volgare per un vulcaniano, ma dopo anni trascorsi al fianco del dottor McCoy Spock non si offendeva più così facilmente.
Inoltre, per qualche strana ragione e nonostante tutto quello che aveva fatto passare loro, Spock trovava gradevole quell’andoriano che li aveva salvati tutti chiamando aiuto al monastero, anche se non era stato affatto tenuto a farlo.
Si sentì spinto a rispondere.

- Immagino abbia capito che io e il capitano eravamo Compagni, ma ho dovuto recidere il Legame –
- Per salvargli la vita! Che razza di ragione è questa per adirarsi? –
- Ho tradito la sua fiducia. Avevo promesso appena pochi giorni prima che non sarebbe successo… nuovamente – 
L’andoriano si piegò verso di lui sul tavolo.
- Cosa altro avrebbe dovuto fare, ucciderlo? Sarebbe stato molto probabile nelle condizioni in cui era ridotto –  esclamò sdegnato.
- Lei non può capire il trauma della recisione di un Legame per la vita a cui ho sottoposto il capitano… sta azzerando le sue capacità psichiche –
- Crede davvero che io non capisca? Sono un empatico, se c’è una persona capace di condividere quel dolore, quello sono io – lo interruppe l’altro – e le dico che il suo adorato capitano, che lei difende colpevolizzandosi di tutto, stavolta ha completamente torto! Lui guarirà – accantonò il problema con un gesto spazientito della mano – Ma io ho visto… ho sentito tutto il suo dolore di Vulcaniano, tutta la sofferenza che si è accollato, rischiando per sempre la sua sanità mentale pur di salvare il suo compagno. Il quale, se lo lasci dire, si sta comportando da vero ingrato – 
Spock guardò sorpreso l’andoriano così accalorato nella sua difesa, le antenne piegate in avanti che si agitavano contratte come piccoli pugni in aria.
- Kirk guarirà – ripetè l’andoriano – ma lei, Spock… lei deve smettere di accollarsi tutta la colpa. La sua non è più onestà con se stesso… è autocommiserazione. Banalissima, indegna autocommiserazione. Se non lo ammetterà con se stesso, perdonandosi, non potrà nemmeno pretendere il perdono del suo capitano, come invece dovrebbe fare –
Spock si alzò di scatto, sopraffatto da una rabbia improvvisa.
     – La questione non la riguarda, come si permette…? –
L’andoriano sostenne il suo sguardo senza battere ciglio, aspettando in silenzio che il vulcaniano riprendesse il controllo.
Quando vide che si era calmato disse:

- Ha ragione, la questione non mi riguarda. La prego di scusarmi per l’ingerenza nelle sue questioni personali – 
Spock annuì lentamente, accettando le scuse e tornando a sedersi.
Sorseggiarono le loro bevande per qualche istante, poi Spock ruppe il silenzio.

- Mi dica, come è stato coinvolto in questa storia… Comandante Shrack? –
- Vedo che ha preso informazioni su di me – le antenne si mossero lievemente, quella ferita in modo asincrono.
- Comandante de facto dei corpi speciali informativi di Andoria, formalmente in congedo e tuttavia in qualche modo correlato alle maggiori azioni di spionaggio del governo andoriano, anche se impossibile da dimostrare – snocciolò Spock.
L’andoriano continuò a sorseggiare il suo the, senza prendersi la briga di negare.
- Ancora mi sfugge il legame di Andoria con Cetacea e Vulcano… Il suo governo non ha rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale e dall’Alto Comando abbiamo ricevuto ordine di “dimenticare” il suo coinvolgimento –
- Il mio governo non è coinvolto, infatti – commentò pacato l’andoriano, posando la tazza – si trattava di una questione personale che casualmente si è intrecciata con la vostra missione –Shrack riprese la sua tazza e terminò la bevanda, poi si alzò.
- Mi sono arrivati dei pezzi di ricambio, sto andando a riparare la navetta. Vuole venire con me? Una mano da una persona con la sua esperienza mi farebbe molto comodo – propose improvvisamente.Spock inarcò un sopracciglio, sorpreso.
- E soddisferò anche la sua curiosità, Pelleverde – aggiunse ridacchiando – non lo neghi, la posso intuire anche senza doti empatiche! -
Spock rimase un attimo spiazzato, poi considerò l’offerta: aveva notato da tempo che dedicarsi a riparazioni complesse lo rasserenava quasi quanto la meditazione, a cui peraltro si era dedicato lungamente negli ultimi tempi… con scarso successo.
- D’accordo – accettò con un cenno del capo, alzandosi a sua volta e seguendo l’andoriano lungo i freschi corridoi fino al portone.Nel piazzale antistante era stato teletrasportato un piccolo container dotato di slitte anti-G.
- T’Pol mi ha permesso di utilizzare questo indirizzo per il recapito – commentò allegramente Shrack, aprendo con un codice la porta di metallo del container ed estraendo una moto a levitazione.Attaccò abilmente le slitte di carico alla moto, indossò il casco e montò in sella.
- Allora, viene o no? Le dò un passaggio – invitò con un tono ironico.Spock si decise a salire sul sellino posteriore, abbassandosi il cappuccio della tunica fin sul volto per difendersi dalla polvere.
Nonostante la velocità ridotta a causa del rimorchio, il percorso attraverso il canyon sembrò incredibilmente breve, paragonato alla volta precedente che l’aveva percorso; ricordi dolorosi lo colpivano nel riconoscere i vari punti di quel calvario.
Dovette fare uno sforzo per non lasciarsi nuovamente sopraffare dal vuoto del legame reciso.
Anche se parzialmente affondata nella sabbia, la navetta era veramente un modello all’avanguardia dalle linee essenziali e funzionali.
Staccarono il rimorchio, scaricarono i pezzi e lavorarono in silenzio per il resto della giornata; solo un ruggito lontano echeggiò verso mezzogiorno, quando si fermarono per una pausa.
Quando T’Khut fu basso all’orizzonte le riparazioni erano quasi ultimate.

- Lascerò le celle di energia a ricaricare fino a domani – commentò Shrack, scuotendosi la polvere di dosso – mi chiedo come farò ad estrarla senza ingolfare i motori con la sabbia… -
- Se accende solo i motori secondari senza avviarli, la vibrazione farà scivolare via gran parte della sabbia – 
Shrack lo guardò con rinnovato rispetto.
- Sa Vulcaniano, per essere uno scienziato è un ottimo meccanico –
- Anni di lavoro come primo ufficiale su una nave come l’Enterprise spingono a sviluppare una serie di capacità e conoscenze connesse – commentò Spock laconico.
Shrack scoppiò a ridere. 
– E la sua incredibile curiosità immagino l’abbia aiutata in questo –

- Io non… - cercò di obiettare il primo ufficiale, ma l'andoriano lo interruppe
- Non lo neghi, ho sentito la sua curiosità riguardo al mio coinvolgimento aumentare durante tutta la giornata, anche se devo dire è stato molto bravo a tenerla sotto controllo. La soddisferò come promesso –
Si spostò verso una paratia e aprì con un tocco un vano segreto, estraendo un supporto di memoria ormai obsoleto.
Quando lo attivò una voce emerse, una voce che Spock aveva già sentito ai tempi dell’accademia.

- Diario del capitano, data astrale…-
- E’ l’ammiraglio Archer – esclamò stupito.
- Capitano Archer, ai tempi di questa registrazione. Stia zitto ora –
- … questa missione ha soddisfatto ogni aspettativa di avventura e conoscenza che mi abbia mai spinto verso l’esplorazione spaziale… Il popolo Aenar è un gruppo di Andoriani rimasti isolati nelle caverne polari di Andoria, sviluppando un colorito della pelle quasi bianco e incredibili capacità empatiche, purtroppo così barbaramente abusate dai Romulani in questo particolare caso. Persino il comandante Shran è rimasto colpito da quella incredibile donna aenar, Jhamel, che ci ha aiutato nonostante il dolore per la tragica fine del fratello… una persona eccezionale.
Per il momento il coinvolgimento degli Aenar resterà fuori dai diari ufficiali, finchè il governo di Andoria non deciderà come comportarsi in merito… -
Shrack interruppe il file e passò ad un altro, evidentemente successivo, sempre registrato da Archer.

- Ho appena ricevuto un invito personale da parte di Shran al suo matrimonio con Jhamel… Mi chiedo se anche T’Pol sia stata invitata, l’avversione tra i due popoli è ancora molto forte ma il senso dell’umorismo del mio amico andoriano può essere infido… - si sentì Archer ridacchiare – lo chiederò a T’Pol a cena, con Trip, per goderci la sua reazione, anche se essendo così brava a contenersi potrebbe non darci soddisfazione… -
L’andoriano spense il dispositivo, godendosi con un sorrisino le sopracciglia inarcate del Vulcaniano.
- Gli altri files sono estratti dei diari di Archer contenenti riferimenti a Shran e la moglie Jhamel… mia nonna – si decise finalmente a spiegare – purtroppo non la ricordo ma la sua influenza nel mio DNA è molto forte, come avrà notato. Nella speranza di capire meglio il mio insolito retaggio misto sono andato alla ricerca di sue tracce per anni, finchè una decina di anni fa conobbi T’Pol durante una missione. Stranamente facemmo amicizia ma per quanto mi raccontasse delle sue avventure con gli andoriani non volle mai darmi nulla di registrato o ufficioso.Qualche settimana fa mi contattò, chiedendomi un favore: il suo ex marito, con cui era rimasta in buoni rapporti, le aveva chiesto aiuto per rintracciare il figlio Tepam, che si era recato su Cetacea per studiare alcune capacità mentali tipiche dei cetaciani ma che dopo alcuni messaggi piuttosto criptici e preoccupanti era sparito; in cambio delle informazioni mi avrebbe dato tutto il materiale relativo a mia nonna contenuto nei diari di Archer.
Il resto, pressappoco, lo conosce. E’ ovvio che non avevo connesso le informazioni in mio possesso con l’epidemia fino a che non abbiamo condiviso tutti i tasselli --
Spock riflettè per qualche istante, ricomponendo il quadro della situazione.

- Perché ha rapito il capitano ed è fuggito allora? – chiese infine
- Perché non sapevo chi fosse, cosa volesse o da che parte stesse. Inoltre, la mia era una missione “personale”, non volevo che il mio governo fosse coinvolto. Non avevo intenzione di fare del male al capitano Kirk, l’avrei rilasciato appena consegnate le informazioni a T’Pol. Ma sembra che avessi sottovalutato i suoi amici e la loro incrollabile volontà di recuperarlo… - ridacchiò nuovamente.
- La sua nave ci ha creato non poche difficoltà… Non sapevo che le milizie andoriane possedessero vascelli di questo tipo – ammise Spock
- Infatti non le possiedono, è un vascello “speciale” a mio uso personale, per le missioni “delicate” – ammise candidamente Shrack –
T’Khut era ormai quasi scomparso del tutto e Vulcano si stava immergendo nella sua notte piena di stelle quando rientrarono al monastero, scivolando silenziosamente tra le pareti del canyon punteggiate di cristalli. 
  
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